Smodem 3 - 2013: La qualità delle emozioni

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TRIMESTRALE iscritto al n° 789 del Registro Periodici, Tribunale di Lucca - Direttore Responsabile: Vera Caruso n° 3 anno 2013 cinque per mille alla cooperativa C.RE.A. Il codice fiscale è 00985350461 - Grazie Via Virgilio 222 55049 Viareggio Tel. 0584 384077 Fax 0584 397773 [email protected] www.coopcrea.it CREA soc. coop. sociale La qualità delle emozioni Prendersi cura delle persone e delle relazioni Il lavoro di operatore sociale, di educatore, di addetto all’assistenza significa un impegno costante per progettare e portare avanti attività che permettano agli ospiti dei centri l’acquisizione di nuove autonomie e il rafforzamento di quelle già esistenti. Un impegno quotidiano che è insieme professionale e umano e queste due componenti non possono essere scisse. Ecco perché la cooperativa Crea programmando l’attività di formazione per i propri operatori, su loro richiesta, ha organizzato un corso dedicato alla gestione delle emozioni e quindi alla qualità della relazione di assistenza. Nel lavoro quotidiano nei centri, infatti, si emozioni al inseriscono inevitabilmente momenti di criticità e di conflittualità che mettono a dura prova l’apparentemente inesauribile scorta di pazienza che caratterizza gli operatori del sociale. Assorbire e contenere costantemente le ansie ed i momenti dolorosi degli utenti, ricercare anche in quei frangenti una possibilità di relazione e di trasformazione; farsi carico del loro vissuto per cercare insieme una soluzione, per sciogliere il nodo del malessere e del disagio degli utenti che stringe e coinvolge personalmente anche gli operatori. In questo numero di Smodem abbiamo provato a raccogliere alcuni momenti di vita vissuta nei centri diurni di Crea. Parole, disegni e foto che parlano di ospiti e operatori che quotidianamente intrecciano le loro vite. Al centro di tutto, le emozioni. Serena Del Cima, Coordinatore Centro Diurno Biglie Gialle CENTR

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Prendersi cura delle persone e delle relazioni

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TRIMESTRALE iscritto al n° 789 del Registro Periodici, Tribunale di Lucca - Direttore Responsabile: Vera Caruso n° 3 anno 2013

cinqueper

millealla cooperativa C.RE.A. Il codice fiscale è 00985350461 - Grazie

Via Virgilio 22255049 Viareggio

Tel. 0584 384077Fax 0584 [email protected]

CREA soc. coop. sociale

La qualità delle emozioniPrendersi cura delle persone e delle relazioni

Il lavoro di operatore sociale, di educatore, di addetto all’assistenza significa un impegno costante per progettare e portare avanti attività che permettano agli ospiti dei centri l’acquisizione di nuove autonomie e il rafforzamento di quelle già esistenti. Un impegno quotidiano che è insieme professionale e umano e queste due componenti non possono essere scisse.Ecco perché la cooperativa Crea programmando l’attività di formazione per i propri operatori, su loro richiesta, ha organizzato un corso dedicato alla gestione delle emozioni e quindi alla qualità della relazione di assistenza.

Nel lavoro quotidiano nei centri, infatti, si

emozionial

inseriscono inevitabilmente momenti di criticità e di conflittualità che mettono a dura prova l’apparentemente inesauribile scorta di pazienza che caratterizza gli operatori del sociale.Assorbire e contenere costantemente le ansie ed i momenti dolorosi degli utenti, ricercare anche in quei frangenti una possibilità di relazione e di trasformazione; farsi carico del loro vissuto per cercare insieme una soluzione, per sciogliere il nodo del malessere e del disagio degli utenti che stringe e coinvolge personalmente anche gli operatori.

In questo numero di Smodem abbiamo provato a raccogliere alcuni momenti di vita vissuta nei

centri diurni di Crea. Parole, disegni e foto che parlano di ospiti e operatori che quotidianamente intrecciano le loro vite. Al centro di tutto, le emozioni.

Serena Del Cima, Coordinatore Centro Diurno Biglie Gialle

CENTR

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Ci sono piccole mani che afferrano l’invisibile. Ci sono grandi mani che afferrano linee e segni talmente sottili che non si vedono. Si concentrano con il loro sguardo che le sostiene e le mani iniziano a dare forma a volti, segni, forme, suoni…Il privilegio di potere essere testimone della nascita: il seme del segno, del suono, del gesto che diventano pittura, musica, laboratorio, teatro. I luoghi di partenza, gli spazi in cui predisporre il terreno per la semina, li chiamano centri diurni di socializzazione per disabili. Per me sono spazi di vita dove ho visto la vita stessa indossare gli abiti più multiformi e sgargianti. Tessuti a volte di sospiri e d’incanto, ricamati di gioia e di tempesta. I nidi per le piante a fare da bottone ed i portacaramelle da cintura.“Lo sai che ho fatto ieri?...ho sudato fino a tre anni fa!”, tornare all’acqua e all’aria. Il desiderio della

terra d’origine ed il costume nuovo da cercare. Se cammini su un filo, sospeso fra i mondi, scopri che il segreto della bellezza della disabilità sta nell’intensità e nella necessità con cui si vive tutto. Condividere queste esperienze è “grande!”. Imparo e maturo. Cresco da sempre insieme ai ragazzi con cui lavoro.Creiamo eventi pubblici, quando è possibile, perchè più persone abbiano la fortuna di poter partecipare. Percorsi su cui camminare, sguardi e oggetti per ricordare, gesti per riflettere, per ascoltare, per vedere, per ridere. Non è vanità. È possibilità, è vita vissuta.

Serena Del Cima, Coordinatore Centro Diurno Biglie Gialle

Centro diurno, vita vissuta Quando hai avuto paura?Piera: Quando ad Arni giocavamo con Paola e Sabrina e loro si sono riempite di carta igienica e sembravano mummie..Giuseppe: a me fa paura Luca

Il corpo è l’unica parte del mondo che venga sentita contemporaneamente dall’interno e percepita dalla superficie. (K. Jaspers)

Su questa soglia tra dentro e fuori sta il sé inteso come immagine. I latini lo chiamavano facies, cioè “aspetto”, “apparenza”, un termine accolto dalla semeiotica medica che ne ha fatto il contenitore di quell’insieme di caratteristiche che contraddistinguono l’espressione che una determinata patologia impone al corpo e soprattutto al volto di un paziente. Ma, al di fuori di un interesse squisitamente medico, se si considera l’accezione più ampia del termine pathos come “forza emotiva”, aspetto ed espressione appaiono legati da una connessione profonda quanto fatale.

Il corpo e il volto ex-premono, cioè “mandano fuori”, “dichiarano”, “denunciano”, “tradiscono” ciò che avviene sotto la superficie, all’interno, nel territorio delle emozioni, obbedendo inesorabilmente al

noto assioma di Watzlawick: “Non si può non comunicare”.

Dopo alcuni anni di allestimenti di piccoli spettacoli teatrali o video, nei quali l’espressione corporea, la maschera e la sua costruzione hanno avuto un ruolo centrale, al Centro Giocoraggio abbiamo pensato di ricominciare tutto daccapo e con una prospettiva completamente diversa: non l’invenzione di una storia e la sua conseguente messa in scena, bensì un lento lavoro, trasversale alla programmazione quotidiana o stagionale, che si prendesse il tempo necessario a riflettere e acquisire consapevolezza su quanto avviene su quella superficie in mutazione costante rappresentata dal corpo e dal volto mossi da sentimenti ed emozioni. In questo nuovo laboratorio abbiamo concepito la maschera non come personaggio in cui entrare, non come l’Altro, ma come frame del sé, costruito centimetro per centimetro scomponendo lo schema corporeo del volto per ricomporlo intenzionalmente in una serie infinita di combinazioni.

Faciesla mia espressione quando mangio il tiramisù

Con l’aiuto di giochi didattici come Facial Expressions/Do to Learn, che consente di gestire al computer in maniera dettagliata una fisionomia abbinando lineamenti e sentimenti, abbiamo seguito un percorso a ritroso, o meglio, a zig zag, che ci ha portato dagli smiley dei cellulari ai bestiari medievali, con le loro associazioni simboliche di animali e qualità umane, fino a quella sintesi, articolata e complessa, che racchiude in sé la sedimentazione di secoli di storia dell’arte, rappresentata dalle maschere di Saul Steinberg. L’essenzialità di queste ultime ha ispirato lo stile e la tecnica costruttiva di tutto questo lavoro che, nel tentativo di far sì che il gioco dell’ex-pressione si avvicini il più possibile al proprio etimo, finisce per essere un omaggio a questo grande autore. Il laboratorio, che ha superato da poco la sua fase iniziale, troverà sbocco in forme elementari di drammatizzazione “al rovescio” in cui saranno i sentimenti, e le relative espressioni a generare la situazione.

Ferdinando Falossi

L’ultima volta che hai provato sorpresaCinzia: Quando è venuta mia sorella a trovarmi.

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Sono triste quando..Cinzia: Non sono mai triste

Stefania: Quando penso a mio marito e al mio paese.

Lola: Quando sto seduta in salotto e mi sento sola.

Il giorno in cui sono piovute le lacrime, tu hai guardato tutti negli occhi e hai deciso che il tuo sguardo sarebbe stato pieno di bellezza e di stupore.È per questo che hai nascosto una sua lacrima e l’hai sepolta nella terra… e da lì sono nate caramelle.

Le calendule sono scese da Casoli ed i sassi di Riomagno hanno costruito per loro un’aiuola. Tuo padre c’ha piantato un limone e tua madre tre glicini. Oggi stanno tutti crescendo. Lei ha raccolto qua e là delle piante grasse, poi con i bambini ha costruito per loro dei nidi. Oggi i pettirossi vengono a mangiarne le briciole. Tu orientavi i venti per permettere a noi di cantare… anche voi cantavate, più spesso succedeva su un pulmino Ford Transit grigio.

Lui aveva iniziato suonando le tastiere ma poi era diventato ballerino. Oggi gli tocca danzare sul vento

lasciato dalle capriole. Spesso succede che nel cuore di chi lo guarda nasce il mare.

Ti ricordi quella notte in cui volevo addormentarmi bruco per risvegliarmi farfalla? Lei rideva a crepapelle e mi diceva: “Ti risveglierai bruco!”. Tu tessevi le stelle a suon di risate. Era la notte del “si dorme tutti insieme”. C’era la pizza a festeggiare i nostri incontri e lui accendeva la luce in modo che noi potessimo vedere i fiori che nascevano dai pavimenti.

Il luogo del dove stanno di solito le cose era per noi misterioso e bizzarro.

Nel colore che lei si spalmava ogni mattina nei capelli noi sapevamo che anche quello sarebbe stato un giorno di grandi magie.

Serena Del Cima, Coordinatore Centro Diurno Biglie Gialle

Il tempo può essere un hobby che ti fa emozionare,possono essere le ventiquattro ore della giornata che dobbiamo affrontare,può essere anche quando ti viene una passione nel sangue.Il tempo si può trovare anche nel linguaggio musicalepuò essere anche l’arco della nostra vitadalla nascita fino alla morteche noi rimpiangiamo i nostri cari.Il tempo può essere il passare dei giorni,dei mesi e degli anni.

Giacomo Perna

Il tempo

“Prima di tutto chi è Kamai?”Kamai sono le ombre che si allungano sulla strada e sui muri intorno.Kamai è l’importanza di ogni piccolo gesto.Kamai è il tempo che serve al pennello di Giulio per andare da una parte all’altra del foglioKamai è l’arte che abita nelle nostre mani

Leonardo Palmerini

Ho conosciuto Kamai

Ogni giorno accadono grandi magieEmozioni e suggestioni al centro

Felicità è...Piera: ...andare in gita al Cavallino Matto e alla sagra per ballare e giocare a tombola.

Stefania: ...andare al mare e alla pizzeria; le uscite alla sagra e soprattutto quando mia madre viene a farmi visita.

Veronica: ...andare a casa dai miei genitori, acquistare qualcosa al mercato e andare al mare.

Giacomo: ...andare da Maurizio con la Veronica, andare a scuola e scrivere.

Giuseppe: ...mangiare la pizza.

Tiziana: Vuoi sapere quando sono felice? Sempre.

Cosa ti fa arrabbiareTiziana: Quando piove e non posso uscire.

David Biosa: “Ritratti di artisti che mi hanno emozionato”

David Biosa: “Ritratti di artisti che mi hanno emozionato”

Tonino Terraglia: “Gioconda”

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>> Nei modelli della dichiarazione, sia CUD

che 730 o Modello Unico, è p revista una

sezione per scegliere la destinazione della

quota del cinque per mille.

Basta apporre l a propria f irma a f ianco

dell’opzione “sostegno del volontariato, delle

organizzazioni non lucrative di utilità sociale,...”

e riportare:

il codice fiscale della cooperativaC.RE.A.:

>> Il cinque per mille non è un versamento aggiuntivo e non determina maggiori imposte da pagare.

00985350461

Redazione:Barbara Argentieri, Vera Caruso, Duri Cuonz, Serena Del Cima, Anna Greco, Andrea Peruzzi, Luigi Sonnenfeld Hanno partecipato a questo numero:Serena Del Cima, Ferdinando Falossi, Luca Gherardi, Leonardo Palmerini, Giacomo Perna, “I ragazzi della Casa di Beppe”:Cinzia, Giacomo, Giuseppe, Lola, Piera, Stefania, Tiziana, Veronica

Grafica e impaginazione:Duri Cuonz - Cooperativa C.RE.A

Consulente per la comunicazione:Barbara Argentieri

Smodem è consultabile su www.coopcrea.it

Siamo pronti per entrare e passare la porta, prendereposto nella sala. Sulle sedie trasparenti gli strumenti ci attendono in silenzio, i movimenti delle mani, i sorrisi che non escono: è un’implosione che, ancora non definita, prende lo stomaco e sale, offusca la vista per il troppo guardare, si cercano gli sguardi per trovare consensi.

E’ un’emozione spaventosa ancora non domata, è un tripudio di paura. Che bella sensazione, una scarica di adrenalina e poi… MUSICA, ad un tratto il silenzio lascia il posto al suono che come un profumo invade la sala.

Le emozioni si staccano dalle nostre mani e attraverso i suoni si estendono e riempiono spazi tutti gli spazi;anche la pelle si riempie di musica e le emozioni sitramutano in un brivido, in sorrisi e qualche lacrima.Siamo portatori di emozioni, orgogliosi e in attesadi applausi.

Luca Gherardi

Sono passati molti anni da quella serata, mi ricordo che eravamo in gita e che si uscì dal ristorante dopo aver riso tutti insieme. Poi improvvisamente Damiano si arresta in mezzo alla strada, come se centinaia di mani invisibili lo afferrassero dalla terra, come se il suo corpo avesse cambiato il suo peso specifico o che per un fatto ignoto la gravità fosse cambiata solo per lui, inchiodandolo a terra. La pioggia insistente che batteva, i fari delle macchine come lanterne nella tormenta, il respiro affannoso di Damiano, la sua forza che lottava insieme a quella mia e di Paolo, l’abbraccio che si era creato tra noi tre, cercando di essere un unico corpo, cercando di uscire da quella strada, interminabile, un passo dopo l’altro fermandoci ogni due, rincuorandoci per lo

sforzo. Ma la cosa che ricordo ancora molto vivida, come se la ricordano Damiano e Paolo, in fondo alla strada tra i vapori e l’enorme ingorgo di macchine si cominciava ad intravedere una porta, ma non una porta come quelle che abbiamo noi a casa: una porta enorme, come l’ingresso della casa di un gigante. Quello è stato un segnale forte: “Damiano dobbiamo arrivare a quella porta e dopo tutto passa, siamo arrivati!”. Così è stato. Esausti, sul marciapiede, la pioggia smise, la stregoneria finita, vinta forse è più esatto.Damiano quando tornammo a casa, disegnò per molti giorni una grande porta verde.

Leonardo Palmerini

La porta verde

Portatori di emozioni

Monia Battaglia: “Urlo”

Monia Battaglia: “Facce”

Maura Del Torrione: “Astuziosa”