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ACCIAIO NUOVE SFIDE SCENARI E PROSPETTIVE DI UNA SIDERURGIA IN CAMBIAMENTO LA COMMUNITY DELL’ACCIAIO 30 Aprile 2015 | siderweb outlOOk www.siderweb.com

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ACCIAIO NUOVE SFIDE

SCENARI E PROSPETTIVE DI UNA SIDERURGIA IN CAMBIAMENTO

LA COMMUNITYDELL’ACCIAIO

n°30

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www.siderweb.com

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Acciaio nuove sfide. Scenari e prospettive di una side-rurgia in cambiamento. Non poteva esserci un titolo più calzante per il convegno che è andato in scena lo scorso 28 marzo a Piombino, e che era dedicato all’analisi delle prospettive per il settore acciaio nazio-nale ed alla presentazione alla popolazione locale, ed al settore siderurgico italiano, del piano di Cevital per le acciaierie ex Lucchini. Siderweb era presente all’incontro (organizzato dal Comune di Piombino in collaborazione, appunto, con la community dell’ac-ciaio italiano e con AIM e con il contributo dell’Auto-rità Portuale di Piombino e dell’Elba), con i contributi del presidente di Siderweb Emanuele Morandi, del re-sponsabile dell’Ufficio Studi Gianfranco Tosini e con la moderazione della nostra redattrice Fiorenza Bonet-ti. Ma non solo. Siderweb era presente anche con la propria redazione ed ha deciso di cristallizzare questo momento, a suo modo storico per la siderurgia nazio-nale, con una pubblicazione speciale che riprende le principali conclusioni dei relatori del convegno, oltre a proporre una lettera del sindaco della città tosca-na, la possibilità di scaricare le slide proiettate dai re-latori e di visualizzare le interviste realizzate durante la giornata.In coda infine troverete l’aggiornamento dell’incon-tro del 9 aprile al Mise in cui sono stati aggiunti alcuni dettagli alla bozza di piano industriale.Buona lettura.

Nuove sfide per Piombino e per la siderurgia italianadi Stefano Ferrari

FERR

ARI

Editore: Siderweb spavia Don Milani, 5 - 25020 Flero (Bs)Tel. 030 2540006 - Fax 030 2540041e-mail: [email protected] tribunale n. 11/2004Direttore responsabile: Stefano FerrariIn redazione: Stefano Ferrari, Davide Lorenzini,Fiorenza Bonetti, Giorgio PasquinucciProgetto grafico ed impaginazione:Siderweb spaNumero chiuso in redazione il:21 - 04 - 2015

(Direttore responsabile Siderweb)

Sommarion°30 APRILE 2015

2 NUOVE SFIDE PER PIOMBINO E PER LA SIDERURGIA ITALIANA4 IL CANNOCCHIALE ED IL MICROSCOPIO 5 TRA MARE E ACCIAIO7 UN ACCIAIO PIÙ VERDE, FLESSIBILE E SPECIALE8 ADDIO ALTOFORNO, SÌ A DUE FORNI ELETTRICI9 PORTO ED AGROALIMENTARE: L’ALTRA FACCIA DEL PIANO CEVITAL11 LA SOLUZIONE ALLA CRISI DI PIOMBINO NON SIA AVULSA DALLA REALTÀ ITALIANA13 PIOMBINO ESEMPIO PER L’ITALIA14 BUROCRAZIA: IL GOVERNO PRONTO AD ACCELERARE LE PRATICHE16 VENTOTTO MESI PER IL SALVATAGGIO17 UN TUFFO NELLA SIDERURGIA18 IL CROCEVIA DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE TOSCANO20 LA NUOVA VITA DEL PORTO DI PIOMBINO21 ADDIO ALLA «MONOCULTURA INDUSTRIALE» DI PIOMBINO23 LE VIDEOINTERVISTE26 SLIDE: SCARICA IL MATERIALE PROIETTATO DURANTE IL CONVEGNO27 PIANO CEVITAL DA AFFINARE. PRONTI 17 MILIONI SUBITO, OBIETTIVO 2015 430.000 TON-NELLATE

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Per la side-rurgia italia-na servono

il microscopio ed il cannoc-chiale. Questi due strumenti, ovviamente in-tesi in senso me-taforico, nelle parole del pre-

sidente di Siderweb Emanuele Mo-randi rappresentano l’attenzione ai fenomeni micro, contingenti, e la visione di lungo periodo neces-saria per uno sviluppo dell’indu-stria dell’acciaio nei decenni futuri. «Come dimostrato dai dati snoc-ciolati da Gianfranco Tosini (leggi l’articolo dedicato e scarica le sli-de proiettate per i dettagli, ndr) la siderurgia italiana sta vivendo una situazione drammatica. Gli indici di redditività sono scesi ad un livello bassissimo, con un Ebit “di non so-pravvivenza”, inoltre i settori utilizza-tori, come le costruzioni, l’automoti-ve, gli elettrodomestici, mostrano un tasso di attività inferiore di circa il 50% rispetto a quello fatto registrare nel 2007». Giunti a questo punto, «con consumi interni molto contenuti ed una forte sovraccapacità produtti-va», secondo Morandi «siamo ormai davanti ad un bivio». Da un lato, c’è il rischio concreto «di andare incon-tro ad un pesantissimo ridimensiona-mento del comparto, con una serie incredibile di fallimenti». Dall’altro, «prendendo spunto da questa cri-si, e dai cambiamenti che impone, possiamo rilanciare la siderurgia partendo da due pilastri fondamen-tali come l’innovazione e la sosteni-bilità». In questo frangente, quindi, serve «l’attenzione ai fenomeni di

breve periodo, all’andamento dei mercati ed all’evoluzione delle ma-terie prime. Bisogna quindi dotarsi di microscopio, per visualizzare e dare la giusta attenzione alle minime va-riazioni che accadono giorno dopo giorno». Tutto ciò, però, deve essere necessariamente affiancato ad un cannocchiale. «C’è bisogno di una visione di lungo periodo, di indivi-duare i trend futuri che caratterizze-ranno le nostre vite e di attrezzarsi per cavalcarli». Per questo motivo Siderweb ha ideato «Industria e Ac-ciaio 2030. È una riflessione sul futuro del nostro settore, su cui stiamo la-vorando con studiosi, esperti e im-prese con lo scopo di cercare di ca-pire come saremo nel 2030, come saranno le case, come ci spostere-mo, come vivremo. Io sono convinto che anche in futuro la manifattura, e l’acciaio, potranno avere un ruo-lo fondamentale nelle nostre vite, se saranno in grado di trasformarsi ed adattarsi alla nuova domanda che emergerà nei prossimi anni». Lo studio Industria e Acciaio 2030 è stato lanciato nel giugno 2014, con un convegno che si è tenuto a Mila-no, ed è proseguito sino ad oggi con incontri, approfondimenti ed analisi che hanno coinvolto moltissimi sta-keholder e associazioni di categoria della filiera dell’acciaio. Le conclu-sioni del lavoro saranno presenta-te durante la prossima edizione di Made in Steel (20-22 maggio 2015, fieramilano – Rho) dove «ribadiremo l’idea che c’è ancora un futuro per l’acciaio, anche se probabilmente sarà un acciaio diverso, creato con metodi diversi e con una struttura diversa. Ma l’Italia potrà essere an-cora protagonista».

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Il cannocchiale ed il microscopio

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Acciaio e mare. Un binomio che ha caratterizza-

to la storia di Piombino per tutto il ‘900 secondo una continuità industria-le che, con alcuni salti cronologici, può essere ricercata fin dall’antichi-tà. Piombino è infatti la più piccola realtà territo-

riale italiana (e una delle più piccole in Europa e nel mondo) ad avere ospitato al suo interno un comparto siderurgico di dimensioni significative (circa 1.000 ettari di insediamento). Si tratta, in va-lori assoluti, del secondo insediamento siderurgico italiano che, anche alla luce della crisi mondiale dell’economia reale e finanziaria, attraversa al momento un importante bisogno di ripensamento del proprio futuro, con la mente rivolta soprattut-to alle giovani generazioni di lavoratori e fami-glie del Comune e dell’aria vasta che vi gravita. Negli ultimi anni Piombino si è trovata a fron-teggiare l’urgenza di una nuova generazione di politiche industriali con l’obiettivo di rigenerare una parte importante della produzione manifat-turiera del nostro Paese. E questo secondo una visione ben precisa, attraverso la promozione di sistemi orientati all’innovazione, affermando con forza le priorità ambientali nella relazione fra lavoro e territori, puntando sulle specificità competitive degli ambiti territoriali (come quelli portuali), cercando di favorire processi di ade-guamento infrastrutturale, bonifica e riuso delle aree industriali disponibili per nuovi insediamenti, e dunque compattando i processi di sviluppo e proteggendo il paesaggio e il suo patrimonio na-turalistico da modelli di sviluppo non desiderabili. Una siderurgia più moderna tecnologicamen-te, più competitiva commercialmente e più compatta territorialmente è la condizione an-che per l’accelerazione della diversificazione produttiva del nostro territorio. E pensiamo che Piombino possa essere, per la pluralità delle pro-prie vocazioni, un paradigma del buon gover-no delle complessità territoriali che conservi la

manifattura e il lavoro come assi di riferimento. Il convegno del 28 marzo ha rappresentato da questo punto di vista un momento molto impor-tante di riflessione, di analisi e di confronto tra competenze diverse sulle molte questioni che rappresentano la complessità della produzione si-derurgica. Si è passati dalle questioni tecniche le-gate al processo di produzione dell’acciaio, alla valutazione delle tendenze del mercato interna-zionale rispetto a questo settore, alle compatibi-lità ambientali e alle bonifiche, alle opportunità che si possono aprire sul territorio anche in termini di diversificazione. Un confronto a 360 gradi dun-que, che ha consentito di acquisire maggiori co-noscenze e una maggiore consapevolezza delle difficoltà e delle complessità in essere. Soprat-tutto ha permesso di avere un quadro molto più chiaro delle prospettive sul futuro dell’azienda, con la presentazione di una proposta, da parte di Cevital, che ha aperto prospettive interessanti e positive per lo sviluppo del territorio. Una pro-posta che è stata accolta in quella sede in modo favorevole dalle istituzioni presenti, dal Governo e dalla Regione e che ha permesso di aprire subi-to una trattativa che andasse in quella direzione. Si tratta di dare senza indugio le gambe ad una progettualità, in linea con gli obiettivi fissati nell’Accordo di Programma del 24 aprile 2014, in termini di innovazione, riqualificazione industriale, formazione del capitale umano, che intersechi ogni possibile alternativa sugli assetti siderurgici futuri con lo sviluppo del nostro porto e la creazio-ne di spazi in grado di mobilitare progettualità e lavoro.Tutto questo è stato confermato e su que-sto stiamo lavorando convintamente e con fidu-cia. Determinante sarà gestire al meglio la transi-zione, tenendo le persone e le imprese al lavoro e minimizzando il ricorso agli ammortizzatori sociali. Nella convinzione che il nostro territorio e la nostra città abbiano le forze per dare seguito alle mol-teplici vocazioni che esprime e alle diverse pos-sibilità di sviluppo, e con una rinnovata fiducia al gruppo Cevital, impegnato in questo momento in una fase di valutazione attenta e difficile.

Tra mare e acciaio

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di Massimo Giuliani (sindaco di Piombino)

www.sideralba.it [email protected]

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Ri s p e t t o d e l l ’ a m -biente, fles-

sibilità e nicchia. Saranno que-ste le direttrici entro le quali si muoverà la si-derurgia italia-na nei prossimi anni. Lo ha spie-

gato Gianfranco Tosini, responsa-bile dell’Ufficio Studi di Siderweb. «L’industria dell’acciaio italiana sta attraversando un periodo di grande difficoltà – ha detto -. Rispetto al 2008 la produzione si è ridotta di 7 milioni di tonnellate (-22,4%), il consumo in-terno di acciaio di oltre 11 milioni di tonnellate (-31%), le esportazioni di 1 milione di tonnellate (-8%), le im-portazioni di 6,6 milioni di tonnellate (-21%) e l’occupazione di 3.500 uni-tà (-9%)». Inoltre, a causa della con-trazione della domanda, si è acuito il problema della sovraccapacità produttiva, attualmente stimata in 15 milioni di tonnellate. L’eccesso di capacità impiantata riguarda soprattutto i lunghi, che hanno su-bito un calo maggiore della richie-sta nazionale (-36% rispetto al -23% dei prodotti piani). Se si analizzano domanda e redditività del com-parto italiano dei lunghi, nel quale andrà a lavorare Cevital, inoltre, si nota che «i prodotti di maggior qua-lità e con maggior valore aggiunto hanno fatto registrare delle perfor-mance migliori rispetto alla media». Quali strade intraprendere, quindi, per affrontare le sfide future? «Diffi-cilmente potremo tornare alle con-dizioni pre-crisi per quanto riguarda

i volumi e la redditività – ha risposto Tosini -. Bisognerà allora correggere il tiro, intervenendo innanzitutto sulle capacità produttive, per avvicinar-le al consumo interno di prodotti in acciaio». Oltre a ciò, Tosini ha sug-gerito un percorso «per il graduale passaggio dalle commodity ai pro-dotti con maggior valore aggiunto». Questo sentiero «sarà molto stretto, in quanto andrà intrapreso tenendo presente la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle accia-ierie italiane». Anche se complica-to, però, questo rappresenta l’unica salvezza dell’industria dell’acciaio tricolore, che dovrà essere sempre più rispettosa dei severi vincoli am-bientali imposti dalle norme, flessibi-le (per affrontare al meglio mercati nuovi e più piccoli) e orientata ver-so gli acciai speciali e di qualità. Per far ciò, oltre ai forti e continui investi-menti economici sugli impianti, non andrà dimenticata «la formazione del personale. Questo è un aspet-to di cui raramente si parla, ma di estrema importanza. Ci vogliono ri-sorse umane preparate ad affron-tare tematiche complicate: i grandi gruppi siderurgici mondiali lo stan-no già facendo, con spese enormi per la formazione sia del personale tecnico sia di quello commerciale». La nuova era dell’acciaio, infatti, esigerà «una sempre maggior col-laborazione tra produttori siderur-gici e clienti finali, che richiederan-no acciai “tailor-made”. Il naturale punto di contatto tra acciaierie ed utilizzatori è rappresentato dal com-merciale, che quindi dovrà sempre più specializzarsi ed essere pronto a recepire le esigenze tecniche del cliente».

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Un acciaio più verde, flessibile e speciale

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Addio altoforno, sì a due forni elettrici

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Due forni elettrici da un milione

di tonnellate l’u-no per conqui-stare il mercato italiano ed al-gerino. Questo è l’obiettivo di Ce-vital per il sito di Piombino. Lo ha

spiegato Farid Tidjani, amministrato-re delegato di Acciaierie e Ferriere di Piombino, la società che si occu-perà della gestione degli impianti ex Lucchini. «Sin dai primi momenti – ha detto – il piano di Cevital è sta-to quello di passare dall’altoforno al forno elettrico». Successivamente, visto le mutate condizioni di merca-to ed il recupero di competitività da parte del ciclo integrale «abbiamo fatto degli studi per valutare il co-sto dell’eventuale ripartenza dell’al-toforno». Cevital, però, si è trovata di fronte a due ostacoli. Il primo di natura impiantistica: «la riaccen-sione presentava delle incognite, legate ai costi ed alle performan-ce». Il secondo ostacolo, invece, riguardava la logistica. «Il progetto di Cevital su Piombino non com-prende solo l’acciaio, ma anche altri due settori: la logistica e l’agro-alimentare. Se avessimo mantenuto in esercizio l’altoforno le aree per impiantare questi due investimen-ti sarebbero state disponibili solo tra due-tre anni, e noi non voglia-mo aspettare tutto questo tempo». Si giunge così alla definizione ufficia-le del piano algerino per Piombino. «L’area della città attualmente oc-cupata dall’altoforno sarà liberata, con la demolizione degli impianti e la bonifica dei terreni. Dopo questi

lavori, che dovrebbero concluder-si entro 6 mesi-un anno, verranno installati gli investimenti logistico e agroalimentare. La siderurgia, in-vece, sarà concentrata nell’area “Ischia di Crociano”, dove attual-mente sono in funzione i treni ver-gella e medio-piccolo». Qui saran-no realizzati due forni elettrici, per una capacità complessiva di due milioni di tonnellate, per la produ-zione di prodotti lunghi. La destina-zione dell’output dei due forni sarà diversa. Mentre un impianto, infat-ti, «andrà a produrre la gamma at-tualmente realizzata dalla Lucchini, con un focus soprattutto sugli ac-ciai speciali», il secondo forno «re-alizzerà acciai lunghi al carbonio per l’esportazione, soprattutto ver-so il mercato algerino». Quest’ulti-mo, ha proseguito Tidjani, «importa ogni anno circa 4 milioni di tonnel-late di prodotti siderurgici, con l’I-talia che esporta solo un milione di tonnellate verso il paese africa-no. C’è ancora spazio per vende-re in Algeria, andando ad erodere quote di mercato ai produttori spa-gnoli e turchi». Cevital, allo scopo, «è già presente in Algeria con una divisione dedicata alla commercia-lizzazione dei prodotti siderurgici, che si occuperà della vendita dei nostri prodotti, ma anche alla parte eccedente della produzione di al-tri siderurgici italiani, se vorranno». Per concludere, Tidjani ha ribadi-to che «la soluzione studiata per Piombino all’inizio permetterà di oc-cupare meno personale rispetto a prima, ma, al termine del progetto, riteniamo che ci sarà la riassunzione di tutti i dipendenti attuali più altre 1.000-1.500 persone».

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Porto ed agroalimentare: l’altra faccia del piano Cevital

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Non di solo acciaio vi-vrà Piom-

bino. Il piano studiato da Ce-vital per la città toscana, infatti, prevedrà tre di-verse direttrici di investimento, che ridisegne-

ranno l’assetto produttivo dell’area, apportando una vera e propria ri-voluzione in un territorio da sempre legato strettamente alla siderurgia. Ha spiegato i dettagli del progetto Issad Rebrab, presidente di Cevital. «Come ha illustrato Farid Tidjani, sa-ranno realizzati entro 18-24 mesi due forni elettrici da un milione di tonnel-late l’uno, che sostituiranno l’altofor-no. Inoltre c’è in programma un im-portante piano di sviluppo del porto di Piombino». Questo scalo «diverrà un centro di primaria importanza nel Mediterraneo. Ci saranno tre di-verse piattaforme portuali. La prima sarà dedicata alla siderurgia, la se-conda all’industria agroalimentare e la terza alla logistica». Quest’ul-tima, in particolare, prevede l’in-stallazione di attrezzature dedicate alla ricezione di grandi container, possibile anche grazie ai lavori che sono stati realizzati negli ultimi mesi sui fondali del porto. Si stima che, a regime, lo scalo di Piombino potrà riceverne sino a 500.000 all’anno, per un traffico annuo di 10 milioni di tonnellate. Anche l’agroalimentare, con Cevital che dispone di impianti per la lavorazione di zucchero con una produzione di 7.000 tonnellate al giorno e di olio per 2.000 tonnel-

late al giorno, arriverà ad una mo-vimentazione di merci pari a cir-ca 10 milioni di tonnellate annue (unendo anche la produzione di altre aziende). Ciò, unito ai traffici generati all’industria dell’acciaio, porterà il porto di Piombino vicino ai 25 milioni di tonnellate di merci movimentate all’anno, rendendo lo scalo toscano «uno dei maggiori porti del Mediterraneo». Per il pro-getto sul porto di Piombino, Rebrab apre anche ad investimenti di altri partner: «chi vorrà partecipare ai nostri progetti sarà il benvenuto». Per concludere il proprio intervento, Rebrab si è rivolto direttamente al presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. «Non siamo venuti a Piombi-no per dare fastidio all’industria si-derurgica italiana, né per creare turbative al mercato» ha dichiarato il numero uno del gruppo industriale algerino. «Noi siamo aperti a qual-siasi collaborazione e crediamo che sul mercato ci sia spazio per tutti. Sulle coste che ci fronteggia-no c’è un continente, l’Africa, che vedrà la propria popolazione quasi raddoppiarsi nei prossimi decenni e che sarà protagonista di una gran-de crescita economica». L’Africa «avrà uno sviluppo maggiore a tutti gli altri continenti, e per far ciò avrà bisogno anche di acciaio e di pro-dotti per le costruzioni. Dei due mi-lioni di tonnellate che prevediamo per Piombino, uno sarà destinato a recuperare il mercato che era sto-ricamente occupato dalla Lucchi-ni ed uno andrà verso l’Africa. Non credo, quindi, che si creeranno pro-blemi».

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La soluzione alla crisi di Piombino non sia avulsa dalla realtà italiana

«Dico sì all’in-v e s t i m e n -to estero, sì

al l’appartenenza di Cevital alla co-munità dei side-rurgici italiani, sì ad un disegno di politica industria-le, con la collabo-razione di gover-

no e sindacati, che tenga conto degli equilibri generali, consentendo a tutti di trovare in questa difficile congiun-tura un percorso di sopravvivenza, perché questo è l’obiettivo che dob-biamo perseguire insieme». Con que-ste parole è terminato l’intervento di Antonio Gozzi, presidente di Fede-racciai, durante il convegno Acciaio nuove sfide. Un discorso di apertura verso Cevital, anche se non ha rispar-miato critiche al progetto algerino di realizzare due forni elettrici da un mi-lione di tonnellate l’uno a Piombino. Gozzi è partito dall’analisi della si-tuazione mondiale della siderurgia. Un comparto che, dopo 15 anni di crescita ininterrotta, «sta vivendo un cambio di paradigma». Due sono le ragioni di questa rivoluzione. «La pri-ma è che la Cina, che fino a qualche anno fa era stato un paese sostanzial-mente chiuso su sé stesso, nel 2014 è diventato un grande esportatore di acciaio, con volumi superiori ai 100 milioni di tonnellate». Questo flusso di materiale «significa più volumi, pres-sione sui prezzi e un calo di redditivi-tà del settore nel suo complesso». A ciò si è unito un forte deprezzamen-to delle materie prime siderurgiche. «Il minerale di ferro, nei momenti più

acuti di carenza (nel triennio 2006-2008), era arrivato ad un prezzo di oltre 200 dollari la tonnellata, mentre oggi è sceso a 50-60 dollari la tonnel-lata». Questo trend «mette in discus-sione gli equilibri della filiera elettrica rispetto a quella a ciclo integrale». Questa premessa porta Gozzi a giun-gere all’analisi dell’investimento di Cevital in Italia. «Il nostro paese è sto-ricamente “corto” di rottame. Inoltre, anche l’energia elettrica è un bene scarso». Con l’installazione di due nuovi forni elettrici da un milione di tonnellate l’uno, «l’incremento della domanda di rottame porterebbe ulte-riore tensione in un mercato nel qua-le il prezzo della materia prima è già di 15-20 euro la tonnellata superiore a quello del resto d’Europa. Se ci fos-se un aumento di ulteriori 15-20 euro la tonnellata, ci sarebbe l’impossibili-tà per i produttori italiani di continua-re a produrre nel nostro paese». Per quanto concerne l’energia, invece, «gli impianti di Piombino avrebbero un impatto su interrompibilità ed inter-connector del 15% circa, una quota molto rilevante che dovrebbe por-tare ad una revisione dell’accordo». Proprio per queste ragioni, e per la dimensione dell’intervento di Cevi-tal, Gozzi si auspica «una soluzione del problema di Piombino che sia so-lidale con il resto degli equilibri della siderurgia italiana, che tenga conto non solo della realtà piombinese, ma anche del sistema-Italia nel suo com-plesso» al fine di raggiungere, «in que-sta difficile congiuntura, un percorso di sopravvivenza, perché questo è l’obiettivo che dobbiamo perseguire insieme».

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Piombino esempio per l’Italia

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«L’accordo di p r o g r a m m a per Piombino

sta venendo ap-plicato con una tempistica ed una volontà di realiz-zazione che de-vono essere di esempio per tutti gli altri accordi di

programma del nostro paese». Con queste parole, e ricordando l’impor-tante ruolo svolto da parte della Re-gione, della Provincia, del Comune e dell’Autorità Portuale, Claudio De Vin-centi (attuale sottosegretario alla Pre-sidenza del Consiglio dei ministri, ma al momento del convegno vicemini-stro al Ministero dello Sviluppo Eco-nomico) ha esternato la propria sod-disfazione per il lavoro svolto finora nella città toscana. Oltre all’impegno istituzionale, De Vincenti ha sottoline-ato, con un gioco di parole, «il lavoro straordinario svolto dall’amministra-zione straordinaria. Tutti voi ricordate la situazione di Piombino prima dell’i-nizio del lavoro del commissario Nar-di: era di drammatica difficoltà ma, di concerto con il ministero ed il Gover-no, con l’appoggio della popolazione e dei lavoratori, si è riusciti a riaprire una prospettiva per il sito». Questa unità d’intenti, «con tutte le parti che hanno sempre creduto nel futuro del siderurgico, battendosi per esso men-tre l’amministrazione straordinaria te-neva in linea di navigazione l’azienda e promuoveva la ricerca di un nuovo investitore» è stata una della caratteri-stiche migliori della vicenda-Piombino. L’opzione presentata da Cevital per

la città toscana «è di estrema im-portanza, in quanto dà le maggiori prospettive per uno sviluppo stabile, solido e lungo per Piombino. Il Go-verno, insieme alle istituzioni locali, si è impegnato per metter in campo una serie di misure che costituiscano delle condizioni di contesto favorevo-li per l’industria». La prima è relativa al prezzo dell’energia elettrica «che vogliamo sia, per Piombino, allinea-to a quello pagato alle imprese side-rurgiche italiane, in modo da avere i medesimi costi che le altre acciaierie sostengono». Oltre a ciò, «sul versante ambientale è in corso un approfondi-mento, attraverso un gruppo di lavoro tecnico, come ha spiegato il sottose-gretario Velo (vedi l’articolo dedica-to, ndr), ed un altro tavolo di lavoro è in corso sul porto». Infine, il Gover-no, con le istituzioni locali e regionali, «sta seguendo da vicino i lavoratori con tutte le misure che la legislazione italiana mette a disposizione per ge-stire le crisi aziendali. A breve ci sarà un incontro al ministero del Lavoro per mettere a punto gli ammortizzato-ri sociali che aiutino a gestire la fase di transizione che abbiamo di fronte». Per chiudere il cerchio, ora De Vincenti si aspetta «un piano industriale solido, sostenuto da un piano finanziario cor-rispondente, che dia una prospettiva di lungo periodo all’area». Con que-ste premesse «ci sarà l’impegno attivo da parte del Governo e delle istituzio-ni perché l’accordo di programma di Piombino divenga il quadro di riferi-mento per la ripresa produttiva e oc-cupazionale dell’area, che vada an-che al di là del siderurgico».

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Burocrazia: il governo pronto ad accelerare le pratiche

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P iombino è «uno dei pro-getti strate-

gici per l’Italia, ed il governo e la presidenza del Consiglio sono impegnati in pri-ma linea per la risoluzione del-la crisi in corso».

Con queste parole Silvia Velo, sotto-segretario al Ministero dell’Ambien-te, ha sottolineato l’importanza della questione della ex Lucchini per l’e-secutivo guidato da Matteo Renzi. E che la città toscana fosse al centro dell’attenzione del governo lo si può evincere anche dallo stanziamento «di 50 milioni di euro, finalizzato alla bonifica ambientale dell’area por-tuale ed al recupero della stessa» su un totale di circa 300 milioni di euro previsti a livello nazionale per le stesse finalità. Ma «l’accordo di programma siglato dal governo non prevede solo questo. Oltre all’ambiente, è previsto anche un processo di reindustrializza-zione del sito, che avverrà una volta messa in sicurezza l’area». Questi sono stati i temi dell’accordo «firmato il 24 aprile 2014 ed in questa direzione mi sembra che stia procedendo Cevi-tal». I successivi passi dell’iter sono se-gnati. Non appena Cevital subentrerà nella proprietà dell’area, «bisogne-rà sottoscrivere un ulteriore accordo con il ministero dell’Ambiente, pre-visto dal decreto legislativo 152 del 2006, in cui si stabilisce quali sono le attività di bonifica a carico del “priva-to incolpevole”, colui cioè che suben-tra senza responsabilità sul pregresso,

e quali invece a carico dello Stato. Il soggetto che acquisirà il sito dovrà presentare contestualmente all’offer-ta un progetto di messa in sicurezza ambientale, correlato dal relativo im-pegno finanziario, ed il piano indu-striale». Entro 30 giorni ci sarà poi una conferenza dei servizi per concordare gli interventi e condividerli insieme ai ministeri dell’Ambiente, dello Svilup-po Economico, alla Regione, alle isti-tuzioni locali ed all’Autorità portuale. Tornando al succo dell’accordo di programma, Velo ha ricordato che «nelle opere di bonifica si devono fa-vorire i lavoratori coinvolti nella crisi». «Attualmente le risorse finanziarie sono affidate alla Regione e, volendo essere lineari, bisognerebbe attende-re la stipula del contratto di acquisi-zione per definire gli ultimi dettagli preliminari prima della partenza dei lavori. Il Governo e la Regione, però, sono disponibili per anticipare i tempi, soprattutto sulla presentazione dell’i-stanza di VIA e di AIA sui progetti che Cevital intende realizzare». Dal Go-verno, ha assicurato il sottosegretario, «c’è la massima disponibilità ad ac-celerare le pratiche per la ripresa del lavoro a Piombino, in un progetto che coniuga l’acciaio, l’agricoltura ed il mare». Velo, quindi, chiude il proprio intervento chiedendo a Cevital «di esplicitare il prima possibile il proprio piano industriale, l’ultimo ostacolo che separa i lavoratori dalla certezza della ripresa e dalla sicurezza del futu-ro e che può dare il calcio d’inizio alla ripresa dell’area industriale di Piombi-no, di cui tutti sentiamo grandissimo bisogno».

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Ventotto mesi per il salvataggio

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U na strada che ha ne-cessitato di

28 mesi per esse-re percorsa. Ma che oggi sta vol-gendo al termi-ne. Nel corso del convegno Accia-io nuove sfide, Piero Nardi, com-

missario straordinario di Lucchini Spa, ha ricordato le tappe e le pro-blematiche incontrate nei poco più dei due anni dal commissariamen-to dell’azienda al momento attuale, con la conclusione del processo di vendita a Cevital ormai ad un passo. Tutto ebbe inizio il 12 dicembre 2012, con l’ingresso in amministrazione stra-ordinaria di Lucchini Spa. Il processo è cominciato con la decisione di man-tenere in attività l’altoforno, al fine di proseguire con i lavori in fabbrica e cercare di trovare acquirenti inte-ressati a rilevare i siti di Lucchini Spa nella loro interezza. Nella prima fase, tra dicembre 2012 e maggio 2013, ci sono state alcune manifestazioni d’in-teresse, ma nessuna omnicompren-siva. La ragione per il mancato inte-resse per l’area a caldo di Lucchini «deriva dal fatto che a Piombino c’è un ciclo integrale incompleto, con le cokerie sottodimensionate, l’assenza dell’impianto di sinterizzazione e altre inefficienze logistiche». Ciò compor-tava «un surplus di costi a Piombino rispetto ad altiforni equivalenti di 60-100 milioni di euro l’anno». Inoltre, a fronte di una capacità di colare 2,3 milioni di tonnellate annue di accia-io liquido, i laminatoi sono tarati per

lavorare al massimo 1,6 milioni di ton-nellate annue di semilavorati. Per por-re rimedio a queste problematiche «sarebbero stati necessari investimenti ingenti. La siderurgia non è aliena da grossi investimenti in un impianto, ma solitamente avvengono scaglionati nel tempo, non si concretizzano in un lasso così ristretto come quello previ-sto per Piombino. Infine, «all’epoca gli altiforni erano penalizzati rispetto ai forni elettrici, in quanto l’alto costo relativo del minerale era un handi-cap importante rispetto alla flessibili-tà garantita dai forni alimentati a rot-tame». Per questo motivo, appunto, «gli operatori che si sono avvicinati a Piombino avevano proposto al massi-mo l’installazione di un forno elettrico da un milione di tonnellate l’anno». Tutto però è cambiato con l’arrivo di Cevital, l’unico player che si è interes-sato al pieno perimetro di Piombino, comprese le aree a caldo. La scelta del ministero di affidare il rilancio del polo toscano al gruppo algerino ha sbloccato la situazione, dando il via ad una fase nuove: quella del ripen-samento di Piombino, un ripensamen-to che non coinvolgerà solo l’acciaio ,ma tutta l’area portuale della città. «Dopo tutto questo periodo, e consi-derando il punto dal quale siamo par-titi – ha concluso Nardi -, il fatto che ancora oggi si lavora alla Lucchini ha del miracoloso. Il segreto è stato, se-condo me, nell’estrema compattezza che si è registrata tra lavoratori, istitu-zioni, parti sociali ed anche fornitori, che hanno continuato a credere in noi. È stato un processo sorprendente, che mi auguro si concluda presto nel migliore dei modi».

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Un tuffo nella siderurgia

MA

PELL

I

U n viaggio n e l l ’ a c -ciaio, dai

prodotti ai pro-cessi produttivi. Questo il percor-so della presen-tazione di Carlo Mapelli, docen-te di metallurgia al Politecnico di

Milano e presidente di AIM (Associa-zione Italiana di Metallurgia), duran-te il convegno Acciaio nuove sfide. Mapelli è partito dalla definizione di acciaio speciale, che per la normati-va attuale è «un attributo relativo ad una prescrizione tecnica, che preve-de si tratti di acciai alligati con ele-menti chimici (come Mn, Cr, Ni, Mo, V, eccetera) e destinati a subire dei trattamenti termici volti ad incremen-tare durezza, resistenza meccanica e resistenza alla fatica meccanica». Nel gergo comune, però, con acciai speciali a volte si definiscono prodotti siderurgici «utilizzati per la realizzazio-ne di prodotti in cui sono richieste alte prestazioni o impieghi particolari». Tra gli utilizzi ricordati da Mapelli, ci sono le «barre destinate alla cromatura, viti, bulloni e perni, cuscinetti, molle, com-ponenti fucinati per motori (alberi, pi-stoni, bielle), giunti omocinetici, ingra-naggi, fili, funi e fili per pneumatici». Il mercato europeo degli acciai spe-ciali lunghi ammonta a circa 18 mi-lioni di tonnellate annue, delle quali il 60% composto da barre laminate a caldo, il 22% da trafilati ed il 18% da billette e blumi. Per quanto riguarda la domanda, invece, il 37% del mer-cato europeo è assorbito dai clien-ti austriaci e tedeschi, il 27% dall’I-

talia, il 14% dalla Francia, il 7% dalla Spagna, il 6% dalla Gran Bretagna, il 5% dalla Scandinavia, il 4% dal Be-nelux ed il 2% dal resto d’Europa. Dal punto di vista metallurgico, i principali elementi che concorrono alla realizzazione degli acciai lega-ti sono: carbonio, manganese, va-nadio, titanio, niobio, boro (per au-mentare la resistenza dell’acciaio), cromo e molibdeno (per migliorare la resistenza anche ad alta temperatu-ra), nickel (per migliorare la resisten-za e la tenacità dell’acciaio) e silicio (usato negli acciai per molle per in-crementare la resistenza, ma deprime molto la tenacità e la duttilità). Gli ele-menti nocivi, invece, sono lo zolfo, il fo-sforo, il rame, lo stagno e l’antimonio. Infine, Mapelli ha elencato i principali processi produttivi attualmente a di-sposizione, spiegando che, nel com-parto degli acciai speciali da costru-zione è necessario raggiungere un «corretto dimensionamento degli im-pianti, che si ottiene con una accura-ta scelta della materia prima di par-tenza, con colate continue in grado di produrre blumi di dimensione elevata per aumentare il rapporto di riduzione, con forti investimenti nella formazione continua del personale e con una de-cisa focalizzazione e specializzazione su particolari segmenti produttivi». In quest’ottica, per Piombino, Mapelli conclude: «personalmente non boc-cio né approvo qualsiasi scelta che sarà fatta. Ogni opzione ha dei pro e dei contro, delle opportunità e delle problematiche da risolvere. Ho il pie-no rispetto degli sforzi per far rinascere la produzione siderurgica italiana e mi auguro siano coronati da successo».

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Il crocevia dello sviluppo industriale toscano

SIM

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I

«Da Piombino passa lo svi-luppo della

Toscana». Con queste parole, prese in prestito dal presidente della regione En-rico Rossi, Gian-franco Simoncini (assessore alle

Attività Produttive della regione Toscana) ha aperto il proprio in-tervento durante il convegno Ac-ciaio nuove sfide. «La Regione – ha proseguito – non si è impegnata solo nella salvaguardia dell’occu-pazione delle acciaierie, ma ha scommesso su una delle leve sulle quali si può costruire il rilancio del-lo sviluppo toscano, ovvero il por-to, un elemento essenziale per un territorio che vuole continuare ad avere la manifattura di qualità tra le proprie componenti essenziali». Per far ciò, in questi anni, l’ammi-nistrazione regionale «ha spostato una quantità significativa di risorse, chiudendo alcuni importantissimi accordi di programma che hanno consentito di rafforzare la presenza delle aziende sul territorio». In par-ticolare, «abbiamo cercato di fare dei passi importanti verso le gran-di multinazionali, una presenza es-senziale nel tessuto economico». Per questo motivo, ha proseguito Simoncini, «non potevamo assolu-tamente permetterci che una re-altà come quella di Piombino po-tesse perdere la siderurgia, che da sempre ne caratterizza il profilo industriale». Da questa consape-volezza è derivata, appunto, l’af-

fermazione «da Piombino passa lo sviluppo della Toscana», una frase che si è incarnata in una serie di «impegni concreti nei confronti di quest’area». Simoncini ha spiega-to che «abbiamo messo sul porto e sull’accordo di programma del-le risorse veramente ingenti e, gra-zie alla collaborazione dell’Autori-tà Portuale e delle amministrazioni locali, siamo riusciti ad avere dei tempi di risposta velocissimi, che hanno permesso di avviare quel progetto di riqualificazione del por-to che è una importantissima leva per la crescita sia di Piombino sia della Toscana». Un porto che sarà impiegato, oltre che per la side-rurgia, anche per «creare un polo di smantellamento di qualità del-le navi a servizio del nostro paese. Sono già state individuate una serie di navi militari che potranno essere portate a Piombino, ma l’obiettivo del progetto non finisce qui. Si la-vorerà, infatti, per creare una pro-spettiva di lavoro futura nel settore, che duri decenni». A fianco di que-sto, si cercherà di dare possibilità alle «nuove Piombino» che vanno al di là del siderurgico, creando le condizioni per una «riqualificazione industriale che possa attrarre sul territorio nuovi investimenti, lavoro e ricchezza». In quest’ottica «sono arrivate parecchie manifestazioni d’interesse» e «nonostante riman-gano ancora degli ostacoli logi-stici da superare», c’è ottimismo. Anche perché, come ha ricordato Simoncini, «la Regione, il Governo e le istituzioni locali hanno fatto la loro parte. E sono pronti a farla an-che in futuro».

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La nuova vita del porto di Piombino

GUE

RRIE

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U n lavoro ini-ziato nei mesi scorsi,

ma che nel giro di poco tempo vedrà la pro-pria realizzazio-ne. E renderà il porto di Piom-bino uno scalo a l l ’ a v a n g u a r -

dia nel Mediterraneo. Questo il destino del porto toscano, se-condo quanto spiegato dal com-missario dell’Autorità Portuale di Piombino, Luciano Guerrieri. «Negli ultimi anni abbiamo elabo-rato un piano per aumentare la competitività del porto – ha esor-dito Guerrieri -. Ci siamo posti l’o-biettivo di stilare un programma che cercasse di rilanciare diverse attività portuali e produttive, in-serendo all’interno del progetto anche elementi di innovazione e di diversificazione». Dopo la crisi che ha colpito anche il porto nel 2008, «abbiamo cercato di con-centrare l’attenzione sui “plus” che avrebbero potuto proiettarci verso un periodo di maggiore sta-bilità e capacità di competere sul mercato». Per questa analisi «sia-mo partiti dall’osservazione dei porti industriali del nord Europa e del Mediterraneo direttamente in competizione con Piombino, come per esempio quello di Capodistria. Abbiamo visto che per gli scali cro-ati, turchi, francesi e spagnoli c’e-ra la possibilità di attracco di navi sino a 18 metri di pescaggio. Per questo motivo abbiamo deciso di creare una darsena profonda 20 metri, che ci permettesse di egua-

gliare o superare i concorrenti». Ol-tre a ciò, c’è stata la progettazione (ed è in corso la realizzazione), di un ampliamento dell’area a dispo-sizione per le attività portuali, che sarà aumentata di circa un milio-ne di metri quadri di nuove aree e nuove banchine. Di queste, a Ce-vital saranno riservate tre aree, da circa 150.000 metri quadri l’una, destinate alle attività siderurgiche, alla logistica ed alle attività agro-alimentari del gruppo algerino. Guerrieri ha anche sottolineato la velocità con la quale i lavori sono proceduti. Il 26 luglio 2013 «il con-siglio regionale toscano ha appro-vato il piano regolatore per il por-to di Piombino – ha detto -, il 12 agosto c’è stata la sottoscrizione dell’accordo di programma ed il 14 agosto, solo due giorni dopo la firma, è partita la gara per la rea-lizzazione delle opere». La celerità dei lavori (ad un solo anno di di-stanza dall’inizio sono quasi ultima-ti) «è un esempio sia per la velocità della realizzazione sia per quel-la dello smaltimento della parte amministrativa ed autorizzativa». Per il futuro, Guerrieri non si limita a compiacersi dei risultati raggiun-ti. «Bisogna continuare con questa lena, raccogliendo i frutti di quan-to seminato e stipulando nuovi ac-cordi per interventi strategici nel porto». In particolare, «altre azien-de, oltre a Cevital, hanno mostrato interesse per realizzare nuovi inse-diamenti produttivi che, se si con-cretizzassero, saturerebbero la ca-pacità del porto. Bisognerà quindi immaginare nuove prospettive e lavorare in quel senso».

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Addio alla «monocultura industriale» di Piombino

PIRN

I

U n futuro «mult icultu-rale», che

prevedrà il su-peramento della «monocultura in-dustriale» che da sempre ha carat-terizzato il territo-rio di Piombino. Questo è l’avve-

nire della città toscana secondo l’a-nalisi di Alberto Pirni, docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Pirni, autore di uno studio su Piom-bino durato oltre due anni, ha spie-gato che nel corso del tempo si è sviluppata nella località portuale una «via forte» incarnata dalla si-derurgia e dall’impianto ex Lucchi-ni, che ha caratterizzato lo svilup-po degli ultimi decenni. Accanto a questa, si sono creati dei «segnali deboli», che andavano verso una trasformazione «multifattoriale e multisettoriale», che coinvolgeva-no il turismo ed altri settori indu-striali, come l’agroindustria, il set-tore termale, il sistema portuale. In quest’ottica, il piano presentato da Cevital «si è mosso nella stessa direzione individuata dalla ricerca, andando verso una Piombino con un’identità plurale e diversificata». In particolare, è importante «l’at-tenzione al porto, che deve diven-tare un vero e proprio portale che colleghi Piombino alle città d’Eu-ropa, ampliando il proprio bacino ed allargando le proprie reti». Ol-tre a questo, il porto «sarà il luogo dove si cercherà di intraprendere una nuova attività, quella del re-cupero e dello smaltimento del-

le navi militari e civili a fine vita». Questa nuova strada, unita agli insediamenti agroalimentare e lo-gistico di Cevital, «va oltre una vocazione monoindustriale e mo-noproduttiva» di Piombino. È un processo «che mi piace vedere in una maniera plastica» e che «più che multi-industriale definirei multi-culturale». Pirni ha aggiunto: «cre-do che se il destino delle nostre società non è monoculturale ma multiculturale, cioè interculturale, gli amici che vengono dall’altra parte del Mediterraneo ci portino ricchezze di immaginari collettivi e culturali che magari non avremmo potuto immaginare». Questo mo-vimento risponde all’esigenza del territorio piombinese, che è quella di «confrontarsi su linguaggi cultu-rali, di cultura industriale, di inno-vazione, della socializzazione che è da riconoscere, integrare, da creare ex novo. In questo modo penso che qui ci sia un grandissimo spazio, con la possibilità di virtuosi intrecci tra siderurgia e porto, tra porto e cultura, tra porto e turismo, tra porto e ambiente e tra logisti-ca e turismo». Piombino ha «biso-gno di fare questo: un intervento di apertura, reso possibile anche dalla cerniera che si è creata tra le parti private e quelle pubbliche interessate». E, in particolare, per concretizzare sino in fondo questo movimento «un’importanza fonda-mentale per questo territorio sarà svolto da quella serie di strumenti di collegamento che sono gli ac-cordi, sul coordinamento dei quali si giocherà il futuro di Piombino».

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Le videointerviste

VID

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Confermato il piano originale per Piombino: Cevital punta sui forni elettrici

Gozzi: «Il mio ruolo mi impone di preoccuparmi dei delicati equilibri della siderurgia italia-na»

Rebrab: «Viviamo in un mo-mento molto difficile, ma dobbiamo combattere»

De Vincenti: «È stato un per-corso molto importante»

Clicca sulle immagini sottostanti per visualizzare le interviste vi-deo realizzate dalla redazione di Siderweb a margine del con-vegno.

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VID

EO

Velo: «Piombino, un caso frut-to della collaborazione di tut-te le parti»

Tosini: «Buona la scelta im-piantistica. Da risolvere il nodo materie prime»

Mapelli: «Scelta nella direzio-ne dell’ambiente e della fles-sibilità produttiva»

Giuliani: «Una giornata di stra-ordinaria importanza»

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Slide: scarica il materiale proiettato durante il convegno

SLID

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La presentazione di Carlo Mapelli (Politecnico di Milano e presidente di AIM) dedicata agli acciai speciali da co-struzione. Definizioni degli acciai, applicazioni, mercati, criticità ed opportunità a livello produttivo. Clicca sull’im-magine sottostante per scaricare le slide.

La presentazione di Gianfranco Tosini (responsabile uffi-cio studi Siderweb): il quadro mondiale, europeo ed ita-liano del mercato dei prodotti lunghi. Clicca sull’immagi-ne per scaricare le slide.

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U n piano per l’ex Lucchini c’è, anche se ancora da affina-re. Al termine dell’incontro al

Mise con il viceministro Claudio De Vincenti e il patron di Cevital Issad Rebrab, i sindacati sono usciti sod-disfatti. Lunedì prossimo riprende-ranno le trattative sul passaggio degli organici alla nuova azienda e sulle condizioni economiche, men-tre gli algerini hanno chiesto an-cora due settimane di tempo per fornire i dettagli del loro progetto. «Il futuro industriale è stato chiarito: si tornerà a produrre due milioni di tonnellate d’acciaio con due forni elettrici - commenta il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi - È il nostro progetto di riconversio-ne ecologia. Una vittoria per tutti. Ora i lavoratori chiedono certezze sulla fase intermedia e noi siamo con loro senza lasciare solo nessu-no». Gli algerini hanno offerto in pri-mo luogo garanzie sulla sostenibili-tà economica del loro piano, che

sarà affrontato in parte con risorse proprie e per l’altra con il ricorso al credito bancario. Solo per la par-te siderurgica prevedono un inve-stimento di 300 milioni. Diciassette saranno spesi subito, non appena firmato il contratto definitivo d’ac-quisto dell’ex Lucchini, per rimet-tere in piena efficienza i laminatoi che intendono sfruttare nella loro piena potenzialità, circa 430 mila tonnellate di prodotti finiti entro quest’anno è l’obiettivo. A giugno scatteranno gli ordini per un primo forno elettrico da un milione di ton-nellate (costo previsto 115 milioni) e per una colata continua da re-alizzare a Ischia di Crociano, dove già sono in funzione i treni vergella e medio piccolo. L’entrata in pro-duzione è stimata entro la fine del 2016. Nel contempo sarà ordinato un secondo forno della stessa ca-pacità e un nuovo laminatoio per rotaie. Entro la fine del 2017 lo sta-bilimento dovrebbe così tornare a

Piano Cevital da affinare. Pronti 17 milioni subito, obiettivo 2015 430.000 tonnellate

di Giorgio Pasquinucci

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produrre due milioni di tonnellate. Appena sottoscritto l’accordo par-tiranno i lavori di smantellamento della vecchia area a caldo, ferma dall’aprile dell’anno scorso. Sette-otto mesi di lavoro per recuperare gli spazi, poi il via all’investimento per l’agroindustriale e la logisti-ca. Rebrab e il suo braccio destro Tidjani hanno confermato di avere contatti già avviati con i cinesi del-la Chec per la costruzione di una nuova banchina in porto e con i giapponesi della Mitsui per la parte logistica. Oltre 20 milioni di tonnel-late di merci movimentate in por-to, 500 mila container all’anno è quanto gli algerini hanno promesso al convegno sulla siderurgia che si è svolto il 28 marzo scorso a Piombi-no in collaborazione con Siderweb. Una partita, quella delle conces-sioni portuali, che resta tuttavia per il momento aperta, in attesa di una precisa richiesta di Cevital, anche se appare a questo punto scontato, una volta eliminata l’ipo-

tesi di riaccensione dell’altoforno, il recupero dei vecchi carbonili da parte dell’Autorità portuale. Nelle due settimane che ci separano da un più dettagliato piano industriale saranno approfonditi con i ministe-ri interessati anche gli aspetti che riguardano il costo dell’energia e l’uso degli ammortizzatori sociali. Alla fine del piano d’investimenti, Cevital promette 1000-1500 occu-pati in più nelle sue varie attività a Piombino. Un piano sul quale ci sono ancora approfondimenti da fare ma che è stato accolto posi-tivamente dai sindacati. «La pros-sima settimana - si sostiene in una nota della Cgil Toscana e della Fiom provinciale - si riapre il tavolo di trattativa con Cevital sui detta-gli del piano e sui tempi e strumen-ti di accompagnamento al lavoro. Mise e ministero del Lavoro mette-ranno a disposizione gli strumenti necessari per il percorso del piano industriale sia futuro che di passag-gio, con risorse finanziarie e lo snel-limento burocratico. Il Mise si sta attivando con gli altri ministeri per valutare la possibilità di prorogare la solidarietà da parte dell’ammi-nistrazione straordinaria e poi ag-ganciarla con quella di Cevital. Per quanto riguarda bonifiche, sman-tellanamenti dei vecchi impianti e costruzione dei nuovi, Cevital s’im-pegna a privilegiare le imprese e i lavoratori del territorio». Domani si svolgerà l’assemblea informativa in piazza Gramsci. Al tavolo di trat-tativa i sindacati confermano l’o-biettivo della salvaguardia occu-pazionale dei lavoratori Lucchini e indotto. «Una volta definita meglio la parte degli ammortizzatori socia-li - commenta il sindaco di Piom-bino Massino Giuliani - il progetto Cevital rappresenterà certamente un’importante occasione per il ri-lancio del territorio».