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Educazione e cura del bambino. Il ruolo della famiglia e della comunità

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Educazione  e  cura  del  bambino.  

Il  ruolo  della  famiglia  e  della  comunità  

•  I genitori non partono da zero: ciascuna generazione fa riferimento a una base storica in continuo movimento

•  La sfida: adattare alle necessità del presente i modelli culturali che sono stati ereditati

•  Le strategie adatte per una comunità in un dato periodo storico potrebbero non essere efficaci altrove o in un’epoca differente

Caregivers  &  ambiente  

Politiche  governative  

I cambiamenti nella popolazione e nelle politiche nazionali hanno importanti effetti sulla vita e l’educazione dei bambini e sull’atteggiamento dei genitori. à es. Cina

Sopravvivenza  del  bambino  

Le Vine (1980)

•  Gerarchia a 3 livelli delle priorità dei genitori nella cura/educazione

del bambino

Valorizzare il potenziale del bambino, massimizzando

altri valori culturali

Sostentamento economico una volta adulto

Sopravvivenza e salute del bambino

Es. Popolazioni agricole dell’Africa tropicale à Alto tasso di mortalità: molti figli à  Grande attenzione alle cure nei primi 2-3 anni di vita •  Allattamento al seno fino a 18-24 m •  B dorme con M •  Nutrito su richiesta •  Rapide risposte quando piange

Valorizzare il potenziale del bambino, massimizzando

altri valori culturali

Sostentamento economico una volta adulto

Sopravvivenza e salute del bambino

Es. USA – middle class •  Figli: elevato costo economico à pochi figli

Valorizzare il potenziale del bambino, massimizzando

altri valori culturali

Sostentamento economico una volta adulto

Sopravvivenza e salute del bambino

•  Impegno dei genitori per tutta l’infanzia (e oltre)

•  Valorizzare i tratti caratteriali che potranno garantire il raggiungimento di un certo status e del successo nella vita

Attaccamento  tra  caregiver  e  bambino  

Il legame di attaccamento tra caregiver e bambino è innato e universale? •  Ricerche sull’attaccamento: USA & Europa

occidentale •  I dati provenienti da altre culture e altri periodi

storici hanno messo in dubbio questa idea: la relazione tra madre e bambino va sempre letta alla luce delle coordinate culturali.

«Se muoiono, è perché devono morire. Così deboli non saprebbero difendersi nella vita. Perciò è molto meglio lasciare che i più deboli muoiano.»

Studi di Scheper-Huges (1985) Favelas brasiliane

Le teorie che postulano l’esistenza di schemi materni innati […] hanno limiti sia culturali che storici e riflettono una strategia riproduttiva specifica e molto recente: far nascere pochi bambini e investire molto su ciascuno di essi. Nel Terzo mondo […] vige una strategia alternativa.

Scheper-Huges (1985)

• Distacco e indifferenza verso i bambini considerati troppo deboli per sopravvivere • Rifiuto selettivo

• Reazioni proporzionali alle probabilità di sopravvivenza dei bambini •  Pietà (e non ostilità) verso i

bambini meno adatti alla dura vita delle favelas

Pattern di attaccamento •  Differenze nella prevalenza dei diversi pattern di

attaccamento •  I diversi modelli di risposta alla SS riflettono i valori

e le usanze culturali o Giappone: maggiore % pattern ansioso-ambivalente à bambini meno abituati a essere lasciati con persone estranee

o Bambini afroamericani: abituati ad essere accuditi da persone diverse e incoraggiati a essere socievoli con gli estranei à maggiore interesse esplorativo

Perché dovrebbero essere turbati da una stanza piena di giocattoli, con un amichevole estraneo che li intrattiene? (Jackson, 1993)

Caregiver o caregivers? •  Bowlby: caregiver unico

•  Assunto messo in discussione dalle ricerche culturali: o Es. Efe: allattamento e cura del bambino ripartito

equamente tra le donne della comunità o Es. Aka: il bambino è affidato in media a 7

persone diverse al giorno

Ruolo  della  famiglia  e  della  comunità  

A chi spetta il compito di prendersi cura dei bambini?

•  Il numero e il ruolo delle altre persone coinvolte nella cura del bambino varia a seconda della composizione della famiglia e del ruolo della comunità.

Alcuni elementi di variabilità •  I figli, una volta adulti, fanno ancora parte della

famiglia d’origine? à es. famiglia «nucleare» USA

•  Ruolo dei fratelli/bambini più grandi o es. Polinesia: il figlio maggiore “si indispettiva quando la

madre non gli dava il suo bebè quando piangeva” (Martini, Kirkpatrick, 1992)

o Relazionarsi con altri bambini può rappresentare un’importante base per lo sviluppo dei bambini à es. scuole dell’infanzia giapponesi (Tobin et al., 1991)

•  Classificazione per età: §  Scuola: la classificazione per età iniziò a diffondersi

verso l’inizio del XIX secolo

§  Interazione tra coetanei: promuovere la competitività §  Interazione con bambini di età diverse: imitare il

comportamento dei più grandi e far pratica della cura dei più piccoli

§  Enfasi sulla classificazione per età: il rapporto tra coetanei diviene predominante rispetto a quello tra generazioni

•  Ruolo della comunità: §  Cura dei bambini: responsabilità esclusiva dei

genitori §  La comunità offre operatori specializzati e retribuiti

(insegnanti, educatori, pediatri…) §  < partecipazione dei bambini alla vita della

comunità: i bambini prendono a situazioni appositamente ideate dagli adulti per prepararli al successivo ingresso nel loro mondo

VS

§  Responsabilità per la cura ampiamente ripartita tra i membri della comunità Es. Giappone: se uno studente liceale è sorpreso a guidare senza patente la polizia convoca i suoi insegnanti, il preside, i genitori e il ragazzo

§  > partecipazione dei bambini alla vita della comunità:

ben poco del mondo degli adulti è nascosto ai bambini. I bambini possono osservare e spesso contribuire al lavoro degli adulti à elemento chiave nel processo di socializzazione

Interazioni  diadiche  o  in  gruppo  

•  Le interazioni faccia a faccia sono insolite in quelle culture che considerano i bambini parte integrante della comunità: condivisione stessa visuale della madre.

Interazioni faccia a faccia

Diadi e gruppi •  Nelle società occidentali le interazioni seguono

in genere un modello diadico, che prevede un solo partner alla volta.

•  I bambini più abituati a interazioni di gruppo sono più abili a coordinarsi con gli altri e a collaborare in compiti di squadra.

Relazioni a scuola •  Classi occidentali: prevale la struttura diadica e il

“modello a quadro di comando” (Philips, 1983) •  In altre culture prevalgono organizzazioni

multilaterali

Alaska: La maestra crede che ‘orientare gli studenti verso un solo punto’ e ‘avere tutti gli occhi puntati su di lei’ sia sinonimo di comunicazione in classe. Invece [il modo di comunicare yup’ik] consiste in una conversazione tra studenti, che parlano liberamente tra loro, aiutandosi a vicenda ad affrontare un certo argomento.

(Lipka, 1994)

•  Giappone: – Scuola dell’infanzia: le maestre ritengono positivo

avere molti bambini in classe, in modo che possano imparare a lavorare insieme senza che l’insegnante debba porsi come costante intermediaria (Tobin et al., 1991

– Scuola primaria: i bambini più spesso fanno riferimento alle opinioni dei compagni nei loro interventi e per risolvere i problemi