Sistemi di allerta precoce a servizio della Protezione Civile
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Sistemi di allerta precoce a servizio della Protezione
CivileBari - 11 Giugno 2012
Aula Magna Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali
‘SICUREZZA E PREVENZIONENELLA PROFESSIONE DEL GEOLOGO’
dott. geol. Pietro Blu Giandonato
Italia, un Paese geologicamente attivo… bisogna essere preparati!
Il ciclo del disastroLa ripetitività degli eventi calamitosi porta a schematizzare il ciclo di attività legate alla loro gestione in quattro fasi che, a partire dal superamento dell’emergenza, si distinguono in:
• RECUPERO – le fasi della ricostruzione, che può durare molti anni;
• MITIGAZIONE - tutte le azioni, sia strutturali che programmatiche, volte a ridurre l’impatto dei futuri eventi;
• PREPARAZIONE - azioni che riducono l’impatto quando gli eventi rischiosi sono imminenti (preparedness, sicurezza, evacuazione);
• RISPOSTA - azioni durante l’evento o immediatamente con lo scopo essenzialmente di salvare vite umane.
Da: Alexander D. (2002), Principles of emergency planning and management. Oxford University Press.
Il ciclo del disastro
La PREVISIONE, intesa come attività di conoscenza dei fenomeni naturali e tentativo di prevedere in termini quantitativi le possibilità e probabilità di accadimento dei disastri, assieme alla funzione di diffusione delle conoscenze, fa parte della fase di mitigazione.
Le misure di PREVENZIONE appartengono sia alla fase di MITIGAZIONE sia a quella di PREPARAZIONE; ambedue afferiscono alla fase generale di attività prima dell’evento catastrofico (IMPATTO).
Da: Alexander D. (2002), Principles of emergency planning and management. Oxford University Press.
Previsione
Preven
zione
Rischio, Pericolosità e Vulnerabilità
• Rischio = Pericolosità x Vulnerabilità
• La Pericolosità è la probabilità che un determinato fenomeno naturale accada con una determinata magnitudine (intensità, estensione e durata) entro un determinato periodo di tempo.
• La Vulnerabilità è l’esposizione che le componenti ambientali e antropiche mostrano nei confronti del fenomeno naturale considerato.
Previsione, Pericolosità e Rischio
Quindi la previsione, intesa come stima di pericolosità e rischio, implica affrontare una serie di valutazioni:
• previsione della tipologia (risposta alla domanda: cosa?);
• previsione spaziale (risposta alla domanda: dove?);
• previsione temporale (risposta alla domanda: quando?);
• previsione della intensità (risposta alla domanda: quanto?);
• previsione della evoluzione (risposta alla domanda: come?);
• previsione degli elementi esposti e del relativo danno atteso (risposta alla domanda: quali elementi?).
Uno schema di Sistema di Allerta Precoce per il rischio geologico
Un SAP può essere schematizzato come l’insieme dei dati, delle procedure, dei modelli e dei relativi prodotti (senza trascurare gli esperti di settore), utili a fornire strumenti utili per prendere decisioni
• Reti monitoraggio meteo (stazioni, radar)
• Modelli meteo
• Valutazione pericolosità geologica
• Monitoraggio sismico
• Monitoraggio diretto dei dissesti
• Telerilevamento
• Infrastrutture di Dati Territoriali
• Il ruolo di Pubblica Amministrazione e cittadini
Gli elementi che costituiscono unSistema di Allerta Precoce
Monitoraggio emodelli meteo
Reti monitoraggio meteo
• Senza una rete di pluviometri che trasmette dati in tempo reale (now casting), non si può parlare di allerta precoce.
• I dati sono utili a ricostruire degli "scenari meteo" che potrebbero portare all'innesco di movimenti franosi ed eventi alluvionali, qualora superino le "soglie pluviometriche" definite per un territorio.
• I soggetti responsabili sono in genere gli ex Uffici Idrografici dei LL.PP. e le ARPA
Reti monitoraggio meteoStazioni pluviometriche Servizio Protezione Civile Regione Puglia
http://www.protezionecivile.puglia.it/
Reti monitoraggio meteoStazioni termometriche Servizio Protezione Civile Regione Puglia
http://www.protezionecivile.puglia.it/
Radar meteo
I radar meteo sono un altro strumento fondamentale per il "now casting", poiché forniscono una valutazione della quantità di pioggia sul territorio in tempo reale.
Modelli meteo
La possibilità di disporre di modelli numerici di previsione meteorologica consente di ricostruire gli scenari che potenzialmente potrebbero indurre l'innesco di fenomeni franosi e alluvioni
http://en.wikipedia.org/wiki/Numerical_weather_prediction
Modelli meteo
Sezione del modello WRF, con orografia e temperature in quota http://www.meteonetwork.it/models/
Modelli meteo
Previsioni precipitazioni del modello Global Forecast System (GFS), che si spingono fino a 8 giorni (192 ore)
http://www.meteonetwork.it/models/
Modelli meteo
Previsioni pressione slm e Geopotenziale 500hPa del modello European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), che si spingono fino a 10 giorni (240 ore)
http://www.meteonetwork.it/models/
Le mappe climatichedella Regione Puglia
• Nell’ambito della collaborazione tra Servizio Protezione Civile, Ufficio Statistico della Regione Puglia e IRSA-CNR volta alla pubblicazione del volume “Mappe climatiche in Puglia: metodologie, strumenti e risultati”, sono state realizzate una serie di mappe relative alla piovosità e alle temperature relative all’intero territorio regionale.
Le mappe climatichedella Regione Puglia
• IRSA CNR e Ufficio Statistico regionale assieme al Servizio Protezione Civile regionale hanno messo a punto le metodologie di analisi statistica strutturale dei dati di pioggia e temperatura rilevati dalla rete gestita dall’ex Ufficio Idrografico e Mareografico (ora Servizio Protezione Civile regionale) relativi al trentennio 1976-2005.
Le mappe climatichedella Regione Puglia
• E’ stata poi implementata in ambiente GIS la procedura di elaborazione dei dati puntuali e successiva interpolazione mediante kriging degli intervalli di confidenza scaturiti dalle analisi strutturali di:o Piovosità mensileo Temperature minime mensilio Temperature massime mensili
• Sono state così prodotte 3 serie di mappe.
“Mappe Climatiche in Puglia: metodologie, strumenti e risultati” (AA.VV., Regione Puglia, 2011)
“Mappe Climatiche in Puglia: metodologie, strumenti e risultati” (AA.VV., Regione Puglia, 2011)
“Mappe Climatiche in Puglia: metodologie, strumenti e risultati” (AA.VV., Regione Puglia, 2011)
Le mappe climatichedella Regione Puglia
• Le mappe saranno rese disponibili sul sito del Servizio Protezione Civile della Regione Puglia http://protezionecivile.puglia.it
• Le mappe raster hanno una risoluzione della cella di 1km x 1 km, il formato sarà ArcInfo ASCII Grid, aperto e utilizzabile in qualunque framework GIS.
Previsione della stabilità dei versanti
Previsione della stabilità dei versanti
• Esistono numerosi approcci metodologici per la definizione degli scenari che inducono il verificarsi di movimenti di versante.
• Alcuni prendono in considerazione solo le cause d’innesco (es. piogge) prescindendo dalla conoscenza delle leggi fisiche che governano i meccanismi di instabilità dei versanti, sono generalmente adatti per grandi estensioni areali.
• Altri considerano un numero maggiore di parametri predisponenti (litologia, morfologia, caratteri geotecnici, copertura del suolo, impatti sul suolo, ecc.), e in genere sono più applicabili a situazioni spazialmente circoscritte (singoli versanti o dissesti).
Previsione dell’instabilità dei versanti
Un breve compendio delle metodologie per la previsione dell’instabilità dei versanti
Metodi Complessità N. parametri Ambito territoriale
Metodo empirico - pluviometrico di I ordine*
Bassa Basso Areale
Metodo empirico - pluviometrico di II ordine**
Media Medio Areale
Metodo empirico - idrologico Alta Medio Areale
Metodo statistico Alta Alto Puntuale
Metodo meccanico - idrologico Media Medio Puntuale
* I ordine: il metodo considera solo la variabile pioggia** II ordine: il metodo considera la pioggia ed altre variabili del contesto fisico
AA.VV., “Dalla valutazione alla previsione dei rischi naturali”, ARPA Piemonte, 2005
Metodo empirico-pluviometrico
• Consiste in un approccio semplificato volto all’individuazione di una correlazione tra la pioggia e l’innesco del fenomeno franoso.
• I ordine: considera esclusivamente le piogge critiche che inducono i dissesti.
• II ordine: considera ulteriori variabili fisiche che condizionano la definizione delle piogge critiche.
• Adatto a dissesti superficiali (colamenti, scivolamenti traslativi).
• Necessita di dati certi sui dissesti (catalogo eventi): ubicazione, data e ora innesco.
Metodo empirico-pluviometrico
• Dati necessari:o Catalogo dei dissesti:
ubicazione geografica, data e ora innesco.
o Rete di pluviometri per ottenere dati utili alla ricostruzione degli scenari meteo.
• Elaborazione dei dati:o Evento franoso del quale si
conosca ubicazione, data e ora dell’innesco.
o Individuazione pluviometro prossimo alla frana.
o Ricostruzione scenario meteo e determinazione della pioggia critica (tempi di ritorno, pioggia cumulata, intensità/durata).
Metodo empirico-pluviometrico
Modello d’innesco a soglie pluviometricheLa probabilità P[Lt] che un fenomeno franoso Lt si inneschi all’istante t viene associato ad una funzione Y(t) dipendente dalle precipitazioni che hanno preceduto l’istante t
Per i dissesti superficiali, in genere la funzione Y(t) viene identificata con l’intensità oraria media I mentre il tempo t con la durata delle precipitazioni D, mentre a e b sono fattori dipendenti dal territorio indagato. Si arriva alla formulazione delle soglie pluviometriche come leggi di potenza
Area di studio – Subappennino Dauno settentrionale
Catalogo degli eventi franosi
• Selezione degli eventi per i quali è stato possibile recuperare dati pluviometrici certi e da stazioni di monitoraggio vicine.
• Eventi pluviometrici considerati per la definizione delle soglie n. 61 (1953-2005):o Catalogo AVI n. 33o Autorità di Bacino n. 2o Altre fonti n. 26o Inventario IFFI come riferimento per ubicazione
Caratteristiche degli eventi meteo
Durata in giorni degli eventi meteorologici causa dei dissesti.
Quasi il 60% ha una durata compresa tra i 5 e i 10 giorni.
Elaborazione delle soglie pluviometriche
• Le grandezze fisiche utilizzate per la definizione della soglia sono state la durata D (h) e l’intensità media I (mm/h) dei singoli eventi meteorologici.
• In tali condizioni, il tipo di soglia che è stata individuata è di tipo regionale.
Soglie pluviometriche di innesco relative al subappennino dauno settentrionale (Giandonato P.B., 2011)I = 13.09 D -0.836
Metodo empirico - idrologico
• Anch’esso non considera gli aspetti geologici e geotecnici, ma si limita all’individuazione empirica di relazioni tra piogge e movimenti franosi, considerando indirettamente la quantità d’acqua infiltratasi nel sottosuolo prima dell’evento.
• Il modello è applicabile ad una singola frana o ad aree omogenee soggette alla medesima tipologia di fenomeno, per le quali è necessario conoscere in dettaglio i caratteri idrologici e idrogeologici.
Metodo empirico - idrologico
• Si basa sull’identificazione di una funzione di mobilizzazione Y(t) che dipende dalle precipitazioni antecedenti e tiene conto, in maniera sintetica, delle caratteristiche del corpo franoso.
• La funzione di mobilizzazione dipende, in ogni istante di tempo t, dalla quantità d’acqua infiltratasi nel sottosuolo prima dell’istante stesso, essendo I(u) l’intensità dell’infiltrazione al tempo u.
Metodo statistico
• L’obiettivo è quello di prevedere il fenomeno franoso non dal punto di vista fisico, ma individuando le relazioni esistenti tra caratteristiche del territorio e dissesti.
• I risultati sono tanto migliori quanto tali caratteristiche risultino distribuite spazialmente sul territorio, in modo tale da descriverne statisticamente le loro proprietà.
• Il vantaggio è quello di poter applicare il modello ad altri contesti territoriali, ma che presentino caratteristiche simili.
Metodo statistico
• Poiché i fenomeni in gioco in questo modello sono complessi e numerosi, si fa ricorso all’analisi multivariata, una tecnica statistica che opera su più variabili/parametri.
• L’individuazione di correlazioni multiple tra variabili porta alla conseguente definizione dei pesi statistici delle stesse.
• Il metodo consente di individuare relazioni tra dissesti e variabili/parametri, prescindendo dal loro significato fisico.
Metodo meccanico-idrologico
• Il modello Montgomery & Dietrich (1994) combina il classico modello all’equilibrio limite per la stabilità dei versanti ad un modello idrologico.
• Prevede la discretizzazione del dominio di studio in celle elementari per ciascuna delle quali sono note le variabili ed i parametri in ingresso.
• E’ un modello realizzabile in maniera nativa in ambiente GIS.
Metodo meccanico-idrologico
• Le ipotesi alla base del modello sono:o pendio infinito;o superficie di rottura piana parallela al
pendio e localizzata al contatto tra coltre detritica alterata e substrato;
o criterio di resistenza del terreno basato sul principio delle tensioni efficaci di Mohr-Coulomb;
o flusso idrologico stazionario parallelo al pendio;
o assenza di drenaggio profondo e di flusso nel substrato.
Metodo meccanico-idrologico
• Per una determinata area il metodo consente di:1. simulare gli effetti di un evento
pluviometrico pregresso, in termini di perimetrazione di aree instabili;
2. calcolare le soglie critiche di pioggia responsabili dell’innesco di fenomeni franosi;
3. simulare gli effetti di un evento pluviometrico previsto che si caratterizza per una distribuzione spaziale presunta di valori di pioggia.
Metodo meccanico-idrologico
• L’obiettivo è ottenere un’equazione che, includendo oltre al modello idrologico anche il modello di stabilità, esprima il fattore di sicurezza F
c’ = coesione efficace (intercetta dell’inviluppo dirottura);z = profondità verticale della superficie di scivolamento;γ = peso del suolo umido per unità di volume;γw = peso dell’acqua per unità di volume;φ’ = angolo di resistenza al taglio.
Monitoraggio sismico e diretto dei dissesti
Monitoraggio sismico
La rete sismica INGV è costituita da 300 stazioni, fornisce informazioni sugli eventi quasi in tempo reale
Monitoraggio diretto dei dissesti
• Nuovi inclinometri basati su accelerometri MEMS (Micro Electro Mechanical Systems), gli stessi impiegati per gli airbag:o Costi inferiori alla strumentazione
tradizionale (<5€)o Elevata sensibilitào Dimensioni ridotte (5x5 mm), con
possibilità di impieghi multisensoreo Elevata integrazione fra trasduttore ed
elettronica, elevato rapporto segnale/rumore
o Bassi consumi (<1mA)o Robustezza e affidabilità
Ferrari F., 2010
Il ruolo del telerilevamento
Telerilevamento
• Le tecniche di telerilevamento possono essere impiegate per numerose attività connesse sia alle fasi pre che post impattoo Analisi cinematica: DInSAR, Permanent
Scattererso Change detection analysis: immagini
multitemporali multispettrali, anche in combinazione con pancromatiche
o Soil moisture: dati SAR, Infrarosso Termicoo Geomorfometria: dati LiDAR per
l’individuazione degli elementi geomorfici dei dissesti (coronamenti, accumuli di frana), analisi cinematica multitemporale
Telerilevamento – DInSAR e PS
L’interferometria SAR differenziale si basa sul confronto tra le fasi (differenza di fase) di due o più immagini radar della stessa zona, riprese in momenti differenti.
Sottraendo la componente topografica (DEM) alla differenza di fase è possibile mettere in evidenza le eventuali deformazioni (lungo la LOS) intercorse tra l’acquisizione della prima e della seconda immagine, con una precisione pari alla metà della lunghezza d’onda del sensore di acquisizione.
Telerilevamento – DInSAR e PS
Le missioni satellitari SAR
Telerilevamento – DInSAR e PS
Telerilevamento – DInSAR e PS
•Un interferogramma è una mappa che mostra la differenza tra i valori di fase del segnale radar tra due acquisizioni su una stessa area, e contiene informazioni relative ad eventuali deformazioni superficiali del terreno.
•Queste deformazioni vengono messe in evidenza da bande colorate, dette “frange interferometriche”.
•Una frangia corrisponde ad una variazione di fase pari a 2π radianti, che si traduce in uno spostamento del bersaglio pari a metà della lunghezza d’onda del sensore radar utilizzato.
Telerilevamento – DInSAR e PS
Interferogrammi da vari satelliti relativi al terremoto di aprile 2009 a L’Aquila:
#1 Envisat (banda C) - frange di interferenza con equidistanza 2,8 cm;
#3 Terrasar-X (banda X) - frange di interferenza con equidistanza 1,56 cm;
#5 COSMO/SkyMed (banda X) - frange di interferenza con equidistanza 1,56 cm;
Telerilevamento – DInSAR e PS
• I diffusori permanenti (Persistent Scatterers, PS) sono bersagli naturali o artificiali presenti sul terreno, con elevata coerenza temporale.
• Sono presenti essenzialmente in aree urbanizzate, molto meno facile trovarne in zone naturali.
• Pertanto la tecnica PS è limitata nel suo utilizzo per il monitoraggio dei movimenti.
Telerilevamento – DInSAR e PS
Approccio Persistent Scatterers applicato al terremoto de L’Aquila
Fonte: GAP srl http://www.gapsrl.eu
Telerilevamento – DInSAR e PS
Workflow algoritmo SPINUA “Stable Point INterferometry over Un-urbanised Areas” elaborato dallo spinoff GAP del Dip. Interateneo di Fisica Università e Politecnico di Bari.
Precisione: velocità 1mm/y, ds = 5mm
Fonte: GAP srl http://www.gapsrl.eu
Telerilevamento – DInSAR e PS
Analisi SPINUA su Pietramontecorvino (FG), Progetto LEWIS – GAP srl http://www.gapsrl.eu
Telerilevamento – Change detection
• L’analisi del cambiamento (positivo e negativo) della copertura del suolo nel tempo (change detection) può essere di grande ausilio nella elaborazione delle mappe di stabilità dei versanti.
• Esempi di cambiamenti di copertura del suolo negativi:o Bosco -> Agricoloo Agricolo arborato -> Seminativio Aree naturali -> Agricolo
Telerilevamento – Change detection
Nell’ambito del progetto europeo LEWIS (2006) è stato messa a punto una procedura che annovera l’analisi della change detection, basata su immagini EO multitemporali, per la realizzazione di mappe di warning per la stabilità dei versanti.
”GIS-based System for Landslide Early Warning Index Measurement “, Bovenga F. et al., 2007
Telerilevamento – Soil moisture
• Il telerilevamento è di grande ausilio nella determinazione dell’umidità del suolo, uno dei parametri predisponenti all’innesco dei dissesti, utilizzato in alcuni modelli.
• Infrarosso termico – aree con elevata umidità del suolo appaiono più calde durante la notte, mentre più fredde durante le ore diurne, la differenza termica è dunque correlata al contenuto di acqua del suolo, causa la sua bassa inerzia termica.
Telerilevamento – Soil moisture
• Immagini SAR – il backscatter nelle immagini radar è affetto anche dalle differenti proprietà dielettriche del suolo umido rispetto a quello secco.
Suolo secco: parte dell’energia penetra nel suolo, producendo un backscatter minore
Suolo umido: le caratteristiche dielettriche dell’acqua contenuta nel suolo producono un backscatter maggiore
Suolo alluvionato: l’energia viene totalmente riflessa dalla tavola d’acqua, le aree inondate risultano scure in un’immagine SAR
Telerilevamento – Soil moisture
L’immagine SAR in alto a sx mostra un’area alluvionata (zone scure), in alto a dx circa un mese dopo.
L’immagine in basso a sx mostra la copertura del suolo poco prima dell’alluvione, quella in basso a dx dopo l’evento.
Le aree blu sono quelle inondate, le diverse tonalità corrispondono alla gravità dell’alluvione.
The World Bank, Agriculture and Rural Development Discussion Paper 46, 2010.
Telerilevamento – Dati LiDAR
• LiDAR è una tecnica di telerilevamento ottica che misura la distanza degli oggetti illuminati da una fonte laser, terrestre o aerea.
Telerilevamento – Dati LiDAR
Hillshade ottenuto dal DEM a 1 m di risoluzione derivato da dati LiDAR del Piano Straordinario di Telerilevamento (PST) del Ministero dell’Ambiente.
Si tratta dei corpi di frana attivi e quiescenti a ovest di Pietramontecorvino.
Grazie ai dati LiDAR ad elevata risoluzione, la morfometria del territorio è molto dettagliata, e consente uno studio più preciso del territorio volto alla individuazione di zone in dissesto.
Telerilevamento – Dati LiDAR
Un esempio di utilizzo di dati LiDAR multitemporali per il monitoraggio dei dissesti.
I 4 hillshade mettono bene in evidenza l’evoluzione morfologica della zona, dovuta alla movimentazione dei versanti.
“LIDAR monitoring of mass wasting processes: The Radicofani landslide, Province of Siena, Central Italy”, Baldo M. et al., 2007
Le Infrastrutture di Dati Territoriali (SDI, IDT)
Cos’è una IDT
• “Le IDT forniscono strumenti per la scoperta, la valutazione e l’utilizzo dei dati territoriali da parte di utenti operanti in molteplici settori, da quello governativo, al commerciale, al settore non profit, al mondo accademico e i cittadini in generale”.
The SDI Cookbookhttp://www.gsdi.org
Componenti di una IDT
• Politiche e accordi istituzionali (governance, privacy e sicurezza dei dati, standard, condivisione dei dati, costi di recupero) es. Direttiva INSPIRE
• Persone (formazione, sviluppo professionale, cooperazione, sensibilizzazione)
• Dati (dati digitali di base, tematici, statistici, toponomastica)
• Tecnologie (hardware, software, reti, database, piani di attuazione tecnica)
Perché costruire una IDT?
• Riuso: realizzare una volta i dati e utilizzarli molte volte per svariate applicazioni.
• Governance cooperativa: integrare i provider di dati distribuiti.
• Condividere i costi per la creazione e la manutenzione dei dati.
• Supportare lo sviluppo sostenibile economico, sociale e ambientale.
L’IDT in Italia
• La Direttiva INSPIRE punta alla costruzione di una IDT europea, costituita dalle IDT dei singoli stati membri in regime di cooperazione
• In Italia il soggetto responsabile della IDT nazionale è il Ministero dell’Ambiente assieme a ISPRA e DigitPA.
• Il MATT ha creato da qualche anno un Geoportale Nazionale mediante il quale chiunque può usufruire di dati territoriali in svariate modalità http://www.pcn.minambiente.it/GN/
L’IDT in Italia
L’IDT in Puglia
• Molte Regioni italiane hanno deciso di dotarsi di IDT per gestire e rendere accessibili i dati territoriali di propria competenza.
• In realtà ad oggi si tratta di geoportali simili al GN, con funzioni analoghe: ricerca, visualizzazione, fruizione di dati.
• In Puglia il geoportale è gestito da Innova Puglia http://sit.puglia.it
• Ma altri Uffici regionali e soggetti pubblici (es. AdB) detengono dati spaziali, anche se non presenti nel SIT Puglia http://bit.ly/datipuglia
Le IDT per la Protezione Civile
• Gli stakeholder coinvolti nelle attività di PC possono fare affidamento su una infrastruttura condivisa, che consente trasferimenti di dati rapidi
• I dati di base e tematici, i servizi di trasmissione dati sono facilmente rintracciabili ed accessibili
• I decision-maker e gli analisti possono accedere alle geo-informazioni giuste per l'input di modelli analitici e indicatori, modelli, tendenze
Le IDT come strumenti decisionali
Basidi datiBasi
di dati
Fontidei datiFonti
dei dati
Mondoreale
Mondoreale
ExpertiseExpertise
Strumentidi analisi
Strumentidi analisi
raccolta dati IDT
input dati
recupero emanipolazione dei dati
modellizzazionee produzioneinformazioni
prenderedecisioni
Le IDT per la Protezione Civile - DEWETRA
DEWETRA è un sistema integrato per il monitoraggio in tempo reale, la previsione e la prevenzione dei rischi naturali.
Le IDT per la Protezione Civile - DEWETRA
Le IDT per la Protezione Civile - GeoSDI
Le IDT per la Protezione Civile – geoSDI geoPoints
L’applicazione consente a chiunque abbia uno smartphone Android dotato di fotocamera, connessione di rete e ricevitore GPS, di segnalare un Punto di Interesse (POI), indicandone la Categoria, segnalandone l’esatta posizione utilizzando i controlli dello smartphone, e allegando una fotografia.
Le IDT per la Protezione Civile – geoSDI geoPoints
Il ruolo dei cittadini
http://ushahidi.com/about-us
Ushahidi – testimonianza in swahili – era un sito web inizialmente progettato da alcuni volontari per segnalare le violenze seguite alle elezioni in Kenya del 2008.Ben 45 mila utenti inviarono report via web e telefoni cellulari con precise indicazioni geografiche riguardo i singoli eventi.E’ stato possibile così poter seguire l’evolversi della situazione in tempo reale in maniera indipendente, perché le fonti erano le persone stesse che la stavano vivendo.
Il ruolo dei cittadini
foto http://kh2hb.wordpress.com/
La possibilità dunque per la gente di produrre autonomamente e volontariamente informazione geografica, e di organizzare la stessa in mappe, dava vita al crowdmapping.
Come in tutti i contesti sociali, quanto più è forte la motivazione a raccontare, denunciare, dire la propria, tanto più il crowdmapping funziona.
Le situazioni di emergenza sono di certo tra queste, e un’altra occasione nella quale Ushahidi si è dimostrato indispensabile è stato il terremoto ad Haiti del gennaio 2010.
Il ruolo dei cittadini “crowdmapping”
Usa
re l’a
pplic
ati
vo
mobile
Grazie per l’attenzione!
Pietro Blu GiandonatoAlterGeo blog http://www.altergeo.euTANTO blog http://blog.spaziogis.itMy writings http://bit.ly/PietroBluLinkedin http://it.linkedin.com/in/pietroblu
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