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SISP – SOCIETA’ ITALIANA DI SCIENZA POLITICA
Convegno Annuale – Perugia 12-14 settembre 2014
Sezione: Democrazie e democratizzaizone
Panel – I gruppi d’interesse
Chairs: Andrea Pritoni, Renata Lizzi
Discussant: Liborio Mattina
Paper:
I gruppi d’interesse in agricoltura*
Renata Lizzi - Università di Bologna
*Versione non definitiva (non citare)
Introduzione
Gli interessi socioeconomici – la loro definizione, organizzazione e le strategie che i loro gruppi
organizzati perseguono – non hanno un’origine esterna al processo politico, né sono dati una volta
per tutte, ma prendono forma e possono essere riorientati nel corso di quello (Berger 1983; Finegold
e Skocpol 1996). Conseguentemente l’analisi di questi attori deve essere svolta con riferimento alla
politica pubblica che li vede come protagonisti e al contesto storico-politico entro il quale la policy
si sviluppa e cambia (Lizzi 2002).
L’importanza e il ruolo dei gruppi d’interesse agricoli in Italia sono legati alle caratteristiche della
politica agricola così come all’evoluzione del sistema politico-partitico cui questi gruppi - più di
altri - hanno legato le proprie sorti dagli anni ’40 agli anni ’90 e oltre.
La loro rilevanza era un tempo legata ad un’ampia rappresentanza economica e sociale, alla
capacità di mobilitazione e di raccolta di un vasto consenso elettorale a favore dei partiti politici di
riferimento; in seguito – dato il minore peso economico e occupazionale del settore – tale rilevanza
è stata mantenuta grazie all’esistenza di una politica agricola consolidata, ad un solido sistema di
rapporti intessuto con burocrazie e attori politici, con apparati pubblici e strutture d’intervento.
Questo è infatti un aspetto peculiare che contraddistingue i gruppi d’interesse nel settore agricolo,
che spiega anche la grande attenzione ad essi attribuita da parte della politologia europea e italiana1.
Percy Allum (1997) sottolinea che le organizzazioni agricole sono considerate tra i gruppi di
interesse più potenti e più efficaci; il potere degli agricoltori proviene dal supporto che nei diversi
paesi i governi hanno garantito al settore, dalla PAC che ne è una prosecuzione a livello europeo.
Le organizzazioni agricole più importanti hanno cogestito con lo Stato il declino del settore in
cambio delle sovvenzioni statali da distribuire (Allum 1997, 270-2).
In effetti, si deve riconoscere che i gruppi d’interesse nel settore agricolo hanno saputo mantenere
forza politica e organizzativa anche a seguito dell’inarrestabile declino economico del settore,
iniziato con gli anni’60, proseguito fino ai giorni nostri, contrassegnato da un vero e proprio esodo
degli occupati e dalla perdita di valore aggiunto in relazione agli altri settori dell’economia
nazionale. Negli anni Cinquanta, il settore primario contribuiva al 22,8% del Pil e occupava il
43,8% della forza lavoro; già negli anni 60 e 70 l’abbandono delle campagne aveva ridotto il peso
dell’agricoltura all’8,6% sul Pil e al 15,3% degli occupati (Istat 1975)2. Negli anni ’80 il trend
proseguiva e l’agricoltura rappresentava circa il 6% del Pil e il 12-13% della forza lavoro (Fabiani
1986).
1 Ne sono una conferma, per l’Italia, le pagine a loro dedicate da Joseph La Palombara in Interest Groups in Italian Politics (1964), il volume curato da Morlino, Costruire la democrazia (1991) e, più di recente, Morlino (2008). Con riferimento ad altre esperienze europee si veda Keeler (1983, 1987), Smith (1990), Hervieu e Lagrave 1992, Hervieu (1996), e al contesto sovranazionale Hennis(2005), Halpin 1995. 2 L’incidenza della produzione agricola sul PIL era del 27% nel 1949, nel 1967, si era più che dimezzato, arrivando al 12%; tale incidenza si è ulteriormente ridotta, quasi a 1/3 del valore dell’67 nell’92, e si è ancora ridotta 10 anni dopo (2002) fino ad arrivare ad un valore del 3,7%. La percentuale di occupati in agricoltura era del 23% nel 1967 , ma del 6,7% negli anni ’90.
I dati divulgati dall’Istat per il 2011 indicano una produzione di beni e servizi dell’agricoltura
attorno al 2% sul PIL; gli occupati in agricoltura sono 955.00 al 2011 (3,9%), sono diminuiti a
814.00 nel 2013 (pari al 3,6% sul totale); se aggiungiamo gli occupati dell’industria alimentare
(468.000, pari al 1,9%) l’agroindustria conta il 5,8% degli occupati.
Se però si ampliano ancora i confini e si considera l’agroalimentare allargato (comprensivo anche di
commercio alimentare e agriturismo), esso pesa per il 16% del PIL, secondo comparto dopo il
metalmeccanico, con 260 miliardi di euro di valore aggiunto, 880 mila aziende e 1,7 milioni di
addetti, pari a circa il 13-14% del totale (dati INEA 2013)3.
I gruppi d’interesse nel settore agricolo hanno saputo mantenere peso politico e capacità d’influenza
anche a seguito della differenziazione degli interessi all’interno del settore e la crisi di
rappresentanza negli anni ’80, dopo la crisi politica dei ’90 e la scomparsa dei maggiori partiti di
riferimento, dopo le riforme della PAC e la riduzione del protezionismo agricolo.
A partire dagli anni ’90, il fattore che determina un cambiamento e un rafforzamento delle
organizzazioni agricole è rappresentato dalla ridefinizione nell’arena europea delle politiche
agricole, cui segue l’adeguamento dei gruppi al nuovo contesto, in un processo di europeizzazione
che si combina con i mutamenti politici domestici innescando trasformazioni organizzative e
funzionali degne di nota (Settembri 2011). Si modificano i rapporti di forza e le relazioni fra i
gruppi ‘storici’, le organizzazioni d’interesse agricolo e agro-alimentare divengono più numerose.
Le riforme della PAC degli ultimi due decenni hanno comportato la ridefinizione degli obiettivi di
questa politica settoriale che diventa multifunzionale: non solo produzione di beni (alimentari), ma
anche una serie di funzioni di rilevanza collettiva, dalla manutenzione dei suoli, alla riforestazione,
alla sicurezza alimentare, alle produzioni di qualità e tipiche, all’agriturismo, allo sviluppo rurale,
alla produzione agro-energetica da biomasse ed altro ancora. L’ampliamento dei confini della policy
consente alle organizzazioni agricole – che godono del vantaggio strutturale degli attori di policy
che già gestiscono la complessa attuazione di questa politica - di aggiungere nuove funzioni e di
estendere la rappresentanza oltre i confini settoriali. Esse ora si rivolgono non solo ai produttori, ma
anche alla cooperative, alle imprese, singole o associate, ai pensionati, ai contoterzisti, agli esercenti,
ai consorzi, alle associazioni di consumatori, ambientalisti, ecc.
Questo capitolo sarà dedicato a delineare origini, evoluzione e caratteristiche attuali delle maggiori
confederazioni agricole nel sistema politico italiano, a dare conto dell’attivazione di nuovi gruppi
nel settore allargato dell’agro-alimentare e dell’agricoltura biologica, a descrivere le odierne
caratteristiche organizzative e funzionali, nonchè a presentare le principali dinamiche di attivazione
e di lobbying nell’ambito del policy making agricolo. L’attenzione sarà focalizzata sul livello
nazionale, lasciando in secondo piano il livello europeo e quello locale4.
3 Sempre secondo i dati Inea (2013) il VA di agricoltura silvicoltura e pesca è pari a 28.108 miliardi di euro, il VA dell’industria
alimentare è di 25.705 miliardi. Ancora, nel 2013 l’export italiano in questo macro settore è stimato attorno all’8% e al record storico di 34 miliardi, sempre secondo dati Inea 2013. La percentuale dell’export italiano in questo settore è comunque inferiore a quella della Germania, che esporta il 27,5% della propria produzione. L’Italia riesce a esportare solo il 19% di quanto produce e tale percentuale è talvolta inferiore anche a quella di altri settori del made in Italy.
4 Va sottolineata la stretta interrelazione fra i diversi livelli, data l’importanza che l’arena comunitaria riveste in questo ambito di policy e la rilevanza che le diramazioni periferiche dei gruppi hanno assunto nelle arene locali di questa politica (specie in relazione alle politiche di sviluppo rurale).
1. I gruppi d’interesse agricoli nell’Italia contemporanea
Storicamente, in Italia, la rappresentanza agricola nasce divisa, ma ciò non ha impedito alle
maggiori associazioni di categoria – Coldiretti, Confagricoltura e CIA - di esercitare un ruolo
significativo nel processo politico-decisionale, ben oltre i confini settoriali. Nel periodo
dell’immediato dopoguerra Confagricoltura (1949) e Coldiretti (1944) costituirono le due
organizzazioni di categoria dominanti, raccogliendo la rappresentanza dei grandi proprietari e dei
piccoli coltivatori diretti; Federterra (1901) era invece l’organizzazione che rappresentava braccianti
e salariati agricoli che, inseguito, nel 1955 diede vita ad Alleanza nazionale contadini.
Queste organizzazioni, oltre a dare voce a interessi molto diversi fra loro, sono state a lungo
espressione anche di differenze ideali, ideologiche e politiche e per ciò stesso hanno avuto una
diffusione non omogenea nelle diverse zone del paese. Tali divisioni, particolarmente evidenti nel
decennio del consolidamento democratico, sono rimaste sopite nei decenni di politiche distributive
(anni 1955-1975), essendo le diverse rappresentanze unite nella difesa di benefici acquisiti e delle
scelte di policy distributive5.
Coldiretti, nata nel 1944, fin da subito assunse i contorni dell’organizzazione d’interessi collaterale
alla DC, il suo braccio operativo nelle campagne, legata a doppio filo con il partito di governo, la
DC di De Gasperi che ne indica il primo presidente Bonomi (1945-1980) e che fa proprio il disegno
di policy della piccola proprietà contadina, del coltivatore diretto e della famiglia contadina come
unità sociale di riferimento (più che unità produttiva). Confagricoltura - nata nel 1949 sulle spoglie
della Confederazione fascista degli agricoltori – accettò un ruolo di secondo piano rispetto a
Coldiretti, riuscendo comunque ad influenzare il processo decisionale a difesa degli interessi della
grande proprietà, sia attraverso la vicinanza ad esponenti politici di governo e dei partiti politici di
Centro e di Destra sia grazie alla conoscenza e alla frequentazione della macchina ministeriale
(Perricone 1999). Federterra - organizzazione che rappresentava i lavoratori agricoli salariati - per
iniziativa del PCI per contrastare l’ascesa di Coldiretti fu fatta confluire nel 1955 in Alleanza
nazionale contadini – a rappresentare piccola proprietà e azienda familiare - diventata poi
Confcoltivatori nel 1977, ridenominata CIA nel 1992 (Albanese e Capo 1992)6.
Le due organizzazioni dominanti beneficiarono allora e nei decenni successivi di un accesso
privilegiato a governo e parlamento. Dal punto di vista della gestione della policy, si scelse di
affidare a Federconsorzi lo svolgimento per conto dello stato di un complesso di funzioni pubbliche
consentendo a questa struttura privata e alle organizzazioni ad essa strettamente legate
(Confagricoltura e Coldiretti, grazie ad un accordo siglato negli anni ’50 dai rispettivi presidenti,
Morlino 1991) di esercitare un capillare controllo sulle campagne e di condizionare l’intervento
pubblico in agricoltura per oltre 40 anni.
5 Le divisioni parzialmente riemergono dopo i cambiamenti degli anni ’90, con la ridefinizione della politica agricola e la differenziazione di interessi che gravitano dentro e fuori il settore. Gli anni recenti delle politiche ‘sottrattive’ innescano disaggregazioni d’interessi per comparto, differenziazioni per funzioni, e spingono anche verso forme di aggregazione finalizzate al lobbying, come vedremo in seguito. 6 Alleanza, e Confcoltivatori dal 1977, denominata Confederazione Italiana Agricoltori nel 1992 sono le organizzazioni agricole vicine ai partiti della Sinistra, PCI e PSI, create dopo Federterra e confluite in Confcoltivari e CIA (Albanese e Capo 1992).
Diversamente da altri paesi europei, in Italia le altre forme di aggregazione - come le cooperative e
le associazioni di produttori - nascono in ritardo e operano a lungo sotto l’ombrello di quelle
organizzazioni: su iniziativa di Coldiretti, Confagricoltura e Federconsorzi nasce Confcooperative
(area bianca), mentre Lega delle Cooperative aggrega il mondo della cooperazione della Sinistra
(area rossa); entrambi i fronti hanno presieduto alla formazione di associazioni agricole di prodotto
che a lungo hanno operato entro gli ambiti funzionali e organizzativi definiti dalle grandi
organizzazioni di categoria.
Solamente dagli anni ’90 – per la concomitanza di fattori che abbiamo già richiamato7 - queste
federazioni di cooperative o di associazioni si attivano autonomamente: Fedagri (di
Confcooperative), AncaLegaCoop, Federalimentare (di Confindustria) rappresentano interessi di
produttori associati in cooperative o consorzi, di filiere che aggregano produttori e trasformatori,
industria alimentare e distribuzione (come Coop e Conad). Si attivano stabilmente anche nuove
organizzazioni, come Copagri e Federbio, questa’ultima a rappresentare e promuovere gli interessi
degli agricoltori, dei tecnici e di operatori che scelgono le produzioni biologiche.
Dopo la crisi politica italiana dei primi ’90, i governi (di sinistra) avvicendatisi fra il 1996 e il 2001
si avvia la stagione della concertazione che rilegittima e rafforza i gruppi agricoli maggiori, ma
coinvolge anche nuove organizzazioni come Copagri, e Fedagri e Federalimentare quando le
questioni riguardano l’etichettatura, la regolazione dei contratti di filiera e altro ancora. Anche se i
governi successivi (Berlusconi II, III, Prodi II e Berlusconi IV, 2001, 2008) abbandonano questa
modalità in altri settori di policy, nell’arena agro-alimentare i ‘tavoli verdi’ e i ‘tavoli tecnici’
diventano una prassi consolidata e diffusa, sia perché essa è facilitata dalla presenza di un
ministero/ministro di settore sia perché multifunzionalità, nuovo regime di sostegno, complessità
tecnica nella gestione di queste politiche rendono necessario il ricorso alle organizzazioni
d’interesse: esse di buon grado ampliano servizi di consulenza, assistenza, di formazione, quelli
fiscali e assistenziali, offrendoli a utenti anche aldi fuori dei confini settoriali.
2. La struttura organizzativa
Passando ad illustrare la struttura organizzativa che i principali gruppi agricoli presentano nel
decennio contemporaneo, va precisato che la scelta è stata quella di privilegiare organizzazioni e
associazioni stabilmente attivi a livello nazionale, a rappresentanza generalista, quindi escludendo
quelle di comparto8; ciò perché solamente le prime si attivano su questioni di rilevanza ampia,
hanno accesso diretto al e capacità di influenza sul policy making. Va precisato anche che i dati
quantitativi riportati circa membership, diffusione territoriale, uffici e funzionari della sede centrale
si riferiscono agli anni 2012-13, arco di tempo coperto dall’indagine empirica.
7 Processi di cambiamento endogeni ed esogeni: diversificazione delle attività, specializzazione produttiva e quindi differenziazione degli interessi per comparti e per filiere (latte, carne, ortofrutta, vino, e relative associazioni di produttori come Unalat, Assocarni, ecc.); cambiamento del contesto politico (scomparsa dei partiti e della Federconsorzi) e di policy (riforme PAC).
8 Escludendo consorzi importanti come Unaprol, associazioni come AIA e ApoFruit, essendo appunto di comparto e mancando di una struttura centrale di livello nazionale. La loro attivazione e capacità di influenza è su questioni specifiche e spesso di rilevanza più locale (anche interregionale) che nazionale. Il progetto e il disegno di ricerca hanno trascurato il livello locale e anche quello europeo.
La prima considerazione generale riguarda la differenza fra natura confederativa di buona parte
delle organizzazioni di categoria e federativa della parte che aggrega invece associazioni e aziende
dell’agro-alimentare: tra le prime ricadono i tradizionali gruppi d’interesse e Copagri, tra le seconde
invece le organizzazioni delle cooperative, quelle più recenti – come Federbio – e che afferiscono a
confederazioni più ampie, come Fedagri, Ancalega e Federalimentare. La seconda considerazione
riguarda la natura della membership: giuridica in tutti i casi con l’eccezione della CIA che ha
membership mista; si tratta di una novità evidente rispetto al passato, specie per Coldiretti; tanto che
anche per i gruppi storici è difficile parlare di sindacati agricoli, piuttosto si tratta di organizzazioni
complesse multilivello, multicomparto e multiservizi. Terzo aspetto rilevante: tutte le
confederazioni presentano una struttura territorialmente diffusa con federazioni regionali e
provinciali in tutte le regioni e le province italiane; solo alcune sono organizzate anche per
comparto e categoria nel caso di Confagricoltura e per settori o filiere nel caso di Fedagri; non è
così invece per Coldiretti e CIA.
La diffusione capillare a livello comunale e intercomunale è tipica di Coldiretti e CIA –
rispettivamente con 20 e 19 sedi regionali, 97 e 86 sedi provinciali, ben 724 sedi zonali e 5000
uffici comunali per Coldiretti, 417 sedi zonali per CIA – le quali fanno di questa presenza diffusa
sul territorio il punto di forza per funzioni e servizi di assistenza fiscale, pratiche PAC, ecc. Copagri
invece manca di questa articolata struttura sia territoriale sia di comparto (essendo anche la
Confederazione più giovane, nata nel 1991, priva di una struttura consolidata, più che di sedi
regionali e provinciali sembra contare su 14 referenti di livello regionali e 50 referenti a livello
provinciale)9 . Ancalega e Federbio hanno strutture decentrate solo a livello regionale, aggregano
associazioni e operatori di natura diversa: cooperative, aziende, produttori associati; nel caso di
Federbio anche enti di controllo, tecnici, associazioni di consumatori del biologico. Federalimentare
non ha diramazioni regionali ma rappresenta associazioni di categoria del settore con 6500 aziende
– prevalentemente medie e piccole – dell’agroalimentare associate per comparto.
Un’ultima caratteristica che è propria delle grandi confederazioni agricole tradizionali – come
vedremo anche nel paragrafo successivo – è che la struttura organizzativa è sempre al centro di un
‘sistema’ o ‘galassia’ di società di servizi afferenti e di enti collegati che operano in tutti gli ambiti
collegati all’agricoltura e si occupano di fornire supporto e consulenza di vario tipo agli operatori
del settore. E’ sicuramente il caso di Coldiretti e CIA, e tale complessità si riflette poi nel disegno
degli organi dirigenti, come vedremo di seguito. Anche per Confagricoltura emerge questo aspetto
organizzativo anche se sviluppato in altra direzione: sono le federazioni di categoria e di prodotto10
a costituire una dimensione organizzativa tradizionalmente importante. La doppia suddivisione
territoriale e per comparto rende complesso l’organigramma degli uffici della struttura centrale11,
tenuto conto di attività differenziate e servizi forniti ad una varietà di soggetti/soci, nonché delle
aree trasversali di Comunicazione, informazione, servizio studi.
Ciascuna organizzazione è dotata di statuto, ma varia sia il numero degli organi – assemblea
nazionale, giunta, consiglio e collegio dei revisori – sia le rispettive composizioni e funzioni.
9 Non è stato possibile verificare le informazioni raccolte dal sito e da altre fonti perché i responsabili Copagri non hanno
accettato di incontrarci, né risposto al questionario on line. 10 Le federazioni di categoria sono tre (proprietari conduttori, affittuari, imprese) e quelle di prodotto sono 22 (ovini bovini avicoli, agricoltura biologica, ecc.), http://www.confagricoltura.it/ita/confagricoltura/federazioni-di-prodotto_19.php
11 I cui organi sono: l’Assemblea, il Comitato Direttivo e la Giunta esecutiva; è la Direzione generale che coordina l’intera attività.
Organo importante è il presidente – carica ricoperta per molti mandati da personalità interne
all’organizzazione12 – eletto dalle assemblee composte dai delegati delle componenti essenziali
(territoriali, di comparto, di categoria); così come lo sono le giunte o comitati/consigli direttivi -
composti dai presidenti delle federazioni e associazioni – per la guida della struttura organizzativa.
Coldiretti, in occasione dell’ultima revisione dello Statuto, ha rafforzato il ruolo di coordinamento e
di guida del Segretario generale tenuto conto della complessità della struttura centrale (le macro
aree delle struttura centrale sono: Comunicazione e Servizi; Area Economica, Area legale, Area
Ambiente e territorio, Area Sociale, Area Sicurezza alimentare, Area Formazione, infine Area
Comunicazione e stampa) e della molteplicità di funzioni e servizi perseguiti anche da federazioni
provinciali e locali (consulenza e assistenza fiscale, tecnica e progettuale). Anche la CIA che -
articolata in associazioni di categoria, istituti e società che operano nel settore, e non solo nella
produzione - riflette tale articolazione nella struttura dirigenziale: al vertice il Presidente, con tre
vicepresidenze e un direttore nazionale a coordinare l’attività delle numerose associazioni (donne in
campo, giovani, pensionati, agricoltori biologici) enti di servizio e di formazione che fanno capo
alla galassia CIA. Copagri, come già evidenziato, manca di Statuto ed è guidata da un presidente e
un vicepresidente (non ha struttura centrale differenziata, la sede centrale conta su poche unità di
personale)13.
Nel settore agro-alimentare sono attive diverse cooperative agricole e consorzi, che in forma
associata danno vita a all'Associazione Nazionale Cooperative Agroalimentari (ANCA
LEGACOOP), alla Federazione Nazionale Cooperative Agricole ed Agroalimentari
(Confederazione Cooperative Italiane) e all'AGICA – AGCI che partecipano alla contrattazione
collettiva per i dipendenti delle cooperative. La loro struttura organizzativa – così come vedremo
anche le risorse disponibili – è differente rispetto a quelle delle precedenti organizzazioni
d’interesse e rispecchia origini e specializzazione funzionale. Ad esempio, Fedagri di
Confcooperative nasce nel 1992 dall’iniziativa di federazioni di prodotto: Federlatte, Federcantine,
Federortofrutta, Federagricole; è la maggiore organizzazione dell'intera cooperazione agricola ed
agroalimentare in termini di numero dei soci nonché di fatturato complessivo 14 ; le strutture
associate operano in tutti i comparti produttivi (compresi: servizi e mezzi tecnici, forestale) per la
valorizzazione dei prodotti attraverso la gestione diretta dell’intera filiera (produzione, lavorazione,
trasformazione e commercializzazione sui mercati nazionali ed esteri). La struttura centrale ha ai
vertici Presidente, Direttore e si divide in 3 macro aree15; è inserita nel contesto organizzativo di
Confcooperative; è organizzata in federazioni regionali e in 6 macro settori produttivi
(ortofrutticolo, Lattiero caseario, Vitivinicolo, Agricolo e Servizi, Zootecnico, Forestazione e
Multifunzionalità).
Più antica l’Associazione Nazionale delle Cooperative Agroalimentari aderente alla Legacoop (nata
infatti nel 1957). Organizzazione e organi dirigenti riflettono la doppia dimensione e
specializzazione - di comparto produttivo e trasversale territoriale – con una presidenza formata da
13 membri compreso il presidente e 2 vice presidenti, 5 presidenti di legacoop regionali, 5 di
12 Sergio Marini ha guidato Coldiretti per oltre un decennio, Avolio e Politi rispettivamente per 23 e per 13 anni la CIA e Guidi
per un ventennio Confagricoltura. 13 Presidente e vice sono gli unici organi di riferimento (eletti da un Congresso). Questo è quanto si legge sul sito. Eppure Copagri e il suo presidente Verrascina compaiono sempre accanto alle storiche confederazioni, nel CNEL, audite in Parlamento e consultati ai tavoli verdi, menzionati regolarmente insieme alle organizzazioni maggiori in ogni comunicato stampa. 14 Organizzazione di rappresentanza della cooperazione agroalimentare italiana, con 3.532 cooperative aderenti che associano 465.000 produttori e che generano un fatturato complessivo di 25,2 miliardi di euro 15 Area economico-normativa, ufficio stampa, Area Programmazione e sviluppo, Area Promozione e comunicazione
comparto (Apofruit, CEVICO, Progeo, GranlatteGranarolo, Unipeg, Il Raccolto). La Direzione
nazionale formata da 80 componenti delle maggiori cooperative e strutture regionali. I settori di
intervento sono 13 e sono le filiere più importanti ciascuna con un responsabile tecnico e un
responsabile politico; le macro-aree funzionali sono cinque16 . Meno complessa la struttura di
Federalimentare – Federazione dell’Industria alimentare, con le 16 Associazioni di categoria e 2
aggregate17 che la costituiscono; è aderente a Confindustria e rappresenta/promuove gli interessi
dell’industria alimentare italiana, secondo comparto manifatturiero dopo il settore metalmeccanico18.
Federbio è recente federazione di associazioni e di cooperative, di produttori e organismi di
certificazione, associazioni ambientaliste e trasformatori e distributori, dei tecnici e dei consumatori
biologici. E’ l’unica associazione che non ha la sua sede principale a Roma, ma a Bologna. I soci
associati variano nella loro tipologia: 34 soci produttori, 5 soci operatori dei servizi, 9 soci
organismi di certificazione, 1 associazione di consumatori, 2 associazioni culturali ambientaliste, 4
soci trasformatori distributori. FederBio raggruppa la quasi totalità della rappresentanza del settore
biologico, sia a livello nazionale sia regionale. L’organigramma è composto dalla Presidenza
(supportata da Segreteria, un ufficio Relazioni istituzionali e un ufficio a Roma), affiancata da due
Vice Presidenti, dal Consiglio direttivo, dall’Assemblea dei soci, e accanto ad essi operano il
Comitato scientifico e il Comitato tecnico nonché il Giurì di Autodisciplina.
Tabella 1 – La struttura organizzativa
Gruppo Tipo Membership Sedi Regionali /
Provinciali
Organi
n°
n°
componenti
organi
esecutivo
Uffici
n°
COLDIRETTI Confed. Giuridica 19R, 97P 6 9 8
CONFAGRICOLTURA Confed. Giuridica 20R, 87P 3 11 15
CIA Confed. Fisica 18R, 95P 6 8
COPAGRI Confed. Giuridica 14R, 50P 5 3
FEDAGRI
(CONFCOOPERATIVE)
Federaz. Giuridica 21R, 1P 4 18 ..
ANCALEGA
(LEGA DELLE COOP)
Federaz. Giuridica 18R 3 Varia 20
FEDERALIMENTARE
(CONFINDUSTRIA)
Federaz. Giuridica 0 5 8-10 3
FEDERBIO Federaz. Giuridica 14R 9 10 2
16 Legislazione e finanza, Fisco e diritto societario, Lavoro e previdenza complementare, Qualità, Ricerca e Innovazione.
17 Associazione industrie dolci e paste, prodotti ittici, conserve alimentari, prodotti zootecnici ecc., illustrate in http://www.federalimentare.it/m_associazioni.asp
18 Federalimentare; conta oltre 6.500 aziende con più di 9 dipendenti per un totale di 405.000 addetti; solo 2.600 aziende superano i 19 dipendenti.
3. Le risorse delle organizzazioni agricole
Parlando di ‘sistema o galassia’ di istituti ed enti che gravitano attorno alle organizzazioni
d’interesse considerate, si è anticipato il discorso sulla consistenza delle risorse disponibili e
utilizzate per realizzare le diverse funzioni di rappresentanza, promozione/difesa degli interessi di
settore/comparto, e di indirizzo e supporto per gli operatori, siano essi imprenditori, pensionati,
giovani, donne, associazioni collegate. In particolare vanno menzionate le attività informative,
comunicative, editoriali che tutti i gruppi realizzano attraverso una differenziata strumentazione –
dal sito web alle news on line, ai settimanali specialistici e tecnici, ai mensili di riflessione
commento e aggiornamento sulle questioni salienti, fino alle riviste scientifiche e ai periodici che si
rivolgono si ai propri membri, ma anche a lettori appartenenti ad altri settori, ai consumatori, e agli
esperti. Questa intensa e differenziata attività informative/cognitiva è sicuramente strumento e
strategia cruciale nella fase di definizione e ridefinizione degli interessi stessi; essa è stata
fondamentale nella fase di cambiamento degli anni ’90 e primi 2000 quando si è provveduto alla
ridefinizione dei confini della policy, alla rielaborazione dei compiti e della missione delle
organizzazioni di settore (rif bib.).
Come sinteticamente illustra la tabella 2, una delle risorse principali e distintive è costituita dal
numero di associati iscritti (e quindi dall’importanza relativa di ciascun gruppo rispetto agli altri).
Le altre risorse rilevanti nell’ambito delle attività complessive di questi gruppi e di quella di
lobbying sono: i funzionari della struttura centrale, ancor più le società di servizi – come CAA ai
CAF, società di consulenza per l’agriturismo o lo sviluppo rurale, assistenza tecnica –infine le
risorse finanziarie (che però solo in pochissimi casi sono state rese note), e come detto l’editoria
specialistica e di informazione.
Anche in relazione alle risorse emerge evidente la diversità fra confederazioni agricole e
federazioni di cooperative e di aziende (basti guardare al numero di funzionari impiegati nelle
strutture centrali: dai 117 e 100 di CIA e Coldiretti ai 20 di Federalimentare). Un caso a parte è
sempre Federbio, con minori risorse, una struttura leggera, ma reti e servizi on line su attività e
progetti (come BioHabitat, BioReg) informazioni per operatori e consumatori (Sos Produttori,
QuiCibo, Green Energy Desk) e banche dati19.
A dimostrazione del fatto che le organizzazioni agricole tradizionali hanno ampliato il loro mandato
si guardi in primis ai 1.600.000 associati di Coldiretti (la maggioranza delle imprese che operano
nell’agricoltura italiana, con circa il 68% degli iscritti alle Camere di Commercio) (Rapporto EIRO
2007; Settembri 2011; intervista 2014). Di questi circa la metà sono imprenditori agricoli attivi
(titolari e collaboratori familiari) e società; la restante parte rappresenta 650.000 pensionati agricoli,
da qualche migliaio di altri soggetti anche del settore ittico recentemente. Del sistema Coldiretti
fanno parte UNCI-Coldiretti che associa le cooperative agricole20; Creditagri Coldiretti è il più
19 http://www.federbio.it/ 20 Unci-Coldiretti nasce nel 2009, è associazione nazionale delle cooperative agricole e di trasformazione agroindustriale aderenti all’Unci, con l’obiettivo di realizzare la più grande centrale cooperativa agroalimentare a livello nazionale. A guidare la nuova associazione sarà Mauro Tonello, vicepresidente della Coldiretti, eletto presidente all’unanimità dall’assemblea. Il nuovo soggetto associativo rappresenta la cooperazione che fa crescere le imprese e abbraccia appieno l’idea di dar vita ad una
importante confidi italiano del settore agricolo e agroalimentare; vi è poi Fondazione Campagna
Amica della quale fanno parte circa 850 farmers market, i mercati degli agricoltori, migliaia di
punti di vendita diretta e gli agriturismi associati a Terranostra. Coldiretti dispone di organi di
stampa settimanali - IL Coltivatore – di informazione on line e della Casa Editrice TELLUS. Last
but not least, Consorzi Agrari d’Italia – nuova versione della federconsorzi, holding per la filiera
agro-alimentare, è nata sotto l’egida di Coldiretti. Il sistema Coldiretti si avvale di circa 60 Società
di servizi denominate Impresa verde.
Confagricoltura conta 668.000 associati (imprese agricole con dipendenti, 222.000 aziende a
conduzione diretta, 301.000 altre imprese (contoterzisti, manutenzione del verde, altro). Il gruppo è
al centro di 16 enti collegati, fra cui i CAF, ma anche ANP, l’associazione dei pensionati,
l’Associazione nazionale giovani agricoltori, e Confagricoltura Donna. Sono Enti collegati: Mutua
FIMA, Agriturist, ENAPRA, Patronato ENAPA, CAF Imprese e CAA, Confagri e Verde Sicuro,
Legal Media, SEPE Editoria. Accanto alle aree Comunicazione e informazione è stata attivata una
dedicata all’internazionalizzazione; nell’insieme contribuiscono a Mondo Agricolo (mensile on
line), web TV, newsletter tecniche e informazioni per reti di impresa (AgroNetwork) e
Internazionalizzazione. Enti collegati: Federchimica, AISA, NewVision, COOP, BioLab
Managment.
Gli associati iscritti della CIA sono oltre 900.000, di cui circa 300.000 imprenditori agricoli e
600.000 lavoratori agricoli subordinati, compartecipanti familiari, coadiuvanti tecnici pensionati.
L’Associazione Nazionale Pensionati (ANP) conta 465.000 associati di tutte le categorie, ed è attiva
dal 1972; ha una sede nazionale e 120 di livello regionale, provinciale e interprovinciale. Oltre ad
ANP, ci sono AGIA (Giovani agricoltori, attiva dal 200021), Donne in campo, e ancora istituti e
società che forniscono alle persone e alle imprese servizi di assistenza previdenziale, sociale,
sanitaria, fiscale, tributaria, contrattuale, assicurativa, tecnica, formativa, informatica: Anabio,
ASES, Turismo Verde, i CAF, il patronato INAC, ecc. AIEL22 è l’associazione promossa dalla CIA
ma dotata di statuto, uno staff di sei persone, che opera nel settore delle Energie Verdi,
organizzando convegni ma anche fornendo informazioni, con una rivista tecnica per il settore e gli
operatori; soci possono essere tutti i soggetti - pubblici privati, enti ecc. – che operano per la
promozione dell’energia verde. Enti collegati: Unipol. Le risorse editoriali sono: NuovAgricoltura
quotidiano on line di informazione dal 2003; Humus, periodico dal 2002 al 2005; Economia e
diritto agroalimentare (rivista scientifica quadrimestrale frutto della collaborazione CIA e
Università di Firenze).
Per quanto riguarda Copagri, gli associati dichiarati sono 300mila. Riconosciuta dalle istituzioni
nazionali a tutti i livelli, la confederazione è presente nelle sedi di consultazione e negoziazione; è
filiera agricola tutta italiana firmata dagli stessi agricoltori, che renda visibile l’ “italianità” nei confronti del consumatore e distingua l’intero prodotto agricolo autenticamente made in Italy, basandosi sulla trasparenza della filiera, sull’identificazione dell’origine in etichetta e sul legame del prodotto con il territorio di riferimento”. 21 AGIA non ha un proprio statuto, è organizzata in strutture regionali e privinciali; partecipa con propri rappresentanti nelle sedi di consultazione e di concertazione delle politiche imprenditoriali giovanili, quali: l'Osservatorio per l'Imprenditorialità Giovanile in Agricoltura presso il MIPAF e nella Consulta delle Forze Sociali Giovanili presso il CNEL. In ambito europeo partecipa con propri membri nel CEJA - Consiglio Europeo Giovani Agricoltori - che rappresenta gli interessi dei giovani agricoltori in Europa. 22 Associazione italiana energie agroforestali, ha come fine la promozione e la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili di origine agricola e forestale, nonché lo sviluppo del loro utilizzo energetico per fini civili ed industriali. In particolare, l’Associazione si prefigge di diffondere la conoscenza delle più moderne tecnologie per la coltivazione, raccolta, lavorazione e trasformazione delle colture energetiche.
firmataria di accordi interprofessionali, ma non ha enti collegati o federazioni di prodotto. Il sito
web fornisce le indicazioni minime ed essenziali.
Fedagri è la principale organizzazione di rappresentanza della cooperazione agroalimentare italiana,
con 3.532 cooperative aderenti che associano 465.000 produttori (base sociale più ampia nel
vitivinicolo, agricolo e servizi, ortofrutticolo23. Inserita nel sistema Confcooperative, condivide
parte delle risorse, sviluppandone di proprie: come ARS (Agri Rete Service), o FonCoop, per la
formazione e servizi di consulenza finanziaria, come FedagriRete, e Fondi Pensione Integrativi
(FilCoop 24 ). Dispone di un portale di informazione su punti vendita, eventi e campagne
comunicative, link ai servizi e area informativa su attività di Agrinsieme; nonché UNICAA alta
professionalità al servizio delle imprese agricole, consulenza e informazione su adempimenti e
opportunità in relazione a PAC e PSR25.
Ancalega associa oltre un migliaio di cooperative contando più di 200.000 soci. Anche in questo
caso le risorse specifiche sono sviluppate in funzione di attività di servizio e consulenza ma
diversificate per filiera (ciascuna filiera ha caratteristiche produttive e di e mercato diverse). Anche
per questa associazione la figura del presidente è cruciale: a guidarla fino a marzo 2014 è stato
l’attuale ministro del Lavoro Poletti, sostituito dall’attuale Lusetti26. Parte delle risorse sono in
comune con Legacoop; specie in ambito di comunicazione e informazione, consulenza legale su
fisco e diritto societario, finanza, ambiente27. Protocolli con altre associazioni non di settore – come
ABI – per agevolazioni creditizie a nuove imprese o imprese femminili.
Federalimentare associa oltre 6.800 aziende con 400 mila e oltre addetti complessivamente. Buona
parte delle risorse sono finalizzate a promuovere le esportazioni e la visibilità dell’intero sistema
alimentare all’estero, e promuovere l’istituzione di organismi europei, come il Consorzio Spread
European Safety, per favorire Progetti Integrati28. In tal senso, l’organigramma di uffici e funzioni
rispecchia tali impegni : oltre ai Vicepresidenti responsabili per Made in Italy, Expo 2015,
Istituzioni UE, vi sono suddivisioni e responsabili per : Progetti Europei Innovazione e Horizon
2020, Uffico Studi Mercati e dati, Nutrizione e salute, Responsabile Fiere Cibus ecc., responsabile
23 Fatturato complessivo di 25 miliardi di euro. http://www.fedagri.confcooperative.it/C11/Press%20Kit/Document%20Library/FEDAGRI%202012x.pdf 24 Fondo Pensione a Capitalizzazione per i lavoratori dipendenti addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria, per i dipendenti da Cooperative di trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici e lavorazione prodotti alimentari e per i lavoratori dipendenti da cooperative e consorzi agricoli 25 Anche nel caso di Fedagri il presidente ha un ruolo importante, essendo figura che ingloba diversi incarichi e responsabilità. Maurizio Gardini presidente Fedagri dal 2009 è anche alla guida dal 2000 della più importante cooperativa agricola italiana: Conserve Italia, che opera nel settore della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, con strutture di produzione e commercializzazione in Italia e all’estero (fatturato complessivo di oltre 1.000 milioni di euro). Dal 1996 è Presidente della Confcooperative Emilia Romagna (1.800 cooperative, 280.000 soci ed un fatturato di 12,5 miliardi di euro), dopo aver in precedenza guidato la Giunta agricola regionale. Componente della Presidenza Nazionale di Confcooperative, è inoltre al vertice di Fondosviluppo S.p.A., società che opera per lo sviluppo e la promozione della cooperazione. Riveste incarichi presso strutture cooperative ortofrutticole dell’Emilia-Romagna: Agrintesa (di cui è attualmente vicepresidente) e Apo Conerpo, la più grande associazione di produttori ortofrutticoli in Italia, di cui è membro del Consiglio d’Amministrazione. È consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì. 26 Lusetti guida Legacoop sassuolese del ‘54. Dal 2001 è amministratore delegato di Nordiconad, impresa cooperativa tra dettaglianti, che aderisce al Consorzio nazionale Conad. Il Gruppo associa 536 imprenditori e si sviluppa attraverso una rete composta da 464 punti vendita (a insegne Conad, Conad City, Margherita, E.Leclerc-Conad in oltre 200 comuni del nord Italia), con un fatturato di 1.415 milioni di euro e 5.521 addetti. 27 Servizi e consulenze di Legacoop su assistenza start up; assistenza fiscale e societaria; assistenza al credito; Assistenza tematiche del lavoro; assistenza sindacale e contrattuale; assistenza legislativa; ambiente e sicurezza; Legge 231; Interpretazione circolari; seminari. 28 Tra i quali tra i quali SMEs NET e TRUEFOOD, la Piattaforma Tecnologica FOOD FOR LIFE e il Cluster AGRIFOOD ; si tratta di strumenti previsti dalla Commissione Europea per restituire competitività alle imprese attraverso la mobilitazione di una massa critica di risorse e competenze in materia di ricerca e sviluppo tecnologico
Politiche industriali relazioni parlamentari e lobby. L’attività di ricerca è altrettanto se non
maggiormente sviluppata con progetti e piattaforme anche internazionali. Servizi on line per l’area
sindacale e per la formazione, nonché dati e banche dati su produzione ed export, prodotti.
Tabella 2 – Le risorse dei gruppi
Gruppo Soci/
Associati
Funzionari
stipendiati
Entrate
annue
(in euro)
Addetti
Relazioni
Istituzionali
Addetti
Comuni-
cazione
Coldiretti 1.600.000 100 n.d. 7 4
Confagricoltura 668.200 120 n.d. 8 7
CIA 914.528 117 n.d. 20 6
Copagri* 300.000 50 n.d. 2 3
Fedagri
(Confcooperative)
3.532 … n.d. .. ..
Ancalega
(lega delle Coop)
1.140 30 800.000 1 1
Federalimentare
(Confindustria)
18+1 20 800.000 2 1
Federbio 34 6 850.000 .. 1
4. Temi e strategie di lobbying
La descrizione accurata di struttura e risorse organizzative fornisce già un’idea della complessità e
della consistenza dell’attività di sensibilizzazione, informazione e lobbying vero e proprio che i
gruppi agricoli sono in grado di sviluppare stabilmente. Le interviste che sono state condotte hanno
poi sistematicamente confermato come proprio il lobbying sia l’attività che impegna per oltre il 50-
60% le strutture e cui le risorse sono dedicate. Emerge chiaramente come l’azione di lobbying di
questi gruppi sia ad ampio spettro, esplicandosi nelle diverse fasi del processo di policy (Agenda e
formulazione, decisione e implementazione) e ai diversi livelli di governo 29 . Procedendo ad
identificare le modalità prevalenti del lobbying adottate dai gruppi agricoli italiani, la specificazione
analitica utile nella ricerca empirica e nella presentazione dei risultati fa riferimento alla distinzione
fra strategie proposta da Binderkrantz (2005, 2012, vedi Introduzione). Infatti, tutti i gruppi agricoli
- grazie a strutture complesse e dotazione di risorse – sono in grado di perseguire strategie
amministrative con riferimento a attori e strutture governative, parlamentari nel corso del processo
29 Qui si dà conto del livello nazionale, ma l’attività è intrinsecamente legata a quella comunitaria e a quelle locali In riferimento a più questioni e quasi tutti gli intervistati hanno evidenziato come la collaborazione e il lobbying a livello locale siano ancora più stretti, quasi un tutt’uno con programmazione, decisione e gestione. Così come il lobbying a livello europeo è ormai istituzionalizzata attraverso vari canali istituzionali e network che vanno ben oltre l’organizzazione –ombrello Copa-Cogeca.
legislativo, comunicative e mediatiche30, ed anche a quelle di mobilitazione e protesta seppure
perseguite solamente da alcuni gruppi dei gruppi considerati. Andrebbe forse aggiunta la strategia di
networking intesa come stabile collaborazione e coordinamento di azioni di lobbiyng sviluppatasi
con la creazione di Agrinsieme su iniziativa e con la partecipazione di tutti i principali gruppi del
settore, con l’eccezione significativa di Coldiretti (e di Federbio e Copagri). Questo ampio spettro di
strategie è utilizzato da tutte le maggiori confederazioni, ma va specificato che le federazioni
dell’agro-alimentare quasi mai utilizzano la mobilitazione.
Nello specifico e trattando prima delle strategie amministrative -governative, va evidenziato che
una caratteristica del settore agro-alimentare che si riverbera anche sul lobbying e sulle modalità
secondo cui si sviluppa è costituita dalla diffusione delle pratiche di consultazione, concertazione e
co-gestione quasi istituzionalizzata, degli stretti rapporti fra i gruppi e le diverse sedi dell’esecutivo
(esponenti di governo, sottosegretari e funzionari dell’apparato ministeriale). Queste relazioni
sviluppate anche nel passato, si sono consolidate e quasi istituzionalizzate grazie alla creazione dei
‘tavoli verdi’ e dei ‘tavoli tecnici’, hanno come interlocutore governativo privilegiato il ministro e il
ministero agricolo (MIPAF è non solo referente e canale di accesso privilegiato, ma è anche
promotore degli interessi agricoli in sede di governo e a Bruxelles in ambito PAC). Si sono
rafforzate perché si è ampliato il maggiore numero di questioni inerenti l’ambito di policy. Inoltre,
forme di consultazione e occasioni di incontro si stanno intensificando anche con altri ministeri
(Ambiente, Sanità, Welfare e occupazione, Economia e finanze): ormai molte questioni nell’agro-
alimentare e nell’agricoltura multifunzionale ed ecocompatibile devono essere definite e decise in
sedi interministeriali; così come la questione della fiscalità agricola e recentemente oggetto di
revisione e confronto. Per questo nella tabella 3 accanto alle audizioni segneremo anche il numero
di tavoli.
Le organizzazioni agricole sono parte attiva sui tavoli di concertazione fra parti sociali e Governo;
ma hanno anche delega governativa per lo svolgimento delle pratiche connesse alla PAC dagli
anni ’90 (con i propri centri CAA) e stipulano contratti collettivi nazionali per operai, impiegati,
dirigenti agricoli oltre al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i dipendenti delle imprese del
verde; sottoscrivono al livello regionale gli accordi sui prezzi di alcuni prodotti – come il latte, il
pomodoro da industria – insieme alle parti sociali (produttori associati e industrie di trasformazione).
Dell’azione di lobbying si occupano sicuramente i presidenti coltivando relazioni con ministri
sottosegretari e parlamentari, se ne occupano i direttori e i funzionari coltivando relazioni e
scambiando quotidianamente informazioni con dirigenti ministeriali e funzionari. Si tratta di una
divisione del lavoro sia gerarchica sia tematica (sub questioni come i voucher per i lavori stagionali,
lo sviluppo rurale, l’etichettatura, come le questioni di comparto ). I funzionari dei gruppi che
seguono questioni specifiche hanno relazioni sistematiche con le burocrazie ministeriali, nei diversi
dicasteri – in prima fila il Mipaf, ma come si diceva, anche Ambiente, Welfare e Occupazione,
Sanità – a volte coinvolgendo più uffici. Ne emerge – confermato da tutte le interviste - un sistema
di relazioni consolidato, continuativo via telefono via mail di incontri e scambi d’informazione su
30 Qui ricomprendendo tutte quelle attività di informazione e di diffusione di conoscenza tecnica o anche ‘non specialistica, di cui si occupano tutte le organizzazioni agricole con i siti e con l’editori, ma anche con le manifestazioni periodiche ormai note oltre i confini settoriali (Cernobbio, Cibus Sana ecc.). Allo stesso modo vanno segnalati contenuti prevalenti e stile comunicativi utilizzati sui siti web dei vari gruppi: presentazione dei temi e delle questioni oggetto di attenzione e azione del gruppo indicano priorità e salienza (ad esempio su sicurezza alimentare e ambiente; tutela dei consumatori o promozione del made in Italy; fiscalità e altro ancora). L’informazione Coldiretti ad esempio ha da tempo perso la sola connotazione agricola e si rivolge a consumatori e cittadini.
ogni questione, nella sua definizione o nell’individuazione delle soluzioni tecniche. La frequenza di
incontri e rapporti con esponenti politici dei ministeri e di governo è ovviamente minore, ma uguale
per i vari gruppi: si incontra raramente il Presidente del Consiglio31, si incontrano i ministri poche
volte in un anno, molto più spesso i sottosegretari e i dirigenti generali, spessissimo – come detto - i
funzionari.
Frequenti sono i tavoli ministeriali, ma anche i tavoli interministeriali con Lavoro, Ambiente, in
particolare sono frequenti, e se i rapporti sono sicuramente più stretti con il Ministero
dell’Agricoltura, ormai l’azione è più ampia e riguarda appunto anche altri settori
dell’amministrazione.
Per quanto concerne la strategia parlamentare in fase legislative va segnalato che i rapporti con il
Parlamento si sviluppano prevalentemente nelle Commissioni di Camera e Senato che si occupano
di agricoltura; le relazioni più frequenti sono con i presidenti di Commissione e con alcuni
parlamentari di riferimento che ne sono membri, ma anche con parlamentari che per professione o
per collegio elettorale mostrano particolare attenzione per le questioni agricole.
Ovviamente il canale istituzionalizzato delle audizioni coinvolge tutti i gruppi agricoli
indistintamente: con regolarità tutti i maggiori gruppi sono chiamati in Commissione almeno 3 o 4
volte l’anno.
I partiti politici non sono più referenti privilegiati ma vi sono rapporti comunque frequenti con
alcuni singoli esponenti di partito o funzionari delle strutture di partito qualora si occupino delle
questioni agricole del momento.
Riguardo alle strategie mediatiche-comunicative, esse assorbono buona parte delle attività di
informazione quotidiana e periodica, specialistica e non, indicano ad associati ed esterni quelle che
sono le impostazioni e le priorità del gruppo(vedi nota 32); esse si realizzano anche grazie a grandi
eventi, che meglio sono utili a diffondere messaggi su contenuti e missione del gruppo e si
rivolgono non solo agli associati quanto agli esterni: il riferimento è al Cibus di Parma, SANA di
Bologna, Vinality di VeronaFiere, ma anche i seminari di Cernobbio di Coldiretti, e ovviamente
nell’ultimo arco di tempo in primo piano e per quasi tutti i gruppi il mega evento di EXPO 2015,
verso cui si rivolge l’attenzione come ‘vetrina’ dell’issue alimentare-agricola, delle questioni del
made in Italy, qualità, sicurezza e temi correlati.
La mobilitazione si limita sostanzialmente a campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, con
tavoli o sit-in nelle piazze delle grandi città, qualche corteo di protesta simbolica a Roma, ed è
strategia utilizzata sostanzialmente da Coldiretti e Cia. Vi si ricorre per dare salienza a questioni in
discussione nelle sedi istituzionali (made in Italy, contraffazione, tracciabilità, etichettatura)
coinvolgendo l’opinione pubblica.
Passando a trattare delle issue maggiormente salienti – forse per la contingenza storica del momento
– ve ne sono alcune macro – come la riforma PAC32, la fiscalità agricola, ma anche EXPO 2015,
31 Uno o due volte l’anno capita anche l’incontro con il Presidente del Consiglio, affiancato dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, a Palazzo Chigi e l’incontro è aperto a tutti i rappresentanti delle maggiori organizzazioni della filiera agroalimentare nazionale, per discutere temi generali del settore agricolo e dell’industria alimentare (Pac, fiscalità, internazionalizzazione e ruolo della filiera). 32 Anche se poi l’attenzione si concentra su aspetti diversi (modifiche al regime di aiuti diretti, piuttosto che sviluppo rurale, indirizzi su qualità, greening, modulazione).
come appena detto - assolutamente comuni, altre connesse alla specificità di mandato e di
rappresentanza. Coldiretti ha indicato questioni come la tutela del made in Italy, la vendita diretta in
azienda, la lotta alle imitazioni come questioni che da tempo impegnano il lobbying della
confederazione; Confagricoltura che rappresenta le grandi aziende ha citato l’IMU sui terreni
agricoli e fabbricati rurali come questioni centrale su cui intensamente si è spesa nell’arco dei
mesi33; mentre Federalimentare che rappresenta le industrie di trasformazione ha citato l’art. 62
( della più ampia legge sulle liberalizzazioni, D.L. 1/2012 in attuazione di Direttiva 2011/7/UE,
convertito con Legge 27 del dicembre 2012) che regola tempi e modi di pagamento dei produttori
associati e singoli da parte dell’industria; Federbio ha dedicato buona parte del tempo a questioni
relative a controlli e frodi riguardanti produttori e produzioni biologiche. Ciò che emerge quindi è
che le questioni salienti sono solo in parte comuni perché fra i maggiori gruppi d’interesse agricolo
vi è una piuttosto chiara differenziazione delle istanze rappresentate (grandi medio-piccole aziende,
produttori, trasformatori industriali, produzione associata in cooperative, aziende biologiche).
La differenziazione di alcune delle questioni segnalate dai gruppi agricoli ci introduce ad un altro
aspetto rilevante del lobbying: in questo particolare settore (dell’agro-alimentare, sviluppo rurale,
agriturismo) tradizionalmente non vi sono interessi contrapposti o ‘nemici’; piuttosto vi è ampio
consenso sul valore collettivo di queste attività e sulla necessità di un supporto pubblico. E’ pur
vero che anche in questo settore la spending review comporta l’interferenza del governo e del
ministero economico e delle finanze, ma non sono emerse contrapposizioni sistematiche e strutturali.
Piuttosto in questi ultimi tempi stanno emergendo le differenziazioni interne al settore allargato, fra
interessi di produttori e quelli di trasformatori, fra agricoltori tradizionali e quelli biologici, fra
cooperative operanti sui mercati locali e nazionale e aziende esposte sui mercati mondiali; sono
segnali di impostazioni e missioni diverse nella promozione e tutela di interessi ormai molteplici e
vari. In ogni caso è emerso un atteggiamento diffuso di collaborazione, nella ricerca di sinergie ed
azioni comuni in funzione del rafforzamento delle posizioni e delle possibilità di far valere un
fronte comune; con poche eccezioni: quella di Coldiretti34, organizzazione ormai percepita come
impostata all’isolazionismo, di Federbio considerata organizzazione ‘a parte’ per il tipo di interessi
rappresentati.
Tutti gli altri gruppi invece hanno dato vita proprio fra il 2012 e il 2013 ad un coordinamento
dell’azione di lobbying formalizzato con la creazione di AGRINSIEME. la nuova sigla raccoglie
sotto un unico tetto le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative
italiane (che a sua volta comprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop
Agroalimentare). Il neonato organismo non è il risultato di una fusione ma un "contenitore" con il
compito di coordinare le istanze delle cinque organizzazioni, per presentare alle istituzioni un unico
interlocutore che parli per il mondo agricolo, in grado di sintetizzare le diverse strategie del settore
33 Confagricoltura, insieme a Coldiretti e Cia, le altre due organizzazioni delle imprese agricole, dal 22 dicembre hanno ottenuto l'apertura di un tavolo «tecnico» con il governo, per cercare di «far comprendere con i numeri» le criticità del provvedimento e le conseguenze per l'agricoltura. «La settimana scorsa il sottosegretario Vieri Ceriani ha tenuto un'audizione al Senato e, ancorché abbia affermato la volontà del governo di non penalizzare il settore, non ha lanciato alcun messaggio positivo. Adesso siamo in attesa di una nuova convocazione. Fino ad oggi abbiamo scelto il dialogo, come dimostra il tavolo ancora aperto. Ma giudichiamo questo sistema di tassazione iniquo e come tale non intendiamo assoggettarci senza aver espresso il nostro dissenso. In tutti i modi. Sarebbe veramente triste tendere la corda fino a mandare gli agricoltori in piazza», mette in guardia Guidi. 06/03/2012 Corriere della sera di G. Ferraino. 34 Diversi intervistati, segnalando l’assenza di Coldiretti hanno sottolineato come Coldiretti appaia ormai meno organizzazione per l’agricoltura e più organizzazione trasversale, attenta a consumatori, ambientalisti, turisti, operatori di setttori affini.
primario 35 . La nuova aggregazione si ispira al Copa Cogeca interlocutore unitario della
Commissione e del Parlamento UE e al tipo di lobbying svolto in quell’arena. Il nuovo cartello è
forte di numeri che rappresentano circa il 30% dell’intero valore dell’agroalimentare italiano, e
l’impatto di lobbying dovrebbe essere superiore a quello sinora esercitato dai suoi singoli
componenti.
Coldiretti ha scelto di non far parte di Agrinsieme - avendo ridefinito la propria missione in
funzione di una visione più ampia di agricoltura che non è solo produzione di beni alimentari, ma
anche prodotti di qualità, sicurezza alimentare, agriturismo, manutenzione dell’ambiente e delle
risorse naturali; essa tende oggi a sviluppare rapporti forse più frequenti con le associazioni dei
consumatori e degli ambientalisti (intervista maggio 2014)
Al di là di questa nuova esperienza, in ogni caso le interazioni fra gruppi agricoli – specie a livello
locale ed europeo - dipendono dal tipo di iniziativa, arrivando a fare fornte comune su quasi tutte le
questioni di rilievo generale; si tratta di relazioni consolidate nel tempo soprattutto fra funzionari
che – nelle sedi centrali - si occupano e seguono le medesime questioni, addetti stampa che si
ritrovano agli stessi eventi, direttori che periodicamente partecipano agli stessi seminari e convegni
(e che ora con Agrinsieme lavorano su alcune questioni comuni).
Tabella 3 – Il lobbying dei gruppi
Gruppo Temi Alleati Audizioni
Parlamentari
2012-13
Tavoli
ministeriali
2012-13
Coldiretti Made in Italy
Vendita diretta
Km zero
Riforma PAC
Imu agricola
Ass. Consum.
Ambient.
3-4
(2 informali)
2
Confagricoltura Imu agricola
Riforma PAC
Lavoro-riforma Fornero
Agrinsieme
3-4
(2 informali)
2-3
CIA Riforma PAC
Lavoro-riforma Fornero
Sgravi per assunzioni al Sud
Art. 62
Agrinsieme
3-4
2
Copagri* Agevolazioni
Bonus carburante
Imu
3-4
35 “Agrinsieme – secondo le dichiarazioni dei presidenti dei gruppi che ne fanno parte - rappresenta un momento di discontinuità rispetto alle logiche della frammentazione che spesso hanno caratterizzato il mondo agricolo, ed è portatore di un nuovo modello di rappresentanza. Tra le finalità dichiarate, c'è la diffusione di strumenti di collaborazione tra imprese agricole e tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare, agroindustriale e della distribuzione. L’elemnto di debolezza riconosciuto da tutti è proprio l’assenza di Coldiretti.
Fedagri
(Confcooperative)
Lavoro riforme
Art. 62
Riforma Pac
Agrisnieme
GDO
3-4
2
Ancalega
(lega delle Coop)
Art 62
Lavoro
Fiscalità
Riforma PAC
GDO(Coop
Conad)
Confcomm
3-4
2
Federalimentare
(Confindustria)
Art. 62, aspetti operativi
Etichettatura,
implemetazione
Riforma PAC
Expo 2015
Confcomm
3-4
2-3
Federbio Contraffazione
Etichettatura
Rilancio biologico
2
5. La ricostruzione di alcuni processi decisionali, diverse strategie e networking
Nel recente passato e negli ultimi anni oggetto della nostra indagine empirica sembrano affermarsi
due principali dinamiche e modalità di lobbying da parte dei gruppi agricoli che differenziano le
loro strategie in funzione sia della fase del processo di policy sia della sede dove si prendono le
decisioni. Cambiano infatti nelle diverse sedi e fasi gli interlocutori e il tipo di network che si va a
creare, cambiano le strategie che, da una parte, sono finalizzate a creare coalizioni a sostegno ampie
e, dall’altra, a fornire informazioni, dati ed expertise ai decisori pubblici. Nel caso di
provvedimenti governativi inseriti in leggi di stabilità, decreti liberalizzazioni, riforma del lavoro
Fornero si attivano tavoli ministeriali ed interministeriali di negoziazione (a rivedere ed aggiustare
le disposizioni governative) che sempre più spesso coinvolgono – oltre al ministro dell’agricoltura –
anche quelli della sanità del lavoro dell’ambiente e dell’economia e finanze. Le organizzazioni
d’interesse sottopongono dossier e dati a sostenere e avvalorare le rispettive posizioni, come è stato
nel caso dell’IMU agricola, dove Confagricoltura è stata capofila e promotrice del lobbying, ma
CIA Copagri e Coldiretti si sono poi affiancate ad essa. Nel caso dell’art. 62 è stata Federalimentare
che si è attivata per definire nel dettaglio la nuova regolamentazione dei tempi di pagamento e
scambio fra produzione industria e distribuzione (supportata da Fedagri e Ancalega, CIA). Più in
generale quando la presentazione di provvedimenti su legge delega o decreti legge vede il governo
come protagonista, le organizzazioni si attivano con informazioni dati, report, danno vita a Tavoli
tecnici con il MIPAF allo scopo di meglio definire o ridefinire in parte le misure governative – forti
di relazioni consolidate e frequenti con i ministeri (funzionari sottosgretari ministri). Raramente
azioni di lobbying di questo tipo vedono una sola organizzazione protagonista.
Nel caso invece si tratti di proposte di legge e quindi l’arena sia quella parlamentare emergono
dinamiche diverse: i processi legislativi che nascono da iniziativa parlamentare36 hanno un iter
36 I firmatari sono parlamentari tradizionalmente vicini agli interessi agricoli (di circoscrizioni regionali dove il settore è
importante per l’economia, imprenditori agricoli o ex dirigenti di cooperative e associazioni di produttori, di consumatori e ambientalisti).
lungo, anche diversi anni, vedono numerose proposte dai contenuti simili confluire in un unico testo,
i cui firmatari sono almeno una decina, appartenenti a vari schieramenti politici, che poi in
Commissione o in Comitato ristretto si accordano sui contenuti della proposta da approvare. Nella
maggioranza dei casi, però il processo legislativo in Parlamento riguarda la conversione di decreti
governativi: lo strumento dell’emendamento trasversale è la prassi, in un gioco di squadra di
parlamentari appartenenti a partiti diversi (PdL, LN PD, UDC, ecc.) e soprattutto appartenenti alle
diverse circoscrizioni (Calabria Sicilia, Campania, Molise Umbria, Veneto Lombardi Piemonte) che
si fanno promotori di modifiche per mantenere aumentare le agevolazioni fiscali, i bonus per il
gasolio agricolo agevolato, per la riduzione degli oneri previdenziali per lavoro in agricoltura, per
vantaggi fiscali delle cooperative ed altro ancora. I parlamentari vicini alle grandi cooperative
agricole, o imprenditori agricoli essi stessi, molti dei quali vantano più di una legislatura, in
Commissione agricoltura; ne conoscono procedure e tempi, per emendamenti e subemendamenti.
Qui l’azione dei gruppi d’interesse conta sull’appoggio e la vicinanza di tanti parlamentari e non di
un solo partito: conoscenze personali e appartenenza a circoscrizioni territoriali importanti nel
sistema agroalimentare nazionale e locale, affinità professionali.
6.1 Le ampie coalizioni a sostegno nell’arena parlamentare
Le nuove politiche riguardano proposte firmate da ampi schieramenti a sostegno di una visione di
agricoltura molto vicina all’impostazione di Coldiretti (agricoltura sociale, vendita diretta e km
zero), mentre le misure tradizionali sono quelle inserite in tutti i provvedimenti omnibus di fine
anno (leggi finanziarie) o decreti governativi in conversione (liberalizzazione, Salva Italia) al fine di
mantenere i benefici fiscali e previdenziali del passato o limitarne le riduzioni (Imu, carburante
agevolato).
Come sopra evidenziato, nel primo caso viene a crearsi un’ampia coalizione a sostegno composta
da parlamentari vicini agli interessi e alle visioni del mondo agricolo e della cooperazione,
appartenenti a diversi partiti37.
Merita ricostruire due casi nel dettaglio. Il primo relativo ad una nuova proposta di legge, di
iniziativa parlamentare, che ha per oggetto un tema “Promozione dell’agricoltura sociale”38 molto
vicino all’impostazione ideale trasversale e multifunzionale di una delle maggiori organizzazioni
agricole; i primi firmatari sono anch’essi da tempo amici di questa e delle altre organizzazioni, tanto
che si può ipotizzare che sia stata quell’organizzazione a fornire l’input per far inserire il tema in
agenda e per spingere diversi parlamentari a presentare una proposta sullo stesso tema39; al di là di
questo merita ancora evidenziare che l diverse proposte presentate fra novembre 2010 e giugno
2012 sono state assegnate alla Commissione agricoltura in sede referente ma per velocizzare l’iter si
è ricorso al Comitato ristretto.
37 I nomi ricorrenti degli amici sono Bonazza Buora Circoscrizione Veneto PdL, Paolo Russo (a lungo presidente Commissione
alla Camera) …, Ermete Realacci, Nicodemo Nazzareno Oliverio PD (circoscrizione Calabria); ma anche Teresio Delfino (UDC) e Fiorio PD del Piemonte, Servodio PD Umbria e De Camillis PdL Molise. 38 Proposta di legge: DELFINO e NARO: "Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione dell'agricoltura sociale" (5099) 39 NASTRI e CARLUCCI: "Disposizioni in favore dell'agricoltura sociale" (3905) (iniziativa Parlamentare) - C.3905, 25 novembre 2010. JANNONE: "Disposizioni in favore dell'agricoltura sociale" (4088) (iniziativa Parlamentare) - C.4088, 16 febbraio 2011. DI GIUSEPPE ed altri: "Disposizioni in materia di agricoltura sociale" (4503) (iniziativa Parlamentare) - C.4503, 12 luglio 2011. FIORIO ed altri: "Disposizioni per la disciplina e la promozione dell'agricoltura sociale" (5306) (iniziativa Parlamentare) - C.5306, 21 giugno 2012.
La scelta del comitato ristretto sembra andare per la maggiore al momento visto che un’altra
importante proposta di legge di iniziativa parlamentare ha preso la stessa strada, anch’essa
trasversale vista a diversa appartenenza partitica dei firmatari, anche questa ‘vicinissima’ nei
contenuti e negli obiettivi alle idee e alle misure caldeggiate da una delle maggiori organizzazioni
agricole. Si tratta della proposta presentata per la prima volta nel 2008, primo firmatario Ermete
Realacci40 insieme ad altri, della proposta “Norme per la valorizzazione dei prodotti alimentari
provenienti da filiera corta a chilometro zero e di qualità”. Anche in Senato, il 14 luglio 2013 –
quindi 5 anni dopo - viene presentato un disegno di legge da Sen. Consiglio della Lega Nord: si
tratta di un DDL 2013 Atto S 1126 “Disposizioni per la promozione della vendita diretta e del
consumo dei prodotti alimentari a chilometro zero provenienti da filiera corta e dei prodotti
stagionali e di qualità”. A conferma del fatto che le proposte parlamentari hanno iter lungo, soggetto
alle interruzioni di fine legislatura, ma anche condizionato dalla consuetudine a raccogliere e
mettere insieme posizioni e interessi differenti, a far convergere in un unico testo proposte
provenienti da diverse parti politiche.
6.2 Pressioni sul governo e tavoli intergovernativi contro l’IMU agricola
Come noto, nell’ambito della disciplina ICI e IMU è possibile rinvenire uno specifico regime
fiscale riservato alla ruralità: all’interno della disciplina dei tributi immobiliari, il legislatore ha
previsto uno specifico regime per i terreni agricoli. Non solo ma a tale regime per i terreni sono
assoggettati ancora buona parte dei fabbricati rurali in quanto iscritti al Catasto terreni appunto e
non al Catasto edilizio
Contro il provvedimento governativo del Governo Monti (2012) che prevedeva di aumentare la
contribuzione agevolata prevista in passato, Confagricoltura si è mossa per prima dando vita – con
il sostegno del MIPAF - ad un Tavolo tecnico interministeriale composto da organizzazioni agricole,
– ministero dell’agricoltura e ministri dell’Economia e delle Finanze. Confagricoltura ha
predisposto un apposito dossier sugli oneri che la nuova Imu avrebbe comportato Fra la fine del
2011 e primi mesi del 2012, oggetto del confronto fra le principali organizzazioni agricole e il
ministero dell’economia e delle finanze (sottosegretario Vito Ceriani) sono le stime di gettito. Il
dicastero economico le calcolava sulla base imponibile dell’ICI terreni che conteneva una serie di
franchigie non riportate nelle nuove norme; non solo ma le nuove disposizioni prevedevano di
estendere l’imposta anche ai fabbricati rurali (almeno quelli inseriti in catasto ). Gli incontri fra
organizzazioni agricole funzionari ministeriali di Economia e Finanze e Agricoltura si protraggono
fino ai primi mesi del 2012, ma la necessità di fare cassa irrigidisce le posizioni del Governo Monti.
Le organizzazioni agricole perseguono la doppia strategia della contestazione dei conti e dei numeri
ma anche quella delle manifestazioni di piazza chiamando a raccolta a Roma gli agricoltori in
protesta e mobilitando stampa e associazioni amiche (FAI, Legambiente).
Alla manifestazione del febbraio del 2013 (nel fine settimana corteo organizzato dalla Coldiretti,
due giorni dopo la manifestazione di Confagricoltura CIA e Copagri) fa seguito un ordine del
40 Vedi anche Jannone PDL Lombardia su Km zero con Realacci.. http://parlamento16.openpolis.it/singolo_atto/20305 C. 1481 Realacci, C. 2876 De Girolamo, C. 3022 Cosenza, C. 4544 Dima, C. 5112 Delfino e C. 5237 Fogliato. Attribuita a Comitato ristretto.
giorno della Camera dei deputati che impegna il governo a rivedere la tassazione degli immobili
rurali (OdG firmato da decine di parlamentari)
Il confronto si fa serrato e grazie al pressing del ministro agricolo Catania e della organizzazioni –
lo scontro è appunto sui numeri della base imponibile e del gettito previsto che sono del tutto
dissimili fra Ministero dell’Economia, Agenzia delle Entrate e Confagricoltura - si apre infine una
breccia nel muro del governo che fa ripescare le franchigie (anche se ridotte) del passato relative ai
terreni agricoli e concede un mega emendamento in materia che accoglie in parte le richieste degli
interessi agricoli.
Poiché il motivo del contendere è non solo gettito previsto, ma anche l’estensione delle esenzioni e
i calcoli di rivalutazione di immobili e terreni la questione si fa complessa; il governo cede e
concede dei correttivi; la strada scelta è quella di un emendamento al DL di Semplificazione fiscale
assegnato in prima lettura al Senato e in sede referente alla Commissione Bilancio e finanze;
decreto che poi i due rami del Parlamento dovranno licenziare entro i tempi previsti. Il testo del
governo introduce diverse novità (a difesa degli interessi agricoli), fra cui l’esenzione totale dei
fabbricati rurali strumentali anche se limitatamente alle aree montane.
Anche qui in una prima versione l’emendamento presentato dai relatori su richiesta del governo
doveva riguardare solo i comuni montani (poco più di 280 su 8.100, pari al 3% del totale); ma un
subemendamento ha poi esteso la platea ai comuni montani e parzialmente montani (fino a
ricomprendere 4.200 comuni). Alla fine anche il resto dei fabbricati rurali sarà soggetto a tassazione
agevolata (già prevista dal Decreto Salva Italia). Inoltre, l’emendamento introduce un correttivo che
rinvia il grosso del pagamento a fine anno(solo il 30% da versare a giugno) e sarà un dpcm del
governo a fissare definitivamente aliquote effettive sulla base del gettito raccolto a giugno.
Alla fine degli incontri sul tavolo tecnico interministeriale e soprattutto dopo che il processo
legislativo di conversione del Decreto grazie alla mobilitazione di diversi parlamentari di Senato e
Camera ha accolto tutto quanto previsto dall’emendamento suggerito dal governo – “aggiustato”
con qualche subemendamento ulteriore –ecco che il ministro dell’agricoltura e le organizzazioni
d’interesse si dichiarano soddisfatti dell’apertura del governo e della disponibilità anche futura a
rivedere le aliquote e le franchigie laddove il gettito fosse superiore al previsto. Un risultato
accettabile, soddisfacente e aperto ad ulteriori modifiche. Infatti, l’azione di lobbying è proseguita
in seguito e con la medesima strategia, ottenendo un più stabile risultato: per effetto del D.L. n. 16
del 2014, dal 2014 sui terreni agricoli non è dovuta la TASI, ma essi scontano l’IMU con le
modalità previste dal DL 201 del 2011 e successive modifiche41.
Riflessioni conclusive
41 Per quanto concerne l’IMU, si ricorda che i terreni agricoli sono stati esentati dall’IMU per il 2013 (D.L. n. 102 del 2013, per la prima rata, e D.L. n. 133 del 2013 per la seconda rata). Si evidenzia, tuttavia, che il D.L. n. 133 del 2013 ha esentato dal pagamento della seconda rata dell’IMU solo gli Imprenditori agricoli professionali (IAP) e i coltivatori diretti. A fini IMU, sono considerati non fabbricabili i terreni posseduti e condotti dai coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola. I terreni agricoli godono di una modalità specifica di calcolo della base imponibile: il valore dell’immobile è infatti calcolato applicando al reddito dominicale rivalutato (del 25 per cento) un moltiplicatore pari a 135. Inoltre il moltiplicatore da applicare a tutti i terreni, compresi quelli non coltivati, - purché posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola – è stato pari a 110 per il 2012 e il 2013. Esso è stato abbassato a 75 dal 1° gennaio 2014 (articolo 1, comma 707 della legge di stabilità 2014, legge 147 del 2013).
L’analisi che si è voluto presentare in questo saggio è prevalentemente descrittiva, volta ad
illustrare le caratteristiche organizzative e di lobbying dei principali gruppi d’interesse agricoli attivi
oggi in Italia. Il quadro interpretativo generale è contenuto nei saggi introduttivi e conclusivi.
Questo per giustificare l’assenza di riflessioni conclusive vere e proprie e la scelta di limitarsi ad
alcune note a margine in fase di chiusura di questa parte della ricerca.
I gruppi d’interesse agricoli oggi in Italia sono più numerosi rispetto anche ad un recente passato:
per effetto delle trasformazione del settore e della ridefinizione della politica agricola – in ambito
UE e nazionale di conseguenza – i confini di policy si sono ampliati, e gli interessi differenziati fino
a ricomprendere industrie alimentari, operatori del biologico e dell’agriturismo.
Ciò che è cambiato maggiormente sono però le missioni e le funzioni che le organizzazioni agricole
– sia quelle antiche sia le più recenti – svolgono, non solo a tutela degli interessi ma anche nella
definizione di interessi nuovi: si è parlato infatti di sistema o galassia a proposito di alcuni gruppi
d’interesse maggiori che svolgono funzioni e attività rilevanti per gli associati e che vanno ben oltre
i confini settoriali. I gruppi agricoli si sono dotati di strutture e risorse in grado di svolgere servizi e
funzioni anche in sostituzione degli apparati pubblici (assistenza fiscale, o di programmazione degli
investimenti, di credito, di formazione).
L’attività di lobbying è oggi svolta senza l’intermediazione dei partiti politici, direttamente e
autonomamente nella maggior parte dei casi. All’attività di lobbying, intesa a sensibilizzare,
convincere, modificare e resistere, è dedicato l’impegno maggiore delle organizzazioni. A tale fine
le strategie messe in atto sono molteplici, complesse, variabili a seconda delle questioni e della fase
del processo di policy: tavoli di concertazione, expertise, creazione di coalizioni a sostegno di
iniziative legislative, diffusione dell’informazione, pubblicazioni scientifiche, promozione e
partecipazione a grandi eventi sono solo alcune delle modalità utilizzate sistematicamente.
Il sistema degli interessi agricoli è sempre più ampio e complesso e per questo anche
inevitabilmente differenziato, meno omogeneo rispetto al passato, meno coeso anche nella difesa
dello status quo, in misura differente aperto al cambiamento. Luci ed ombre emergono nelle idee e
nelle posizioni riguardanti il sostegno pubblico al settore, il mantenimento dei privilegi, il rilancio
dell’agricoltura italiana qua attività economica rivolta ai mercati sempre meno protetti.
Il sistema degli interessi agricoli è cambiato insieme al contesto politico-istituzionale, sociale e
produttivo in cui i gruppi che ne fanno parte si trovano ad operare. Le chiavi di letture semplificate
non sono più praticabili alla luce di quanto emerge da questo lavoro, il cui obiettivo prioritario era
appunto fornire dati informazioni e conoscenza su attori, strutture, risorse e processi di attivazione e
di lobbying.