SIP: rassegna siti web Febbraio 2015

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Rassegna Stampa Sabato 28 Febbraio 2015

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Transcript of SIP: rassegna siti web Febbraio 2015

Rassegna StampaSabato 28 Febbraio 2015

Sommario

Testata Data Pag. Titolo p.

1. SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIAPanoramaSanita.it 16/02/2015 1 Corsello (Sip): La morte di Nicole non è frutto del

caso1

Redattore Sociale.it 16/02/2015 1 Mortalità infantile, al sud 30% in più: "Spesso èmeglio trasferire i neonati"

2

Affari Italiani.it 16/02/2015 1 Tre bambini morti in pochi giorni. Mortalitàinfantile, al Sud 30% in più

4

lamezialive.it 16/02/2015 133 Mortalità dei bambini più alta al Sud del 30% 6

Today.it 16/02/2015 1 "Nascere al sud è più pericoloso che al nord" 8

Corriere dellaSera.it

17/02/2015 1 Mortalità infantile, al sud 30% in più «Spessomeglio trasferire i neonati».

10

Net1news.org 17/02/2015 1 Mortalità infantile, al sud 30% in più. "Megliotrasferire i neonati in altri ospedali"

12

WakeupNews.eu 17/02/2015 1 Mortalità infantile: nascere al sud è il 30% piùpericoloso che al nord

13

DottorSalute.info 20/02/2015 1 Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre lamortalità neonatale

15

Italia-News.it 20/02/2015 1 Morte di Nicole, le proposte per ridurre lamortalità neonatale

16

Quotidiano Sanità.it 20/02/2015 1 Morte Nicole. Le proposte di pediatri eneonatologi per ridurre i rischi alla nascita

18

InSaluteNews.it 20/02/2015 1 Morte di Nicole, le proposte della Società Italianadi Pediatria e della Società Italiana diNeonatologia per ridurre la mortalità neonatale

20

Panorama.it 20/02/2015 1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantile

22

Wall StreetItalia.com

20/02/2015 1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantile

24

Yahoo! Finanza 20/02/2015 1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantile

25

ANSA Valled'Aosta.it

23/02/2015 1 Neonata morta: Pediatri Sip, tutela salute torniallo Stato

26

ArezzoWeb.it 23/02/2015 1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantile

27

HealthDesk.it 23/02/2015 1 Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalitàinfantile

28

ilFarmacistaOnline.com

23/02/2015 1 Morte Nicole. Le proposte di pediatri eneonatologi per ridurre i rischi alla nascita

30

PadovaNews.it 23/02/2015 1 Sanita Caso Catania proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantile

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PanoramaSanita.it 23/02/2015 1 Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalitàneonatale

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Testata Data Pag. Titolo p.

1. SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIAQuotidiano Sanità.it 23/02/2015 1 Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle

diseguaglianze del sistema sanitario"35

Tiscali.it 23/02/2015 1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantile

37

ClicMedicina.it 24/02/2015 1 Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre lamortalità neonatale

38

ilFarmacistaOnline.com

24/02/2015 1 Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova dellediseguaglianze del sistema sanitario"

40

Sole 24 Ore.it (Il) 24/02/2015 1 Nicole, appello Sip: «Stop alle differenze Nord-Sud. Razionalizzare l'assistenza neonatale»

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Stampa.it (La) 27/02/2015 1 La morte di Nicole. Nascere al Sud è un percorsoad ostacoli

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Corsello (Sip): La morte di Nicole non è frutto delcaso« Senza interventi di controllo, adeguamento e potenziamento delle unità esistenti di terapia intensiva neonatale edella rete di assistenza neonatologica non ci si potrà stupire di eventi tragici come quello della piccola Nicole, nési potranno ridurre i tassi di mortalità neonatale nelle regioni centro-meridionali, ancora oggi superiori a quellidella media nazionale». «La morte della piccola Nicole, evento tragico consumatosi a bordo di una ambulanzaprivata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo lanascita in una casa di cura di Catania, non è frutto del caso ma espressione e conseguenza della inadeguatezza delsistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale». Lo afferma Giovanni Corsello, Presidente dellaSocietà Italiana di Pediatria in un suo intervento pubblicato sul sito della Sip. «In Sicilia, come in altre Regionidel nostro Paese» prosegue Corsello, «la frammentazione eccessiva dei punti nascita non favorisce la gestionedelle emergenze e aumenta in modo notevole il rischio clinico connesso con l'evento nascita in presenza dipatologie perinatali. In centri nascita con meno di 1000 o peggio di 500 nati per anno, i servizi di assistenza allamadre e al neonato alla nascita non sempre riescono a garantire standard di sicurezza, per la carenza di personalein servizio e/o di attrezzature dedicate. Da tempo, come società scientifiche dell'Area Pediatrica, abbiamo chiestodi procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati anche per favorire la condivisionedelle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali. Richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione peril prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Malgrado l'esistenza di decreti regionali enazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN),aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. Ne consegue che ognineonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere unaassistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire in epoca neonatale o di avere danni neurologicicon esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza didue decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina.Le unità diTerapia intensiva neonatale, anche quando sono sufficienti come numero in rapporto ai tassi di natalità regionali,non sempre lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personalemedico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico.Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenientida altre province o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. È inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Senzainterventi di controllo, adeguamento e potenziamento delle unità esistenti di terapia intensiva neonatale e dellarete di assistenza neonatologica non ci si potrà stupire di eventi tragici come quello della piccola Nicole, né sipotranno ridurre i tassi di mortalità neonatale nelle regioni centro-meridionali, ancora oggi superiori a quelli dellamedia nazionale. Continuiamo ad invocare» conclude

Corsello (Sip) La morte di Nicole non e frutto del caso Panorama della Sanita Corsello «una efficace programmazione degli interventi einvestimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti "tagli alla sanità"colpiscano l'area pediatrica che tanto ha bisogno di sostegno e di supporto. È una esigenza di ordine medico, sociale ed etico perché ildiritto alla vita e alla salute deve essere garantito allo stesso modo a tutti i neonati, quale che sia il loro luogo di nascita o di residenza».

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 1

Mortalità infantile, al sud 30% in più: "Spesso è meglio trasferire ineonati" I dati della Società di Pediatria dopo i tre bambini morti aCatania, Napoli e Trapani. In Italia l'assistenza medica varia aseconda della regione. Parlano tre medici tra Taranto e Roma, tramancanze di posti letto e di personale e disomogeneità diprestazioni 16 febbraio 2015 Nascere al sud non è lo stesso chevenire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Societàitaliana di Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelleregioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In pochi giornitre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è mortaperché i tre ospedali della città non avevano un posto libero diterapia intensiva per lei; a Napoli una bambina di otto mesi conproblemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; aTrapani, invece, i medici hanno scambiato la meningite di Daniel,due anni, per influenza. "Questo conferma quello che denunciamoda tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato perla bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "lanostra organizzazione sanitaria è inadeguata". Lorenzo, invece,aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato untumore del tronco dell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedaleaveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo, primariodi neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto,consigliò la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze. Lì il piccolo hasubito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la RegioneToscana ha offerto loro un alloggio. "Lorenzo ci ha lasciato unanno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto viverecinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo."A Taranto sarebbe morto subito". A mancare al Sud è prima ditutto il personale, come racconta Forleo: "Nel nostro ospedalesiamo cronicamente sotto organico: sei medici per un interoreparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hannobisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni etumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo ilrapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalitàinfantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più altorispetto alla media regionale.

Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamo stanchi e non possiamo andare avantiancora per molto. Dal premier Renzi sono arrivate solo promesse e nessun fatto". Così, l'unica soluzioneè trasferire i piccoli altrove: "Ci sono genitori che non possono lasciare il lavoro per stare vicino ai fighricoverati in altre città. Non hanno neanche i soldi per la benzina", spiega Forleo. Nel Lazio lasituazione non è migliore, come racconta Mano De Curtis, direttore dell'unità di neonatologiaall'Umberto I di Roma. "Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Romasono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di questi sono statiseparati dal gemello. Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapia intensivaogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille. Ne mancano venti. Inoltre, spesso i trasferimenti causanoun peggioramento della prognosi".

Mortalità infantile, al sud 30% in più: "Spesso è meglio trasferire ineonati" I dati della Società di Pediatria dopo i tre bambini morti aCatania, Napoli e Trapani. In Italia l'assistenza medica varia aseconda della regione. Parlano tre medici tra Taranto e Roma, tramancanze di posti letto e di personale e disomogeneità diprestazioni 16 febbraio 2015 Nascere al sud non è lo stesso chevenire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Societàitaliana di Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelleregioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In pochi giornitre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è mortaperché i tre ospedali della città non avevano un posto libero diterapia intensiva per lei; a Napoli una bambina di otto mesi conproblemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; aTrapani, invece, i medici hanno scambiato la meningite di Daniel,due anni, per influenza. "Questo conferma quello che denunciamoda tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato perla bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "lanostra organizzazione sanitaria è inadeguata". Lorenzo, invece,aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato untumore del tronco dell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedaleaveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo, primariodi neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto,consigliò la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze. Lì il piccolo hasubito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la RegioneToscana ha offerto loro un alloggio. "Lorenzo ci ha lasciato unanno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto viverecinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo."A Taranto sarebbe morto subito". A mancare al Sud è prima ditutto il personale, come racconta Forleo: "Nel nostro ospedalesiamo cronicamente sotto organico: sei medici per un interoreparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hannobisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni etumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo ilrapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalitàinfantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più altorispetto alla media regionale.

Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamo stanchi e non possiamo andare avantiancora per molto. Dal premier Renzi sono arrivate solo promesse e nessun fatto". Così, l'unica soluzioneè trasferire i piccoli altrove: "Ci sono genitori che non possono lasciare il lavoro per stare vicino ai fighricoverati in altre città. Non hanno neanche i soldi per la benzina", spiega Forleo. Nel Lazio lasituazione non è migliore, come racconta Mano De Curtis, direttore dell'unità di neonatologiaall'Umberto I di Roma. "Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Romasono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di questi sono statiseparati dal gemello. Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapia intensivaogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille. Ne mancano venti. Inoltre, spesso i trasferimenti causanoun peggioramento della prognosi".

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 2

Così, un neonato che nasce in Toscana è sottoposto allo screening metabolico allargato che consente didiagnosticare precocemente più di 40 patologie rare. Non si ha la stessa fortuna in Campania, dovevengono eseguiti solo i tre test obbhgatori per legge (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica efenilchetonuria). Nel Lazio e in Sicilia la situazione vana di ospedale m ospedale. Non va meglio con ivaccini: solo m Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana i bambini sono vaccinati gratuitamente contro ilmenmgococco B che può causare meningiti e l'amputazione di arti. Neanche morire è uguale in tutte leregioni.In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni, affetti da tumori o da patologie inguaribili, hannobisogno di cure palliative. "Molti di questi bambini muoiono in condizioni inadeguate, senza il dovutosollievo dai sintomi dolorosi - afferma Marcello Orzalesi, primario di terapia intensiva neonataleall'ospedale Bambino Gesù di Roma - "Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbepossibile una assistenza domiciliare". I dati nazionali lo confermano: 1 milione e 600 mila giornate didegenza ospedaliera all'anno, di cui 580 mila m reparti di terapia intensiva. "Quando la famiglia scegliedi portare il bambino a casa deve farsi carico di spese economiche spesso insostenibili". E questononostante la legge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare una rete territoriale capace di offrire sututto il territorio cure palliative e terapie del dolore. Attualmente l'unica che si è adeguata è il Veneto,dove è presente un hospice pediatrico. E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica vana aseconda della regione nella quale si vive. "Tutti i bambini dovrebbero essere uguali", afferma De Curtis."Da un lato, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo m grado di farsopravvivere i minori m condizioni gravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per una cattivaorganizzazione sanitaria". (Mana Gabnella Lanza)

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 3

Tre bambini morti in pochi giorni. Mortalità infantile, al Sud 30% in piùI dati della Società di Pediatria dopo i tre bambini morti a Catania,Napoli e Trapani In Italia l'assistenza medica vana a seconda dellaregione Parlano tre medici tra Taranto e Roma, tra mancanze di postiletto e di personale e disomogeneità di prestazioni

Nascere al Sud non e lo stesso che venire al mondo al nord Secondo i dati della Sip, la Societàitaliana di Pediatria, la mortalità infantile e del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto aquelle settentrionali In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita a Catania una neonata e mortaperche i tre ospedali della citta non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei, a Napoliuna bambina di otto mesi con problemi respiratori e deceduta subito dopo essere stata dimessa, aTrapani, invece, i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza "Questoconferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitatoper la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostra

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo Così, il dottor OronzoForleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consigliò lafamiglia di recarsi al Meyer di Firenze Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma haavuto sempre al suo fianco i genitori Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana haofferto loro un alloggio "Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbepotuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo "A Tarantosarebbe morto subito"

A mancare al Sud è prima di tutto il personale, come racconta Forleo "Nel nostro ospedale siamocronicamente sotto organico sei medici per un intero reparto Da noi nascono 2 000 neonatiall'anno, di quest 500 hanno bisogno di un ricovero Sono bambini che hanno malformazioni etumori Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istitutosuperiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% piùalto rispetto alla media regionale Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamostanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto Dal premier Renzi sono arrivate solopromesse e nessun fatto" Così, l'unica soluzione è trasferire i piccoli altrove "Ci sono genitori chenon possono lasciare il lavoro per stare vicino ai figli ricoverati m altre città Non hanno neanche isoldi per la benzina", spiega Forleo Nel Lazio la situazione non è migliore, come racconta ManoDe Curtis, direttore dell'unità di neonatologia all'Umberto I di Roma "Lo scorso anno 96 bimbivenuti al mondo prematuri negli ospedali di Roma sono stati trasferiti per mancanza di posti letto,57 sono nati da parto plurimo e 14 di quest sono stati separati dal gemello Secondo gli standardinternazionali ci dovrebbe essere un posto di terapia intensiva ogni 750 nati, nel Lazio ce n'è unoogni mille Ne mancano venti Inoltre, spesso i trasferimenti causano un peggioramento dellaprognosi" Così, un neonato che nasce m Toscana è sottoposto allo screening metabolico allargatoche consente di diagnosticare precocemente più di 40 patologie rare Non si ha la stessa fortuna mCampania, dove vengono eseguiti solo i tre test obbligaton per legge (ipotiroidismo congenito,fibrosi cistica e fenilchetonuria) Nel Lazio e m Sicilia la situazione vana di ospedale m ospedaleNon va meglio con i vaccini solo m Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana i bambini sono vaccinatigratuitamente contro il menmgococco B che può causare meningiti e l'amputazione di arti

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 4

Neanche morire è uguale in tutte le regioni. In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni, affetti datumori o da patologie inguaribili, hanno bisogno di cure palliative "Molti di quest bambinimuoiono m condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi - afferma MarcelloOrzalesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma -"Trascorrono lunghi periodi m ospedale, anche quando sarebbe possibile una assistenzadomiciliare" I dat nazionali lo confermano 1 milione e 600 mila giornate di degenza ospedalieraall'anno, di cui 580 mila m reparti di terapia intensiva "Quando la famiglia sceglie di portare ilbambino a casa deve farsi carico di spese economiche spesso insostenibili" E questo nonostante lalegge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare una rete territoriale capace di offrire su tutto ilterritorio cure palliative e terapie del dolore Attualmente l'unica che si è adeguata è il Veneto, doveè presente un hospice pediatrico E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica vana a secondadella regione nella quale si vive "Tutti i bambini dovrebbero essere uguali", afferma De Curtis "Daun lato, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo m grado di farsopravvivere i minori m condizioni gravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per unacattiva organizzazione sanitaria"

Neanche morire è uguale in tutte le regioni. In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni, affetti datumori o da patologie inguaribili, hanno bisogno di cure palliative "Molti di quest bambinimuoiono m condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi - afferma MarcelloOrzalesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma -"Trascorrono lunghi periodi m ospedale, anche quando sarebbe possibile una assistenzadomiciliare" I dat nazionali lo confermano 1 milione e 600 mila giornate di degenza ospedalieraall'anno, di cui 580 mila m reparti di terapia intensiva "Quando la famiglia sceglie di portare ilbambino a casa deve farsi carico di spese economiche spesso insostenibili" E questo nonostante lalegge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare una rete territoriale capace di offrire su tutto ilterritorio cure palliative e terapie del dolore Attualmente l'unica che si è adeguata è il Veneto, doveè presente un hospice pediatrico E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica vana a secondadella regione nella quale si vive "Tutti i bambini dovrebbero essere uguali", afferma De Curtis "Daun lato, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo m grado di farsopravvivere i minori m condizioni gravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per unacattiva organizzazione sanitaria"

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Come sempre c'è differenza tra sud e nord, per mancanza di infrastrutture, per mancanza diresponsabilità per fatti contingenti o storici oppure politici, per un'arretratezza congenita. Anchenascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italianadi Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quellesettentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché itre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei; a Napoli una bambina diotto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, -—— i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza, in Calabria spessoassistiamo a diagnosi leggere e negli anni scorsi i casi di Federica Monteleone e di Èva Ruscio sonobalzati agli onori della cronaca per disfunzioni mediche e strutturali.

Come sempre c'è differenza tra sud e nord, per mancanza di infrastrutture, per mancanza diresponsabilità per fatti contingenti o storici oppure politici, per un'arretratezza congenita. Anchenascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italianadi Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quellesettentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché itre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei; a Napoli una bambina diotto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, -—— i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza, in Calabria spessoassistiamo a diagnosi leggere e negli anni scorsi i casi di Federica Monteleone e di Èva Ruscio sonobalzati agli onori della cronaca per disfunzioni mediche e strutturali.

Come sempre c'è differenza tra sud e nord, per mancanza di infrastrutture, per mancanza diresponsabilità per fatti contingenti o storici oppure politici, per un'arretratezza congenita. Anchenascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italianadi Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quellesettentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché itre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei; a Napoli una bambina diotto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, -—— i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza, in Calabria spessoassistiamo a diagnosi leggere e negli anni scorsi i casi di Federica Monteleone e di Èva Ruscio sonobalzati agli onori della cronaca per disfunzioni mediche e strutturali.

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Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma StefanoSemplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello

internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata.

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio."Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito".

Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma StefanoSemplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello

internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata.

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio."Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito".

Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma StefanoSemplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello

internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata.

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio."Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito".

Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma StefanoSemplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello

internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata.

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio."Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito".

Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma StefanoSemplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello

internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata.

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio."Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito".

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 7

"Nascere al sud è più pericoloso che al nord"La mortalitàinfantile nelle regioni meridionali è più alta del 30%. Idati arrivano dalla Società italiana pediatri dopo i casidei tre bimbi morti a Catania, Napoli e Trapani:mancanza di personale e di posti letto

Due bimbe morte a Catania e Napoli, poi un bimbo morto a Trapani. Mentredivampa la polemica sulla malasanità dopo questi fatti di cronaca, la Societàitaliana pediatri (Sip) ricorda i dati sulla mortalità infantile nel nostro Paeseperché "la morte di Nicole non è frutto del caso". EMERGENZA SANITA' -Nel meridione abbiamo spesso sentito parlare di "emergenza sanità", spesso perquestioni che riguardavano | gli scandali politici delle amministrazioni locali o idisservizi. Ma i dati della Sip sottolineano come l'assistenza medica vari diregione in regione. Nascere al sud è più pericoloso: rispetto al nord il dato sullamortalità infantile è più alto del 30%. Spiega Giovanni Corsello, presidente Sip:

a morte della piccola Nicole non è frutto del caso ma espressione e

conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni diemergenza neonatale.

Mancano soprattutto personale e posti letto e molti ospedali sono costantemente sotto organico, comenell'ospedale di Niscemi (in provincia di Enna) dove all'ospedale cittadino lavora solo un medico. Perquesto il sindaco per salvare l'ospedale aveva iniziato lo sciopero della fame. EMERGENZA NEONATI -In particolare l'emergenza riguarda le sale parto: troppi pochi posti letto nei reparti di terapia intensivaneonatale. Se lo standard previsto è di un posto ogni 750 nati, il rapporto è di uno ogni mille nel Lazio e vavia via peggiorando andando verso sud. Ci sono inoltre dove l'emergenza sanitaria è più acuta a causa difattori ambientali, come nella I Terra dei Fuochi e i primi a pagarne le conseguenze sono i più piccoli. Nonsolo: se in Italia circa 15 mila minori necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivata la retepediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. Sempre Corsello denuncia:

"Nascere al sud è più pericoloso che al nord"La mortalitàinfantile nelle regioni meridionali è più alta del 30%. Idati arrivano dalla Società italiana pediatri dopo i casidei tre bimbi morti a Catania, Napoli e Trapani:mancanza di personale e di posti letto

Due bimbe morte a Catania e Napoli, poi un bimbo morto a Trapani. Mentredivampa la polemica sulla malasanità dopo questi fatti di cronaca, la Societàitaliana pediatri (Sip) ricorda i dati sulla mortalità infantile nel nostro Paeseperché "la morte di Nicole non è frutto del caso". EMERGENZA SANITA' -Nel meridione abbiamo spesso sentito parlare di "emergenza sanità", spesso perquestioni che riguardavano | gli scandali politici delle amministrazioni locali o idisservizi. Ma i dati della Sip sottolineano come l'assistenza medica vari diregione in regione. Nascere al sud è più pericoloso: rispetto al nord il dato sullamortalità infantile è più alto del 30%. Spiega Giovanni Corsello, presidente Sip:

a morte della piccola Nicole non è frutto del caso ma espressione e

conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni diemergenza neonatale.

Mancano soprattutto personale e posti letto e molti ospedali sono costantemente sotto organico, comenell'ospedale di Niscemi (in provincia di Enna) dove all'ospedale cittadino lavora solo un medico. Perquesto il sindaco per salvare l'ospedale aveva iniziato lo sciopero della fame. EMERGENZA NEONATI -In particolare l'emergenza riguarda le sale parto: troppi pochi posti letto nei reparti di terapia intensivaneonatale. Se lo standard previsto è di un posto ogni 750 nati, il rapporto è di uno ogni mille nel Lazio e vavia via peggiorando andando verso sud. Ci sono inoltre dove l'emergenza sanitaria è più acuta a causa difattori ambientali, come nella I Terra dei Fuochi e i primi a pagarne le conseguenze sono i più piccoli. Nonsolo: se in Italia circa 15 mila minori necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivata la retepediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. Sempre Corsello denuncia:

"Nascere al sud è più pericoloso che al nord"La mortalitàinfantile nelle regioni meridionali è più alta del 30%. Idati arrivano dalla Società italiana pediatri dopo i casidei tre bimbi morti a Catania, Napoli e Trapani:mancanza di personale e di posti letto

Due bimbe morte a Catania e Napoli, poi un bimbo morto a Trapani. Mentredivampa la polemica sulla malasanità dopo questi fatti di cronaca, la Societàitaliana pediatri (Sip) ricorda i dati sulla mortalità infantile nel nostro Paeseperché "la morte di Nicole non è frutto del caso". EMERGENZA SANITA' -Nel meridione abbiamo spesso sentito parlare di "emergenza sanità", spesso perquestioni che riguardavano | gli scandali politici delle amministrazioni locali o idisservizi. Ma i dati della Sip sottolineano come l'assistenza medica vari diregione in regione. Nascere al sud è più pericoloso: rispetto al nord il dato sullamortalità infantile è più alto del 30%. Spiega Giovanni Corsello, presidente Sip:

a morte della piccola Nicole non è frutto del caso ma espressione e

conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni diemergenza neonatale.

Mancano soprattutto personale e posti letto e molti ospedali sono costantemente sotto organico, comenell'ospedale di Niscemi (in provincia di Enna) dove all'ospedale cittadino lavora solo un medico. Perquesto il sindaco per salvare l'ospedale aveva iniziato lo sciopero della fame. EMERGENZA NEONATI -In particolare l'emergenza riguarda le sale parto: troppi pochi posti letto nei reparti di terapia intensivaneonatale. Se lo standard previsto è di un posto ogni 750 nati, il rapporto è di uno ogni mille nel Lazio e vavia via peggiorando andando verso sud. Ci sono inoltre dove l'emergenza sanitaria è più acuta a causa difattori ambientali, come nella I Terra dei Fuochi e i primi a pagarne le conseguenze sono i più piccoli. Nonsolo: se in Italia circa 15 mila minori necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivata la retepediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. Sempre Corsello denuncia:

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 8

jJa tempo, come società scientifiche dell'Area Pediatrica, abbiamo chiesto diprocedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati anche perfavorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali.Richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logichepolitiche o di interessi individuali o territoriali.

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 9

Mortalità infantile, al sud 30% in più «Spesso megliotrasferire i neonati» In Italia l'assistenza medica variaa seconda della regione tra mancanza di posti letto, dipersonale e disomogeneità di prestazioni

Nascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italianadi Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quellesettentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché itre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei: a Napoli una bambina diotto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, imedici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza. «Questo conferma quello chedenunciamo da tempo», afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip edi quello internazionale dell'Unesco, «la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata». Il caso diLorenzo a Taranto trasferito al Meyer

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio.«Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa», racconta Forleo. «A Taranto sarebbe morto subito». La cronicamancanza di personale A mancare al Sud è prima di tutto il personale, come racconta Forleo: «Nelnostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei medici per un intero reparto. Da noi nascono2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hannomalformazioni e tumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieridell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21%più alto rispetto alla media regionale. Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamostanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto. Dal premier Renzi sono arrivate solo promessee nessun fatto». Così, l'unica soluzione è trasferire i piccoli altrove: «Ci sono genitori che non possonolasciare il lavoro per stare vicino ai figli ricoverati in altre città. Non hanno neanche i soldi per labenzina», spiega Forleo. In Lazio neonati trasferiti per la mancanza di posti letto Nel Lazio lasituazione non è migliore, come racconta Mario De Curtis, direttore dell'unità di neonatologiaall'Umberto I di Roma. «Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Romasono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di questi sono statiseparati dal gemello. Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapiaintensiva ogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille. Ne mancano venti. Inoltre, spesso itrasferimenti causano un peggioramento della prognosi».

Mortalità infantile, al sud 30% in più «Spesso megliotrasferire i neonati» In Italia l'assistenza medica variaa seconda della regione tra mancanza di posti letto, dipersonale e disomogeneità di prestazioni

Nascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italianadi Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quellesettentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché itre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei: a Napoli una bambina diotto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, imedici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza. «Questo conferma quello chedenunciamo da tempo», afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip edi quello internazionale dell'Unesco, «la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata». Il caso diLorenzo a Taranto trasferito al Meyer

Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del troncodell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsial Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suofianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio.«Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque annicon la sua mamma e con il suo papa», racconta Forleo. «A Taranto sarebbe morto subito». La cronicamancanza di personale A mancare al Sud è prima di tutto il personale, come racconta Forleo: «Nelnostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei medici per un intero reparto. Da noi nascono2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hannomalformazioni e tumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieridell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21%più alto rispetto alla media regionale. Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamostanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto. Dal premier Renzi sono arrivate solo promessee nessun fatto». Così, l'unica soluzione è trasferire i piccoli altrove: «Ci sono genitori che non possonolasciare il lavoro per stare vicino ai figli ricoverati in altre città. Non hanno neanche i soldi per labenzina», spiega Forleo. In Lazio neonati trasferiti per la mancanza di posti letto Nel Lazio lasituazione non è migliore, come racconta Mario De Curtis, direttore dell'unità di neonatologiaall'Umberto I di Roma. «Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Romasono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di questi sono statiseparati dal gemello. Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapiaintensiva ogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille. Ne mancano venti. Inoltre, spesso itrasferimenti causano un peggioramento della prognosi».

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 10

La fortuna di nascere in Toscana Così, un neonato che nasce in Toscana è sottoposto allo screening metabolico allargatoche consente di diagnosticare precocemente più di 40 patologie rare. Non si ha la stessa fortuna in Campania, dove vengonoeseguiti solo i tre test obbligatori per legge (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria). Nel Lazio e in Siciliala situazione varia di ospedale in ospedale. Non va meglio con i vaccini: solo in Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana ibambini sono vaccinati gratuitamente contro il meningococco B che può causare meningiti e l'amputazione di arti. Anchemorire non è uguale in tutte le regioni Neanche morire è uguale in tutte le regioni.In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni,affetti da tumori o da patologie inguaribili, hanno bisogno di cure palliative. «Molti di questi bambini muoiono incondizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi - afferma Marcello Orzatesi, ex primario di terapiaintensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma - Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbepossibile una assistenza domiciliare». I dati nazionali lo confermano: 1 milione e 600 mila giornate di degenza ospedalieraall'anno, di cui 580 mila in reparti di terapia intensiva.«Quando la famiglia sceglie di portare il bambino a casa deve farsicarico di spese economiche spesso insostenibili». E questo nonostante la legge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare unarete territoriale capace di offrire su tutto il territorio cure palliative e terapie del dolore. Attualmente l'unica che si èadeguata è il Veneto, dove è presente un hospice pediatrico. E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica varia aseconda della regione nella quale si vive. «Tutti i bambini dovrebbero essere uguali», afferma De Curtis: «Da un lato,grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo in grado di far sopravvivere i minori in condizionigravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per una cattiva organizzazione sanitaria». (Fonte: Redattore sociale)

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 11

Mortalità infantile, al sud 30% in più. "Megliotrasferire i neonati in altri ospedali"

Prima il caso di Catania, dove una bimba appena nata è morta perché in 3 ospedali nonc'era un posto libero in terapia intensiva. A Napoli una bambina di otto mesi con problemirespiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa. Infine Trapani, dove i medicihanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza. E sono solo gli ultimi 3casi noti alla

cronaca, avvenuti nel giro di pochi giorni. I dati parlano chiaro: la mortalità infantile è del30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. "Questo confermaquello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato perla bioetica della Sip, Società Italiana di Pediatria e di quello internazionale dell'Unesco,"la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata".

IL CASO DI LORENZO - II piccolo Lorenzo aveva solo due mesi quando a Tarantogli fu diagnosticato un tumore del tronco dell'encefalo. Il dottor Oronzo Forleo,primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio lafamiglia di recarsi al Meyer di Firenze. "Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, doponumerosi interventi che non sono riusciti a salvargli la vita. Ma senza le cure ricevutenon avrebbe potuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa", raccontaForleo. "A Taranto sarebbe morto subito. Non disponiamo in nessun modo delleattrezzature adatte a curare un caso simile".

LA MANCANZA DI PERSONALE - "Uno dei grossi problemi qui è la mancanza dipersonale" continua il primario "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico:sei medici per un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Nondimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superioredi sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più altorispetto alla media regionale. Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile masiamo stanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto".

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 12

Mortalità infantile: nascere al sud è il 30% piùpericoloso che al nord

Che la sanità al sud funzioni peggio che altrove non è cosa nuova. E questo non è solo un sentire comunema un dato oggettivo confermato dai dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, che attestano come lamortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In praticanascere al sud è più pericoloso che al nord. E mai come in questi giorni i numeri ci appaiono purtroppoconfermati dalle notizie di cronaca che arrivano proprio dalla Sicilia e dalla Campania. Sono tre ibambini che hanno perso la vita negli ultimi giorni: il caso di Nicole a Catania, rifiutata da tre ospedalidella città che non avevano un posto libero in terapia intensiva; una bambina di otto mesi di Napolidimessa dall'ospedale con problemi respiratori; Daniel, due anni, di Trapani morto per una meningitescambiata dai medici per influenza.

"Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente delComitato per la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostraorganizzazione sanitaria è inadeguata". NASCERE AL SUD È PIÙ RISCHIOSO -L'assistenza medica varia da regione a regione e l'Italia sembra essere così spaccata in due.Manca il personale, mancano i posti letto, mancano macchinari e strumenti in grado di potercurare determinati pazienti. Ma l'emergenza sanità scatta ad intermittenza, quando ci scappa ilmorto, quando si avviano indagini con medici e sanitari iscritti nel registro degli indagati. Madietro ci sono sempre i soliti vizietti delle amministrazioni locali e dei giochi di potere politici,ci sono poi i tantissimi sprechi e le logiche clientelari. Perché anche questo è sud. Il rischio poiè alto nelle sale parto: sono infatti troppo pochi i posti letto nei reparti di terapia intensivaneonatale. Secondo lo standard previsto il rapporto è di un posto ogni 750 nati, ma nel Laziodiventa uno ogni mille e il dato peggiora scendendo al sud.

Mortalità infantile: nascere al sud è il 30% piùpericoloso che al nord

Che la sanità al sud funzioni peggio che altrove non è cosa nuova. E questo non è solo un sentire comunema un dato oggettivo confermato dai dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, che attestano come lamortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In praticanascere al sud è più pericoloso che al nord. E mai come in questi giorni i numeri ci appaiono purtroppoconfermati dalle notizie di cronaca che arrivano proprio dalla Sicilia e dalla Campania. Sono tre ibambini che hanno perso la vita negli ultimi giorni: il caso di Nicole a Catania, rifiutata da tre ospedalidella città che non avevano un posto libero in terapia intensiva; una bambina di otto mesi di Napolidimessa dall'ospedale con problemi respiratori; Daniel, due anni, di Trapani morto per una meningitescambiata dai medici per influenza.

"Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente delComitato per la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostraorganizzazione sanitaria è inadeguata". NASCERE AL SUD È PIÙ RISCHIOSO -L'assistenza medica varia da regione a regione e l'Italia sembra essere così spaccata in due.Manca il personale, mancano i posti letto, mancano macchinari e strumenti in grado di potercurare determinati pazienti. Ma l'emergenza sanità scatta ad intermittenza, quando ci scappa ilmorto, quando si avviano indagini con medici e sanitari iscritti nel registro degli indagati. Madietro ci sono sempre i soliti vizietti delle amministrazioni locali e dei giochi di potere politici,ci sono poi i tantissimi sprechi e le logiche clientelari. Perché anche questo è sud. Il rischio poiè alto nelle sale parto: sono infatti troppo pochi i posti letto nei reparti di terapia intensivaneonatale. Secondo lo standard previsto il rapporto è di un posto ogni 750 nati, ma nel Laziodiventa uno ogni mille e il dato peggiora scendendo al sud.

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Estratto da pag. WakeupNews.eu1111

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 13

EMERGENZA SUD - Come riporta Redattore Sodale ci sono poi dei luoghi dove l'emergenzasanitaria è ancora più forte a causa di fattori ambientali, come nella Terra dei Fuochi o l'Uva diTaranto. Racconta il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale SantissimaAnnunziata di Taranto: "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei mediciper un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno diun ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Non dimentichiamo che aTaranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso dimortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla mediaregionale". E neanche morire è uguale in tutta Italia. Se in Italia circa 15 mila minori affetti datumori o da patologie inguaribili necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivatala rete pediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. "Molti di questi bambinimuoiono in condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi affermaMarcello Orzalesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù diRoma - "Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbe possibile unaassistenza domiciliare". Redazione

EMERGENZA SUD - Come riporta Redattore Sodale ci sono poi dei luoghi dove l'emergenzasanitaria è ancora più forte a causa di fattori ambientali, come nella Terra dei Fuochi o l'Uva diTaranto. Racconta il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale SantissimaAnnunziata di Taranto: "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei mediciper un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno diun ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Non dimentichiamo che aTaranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso dimortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla mediaregionale". E neanche morire è uguale in tutta Italia. Se in Italia circa 15 mila minori affetti datumori o da patologie inguaribili necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivatala rete pediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. "Molti di questi bambinimuoiono in condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi affermaMarcello Orzalesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù diRoma - "Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbe possibile unaassistenza domiciliare". Redazione

Martedì17/02/201517/02/201517/02/201517/02/2015

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 14

Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonataleAccorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previstodall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delleUnità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasportoper l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate epersonale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria edella Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale,che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevatarispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole, consumatasi abordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa peruna insufficienza respiratoria sviluppatesi subito dopo la nascita m unacasa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione econseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale msituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento dellarete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici comequesto": è quanto affermano m una nota congiunta il Presidente della SIPGiovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantmo Romagnoli. Cheinvocano "una efficace programmazione degli interventi e investimentireali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche perscongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'areapediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre mparticolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Sitratta di misure m larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate m alcune areedel Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenzeinaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale epediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per laBioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le prioritàindicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti e SIN esprimonoper il recente Camera del Ministro Beatrice Lorenzin, nascita. SIPapprezzamento intervento alla della Salute riguardo alla necessità diprocedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempoma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 natiper anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempreriescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centrinascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche siaugurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP eSIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un bassonumero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse el'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa insena considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessiindividuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensivaneonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato mrapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono mtermini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze dipersonale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o diattrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze adalto rischio provenienti da altre province o da territon sprovvisti di terapiaintensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verificapenodica dei livelli

assistenziali reali e degli standard organizzativi m tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN(servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) m tutte le regioni. Malgrado l'esistenza didecreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criten di realizzazione del servizioper l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corselloche ogni neonato con una patologia respiratoria nato m un centro senza terapia intensivaneonatale può non ricevere una assistenza adeguata m tempo utile per evitare il rischio dimorire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di ventianni dello STEN su base regionale, ma pur m presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), loSTEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hannomostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) m cuiesiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatah", spiega ilPresidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenzasono m grado di sapere m tempo reale quanti posti sono disponibili m terapia intensiva esubmtensiva. Se m Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatalela piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non menoimportante il modo m cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche m grado gestire le emergenze con unaformazione specifica nella stabilizzazione e nel traspurto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": m alcune regioni ècentralizzato, m altre lasciato m capo al singolo ospedale.

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Morte di Nicole, le proposte per ridurre la mortalitàneonataleloma, 20 febbraio 2015 - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previstodall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia IntensivaNeonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni conambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e dellaSocietà Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regionimeridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole,consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per unainsufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è fruttodel caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenzaneonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano in una notacongiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli.Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli allasanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolarele priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previstedall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcunearee del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioniitaliane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento delComitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP eSIN:

Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento allaCamera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulterioriindugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita conmeno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantirestandard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le SocietàScientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono diprocedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire lacondivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seriaconsiderazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali.

Venerdì20/02/201520/02/201520/02/201520/02/2015

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Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numeroprogrammato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di postiletto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgradol'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione delservizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - cheogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può nonricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere dannineurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle provincedi Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli(come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali", spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasportoneonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Nonmeno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciatoin capo al singolo ospedale. Società Italiana di Neonatologia Società Italiana di Pediatria in, lunedìtask... •Congresso Pneumologia neonatale a Napoli I'll e il 12...

Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numeroprogrammato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di postiletto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgradol'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione delservizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - cheogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può nonricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere dannineurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle provincedi Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli(come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali", spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasportoneonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Nonmeno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciatoin capo al singolo ospedale. Società Italiana di Neonatologia Società Italiana di Pediatria in, lunedìtask... •Congresso Pneumologia neonatale a Napoli I'll e il 12...

Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numeroprogrammato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di postiletto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgradol'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione delservizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - cheogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può nonricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere dannineurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle provincedi Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli(come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali", spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasportoneonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Nonmeno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciatoin capo al singolo ospedale. Società Italiana di Neonatologia Società Italiana di Pediatria in, lunedìtask... •Congresso Pneumologia neonatale a Napoli I'll e il 12...

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Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre irischi alla nascita Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 partiranno; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale;attivazione del servizio di trasporto per r emergenza neonatale intutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato.Queste le proposte della Società di Pediatria e della Società diNeonatologia.

20 FEB - "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportavada Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Curadi Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitarioregionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenzaneonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo". È quanto affermano in una nota congiuntail Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli, che invocano "unaefficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistemasanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che hainvece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010,ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano apermanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo

dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per laBioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014.

Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamelo dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimonoapprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi alPaccorpamento (già previsto da tempo maaggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi diassistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbeauspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano chealle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procederealPaccorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione dellerisorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazioneper il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali.

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Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numeroprogrammato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di postiletto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.

Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgradol'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione delservizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - cheogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può nonricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere dannineurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle provincedi Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli(come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasportoneonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Nonmeno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciatoin capo al singolo ospedale.

Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numeroprogrammato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di postiletto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.

Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgradol'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione delservizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - cheogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può nonricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere dannineurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle provincedi Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli(come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasportoneonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Nonmeno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciatoin capo al singolo ospedale.

Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numeroprogrammato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di postiletto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad unaverifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.

Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgradol'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione delservizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania nesono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - cheogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può nonricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere dannineurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle provincedi Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli(come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasportoneonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Nonmeno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciatoin capo al singolo ospedale.

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Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria eMorte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale -msalutenews it della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale

/Accorparne/ito dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo StatoRegioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale;attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanzeattrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della SocietàItaliana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regionimeridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord Roma, 20 febbraio 2015 - "Lamorte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava daCatania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in unacasa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezzadel sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi dipotenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici comequesto": è quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e ilPresidente della SIN Costantino Romagnoli, che invocano "una efficace programmazione degliinterventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche perscongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invecebisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con laconseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nelcampo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento delComitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate daSIP e SIN:

Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria eMorte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale -msalutenews it della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale

/Accorparne/ito dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo StatoRegioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale;attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanzeattrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della SocietàItaliana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regionimeridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord Roma, 20 febbraio 2015 - "Lamorte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava daCatania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in unacasa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezzadel sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi dipotenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici comequesto": è quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e ilPresidente della SIN Costantino Romagnoli, che invocano "una efficace programmazione degliinterventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche perscongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invecebisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con laconseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nelcampo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento delComitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate daSIP e SIN:

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Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalitàneonatale - msalutenews it Accorpamento dei piccoli punti nascita SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento allaCamera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (giàprevisto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza allamadre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono diprocedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse el'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche odi interessi individuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale Anche quando sono sufficienti comenumero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamentedisponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate eaggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischioprovenienti da altre province o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. È inoltre necessario procedere ad una verificaperiodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio ditrasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono lanecessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella diCatania ne sono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con unapatologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile perevitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN subase regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo eMessina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esisteuna centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapiaintensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicoleprobabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad altorischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "amacchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.

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Sanità: Caso Catania, propostepediatri Sip e Sin contro mortalitàinfantileADNKRONOSRoma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascitasotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010;potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio ditrasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate epersonale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Societàitaliana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelleregioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La mortedella piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania aRagusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri,"ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete diassistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo",affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e ilpresidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficaceprogrammazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da partedel sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanitàcolpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre inparticolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche: accorpamento deipunti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensivaneonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte leregioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in largaparte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamenteinattuate in alcune

Sanità: Caso Catania, propostepediatri Sip e Sin contro mortalitàinfantileADNKRONOSRoma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascitasotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010;potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio ditrasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate epersonale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Societàitaliana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelleregioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La mortedella piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania aRagusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri,"ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete diassistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo",affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e ilpresidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficaceprogrammazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da partedel sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanitàcolpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre inparticolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche: accorpamento deipunti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensivaneonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte leregioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in largaparte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamenteinattuate in alcune

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aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra leregioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato ildocumento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014".

"I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempioLazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delleemergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questosistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sonodisponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamentodedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata aMessina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cui si trasportanoi neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche ingrado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasportodel neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è 'a macchiadi leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale. ©Riproduzione Riservata

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Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile

Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previstodall'accordo Stato Regioni del 2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione delservizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato.Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalitàneonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. Lamorte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per unainsufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza dellainadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi dipotenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo",affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin CostantinoRomagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanitàcolpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità daattuare secondo le due società scientifiche: accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamentodelle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte leregioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'AccordoStato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza checontinuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale epediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre2014". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio eToscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega ilpresidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado disapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse uncentro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata aMessina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cui si trasportano i neonati ad altorischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con unaformazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasportodei neonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo alsingolo ospedale.

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Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contromortalità infantileRoma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascitasotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale;attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tuttele regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono leproposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana dineonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelleregioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle delNord.

espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenzaneonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupiredi eventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corselloe il presidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degliinterventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche perscongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisognodi sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche:accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensivaneonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni conambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'AccordoStato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con laconseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campodell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per laBioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014". "I modelli che hanno mostrato buona prova difunzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e spiega il presidente della Sin CostantinoRomagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo realequanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro dicoordinamento dedicato al trasporto neonatale la

piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante,dicono i pediatri, il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanzetecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazionespecifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto deineonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato incapo al singolo ospedale.

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Estratto da pag. Yahoo! Finanza1111

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Neonata morta: Pediatri Sip, tutela salute torni alloStatoSistema non riesce a garantire livelli essenziali di assistenza 16:52 -23/02/2015 Sistema non riesce a garantire livelli essenziali di assistenza 16:52-23/02/2015 ANSA (ANSA) - ROMA, 23 FES - La morte di Nicole e l'ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario e l'ennesima"task force" non risolverà il problema di un sistema che non riesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tutto il territorio nazionale E' unasfida organizzativa, ma anche di regole E' quanto affermano i pediatri della Società' italiana di pediatria (Sip) secondo i quali la confusione diruoli fra Stato e Regioni e' un danno certo per i cittadini e per questo e' arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezza dell'ari 32 dellaCostituzione e alla Repubblica, non alle Regioni, che e affidato il compito di tutelare la salute "come fondamentale diritto dell'individuo einteresse della collettività" I pediatri ricordano come il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria abbia denunciatoda tempo la situazione II documento metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica"La denuncia - ricorda la Sip - e stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito m corso sulla riforma del Titolo V dellaCostituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento e caduto nel vuoto Per questo riteniamo un dovere civile e morale ribadire ladenuncia e rilanciare l'appello molte amministrazioni regionali, m particolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta diinteressi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebbero dovuto, cioè' razionalizzare l'assistenza neonatale, chiudere le piccole strutturedistanti tra loro solo pochi chilometri che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono m grado di affrontare situazioni diemergenza"

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Estratto da pag. ANSA Valle d'Aosta.it1111

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Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalitàinfantileRoma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del2010, potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale, attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte leregioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana dineonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle delNord. La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienzarespiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionalein situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire dieventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin CostantinoRomagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistemasanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno edi supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche, accorpamento dei punti nascita sotto i 500 partil'anno, potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale, attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte leregioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010,"ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabilifra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documei del Comitato per la Bioeticadella Sip reso pubblico a ottobre 2014".

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Estratto da pag. ArezzoWeb.it1111

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SANITÀ Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile LUNEDÌ 23 FEBBRAIO 2015,15:00 Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, potenziamento delle Unità di Terapiaintensiva neonatale e attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni,con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria (Sip)e della Società italiana di neonatologia (Sin) per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelleregioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. L'ultimo doloroso episodio lamorte della piccola Nicole che «non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza dellainadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale», dicono in una notacongiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e quello della Sin Costantino Romagnoli, cheinvocano «una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologicada parte del sistema sanitario». Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure

Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile HealthDesk in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese. Prima di tutto, l'accorpamento dei centri nascita conmeno di 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Insecondo luogo, il potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale (Utin): anche quando sono sufficienti come numero in rapportoai tassi di natalità regionali, non sempre lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili, a causa delle carenze di personalemedico e/o infermieristico o di insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico.

SANITÀ Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile LUNEDÌ 23 FEBBRAIO 2015,15:00 Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, potenziamento delle Unità di Terapiaintensiva neonatale e attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni,con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria (Sip)e della Società italiana di neonatologia (Sin) per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelleregioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. L'ultimo doloroso episodio lamorte della piccola Nicole che «non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza dellainadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale», dicono in una notacongiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e quello della Sin Costantino Romagnoli, cheinvocano «una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologicada parte del sistema sanitario». Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure

Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile HealthDesk in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese. Prima di tutto, l'accorpamento dei centri nascita conmeno di 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Insecondo luogo, il potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale (Utin): anche quando sono sufficienti come numero in rapportoai tassi di natalità regionali, non sempre lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili, a causa delle carenze di personalemedico e/o infermieristico o di insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico.

Lunedì23/02/201523/02/201523/02/201523/02/2015

Estratto da pag. HealthDesk.it1111

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Infine, dicono Sip e Sin, bisogna attivare lo Sten, il Servizio di trasporto per l'emergenzaneonatale, in tutte le regioni. «In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN subase regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancoraoggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina», dice il presidente Sip GiovanniCorsello.

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 29

ilFarmacista online. it chiudi Sabato 20 FEBBRAIO 2015 Morte Nicole. Le proposte di pediatri eneonatologi per ridurre i rischi alla nascita Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno;potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto perl'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Queste leproposte della Società di Pediatria e della Società di Neonatologia. "La morte della piccola Nicole,consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per unainsufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è fruttodel caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenzaneonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo". È quanto affermano in una notacongiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli,che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli allasanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolarele priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previstedall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcunearee del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioniitaliane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento delComitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP eSIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recenteintervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procederesenza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) deicentri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato nonsempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Datempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numerodi nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali,richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessiindividuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sonosufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN losono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul pianotecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze adalto rischio provenienti da altre province o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E'inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standardorganizzativi in tutti i centri nascita.

Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita Attivazione dello STEN (servizio di trasporto perl'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri direalizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggisprovviste. "Ne

consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in uncentro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il

ilFarmacista online. it chiudi Sabato 20 FEBBRAIO 2015 Morte Nicole. Le proposte di pediatri eneonatologi per ridurre i rischi alla nascita Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno;potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto perl'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Queste leproposte della Società di Pediatria e della Società di Neonatologia. "La morte della piccola Nicole,consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per unainsufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è fruttodel caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenzaneonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo". È quanto affermano in una notacongiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli,che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli allasanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolarele priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previstedall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcunearee del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioniitaliane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento delComitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP eSIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recenteintervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procederesenza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) deicentri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato nonsempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Datempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numerodi nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali,richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessiindividuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sonosufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN losono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul pianotecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze adalto rischio provenienti da altre province o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E'inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standardorganizzativi in tutti i centri nascita.

Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita Attivazione dello STEN (servizio di trasporto perl'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri direalizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggisprovviste. "Ne

consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in uncentro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 30

rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di ventianni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STENancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buonaprova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale diriferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN CostantinoRomagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo realequanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro dicoordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata aMessina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio.Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze conuna formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato,in altre lasciato in capo al singolo ospedale.

rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di ventianni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STENancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buonaprova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale diriferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN CostantinoRomagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo realequanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro dicoordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata aMessina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio.Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze conuna formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato,in altre lasciato in capo al singolo ospedale.

rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di ventianni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STENancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buonaprova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale diriferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN CostantinoRomagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo realequanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro dicoordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata aMessina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio.Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze conuna formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato,in altre lasciato in capo al singolo ospedale.

rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di ventianni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STENancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buonaprova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale diriferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN CostantinoRomagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo realequanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro dicoordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata aMessina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio.Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze conuna formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato,in altre lasciato in capo al singolo ospedale.

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Sanita Caso Catania proposte pediatri Sip e Sincontro mortalità infantileRoma, 20 feb (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordoStato Regioni ^ del 2010, potenziamento i delle Unita' di terapia ' intensiva neonatale, attivazione del servizio di . ,trasporto per l'emergenza r' neonatale m tutte le regioni i\ con ambulanze attrezzate e ^^L t personale dedicato Sono ^^t^d^^^^^B ^ 'e Pr°Pos'e della Società' ^^^^^^II^^^^^^^^^^^^^^^^^^^BI italiana di pediatria e della Società' italiana dineonatologia per ridurre la mortalità' neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più' elevatarispetto a quelle del Nord La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava daCatania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non e' frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione econseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale Senza interventidi potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può' stupire di eventi tragici come questo", affermanom una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantmo Romagnoli Cheinvocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte delsistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanita' colpiscano l'area pediatrica che hainvece bisogno di sostegno e di supporto" Tre m particolare le priorità' da attuare secondo le due società' scientificheaccorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, potenziamento delle Unita' di terapia intensiva neonatale,attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personalededicato Si tratta di misure in larga parte gia' previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimastedrammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenzeinaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato ildocumento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014" "I modelli che hanno mostrato buonaprova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimentodedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantmo Romagnoli "Grazie aquesto sistema i medici dell'emergenza sono m grado di sapere m tempo reale quanti posti sono disponibili m terapiaintensiva e submtensiva Se m Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccolaNicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa" Non meno importante, dicono i pediatri, ilmodo m cui si trasportano i neonati ad alto rischio Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe medichem grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonatogravemente patologico In Italia il

trasporto dei neonati ad alto rischio e' 'a macchia di leopardo' in alcune regioni e' centralizzato, in altre lasciato mcapo al singolo ospedale

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Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalitàneonataleAccorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio ditrasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono leproposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalitàneonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord.«La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Cataniaa Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania,non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologicanon ci si può stupire di eventi tragici come questo»: è quanto affermano in una nota congiunta il Presidentedella SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. Che invocano «una efficaceprogrammazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario,anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invecebisogno di sostegno e di supporto». Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010,ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano apermanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica,come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014.Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimonoapprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardoalla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dallederoghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e alneonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita conalmeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti.Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero dinati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiestamai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali oterritoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti comenumero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini diposti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da territori sprovvisti

Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale Panorama della Sanita di terapia intensiva neonatale.È inoltre necessario procederead una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN(servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono lanecessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Cataniane sono ancora oggi sprovviste. «Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologiarespiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare ilrischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina».

Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalitàneonataleAccorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio ditrasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono leproposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalitàneonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord.«La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Cataniaa Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania,non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologicanon ci si può stupire di eventi tragici come questo»: è quanto affermano in una nota congiunta il Presidentedella SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. Che invocano «una efficaceprogrammazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario,anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invecebisogno di sostegno e di supporto». Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due societàscientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010,ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano apermanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica,come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014.Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimonoapprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardoalla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dallederoghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e alneonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita conalmeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti.Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero dinati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiestamai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali oterritoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti comenumero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini diposti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o dainsufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avvertesoprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altreprovince o da territori sprovvisti

Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale Panorama della Sanita di terapia intensiva neonatale.È inoltre necessario procederead una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN(servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono lanecessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Cataniane sono ancora oggi sprovviste. «Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologiarespiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare ilrischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale,ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina».

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 33

«I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio eToscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali», spiega ilPresidente della SIN Costantino Romagnoli. «Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in gradodi sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosseun centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe statamandata a Messina e non a Ragusa». Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad altorischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenzecon una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, inaltre lasciato in capo al singolo ospedale.

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 34

Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova dellediseguaglianze del sistema sanitario"Per il Comitato perla bioetica della Società di Pediatria, r ennesima "taskforce" non risolverà il problema di un sistema che nonriesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tuttoil territorio nazionale. "E' una23 FEB - La tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenzache il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato datempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campodell'assistenza neonatale e pediatrica, voleva essere al tempo stesso denuncia di una situazioneinaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. "La denuncia è statasostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo Vdella Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto - hasottolineato il Comitato per la bioetica della Sip -. Per questo riteniamo un dovere civile e moraleribadire la denuncia e rilanciare l'appello". "Ribadiamo la nostra denuncia, con le parole che avevamousato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, in particolare nel Mezzogiorno, si sonodimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebberodovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccole strutture distanti tra loro solo pochichilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado di

Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" - Quotidiano Sanità affrontare situazioni diemergenza; evitare quei trasferimenti da un centro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento dellaprognosi e talvolta il rischio di morte. Nel caso di Nicole - prosegue la nota - come in altri, la magistratura stabilirà se cisono responsabilità personali da perseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità 'di sistema', che la confusione diruoli fra Stato e Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezzadell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compito di tutelare la salute comefondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività".

"Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla regionalizzazione della sanità, perché questedifferenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica del tasso di mortalitàneonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% della mortalità infantile totale),disponibile sul sito dell'Istat, evidenzia in modo inequivocabile come questa riduzione corrisponda ad un trendiniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hannovisto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettantoevidenzia il Comitato per la bioetica -. La conclusione dell'Istat, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione2014 di Noiltalia, è anche la nostra: 'Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più

avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio delMezzogiorno'. Fino a che ci sarà questo svantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane

Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova dellediseguaglianze del sistema sanitario"Per il Comitato perla bioetica della Società di Pediatria, r ennesima "taskforce" non risolverà il problema di un sistema che nonriesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tuttoil territorio nazionale. "E' una23 FEB - La tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenzache il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato datempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campodell'assistenza neonatale e pediatrica, voleva essere al tempo stesso denuncia di una situazioneinaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. "La denuncia è statasostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo Vdella Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto - hasottolineato il Comitato per la bioetica della Sip -. Per questo riteniamo un dovere civile e moraleribadire la denuncia e rilanciare l'appello". "Ribadiamo la nostra denuncia, con le parole che avevamousato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, in particolare nel Mezzogiorno, si sonodimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebberodovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccole strutture distanti tra loro solo pochichilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado di

Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" - Quotidiano Sanità affrontare situazioni diemergenza; evitare quei trasferimenti da un centro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento dellaprognosi e talvolta il rischio di morte. Nel caso di Nicole - prosegue la nota - come in altri, la magistratura stabilirà se cisono responsabilità personali da perseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità 'di sistema', che la confusione diruoli fra Stato e Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezzadell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compito di tutelare la salute comefondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività".

"Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla regionalizzazione della sanità, perché questedifferenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica del tasso di mortalitàneonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% della mortalità infantile totale),disponibile sul sito dell'Istat, evidenzia in modo inequivocabile come questa riduzione corrisponda ad un trendiniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hannovisto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettantoevidenzia il Comitato per la bioetica -. La conclusione dell'Istat, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione2014 di Noiltalia, è anche la nostra: 'Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più

avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio delMezzogiorno'. Fino a che ci sarà questo svantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane

Lunedì23/02/201523/02/201523/02/201523/02/2015

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avranno una probabilità doppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chi nasce in altre, noinon ci rassegneremo. Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone di fare di più. E chenon farlo significa tradirla". Il Comitato per la bioetica della Società italiana di Pediatria rilanciadunque il suo appello per una questione ineludibile di equità riguardante i soggetti più vulnerabili.Deve essere compito dello Stato: 1) definire le regole e i criteri di appropriatezza dei percorsidiagnostico-terapeutico-assistenziali su tutto il territorio nazionale; 2) monitorarne ed assicurarne ilrispetto (come già previsto nell'articolo 120 del testo vigente della Costituzione). "Per questo riteniamoche il nuovo testo dell'art. 117 della Costituzione che sta uscendo dalla Camera dei Deputati nonrisolva questo problema. La lettera m) riporta sotto la 'legislazione esclusiva dello Stato' le 'disposizionigenerali e comuni per la tutela della salute'. Si tratta purtroppo di una espressione ambigua e destinata amantenere la confusione, anche perché rimane collegata alla determinazione dei 'livelli essenziali delleprestazioni', che può essere interpretata da molti - e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in sensominimalista. Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale sichiedeva di esplicitare che quei livelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che,conscguentemente, lo Stato detta non disposizioni ma semplicemente principi generali. Il ministro dellaSalute, rispondendo nel question time alla Camera sul tragico episodio di Catania, ha detto che, dalleprime verifiche, il problema sembra essere non di posti nelle unità di terapia intensiva neonatale, chesarebbero in Sicilia superiori a quelli fissati a livello nazionale, ma di 'appropriatezza'. Nel nostrodocumento, noi proponevamo di riscrivere la lettera m) dell'art. 117 riconoscendo allo Stato lalegislazione esclusiva rispetto alla 'determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioniconcernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto ilterritorio nazionale'. Nessun parlamentare ha ritenuto di prendere in considerazione questa proposta.Né lo ha fatto il Governo, che si sta assumendo

Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" - Quotidiano Sanità direttamente laresponsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediare e per questo rinnoviamo l'appello. E cirivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso di insediamento ha ricordato per ben due volte imalati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi a seconda che il telefono del pronto soccorso squilli in Siciliaanziché in Lombardia. Il dramma della 'malasanita' - conclude il Comitato per la bioetica della Sip - non si risolve con unatask force che arriva sempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto".

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 36

Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contromortalità infantileRoma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordoStato Regioni del 2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto perl'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Societàitaliana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regionimeridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La morte della piccola Nicole, a bordo di unaambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso",dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni diemergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire dieventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente dellaSin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscanol'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le duesocietà scientifiche: accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensivaneonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate epersonale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimastedrammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenzeinaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documentodel Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014". "I modelli che hanno mostrato buona prova difunzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata allagestione delle emergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema imedici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva esubintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicoleprobabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cuisi trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestirele emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. InItalia il trasporto dei neonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato incapo al singolo ospedale.

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Estratto da pag. Tiscali.it1111

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 37

Genova Anno XII - n. 60 - 14.1 1.2014 Pagine Nazionali del 24/02/2015 Morte di Nicole, le proposteSIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale

clicMedicina - [email protected]. it Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'annocome previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di TerapiaIntensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regionicon ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria edella Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regionimeridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole,consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per unainsufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è fruttodel caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenzaneonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano in una notacongiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli.Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli allasanità colpiscano l 'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di Tre in particolare le prioritàda attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'AccordoStato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese,con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nelcampo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato perla Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN:Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente interventoalla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senzaulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centrinascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempreriescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Datempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numerodi nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali,richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessiindividuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sonosufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN losono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di

attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitanein cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti diterapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenzialireali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto perl'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali chedefiniscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vasteanche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste.

"Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologiarespiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenzaadeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti.In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di duedecreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora

Genova Anno XII - n. 60 - 14.1 1.2014 Pagine Nazionali del 24/02/2015 Morte di Nicole, le proposteSIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale

clicMedicina - [email protected]. it Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'annocome previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di TerapiaIntensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regionicon ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria edella Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regionimeridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole,consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per unainsufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è fruttodel caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale insituazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenzaneonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano in una notacongiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli.Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella reteneonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli allasanità colpiscano l 'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di Tre in particolare le prioritàda attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'AccordoStato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese,con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nelcampo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato perla Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN:Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente interventoalla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senzaulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centrinascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempreriescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Datempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numerodi nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali,richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessiindividuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sonosufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN losono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di

attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitanein cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti diterapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenzialireali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto perl'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali chedefiniscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vasteanche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste.

"Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologiarespiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenzaadeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti.In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di duedecreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora

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"I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio eToscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali ", spiega ilPresidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in gradodi sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosseun centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe statamandata a Messina Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servonoambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con unaformazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia iltrasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altrelasciato in capo al singolo ospedale.

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Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" Per il Comitato per labioetica della Società di Pediatria, l'ennesima "task farce" non risolverà il problema di un sistema chenon riesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tutto il territorio nazionale. "E ' una sfidaorganizzativa, ma anche di regole". La tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora perqualche giorno dell'emergenza che il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana diPediatria hanno denunciato da tempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra leregioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, voleva essere al tempo stesso denunciadi una situazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. "La denunciaè stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del TitoloV della Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto - hasottolineato il Comitato per la bioetica della Sip -. Per questo riteniamo un dovere civile e moraleribadire la denuncia e rilanciare l'appello". "Ribadiamo la nostra denuncia, con le parole che avevamousato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, in particolare nel Mezzogiorno, si sonodimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebberodovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccole strutture distanti tra loro solo pochichilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado diaffrontare situazioni di emergenza; evitare quei trasferimenti da un centro all'altro che comportanoinevitabilmente un peggioramento della prognosi e talvolta il rischio di morte. Nel caso di Nicole -prosegue la nota - come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali daperseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità 'di sistema', che la confusione di ruoli fra Stato eRegioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplicechiarezza dell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compitodi tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività". "Alcunisostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla regionalizzazione della sanità, perchéqueste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica deltasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% dellamortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'Istat, evidenzia in modo inequivocabile come questariduzione corrisponda ad un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un decisorallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelledel Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto evidenzia il Comitato per la bioetica -. Laconclusione dell'Istat, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, è anche lanostra: 'Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati delmondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio delMezzogiorno'. Fino a che ci sarà questo svantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcuneregioni italiane avranno una probabilità doppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chinasce in altre, noi non ci rassegneremo. Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone difare di più. E che non farlo significa

tradirla". Il Comitato per la bioetica della Società italiana di Pediatria rilancia dunque il suo appello peruna questione ineludibile di equità riguardante i soggetti più vulnerabili. Deve essere compito delloStato: 1) definire le regole e i criteri di appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenzialisu tutto il territorio nazionale; 2) monitorarne ed assicurarne il rispetto (come già previsto nell'articolo120 del testo vigente della Costituzione).

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"Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'alt. 117 della Costituzione che sta uscendo dalla Camera deiDeputati non risolva questo problema. La lettera m) riporta sotto la 'legislazione esclusiva dello Stato' le'disposizioni generali e comuni per la tutela della salute'. Si tratta purtroppo di una espressione ambigua edestinata a mantenere la confusione, anche perché rimane collegata alla determinazione dei 'livelli essenzialidelle prestazioni', che può essere interpretata da molti - e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in sensominimalista. Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale si chiedeva diesplicitare che quei livelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che, conscguentemente, loStato detta non disposizioni ma semplicemente principi generali. Il ministro della Salute, rispondendo nelquestion time alla Camera sul tragico episodio di Catania, ha detto che, dalle prime verifiche, il problemasembra essere non di posti nelle unità di terapia intensiva neonatale, che sarebbero in Sicilia superiori aquelli fissati a livello nazionale, ma di 'appropriatezza'. Nel nostro documento, noi proponevamo diriscrivere la lettera m) dell'alt. 117 riconoscendo allo Stato la legislazione esclusiva rispetto alla'determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al finedi garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale'. Nessun parlamentare haritenuto di prendere in considerazione questa proposta. Né lo ha fatto il Governo, che si sta assumendodirettamente la responsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediare e perquesto rinnoviamo l'appello. E ci rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso diinsediamento ha ricordato per ben due volte i malati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi aseconda che il telefono del pronto soccorso squilli in Sicilia anziché in Lombardia. Il dramma della'malasanita' - conclude il Comitato per la bioetica della Sip - non si risolve con una task force che arrivasempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto".

"Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'alt. 117 della Costituzione che sta uscendo dalla Camera deiDeputati non risolva questo problema. La lettera m) riporta sotto la 'legislazione esclusiva dello Stato' le'disposizioni generali e comuni per la tutela della salute'. Si tratta purtroppo di una espressione ambigua edestinata a mantenere la confusione, anche perché rimane collegata alla determinazione dei 'livelli essenzialidelle prestazioni', che può essere interpretata da molti - e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in sensominimalista. Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale si chiedeva diesplicitare che quei livelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che, conscguentemente, loStato detta non disposizioni ma semplicemente principi generali. Il ministro della Salute, rispondendo nelquestion time alla Camera sul tragico episodio di Catania, ha detto che, dalle prime verifiche, il problemasembra essere non di posti nelle unità di terapia intensiva neonatale, che sarebbero in Sicilia superiori aquelli fissati a livello nazionale, ma di 'appropriatezza'. Nel nostro documento, noi proponevamo diriscrivere la lettera m) dell'alt. 117 riconoscendo allo Stato la legislazione esclusiva rispetto alla'determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al finedi garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale'. Nessun parlamentare haritenuto di prendere in considerazione questa proposta. Né lo ha fatto il Governo, che si sta assumendodirettamente la responsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediare e perquesto rinnoviamo l'appello. E ci rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso diinsediamento ha ricordato per ben due volte i malati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi aseconda che il telefono del pronto soccorso squilli in Sicilia anziché in Lombardia. Il dramma della'malasanita' - conclude il Comitato per la bioetica della Sip - non si risolve con una task force che arrivasempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto".

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Nicole, appello Sip: «Stop alle differenze Nord-Sud. Razionalizzarel'assistenza neonatale»

di Società italiana di pediatriaLa tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenza che ilComitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato da tempo. Ildocumento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenzaneonatale e pediatrica, reso pubblico nel mese di ottobre, voleva essere al tempo stesso denuncia di unasituazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. La denuncia è statasostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo Vdella Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto. Per questoriteniamo un dovere civile e morale ribadire la denuncia e rilanciare l'appello. Ribadiamo la nostradenuncia, con le parole che avevamo usato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, inparticolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici edelettorali, di fare quel che avrebbero dovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccolestrutture distanti tra loro solo pochi chilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personalespecializzato, non sono in grado di affrontare situazioni di emergenza; evitare quei trasferimenti da uncentro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento della prognosi e talvolta il rischio dimorte. Nel caso di Nicole, come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali daperseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità "di sistema", che la confusione di ruoli fra Statoe Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplicechiarezza dell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compitodi tutelare la salute «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». Alcunisostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla "regionalizzazione" della sanità, perchéqueste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica deltasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% dellamortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'ISTAT, evidenzia in modo inequivocabile comequesta riduzione corrisponda a un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un decisorallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelledel Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto. La conclusione dell'ISTAT, nelle paginededicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, è anche la nostra: «Sebbene il tasso di mortalitàinfantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata laforte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno». Fino a che ci sarà questosvantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane avranno una probabilitàdoppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chi nasce in altre, noi non ci rassegneremo.Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone di fare di più. E che non farlo significatradirla.

Rilanciamo il nostro appello, perché quella che si pone è una ineludibile questione di equità, cheriguarda in particolare i soggetti più vulnerabili. Deve essere compito dello Stato: 1) definire le regolee i criteri di appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali su tutto il territorionazionale; 2) monitorarne ed assicurarne il rispetto (come già previsto nell'articolo 120 del testovigente della Costituzione). Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'art. 117 della Costituzione chesta uscendo dalla Camera dei Deputati non risolva questo problema.

Nicole, appello Sip: «Stop alle differenze Nord-Sud. Razionalizzarel'assistenza neonatale»

di Società italiana di pediatriaLa tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenza che ilComitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato da tempo. Ildocumento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenzaneonatale e pediatrica, reso pubblico nel mese di ottobre, voleva essere al tempo stesso denuncia di unasituazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. La denuncia è statasostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo Vdella Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto. Per questoriteniamo un dovere civile e morale ribadire la denuncia e rilanciare l'appello. Ribadiamo la nostradenuncia, con le parole che avevamo usato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, inparticolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici edelettorali, di fare quel che avrebbero dovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccolestrutture distanti tra loro solo pochi chilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personalespecializzato, non sono in grado di affrontare situazioni di emergenza; evitare quei trasferimenti da uncentro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento della prognosi e talvolta il rischio dimorte. Nel caso di Nicole, come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali daperseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità "di sistema", che la confusione di ruoli fra Statoe Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplicechiarezza dell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compitodi tutelare la salute «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». Alcunisostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla "regionalizzazione" della sanità, perchéqueste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica deltasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% dellamortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'ISTAT, evidenzia in modo inequivocabile comequesta riduzione corrisponda a un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un decisorallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelledel Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto. La conclusione dell'ISTAT, nelle paginededicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, è anche la nostra: «Sebbene il tasso di mortalitàinfantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata laforte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno». Fino a che ci sarà questosvantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane avranno una probabilitàdoppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chi nasce in altre, noi non ci rassegneremo.Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone di fare di più. E che non farlo significatradirla.

Rilanciamo il nostro appello, perché quella che si pone è una ineludibile questione di equità, cheriguarda in particolare i soggetti più vulnerabili. Deve essere compito dello Stato: 1) definire le regolee i criteri di appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali su tutto il territorionazionale; 2) monitorarne ed assicurarne il rispetto (come già previsto nell'articolo 120 del testovigente della Costituzione). Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'art. 117 della Costituzione chesta uscendo dalla Camera dei Deputati non risolva questo problema.

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La lettera m) riporta sotto la «legislazione esclusiva dello Stato» le «disposizioni generali e comuni perla tutela della salute». Si tratta purtroppo di una espressione ambigua e destinata a mantenere laconfusione, anche perché e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in senso minimalista.

Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale si chiedeva di esplicitare che queilivelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che, conscguentemente, lo Stato detta non disposizioni masemplicemente principi generali. Il ministro della Salute, rispondendo nel question time alla Camera sul tragico episodiodi Catania, ha detto che, dalle prime verifiche, il problema sembra essere non di posti nelle unità di terapia intensivaneonatale, che sarebbero in Sicilia superiori a quelli fissati a livello nazionale, ma di «appropriatezza».

Nel nostro documento, noi proponevamo di riscrivere la lettera m) dell'art. 117 riconoscendo allo Stato lalegislazione esclusiva rispetto alla «determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernentii diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale».Nessun parlamentare ha ritenuto di prendere in considerazione questa proposta. Né lo ha fatto il Governo, che sista assumendo direttamente la responsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediaree per questo rinnoviamo l'appello. E ci rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso diinsediamento ha ricordato per ben due volte i malati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi a secondache il telefono del pronto soccorso squilli in Sicilia anziché in Lombardia. Il dramma della "malasanità" non sirisolve con una task force che arriva sempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto.

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SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Pag. 43

La morte di Nicole. Nascere al Sud è un percorso ad ostacoli

II diritto alla salute dovrebbe essere uguale per tutti i bambini. Cosa significa nascere e crescere al Sud? Esistonoveramente due o più Italie, per quanto riguarda il diritto alla salute, le opportunità per uno sviluppo sano edequilibrato, che si sperimentano subito, già alla nascita o addirittura ancor prima di nascere? Quella che si pone èuna ineludibile questione di equità, che riguarda in particolare i soggetti più vulnerabili. La morte della piccolaNicole Di Pietro ha scosso la collettività e lascia increduli, come ha sottolineato anche il Presidente dellaRepubblica, Sergio Mattarella, per la dinamica con cui è maturato l'evento. Non si sono fatti attendere i commentidei rappresentanti della Società Italiana di Pediatria (SIP) e della Società Italiana di Neonatologia (SIN).

«La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania aRagusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non èfrutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni diemergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si puòstupire di eventi tragici come questo», affermano in una nota congiunta Giovanni Corsello, Presidente della SIP eCostantino Romagnoli, Presidente della SIN. Entrambi sollecitano «una efficace programmazione degli interventie investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che icosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto».

Le due società scientifiche avanzano alcune proposte da attuare per ridurre la mortalità neonatale, che ancora ogginelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. Si tratta di misure in larga misuragià previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste inattuate in alcune aree del Paese, conla conseguenza che continuano a permanere ampie diseguaglianze fra le regioni italiane nel campo dell'assistenzaneonatale e pediatrica, come aveva già messo in evidenza il documento del Comitato per la bioetica della SIP,reso pubblico a ottobre 2014 (disponibile sul sito della Società Italiana di Pediatria).

Esaminiamo in dettaglio le proposte: accorpamento dei punti nascita con meno 500 parti l'anno comeprevisto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia IntensivaNeonatale (anche nel caso in cui risultano sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi dinatalità regionali, non sempre, soprattutto nelle aree metropolitane, lo sono in termini di posti letto realmentedisponibili); attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale (STEN) in tutte le regioni conambulanze attrezzate e personale specializzato. Nonostante l'esistenza di decreti regionali e nazionali chedefiniscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale, ampie aree anchemetropolitane come quella di Catania ne sono tuttora sprovviste. «In Sicilia si discute da più di venti annidello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi èattivo solo nelle province di Palermo e Messina» spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello.

«I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio eToscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali -osserva il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema i medicidell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensivae subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale lapiccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa».

Il documento del Comitato per la bioetica della SIP presentato ad ottobre voleva essere al tempo stesso ladenuncia di una situazione inaccettabile e un appello alla politica per un intervento rapido ed efficace voltoad evitare la confusione di ruoli tra Stato e Regioni e ad annullare le diseguaglianze del sistema sanitario alivello regionale. La denuncia e l'appello sono stati sostanzialmente ignorati e per questo il Comitato intenderibadire la denuncia e rilanciare l'appello. «Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuitaalla "regionalizzazione" della

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sanità, perché queste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la seriestorica del tasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% dellamortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'ISTAT, evidenzia in modo inequivocabile come questariduzione corrisponda ad un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamentoproprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre ilMezzogiorno non riesce a fare altrettanto», osserva il Comitato per la bioetica della SIP.

La conclusione dell'ISTAT, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia,concorda con quella del Comitato per la bioetica della SIP: «Sebbene il tasso di mortalità infantileitaliano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la fortevariabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno».

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