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OSSERVATORIO SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELL’UMBRIA 2012 1 OSSERVATORIO SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELL’UMBRIA 2012 Sintesi dei principali risultati Coordinamento Scientifico: Luca Ferrucci e Davide Castellani Gruppo di Ricerca: Ilaria Brocanello, Alessio Gili, Francesco Scalamonti, Elisa Bianconi Dipartimento di Scienze Giuridiche e Aziendali e Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica dell’Università degli studi di Perugia

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OSSERVATORIO SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELL’UMBRIA 2012

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OSSERVATORIO SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELL’UMBRIA 2012

Sintesi dei principali risultati

Coordinamento Scientifico: Luca Ferrucci e Davide Castellani Gruppo di Ricerca: Ilaria Brocanello, Alessio Gili, Francesco Scalamonti, Elisa Bianconi Dipartimento di Scienze Giuridiche e Aziendali e Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica dell’Università degli studi di Perugia

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Prefazione .............................................................................................. 3

1. Il commercio internazionale ................................................................ 4

2. L’internazionalizzazione tramite gli investimenti diretti esteri: il quadro

conoscitivo in Umbria ............................................................................. 13

2.1 Metodologia .................................................................................. 14

2.2 Caratteristiche strutturali delle imprese indagate ............................... 14

2.3 Le strategie d’internazionalizzazione attraverso gli IDE ....................... 15

Conclusioni ............................................................................................ 24

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Prefazione

All’interno della collaborazione tra Regione Umbria, sistema camerale e Università di Perugia, è stato istituito l’Osservatorio sull’Internazionalizzazione dell’Umbria, volto ad approfondire la conoscenza delle dinamiche del commercio con l’estero, degli investimenti esteri e delle politiche di supporto ai processi d’internazionalizzazione del sistema produttivo regionale.

L'Osservatorio persegue la realizzazione di quattro obiettivi concreti:

1. produrre un quadro sistematico e aggiornato di conoscenze sui temi inerenti la competitività internazionale dell'industria dell’Umbria, utile per la definizione di proposte di politica industriale;

2. fornire alle imprese e alle istituzioni direttamente coinvolte nel processo di internazionalizzazione, un'informazione di livello scientifico funzionale alla verifica e l'affinamento delle rispettive scelte strategiche;

3. mettere a disposizione contenuti utili per la comunicazione istituzionale relativamente alla competitività internazionale del sistema economico dell’Umbria;

4. disporre delle conoscenze necessarie per la progettazione ed implementazione di azioni operative a sostegno dell'internazionalizzazione attiva e passiva dell'economia umbra.

Nel realizzare i suddetti obiettivi, l'Osservatorio intende svolgere diversi ruoli funzionali al rafforzamento della competitività internazionale dell'economia regionale:

• integratore e sviluppatore di informazioni e conoscenze esistenti sul tema dell'internazionalizzazione;

• fornitore di nuove conoscenze utili per la definizione delle politiche a sostegno dell'internazionalizzazione;

• animatore del dibattito a livello regionale e nazionale sulla competitività dell’Umbria e sulle sue dinamiche di internazionalizzazione attiva e passiva;

• valorizzatore delle esperienze eccellenti;

• facilitatore della diffusione delle conoscenze.

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1. Il commercio internazionale

L’Umbria rappresenta meno dell’1% delle esportazioni italiane, e presenta un grado d’internazionalizzazione che si attesta su valori molto più bassi della media nazionale e di Marche e Toscana.

Come evidenziato in Figura 1, negli ultimi 20 anni però l’Umbria ha registrato performance esportative decisamente positive con un aumento del 478% dal 1991 al 2011 (più elevato della crescita nazionale e delle altre regioni del centro Italia).

Figura 1 – Dinamica di lungo periodo (1991-2011) e congiunturale (2007-2012) delle esportazioni italiane, dell’Umbria e delle altre regioni dell’Italia Centrale

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Negli anni più recenti, nonostante gli ottimi risultati nel triennio 2005-2007, la nostra regione ha subito moltissimo la generalizzata flessione dell’export fatta registrare tra il 2007 e i primi mesi del 2009. A partire dal secondo trimestre 2009 e fino ai primi due trimestri del 2012 l’Umbria fa registrare una performance molto positiva (migliore delle altre regioni dell’Italia Centrale e della media nazionale) attestandosi per la prima volta sopra il miliardo di Euro di export in valore nel secondo trimestre, con un aumento dell’11,2% rispetto al secondo trimestre del 2011 e dell’8,5% raffrontando i primi sei mesi del 2012 con il corrispondente periodo del 2011.

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Il numero di imprese esportatrici in Umbria ha raggiunto un massimo di 3.190 operatori nel 2002, scendendo fino a 2.424 nel 2007, per poi tornare a crescere in modo piuttosto sostenuto a partire dal 2009, raggiungendo le 2.779 unità nel 2011. La movimentazione media degli esportatori umbri risulta inferiore a quella nazionale: poco più di 1 milione di Euro, contro valori tra il 25 e il 30 % più alti fatti registrare a livello nazionale. Tuttavia, la dimensione degli esportatori umbri, non è molto diversa da quella prevalente nelle altre regioni dell’Italia Centrale (Figura 2).

Figura 2 – Esportazioni medie per impresa esportatrice dell’Italia, dell’Umbria e delle regioni dell’Italia centrale (dati annuali)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

I settori di specializzazione dell’economia umbra sono tradizionalmente quelli della metallurgia, dell’abbigliamento, dei prodotti alimentari e dell’agricoltura (Tabella 1). A fronte di un peso dell’Umbria poco inferiore all’1% delle esportazioni nazionali, l’industria dei metalli di base e dei prodotti in metallo conta tra il 2 e 3 % nel periodo compreso tra il 2002 e il 2011, l’abbigliamento si attesta sopra l’1,5% (raggiungendo il record di 1,87% nel 2011), l’industria alimentare più dell’1,3% (anche qui con un picco del 147% nel 2011, dovuto soprattutto alla buona performance esportativa del comparto degli oli e grassi animali e vegetali), mentre il peso dell’agricoltura è andato scendendo nell’ultimo decennio, attestandosi nel 2011 all’1,35%. Tabella 1 – Quote delle esportazioni dell’Umbria sul totale nazionale, per attività economica (2002-2011) (a) 2002 2006 2010 2011 Metalli di base e prodotti in metallo. esclusi macchine e impianti 3,07 3,24 2,46 2,38 Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 1,72 1,50 1,72 1,87 Prodotti alimentari, bevande e tabacco 1,36 1,34 1,30 1,47 Prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca 1,79 1,82 1,54 1,35 Prodotti tessili 1,00 0,86 0,95 1,08 Legno e prodotti in legno; carta e stampa 1,22 0,97 0,98 1,03 Media 0,93 0,98 0,93 0,95 Macchinari ed apparecchi n.c.a. 0,83 0,86 0,86 0,88 Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti dei minerali non metalliferi 0,88 0,81 0,84 0,79 Articoli farmaceutici. chimico-medicinali e botanici 0,67 0,35 0,35 0,64 Apparecchi elettrici 0,69 0,61 0,70 0,64 Sostanze e prodotti chimici 0,52 0,70 0,72 0,51 Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 0,39 0,54 0,47 0,47 … (b) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat (a) Ordinati in base al peso sulle esportazioni italiane nel 2011. (b) Altri settori (per il dettaglio si veda il Rapporto)

In termini di valori esportati nel 2011, il settore dei prodotti della metallurgia è il principale settore di esportazione, pari al 28,4% dell’export regionale, in sensibile

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crescita dal 20,2% dell’inizio del decennio, con un incidenza più che doppia rispetto alla media delle regioni dell’Italia centrale e dell’Italia (Tabella 2). Il secondo settore, in termini di valori esportati è invece quello dei macchinari, che si attesta al 17%, anche qui in leggera crescita dal 14,8% del 2001. Quest’ultimo settore, ancorché molto rilevante in termini quantitativi per l’export umbro, non si qualifica ancora come un settore di specializzazione della regione, in quanto, si tratta di un settore in cui altre regioni italiane hanno una specializzazione relativamente più accentuata. Tuttavia, in questo settore l’Umbria appare relativamente più specializzata rispetto a Lazio, Toscana e Marche. I prodotti dell’abbigliamento erano il terzo settore per importanza nel 2001, con il 14,4% delle esportazioni regionali, ma sono scesi al quarto posto nel 2011 (8,7%). Tuttavia, questo calo si inserisce in un trend generale negativo dell’export italiano in questo settore.

Tabella 2 – I primi 10 settori di attività economica per valore di esportazioni dell’Umbria,(2001 e 2011)

2001 2011 2001-2011

Settore di attività economica % Pos. Settore di attività economica %

diff. peso %

diff. %

Prodotti della metallurgia 20,2 1 Prodotti della metallurgia 28,4 8,23 113,6 Macchinari ed apparecchi n.c.a. 14,8 2 Macchinari ed apparecchi nca 17,0 2,20 74,4 Articoli di abbigliamento 14,4 3 Prodotti alimentari 8,9 5,65 -6,3 Prodotti alimentari 5,9 4 Articoli di abbigliamento 8,7 -5,68 125,1 Apparecchi elettrici 5,5 5 Prodotti in metallo 3,9 1,22 6,7 Prodotti tessili 5,2 6 Apparecchi elettrici 3,7 -1,86 6,8 Altri prodotti dei minerali non metalliferi 4,7 7 Prodotti chimici 3,6 -2,29 16,9 Prodotti chimici 3,8 8 Mezzi di trasporto 3,4 2,71 36,9 Mezzi di trasporto 3,2 9 Articoli in gomma plastica 3,2 0,54 47,9 Prodotti dell'agricoltura, silvicoltura e pesca 2,7 10 Prodotti tessili 3,0 -2,23 67,1 Indici di concentrazione delle esportazioni

Quota cumulata di esportazioni dei primi 66,8 5 settori 60,7 66,8

10 settori 80,3 83,7 20 settori 97,1 97,8

Indice di Herfindal (min: 0 – max:10.000)* 1,015 1,347 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat * L’indice di Herfindal è ottenuto come somma del quadrato delle quote di export di ogni settore

Un dato peculiare dell’export umbro è la notevole, e crescente, concentrazione settoriale: nel 2011 i primi 5 settori rappresentano il 66.8% delle esportazioni, in crescita dal 60,7% del 2001, a fronte di un dato nazionale al 45,1%, mentre nelle altre regioni dell’Italia Centrale i valori sono più simili a quelli umbri, ancorché sempre inferiori (63,1% nelle Marche, 64,5% nel Lazio e 56,7% in Toscana).

Per quanto riguarda la destinazione geografica delle esportazioni, l’Umbria mostra una spiccata specializzazione, rispetto alla media nazionale, verso il continente americano. A fronte di una media nazionale vicina al 7%, in Umbria le esportazioni verso l’America settentrionale sono circa l’11%, mentre le esportazioni verso l’America centro-meridionale rappresentano circa il 10% delle esportazioni, contro una media nazionale vicina al 4%. Tuttavia, escludendo il settore “Metalli di base e prodotti in metallo” il peso dell’export verso l’America Centro-Meridionale sull’export umbro, si ridimensiona molto (2%). Questo dipende, di fatto, dalle forti relazioni commerciali tra la multinazionale Thyssen-Krupp e il Messico. Molto inferiore della media nazionale e delle altre regioni dell’Italia Centrale è invece la quota di export umbro che va verso l’Asia o verso i paesi non UE. In grande crescita relativa, ancorché su valori assoluti piuttosto contenuti, appaiono le esportazioni umbre verso i Paesi dell’Africa sub-sahariana. Molto inferiore della media nazionale e delle altre regioni dell’Italia Centrale è invece la quota di export umbro che va verso l’Asia o verso i paesi non UE.

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Figura 3 – Quote di esportazione per aree geografiche dell’Italia, dell’Umbria e delle regioni dell’Italia centrale (2011)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat * CH: Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti

La Germania è stabilmente il primo mercato di esportazione, seguito da Stati Uniti e Francia. In crescita nell’ultimo decennio vanno segnalati il Messico e la Romania, che nel 2011 sono il 4° e 5° mercato di destinazione, rappresentando rispettivamente l’8,2% e il 5,6% delle esportazioni regionali. Questi due mercati hanno però notevoli peculiarità: entrambi sono strettamente legati alla metallurgia. Tra i paesi che scalano posizioni rispetto al 2001, si segnalano i Paesi Bassi (+140%), la Cina (+156%), la Russia (+285%), la Turchia (+177%) e l’India con una variazione che in dieci anni supera il 700%, ancorché su valori assoluti ancora relativamente bassi.

Tabella 3 – Primi 20 paesi di esportazione dell’Umbria (2001 e 2011)

2001 2011 Variazione 2001-2011

Paese Valori % Pos Paese Valori % diff. peso

%

diff. % Pos

Germania 462.339.899 19,7 1 Germania 569.237.077 16,0 -3,7 23,1 ↔ Stati Uniti 260.858.912 11,1 2 Francia 359.314.781 10,1 -1,0 46,2 ↑ Francia 245.769.928 10,5 3 Stati Uniti 344.647.205 9,7 -0,8 32,1 ↓ Regno Unito 165.905.383 7,1 4 Messico 291.476.043 8,2 1,1 245,1 ↑ Spagna 140.634.222 6,0 5 Romania 199.880.392 5,6 -0,4 299,9 ↑ Messico 84.461.511 3,6 6 Paesi Bassi 175.266.015 4,9 1,3 139,5 ↑ Paesi Bassi 73.166.830 3,1 7 Regno Unito 148.891.620 4,2 1,1 -10,2 ↓ Romania 66.630.575 2,8 8 Spagna 147.402.820 4,1 1,3 4,8 ↓ Svezia 60.382.798 2,6 9 Belgio 99.346.028 2,8 0,2 94,8 ↑ Svizzera 55.689.405 2,4 10 Svizzera 96.298.907 2,7 0,3 72,9 ↔ Polonia 52.146.536 2,2 11 Polonia 88.557.881 2,5 0,3 69,8 ↔ Belgio 50.994.088 2,2 12 Cina 75.431.379 2,1 -0,1 155,7 ↑ Giappone 40.646.332 1,7 13 Turchia 61.777.236 1,7 0,0 177,2 ↑ Grecia 37.424.599 1,6 14 India 56.495.714 1,6 0,0 792,6 ↑ Canada 30.954.676 1,3 15 Russia 54.455.951 1,5 0,2 285,2 ↑ Portogallo 29.539.053 1,3 16 Austria 52.160.029 1,5 0,2 83,9 ↑ Cina 29.499.655 1,3 17 Ungheria 50.183.542 1,4 0,1 173,8 ↑ Danimarca 28.726.336 1,2 18 Giappone 38.813.089 1,1 -0,1 -4,5 ↓ Austria 28.358.320 1,2 19 Canada 36.791.404 1,0 -0,2 18,8 ↓ Turchia 22.285.238 0,9 20 Repubblica Ceca 32.021.982 0,9 0,0 224,3 ↑ Indici di concentrazione Quota cumulata dei primi

5 Paesi di esportazione 54,3 49,5 10 Paesi di esportazione 68,8 68,2 20 Paesi di esportazione 83,7 83,5

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

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A differenza di quanto registrato nel caso della concentrazione settoriale, la distribuzione geografica delle esportazioni umbre è andata diversificandosi leggermente: la quota di esportazioni verso i primi 5 paesi è passata dal 54,3% nel 2001, al 49,5% nel 2011. Tuttavia, l’Umbria non ha una presenza significativa in mercati che invece sono rilevanti per le imprese di altre regioni. Tra questi, sicuramente il Brasile.

I prodotti della siderurgia (CH241 CH242) e i prodotti dell’industria meccanica (CK281, CK282 e CK284) sono tra i primi 5 prodotti esportati in 7 dei 10 principali mercati seppure con delle peculiarità dei diversi paesi. Nel caso della siderurgia, come già anticipato, si evidenzia l’importanza di Messico e Romania che non compaiono tra i principali mercati in nessuno degli altri 4 settori principali dell’export umbro. La Germania è il primo mercato per macchinari e articoli in gomma, mentre Stati Uniti, Francia e Svizzera sono i primi tre mercati sia per prodotti alimentari, bevande e tabacco, che per gli articoli di abbigliamento. Cina ed India compaiono tra i principali mercati solo nel caso dei macchinari.

Due settori candidati ad affiancare la siderurgia nel modello di specializzazione umbro sono quelli che si piazzano sul “podio dell’export”: l’industria della meccanica e quella del tessile-abbigliamento.

Il settore delle macchine e dei macchinari (CK28) vale al 2011 circa 600 milioni di € di esportazioni e rappresenta il 17% dell’export umbro, con una crescita di più di 2 punti percentuali rispetto al 2001. La crescita dell’export in questo settore è pari a circa il 60% nell’ultimo decennio, con punte del 108% nel comparto delle macchine di impiego generale (in calo nell’ultimo anno), e dell’82% nelle “altre macchine per impieghi speciali” (in crescita del 37,8% tra il periodo gennaio-giugno 2011 e il gennaio-giugno 2012). Circa il 66% dell’export si concentra nei comparti delle macchine di impiego generale, ma appare in crescita il comparto delle macchine di impiego speciale, che si attesta al 21% nel primo semestre del 2012 (Tabella 4). Tabella 4 – Struttura e dinamica del commercio nell’industria meccanica dell’Umbria (2002-2011) 2002 2006 2011 2011

gen-giu 2012

gen-giu Valori percentuali per colonna CK281-Macchine di impiego generale 17,1% 20,8% 22,3% 25,0% 17,7% CK282-Altre macchine di impiego generale 42,6% 47,0% 43,9% 43,0% 44,2% CK283-Macchine per l'agricoltura e la silvicoltura 14,1% 9,8% 9,4% 11,1% 11,0% CK284-Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili 9,5% 6,1% 5,5% 5,7% 5,8% CK289-Altre macchine per impieghi speciali 16,7% 16,3% 19,0% 15,2% 21,3% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Totale (Valori in milioni di Euro) 377,25 512,92 604,38 308,52 301,71

Tassi di variazione (2002=100) 2002 2006 2011 2012 2011

gen-giu CK281-Macchine di impiego generale 100,0 165,5 208,1 -30,8% CK282-Altre macchine di impiego generale 100,0 150,0 165,0 0,4% CK283-Macchine per l'agricoltura e la silvicoltura 100,0 94,6 107,2 -2,9% CK284-Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili 100,0 87,1 92,2 -1,1% CK289-Altre macchine per impieghi speciali 100,0 132,4 182,2 37,8% Totale 100,0 136,0 160,2 -2,2% Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

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Per il comparto delle “Macchine di impiego generale e per la formatura dei metalli e altre macchine utensili” si registra una notevole concentrazione geografica, con pochi paesi che attraggono oltre il 60% delle esportazioni. Viceversa, nel caso del comparto più grande, quello delle “Altre macchine di impiego generale”, a parte il ruolo centrale degli Stati Uniti, c’è una maggiore dispersione geografica delle esportazioni. E’ interessante notare come la Cina svolga un ruolo non marginale in molti dei comparti di questo settore e l’India sia un importante mercato per le macchine di impiego generale (Tabella 5).

Tabella 5 – Quote di esportazione nei principali Paesi di esportazione dell’Umbria nel settore della meccanica ( 2011)

Paese

Macchine di impiego generale (CK281)

Altre macchine di

impiego generale (CK282)

Macchine per l'agricoltura

e la silvicoltura

(CK283)

Macchine per la formatura dei metalli e altre

macchine utensili (CK284)

Altre macchine per impieghi

speciali (CK289)

Francia 5,1% 9,1% 4,7% 0,5% 7,7% Paesi Bassi 0,9% 9,1% 1,6% 0,0% 3,4% Germania 40,9% 7,4% 5,0% 1,0% 5,3% Regno Unito 2,9% 4,9% 0,9% 12,0% 1,4% Spagna 0,2% 5,8% 4,7% 0,9% 6,3% Belgio 0,6% 3,5% 0,1% 65,6% 0,8% Austria 1,8% 2,5% 1,2% 2,7% 1,3% Svizzera 0,7% 1,7% 0,1% 0,1% 1,6% Turchia 0,6% 2,4% 0,0% 0,0% 5,3% Polonia 0,1% 1,6% 1,2% 1,7% 1,1% Repubblica Ceca 0,0% 1,1% 0,3% 2,1% 1,3% Romania 0,1% 1,5% 1,5% 2,9% 1,9% Russia 1,3% 0,8% 3,8% 0,0% 2,3% Guinea equatoriale 0,1% 0,5% 0,1% 0,0% 9,3% Stati Uniti 5,9% 17,4% 27,5% 1,5% 3,4% Arabia Saudita 0,1% 0,6% 1,6% 0,2% 0,9% India 23,6% 1,3% 0,1% 0,0% 2,0% Cina 6,7% 3,1% 8,1% 1,4% 4,5% Totale primi 5 paesi 82,1% 48,8% 50,1% 85,4% 33,9% Valore esportazioni 134.498.829 265.192.448 56.945.868 33.023.037 114.719.460 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat Tabella 6 – Struttura e dinamica del commercio nell’industria tessile-abbigliamento dell’Umbria (2002-2011)

2002 2006 2010 2011 2011 gen-giu

2012 gen-giu

Valori percentuali per anno CB131-Filati di fibre tessili 1,7 1,5 0,9 0,8 1,0 0,9 CB132-Tessuti 5,6 8,2 4,2 5,6 6,1 5,1 CB139-Altri prodotti tessili 24,0 19,6 19,8 19,0 19,8 18,5 CB141-Articoli di abbigliamento 45,6 48,6 50,6 50,0 52,5 50,8 CB142-Articoli di abbigliamento in pelliccia 0,2 0,1 0,4 0,7 0,6 0,0 CB143-Articoli di maglieria 22,8 22,0 24,1 23,9 20,1 24,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Totale (Valori in milioni di Euro) 384,71 335,16 343,00 416,74 204,38 219,21

Tassi di variazione (2002=100) 2002 2006 2010 2011 2012 2011

gen-giu CB131-Filati di fibre tessili 100,0 74,4 46,8 48,5 -4,7% CB132-Tessuti 100,0 127,9 67,6 109,3 -9,6% CB139-Altri prodotti tessili 100,0 70,9 73,4 85,5 0,4% CB141-Articoli di abbigliamento 100,0 92,7 98,8 118,7 3,8% CB142-Articoli di abbigliamento in pelliccia 100,0 63,8 197,0 394,7 -93,7% CB143-Articoli di maglieria 100,0 84,2 94,0 113,4 31,7% Totale 100,0 87,1 89,2 108,3 7,3% Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Dopo un periodo di crisi che ha attraversato gli anni Duemila, il 2011 sembra aver segnato un importante punto di svolta per il settore del tessile-abbigliamento, con una

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crescita delle esportazioni di 74 milioni di Euro (pari al 22%) rispetto al 2010, portando a superare del 13% i valori delle esportazioni del 2002. Tale dinamica positiva è trainata dai comparti dell’abbigliamento e della maglieria, che nel 2001 detenevano rispettivamente il 52,5% e 23,9% delle esportazioni del settore. La crescita è confermata anche nei primi due trimestri del 2012, attestandosi al 3,8% per l’abbigliamento e al 31,7% per la maglieria rispetto ai primi due trimestri del 2011 (Tabella 6).

Il settore del tessile-abbigliamento mostra una maggiore concentrazione geografica rispetto al settore della meccanica. Nei tre sotto-settori della filiera tessile (Filati di fibre tessili, Tessuti e Altri prodotti tessili) oltre l’80% delle esportazioni si concentra nei primi 5 paesi. Nei due comparti principali, quello degli articoli di abbigliamento e di maglieria, la concentrazione geografica è inferiore, e gli Stati Uniti risultano essere il principale mercato di destinazione, seguiti dai paesi europei, inclusa la Svizzera (Tabella 7).

Tabella 7 – Quote di esportazione nei principali Paesi di esportazione dell’Umbria nel settore tessile-abbigliamento (2011)

Paesi

Filati di fibre

tessili (CB131)

Tessuti (CB132)

Altri prodotti tessili

(CB139)

Articoli di Abbigliamento

(CB141)

Articoli di abbigliamento

in pelliccia (CB142)

Articoli di Maglieria (CB143)

Francia 5,9% 0,2% 9,3% 7,6% 19,1% 20,7% Paesi Bassi 0,0% 1,1% 0,5% 13,4% 0,7% 1,8% Germania 0,3% 0,1% 57,1% 9,2% 11,5% 11,0% Regno Unito 0,2% 0,2% 1,4% 6,1% 13,2% 2,9% Portogallo 2,0% 0,1% 2,3% 0,4% 0,0% 0,1% Spagna 0,3% 0,1% 4,9% 3,6% 2,7% 2,7% Belgio 0,0% 0,0% 0,5% 2,7% 5,6% 3,5% Austria 0,1% 0,0% 0,9% 2,1% 6,0% 2,5% Svizzera 0,0% 0,2% 0,2% 12,5% 12,6% 6,0% Polonia 0,1% 0,2% 4,2% 0,0% 1,0% 0,2% Repubblica Ceca 0,0% 0,0% 4,9% 0,2% 0,0% 0,0% Ungheria 0,0% 0,0% 2,0% 0,0% 0,2% 0,0% Romania 60,0% 44,3% 2,8% 1,9% 4,1% 0,3% Ucraina 8,1% 0,3% 0,5% 1,2% 0,9% 0,5% Russia 0,0% 0,0% 0,2% 3,4% 0,2% 7,7% Tunisia 5,5% 37,4% 1,8% 0,6% 0,0% 0,0% Stati Uniti 0,0% 0,4% 0,8% 12,4% 6,0% 22,8% Cina 0,1% 7,8% 1,0% 1,2% 2,5% 0,8% Corea del Sud 4,2% 0,1% 0,2% 1,7% 1,3% 2,5% Giappone 0,0% 0,2% 0,6% 4,2% 0,4% 6,1% Hong Kong 3,3% 0,2% 0,1% 2,3% 0,4% 1,5% Totale primi 5 Paesi 83,7% 91,0% 80,4% 55,1% 62,4% 68,3%

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Vista la peculiare struttura settoriale e geografica delle esportazioni dell’Umbria, può essere interessante capire come si sarebbe mosso l’export se la distribuzione settoriale e per mercati di destinazione dell’export umbro fosse stata diversa. Da una simulazione effettuata applicando all’Umbria una struttura settoriale e dei mercati analoga a quella dell’Italia Centrale, emerge che nel 2009 l’Umbria avrebbe registrato una calo nelle esportazioni di 667,5 milioni di euro, ovvero 91 milioni di Euro in meno della riduzione di esportazione effettivamente sopportata dalla regione in quell’anno, ovvero una performance dell’11,9% migliore. Nel 2011 invece si sarebbe realizzato un incremento nell’ordine di 512 milioni di Euro, ovvero di 85 milioni in più rispetto ai 428 milioni di incremento di esportazioni effettivamente registrato, di cui 42 milioni attribuibili ad una struttura settoriale più favorevole rispetto al trend della domanda mondiale.

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In Umbria sono presenti 17 Sistemi Locali del Lavoro (SLL) caratterizzati da una notevole eterogeneità nei prodotti lavorati, sia tra SLL che all’interno di ciascuno. Ad esempio, solo in 4 casi (Cascia, Castiglione del lago, Marsciano e Fabro) il primo prodotto esportato supera il 50% del totale dei prodotti esportati. Inoltre, come evidenziato dalla Figura 4, i 17 SLL umbri sono piuttosto diversi anche per propensione all’export (misurata come valore delle esportazioni per addetto all’industria). Si va dagli oltre 60.000 Euro per addetto di Terni e Umbertide, a meno di 10.000 Euro per addetto a Orvieto, Marsciano, Gubbio e Cascia.

Il fatturato esportato dai SLL è strettamente legato alla dimensione media delle imprese che vi operano. Come emerge dalla Figura 5 nel complesso dei SSL italiani, all’aumentare del numero medio di addetti per unità locali, cresce il fatturato esportato dal SLL. Tuttavia la relazione non è lineare. Ovvero, aver imprese più grandi di una certa soglia non sembra aumentare il fatturato esportato. Quindi si conferma l’ipotesi avanzata nella letteratura economica recente secondo la quale le esportazioni sono favorite dalla presenza delle cosiddette medie imprese del quarto capitalismo. Anche per i SLL umbri si conferma la relazione positiva tra dimensione media di impresa e fatturato esportato (Figura 5).

Tra il 2007 e il 2009, la crisi economica ha inciso profondamente sulle esportazioni dei SLL umbri, che sono quasi ovunque scese di più rispetto al numero di addetti, con le punte più alte a Terni e Umbertide, dove l’export per addetto è sceso tra il 2007 e il 2009 di oltre 20.000 Euro. In controtendenza si sono mossi i SLL di Gualdo Cattaneo e Gualdo Tadino, che durante la crisi hanno aumentato la propria propensione all’export di circa 11.000 e 7.000 Euro per addetto all’industria. Figura 4 – Esportazioni per addetto all’industria per Sistemi Locali del Lavoro dell’Umbria (2007 e 2009) (valori in migliaia di Euro)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

Dal 2009 al 2011 la performance dell’export in valore nei SLL umbri è generalmente migliorata anche in maniera sensibile (+80% a Città di Castello, +79% a Gualdo Cattaneo, +54% a Marsciano e +50% a Terni) mentre ha conosciuto una flessione minima a Gualdo Tadino (-10%) e molto più marcata a Cascia e Fabro (-24% e -57% rispettivamente).

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Figura 5 – Esportazioni per Sistema Locale del Lavoro (SLL) e dimensione media delle unità locali (2009)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat

In conclusione, l’Umbria è una regione relativamente poco internazionalizzata con esportatori di dimensioni relativamente contenute, e con significative differenze territoriali (tra SLL e al loro interno) nella propensione ad esportare. La struttura settoriale delle esportazioni appare molto polarizzata sul settore della metallurgia e con specifiche combinazioni settori-mercati, che spesso dipendono da strategie di singole imprese. L’internazionalizzazione delle imprese umbre non mostra particolari complementarietà tra prodotti e mercati: specifici settori servono specifici mercati. I settori delle macchine utensili e dell’abbigliamento hanno registrato buone performance esportative in anni recenti e sono stati in grado di raggiungere importanti mercati in crescita, configurando la possibilità di costruire un modello di internazionalizzazione meno dipendente dal settore della metallurgia. Secondo i risultati di una simulazione svolta in questo lavoro, una struttura meno concentrata avrebbe portato a ridurre il calo di esportazioni nel 2009 e migliorato ulteriormente le performance di esportazioni nel 2011.

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2. L’internazionalizzazione tramite gli investimenti diretti esteri: il quadro conoscitivo in Umbria

2.1 Metodologia

La costruzione di un database d’imprese umbre che hanno realizzato investimenti diretti all’estero (IDE) ha costituito il primo problema dell’attività di ricerca empirica. Si è trattato pertanto di analizzare solamente l'internazionalizzazione attiva e non quella passiva. La mancanza di una raccolta dati ufficiale ha condotto alle seguenti fasi al fine della costituzione del database.

La prima fase ha avuto a oggetto l’analisi dettagliata delle notizie riguardanti IDE (accordi, joint venture, partecipazioni di maggioranza o minoranza in imprese estere, realizzazione ex-novo di stabilimenti di produzione) realizzati da imprese umbre, attraverso l’utilizzo delle seguenti fonti: stampa specializzata; banca dati fDiMarkets.com (Crossborder Investment Monitor realizzato da FT Business). Nel caso specifico, per quanto riguarda la prima fonte, si è deciso di basare questa prima fase della ricerca sulla rassegna stampa dei quotidiani. La banca dati regionale raccoglie testi completi di giornali e riviste locali e nazionali. La ricerca è stata eseguita sul periodo gennaio 2003 – settembre 2012 e si è basata sull’utilizzo di parole chiave che hanno permesso di selezionare gli articoli che si riferiscono alle imprese umbre internazionalizzate. Per quanto riguarda l’utilizzo della banca dati fDiMarkets.com, la ricerca ha avuto a oggetto progetti d’investimento attivati o pianificati da imprese umbre sul periodo 2003-2012.

Poiché le notizie di stampa non sono sufficienti ai fini della completezza dell’analisi, si è ulteriormente proceduto con la seconda fase attraverso una ricerca d’informazioni complementari facendo ricorso a fonti primarie, quali i siti internet delle aziende individuate nella prima fase. Sono stati inoltre consultati i siti internet delle prime 250 aziende umbre in termini di fatturato, al fine di ampliare il campo d’indagine e aumentare il livello di completezza della ricerca esplorativa.

L’attività della terza fase è stata il lavoro di costruzione e pulitura del database che ha portato a individuare 55 imprese umbre che hanno realizzato un IDE attraverso le fonti sopra citate.

La quarta fase ha avuto a oggetto l’invio dei questionari alle imprese individuate nel database. Il questionario è stato diviso in due parti: la prima parte concernente l’internazionalizzazione attraverso l’export; la seconda parte riguardante gli IDE. Nella prima parte, in particolare, sono stati richiesti dati relativi a: i) vendita dei prodotti all’estero (direttamente o tramite intermediari in Italia o localizzati all’estero); ii) percentuale del fatturato totale realizzato all’estero (anni di riferimento il 2005 e il 2011); iii) composizione geografica del fatturato (anni di riferimento il 2005 e il 2011); iv) distribuzione del fatturato totale in percentuale nel 2011 in base al livello qualitativo dei prodotti offerti dall’impresa; v) distribuzione del fatturato totale in percentuale per area geografica sulla base del livello qualitativo dei prodotti nel 2011. Nella seconda parte del questionario sono state richieste informazioni in merito a: i) modo d’internazionalizzazione dell’impresa (partecipazioni di maggioranza e/o minoranza in imprese localizzate all’estero); ii) attività svolte all’estero tra il 2005 e il 2011 (produzione di semilavorati o componenti, produzione di prodotti finiti, attività di assemblaggio, apertura di filiali commerciali, show-room, punti assistenza post-vendita, attività di R&S e/o di progettazione); iii) i cinque principali progetti d’investimento all’estero intrapresi tra il 2005 e il 2011 (breve descrizione del

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progetto, modalità di internazionalizzazione, paese estero, anno di inizio attività, numero di occupati diretti nella sede estera). Questa fase ha avuto inizio ad aprile 2012 ed è terminata a settembre 2012 con una redemption del 52%. Nello specifico è stato eseguito un primo contatto al fine di inviare il questionario di ricerca tramite mail al referente individuato. In seguito sono stati eseguiti in media altri due contatti telefonici a ciascun’azienda, al fine di monitorare il rientro e la corretta compilazione del questionario.

La quinta fase ha avuto a oggetto l’analisi di fonti secondarie: i bilanci delle aziende individuate nel database. Attività di ricerca che ha permesso l’ampliamento e la completezza delle informazioni qualitative ottenute tramite il rientro dei questionari.

La raccolta dati così strutturata ha permesso l’attività di triangolazione dell’evidenza empirica assicurando obiettività e validità dell’attività di ricerca effettuata.

2.2 Caratteristiche strutturali delle imprese indagate

Il database è costituito da 55 imprese umbre che hanno realizzato investimenti diretti all’estero (IDE). In particolare, l’84% delle imprese appartiene al macro settore manifatturiero, il restante 16% è così suddiviso: 3 imprese del commercio, 2 nei servizi professionali, 1 impresa estrattiva, 1 di costruzioni, 1 impresa di trasporti, 1 impresa che opera nel campo della ricerca scientifica. La prevalenza di imprese operanti nei settori dell’industria manifatturiera è coerente con la rilevanza di questo tipo di attività nel contesto umbro e nazionale. La forma giuridica prevalente è la società di capitali: il 53% delle imprese è una società per azioni, mentre il 45% è una srl. Solo un’azienda è costituita sotto forma di società di persone (snc).

Tabella 8 – Composizione settoriale delle imprese campionate per provincia e forma giuridica Imprese Ripartizione per provincia Ripartizione per forma giuridica

SETTORI DI ATTIVITÀ (Cod. ATECO*) N. (%) Perugia (%) Terni (%) S.n.c. (%) S.r.l. (%) S.p.A. (%)

Industria manifatturiera (10-33) 46 84% 44 80% 2 4% 1 2% 21 38% 24 44% di cui

Macchinari e attrezzature meccaniche (28) 12 22% 12 22% 3 5% 9 16%

Tessile e abbigliamento, cuoio (13-15) 8 15% 8 15% 2 4% 6 11%

Metallurgia e prodotti in metallo (24,25) 6 11% 4 7% 2 4% 4 7% 2 4%

Carta, editoria e stampa (17,18) 4 7% 4 7% 4 7%

Prodotti dei minerali non metalliferi (23) 4 7% 4 7% 2 4% 2 4%

Alimentari, bevande e tabacco (10-12) 2 4% 2 4% 2 4%

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (29) 2 4% 2 4% 2 4%

Mobili (31) 2 4% 2 4% 1 2% 1 2%

Legno, sughero e paglia (16) 1 2% 1 2% 1 2%

Prodotti chimici (20) 1 2% 1 2% 1 2%

Prodotti farmaceutici (21) 1 2% 1 2% 1 2%

Prodotti in gomma e materie plastiche (22) 1 2% 1 2% 1 2%

Attrezzature. elettriche e per uso domestico (27) 1 2% 1 2% 1 2%

Altre industrie manifatturiere (32) 1 2% 1 2% 1 2%

Commercio all’ingrosso (47) 3 5% 3 5% 1 2% 2 4%

Servizi professionali (33,38) 2 4% 2 4% 2 4%

Industria estrattiva (7) 1 2% 1 2% 1 2%

Costruzioni (43) 1 2% 1 2% 1 2%

Logistica e trasporti (49) 1 2% 1 2% 1 2%

Ricerca scientifica e sviluppo (72) 1 2% 1 2% 1 2%

TOTALE 55 100% 51 93% 4 7% 1 2% 25 45% 29 53%

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

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Dal punto di vista della dimensione aziendale – numero di addetti (tabella 9) e classe di fatturato annuo lordo di appartenenza (Tabella 10) – l’indagine empirica in parte conferma quanto affermato dalle teorie economiche che descrivono il processo d’internazionalizzazione produttiva delle imprese come fortemente correlato alla dimensione d’impresa. Andando nel dettaglio sono 10 le imprese di grandi dimensioni (con un numero di dipendenti superiore alle 250 unità) e 24 quelle di medie dimensioni. Nessuna impresa con IDE è di dimensione micro-piccola, il 25% delle imprese ha un numero di dipendenti compreso tra le 10 e le 50 unità. Non sono disponibili dati sul numero di addetti del 13% delle imprese oggetto d’indagine, ma in base alla ricerca di ulteriori fonti d’informazione è stato possibile classificare anche queste all’interno della classe dimensionale medio-grande. Anche dal punto di vista del fatturato annuo realizzato, la prevalenza delle imprese appartenenti alla classe medio-grande è rilevante: il 56% delle imprese, infatti, realizza un fatturato superiore ai 10 milioni di euro. Tabella 9 - Numero di addetti delle imprese (2010)

Numero di addettii Imprese

V.A. Percentuale

Non disponibile 7 12%

< 10 0 0

10-30 7 13%

31-50 7 13%

50-99

12 22%

>100 22 40%

Totale 55 100%

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

Tabella 10 – Classe di fatturato delle imprese (2010)

Classe di fatturato (milioni di Euro)

Imprese

V.A. Percentuale

Non disponibile 16 29%

< 1 1 2%

1-10 7 13%

10,1-20 12 22%

20,1-50

8 14,5%

50,1-99 3 5%

>100 8 14,5%

Totale 55 100%

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

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0% 5% 10% 15% 20% 25% 30%

Altre industrie manifatturiere

Logistica e trasporti

Prodotti in gomma e materie plastiche

Prodotti farmaceutici

Estrattivo

Commercio all'ingrosso

Attrezz. elettriche e per uso domestico

Autoveicoli rimorchi e semirimorchi

Servizi professionali

Ricerca scientifica e sviluppo

Alimentari, bevande e tabacco

Prodotti chimici

Costruzioni

Metallurgia e prodotti in metallo

Carta, editoria e stampa

Prodotti dei minerali non metalliferi

Tessile e abbigliamento, cuoio

Mobili, legno e sughero

Macchinari e attrezzature meccaniche

2.3 Le strategie d’internazionalizzazione attraverso gli IDE

I dati che presentiamo in questa parte del rapporto – come specificato nella premessa metodologica – rappresentano il risultato dell’attività di ricerca empirica, realizzata nel periodo aprile-settembre 2012, sulle imprese umbre individuate e inserite nel database. Sulla base dei questionari rientrati e dell’attività di ricerca effettuata attraverso fonti secondarie (bilanci e banche dati nazionali e internazionali) sono state individuate 55 imprese umbre che hanno realizzato almeno un IDE nei mercati esteri. Le analisi che seguono sono state eseguite in termini di valore assoluto di progetti d’investimento diretti nei mercati esteri, realizzati dalle imprese oggetto d’indagine. Non è stato possibile rilevare il dato relativo all’entità dell’investimento effettuato all’estero sia per la mancanza di disponibilità delle imprese nel fornire tale dato, sia per l’impossibilità di recuperare il dato attraverso fonti secondarie di ricerca.

Figura 6 – Numerosità degli IDE delle imprese campionate per settori

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

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La composizione settoriale degli IDE (figura 6) mostra un peso circa del 30% degli investimenti realizzati all’estero da imprese umbre del comparto della meccanica. Seguono il comparto dell’arredo e del tessile-abbigliamento con rispettivamente 13,8% e 11,3% di IDE. Una percentuale di IDE che si attesta tra il 4% e il 6% è realizzata da imprese dei comparti della chimica, costruzioni, metallurgia e prodotti dei minerali non metalliferi. Un peso relativamente basso in termini di valore assoluto è detenuto dagli altri settori evidenziati. Figura 7 – Numerosità degli Investimenti diretti all’estero negli anni (valore assoluto)

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

1993 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0

5

10

15

20

25

30

35

1993 1998-2000 2001-2003 2004-2006 2007-2009 2010-2012

* La figura si basa su 90 progetti d’investimento su 159, per i quali è stato possibile rintracciare l’anno

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

L’evoluzione degli IDE umbri del nostro campione mostra una tendenza alla crescita positiva nel tempo, ma a ritmi decisamente contenuti lungo tutto l’arco temporale considerato, facendo registrare una maggiore propensione soprattutto a partire dal 2004 (figura 7). Come riportato nella seconda parte di questo rapporto, sino alla seconda metà degli anni ’90, la numerosità degli investimenti internazionali delle imprese umbre si attesta su livelli molto modesti, per poi iniziare a crescere soprattutto agli inizi del nuovo millennio. Questo dato concorda con la mancanza di

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IDE tra il 1993 e il 1999. Sulla base delle imprese campionate, delle quali è stato possibile rintracciare l’anno di realizzazione dell’investimento estero1, il tasso medio di crescita annua è di circa il 28% se si considera il periodo centrale rappresentato dal decennio 2000-2010. Il livello si abbassa analizzando i raggruppamenti triennali dal 2001 al 2012, attestandosi al 19%. Bisogna comunque considerare che, lungo tutto l’arco temporale esaminato, è possibile rintracciare un’elevata variabilità nella numerosità annua degli IDE. È necessario precisare che il tasso medio di crescita annuo dal 1999 al 2012 è del 52%; valore che risente notevolmente della maggiore concentrazione degli IDE nei periodi 2000-2001, 2006-2007, 2010-2011, oltreché dell’elevata variabilità nella numerosità annua.

Nel complesso, la ricerca empirica evidenzia una rilevanza del 46% circa del mercato europeo per gli IDE delle imprese umbre rispetto agli altri continenti (tabella 11). Per quanto riguarda il continente americano, i paesi prevalentemente insediati sono: USA, Brasile, Argentina e Messico. Per l’area africana e medio orientale sono emersi i paesi della sponda sud del mediterraneo: Turchia, Tunisia ed Egitto. Sulla base delle informazioni ottenute dall’indagine effettuata, il fenomeno degli IDE umbri è geograficamente concentrato in Europa, anche se non mancano imprese che hanno deciso di sfruttare le opportunità di crescita offerte dai mercati dell’estremo oriente. In particolar modo, si è registrato un notevole interesse per Cina e India, ma anche per il Giappone. Sul totale degli IDE individuati dal nostro campione d’imprese, rappresentano rispettivamente l’8%, il 6% e il 3% (tabella 11).

Spostando invece l’analisi a livello settoriale e principalmente sui tre settori principali dell’economia umbra - meccanica, tessile abbigliamento e mobili – la tabella 12 mostra come le imprese campionate del settore della meccanica indirizzano circa il 36% dei loro IDE in Asia e Oceania e il 31,9% in Europa. Progetti d’investimento per la maggior parte concentrati in due grandi realtà imprenditoriali. Le imprese del settore mobili, legno e sughero effettuano in Europa il 50% dei loro IDE; segue l’America con circa il 27%. Anche in questo settore si registra una forte concentrazione di progetti d’investimento prevalentemente in una sola grande impresa. Le imprese del tessile e abbigliamento mostrano la tendenza a concentrare gli investimenti in Europa (50%), e prevalentemente verso le aree occidentali, come mostrato dai numerosi accordi rintracciati di tipo distributivo o per l’apertura degli store-locator. Altra meta di destinazione degli IDE che si riferiscono al settore tessile e abbigliamento, è l’Asia - in particolare Cina e Giappone - con il 39% degli IDE, realizzati principalmente attraverso accordi commerciali e di joint-venture. Anche per questo settore la maggior parte degli investimenti esteri sono realizzati principalmente da due grandi imprese locali.

1 Attraverso l’integrazione dei dati ottenuti con la ricerca empirica (questionari, banche dati e bilanci) è possibile

trovare l’anno di realizzazione del 57% degli IDE delle imprese oggetto d’indagine.

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Tabella 11 – La composizione geografica degli IDE e la ripartizione per area geografica del numero delle imprese campionate

AREE GEOGRAFICHE

IDE IMPRESE

N. progetti

(%) sul tot. compl.

(%) sul tot. Cont.

N. imprese

(%) sul tot. compl.

N. Medio IDE per impresa

Continente Europeo 72 45,3% 100,0% 36 65,5% 2,0 di cui paese non specificato 11 6,9% 15,3% 11 20,0% 1,0

Europa Occidentale 30 18,9% 41,7% 20 36,4% 1,5 di cui Spagna 8 5,0% 26,7% 8 14,5% 1,0 Francia 6 3,8% 20,0% 6 10,9% 1,0 Germania 5 3,1% 16,7% 5 9,1% 1,0 Regno Unito 4 2,5% 13,3% 3 5,5% 1,3 Olanda 2 1,3% 6,7% 2 3,6% 1,0 Belgio 1 0,6% 3,3% 1 1,8% 1,0 Lussemburgo 1 0,6% 3,3% 1 1,8% 1,0 Portogallo 1 0,6% 3,3% 1 1,8% 1,0 Svezia 1 0,6% 3,3% 1 1,8% 1,0 Svizzera 1 0,6% 3,3% 1 1,8% 1,0 Europa Centro-Orientale 31 19,5% 43,1% 17 30,9% 1,8 di cui Romania 10 6,3% 32,3% 8 14,5% 1,3 Russia 6 3,8% 19,4% 6 10,9% 1,0 Polonia 5 3,1% 16,1% 3 5,5% 1,7 Ucraina 3 1,9% 9,7% 3 5,5% 1,0 Albania 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0 Bulgaria 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0 Croazia 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0 Grecia 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0 Lettonia 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0 Serbia 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0 Ungheria 1 0,6% 3,2% 1 1,8% 1,0

Medio Oriente e Africa 16 10,1% 100,0% 14 25,5% 1,1 di cui Turchia 3 1,9% 18,8% 3 5,5% 1,0 Tunisia 2 1,3% 12,5% 2 3,6% 1,0 Egitto 2 1,3% 12,5% 2 3,6% 1,0 Malta 2 1,3% 12,5% 2 3,6% 1,0 Arabia 1 0,6% 6,3% 1 1,8% 1,0 Repubblica Sudafricana 1 0,6% 6,3% 1 1,8% 1,0 paese non specificato 5 3,1% 0,2% 5 9,1% 1,0 Continente Americano 31 19,5% 100,0% 20 36,4% 1,6 di cui paese non specificato 6 3,8% 19,4% 5 9,1% 1,2

Nord America 14 8,8% 45,2% 13 23,6% 1,1 di cui USA 13 8,2% 92,9% 12 21,8% 1,1 Canada 1 0,6% 7,1% 1 1,8% 1,0 Centro e Sud America 11 6,9% 35,5% 8 14,5% 1,4 di cui Brasile 4 2,5% 36,4% 4 7,3% 1,0 Argentina 2 1,3% 18,2% 2 3,6% 1,0 Messico 2 1,3% 18,2% 2 3,6% 1,0 Bolivia 1 0,6% 9,1% 1 1,8% 1,0 Honduras 1 0,6% 9,1% 1 1,8% 1,0 Repubblica Domenicana 1 0,6% 9,1% 1 1,8% 1,0

Asia e Oceania 40 25,2% 100,0% 21 38,2% 1,9 di cui Cina 13 8,2% 32,5% 9 16,4% 1,4 India 10 6,3% 25,0% 6 10,9% 1,7 Giappone 5 3,1% 12,5% 4 7,3% 1,3 Australia 2 1,3% 5,0% 2 3,6% 1,0 Corea del Sud 1 0,6% 2,5% 1 1,8% 1,0 paese non specificato 9 5,7% 22,5% 7 12,7% 1,3 MONDO 159 100,0% - 55 100,0% 2,9

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

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Tabella 12 –La composizione geografica degli IDE delle imprese campionate ripartiti per settore

SETTORI (Cod. ATECO*)

Macchinari e attrezzature meccaniche

(28)

Mobili, legno e sughero

(16-31)

Tessile e abbigliamento,

cuoio (13-15)

Prodotti dei minerali

non metalliferi

(23)

Carta, editoria

e stampa (17-18)

Metallurgia e prodotti in metallo (24-25)

Costruzioni (43)

Prodotti chimici

(20)

Alimentari, bevande

e tabacco (10-12)

Servizi professionali

(33,38)

AREE GEOGRAFICHE N. (%) N.

MEDIO IDE

N. (%) N.

MEDIO IDE

N. (%) N.

MEDIO IDE

N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%)

Continente Europeo 15 31,9% 1,9 11 50,0% 5,5 9 50,0% 2,3 3 30,0% 5 50,0% 6 75,0% 6 100,0% 2 33,3% 3 60,0% 4 80,0% � Europa Occidentale 7 14,9% 1,4 6 27,3% 3,0 4 22,2% 2,0 1 10,0% 3 30,0% 1 12,5% 1 16,7% 3 60,0% � Europa Centro-Orientale 6 12,8% 2,0 4 18,2% 2,0 3 16,7% 1,5 1 10,0% 2 20,0% 3 37,5% 6 100,0% 2 40,0% 1 20,0%

Medio Oriente e Africa 6 12,8% 1,5 1 4,5% 1,0 1 5,6% 1,0 3 30,0% 1 10,0% 1 16,7% 1 20,0%

Continente Americano 9 19,1% 1,8 6 27,3% 3,0 1 5,6% 1,0 4 40,0% 3 30,0% 1 16,7% 1 20,0%

� Nord America 4 8,5% 1,3 2 9,1% 1,0 1 5,6% 1,0 1 10,0% 2 20,0% 1 20,0% � Centro e Sud America 4 8,5% 2,0 2 9,1% 2,0 2 20,0%

Asia e Oceania 17 36,2% 3,4 4 18,2% 2,0 7 38,9% 1,8 1 10,0% 2 25,0% 2 33,3% 1 20,0%

MONDO 47 100,0% 3,9 22 100,0% 7,3 18 100,0% 2,3 10 100,0% 10 100,0% 8 100,0% 6 100,0% 6 100,0% 5 100,0% 5 100,0%

SETTORI (Cod. ATECO*)

Ricerca scientifica e sviluppo

(72)

Autoveicoli rimorchi

e semirimorchi (29)

Attrezz. elettriche e per uso domestico

(27)

Commercio all'ingrosso

(47)

Prodotti farmaceutici

(20) Estrattivo (7)

Logistica e trasporti

(49)

Prodotti in gomma e materie

plastiche (22)

Altre industrie manifatturiere

(32) TOTALE

AREE GEOGRAFICHE N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%)

Continente Europeo 3 60,0% 1 25,0% 1 33,3% 1 33,3% 1 100,0% 1 100,0% 72 45,3 Europa Occidentale 1 20,0% 1 33,3% 1 33,3% 1 100,0% 30 18,9

Europa Centro-Orientale 2 40,0% 1 25,0% 31 19,5

Medio Oriente e Africa 1 20,0% 1 50,0% 16 10,1

Continente Americano 1 20,0% 1 25,0% 1 33,3% 2 100,0% 1 100,0% 31 19,5 Nord America 1 20,0% 1 33,3% 1 100,0% 14 8,8

Centro e Sud America 1 25,0% 2 100,0% 11 6,9

Asia e Oceania 2 50,0% 1 33,3% 2 66,7% 1 50,0% 40 25,2

MONDO 5 100,0% 4 100,0% 3 100,0% 3 100,0% 2 100,0% 2 100,0% 1 100,0% 1 100,0% 1 100,0% 159 100,0

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

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Tabella 13 – Gli IDE delle imprese campionate ripartiti per area geografica e modalità di internazionalizzazione

MODALITÀ D’INTERNAZIONALIZZAZIONE

(NUMERO DI PROGETTI DI INVESTIMENTO)

PAESI COSTITUZIONE EX

NOVO

PARTECIPAZIONI AZIONARIE

JOINT VENTURE REALIZZAZIONE DI

ACCORDI

TOT. IDE PER PAESE (%)

PARTECIPAZIONI TOTALITARIE PARTECIPAZIONI DI MAGGIORANZA

PARTECIPAZIONI DI MINORANZA

GERMANIA 2 - 1 - - - 5 3,1% SPAGNA 4 2 1 - 1 - 8 5,0% GRAN BRETAGNA 1 2 2 - - 1 4 2,5% RUSSIA 1 - - - 4 1 6 3,8% BELGIO 1 - - - - - 1 0,6% SVIZZERA 1 - - - - - 1 0,6% SVEZIA - - - - - - 1 0,6% ROMANIA 3 1 3 1 2 1 10 6,3% SERBIA 1 - - - - - 1 0,6% POLONIA 1 - 1 1 1 1 5 3,1% UCRAINA - - 2 - - 1 3 1,9% ALBANIA 1 - - - - - 1 0,6% LETTONIA - - - 1 - - 1 0,6% PORTOGALLO - - 1 - - - 1 0,6% BULGARIA - - - - 1 - 1 0,6% GRECIA - - - - 1 - 1 0,6% OLANDA 1 - - - - 1 2 1,3% CROAZIA - - - - - 1 1 0,6% UNGHERIA - - - - - 1 1 0,6% LUSSEMBURGO - - 1 - - - 1 0,6% PAESE UE NON SPECIFICATO - - 2 2 3 4 11 6,9%

TOT.EUROPA (%)

20 5 15 5 15 12 72 45,3% 27,8% 6,9% 20,8% 6,9% 20,8% 16,7% 100,0%

USA 3 2 1 - 2 - 8 5,0% CALIFORNIA 1 - - - 1 - 2 1,3% FLORIDA 1 - - - - - 1 0,6% CANADA - - 1 - - - 1 0,6% BRASILE 1 - 1 1 1 - 4 2,5% HONDURAS - - 1 - - - 1 0,6% MESSICO - 1 1 - - - 2 1,3% ARGENTINA - - 1 1 - - 2 1,3% REP.DOMINCANA - - - - 1 - 1 0,6% BOLIVIA - - 1 - - - 1 0,6% PAESE AMERICA NON SPECIFICATO

- - -

- - 1 7 8 5,0%

TOT. AMERICA (%)

6 3 7 2 6 7 31 19,5% 19,4% 9,7% 22,6% 6,5% 19,4% 22,6% 100,0%

TUNISIA - 1 - - 1 - 2 1,3% EGITTO 1 - - - - 1 2 1,3% TURCHIA - - 1 - 2 - 3 1,9% ARABIA - - - - 1 - 1 0,6% MALTA - - - - 2 - 2 1,3% PAESE MEDIO ORIENTE E AFRICA NON SPECIFICATO

- - - - 4 2 6 3,8%

TOT.MEDIO ORIENTE E AFRICA (%)

1 1 1 - 8 5 16 10,1%

6,3% 6,3% 6,3% - 50,0% 31,3% 100,0%

CINA 4 - 2 - 4 3 13 8,2% GIAPPONE 1 - 1 - 2 1 5 3,1% INDIA 2 - 2 2 4 - 10 6,3% COREA DEL SUD - - - - 1 - 1 0,6% PAESE ASIA NON SPECIFICATO - - 1 - 1 6 8 5,0%

TOT. ASIA (%)

7 - 6 2 12 10 37 23,3% 18,9% - 16,2% 5,4% 32,4% 27,0% 100,0%

AUSTRALIA - - - 1 1 - 2 1,3% PAESE OCEANIA NON SPECIFICATO

- - - - 1 - 1 0,6%

TOT.OCEANIA (%)

- - -

- 1 2 - 3 1,9%

33,3% 66,7% - 100,0% TOTALE 34 9 29 10 43 34 159 100,0%

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

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La tabella 13 mostra la mappatura degli IDE distribuita per modalità di investimento e area geografica. In totale le imprese umbre hanno realizzato 159 investimenti diretti esteri, concentrandosi principalmente nel territorio dell'Unione Europea, dove sono stati rilevati 72 progetti di investimento, pari al 45,3% degli IDE totali. Nei paesi appartenenti all'Unione Europea, le modalità d’internazionalizzazione maggiormente utilizzate sono rappresentate dalla costituzione di nuove società estere, dal possesso di partecipazioni di maggioranza in società estere e dalla realizzazione di joint venture con partner esteri. Nel primo caso sono stati rilevati 20 progetti di investimento (27,8% sul totale degli IDE in Europa). Per quanto riguarda il possesso di partecipazioni di maggioranza e la realizzazione di joint venture, sono stati rilevati rispettivamente 15 progetti, pari al 20,8% del totale di IDE in Europa e altrettanti 15 progetti relativi a joint venture (20,8% del totale IDE europei). Tabella 14 – Modalità e attività svolte dalle imprese umbre attraverso gli IDE

ATTIVITÀ (V.A.)

MODALITA' IDE

Produzione di semilavorati, prodotti finiti,

attività di assemblaggio

Apertura di filiali commerciali, show-

room, punti di assistenza post-

vendita

Attività di R&S, di

progettazione

TOT. (V.A.)

Percentuale sul totale progetti

Costituzione ex novo 26 7 1 34 21,4% Acquisizione società Di cui

• Partecipazioni azionarie totalitarie

9 - - 9 5,7%

• Partecipazioni azionarie di maggioranza

14 15 - 29 18,2%

• Partecipazioni azionarie di minoranza

8 2 - 10 6,3%

Joint venture

25 14 4 43 27,0%

Accordi - 34 34 21,4% TOTALE

82 72 5 159 100%

Percentuale sul totale progetti

51,6% 45,3% 3,1% 100%

Fonte: nostra elaborazione su dati acquisiti tramite indagine empirica

Il paese appartenente all'Unione Europea destinatario del maggior numero di IDE è la Romania, con un totale di 10 progetti, pari al 6,3% del totale. Oggetto degli IDE verso la Romania sono la costituzione di nuove società, il possesso di partecipazioni di maggioranza e la realizzazione di accordi di joint venture. Il continente asiatico costituisce il secondo paese beneficiario di IDE da parte delle imprese oggetto d’indagine; sono 37 gli IDE realizzati in Asia, pari al 23,3% del totale. L'accesso ai mercati asiatici è realizzato tramite accordi di joint venture prevalentemente con partner cinesi e indiani. In particolare, la Cina è il principale paese destinatario di IDE, nel continente asiatico, per le imprese umbre (8,2%). Gli IDE sono relativi alla costituzione di nuove società, finalizzate principalmente all'apertura di nuovi stabilimenti produttivi, e la realizzazione di joint venture e accordi con imprese locali. L'India è il secondo paese destinatario di IDE, attraverso la realizzazione di joint

venture. Nel mercato americano (31% sul totale degli IDE), le modalità più utilizzate sono rappresentate dalla realizzazione di joint venture, (22,6% sul totale IDE in

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America), con paesi americani non specificati, e dal possesso di partecipazioni di maggioranza in imprese canadesi e sud americane(22,6% sul totale IDE in America). Lo stato americano destinatario del maggior numero di IDE è rappresentato dagli USA, con un'incidenza del 5% sul totale degli IDE, dove le imprese umbre hanno realizzato operazioni di acquisizione e di costituzione di società. Gli ultimi paesi destinatari di IDE in ordine di rilevanza sono i paesi dell'Africa e del Medio Oriente (10,1% sul totale IDE) e i paesi appartenenti all'Oceania (1,9% sul totale IDE). Gli accordi di joint

venture, prevalentemente di natura commerciale e distributiva, costituiscono le modalità di IDE realizzati in queste aree geografiche.

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Conclusioni

Questo primo Rapporto sull'internazionalizzazione delle imprese umbre si è focalizzato su due aspetti fondamentali dell'internazionalizzazione di un sistema produttivo regionale che sono significativamente cresciuti nell'ambito del ciclo storico della globalizzazione che stiamo vivendo, sebbene all'interno di una crisi economica e finanziaria molto rilevante: le dinamiche esportative e quelle legate agli IDE in uscita. Le analisi delle esportazioni ci hanno consentito, con un’importante serie storica analizzata, di verificare l'esistenza di un gap rispetto a molte altre regioni del nostro Paese, sia in termini di numerosità relativa d’imprese esportatrici che di concentrazione settoriale dell'export. Di per sé questo fatto non può essere giudicato in termini positivi o negativi, ma certamente l'impegno istituzionale in atto, finalizzato ad aumentare l'apertura internazionale umbra, non può che tentare di coinvolgere altre imprese in questo percorso strategico e diminuire, in senso relativo, il peso di un solo settore dominante. Da questo punto di vista, rispetto a queste finalità, appare di particolare importanza l'analisi degli IDE. Oggi, sappiamo finalmente quali e quante imprese si sono internazionalizzate con questa modalità e in quali Paesi sono andate ad investire e per quali finalità (realizzare semilavorati o aprire punti di vendita o svolgere attività di R&S). Si tratta dei regional champions (che magari dall'analisi dei conti patrimoniali ed economici non sempre emergono come tali) che si sono internazionalizzati e che, in futuro, grazie alle competenze e alle relazioni maturate in un determinato mercato, potrebbero costituire un "locomotore" per trascinare nuove imprese umbre all'estero. Questi regional champions - con la loro esperienza e conoscenza - potrebbero rappresentare un ausilio rilevante per internazionalizzare altre imprese umbre, riducendo paure e incertezze nella percezione del rischio da parte di quest'ultime. Con la mappatura delle imprese umbre internazionalizzate possiamo provare a costruire delle primordiali reti tra imprese, non più basate solamente su comuni localismi territoriali o settoriali ma sull'obiettivo di radicarsi in un mercato estero specifico. Per il futuro, l’Osservatorio sull'Internazionalizzazione potrà migliorare e approfondire nuovi livelli di conoscenza su questo fenomeno. Restano, infatti, inesplorate diverse dimensioni dell'internazionalizzazione delle imprese, da quelle relative all’importazione di beni e servizi, a quelle relative ai flussi di persone (e in particolare all'imprenditorialità etnica in Umbria) sino ad arrivare alle relazioni istituzionali di tipo scientifico e tecnologico con Paesi esteri. Lavorare in questa direzione, oltre ad approfondire le dimensioni trattate nel presente rapporto (export e IDE), significa disporre di una "bussola" aggiornata e intelligente per dare ai policy makers e agli operatori imprenditoriali la possibilità di assumere decisioni con maggiore razionalità.