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Comitato economico e sociale europeo

Bruxelles, 17 luglio 2015

SESSIONE PLENARIA

DELL'1 E 2 LUGLIO 2015

SINTESI DEI PARERI ADOTTATI

Il presente documento è accessibile nelle lingue ufficiali sul sito Internet del CESEal seguente indirizzo:

http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.fr.documents#/boxTab1-2

I pareri menzionati possono essere consultati online tramite il motore di ricerca del Comitato:

http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.fr.opinions-search

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 1/201

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Indice:

Table of Contents1. INTEGRAZIONE EUROPEA.....................................................................................................3

2. GOVERNANCE ECONOMICA / STRUMENTI FINANZIARI / FISCALITÀ....................4

3. AMBIENTE / AGRICOLTURA E PESCA................................................................................6

4. CONSUMATORI...........................................................................................................................9

5. AFFARI SOCIALI......................................................................................................................10

6. TRASPORTI................................................................................................................................12

7. INDUSTRIA.................................................................................................................................13

8. ENERGIA.....................................................................................................................................14

9. RELAZIONI ESTERNE.............................................................................................................16

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 2/2020

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Alla sessione plenaria dell'1 e 2 luglio 2015 hanno partecipato Nicolas Schmit, ministro lussemburghese del lavoro, dell'occupazione e dell'economia sociale e solidale, Phil Hogan, commissario europeo per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale, Zanda Kalniņa-Lukaševica, sottosegretario parlamentare presso il ministero degli Affari esteri della Lettonia, e Miguel Arias Cañete, commissario europeo responsabile per l'azione per il clima e l'energia.

Nel corso della sessione il Comitato ha adottato i seguenti pareri:

1. INTEGRAZIONE EUROPEA

Valutazione delle consultazioni dei soggetti interessati da parte della Commissione europea (parere d'iniziativa)

Relatore: Ronny Lannoo (Attività diverse - BE)

Riferimenti: EESC-2015-02021-PAC-TRA

Punti chiave:

Nel parere in esame il CESE formula raccomandazioni sulla consultazione delle parti interessate allo scopo di migliorare la qualità di tali consultazioni e di colmare il divario tra i cittadini e l'Europa.

Il CESE esprime preoccupazione per il modo in cui si svolgono attualmente le consultazioni delle parti interessate e, di conseguenza, anche per la qualità dei risultati che esse forniscono. Il Comitato chiede pertanto consultazioni stabili e rappresentative, che garantiscano un valore aggiunto per le organizzazioni e i gruppi di interesse coinvolti.

Il CESE formula una serie di proposte strutturali concrete e realistiche e invita la Commissione a cooperare in modo costruttivo all'elaborazione e all'attuazione di nuove misure.

In virtù del ruolo assegnatogli dai Trattati, il Comitato si propone di fungere da facilitatore per favorire il buon esito della consultazione delle parti interessate e la Commissione europea dovrebbe sfruttare maggiormente il potenziale offerto da una cooperazione rafforzata con il CESE.

Inoltre, il CESE, in quanto promotore del dialogo civile strutturato quale strumento fondamentale di democrazia partecipativa, incoraggia la Commissione a fare un maggiore ricorso alle piattaforme di dialogo strutturato.

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2. GOVERNANCE ECONOMICA / STRUMENTI FINANZIARI / FISCALITÀ

Accesso al finanziamento per le PMI (relazione informativa)

Relatore: Dimitris Dimitriadis (Datori di lavoro – EL)

Riferimenti: EESC-2014-06006-RI-TRA

Punti chiave:

Dal 2008 a oggi l'insufficiente offerta di finanziamento ha costantemente ostacolato gli investimenti delle PMI. È urgente adottare misure decisive. Il CESE ha esaminato la questione e desidera richiamare l'attenzione sui seguenti aspetti:

le esigenze, le strutture e le capacità delle PMI sono molto varie. Un ampio studio sui principali tipi di PMI e di società a media capitalizzazione nei 28 Stati membri, sul loro peso relativo e sul loro contributo relativo all'occupazione e alla crescita costituisce una condizione necessaria per l'azione politica;

la definizione standard a livello europeo dei termini microimpresa e piccola e media impresa nel quadro della raccomandazione della Commissione 2003/361/CE deve essere aggiornata;

per il periodo di programmazione in corso (2014-2020), l'importo dei finanziamenti assegnati, la struttura di questi strumenti e la loro accessibilità devono essere migliorati;

a livello europeo rimangono da affrontare numerosi ostacoli, in termini sia di offerta che di domanda di prestiti bancari per le PMI;

per migliorare la capacità di prestito delle banche occorre incoraggiare un rilancio oculato dei mercati della cartolarizzazione;

i requisiti di ricapitalizzazione delle banche e delle compagnie assicurative dovrebbero essere calibrati in modo da non scoraggiare l'investimento in attivi essenziali per la crescita delle piccole e medie imprese (capitale azionario, portafogli prestiti PMI cartolarizzati, obbligazioni delle PMI);

occorre rafforzare i finanziamenti basati sul mercato e vanno promosse le operazioni di investimento transfrontaliere;

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le linee di credito offerte dalla BEI e dal FEI dovrebbero essere strutturate meglio, in modo da adattarsi meglio alle esigenze delle varie PMI;

la trasparenza nella distribuzione di tali fondi da parte delle banche commerciali locali, delle banche di promozione e di altri intermediari dovrebbe essere notevolmente migliorata;

i regimi e gli strumenti innovativi di finanziamento (come per esempio lo strumento per le PMI nel quadro di Orizzonte 2020) dovrebbero essere adeguati alle esigenze di imprese che differiscono tra loro per dimensioni e per fase di sviluppo, e alle situazioni specifiche dei vari paesi;

servono una maggiore consapevolezza delle possibilità di ottenere finanziamenti dai programmi dell'UE a livello nazionale, e un seguito e un monitoraggio migliori;

è auspicabile un maggiore coinvolgimento degli istituti finanziari e delle organizzazioni di PMI come intermediari tra le PMI e i programmi dell'UE;

i governi nazionali dovrebbero istituire in tutti gli Stati membri un intergruppo PMI in modo che si possa attivare un circuito di informazione e una collaborazione efficiente. Riflettere sulle PMI non è sufficiente, occorre concentrarsi sull'azione.

Persona da contattare: Gerald Klec(Tel: 00 32 2 546 9909 - e-mail: [email protected])

Unione dei mercati dei capitali

Relatore: Juan Mendoza Castro (Lavoratori – ES)

Correlatrice: Milena Angelova (Datori di lavoro – BG)

Riferimenti: COM(2015) 63 final EESC-2015-01333-AC-TRA

Punti chiave:

Il CESE:

offre il suo pieno appoggio al Libro verde su un'Unione dei mercati dei capitali;

desidera che si creino le condizioni per un settore dei servizi finanziari efficiente, moderno e adeguatamente regolamentato, in grado di offrire alle società alla ricerca di investimenti, in particolare le PMI e le imprese a forte crescita, l'accesso ai prestatori di capitali;

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considera i mercati dei capitali dei serbatoi di liquidità, a cui le imprese possono attingere per reperire fondi e negoziare vendite e acquisti di strumenti finanziari;

sostiene fermamente la finalità ultima dell'Unione dei mercati dei capitali, ossia il superamento dell'attuale frammentazione dei mercati in modo da consentire la quotazione in borsa di tutti i tipi di società;

mette l'accento sulla necessità di misure che consentano anche alle PMI di trarne vantaggio;

raccomanda vivamente un'azione rapida e risoluta tesa a conseguire i seguenti obiettivi:

- lo sviluppo di un mercato secondario;- la definizione di uno standard uniforme semplificato relativo ai requisiti qualitativi e quantitativi

per la quotazione delle PMI sui mercati regolamentati di strumenti finanziari;- l'introduzione di rating del credito in base ad un metodo standardizzato trasparente;- l'accettazione di criteri standardizzati semplificati (modello) per la registrazione su mercati

regolamentati, - l'aggiornamento e la fusione delle definizioni sia di microimpresa che di piccola e di media

impresa contenute in tutta una serie di normative dell'UE; - la definizione di impresa emergente in crescita e di impresa a forte crescita, e una particolare

attenzione alle esigenze di queste imprese sul mercato dei capitali;- la promozione di un rafforzamento della capacità amministrativa sia degli organismi di tutela dei

consumatori che delle autorità di regolamentazione dei mercati finanziari negli Stati membri;

sottolinea l'importanza del settore bancario tradizionale per la stabilità del sistema finanziario;

afferma che una cartolarizzazione sostenibile e di qualità richiede la promozione di strutture di base dotate di catene di intermediazione corte.

Persona da contattare: Gerald Klec(Tel: 00 32 2 546 9909 - e-mail: [email protected])

3. AMBIENTE / AGRICOLTURA E PESCA

La riforma della PAC: modalità, diversità, effetti redistributivi e altre scelte degli Stati membri nell'applicazione della riforma dei pagamenti diretti (relazione informativa)

Relatore: Mario Campli (Attività diverse - IT)

Riferimenti: EESC-2015-01409-RI-TRA

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Punti chiave:

Fin dalla comunicazione della Commissione, si riconosce "la crescente diversità delle zone agricole e rurali dovuta ai successivi allargamenti", ma si precisa l'intenzione di "definire strategie a livello europeo che garantiscano al settore parità di condizioni e un insieme comune di obiettivi, regole e principi". Nella proposta legislativa della Commissione, dell'ottobre 2011 , si ribadisce, pertanto, che "la proposta è conforme al principio di sussidiarietà. La PAC è veramente una politica comune". Al suo interno, dunque, è già possibile rilevare circa venti aree in cui le decisioni sono attribuite agli Stati membri. Il regolamento uscito dal negoziato tra le tre istituzioni europee prevede, al contrario, circa settanta aree dove gli Stati membri hanno la facoltà di assumere decisioni autonome.

Una relazione informativa non adotta raccomandazioni, in quanto è finalizzata, da una parte, a rilevare una situazione fattuale e, dall'altra, ad offrire una base conoscitiva per un futuro parere d'iniziativa. Da essa, tuttavia, è possibile e utile trarre qualche conclusione.

Il lungo processo decisionale ha portato a ritardi nell'accordo politico e nell'applicazione della PAC. Basti ricordare che la nuova PAC si applica dal 1° gennaio 2015 (ovvero, un anno dopo rispetto alla data prevista inizialmente) e che, date le difficoltà di implementazione, gli agricoltori devono presentare le richieste di aiuto senza una completa conoscenza delle nuove norme, a rischio di incorrere in errori che non andrebbero penalizzati.

La politica agricola comune praticata nei prossimi anni non sarà più spedita. La relazione registra che il risultato finale della riforma e delle successive scelte effettuate dagli Stati membri, sulla base di una platea di oltre settanta opzioni delegate, non è una PAC più semplice. In alcuni casi, peraltro, la flessibilità non è poi stata utilizzata, anche in ragione della complessità burocratica. Ne sono un esempio le "pratiche equivalenti" all'inverdimento, introdotte nel corso del negoziato sulla riforma, ma di fatto applicate nel 2015 solo da cinque paesi.

Nel corso della realizzazione concreta della riforma e delle scelte applicative degli Stati membri, sarà necessario monitorare e verificare puntualmente se l'ampia diversificazione definita nella procedura di co-decisione risulti compatibile con i principi di una politica agricola che i Trattati stessi definiscono ancora "comune" (cfr. art. 38 TFUE).

Persona da contattare: Arturo Iñiguez(Tel.: 00 32 2 546 8768 – email: [email protected])

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Il protocollo di Parigi - Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020

Relatore: Lutz Ribbe (Attività diverse - DE)

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Riferimenti: COM(2015) 81 final EESC-2015-00580-AS-TRA

Punti chiave:

Il Comitato economico e sociale europeo si attende che le parti negoziali della 21ª Conferenza delle parti concludano finalmente un accordo ambizioso, equo e vincolante. Sostiene pienamente, con qualche marginale eccezione, il contenuto della posizione negoziale presentata dalla Commissione europea. Si rammarica tuttavia del fatto che l'UE non abbia ancora compreso pienamente il ruolo essenziale che spetta alla società civile in questo processo.

Tutte le parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, senza eccezioni, devono assumere la responsabilità di realizzare l'obiettivo attuale. Il principio di una responsabilità comune ma differenziata è corretto. Per la maggior parte degli Stati è il momento di avviare un processo di trasformazione, lasciandosi alle spalle le energie fossili e avviandosi verso una maggiore efficienza energetica, un impiego più efficiente delle risorse e il ricorso alle energie rinnovabili.

Indipendentemente dall'esito dei negoziati di Parigi, in realtà la competizione per i mercati del futuro nel campo delle tecnologie verdi, importanti ai fini della prevenzione dei cambiamenti climatici, è già iniziata da tempo, e l'Europa vi dovrà partecipare, a prescindere dai risultati della 21ª Conferenza delle parti. Il CESE fa osservare che la protezione del clima dipenderà non già dai risultati ambiziosi della Conferenza delle parti, ma dalla coerente attuazione di tali risultati. Le decisioni adottate dovranno pertanto essere oggetto di un ampio consenso e sostegno da parte della società, delle imprese, dei sindacati e di tutte le altre componenti della società civile. La nuova politica in materia di clima non può e non deve essere calata dall'alto, bensì deve basarsi su un ampio consenso di tutte le parti in causa ed essere applicata dal basso. Il CESE raccomanda alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento europeo di avviare finalmente un intenso dialogo strutturato in questo settore, allo scopo di non compromettere la fondamentale disponibilità della società a sviluppare nuove strutture.

Persona da contattare: Stella Brozek-Everaert(Tel.: 00 32 2 546 9202 – email: [email protected])

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente un piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo e recante abrogazione del regolamento (CE) n. 302/2009 (categoria C)

Riferimenti: COM(2015)180 final – 2015/0096 COD EESC-2015-02994-AC-TRA

Punti chiave:

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 8/2020

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La proposta mira a recepire nel diritto dell'Unione le misure del piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo adottate dalla Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (ICCAT) nelle sue riunioni annuali svoltesi tra il 2012 e il 2014.

Avendo concluso che il contenuto della proposta è soddisfacente e non richiede alcun commento da parte sua, il Comitato ha deciso di esprimere parere favorevole al testo proposto.

Persona da contattare: Eric Ponthieu / Petra Dlouhá(Tel: 00 32 2 546 8394 – email: [email protected])

4. CONSUMATORI

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga la direttiva 76/621/CEE del Consiglio relativa alla fissazione del tenore massimo in acido erucico negli oli e nei grassi destinati tali e quali al consumo umano nonché negli alimenti con aggiunta di oli o grassi e il regolamento (CE) n. 320/2006 del Consiglio relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria dello zucchero (categoria C)

Riferimenti: COM(2015)174 final – 2015/0090 COD EESC-2015-02992-AC-TRA

Punti chiave:

Gli atti giuridici di cui sopra relativi alla politica agricola comune sono divenuti obsoleti. A fini di certezza e chiarezza del diritto è necessario abrogarli.

Avendo concluso che il contenuto della proposta è soddisfacente e non richiede alcun commento da parte sua, il Comitato ha deciso di esprimere parere favorevole al testo proposto.

Persona da contattare: Eric Ponthieu / Petra Dlouhá(Tel: 00 32 2 546 8394 – email: [email protected])

Dichiarazioni ambientali, sociali e sulla salute (parere di iniziativa)

Relatore: Bernardo Hernández Bataller (Attività diverse – ES)

Riferimenti: EESC-2015-00503-AC-TRA

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 9/2020

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Punti chiave:

Il CESE:

invita la Commissione a proporre dei metodi per valutare e comunicare l'impatto ambientale globale dei prodotti e dei servizi e a elaborare un inventario delle etichette ufficiali;

si attende che la Commissione riveda gli orientamenti per facilitare l'accesso dei consumatori e delle imprese a informazioni affidabili e trasparenti e chiarisca l'utilizzazione di dichiarazioni relative all'ambiente, agli aspetti etici e agli effetti sulla salute nella comunicazione commerciale;

incoraggia l'amministrazione competente per il consumo ad eseguire, a livello di ciascuno Stato membro, un'indagine sulle dichiarazioni ambientali, sociali, etiche e relative alla salute, per poter valutare la situazione attraverso dati concreti;

ritiene che si debba istituire a livello dell'UE un quadro giuridico coerente, completo e omogeneo per regolamentare la comunicazione commerciale online;

sollecita la Commissione europea e gli Stati membri a promuovere le misure di sorveglianza, di controllo e di sanzione, in collegamento con i sistemi di autoregolamentazione e coregolamentazione esistenti nel settore delle dichiarazioni ambientali, sociali e sulla salute.

Persona da contattare: Dorota Zapatka(Tel: 00 32 2 546 90 67 – e-mail: [email protected]

5. AFFARI SOCIALI

Lo sport e i valori europei (parere di iniziativa)

Relatore: Bernardo Hernández Bataller (Attività diverse – ES)

Riferimenti: EESC-2014-04496-00-00-AS-TRA

Punti chiave:

Lo sport contribuisce alla realizzazione di obiettivi strategici dell'Unione, pone in rilievo valori pedagogici e culturali fondamentali, e costituisce un vettore di integrazione nella misura in cui si rivolge a tutti i cittadini, indipendentemente dal sesso, dall'origine etnica, dalla religione, dall'età, dalla nazionalità, dalla condizione sociale o dall'orientamento sessuale. Lo sport è uno strumento che serve a combattere l'intolleranza, la xenofobia e il razzismo.

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 10/2020

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Le attività sportive consentono a tutte le persone di canalizzare costruttivamente le loro speranze, in quanto esse si arricchiscono dei valori dell'impegno, della solidarietà e della coesione che sono trasmessi dallo sport; al tempo stesso, queste attività apportano benessere fisico e psichico e aiutano ad attenuare i problemi sociali, offrendo valori positivi.

Il volontariato ha una funzione fondamentale nello sviluppo dello sport di base e nei circoli sportivi, e riveste quindi un valore considerevole dal punto di vista sociale, economico e democratico.

Il principio della buona governance e della sana gestione deve garantire l'integrità nelle competizioni sportive.

Il CESE è favorevole al rafforzamento del ruolo dello sport come motore dell'innovazione e della crescita economica.

Occorre promuovere, ai vari livelli, l'uso degli strumenti di finanziamento dell'UE volti a sviluppare il settore sportivo.

Bisognerebbe promuovere a livello europeo la coesione sociale, le azioni per l'inserimento dei gruppi svantaggiati nelle attività sportive e l'integrazione sociale delle persone.

Il compito dell'UE nella lotta contro le disuguaglianze - volta a eliminare gli ostacoli che impediscono ai disabili e alle persone anziane di praticare attività sportive - è importante.

Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta dall'UE e dagli Stati membri a promuovere lo sport e l'esercizio fisico tra gli anziani.

Persona da contattare: Irina Fomina(Tel: 00 32 2 546 80 91 – email: [email protected])

6. TRASPORTI

Le donne e i trasporti (parere esplorativo richiesto dalla Commissione)

Relatrice: Madi Sharma (Datori di lavoro - UK)

Correlatore: Raymond Hencks (Lavoratori - LU)

Riferimenti: EESC-2015-01773-AS-TRA

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 11/2020

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Punti chiave:

Tutte le dimensioni del settore dei trasporti - aereo, marittimo, stradale, ferroviario, navigazione interna, spaziale, logistica - sono tradizionalmente dominate dagli uomini, ragione per cui: la politica in materia di trasporti è orientata agli uomini: essa viene elaborata dagli uomini ed è incentrata sul loro stile di vita; i posti di lavoro sono occupati prevalentemente da uomini e il settore è orientato ai lavoratori di sesso maschile; i valori radicati nel settore denotano scarso sostegno per le donne che vi operano nonché una mancanza di sensibilità di genere; la prospettiva di genere è assente nella politica dei trasporti dell'UE.

Molti degli ostacoli evidenziati si ritrovano anche in altri ambiti, ma nel settore dei trasporti l'impegno volto a risolvere tali questioni risulta particolarmente insufficiente.

Il parere esplorativo, elaborato su richiesta della commissaria europea per i Trasporti, si concentra pertanto sulle opportunità di cui il settore dei trasporti dispone per meglio integrare le donne e generare una maggiore crescita sul piano economico, sociale e della sostenibilità. Esso non tratta la questione delle donne in quanto utenti dei trasporti.

Nonostante le carenze finora rilevate, la situazione può cambiare grazie all'attuazione di politiche neutre dal punto di vista del genere intese a sostenere la competitività, l'innovazione, la crescita e l'occupazione nel contesto della strategia Europa 2020. Il nuovo piano di investimenti per l'Europa, volto a promuovere la crescita e l'occupazione, deve integrare la parità di genere eliminando gli attuali ostacoli e sviluppando una cultura incentrata sull'impegno e l'inclusione che consenta sia agli uomini che alle donne di essere attivi su un piano di parità in tutti i settori dei trasporti. Occorre assicurare un maggiore riconoscimento della dimensione di genere affinché questa possa diventare un elemento fondamentale della politica dei trasporti dell'UE.

Il CESE formula le seguenti raccomandazioni principali: raccogliere dati e definire indicatori chiave che permettano di individuare gli ostacoli e rimuoverli; assicurare che le donne siano visibili e attive nell'elaborazione delle politiche, nel processo decisionale e nella pianificazione; coinvolgere in modo proattivo entrambi i sessi per creare un ambiente di lavoro migliore, anche per quanto riguarda la parità di retribuzione per uno stesso lavoro, tenendo conto di tutte le diversità del settore; adottare azioni intese ad attirare le donne verso le opportunità di lavoro offerte dal settore dei trasporti con interventi volti a migliorare la qualità dell'occupazione; coinvolgere maggiormente le università e i servizi di orientamento professionale per promuovere le ampie possibilità offerte dal settore, anche nel campo della tecnologia, dell'R&S e dell'ingegneria; promuovere in modo proattivo il ruolo delle donne nel mondo delle imprese; emancipare le donne e responsabilizzare il settore affinché diventi più inclusivo.

Persona da contattare: Erika Paulinova(Tel: 00 32 2 546 8457 - e-mail: [email protected])

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 12/2020

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7. INDUSTRIA

Le città intelligenti quale volano di sviluppo di una nuova politica industriale europea

Relatrice: Daniela Rondinelli (Lavoratori - IT)

Riferimenti: EESC-2015-00586-AS-TRA

Punti chiave:

Il CESE ritiene che le Smart Cities possano divenire volano di sviluppo di una nuova politica industriale europea in grado di incidere sullo sviluppo di specifici settori produttivi, estendendo su larga scala i benefici dell'economia digitale.

Per ottenere tali risultati, è essenziale convergere su un modello di sviluppo più avanzato ed efficace di quelli sinora applicati che si caratterizzano per un'estrema frammentarietà d'azione. Per questo il CESE propone alle altre Istituzioni europee e ai Governi nazionali di connettere il concetto di "Smartness" ad un modello sostenibile ed integrato di sviluppo applicabile ad una città, isola, territorio, distretto industriale che poggi sulla coerenza e l'integrazione contemporanea di sei "pilastri abilitanti":

tecnologie e strumenti per l'efficienza energetica e integrazione di fonti rinnovabili;

diffusione di piattaforme tecnologiche e di connettività per creare i nuovi sistemi di servizi digitali;

nuovi servizi digitali per migliorare la qualità di vita e di lavoro di cittadini e imprese;

adeguamento delle infrastrutture e redesign urbano;

educazione e formazione di cittadini, imprese e settore pubblico alle competenze digitali;

un modello di sostenibilità economica e finanziaria per gli investimenti.

Persona da contattare: Luca Venerando Giuffrida(Tel: 00 32 2 5469212 - e-mail: [email protected])

8. ENERGIA

Stoccaggio dell'energia: un fattore di integrazione e di sicurezza

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 13/2020

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energetica (parere di iniziativa)

Relatore: Pierre-Jean Coulon (Lavoratori - FR)

Riferimenti: EESC-2015-00898-AS-TRA

Punti chiave:

Da tempo il CESE è favorevole a una quota maggiore di energie rinnovabili nel mix energetico, un sistema sostenibile composto prevalentemente di rinnovabili costituisce l'unica soluzione a lungo termine per il nostro futuro energetico. A causa della loro natura intermittente, le energie rinnovabili comportano una vera e propria sfida in termini di stoccaggio. Quest'ultimo rappresenta una questione strategica per l'Unione europea, nell'ottica di garantire in modo permanente la sicurezza di approvvigionamento dell'Unione e un mercato energetico sostenibile sul piano sia tecnico che dei costi. Il CESE constata che vi sono differenti soluzioni di stoccaggio, in fasi differenti di sviluppo tecnologico e industriale. Riconosce inoltre che, al di là dei vantaggi, immagazzinare energia può comportare considerevoli costi finanziari, ambientali e sanitari, e chiede pertanto che vengano eseguite in maniera sistematica delle valutazioni di impatto relative alle differenti tecnologie di stoccaggio per valutare tutti questi aspetti e le loro ripercussioni sull'avvio di attività e la creazione di posti di lavoro. Il CESE è favorevole a un aumento degli investimenti e delle attività di ricerca e sviluppo nel settore dello stoccaggio, con maggiori sinergie europee; esso sostiene l'armonizzazione delle disposizioni degli Stati membri in materia di stoccaggio. Il CESE incoraggia lo sviluppo dello stoccaggio di gas, data l'importanza di tale fonte energetica, in particolare ai fini della sicurezza di approvvigionamento, e invita ad avviare un dialogo pubblico in materia energetica su scala europea (il dialogo europeo per l'energia) onde consentire all'intera società civile di acquisire la titolarità della transizione energetica e di influenzare le future decisioni sullo stoccaggio dell'energia.

Persona da contattare: Joanna Ziecina(Tel: 00 32 2 5469509 - e-mail: [email protected])

Quadro strategico per l'Unione dell'energia

Relatrice: Ulla Sirkeinen (Datori di lavoro - FI)

Correlatore: Pierre-Jean Coulon (Lavoratori - FR)

Riferimenti: COM(2015) 80 fin + COM(2015) 82 fin EESC-2015-01593-AS-TRA

Punti chiave:

Il CESE sostiene l'Unione dell'energia e ritiene che debba essere attuata con urgenza, dato che potrebbe fare della libera circolazione dell'energia la quinta libertà dell'UE. Al tempo stesso ribadisce

EESC-2015-02850-00-03-TCD-TRA (FR/EN) 14/2020

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la necessità di un messaggio più chiaro (una visione portante) sui vantaggi che i cittadini e le imprese europee trarranno dall'Unione dell'energia. Sottolinea inoltre che, nell'elaborare le proposte di revisione della normativa energetica, come indicato nella tabella di marcia, la Commissione dovrebbe evitare incoerenze e aumenti di costi e puntare invece a semplificare i processi. Raccomanda che, oltre che alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alla sostenibilità, bisognerebbe dare un'elevata priorità all'intervento sui costi dell'energia per i cittadini e le imprese.

Occorre una riforma strutturale del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) ma è altrettanto importante adottare misure nei settori non interessati dal sistema ETS. Alle imprese industriali più efficienti va garantita una piena compensazione per gli aumenti dei costi diretti e indiretti. L'energia dovrebbe diventare una componente centrale delle politiche esterne dell'UE, per far fronte alla crescente concorrenza nel settore delle fonti energetiche e alla necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento. Al tempo stesso, dovrebbero essere utilizzati metodi capaci di rendere attivi i consumatori nei mercati dell'energia che includano anche un impiego innovativo delle TIC, e dovrebbe essere affrontato il problema della povertà energetica. Occorre inoltre sfruttare il grande potenziale di aumento dell'efficienza energetica, nei campi dell'edilizia e dei trasporti, e a tal fine servono soprattutto idee innovative in materia di finanziamenti.

Il CESE ritiene che lo sviluppo delle energie rinnovabili abbia bisogno di essere sostenuto senza tuttavia aumentare i costi per gli utenti. Raccomanda inoltre un rafforzamento del finanziamento della R&I per affrontare le future sfide energetiche.

Il CESE chiede un nuovo e solido sistema di governance in materia di politica energetica, e una rapida attivazione del dialogo europeo per l'energia (DEE), come misura di sostegno; l'urgente attuazione di misure volte ad aumentare l'interconnessione delle reti elettriche e ad accelerare le procedure di approvazione. Si dovrebbe tuttavia valutare se sia veramente possibile prevedere uno stesso obiettivo per tutti gli Stati membri, indipendentemente dalle dimensioni, dal mix energetico o dal vicinato.

Persona da contattare: Joanna Ziecina(Tel: 00 32 2 546 9509 - e-mail: [email protected])

9. RELAZIONI ESTERNE

Il TTIP e il suo impatto sulle PMI (parere di iniziativa)

Relatrice: Emmanuelle Butaud-Stubbs (Datori di lavoro - FR)

Correlatore: Panagiotis Gkofas (Attività diverse - EL)

Parere: EESC-2015-00561-AS-TRA

Punti chiave:

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Considerata l'importanza delle PMI nell'economia dell'UE, il CESE giudica essenziale poter disporre, tenuto conto soprattutto degli effetti sull'occupazione, di uno studio d'impatto accurato, per settore e per singolo Stato membro, circa le conseguenze prevedibili che l'entrata in vigore del TTIP, secondo i termini attuali della negoziazione, comporterà per le PMI europee. Questo studio, documentato e dettagliato, dovrebbe misurare l'impatto che potrebbe avere il TTIP sulle imprese esportatrici e non esportatrici integrate nelle varie catene del valore. Per quanto concerne tali imprese, è essenziale poter anticipare in che modo saranno interessate dall'apertura di un mercato transatlantico più integrato. Occorre chiedersi se il TTIP comporterà una modifica del modello economico, dei metodi di produzione, del quadro regolamentare, della natura delle prestazioni di servizi o delle strategie di queste imprese dal punto di vista degli investimenti e dell'occupazione, nel quadro di un nuovo spazio di concorrenza.

Nell'Unione europea la categoria delle PMI è molto eterogenea, con un'eccessiva presenza, in realtà, di imprese molto piccole con meno di 9 dipendenti. Inoltre, la ripartizione delle PMI in funzione delle dimensioni differisce notevolmente da uno Stato membro all'altro. Lo stesso vale per le libere professioni, siano esse regolamentate o non regolamentate. Tenendo conto della forte presenza di microimprese nei settori del commercio, dell'industria e dell'artigianato, il CESE raccomanda alla Commissione europea, in collaborazione con gli Stati membri maggiormente interessati, di organizzare, al livello più vicino ai cittadini, campagne d'informazione e di sensibilizzazione e corsi di formazione per promuovere una migliore comprensione dei diversi capitoli del TTIP.

Gli ostacoli al commercio e agli investimenti non riguardano in modo specifico le PMI, ma su tali imprese essi hanno un impatto maggiore e un più forte effetto deterrente. Nell'ambito del TTIP, la maggior parte di questi ostacoli formeranno oggetto di capitoli specifici che potranno essere applicati indistintamente a tutte le imprese. Il capitolo PMI del TTIP avrà dunque un obiettivo piuttosto limitato: promuovere la partecipazione delle piccole e medie imprese al mercato transatlantico attraverso la fornitura di informazioni pertinenti e una cooperazione rafforzata tra le autorità pubbliche responsabili delle PMI. Il CESE si compiace che i negoziati sul TTIP prevedano un capitolo dedicato alle PMI; intende però migliorare il contenuto di tale capitolo, e formula di conseguenza una serie di proposte al riguardo nella sezione Osservazioni specifiche del parere. L'attuale contenuto presentato dalla Commissione europea andrebbe completato su diversi aspetti, e in particolare sulle modalità di rappresentanza delle PMI nel futuro comitato PMI nonché sulle funzioni di quest'ultimo.

Il CESE auspica di poter cogliere l'opportunità offerta dai negoziati con gli Stati Uniti per mettere a confronto le politiche di sostegno alle PMI attuate sulle due sponde dell'Atlantico. Questo esercizio comparativo permetterà con ogni probabilità di definire nuove misure in materia di sostegno alle PMI, al fine di rafforzare lo "Small Business Act" (SBA) europeo. Il Comitato ritiene inoltre sia giunto il momento che le istituzioni europee tengano conto dell'appello rivolto dalle organizzazioni europee e nazionali delle PMI a favore di uno "SBA" giuridicamente vincolante e di un maggiore coordinamento tra le politiche industriali e commerciali. È altresì necessario che la rete di rappresentanti delle PMI (SME Envoys) diventi una vera e propria autorità di coordinamento della

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politica a favore delle PMI.

Il CESE chiede che le piccole imprese, le microimprese e le libere professioni siano rappresentate nel processo negoziale e che dispongano di almeno un loro rappresentante all'interno del gruppo consultivo (TTIP Advisory Board). Raccomanda inoltre di adottare iniziative di sostegno alle organizzazioni economiche, professionali e settoriali delle PMI nelle loro attività di accompagnamento e di consulenza alle PMI e alle microimprese, nonché, ove necessario, delle misure di finanziamento.

Persona da contattare: Tzonka Iotzova(Tel: 00 32 2 546 8978 - e-mail: [email protected])

Gli obiettivi post-2015 nella regione euromediterranea (parere di iniziativa)

Relatrice: An Le Nouail-Marlière (Lavoratori - FR)

Riferimenti: EESC-2015-00612-AS-TRA

Punti chiave:

La situazione attuale, per come appare a livello economico, sociale, ambientale e - infine - politico, non è assolutamente sostenibile in molte parti del mondo, e ciò vale in particolare per la regione euromediterranea. Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, molti sostengono che occorrerebbe almeno modificare i principi economici e finanziari che orientano attualmente le economie, in modo tale da cambiare la situazione.

In alcuni paesi la situazione sociale ed economica non è più accettata dalla popolazione, poiché non permette di affrontare le sfide ambientali e climatiche che offrirebbero ai cittadini l'opportunità di costruire un altro spazio ambientale, economico e sociale.

Facilitando l'identificazione delle sfide concrete ed elaborando proposte per la regione euromediterranea insieme con la società civile, il CESE può utilmente consigliare i governi di questa regione e le istituzioni europee.

Il CESE raccomanda agli Stati membri dell'UpM e all'UE di:

convalidare gli obiettivi di sviluppo sostenibile concordati, ratificando le convenzioni internazionali pertinenti;

garantire una solida protezione degli investimenti pubblici necessari al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile;

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organizzare l'attuazione coinvolgendo la società civile e i territori a livello locale, il più vicino possibile alle popolazioni.

Il CESE esorta l'UE a sostenere una posizione coerente al fine di salvaguardare la credibilità sia degli obiettivi che dell'aiuto europeo e auspica che le raccomandazioni formulate nel parere siano incluse nel programma dell'UE e nella sua politica di vicinato: coerenza tra la politica commerciale, esterna, di sviluppo, di finanziamento e di protezione della democrazia e dei diritti umani.

Persona da contattare: Georges Henry Carrard(Tel: 00 32 2 546 9593 - e-mail: [email protected])

Finanziamento dello sviluppo - la posizione della società civile (parere di iniziativa)

Relatore: Ivan Voleš (Datori di lavoro - CZ)

Riferimenti: EESC-2015-01637-AS-TRA

Punti chiave:

Tutte le risorse finanziarie disponibili devono essere mobilitate e usate in modo trasparente ed efficiente per integrare in modo equilibrato la dimensione economica, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile. Occorre combattere lo spreco delle risorse nei conflitti armati, il loro trasferimento illecito e la loro dispersione nei canali dell'economia sommersa.

L'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) deve essere valutato non solo in funzione del suo importo finanziario, ma anche della sua qualità e del suo contributo allo sviluppo sostenibile. A tal fine è necessario mettere a punto nuovi indicatori per valutarne l'efficacia.

È necessario garantire un uso migliore delle risorse nazionali e a tal fine sarà indispensabile effettuare una riforma fiscale radicale, instaurare una buona governance in materia fiscale e integrare il settore del sommerso nell'economia legale. Dovrebbe pertanto essere utile la conclusione di accordi internazionali sulla lotta all'evasione fiscale, ai paradisi fiscali e ai flussi finanziari illeciti.

Il settore privato dovrebbe partecipare alla realizzazione di progetti grazie alla creazione di partenariati pubblico-privato e al finanziamento dei progetti di PPP attraverso il blending ("finanziamento misto"). Affinché tali progetti possano essere realizzati con successo, occorre una valutazione ex ante della loro sostenibilità nonché il rispetto dei principi di trasparenza, compresa la rendicontazione, di responsabilità reciproca e di esecutività degli impegni.

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Gli utili prodotti dagli investimenti diretti esteri dovrebbero essere reinvestiti innanzitutto in quei paesi in via di sviluppo in cui sono stati generati. I paesi beneficiari dovrebbero disporre di una strategia chiara in materia di investimenti.

La società civile, che comprende anche le parti sociali e le ONG, deve essere coinvolta in modo molto più efficace e strutturato nella definizione dei programmi di sviluppo, nel monitoraggio della loro attuazione e nella valutazione dei loro risultati e ricadute. È pertanto necessario, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, mettere a punto e migliorare sistematicamente un sistema di controllo dei processi dell'aiuto allo sviluppo e coinvolgere in tale attività le organizzazioni pertinenti della società civile. Affinché ciò sia possibile, è necessario istituire dei programmi volti a creare le capacità delle sue istituzioni della società civile nei paesi partner.

Persona da contattare: Rafael Bellon Gómez(Tel: 00 32 2 546 9095 - e-mail: [email protected])

Verso una nuova politica europea di vicinato

Relatore: Gintaras Morkis (Datori di lavoro - LT)

Correlatore: Cristian Pîrvulescu (Attività diverse - RO)

Riferimenti: JOIN (2015) 6 - finalEESC-2015-02442-AS-TRA

Punti chiave:

L'attuale PEV non rispecchia la realtà esistente nei paesi vicini dell'UE e si è trovata dinanzi a numerose sfide che non sono state affrontate adeguatamente. Occorre dunque modificare profondamente i meccanismi e gli strumenti di tale politica. L'UE deve riconoscere il suo ruolo e la sua influenza sui paesi partner della politica europea di vicinato e sui loro vicini, elementi che hanno contribuito alle agitazioni di ordine politico e sociale e hanno catturato l'attenzione di taluni soggetti interessati al di là delle frontiere dei paesi della PEV.

I paesi interessati dalla PEV hanno priorità diverse in materia di politica estera e le loro ambizioni nel quadro delle relazioni con l'UE sono differenti. Il CESE sottolinea pertanto la necessità di applicare i principi di differenziazione e di flessibilità. Nel contempo, il CESE sottolinea che l'accettazione dei valori democratici e il rispetto dei diritti umani dovrebbero essere applicabili a tutti gli Stati, in quanto la disparità di trattamento avrebbe un effetto demoralizzante sugli altri paesi della PEV.

La nuova PEV dovrebbe concentrarsi sulle attività intese ad aumentare la sicurezza delle persone e la stabilità dei paesi vicini dell'UE, come anche su quelle volte a migliorare le condizioni economiche e sociali - e a creare prosperità - nei paesi partner della PEV. L'obiettivo principale della nuova politica europea di vicinato dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza dei cittadini e le loro prospettive

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di vivere una vita dignitosa e prospera nel loro paese, liberi da violenza, oppressione e povertà.

Il CESE raccomanda di rafforzare ulteriormente il ruolo della società civile secondo tre assi principali: dotare la società civile delle capacità per sostenere meglio i processi di stabilizzazione e di democratizzazione, migliorare il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile negli impegni e nelle attività collegati alla PEV e, infine, utilizzare meglio le competenze e le risorse della società civile europea per sostenere lo sviluppo della società civile nei paesi della interessati dalla PEV. Occorre che sia pienamente riconosciuto l'obbligo di rispettare i diritti umani e sociali fondamentali, e in particolare a riconoscere pienamente la libertà di associazione e la libertà di contrattazione collettiva. Inoltre, il dialogo sociale dovrebbe essere promosso sia nella dimensione orientale che in quella meridionale della politica europea di vicinato.

Persona da contattare: Georges Henry Carrard(Tel: 00 32 2 546 9593 - e-mail: [email protected])

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