Preoccupazione per il Centro Ricerche ex Polymer Le classi ...

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PERIODICO DI INFORMAZIONE (CINECA-MIUR n. E203872) DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it ISSN 1971 - 6648 Preoccupazione per il Centro Ricerche ex Polymer Le classi sociali sono cambiate Anno XXV – N. 102 – aprile-giugno 2015 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni

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PERIODICO DI INFORMAZIONE (CINECA-MIUR n. E203872)

DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it

ISSN 1971 - 6648

Preoccupazione per il Centro Ricerche ex PolymerLe classi sociali sono cambiate

Anno XXV – N. 102 – aprile-giugno 2015 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni

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Anno XXV - n. 102aprile-giugno 2015

Il contenuto degli articoli firmatirappresenta l’opinione dei singoli Autori.

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Direttore responsabile:CARLO NIRI

[email protected]

Caporedattore:SIMONE MONOTTI

[email protected]

Redazione:

PAMELA ASCANI

MARIO BIANCIFIORI

CLAUDIO CAPORALI

GIOIA CLEMENTELLA

MARCO CORRADI

DEVIS FELIZIANI

ALBERTO FRANCESCHINI

LAURA GUERRIERI

PIERGIORGIO IMPERI

FRANCESCO MARTINELLI

EMILIO MASSARINI

SILVIA NIRI

PAOLO OLIVIERI

ALESSANDRO PASSETTI

ROBERTO PECORARI

MARCO RATINI

ELISABETTA ROVIGLIONI

Sommario

EditoreOrdine degli Ingegneridella Provincia di Terni

05100 Terni - Corso del Popolo, 54

Responsabile editorialePresidente pro-tempore

Dott. Ing. EMILIO MASSARINI

Direzione, redazione ed amministrazioneOrdine degli Ingegneridella Provincia di Terni

Piazza M. Ridolfi, 4 - 05100 TerniTel. 0744/403284 - Fax 0744/431043

Autorizzazione del Tribunaledi Terni n. 3 del 15/5/1990

Composizione elettronica: MacAugStampa: Tipolitografia ViscontiViale Campofregoso, 27 - Terni

Tel. 0744/59749

In copertina:Un dettaglio di “FOODY”la mascotte di EXPO 2015(v. servizio a pag.18).

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INGENIUM è inserito nell’elenco delleRIVISTE SCIENTIFICHE CINECA-MIUR

al numero E203872

5 Ancora sul Verdi

5 Preoccupazione per il Centro Ricerche di Paolo Olivieri

7 Terremoto in Nepal di Devis Feliziani

10 Le classi sociali sono cambiate di Carlo Niri

12 La “Fattura PA” di Elisabetta Roviglioni

13 Le ultime novità sulla prestazione energetica di Gioia Clementella

15 Le battaglie per il teatro storico (da www.riminicittadarte.it)

16 EXPO 2015 - Nutrire il pianeta. Energia per la vita

18 Promossa la Laurea in Ingegneria di S.M.

19 L’inquinamento dell’aria di Gerolamo Macchi

21 Una tripla elica per lo sviluppo di C.N.

22 La fisica del software di Paolo Bernardi

23 È obbligatoria la partita IVA di C.N.

24 Papigno di Pamela Ascani (CGI)

27 La termografia di Leonardo Temperoni (CGI)

29 Qui Inarcassa: Scadenziario del secondo trimestre 2015

30 Qui Inarcassa: Utilizziamo le simulazioni di calcolo on-line

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In pericolo la memoria industrialedella “ex Polymer”

PREOCCUPAZIONEPER IL CENTRO RICERCHEIn questi giorni si è molto discus-

so sulla progettata demolizione delCentro Ricerche ex Polymer da partedi Basell e del conseguente pericoloper le apparecchiature ivi ancora pre-senti; la demolizione è stata segnala-ta con preoccupazione dalla Fonda-zione Malfatti e ripresa con molto ri-salto dal Messaggero. Sull’argomen-to concordiamo con la presa di posi-zione dell’Assessore alla Cultura delComune di Terni, Giorgio Armillei, ecioè che “l’interesse è per l’edificio piùche per gli strumenti” (v. il Messag-gero dell’8 giugno 2015), perché quel-le palazzine sono appartenute allaS.A.I.G.S., Società Anonima IndustriaGomma Sintetica, fondata nel 1939,società consociata del Gruppo Pirel-li che avrebbe dovuto produrre aTerni la gomma sintetica da butadie-ne e stirolo (la BUNA S). E non atte-nua la preoccupazione il fatto che,come chiarito da Basell, solo per unadelle due palazzine (quella di sinistraguardando dall’ingresso dello stabi-limento) è prevista la demolizione inquanto la palazzina gemella è di pro-prietà Treofan (anche se il suolo è diproprietà Basell) e per ora nessunoparla del suo abbattimento.Poco importa: la specificità dei

due manufatti, oltre al periodo stori-co di costruzione (inizio anni ’40), èdata proprio dalla loro simmetria eanche l’abbattimento di uno solo diessi sarebbe una grave ferita all’ar-

monia del disegno complessivo (na-turalmente sulla qualità architettoni-ca dei manufatti occorre che si espri-mano gli esperti).Dunque la situazione è molto preoc-

cupante e non tanto per la minacciaalla memoria del passaggio di Natta aTerni (che, tra l’altro, nel ’43 vennechiamato a far parte del Consiglio diAmministrazione della SAIGS), quan-to per la minaccia alla storia industrialedella città nel suo complesso. A questo riguardo va ricordato che

la breve parentesi del progetto dellagomma sintetica, interrotta dallo scop-pio della guerra, ha inciso profonda-mente sull’immaginario collettivo deiternani per i quali per molti anniquello stabilimento rimase come “lagomma”; tra l’altro il butadiene sa-rebbe stato prodotto dall’acetileneottenuto dal carburo di calcio di Pa-pigno, altro materiale caratteristico delterritorio. E’ noto che lo stabilimen-to non entrò mai in produzione, “anzi,nel 1943, durante la ritirata delletruppe tedesche, le principali appa-recchiature già installate furono smon-tate e trasferite in Germania, l’areadello stabilimento fu trasformata incampo di concentramento nel qualeanche la moglie di Mussolini fu ospi-tata per alcuni mesi” (v. A. Nenz, “Lagrande industria a Terni”, Ed. Thyrus,1986, pag. 321).Solo nel 1950 l’area fu acquistata

dalla Montecatini che vi iniziò la

Ancora sul teatro Verdi

Nel primo dopoguerra, vedendola fontana di piazza Tacito distrut-ta, i ternani non ebbero alcuna esi-tazione: la fontana doveva tornarecome prima. Doveva essere rico-struita in maniera integrale, con lavasca e l'antenna d'acciaio identi-che al progetto originario e con imedesimi mosaici dei segni zodia-cali. E così fu fatto. Perchè sidiceva "uno dei simboli della cittànon può andare perduto"E allora perchè oggi, per il

teatro Verdi, facciamo tante storie?Non è forse anche il Verdi uno deiprincipali simboli della città? Nonabbiamo il dovere di salvarlo,come hanno salvato i loro "teatriall'italiana" quasi tutti i centri sto-rici dell'Umbria?L'amministrazione comunale ha

appena provveduto a restaurare ilpronao frontale d'ingresso. Ebbene,con le vecchie planimetrie, i carto-ni ed i disegni originari del Poletti– comprese le foto d'epoca – pos-siamo fare un corretto ripristino fi-lologico dell’intero originale. Nonc'è altra via. Ristrutturare in ma-niera diversa non avrebbe senso.Anzitutto per motivi culturali, maanche perchè il teatro è talmenteincastonato nel "suo" strettissimotessuto urbano dell'epoca che ognidiversa versione ricostruttiva risul-terebbe, a nostro parere, inadegua-ta e incongrua.

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produzione del perborato di sodio equella del PVC (cloruro di polivinile;il monomero, cloruro di vinile, siproduceva dall’acetilene ottenuto dalcarburo di calcio di Papigno).

Quanto alla memoria di Natta,che è stata fortemente evocata in que-sti giorni, è certo che le due palazzi-ne sono state il luogo dove dalla metàdegli anni ’50 (dopo la scoperta del po-lipropilene isotattico che è dell’11marzo 1954) si è svolta, per molti anni,una parte importante dell’esaltantelavoro condotto a Terni nel solco trac-ciato dal grande scienziato che con lasua scoperta ha aperto una vicenda in-dustriale di grandissimo rilievo scien-tifico e pratico che ha generato a livellomondiale numerosissimi posti di lavoroe un’ingente ricchezza. Natta visitavail Centro Ricerche una volta al meseper seguire sviluppi e problematiche.Dunque il sito e, in particolare, le

due palazzine del Centro Ricerche exPolymer, costituiscono una parte im-portante della storia industriale dellacittà di Terni e pongono a tutti, so-printendenza, istituzioni, aziende, cit-tadini il problema della sua conser-vazione.Per quanto riguarda la palazzina

della quale Basell ha previsto la de-molizione, al piano terra ancora esi-stono alcune macchine tessili appar-tenute al Laboratorio Sperimentale Tes-sile e facenti parte dei cicli di filatu-ra tessile. Tra di esse vanno citati i fi-latoi Carniti a 30 posizioni per fron-te. Queste macchine sono di proprietàdi Beaulieu Fibers International Terniche, sembra, sia disponibile a ceder-le gratuitamente.Dunque una straordinaria memoria

storica, parte di una esaltante vicendascientifica-industriale, connubio vin-cente tra ricerca accademica e indu-stria, che giustifica l’interesse delleIstituzioni che non da oggi hanno di-mostrato una qualificata e motivata at-tenzione per la difesa e la riqualifica-zione della pregevole architettura in-dustriale di Terni e del suo territorio.

Paolo Olivieri

Un'immagine d'epoca della blioteca del Centro Ricerche Polymer-Montedison. Allo stato at-tuale rimane molto poco dei pregevolissimi strumenti in dotazione ai laboratori chimici e fisiciche erano presenti al tempo in questo stabile

La foto si riferisce alla palazzina gemella di quella di cui è previsto l’abbattimento (di proprietàTreofan, società tuttora in attività nel sito e che produce il film polipropilenico Moplefan). Inquesta palazzina, oltre ai laboratori chimici e fisici, c’era la biblioteca, oggi vuota, dato che Ba-sell dovrebbe aver regalato un migliaio di libri all’ARPA di Terni.

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Lo scorso 25 Aprile, mentre inItalia iniziavano i festeggiamenti perl’anniversario della liberazione, dal-l’altra parte del mondo, un violentoterremoto di magnitudo 7,9 ha col-pito l’intero stato del Nepal, cau-sando forti ripercussioni anche suparte della catena montuosa dell’Hi-malaya. Infatti tra i numerosi effet-ti, il sisma ha anche generato unaestesa valanga sull’Everest, portan-do alla morte molti alpinisti, tra cuialcuni nostri connazionali.Per meglio comprendere, basta

pensare che l’intensità di questoevento sismico è pari a circa 300volte quello dell’Aquila, per il qua-

le era stata stimata una magnitudodi circa 6.I dati ANSA indicano un numero

superiore agli 8000 decessi, decinedi migliaia di feriti e 1 milione disfollati. In sostanza la situazione èdavvero drammatica, anche allaluce del fatto che questo evento si-smico non è di certo il primo checolpisce il paese, in quanto si trovain una delle zone a più alto rischiosismico del pianeta e già nel 1934un violento terremoto aveva deva-stato molte città con altrettante vit-time.La scossa più forte, che ha colpi-

to alle 12:11 (ora locale) oltre un

milione e mezzo di abitanti, è av-venuta ad una profondità di 15 km,è durata circa due minuti e sembraaver causato lo spostamento del ter-reno della capitale Katmandu diquasi tre metri. La valle in cui sor-ge tale città è situata proprio su unalinea di faglia e ad amplificare glieffetti dell’onda sismica, sono statii processi di liquefazione del terre-no, dovuti al fatto che le sue fon-damenta giacciono su un antico ba-cino lacustre formato da un suolomorbido, ricco di sabbia e limo.Moltissimi edifici sono crollati acausa del terremoto, alcuni dall’ele-vato valore storico ed artistico

Fig.1: La torre patrimonio dell’Unesco: prima e dopo il sisma.

Cause, effetti e considerazioni

TERREMOTO IN NEPAL

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come la torre Dharahara patrimoniodell’Unesco (vedi fig.1). I problemipiù gravi sono le difficoltà che gliaiuti hanno incontrano nell’attraver-samento della città, nell’interruzio-ne delle vie di comunicazione, nel-la mancanza di infrastrutture idoneee nel difficile accesso dei bulldozernelle strette strade nepalesi.Diciassette giorni dopo, la terra è

tornata a tremare, questa volta allefalde dell’Everest, con una nuovascossa di magnitudo 7.4, seguita daaltre sette scosse, che hanno com-portato altre vittime, nuovi crolli efrane, ma che soprattutto hanno fat-to ripiombare nel terrore una popo-lazione già fortemente provata.Ad oggi, una lunga serie di eventi

sismici di minor grado stanno anco-ra colpendo il Nepal, dando luogo aquello che gli esperti chiamano “scia-me sismico”, il quale potrà duraremolti mesi o addirittura anni.La causa di questi eventi sismici

è da ricercare nello scontro tra laplacca indiana e la placca euroasia-tica. Infatti la teoria della tettonica

delle placche spiega come questoscontro, iniziato circa 45 milioni dianni fa, non è ancora terminato edappunto ha portato all’innalzamentodelle catene dell’Himalaya, del-l’Hindukush e del Karakorum.Da quanto accennato, possiamo

affermare che la crosta superficialedel nostro pianeta, è costituita da“zolle di terra” che galleggiano so-pra uno strato di roccia semiliquidae che nel corso dei millenni, simuovono, entrano in collisione egenerano terremoti. Questi fenome-ni sono fra i disastri naturali più ca-tastrofici e comuni del mondo, ognianno si verificano un paio di fortiterremoti, con un numero medio divittime superiore ai ventimila.Un terzo della popolazione mon-

diale vive in zone ad alto rischio si-smico, occupando edifici non ade-guati a resistere a tali sollecitazioni,come d’altronde è accaduto in Ne-pal dove è presente una realtà rura-le e contadina, in cui difficilmentesi rispettano gli scarni regolamentisismici locali. Ancor meno si utiliz-

zano le più recenti tecnologie anti-sismiche nella realizzazione deinuovi edifici o nella sistemazionedelle strutture esistenti.Il terremoto è un fenomeno irre-

golare, ma ricorrente. Infatti nellezone ad elevato rischio sismico, av-viene una forte scossa sismica ognicinquanta, cento o duecento anni,che determina crolli di costruzionie vittime (vedi fig.2).Osservando la mappa, ci salta al-

l’occhio come anche l’Italia è unterritorio particolarmente dinamico,contrariamente a quanto creduto.Insieme alla Grecia è il paese ca-ratterizzato dal più alto rischio si-smico d’Europa e presenta un’edili-zia molto spesso antica e vulnerabi-le alle vibrazioni sismiche.A differenza di altri paesi più in-

novativi, come il Giappone o la Ca-lifornia sottoposti ad una pericolo-sità sismica più grave della nostra,l’Italia non ha avuto ancora unacorretta politica di prevenzione delrischio sismico. Infatti, sebbenenell’ultimo decennio il Governo ab-

Fig.2: Distribuzione degli eventi sismici nel mondo.

bia dimostrato una maggiore sensi-bilità per la salvaguardia della po-polazione dagli effetti devastantidel terremoto, per troppi anni si èpermesso che restasse inalteratauna normativa sismica obsoleta.Non sono stati recepiti gli impor-tanti sviluppi e le conoscenze chevia via si erano rese disponibili, an-che grazie agli studi degli ingegne-ri italiani, considerati all’estero tra imigliori al mondo.Dal 2010 al 2016 la cifra com-

plessiva che lo Stato sembra avermesso a disposizione per la prote-zione sismica ammonta a 965 mi-lioni di euro. La cifra, pur se co-spicua rispetto al passato, rappre-senta solo una minima parte delfabbisogno necessario per l’adegua-mento sismico delle strutture pub-bliche e delle opere infrastrutturalistrategiche. E’ chiaro che non èpossibile spendere miliardi di europer ripristinare l’intero patrimoniostrutturale di un paese storico comeil nostro, ma si devono almenocreare norme più snelle e meno in-terpretative affinché si possa, senon altro, garantire la salvaguardiadelle nuove costruzioni.In una società in cui l’esigenza

quotidiana delle persone è concen-trata soprattutto nella ricerca dell’e-stetica e di beni tecnologici comesmartphon, televisioni hd o suv dilusso, vorrei invece ricordare l’im-portanza del processo che porta allarealizzazione di case, scuole, indu-strie e di tutte quelle strutture in cuiviviamo. Troppe volte in passatoabbiamo visto quei disastri per iquali incolpiamo la natura ma che,invece, sono spesso dovuti alla su-perficialità dell’uomo.Per tutti questi motivi è impor-

tante divulgare i più recenti svilup-pi dell’ingegneria sismica e dellasismologia, la preparazione dei no-stri progettisti e i potenti mezzi dicalcolo, aumentando così anche laconsapevolezza nella popolazioneche dal terremoto ci si può e ci sideve difendere.

Devis Feliziani

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LA SITUAZIONE ITALIANA

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La villa in una cartolina degli anni ‘30

Quali sono le differenze economi-che tra i cittadini italiani? E le classisociali ci sono ancora? Come si sonomodificate rispetto a quelle di unavolta? C’è ancora la lotta di classe? Sono queste le domande a cui ha

cercato di dare una risposta “aggior-nata” l’ultimo rapporto sulla disu-guaglianza economica elaborato dal-la Fondazione David Hume edanticipato dal Sole24ore. Come eraprevedibile le analisi erffettuate han-no dimostrato che, non solo le diffe-renze sociali sono notevoli, ma che laforbice tra di esse sta addirittura au-mentando. E tutto questo avviene inun quadro assolutamente diverso daquello tradizionale. Le classi sociali“classiche” sono scomparse e le di-suguaglianze sono articolate in formedel tutto nuove. Sulla nuova conformazione che ha

assunto oggi la società italiana sonostate avanzate diverse ipotesi. Unadelle ultime analisi, tra le più cono-sciute, è quella delineata qualche an-no fa sul blog di Grillo. Qui la società

italiana è vista divisa in due blocchi.Il primo blocco “è fatto da milioni digiovani senza un futuro, con un lavo-ro precario o disoccupati, spesso lau-reati, che sentono di vivere sotto unacappa, sotto un cielo plumbeo...a que-sto blocco appartengono anche gliesclusi, gli esodati, coloro che perce-piscono una pensione da fame e i pic-coli e medi imprenditori che vivonosotto un regime di polizia fiscale echiudono e, se presi dalla disperazio-ne, si suicidano. Mentre, affermasempre il blog di Grillo, “il secondoblocco è costituito da chi vuole man-tenere lo status quo, da tutti coloroche hanno attraversato la crisi ini-ziata dal 2008 più o meno indenni,mantenendo lo stesso potere d’acqui-sto, da una gran parte di dipendentistatali, da chi ha una pensione supe-riore ai 5000 euro lordi mensili, dagli

Il rapporto Hume-Sole24ore

LE CLASSI SOCIALISONO CAMBIATE

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evasori, dalla immane cerchia di chivive di politica attraverso municipa-lizzate, concessionarie e partecipatedallo stato. L’esistenza di questi dueblocchi ha creato un’asimmetria so-ciale, ci sono due società che convi-vono senza comunicare tra loro. Ilgruppo A vuole un rinnovamento, ilgruppo B la continuità.Il gruppo Anon ha nulla da perdere, i giovaninon pagano l’IMU perchè non hannouna casa, e non avranno mai unapensione. Il gruppo B non vuole mol-lare nulla, ha spesso due case, un di-screto conto corrente, e una buonapensione o la sicurezza di un posto dilavoro pubblico. Si profila a grandi li-nee uno scontro generazionale, nelquale al posto delle classi c’èl’età......”

I risultati della ricerca elaborata og-gi dalla Fondazione David Hume nonappaiono molto lontani da queste ipo-tesi. I blocchi sociali riconosciuti so-no tre, invece di due, ma le “condi-zioni al contorno”, come diciamo noiingegneri, sono praticamente le stesse.Vediamole in dettaglio.In condizione privilegiata il rap-

porto Hume vede una “prima so-cietà“: quella dei lavoratori garantiti.Essa è costituita dai dipendenti pub-blici o parapubblici ed anche da quel-li privati che risultano inseriti nellegrandi aziende. Tutti questi lavorato-ri godono di ampie tutele e diritti sta-bili, acquisiti con le lotte sindacali epolitiche condotte a partire dagli an-ni’60 e mantenute fino ad oggi, gra-zie alla loro forte rappresentanza po-litico-sindacale.In posizione più precaria c’è inve-

ce la “seconda società“, quella carat-terizzata dal rischio. Essa è costituitadalle piccole imprese, dai professio-nisti, dai lavoratori autonomi in ge-nere e dai dipendenti delle piccoleimprese stesse. Si tratta di lavoratoricosiddetti “senza rete”, pienamenteesposti alle turbolenze dei mercati,che si mantengono in equilibrio con lapropria capacità professionale e conla qualità delle loro prestazioni o pro-dotti. Le modeste tutele che hannosono affidate ad associazioni datoria-li, ordini professionali, o schieramentipolitici sensibili al mondo autonomo-imprenditoriale.Infine – sempre secondo il Rap-

porto Hume – nel fondo più bassodella scala sociale c’è la “terza so-cietà“: la società degli esclusi. Quel-la di chi non ha alcuna rappresentan-za. Essa è composta oggi da novemilioni di italiani emarginati, che nonhanno un impiego e non lavorano, puressendo disposti a farlo. Oppure, seanche lavorano, lo fanno “in nero”senza alcuna garanzia. Questa terza società è costituita

prevalentemente da giovani e donneche, nel loro insieme, costituiscono il29,7% delle forze-lavoro italiane.Inoltre, com’è ovvio, l’aumento delpeso degli emarginati è anticiclico(cioè aumenta nei periodi di carenzaeconomica mentre si riduce nei pe-riodi espansivi) per cui, in questi tem-pi di profonda crisi, la società degliesclusi è aumentata in maniera im-pressionante.Oggi, insomma, le classi sociali so-

no cambiate e il conflitto è diventatoprevalentemente generazionale. Lalotta sociale, quindi, non è più quellaprimitiva tra “padroni e operai” ma èormai diventata quella più evoluta tratra “garantiti ed esclusi”.

Carlo Niri

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La rivoluzione della fatturazioneelettronica arriva all’ultimo atto e pro-mette di far risparmiare un miliardo emezzo allo Stato e oltre 15 euro a fat-tura alle imprese. Dal 31 marzo 2015il sistema digitale entra a regime: sedal giugno 2014 aveva interessato iMinisteri, ora riguarderà anche Regio-ni, Province, Comuni, Comunità mon-tane e tutte le amministrazioni centra-li. Un progetto ambizioso per eseguireun cambio di passo evidente. Il primopassaggio ha riguardato le grandiaziende, ora si parla anche dell’idrau-lico che ripara il rubinetto di unascuola: è un cambio storico. In ballo,per intendersi, ci sono 135 miliardi diforniture. Sembra trattarsi di un’occa-sione perché le imprese, anche picco-le, inizino a “pensare digitale”: nondevono isolare le fatture verso la Pa inun mondo separato e continuare a fartutto il resto come prima, ma approfit-tare dell’occasione per ripensare tuttala loro contabilità. La Pubblica Amministrazione si è

preparata, questa volta, con un lavoropuntuale. Oltre ai risparmi diretti, sispera possa essere un punto di svoltaper la certificazione dei famosi debitiverso i fornitori, la cui entità è ancoravaga. Il processo permette infatti ditrasmettere dati certi al portale di cer-tificazione dei crediti del Tesoro. Ilpatto pubblico-privato sarebbe perfet-to se, a valle di questa innovazione,anche i tempi di pagamento andasseroverso i 30 giorni, come stabilito dallaUe.Cerchiamo ora di capire cosa è la

Fattura PA. E’ una fattura elettronicaemessa ai sensi dell’articolo 21,comma 1, del DPR 633/72 ed è la solatipologia di fattura accettata dalle am-ministrazioni che, secondo le disposi-zioni di legge, sono tenute ad avvaler-si del Sistema di Interscambio.La FatturaPA ha le seguenti caratte-

ristiche:- il contenuto è rappresentato, in unfile XML (eXtensible Markup Lan-

guage), secondo il formato dellaFatturaPA.Questo formato è l’ unicoaccettato dal Sistema di Interscam-bio;

- l’autenticità dell’ origine e l’ integritàdel contenuto sono garantite tramitel’apposizione della firma elettronicaqualificata di chi emette la fattura;

- la trasmissione è vincolata alla pre-senza del codice identificativo uni-voco dell’ufficio destinatario dellafattura riportato nell’Indice dellePubbliche Amministrazioni..Il contenuto informativo della Fat-

turaPA prevede le informazioni da ri-portare obbligatoriamente in fattura inquanto rilevanti ai fini fiscali secondola normativa vigente; in aggiunta aqueste il formato prevede l’indicazio-ne obbligatoria delle informazioni in-dispensabili ai fini di una corretta tra-smissione della fattura al soggetto de-stinatario attraverso il Sistema di In-terscambio.Per favorire l’automazione informa-

tica del processo di fatturazione, ad in-tegrazione delle informazioni obbliga-torie, il formato prevede anche la pos-sibilità di inserire nella fattura ulterio-ri dati:

- informazioni utili per la completa de-materializzazione del processo diciclo passivo attraverso l’ integrazio-ne del documento fattura con i siste-mi gestionali e/o con i sistemi di pa-gamento;

- informazioni che possono risultare diinteresse per esigenze informativeconcordate tra operatori economicie Amministrazioni pubbliche oppurespecifiche dell’ emittente, con riferi-mento a particolari tipologie di benie servizi, o di utilità per il colloquiotra le parti.

Il Sistema di Interscambio, gestito dal-l’Agenzia delle Entrate, è un sistemainformatico in grado di:

- ricevere le fatture sotto forma di file;- effettuare controlli sui file ricevuti;- inoltrare le fatture alle Amministra-zioni destinatarie.Il Sistema di Interscambio non ha

alcun ruolo amministrativo e non as-solve compiti relativi all’archiviazionee conservazione delle fatture.Bene: con la speranza che non ci

siano i soliti probabili rallentamentiinformatici, non ci resta che provare!

Elisabetta Roviglioni

La nuova era della fatturazione

LA “FATTURA PA”

Una rappresentazione del flusso di fatturazione elettronica attraverso il Sistema di Inter-scambio.

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È ormai nota l'attenzione dell’U-nione Europea al tema del rispar-mio energetico con particolare rife-rimento alla riduzione del consumoe la prevenzione degli sprechi dienergia. Infatti, dal 2006, l'Unioneha fissato l’obiettivo di ridurre del20% il consumo di energia primariaentro il 2020 (obiettivo 20-20-20)raccomandando agli stati membri diaggiornare la propria legislazionenazionale. Proprio in questi giorni l'Italia, in

particolare il Ministero dello Svi-luppo Economico (MiSE), sta ag-giornando sensibilmente il sistemadi certificazione energetica adottan-do le nuove linee guida nazionaliper la redazione dell'Attestato diPrestazione Energetica (APE) cheandranno a sostituire le precedentinorme introdotte con il noto D.M.del 26 giugno 2009, decreto chel’U.E. aveva già criticato sul pianodella completezza delle indicazioniivi contenute.Le principali novità del nuovo

APE che sembrano costituire i pun-ti fermi delle diverse bozze di de-creto sono le seguenti:- introduzione di un APE unicoper tutto il territorio nazionale,con una metodologia di calcoloomogenea alla quale le Regionidovranno adeguarsi;

- inserimento dell’indice di presta-zione energetica globale dell’e-dificio (sia in termini di energiaprimaria totale che di energia pri-maria non rinnovabile) espressoin energia primaria non rinnova-bile e che determinerà la classeenergetica dell’edificio;

- le classi energetiche passano dasette a dieci, dalla A4 (la miglio-re) alla G (la peggiore);

- inserimento di proposte per mi-

gliorare l’efficienza energeticadell’edificio, distinguendo le ri-strutturazioni importanti dagli in-terventi di riqualificazione ener-getica, e l'inserimento di infor-mazioni sugli incentivi di caratte-re finanziario utilizzabili;

- inserimento dell’obbligo per il cer-tificatore energetico, abilitato aisensi del Regolamento 75/2013, dieffettuare almeno un sopralluogopresso l’immobile;

- previsione di una stima dei costimedi per la redazione degli APEe altri dati statistici messi a di-sposizione dall’Enea sul propriosito internet;

- definizione di uno schema di an-nunci immobiliari (vendita e loca-zione) contenente informazionienergetiche uniformi per gli uten-ti finali;

- introduzione di un sistema infor-mativo nazionale denominato

SIAPE (che verrà istituito dall’E-NEA) contenente i dati relativiagli APE che Regioni e provinceautonome avranno l’obbligo diutilizzare, e che comprenderà lagestione di un catasto unificatodegli APE, degli impianti termicie dei relativi controlli;

- è confermata la validità decenna-le dell’Ape;Il 27 maggio scorso il Ministero

dello Sviluppo Economico ha redat-to una nuova bozza del testo con laquale ha prorogato i termini dellaentrata in vigore dal primo luglio alprimo agosto e ha espressamente ri-chiamato l’articolo 15 del D.lgs.192/2005, relativo alle sanzioni acarico del certificatore (multa da700 a 4.200 euro per un APE noncorretto), del direttore dei lavori(multa da 1.000 a 6.000 per lamancata presentazione dell’APE alComune), del costruttore/proprieta-

Nuove linee guida nazionali

LE ULTIME NOVITÀ SULLAPRESTAZIONE ENERGETICA

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rio (multa da 3.000 a 18.000 euroin caso di mancata redazione del-l’APE per edifici nuovi, ristruttura-ti, messi in vendita o in affitto).Restano, invece, confermati tutti

gli altri contenuti delle precedentibozze delle Linee guida nazionaliper l’APE degli edifici.L'emanazione delle nuove Linee

guida nazionali comporterà, dun-que, l'aggiornamento da parte delleRegioni in termini di regolamenta-zione e attuazione del sistema, re-gionale appunto, della certificazio-ne energetica degli edifici.Per conoscere il ruolo della Re-

gione Umbria, il 15 giugno scorso,

è stato intervistato telefonicamenteil Dott. Andrea Monsignore, Re-sponsabile del servizio energia,qualità dell'ambiente, rifiuti ed atti-vità estrattive della Regione Um-bria. Egli ha evidenziato l'oggettivadifficoltà di aggiornamento del si-stema, in tempi brevissimi, data adoggi la mancata pubblicazione deltesto definitivo. L'attività di aggior-namento più rilevante, che interessain primo luogo la Piattaforma onli-ne, potrà avvenire, infatti, solo conl'emanazione del testo definitivodel Decreto del Ministero delloSviluppo. Tuttavia, la Regione Um-bria si sta già adoperando al fine di

garantire una continuità del serviziodi registrazione degli Ape sia ap-portando le dovute delle modifichealla piattaforma OnLine per la pre-sentazione dei modelli (anche allaluce delle odierne previsioni mini-steriali), sia preparando una “speci-fica” da fornire alle software houseper l'aggiornamento dei propri pro-dotti .Queste e altre informazioni ver-

ranno tempestivamente pubblicatesul sito istituzionale della RegioneUmbria.

Gioia Clementella

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A Rimini come a Terni

LE BATTAGLIE PER IL TEATRO STORICOOpera neoclassica dell’ultimo dei

grandi architetti pontifici, il mode-nese Luigi Poletti (1792-1869), ilTeatro Nuovo di Rimini, costruito frail 1843 e il 1857 a spese del Comu-ne e di una Società di azionisti, èinaugurato nell’estate del 1857 conuna memorabile stagione lirica daGiuseppe Verdi (unico caso in Italia),che presenta una nuova opera Arol-do, composta appositamente.

Il teatro funziona egregiamente perquasi un secolo fino al 1943, quan-do il 28 dicembre, durante il più de-vastante bombardamento su Rimini,è colpito dalle bombe: crollano il tet-to sopra il palcoscenico, parte dellafacciata posteriore, parte del tetto so-pra la sala. Sono danneggiati la bal-conata del 4° ordine alcuni palchi.Nel dopoguerra saccheggi e frettolo-se demolizioni atterrano gli ordini deipalchi e parte dei muri laterali.

Il teatro riminese è, con la Basili-ca di San Paolo fuori le Mura a Ro-ma, il capolavoro del Poletti, autoredi altri due teatri a Terni e a Fano.Esaltato in vita, poi dimenticato, l’ar-chitetto è oggi decisamente rivaluta-to, tanto da essere definito da AnnaMaria Matteucci “il maggior archi-tetto teatrale italiano dell’epoca” (Ilteatro nelle Marche. Architettura,scenografia e spettacolo, Firenze,1997). Fra i primi a rilevare il signi-ficato delle novità introdotte da Po-letti alla sala all’italiana sono SimonTidworth (Theaters: an Architecturaland Cultural History, New York,1973) e Manfredo Tafuri (Teatri escenografie, Milano, 1977). Fautoredel purismo architettonico, contrarioalla ripetitività seriale dei vari ordi-ni di palchetti, al loggione-piccionaia,alle scale anguste e male illuminate,in favore invece dell’unità di stile chepredilige il colonnato ad ordine gi-gante vanvitelliano, Poletti proponeuna riforma. Il foyer diventa ampio,gli scaloni sono spaziosi e spettaco-lari; la sala, per ragioni acustiche evisuali, si allarga progressivamentedal basso verso l’alto; i palchi sonocompresi nel colonnato variando di

ordine in ordine secondo leggi di ar-monia; il loggione è trasformato inariosa balconata con la volta ancoraalta impostata sul muro perimetrale;tipologia che verrà poi adottata in nu-merosi teatri delle Marche e della Ro-magna. ....(omissis)....

Nel 1947 il teatro, semidistrutto, èdedicato al musicista Amintore Gal-li (1845-1919). Nel 1955 fallisce l’i-niziativa della Cassa di Risparmio,che aveva bandito un concorso na-zionale per la ricostruzione del tea-tro. Nel 1959 la parte danneggiatadell’edificio, coperta da un tetto dieternit, è adibita a salone fieristico.Dal 1967 al 1975 è attuato un deva-stante intervento di “restauro” conpesanti manomissioni all’avancorpodell’edificio.

Nel 1985 il Comune bandisce un“concorso di idee” dal quale scaturi-sce un progetto modernista (arch.Adolfo Natalini), poi modificato ot-to/nove volte nell’arco di quindici an-ni, in palese contrasto con i vincoliche salvaguardano l’attiguo Castel Si-smondo e l’opera neoclassica del Po-letti. Nel 2000 migliaia di cittadini sisono mobilitati, assieme alle mag-giori personalità della cultura musi-cale nazionale, per contrastare il pia-no modernista e per ripristinare filo-logicamente il teatro storico, gioiel-lo architettonico e strumento cultu-rale irrinunciabile.

Nel 2001 la svolta: l’allora sotto-segretario per i Beni Culturali, Vit-

torio Sgarbi, affida il Teatro del Po-letti alla Sovrintendenza Regionaledell’Emilia Romagna (arch. Elio Gar-zillo), che, con la consulenza del-l’arch. Pier Luigi Cervellati, redige(nel 2004) un rigoroso piano di ri-pristino filologico del Teatro del Po-letti, consegnato gratuitamente al Co-mune nel 2005 e recepito dalla giun-ta Ravaioli. Il costo del ripristino èprevisto in 18,1 milioni di euro.

Il sindaco Ravaioli nel 2005 acco-glie con entusiasmo il progetto delloStato, poi tergiversa, e perde altri quat-tro anni. Il sindaco affida a un “gruppodi progettazione” del Comune un ulte-riore progetto, più costoso (29,7 mi-lioni di euro), presentato nel 2009. Itecnici comunali inseriscono brutal-mente pilastri attorno alla platea, stra-volgono la sala neoclassica per ricava-re 50 posti in più, alzano una torre sce-nica e prevedono ambienti nel sotto-suolo a 8 metri di profondità in areaarcheologica con reperti romani.Rimini città d’arte denuncia pubblica-mente il misfatto. Le Soprintendenzebocciano lo stravolgimento della sala,che torna quella polettiana, e l’eleva-zione della torre scenica (2010), mapermettono, calpestando i vincoli dilegge, i due piani sotterranei di 600metri quadrati ciascuno nell’area ar-cheologica sotto il palcoscenico echiudono gli occhi sullo sconfinamen-to nell’area vincolata (fin dal 1915) diCastelsismondo. In questa situazione,nel giugno del 2011, il Comune va allagara d’appalto.

Se per la sala a palchi si adotta ta-le e quale il progetto di ripristino fi-lologico Garzillo-Cervellati, i duepiani sotterranei sono viceversa diviolento impatto sull’area archeolo-gica e alzano considerevolmente i co-sti. I lavori iniziano nella primaveradel 2014, ma si interrompono, per ilfallimento della ditta appaltatrice, nelluglio del 2014. Sono ripresi nel no-vembre 2014 con altra ditta.

(da www.riminicittadarte.it)

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La planimetria generale della "città mondiale" dell'Expo con gli assi principali del cardo e del decumano che si incrociano a Piazza Italia.A nord il lago artificiale con l'"albero della vita" affiancato dai padiglioni dell'Italia. A sinistra in basso, nei pressi dell'ingresso principale,il padiglione "zero" che introduce la visita del Sito Espositivo e racconta la storia dell'uomo con un percorso tematico sul cibo e sulla sua me-moria gastronomica.

La mascotte dell'Expo si chiama "FOODY" e la sua immagine (che richiama i cele-bri quadri del pittore cinquecentesco Arcimboldo) è composta con alimenti vegetaliprovenienti da tutto il mondo.

Fino al 31 ottobre a Mi-lano si svolge "Expo 2015- Nutrire il pianeta.Energia per la vita”.L’evento è mondiale e, al

dilà dei contenuti propostidalle singole nazioni, essocostituisce una stupendamostra internazionale di in-gegneria, architettura e tec-nologia contemporanea.

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La "Carta di Milano", che verràconsegnata direttamente al Segre-tario Generale delle Nazioni UniteBan-Ki-Moon, costituisce un do-cumento di proposta per un accor-do mondiale finalizzato a garanti-re cibo sano a tutti i cittadini delmondo. Essa viene promulgata do-po un lungo dibattito sviluppatositra la cultura scientifica, quella isti-tuzionale e quella imprenditorialein merito al sistema alimentare glo-bale. Il tema proposto dall’Expo"Nutrire il pianeta, energia per lavita" intende responsabilizzare ognicittadino, ogni associazione, ogniimpresa o istituzione ad attivarsi

per garantire alle generazioni futu-re il diritto al cibo sicuro e nu-triente, contrastando gli sprechi ele frodi, difendendo il suolo e pro-movendo la ricerca e l'educazionealimentare. La "Carta di Milano" siapre con la considerazione che:“Salvaguardare il futuro del pia-neta e il diritto delle generazionifuture del mondo intero a vivereesistenze prospere e appaganti è� lagrande sfida per lo sviluppo del 21°secolo. Comprendere i legami frasostenibilità� ambientale ed equità�è essenziale se vogliamo espande-re le libertà� umane per le genera-zioni attuali e future”.

La gigantesca scultura in legno e acciaio dell'"albero della vita", costituisce il simbolo dell' Expo. È stato concepito da Marco Balich, di-rettore artistico del Padiglione Italia. Si tratta di una struttura in legno lamellare e in acciaio, alta 36 metri, posizionata al centro di un gran-de bacino d'acqua.L'impostazione strutturale, la sua tecnologia innovativa, la produzione degli elementi in legno a doppia curvatura e con torsione lungo

l’asse, fino all'ingegnerizzazione dei sistemi e dei dispositivi di montaggio, sono un'emblema dell'ingegno e della tecnica italiana.

Il simbolo di EXPO

L’ALBERO DELLA VITA

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I risultati del rapporto Almalaurea

PROMOSSA LA LAUREA IN INGEGNERIAIl Consorzio AlmaLaurea elabora

ogni anno, dal 1999, il suo rapportosui giovani laureati che hanno con-cluso gli studi negli atenei che ade-riscono al Consorzio stesso. Il rap-porto di quest'anno è il 17° ed è sta-to fatto ovviamente sui laureati del-lo scorso 2014. L'indagine ha riguardato ben 65

università italiane, coinvolgendopoco meno di cinquecentomila lau-reati.Negli ultimi venti anni, dice il rap-

porto, la scarsa meritocrazia e la man-cata trasparenza nel reclutamento allavoro, hanno determinato un asset-to del sistema produttivo italiano par-ticolarmente carente. Nel complessodell'Unione Europea la disoccupa-zione e� scesa all’11,5%, mentre l’I-talia ha raggiunto addirittura il12,7%, con le giovani generazioni checontinuano a pagare il prezzo piu� al-to. Anche i livelli di istruzione della

classe dirigente italiana continuano arimanere particolarmente bassi datoche, nel 2013, soltanto il 28 per cen-to degli occupati italiani, classificaticome manager, risultavano aver com-pletato la scuola dell’obbligo. Il da-to è anche confermato dal fatto che,nello stesso anno, la quota di dirigentiitaliani che risultavano laureati eradel 25 per cento, mentre la media eu-ropea dei manager laureati arrivavaaddirittura al 54 per cento. Più deldoppio!In ogni caso i dati di Almalaurea

confermano che la laurea continua acostituire una forte difesa contro ladisoccupazione e che i laureati usu-fruiscono sempre di notevoli vantag-gi occupazionali, anche rispetto ai di-plomati. Vantaggi che sono normal-mente presenti durante tutto l’arcodella vita lavorativa e che si accen-tuano particolarmente nelle fasi con-giunturali negative, come quella diprofonda crisi che stiamo attraver-sando. Per quanto riguarda infine i tipi di

laurea, la nostra laurea in ingegneriarisulta una delle più apprezzate dalmercato del lavoro. Secondo i dati della ricerca, a

cinque anni dal conseguimento del-la laurea stessa, il tasso di disoccu-

pazione dei neo-ingegneri non rag-giunge neanche il tre per cento edinoltre la retribuzione media del la-voro risulta quasi sempre più altadelle altre lauree.

S.M.

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Gas, particelle e loro miscele

L’INQUINAMENTO DELL’ARIAL’inquinamento dell’aria e le sue

conseguenze sulla nostra salute com-paiono sempre più frequentementenelle pubblicazioni degli organi distampa e di comunicazione e sono og-getto di norme di legge, di regolamenticomunali, di iniziative e anche di po-lemiche a non finire. Senza entrare inquest’ultimo campo, sarebbe megliochiarire piuttosto qualche caratteristi-ca degli inquinanti dell’aria. Si tratta diimpurità che sono fondamentalmentedi tre tipi: i gas, le particelle e le loromiscele bifasi o gli aerosol.

1. – INQUINANTI GASSOSI

I composti gassosi (ad es. i solven-ti liberati duranti i processi di verni-ciatura, i carburanti incombusti, i re-sidui dei fenomeni di combustione, lesostanze emesse con la respirazionedegli esseri viventi, etc.) irritano lemucose nasali, gli occhi e danneg-giano i polmoni ed anche i tessuti cu-tanei. Essi vengono definiti “VOC”(Volatile Organic Compounds) e pos-sono essere classificati a seconda del-la loro volatilità nel modo seguente:

lMolto volatili: VvOClVolatili: VOCl Semivolatili: SVOCl Associati con particelle o mate-riale organico particolato: POC

La loro eliminazione va fatta so-prattutto (e se possibile) all’origine.Per legge sono previste precauzionida adottare per impedire la loro pro-pagazione nell’ambiente. In partico-lare, i più pericolosi, possono esserecancerogeni, come gli idrocarburi po-liciclici aromatici provenienti dal traf-fico veicolare o dai processi di pro-duzione o di combustione di alcunesostanze. Per eliminare gli inquinanti gasso-

si, il sistema più usato industrialmen-te è quello dell’adsorbimento. Questoavviene attraverso un passaggio di ungas su un letto di sostanze adsorben-ti amorfe (ad es. i carboni attivi o ilgel di silice) o cristalline (ad es. zeo-liti). Le sostanze più utilizzate sono icarboni attivi che eliminano gli idro-carburi, il fumo delle sigarette, ibioeffluenti (ad es. i mercaptani, gliodori da cotture di cibi, etc.). Questiadsorbenti possono essere rigenerati.

2. – PARTICELLE

La componente particellare degliinquinanti (solidi o liquidi) è costi-tuita da varie classi di molecole; essehanno dimensioni tra 0,01 e 100 �m(cfr. tabella 1)Queste particelle, a seconda delle

dimensioni, possono avere effetti dan-nosi sugli esseri viventi. Ogni giornoun individuo inala circa 10000 litridi aria e con essa gli inquinanti; la lo-ro pericolosità dipende oltre che dal-la loro natura chimica, dalla concen-trazione e dalla dispersione. Persinodagli organi dell’apparato respiratoridove si accumulano. Più le particellevanno in profondità, maggiore è ildanno. Quelle con diametro minore di2,5 micron sono le più nocive.

3. – MISCELE BIFASE

L’insieme dei gas e delle particelleforma le miscele bifase. Gli aerosolsono sistemi colloidali in cui il mez-zo disperdente è un gas e le fasi dis-perse sono le particelle solide o liq-uide finemente suddivise, condimensioni da alcuni nm a 100 �m. Diquesta categoria fanno parte anche ibioaerosol (contenenti virus, batteri,alghe, pollini o spore fungine).Gli aerosol sono classificati come

“primari” se le particelle sono im-messe direttamente nell’atmosfera ecome “secondari” se sono il risultatodella reazione di composti gassosi or-ganici presenti nell’aria.L’aria contiene in misura variabile,

a seconda delle stagioni, molte speciedi pollini e di spore fungine. Questeultime, in condizioni di umidità rela-tiva elevata e di temperature suffi-cientemente alte, possono colonizzarei filtri e le batterie degli scambiatoridi calore e delle torri evaporative deigruppi di condizionamento dell’aria,con pericoli per la salute pubblica.Le particelle di diametro minore di0.1 �m sono dette “ultrafini”; quelle didiametro compreso tra 0.1 e 0.25 �m“fini”; quelle di diametro maggiore di0.25 �m “grossolane”. L’eliminazionedelle particelle e degli aerosol avvie-ne per filtrazione mediante tratta-mento con filtri meccanici realizzaticon fibra di cellulosa, di vetro o di re-sine sintetiche (ad es. poliestere, po-lipropilene, poliammide); le resinesintetiche possono essere caricateelettricamente in modo da moltipli-care l’effetto di “cattura” delle parti-celle che le attraversano.Un sistema ancora più efficace è

quello del “filtro elettrostatico”: essoha il vantaggio di presentare una bas-sa resistenza al passaggio di un flus-

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so di aria, la facilità di pulitura e l’ef-ficienza di filtrazione. Il costo inizia-le è, però, elevato e la gestione del fil-tro più complessa; a volte si puòverificare anche emissione di ozono.La filtrazione può anche essere mul-tistadio, aggiungendo un trattamentoa raggi U.V., con l’eliminazione dibatteri e virus. Oppure con l’ossida-zione foto-catalitica che decomponegli aerosol e gli odori, producendoCO2 e H2O. Recenti rischi connessi albioterrorismo in USA hanno spinto itecnici a scegliere questi sistemi mul-tistadio.Tenendo presente che passiamo

quasi il 90% del nostro tempo in lo-cali confinati e che negli ultimi annisono cresciute in modo allarmante lepatologie a carico dell’apparato re-spiratorio, risulta evidente che è nec-essario controllare anche gli in-quinanti e la loro diffusione.Concludendo: mentre in passato il

trattamento per l’ottenimento dellapurezza dell’aria era principalmenterivolto alla protezione di macchineoperatrici e dei prodotti, oggi la ne-cessità primaria è diventata quella disalvaguardare la salute dell’uomo, va-lutando a fondo tutti gli aspetti delproblema.

Gerolamo Macchi

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Interessante iniziativa della Fondazione CARIT

UNA TRIPLA ELICAPER LO SVILUPPO

Per favorire lo sviluppo socio-economico del nostro territorio, il27 maggio scorso, la FondazioneCARIT ha organizzato un appositoconvegno sui nuovi modelli socialied istituzionali di formazione, tra-sferimento ed applicazione dellaconoscenza. Nell’ambito di un qua-lificato network internazionale distudiosi della materia è stato chia-mato, presso la sede di palazzoMontani Leoni, il professor HenryEtzkowitz eminente studioso difama internazionale e presidentedella “Triple Helix Association”. Il professor Etzkowitz ha illustra-

to ai numerosi intervenuti – tra iquali figuravano i principali respon-

sabili dell’università, delle impresee delle istituzioni umbre – un me-todo particolarmente efficace perpotenziare lo sviluppo economicogenerale del territorio. Si tratta disviluppare particolari attività siner-giche attraverso il coordinamento ela collaborazione tra l’Università,l’Industria e il governo del territo-rio. Un metodo capace di metterein atto una “tripla elica” di rappor-ti reciproci, il cui coordinamentoattivo, se ben gestito, è in grado ditrascinare verso l’alto lo sviluppodel territorio.Al termine dell’esposizione sono

seguiti diversi interventi.C.N..

Loc. Pentima Bassa - 05100 Terni [email protected]. / Fax 0744-492910 0744-492901 - 333-9110042www.strutture.unipg.it/laboratoriotr

Laboratorio LASTRUprove su materiali e strutture(ufficiale ai sensi della legge 1086/71)Responsabile: prof. ing. Antonio BorriProve di carico

Prove su calcestruzzo, acciaio, legnoProve sismicheProve meccanicheProve sulle malte

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Un’ingegneria giovanissima

LA FISICA DEL SOFTWAREL’ingegneria del software è una di-

sciplina molto giovane, che può van-tare solide basi scientifiche in alcunebranche della matematica e in alcuniambiti di conoscenze prettamenteinformatiche assai formalizzati e bencompresi (es. la teoria delle basi didati relazionali e la teoria dei compi-latori). Tuttavia l’intero settore è an-cora in balia dei venditori di “olio diserpente”: di fronte ad un problemada risolvere è inevitabile trovareschiere di esperti (guru, santoni, ecc.)che promuovono le mode del mo-mento come panacea d’ogni male.Il confronto con le altre discipline

ingegneristiche è spesso impietoso.Nelle opere di ingegneria civile, adesempio, i materiali e le forme che es-si assumono vengono (o dovrebberoessere) scelti sulla base di solide co-noscenze scientifiche: si prendono inconsiderazione le sollecitazioni (for-ze) a cui si prevede che le strutture sa-ranno sottoposte e le diverse proprietàdei materiali (es. elasticità), che de-scrivono il loro comportamento quan-do subiscono l’azione di tali forze. Èmeglio il ferro o una lega di ferro,carbonio e cromo? La risposta cor-retta è che la domanda è mal posta,dipende dal problema che si vuole ri-solvere! Tuttavia, provate a prendereun campione di praticanti (più o me-no consapevoli) dell’ingegneria delsoftware e chiedete loro: è meglio laprogrammazione funzionale o quellaad oggetti? È meglio Java o C#? Sta-te sicuri che riceverete quasi semprerisposte nette ed accorate. Attual-mente buona parte dell’ingegneria delsoftware è poco più di un esercizio diretorica, laddove una discussione sulmateriale e sulla forma da usare inuna costruzione può essere risoltasenza dibattiti infiniti, grazie all’usopuntuale della fisica e delle scienzedei materiali. Considerando la fisica

di base, infatti, sarebbe ridicolo fareuna casa interamente in vetro (così èpiù luminosa!) o interamente in mat-toni (così è più solida!): a secondadel contesto si sceglie il materiale piùadatto. Eppure, nello sviluppo di unsoftware, spesso accade questo: si co-struisce una “casa” interamente in“mattoni” o interamente in “vetro”.Da diversi anni Carlo Pescio, un

noto professionista italiano nel setto-re dell’ingegneria del software, stacercando di creare una teoria di baseche ha definito “fisica del software”.Il software è visto come un materiale,mentre la progettazione del software(ad ogni livello) è vista come l’atto didare al software/materiale la formapiù adatta a risolvere un dato proble-ma. Partendo da questo punto di vista,e cercando di fare un parallelo con lescienze dei materiali, bisogna chie-dersi: quali sono le nostre conoscen-ze delle proprietà del software/mate-riale e delle “forze” a cui vienesottoposto? Non molte, finora. Nel

corpus di conoscenze dell’ingegne-ria del software troviamo per lo più:

l Principi e metodi: pratichepiù o meno dogmatiche che vengonodecontestualizzate e assurte al rangodi principi, risultando perciò mal de-finite e ridondanti.

l Pattern e architetture di ri-ferimento: cataloghi di tecniche pro-gettuali per risolvere determinati pro-blemi.

l Metriche: proprietà più omeno facilmente misurabili relative alsoftware, che tuttavia non sono di im-mediata comprensione o di diretta uti-lità al processo di progettazione delsoftware. A differenza delle proprietàdei materiali, non sono definite comerisposta a delle sollecitazioni deter-minate da forze precise.

l -ilità: affidabilità, scalabilità,manutenibilità ecc. A prima vista po-trebbero sembrare delle proprietà, si-mili a quelle dei materiali fisici, tut-tavia non lo sono in quanto definitetroppo genericamente (anche quimanca la definizione delle sollecita-zioni a cui si riferiscono) e per questodifficilmente misurabili. Dire che unsoftware è “scalabile” è più simile adire che una macchina è “sicura” piut-tosto che a descrivere la resistenza diuna lega metallica alla compressione.In altre parole, sebbene il parallelo

tra software e materiali e quello traprogettazione software e lavorazionedei materiali sia lampante, non ab-biamo ancora alcuna conoscenza re-lativa alle proprietà del software e al-le “forze” a cui viene sottoposto.L’opera di Carlo Pescio cerca diesplorare questi aspetti, definendoquella che effettivamente possiamochiamare una “fisica di base” per ilsoftware: una teoria delle proprietàdel software e delle forze a cui vienesottoposto.Ovviamente la metafora non deve

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fuorviare, la natura del software è as-sai peculiare. Il software è conoscen-za eseguibile, fatta per essere inter-pretata sia dall’essere umano, chelegge e scrive i programmi, sia dalcomputer, che deve eseguirli per ot-tenere il risultato desiderato. Perciò,nonostante la fisica dei materiali ab-bia fornito l’ispirazione per quest’o-pera, il modello delineato da CarloPescio ha finito per somigliare alla fi-sica quantistica, piuttosto che a quel-la dei materiali.Attualmente il suo modello “fisi-

co” per il software è incentrato su dueconcetti principali:1. La distinzione dei tre spazi in cui

il software esiste: lo spazio delle de-cisioni, ovvero il prodotto della pro-gettazione, lo spazio degli artefatti,ovvero il prodotto della scrittura delprogramma, e lo spazio dell’esecu-zione, ovvero ciò che accade quandoun programma viene eseguito da uncomputer.2. Il concetto di “entanglement”,

mutuato direttamente dalla fisicaquantistica. L’entanglement è un col-legamento tra componenti che, condiverse modalità, caratterizza ilsoftware in tutti e tre gli spazi de-scritti al punto precedente.Sulla base di questi e pochi altri

concetti di base è possibile ricavarebuona parte dei principi e dei “pat-tern” che costituiscono la tradizionescritta e orale che è attualmente allabase dell’ingegneria del software.La ricerca di Carlo Pescio sulla “fi-

sica del software” è raccolta sul sitowww.physicsofsoftware.com. Da qual-che tempo l’autore ha deciso di pren-dersi una pausa dalle pubblicazionisull’argomento, anche a causa delloscarso appeal che le sue idee hannoavuto (e come potrebbero averne, inun mondo pieno del rumore di fondogenerato guru e santoni, ricordate?).Tuttavia la sua ricerca è fondamenta-le per l’evoluzione dell’ingegneria delsoftware: i risultati raccolti sul suosito sono un ottimo punto di partenzaper riflettere in profondità sulla natu-ra della disciplina. Speriamo di leg-gerne presto il seguito!

Paolo Bernardi (CGl)

Nello scorso numero di Ingeniumabbiamo riportato il documento ela-borato dal Centro Studi del ConsiglioNazionale Ingegneri in merito alleprestazioni professionali espletate da-gli iscritti all’albo. In particolare ab-biamo riferito che, secondo quanto af-fermato dal nostro Consiglio Nazio-nale, i professionisti iscritti all’albopotevano esercitare lavori occasiona-li, senza limiti temporali entro cui ef-fettuare la prestazione, né limiti dicompenso e, soprattutto, senza l’ob-bligo di dotarsi di apposita partitaIVA.Ebbene, una tale soluzione è stata

successivamente smentita. In questiultimi tempi essa ha subito notevolimodifiche in quanto le conclusionidel suddetto documento avevano su-scitato innumerevoli discussioni. Par-ticolarmente numerose sono state lecontestazioni di molti iscritti che, es-sendo dediti esclusivamente alla libe-ra professione, hanno paventato lapossibilità di subire concorrenza slea-le da parte dei colleghi dipendenti. Lostesso Consiglio Nazionale, ha dovu-to quindi precisare che per considera-re occasionali (e quindi senza obbligodi partita Iva) le prestazioni, doveva-no avere chiare caratteristiche di sal-tuarietà, eccezionalità e non ripetiti-vità. Inoltre l’attività doveva esseresvolta senza vincolo di subordinazio-ne con il committente.A chiarire definitivamente le cose,

tuttavia, è stato il Ministero dell’Eco-

nomia e delle Finanze” (MEF) che harecentemente messo nero su biancodichiarando “Il documento redattodal Centro Studi del Consiglio Nazio-nale degli Ingegneri prende in consi-derazione la diversa ipotesi di un sog-getto iscritto in un albo professionale,contestualmente titolare di un rap-porto di lavoro dipendente, al quale sigarantisce la possibilità di svolgere,senza obbligo di apertura di partitaIVA, collaborazioni impropriamentedefinite come “occasionali” attesoche per le medesime, dal punto di vi-sta fiscale, non è richiesto né il rispet-to del limite di durata massimo, pari a30 giorni, né il limite dei compensipercepibili nell’anno solare, pari acinquemila euro. Si fa presente chenel caso rappresentato, qualora l’at-tività svolta dal soggetto rientrassetra le attività tipiche della professioneper il cui esercizio è avvenuta l’iscri-zione all’albo, i relativi compensi sa-rebbero considerati quali redditi dalavoro autonomo, con conseguenteintegrale soggezione degli stessi allarelativa disciplina”.Il chiarimento ha pertanto elimi-

nato ogni possibilità che un ingegne-re o un architetto, che eserciti attivitàprofessionale a latere di un suo rap-porto di lavoro dipendente (o di pen-sione), venga messo in grado di fareconcorrenza sleale attraverso offerteeconomiche sulle quali non gravinoné l’IVA né il contributo integrativo.

C.N.

Il ministero dell’economia intervienesulle “Prestazioni Occasionali”

È OBBLIGATORIALA PARTITA IVA

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Terni è una città ricca di esempi diarcheologia industriale; in varie zo-ne della città sono infatti visibili nu-merose testimonianze del processo diindustrializzazione nelle sue diversefasi ed a queste si sta dando molta at-tenzione negli ultimi anni, basti pen-sare alla legge regionale 20 marzo2013, n. 5: “Valorizzazione del pa-trimonio di archeologia industriale”in cui si può leggere che la Regione"favorisce la valorizzazione e la pro-mozione del patrimonio di archeolo-gia industriale presente sul proprioterritorio, riconoscendone l'impor-tanza per la cultura e per lo sviluppoeconomico regionale" (rif. Art. 1).Uno dei più importanti luoghi di

archeologia industriale di Terni è lostabilimento elettrochimico di Papi-gno che negli ultimi tempi è al cen-tro di numerose discussioni inerentila probabile prossima demolizionedella passerella Telfer, passerella instruttura di acciaio reticolare che col-lega le due zone dell'ex stabilimentoelettrochimico, giudicata pericolan-te. Terni - Papigno è stato individua-to come “sito di interesse Naziona-le” con il DM 468/2001. Con il DMAdel 08/07/2002 sono state individua-te le aree potenzialmente contamina-te da sottoporre ad interventi di ca-ratterizzazione, messa in sicurezza

d’emergenza, bonifica, ripristino am-bientale ed attività di monitoraggio.All’interno dell’area del SIN Terni-Papigno sono comprese le zone de-gli stabilimenti elettrochimici. Que-ste aree sono localizzate lungo il cor-so del fiume Nera a circa 5 km daTerni e 2 km dalla Cascata delle Mar-more.Il complesso si sviluppa prevalen-

temente lungo la riva a Sud del Nerasu un ampio terrazzamento artificia-le rialzato rispetto al corso del fiumee delimitato dal sistema collinare. Laparte restante, lungo la riva a Norddel fiume, occupa un'area longitudi-nale lungo la strada statale Valnerina.Come possiamo vedere dalle foto, l’a-rea degli stabilimenti elettrochimicidi Papigno è un’unità spaziale di gran-di dimensioni inserita in un paesag-gio naturale di pregio, paesaggio cheè stato intensamente trasformato dal-l’industria. Il fronte principale dell'exstabilimento è quello verso Ovest,

lungo Via Carlo Neri, e su questofronte sono presenti vari fabbricati diepoche diverse. All’interno del com-plesso in esame si possono distingueretre zone differenti dal punto di vistastrutturale:• una fascia centrale è occupata da

fabbricati di notevole dimensione aluce libera con copertura a capannao a botte, caratterizzati dall'uso delcemento armato per le parti struttu-rali e del laterizio per le tamponatu-re.• una seconda fascia si sviluppa la-

teralmente accanto alle pendici delmonte Sant'Angelo ed è caratterizza-ta da edifici di epoche e tecniche co-struttive diverse;• una terza fascia laterale sorge ac-

canto al corso del Nera ed è caratte-rizzata da struttura in lamiera con fi-nestrature a nastro.

Lo stabilimento elettrochimico diPapigno inizia la produzione di car-buro di calcio, prodotto chimico difacile e conveniente impiego per l’il-luminazione, nel 1901. Esso vienecostruito dalla Società Italiana per ilCarburo di Calcio Acetilene ed AltriGas. Questa società aveva preceden-temente installato un impianto speri-mentale a Collestatte Piano, entratoin funzione nel 1897.

Un pò di storia e qualche prospettiva

PAPIGNO

Papigno nel 1908 Gli stabilimenti nel 1928

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Per la produzione di carburo dicalcio sono necessarie tre materieprime: la calce, il carbone e l’ener-gia elettrica. L’impianto di Papignoè stato costruito in una zona dovesi può sfruttare il maggior salto uti-le per le acque derivate dal Velinoper la produzione dell’energia elet-trica necessaria. Inoltre nelle zonelimitrofe vi è una cava di ottimocalcare, dalla cottura del quale siottiene la calce. In conclusione pos-siamo dire che in quest’impianto vipossono essere ottenute, a basso co-sto, due delle tre materie prime per

la produzione del carburo: l’energiaelettrica e la calce.Il carburo di calcio si ottiene por-

tando una miscela di calce e carbo-ne ad una temperatura opportuna, lacalce fonde e viene ridotta dal car-bone liberando il calcio che si com-bina con il carbonio per formare ilcarburo di calcio. Quest’ultimo, po-sto a contatto con acqua, libera ace-tilene, gas la cui fiamma ha un pote-re rischiarante.Nel 1905 viene costituita la Società

Generale per la Cianamide la qualesi occupa della produzione e del com-

mercio della calciocianamide, unconcime azotato ottenuto ponendo acontatto il carburo di calcio con unacorrente d’azoto. Nel 1906 la SocietàItaliana per il Carburo di Calcio Ace-tilene ed Altri Gas assume il controllodella Generale. Successivamente, nel1923, si fonde nella SAFFAT (Societàdegli Alti Forni Fonderie ed Acciaie-rie di Terni) e nasce la Terni Societàper l’Industria e l’Elettricità a cuivengono passati tutti gli impianti in-dustriali della Società Italiana per ilCarburo di Calcio Acetilene ed AltriGas.

Planimetria con indicazione degli edifici e della loro ex destinazione d’uso

LEGENDA:

1. Silo Calciocianamide Villa Valle

2. Portineria ed annessi

3. Sala Claude

4. Centrale idroelettricaVelino – Pennarossa

5. Palazzina uffici direzione

6. Magazzini

7. Cabina 120000 V

8. Cabina Anglo-Romana

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Il 1928 è l’anno che segna grandinovità: viene infatti avviata la ri-strutturazione dello stabilimento alfine di concentrare sul sito di Papi-gno la produzione completa di car-buro e cianamide. Successivamente,nel 1929, vengono quindi chiusi glistabilimenti di Collestatte e Narni. Lostabilimento viene trasformato e rin-novato senza interrompere le sue pro-duzioni ed il nuovo ampliamento vie-ne terminato nel 1931, ma nel 1935viene ulteriormente potenziato. Du-rante il periodo bellico vengono pre-disposti ricoveri per il personale co-me le gallerie in roccia, tra cui quel-la per gli operai addetti al magazzi-no della cianamide lunga 140 metri.Nel secondo dopoguerra inizia un

progressivo declino dello stabilimen-to che chiude definitivamente nel1973, rimanendo attivo soltanto il re-parto per la produzione di ossigenoed idrogeno, ad uso delle Acciaierie,fino alla metà degli anni ‘80.Attualmente nell’area dell’ex sta-

bilimento elettrochimico posta a Suddel Nera sono presenti teatri di posaed un nucleo di servizi (spogliatoio,sartoria, mensa, servizi igienici, la-boratori, falegname, depositi, localitecnici, bar).Questo stabilimento è un'opera del-

l'ingegno umano dei primi anni del'900 che negli ultimi anni sta destan-do molte attenzioni ai fini di un re-cupero e riutilizzo dopo numerosi an-ni di abbandono e di conseguente de-grado. Ne sono un esempio il recu-pero dell'edificio dell'ex direzione edei capannoni limitrofi e la bonificadella sala Claude (dove si svolgeva ilprocesso di liquefazione dell'aria perla produzione di azoto e ossigeno).Qui è stato rinvenuto amianto allo sta-to polverulento in grandi quantità ela bonifica dell’edificio ha compor-tato lo smaltimento di varie tipologiedi rifiuti (materiali isolanti, soluzio-ni acquose di scarto, imballaggi in le-gno).Le azioni recenti che hanno inte-

ressato il sito sono state l'avanza-mento della bonifica ambientale, il

Concorso a tema della Regione Um-bria, il Docup ob.2, il consolidamen-to strutturale ed il recupero degli exlaboratori e portinerie, il progetto eu-ropeo Hombre. È inoltre da ricorda-re il PRUSST “Il Nera dalla primaindustrializzazione allo sviluppo so-stenibile”; questo programma di ri-qualificazione urbana e sviluppo so-stenibile ha interessato le ex-cabine120.000 V, Velino-Pennarossa e An-glo-romana.L’obiettivo del Concorso a tema

della Regione Umbria (indetto ai sen-si dell’art. 8 della l.r. n. 6/2010 e de-gli artt. 2 e 3 del Regolamento Re-gionale n. 14 del 19 ottobre 2012) èquello di acquisire proposte proget-tuali per la rigenerazione urbana, am-bientale e paesaggistica nonché il re-cupero funzionale di alcuni ambiti si-gnificativi. In questo elenco vi sonogli ex stabilimenti elettrochimici diPapigno.Il progetto europeo HOMBRE

(HOlistic Management of BrownfieldRegeneration) è impegnato nello svi-luppo di approcci innovativi e alter-nativi, che consentano di trasforma-re i problemi ambientali associati a

un Brownfield (presenza di siti di-smessi, e più in generale di aree nonpiù utilizzate e spesso caratterizzateda condizioni di degrado ambientalee sociale) in opportunità per fornireservizi e prodotti richiesti nel sitostesso ed eventualmente nelle aree li-mitrofe. Nello specifico la palazzinauffici ed il capannone sartoria (doveerano i magazzini) sono stati ristrut-turati tramite il programma Comuni-tario Resider, mentre l'edificio desti-nato ai camerini (ex portineria ed an-nessi) è stato ristrutturato con i fon-di comunitari Docup 2000-2006-ob.2.Sono state fatte varie ipotesi, espo-

ste anche all’Open Day che si è te-nuto in questi spazi il 24 gennaioscorso, relativamente ad una destina-zione d’uso futura di queste zone aduno spazio polifunzionale: • lo spazio degli sport ambientali

che si trova vicino al fiume; • lo spazio delle attività creative

che è quello centrale; • lo spazio più vicino alla monta-

gna che è lo spazio dell'archeologiaindustriale.

Pamela Ascani (CGI)

Sala Claude

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Preziose informazioni non rilevabili ad occhio nudo

LA TERMOGRAFIALa termografia, cioè “scrivere con

il calore”, è una scienza utilissima inmolti settori tra i quali si possonomenzionare l’edilizia, l’industria, ilrestauro ed il campo medico. L’applicazione pratica di questa tec-

nologia è l’utilizzo di appositi stru-menti di misura chiamati “termoca-mere”. La termocamera è unostrumento potente e non invasivo checonsente il monitoraggio e la diagno-si delle condizioni degli edifici, deipannelli solari, delle turbine eoliche edi tutto ciò che si presenta come dif-ferenza di temperatura con l’ambien-te circostante (ad esempio un cablag-gio elettrico in esercizio all’internodella muratura di un edificio, oppureuna tubazione dell’impianto di riscal-damento a pavimento).Nel campo dell’edilizia l’indagine

termografica rappresenta uno stru-mento efficace per evidenziare pato-logie di varia natura, sia relative al-l’edificio inteso come involucroopaco o trasparente, sia relative agliimpianti. È infatti uno strumento ec-cezionale per individuare e mapparele perdite energetiche di un edificio.Attualmente c’è una maggiore at-

tenzione al risparmio energetico nel-l’edilizia ed in quest’ambito di ridu-zione integrale dei consumi energeticila parte predominante sarà in futuro ri-vestita sempre più dalla riqualifica-zione energetica del patrimonio edili-

zio esistente. A tal fine ogni interven-to edile di manutenzione e risanamen-to dovrebbe essere preceduto da unadiagnosi dello stato di fatto dell’im-mobile attraverso la quale si indivi-dueranno i punti deboli relativi ap-punto all’aspetto energetico.La termografia è un metodo di mi-

sura passivo, senza contatto, che con-sente di individuare e valutare le irre-golarità termiche non visibili adocchio nudo. È quindi una tecnicadiagnostica non distruttiva che si ba-sa sull’acquisizione di immagini nel-l’infrarosso sfruttando il principio fi-sico secondo cui qualunque corpo conuna temperatura maggiore dello zeroassoluto (-273,14°C), emette energiasotto forma di radiazione infrarossa.Con una termocamera si possono

riscontrare e verificare molteplici pro-blematiche: il degrado dell’immobiledovuto alla presenza di infiltrazionid’acqua, la presenza di umidità di ri-salita o di ponti termici, le rotture deitubi dell’acqua calda, i difetti di co-struzione, i guasti elettrici, la presen-za di differenze di omogeneità dellastruttura, i difetti di isolamento e leinfiltrazioni di aria, le fughe d’ariache determinano un maggiore consu-mo energetico, ecc.Nell’ambito civile è ad esempio

molto importante valutare, tramitel’analisi termografica, l’eventualepresenza di risalita di umidità e/o in-

filtrazioni (fenomeni che potrebberocompromettere l’efficacia dei mate-riali isolanti e causare danni) affinchéquesti problemi si possano successi-vamente eliminare o mitigare, evitan-do anche la possibile conseguente for-mazione di muffe e funghi. L’umiditàè infatti la causa più comune di dete-rioramento di un edificio e di insalu-brità dell’immobile.Tra i principali obiettivi di utilizzo

di una termocamera vi è la verificadei “ponti termici” e l’analisi dellecause che li determinano al fine dipoterne valutare correttamente i ri-medi. I ponti termici possono esseredovuti ad errori progettuali e/o difet-ti e vizi costruttivi che hanno portatoad un errato isolamento termico del-l’edificio. Sono aree della strutturache presentano una minore resistenzatermica e possono essere generati dauna grande varietà di cause a partiredalla presenza di una discontinuità dimateriale, variazione dello spessoredell’involucro, variazione geometricafino ad arrivare alla possibile presen-za di un fenomeno definito “ThermalBypass”Nell’ambito industriale si utilizza la

termocamera anche per fare scansio-ni di quadri elettrici, fusibili, collega-menti e qualsiasi altro componentedegli impianti elettrici, andando adanalizzare i “guasti elettrici” correla-ti. È risaputo infatti che i problemi

Rilevazione di infiltrazione d’acqua e di ponte termico verticale (pilastro).

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elettrici possono causare temperatureelevate che saranno poi rilevate du-rante un’analisi termografica.Concludendo si può affermare che

l’analisi termografica riveste moltaimportanza nella fase che precedequalsiasi intervento di interesse ter-mico, energetico od elettrico. Trami-te questa tecnologia si possono iden-tificare i problemi con anticipo ecorreggerli prima che diventino trop-po gravi e costosi da riparare. L’argomento è oggi molto sentito al

punto che alcune società istituisconocorsi tecnici per qualificare persona-le altamente specializzato. Eseguireun’indagine termografica di buon li-vello significa avere un’elevata espe-rienza nel settore e conoscere in ma-niera approfondita tutti i parametrifisici, chimici e ambientali che pos-sono fuorviare l’analisi.

Leonardo Temperoni (CGI)

Rilevazione di umidità di risalita in parete esterna.

Leonardo Temperoni è un ingegnere laureato in Ingegneria Energetica alla Sapienza di Roma. Il suo studio tecnicosi occupa principalmente della progettazione degli impianti elettrici e termici a livello sia civile che industriale.L’esperienza maturata nelle energie rinnovabili e nella termografia fa sì che, ogni qual volta si tocchino argomenti

di risparmio energetico e di nuove tecnologie, si possa affrontare al meglio qualsiasi problematica.

Rilevazione di surriscaldamenti elettrici.

Spettro emissivo dell’infrarosso.

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QQUUII INARCASSA

Immagine allegorica dei "buoni frutti" prodotti da Inarcassa in questi ultimi quindici anni.

Scadenzario del secondo semestre 2015

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QQUUII INARCASSAPer valutare la futura pensione

UTILIZZIAMO LE SIMULAZIONIDI CALCOLO ON-LINE

Tutti gli utenti che sono registrati adInarcassa ON-line ed iscritti alla Cas-sa stessa, e cioè tutti i professionistiche stiano maturando un'anzianitàcontributiva, possono utilizzare le si-mulazioni di calcolo. Possono, cioè,farsi un'idea dell'importo annuo lordoche andranno a percepire quandoavranno maturato il diritto alla pen-sione, ed anche stimare l’onore dovu-to a riscatto degli anni di laurea, delservizio militare o dei periodi di lavo-ro effettuati all’estero.Le simulazioni vengono eseguite

sulla base dei dati presenti nell’estrat-to conto di Inarcassa relativo al pro-fessionista iscritto. Esse possono es-sere ipotizzate anche su elementivariabili che il professionista stessopuò presumere o stimare (come la da-ta a cui riferire il calcolo, i redditi pro-fessionali per gli anni futuri, e cosìvia). Possono anche essere ripetutepiù volte, cambiando le ipotesi fatte oapportando modifiche ai dati prece-dentemente impostati.

NOMINA DEI NUOVI DELEGATI INARCASSAAlle recenti elezioni per le nomine dei delegati provinciali Inarcassa è risultato confermato l’ing. Marco ratiniin qualità di delegato dell’Ordine Ingegneri di Terni.Al collega Ratini le congratulazioni di Ingenium e l’augurio di buon lavoro.

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