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L’EDITORIALE I n questi ultimi mesi abbiamo aggiunto dei tasselli importanti al processo di rilan- cio di Telecom Italia avviato tre anni fa. Alla conferma delle ottime performance della controllata TIM Brasil, che continua a incrementare le proprie quote di mer- cato nei servizi di rete mobile in Brasile, si è aggiunto l’importante risultato ottenu- to in Argentina. L a risoluzione del contenzioso e l’acquisizione del controllo della holding Sofora non significa solo che possiamo ritornare a sviluppare le potenzialità di Telecom Argentina ma significa anche che Telecom Italia ha ripreso quel percorso di espansione internazionale forzatamente interrotto alla fine degli anni Novanta. T elecom Italia è tornata a crescere. Ed è tornata a farlo in uno dei pochi mercati che continua ancora oggi a offrire interessanti prospettive di sviluppo. La soddi- sfazione per quanto abbiamo fatto Oltreoceano è corroborata dai risultati otte- nuti sul mercato domestico sul piano della riduzione dei costi, del riposizionamen- to strategico dell’offerta, del forte recupero di competitività nei servizi di rete fissa, degli obiettivi di valorizzazione del personale attraverso la formazione e la riconver- sione professionale, dei rapporti con il regolatore. P er la verità nei servizi di telefonia mobile i risultati del riposizionamento strate- gico in atto – ovvero la profonda revisione delle politiche di offerta e le ingenti risorse investite per migliorare la comunicazione e l’immagine dei nostri punti vendita – sono ancora poco evidenti in quanto cambiamenti di questa entità, lo sap- piamo, richiedono tempi lunghi. S ono comunque convinto che la strada intrapresa sia quella giusta e che Telecom Italia tornerà a riprendersi la leadership che le appartiene anche nei servizi di re- te mobile. Gli obiettivi per il futuro si chiamano: crescita in Sud America, au- mento del valore dei servizi di accesso e sviluppo delle reti di nuova generazione di cui vogliamo essere gli artefici senza però anticipare i tempi dettati dal mercato. A bbiamo raggiunto traguardi importanti ma il settore delle telecomunicazioni sta oggi attraversando una fase di cambiamento radicale e il lavoro che ci rima- ne da fare per poterne uscire rafforzati è ancora molto. S e sapremo andare fino in fondo con continuità e determinazione, nessuno potrà negare a ognuno di noi il legittimo orgoglio di aver restituito a Telecom Italia il futuro che merita. Franco Bernabè 3 4 / 2010 SINCRONIZZANDO

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L’EDITORIALE

In questi ultimi mesi abbiamo aggiunto dei tasselli importanti al processo di rilan-cio di Telecom Italia avviato tre anni fa. Alla conferma delle ottime performancedella controllata TIM Brasil, che continua a incrementare le proprie quote di mer-

cato nei servizi di rete mobile in Brasile, si è aggiunto l’importante risultato ottenu-to in Argentina.

L a risoluzione del contenzioso e l’acquisizione del controllo della holding Soforanon significa solo che possiamo ritornare a sviluppare le potenzialità di TelecomArgentina ma significa anche che Telecom Italia ha ripreso quel percorso di

espansione internazionale forzatamente interrotto alla fine degli anni Novanta.

T elecom Italia è tornata a crescere. Ed è tornata a farlo in uno dei pochi mercatiche continua ancora oggi a offrire interessanti prospettive di sviluppo. La soddi-sfazione per quanto abbiamo fatto Oltreoceano è corroborata dai risultati otte-

nuti sul mercato domestico sul piano della riduzione dei costi, del riposizionamen-to strategico dell’offerta, del forte recupero di competitività nei servizi di rete fissa,degli obiettivi di valorizzazione del personale attraverso la formazione e la riconver-sione professionale, dei rapporti con il regolatore.

P er la verità nei servizi di telefonia mobile i risultati del riposizionamento strate-gico in atto – ovvero la profonda revisione delle politiche di offerta e le ingentirisorse investite per migliorare la comunicazione e l’immagine dei nostri punti

vendita – sono ancora poco evidenti in quanto cambiamenti di questa entità, lo sap-piamo, richiedono tempi lunghi.

Sono comunque convinto che la strada intrapresa sia quella giusta e che TelecomItalia tornerà a riprendersi la leadership che le appartiene anche nei servizi di re-te mobile. Gli obiettivi per il futuro si chiamano: crescita in Sud America, au-

mento del valore dei servizi di accesso e sviluppo delle reti di nuova generazione dicui vogliamo essere gli artefici senza però anticipare i tempi dettati dal mercato.

Abbiamo raggiunto traguardi importanti ma il settore delle telecomunicazionista oggi attraversando una fase di cambiamento radicale e il lavoro che ci rima-ne da fare per poterne uscire rafforzati è ancora molto.

S e sapremo andare fino in fondo con continuità e determinazione, nessuno potrànegare a ognuno di noi il legittimo orgoglio di aver restituito a Telecom Italia ilfuturo che merita.

Franco Bernabè

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LA FABBRICA DELLE “E”Torino 2010: in una pausa dell’incontro Insieme per il cambiamento, organizzatodalla funzione Strategia e Innovazione, circa 200 colleghi posano per Sincroniz-zando. Innovativo il programma, innovativa la partecipazione di tutta la squadra,innovativa la location. Si tratta di una ex fabbrica “adottata” come sede del Grup-po Abele di Don Ciotti. Nel segno della tradizione invece la scelta di uno scatto aTorino, la nostra prima capitale, nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

Riccardo Adelini

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6 INDICE

n PERSONE

n PUNTI DI VISTALa profonditàdel cambiamento 8Il modello di business dell’ICT è in trasformazione grazie al broadband e agli over the top

n UNO DI NOIIndiana Jones, il piccolo chimicoe tante diavolerie... 12...raccontate dai protagonisti dell’innovazione: Paolo d’Andrea, Sandro Dionisi e Roberto Saracco

n SESTANTEA tutto tondo 16Tecnologia, ma non solo. L’innovazione deve essere mirata a cogliere in anticipo le esigenze del mercato: questa è la visione da sempre di Telecom Italia

n INNOVAZIONE

n TECNOLOGIA AL QUOTIDIANOOra gli oggetti ci “parlano” 18L’internet delle cose, ovvero un mondo parallelo fatto di dispositivi, sensori e codici che può aiutarci a vivere meglio la nostra vita reale

n STRUMENTI DI LAVOROFormazione fa rimacon innovazione 20Il ruolo di HRS, Human Resources Services e il nuovo modello di formazione per la riqualificazione e la riconversione professionale

n BUSINESS

n FACCIAMO IL PUNTO SU...Nel blu dipinto di blu 24Arriva Nuvola Italiana, il cloud computingfirmato Telecom Italia

n PERCHÉ L’HO SCELTOE-book o ebook? 26I libri elettronici che sembrano sfondare il mercato americano come se la cavano da noi?Siamo pronti a vivere questa rivoluzione?

n LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIAIl mondo delle vendite 28Mercato, offerte commerciali, soluzioni su misura...Una carrellata di ritratti dei colleghi che hannoal centro del proprio lavoro la promessa al cliente

n IN COSA POSSO ESSERLE UTILE?Passeggiando in galleria... 36Il team del nostro negozio appena rinnovato, nel pieno centro di Milano, ha risolto rapidamente un problema del blackberry di un direttore di banca

n A CARTE SCOPERTEQuando equivalenza significa competitività 38Come si garantiscono gli Impegni volontari presi nei confronti della concorrenza. Ne parlano i colleghi di Equivalence

n LA PAROLA AL SOCIOLOGO

n LO SPECCHIO DELL’AZIENDARisposte inaudited’innovazione 40L’intervento di Alberto Abruzzese

n COMMENTI

n SCENARIOTalento o tenacia? 42Le analisi degli istituti di ricerca internazionali sui temi principali della società del futuro: l’età della popolazione, l’istruzione, lo sviluppo scientifico

n REPORTAGELuoghi immateriali 46La banca, la posta, l’agenzia viaggi: immagini nostalgiche di cinquant’anni fa. Cosa sarà di loro domani? Esisteranno ancora o gestiremo tutto da casa?

n C’ERA UNA VOLTAL’Italia unita dal telefono 52La nostra storia passa attraverso quei “magici” apparecchi, diventati iconadel progresso economico e del design

n QUESTIONE DI STILEIn principioera il latinorum 56Quando parliamo è importante che tutti possano capirci... Riflessioni sul gergo aziendale

n MONDO

n ECOSISTEMAAl fianco del cittadino 58Con gli Smart Services Telecom Italiacontribuisce allo sviluppo tecnologicodel nostro Paese in ottica “sostenibile”

n MESTIERI IERI OGGI DOMANIGli architetti della rete 60I colleghi di Network raccontano comeè cambiato negli anni il loro modo di lavoraree le sfide future del fisso e del mobile

n VENITE DA NOIGemme incastonate 64Paesini arroccati, itinerari originali, monumenti da scoprire in Alto Adige, Veneto e Calabria

n IL RACCONTOL’arma della parola 66È proprio lei, la “signora parola” la protagonista di una intervista impertinenteimmaginata dallo scrittore Daniele Del Giudice

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PUNTI DI VISTA

I l mondo dell’Information andCommunication Technology ècambiato anche molto più velo-

cemente di quanto analisti e stu-diosi si aspettassero. Cesare Sironi, responsabile Strate-gia e Innovazione presenta i cam-biamenti e gli impatti su TelecomItalia. “Fino a una decina di anni fa,le società di telecomunicazionihanno prosperato su una serie diassiomi: il monopolio nella fornitu-

ra di reti e servizi, una domanda dilinee e di traffico voce sempre increscita; un modello di businessfondato sulla totale integrazionetra infrastruttura e servizi (‘una re-te per servizio’), e un modello di ri-cavi che allineava perfettamentecosti e ricavi tramite logiche di re-munerazione a consumo”.Nel giro di pochi anni tuttavia, ol-tre alla liberalizzazione del merca-to e alla nascita di internet com-

merciale, la struttura dei fonda-mentali del business è profonda-mente mutata, evidenziando chenon era più necessario possedereuna rete per fornire servizi agliutenti tramite il loro accesso.

COME CAMBIA LA DOMANDA“Nei mercati maturi, mentre la do-manda di servizi vocali, cuore del-la crescita, ha prima rallentato perpoi essere completamente satura-

ta – prosegue Sironi – l’allarga-mento della banda in accesso, ladiffusione di terminali intelligen-ti e l’evoluzione dei comporta-menti d’utente hanno portato al-l’esplosione della domanda di tra-sporto dati, senza tuttavia deter-minare un corrispondente aumen-to della spesa unitaria, rendendoin prospettiva molto più comples-so l’allineamento fra costi e ricavi.Su tutto questo poi si sono svilup-pati su scala globale gli over the top:Google, Amazon, Facebook e altriche operano appieno nel nuovomondo digitale. Inoltre, negli ulti-mi anni hanno assunto particolarerilevanza anche i produttori di con-sumer electronics che, sfruttando ilpossesso del terminale e, potendoguidare la user experience, sviluppa-no modelli di business che si diffe-renziano nel tempo dalla sola ven-dita dell’hardware. Il caso più significativo è ovviamen-te Apple che, intorno all’eccellenzadel suo terminale, ha costruito unecosistema che fa leva sull’intelli-genza distribuita della comunità,conservando però il controllo suchi e come può accedere alle suepiattaforme”.

IL MONDO NUOVO E LA FORZA DI TELECOM ITALIA“Certo gli over the top tendono adappropriarsi della parte alta dellacatena dei servizi – conclude Siro-ni – ma Telecom Italia ha le carteper competere. In un mercato chenon cresce bisogna concentrarsisulla competizione, facendo evol-vere il modello di remunerazionesempre di più verso componentilegate all’accesso, imparando a co-noscere meglio i clienti e a valoriz-zare questa conoscenza nei model-li di offerta e di caring. Bisogna co-

gliere le opportunità, trasforman-do, nei tempi giusti, la propria reteverso il modello di nuova genera-zione aprendo nuove strade di cre-scita in mercati adiacenti o co-munque abilitati dalla digitalizza-zione e lavorando per ridurre leasimmetrie regolatorie con gli al-tri e gli over the top”. q

Simona Vettrainofotografie di Riccardo Adelini

Hildegard Adelheid Kuss

8 PERSONE

Broadband, over the top, nuove offerte e servizi stanno trasformando il modello

di business dell’ICT. Cesare Sironi, Giorgio Castelli, Fulvio Felice Faraci, Alfonso Mariconda, Stefano Roscini

della funzione Strategia e Innovazione illustrano il futuro di queste evoluzioni.

LA PROFONDITÀDEL CAMBIAMENTO

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dita sicuro che consente la consul-tazione, l’acquisto e il downloaddel prodotto editoriale elettroni-co, oltre che su pc, sui lettori di e-book. Altro progetto di grande im-patto è l’e-commerce con l’obietti-vo di creare un’unica piattaformaper la gestione dei clienti che acce-dono ai negozi online di TelecomItalia. Il fine è focalizzare l’atten-zione della clientela sull’offerta el’acquisto in maniera intuitiva permigliorare i risultati commercialianche attraverso l’abilitazione distrumenti evoluti. Con questoprogetto si realizzano inoltre si-

nergie tra le diverse linee di busi-ness mediante l’omogeneizzazio-ne dei processi e la razionalizza-zione delle iniziative di comunica-zione. Questi sono solo due deimolti progetti che stiamo svilup-pando per far sì che l’innovazionesia più facilmente fruibile e rende-re Telecom Italia più competitivanel mercato dell’ICT. q

Alfonso Mariconda

I l cambiamento epocale nel mon-do dei servizi è sotto gli occhi ditutti: l’uso quotidiano che faccia-

mo dei principali servizi over the top(OTT) rende evidente questo nuovoscenario. Una fondamentale spintasu questo fronte viene dal ruolosempre più importante della consu-mer electronics, che vede la digitaliz-zazione crescente di tutta una seriedi contenuti informativi, fruiti daapparati connessi sempre più diffu-si. Innestando queste forze sulletecnologie abilitanti del softwarepervasivo e dei protocolli IP si è ge-nerata la crescita di attori globaliche sfruttano questo nuovo ap-proccio OTT, con servizi sempre piùricchi e anche vicini al mondo delletelecomunicazioni, quali il Voip, lavideocomunicazione, il messaging.L’obiettivo primario delle attivitàche ci impegnano ogni giorno èproprio quello di valorizzare il ruo-lo di Telecom Italia su questi temi,tramite l’innovazione delle applica-zioni multiplatform e dei serviziOTT, sul fronte delle web application,dei servizi multimediali, delle ap-plicazioni per terminali mobili e

per prodotti connessi. Le azioni inquesto nuovo contesto poggianosu una solida competenza internasui servizi innovativi e vedono uninvestimento importante sulla co-noscenza approfondita dei nostriclienti e sull’allargamento del va-lore percepito dell’offerta. In parti-colare l’approccio attuale vedeuna selezione di iniziative in am-biti adiacenti in cui Telecom Italiapuò fare leva sulla capacità di for-nire servizi avanzati. q

Giorgio Castelli

Nei prossimi dieci anni l’evolu-zione dell’Information andCommunication Technology

sarà pari a quella avuta nei passaticento anni. Avremo presto in tascacapacità elaborativa, di memoria edi connettività pari a quella oggi di-sponibile in un pc casalingo. Nelcontempo la penetrazione dell’in-telligenza e della comunicazionenegli oggetti – siano essi auto, elet-trodomestici, cartelloni pubblicita-ri o altro – sarà pervasiva, prospet-tando lo scenario chiamato internet

sviluppo di applicazioni in rete, ca-paci di creare nuove opportunità dibusiness grazie al commercio elet-tronico dei beni digitali, ai nuovimodi di fare pubblicità e alle nuoveforme di comunicazione sociale ba-sate sui media. Così come abilitan-do nuovi modelli di business incampi limitrofi, come quello ener-getico con la smart grid (rete intelli-gente per distribuire energia) oquello finanziario con l’mPayment(sistema di pagamento elettronico)per fare due esempi. Lo spazio checi circonda diverrà connesso realiz-zando quella che è comunementechiamata “realtà aumentata”, dovela dimensione reale e quella virtua-le si integrano per migliorare l’e-sperienza di vita e semplificare lafruizione dei servizi. q

Fulvio Felice Faraci

degli oggetti (vedi articolo alle pa-gine 18-19). Qualsiasi elemento diarredo, elettrodomestico oppureoggetto di uso comune – in casa, inufficio e in generale nella città – po-trà generare, ricevere o proporreinformazioni. L’interconnessionedelle persone e degli oggetti a inter-net va di pari passo con lo sviluppodella rete broadband e ultrabroad-band, sia fissa sia mobile, che diven-ta l’asse abilitante per i servizi evo-luti della società digitale. Serviziche risiedono nella “nuvola elabo-rativa” (cloud computing, vedi artico-lo alle pagine 24-25), tramite la qua-le Telecom Italia rende possibile lo

Sopra, Cesare Sironi, responsabile Strategia e Innovazione di Telecom Italia. In queste pagine, “quattro passi nel futuro”tra le novità Telecom Italia

PUNTI DI VISTA10 PERSONE 114 / 2010SINCRONIZZANDO

OVER THE TOP SERVICES

TRENDINNOVATIVI

SVILUPPO DI NUOVI PROGETTI

SCENARI

N el gruppo di New Project De-velopment l’innovazione di-venta realtà. Mediante un’or-

ganizzazione snella e trasversaleal modello organizzativo di Tele-com Italia si coordinano i proget-ti innovativi coinvolgendo le fun-zioni aziendali competenti e con-trollando l’intero processo. L’o-biettivo è di garantire la concretarealizzazione e il lancio dei nuoviprodotti/servizi nel rispetto deitempi e dei costi. Tra i progetti spicca l’e-publishingche prevede la realizzazione dellanuova piattaforma integrata di Te-lecom Italia in grado di gestire ilprocesso dalla distribuzione finoal pagamento dei libri elettronici(e-book), e il corrispondente lan-cio dei primi lettori di e-book. Lapiattaforma offre un canale di ven-

I l mondo delle telecomunicazio-ni è in continua mutazione. Latodomanda i clienti consumer

hanno radicalmente cambiato leabitudini: sono sempre più educa-ti alla disintermediazione d’acqui-sto, si orientano a una fruizione at-tiva invece che passiva dei serviziche scelgono in maniera “informa-ta” fra quelli disponibili, ricorren-do spesso e volentieri a consigliderivati dalla community che fre-quentano. Operano in multita-sking anche su più schermi con-temporaneamente, praticano unasocializzazione remota e/o asin-

crona, si abituano a modelli free ofreemium (soluzione in cui si offro-no due proposte di servizio, una dibase gratuita e un’altra, più com-pleta, a pagamento), e non sem-brano rallentare la loro richiestadi banda. I clienti business dal can-to loro accettano in maniera cre-scente la virtualizzazione e remo-tizzazione delle infrastrutture dacui sono derivati i servizi che uti-

lizzano o su cui sono conservati iloro dati in rete. Lato offerta, l’evo-luzione delle tecnologie dei semi-conduttori con l’aumento della ca-pacità processiva e di storage, lavirtualizzazione di attività prece-dentemente basate sul possesso diinfrastruttura fisica, l’allargamen-to della banda in accesso, la diffu-sione sempre più pervasiva di in-ternet e quella di terminali intelli-genti e di sensori di varia natura,supportano la progressiva digita-lizzazione di tutti i contenuti e ditutta l’informazione e soprattuttoabilitano nuovi modelli di busi-

ness. Questi cambiamenti porta-no opportunità. La loro compren-sione è fondamentale nella co-struzione di valutazioni economi-che che permettano di ideare po-sizionamenti efficaci sui nuovibusiness, e decidere come e se una“idea di innovazione” può presen-tare o meno ritorni adeguati perTelecom Italia. q

Stefano Roscini

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UNO DI NOI12 PERSONE 134 / 2010SINCRONIZZANDO

Sopra, da sinistra, Roberto Saracco, Sandro Dionisi e Paolo d’Andrea

I nnovazione, un termine spesso associatosolo alle applicazioni tecnologiche e aiprogressi nella scienza. Invece, la storia

dell’umanità è costellata di cambiamentifin dall’età della pietra in vari campi. Inno-vatore è chi ha coraggio, chi sceglie la di-scontinuità, chi rispetta la tradizione maha l’intuizione del nuovo.Un esempio? Si deve al Pascoli, poeta di si-cura formazione classica, la sperimentazio-ne di un linguaggio poetico che avrebbecambiato il corso della letteratura italiana.Al punto che “osa” bollare come non reali-stici i versi di Leopardi dove è descritta unaragazza con “un mazzolin di rose e viole”,fiori non della stessa stagione. Un triplosalto mortale, un punto di non ritorno, cheaprirà una nuova via.Discontinuità è oggi parola d’ordine per letelecomunicazioni dove le evoluzioni sonotalmente rapide che non consentono alleimprese di perdere colpi.Vale anche per Telecom Italia? La redazionedi Sincronizzando ne ha parlato con Paolod’Andrea, responsabile Broadband Con-tent, Sandro Dionisi, responsabile Tilab eRoberto Saracco, responsabile Future Cen-ter and Technical Communication.

Paolo d’Andrea. Parlando di innovazione edi business voglio partire da un assunto: èormai chiaro a tutti che dobbiamo porci inuna nuova modalità di relazione con ilcliente. Il mercato vuole “comprare” emo-zioni. Dobbiamo arricchire l’offerta con

...nel passato di Paolo d’Andrea,Sandro Dionisi, Roberto Saracco,protagonisti dell’innovazione

targata Telecom Italia. Che raccontano presente e futuro in questo forum

organizzato dalla redazione di Sincronizzando.

INDIANA JONES, IL PICCOLO CHIMICO E TANTE DIAVOLERIE...questo valore intangibile altrimenti verre-mo scelti solo per il prezzo. L’innovazionenon è quindi solamente tecnologica è an-che (direi “soprattutto” nel settore di cuimi occupo) nella nostra capacità di co-struire offerte stimolanti e appetibili per iclienti. Sta quindi a noi valorizzare tutto ilpatrimonio che può assicurare Telecom Ita-lia. Il cliente si può fidare, saremo protago-nisti delle evoluzioni, forniremo veloce-mente assistenza e risponderemo alle suerichieste con cortesia e competenza.

Sandro Dionisi. Tilab contribuisce agliobiettivi di business monitorando il com-parto dell’ICT anche grazie a partnershipstrategiche con i principali produttori, concentri di ricerca d’eccellenza, con istituzio-ni accademiche nazionali e internazionali. Promuove dunque l’innovazione che, amio avviso, è di due tipi: quella lineare, chetende a migliorare il mercato di riferimen-to con soluzioni sempre più efficienti e conpiù prestazioni e quella che punta su solu-zioni di forte discontinuità, ispirate spessodall’analisi di altri comparti per aprirenuovi orizzonti. È fondamentale l’attenzio-ne al mondo Internet, il nostro passaportoper il futuro. Come Tilab svolgiamo inoltre un ruolo im-portante nella fase di testing. Con circa1.000 ricercatori e 12.000 metri quadri di la-boratori siamo tra i più qualificati in ambi-to europeo e tra i più richiesti anche da altrioperatori. Più di duemila brevetti sono statidepositati dall’inizio dell’attività.

Roberto Saracco. Per quanto riguarda i no-stri rapporti internazionali, come FutureCenter operiamo in una comunità multi-culturale e multicompetenza con intera-zioni continue e delocalizzate, in un com-parto, quello dell’ICT, dove il numero di at-tori tende ad aumentare a dismisura. I nostri progetti coinvolgono competenzee persone non solo di Telecom Italia, maanche risorse di altre realtà nazionali e in-ternazionali.

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UNO DI NOI14 PERSONE 154 / 2010SINCRONIZZANDO

Lavoriamo in un sistema a rete e, devo dire,veniamo considerati qualificati. Il FutureCenter facilita collaborazioni e partner-ship tra università, centri di ricerca, impre-se sia nazionali sia internazionali non cir-coscritte al settore dell’ICT. Sono relazionipreziose per capire, studiare, creare nuovimercati e individuare elementi utili alladefinizione di nuovi modelli di business.

d’Andrea. Come è vista Telecom Italia? Unapremessa: sul mercato l’immagine dell’o-peratore dominante è associata alla sua ca-pacità di trasferire freschezza e novità. Tele-com Italia, in questo senso, è consideratadai clienti leader e affidabile sul piano tec-nologico. Ma non basta. Bisogna essere ingrado di scommettere su modelli di busi-ness nuovi, dobbiamo diventare ambiti, ilsogno dei consumatori. Purtroppo talvolta non siamo abbastanzaflessibili e veloci come ci chiede il mercato. Per molti aspetti la dimensione di TelecomItalia è un vantaggio competitivo, talvoltala complessità organizzativa può frenare lanostra capacità di intercettare nuove op-portunità di business. Strutture più snelle potrebbero trovare so-luzioni in maniera più efficace.

Dionisi. I clienti business e top sono co-munque molto attenti a valutare la nostracompetenza tecnica. Riescono a valutaremolte innovazioni che possono non tra-sparire, ma contribuiscono a potenziare lanostra rete, per assicurare più qualità econtinuità di servizio. Attualmente ci stiamo concentrando an-che sulla casa del cliente con nuovi serviziin fibra, più capacità di banda, perché leabitazioni tendono a diventare luogo diconvergenza tra lavoro e vita privata. Conl’iniziativa My Energy@Home, per esempio,Telecom Italia sta lavorando in questa dire-zione per migliorare la gestione dei consu-mi energetici degli elettrodomestici valo-rizzando la rete broadband per un loro uti-lizzo intelligente e personalizzato.

Saracco. Constato che c’è molta stima perl’azione di Telecom Italia. Gli stranieri con-siderano l’Italia in chiaroscuro: possiedepatrimoni da conservare e tutelare e quin-di, in un certo senso, guarda molto al passa-to, ma è anche il Paese della moda, dellasperimentazione. Telecom Italia è vista al-l’estero come l’azienda che ha inventato il

mass market delle telecomunicazioni con ilcellulare grazie alle prepagate, viene ap-prezzata come una delle prime imprese adaver scelto la comunicazione sul protocolloIP e ad aver lanciato il cellulare a larga scala.Sono molto incuriositi dai tanti telefoniniche possediamo, lo guardano come un fe-nomeno da analizzare.

d’Andrea. Come vivo l’innovazione? Soprat-tutto da papà di tre pupi che, fan di Disco-very Channel, durante la settimana riescesolo a portare all’asilo i “maggiori” di 5 e 3anni. Sono appassionato del mio lavoro,ma nel tempo libero coinvolgo i bimbi ingiochi, gite... il momento più carino èquando riesco a raccontare loro nuove fia-

be, tutte ovviamente inventate e dai finalisempre diversi. Il “grande” di 5 anni è fan diGeronimo Stilton: oggi (il giorno in cui si ètenuto il forum per Sincronizzando raccon-tato in queste pagine ndr) acquisterò sicu-ramente punti, visto che ho rilasciatoun’intervista come i mitici eroi del fumet-to. Invento storie finché non se ne accorgo-no. Ora è il momento di una sulle scarpe dimamma, destinata alla “treenne”.È difficile spiegare il lavoro di papà, fatto diriunioni e coordinamento. Dopo un incon-tro con la Disney ora pensano che commer-cio in “cartoni”. È strano quanto comunque i bambini con-sumino velocemente i giocattoli: con il mioPiccolo Chimicomaneggiavo con cura vetrinie provette, centellinando le polveri per gliesperimenti. Il gioco per noi era un evento;forse ora questo si è perso.

Dionisi. Anche io mi dilettavo con il PiccoloChimico, scovando formule diverse da quel-le indicate nel foglietto delle istruzioni... E poi leggevo, leggevo tanta fantascienza.L’anima del futuro scopritore la esercitavo alcinema con Indiana Jones e con qualche ami-co archeologo, da cui tuttora mi faccio rac-contare aneddoti sugli scavi. Ultimo film diavventura visto? Ovviamente Avatar. E ovvia-mente mi piace viaggiare ed entrare in con-tatto con realtà e culture diverse.

Saracco. Mi ritengo molto fortunato per-ché ho avuto la possibilità di svolgere atti-vità che mi piacciono. Mi considero decisa-mente un curioso non solo dal punto di vi-sta tecnologico. Sin dal mio primo giocat-tolo, un trenino elettrico, ho collezionatoin casa le cose più strane, ho una specie dishow-room con gli aggeggi più strampala-ti. Sono appassionato di foto e mi diletto acapire come scattarle e come ritoccarle. Co-sa noto? Che il mio stupore non è quellodei miei figli. Io “scopro” le nuove tecnolo-gie. Loro le “vivono”. q

Cinzia Vetranofotografie di Rosanna Merola

I PROTAGONISTI

Paolo d’Andrea, responsabile Broadband Con-tent, nell’ambito della Domestic Market Opera-tion, entra in Telecom Italia nel 1995, dove ha ri-coperto diversi incarichi nell’ambito del Marke-ting, R&D e Strategy, Quality.

Sandro Dionisi, ingegnere elettronico è dal 1983in Telecom Italia (allora SIP), dove ha lavorato indiverse aree di Rete, ricoprendo vari livelli di re-sponsabilità.Ha partecipato attivamente a diversi forum egruppi di standard internazionali in ITU ed ETSIdove, nel periodo dal 1990 al 1996, ha guidato ilgruppo responsabile degli standard di radio re-lay. È attualmente membro del board del NGMN(Next Generation Mobile Newtork). Dal febbraiodel 2008 è responsabile di Telecom Italia Lab edelle attività di Ricerca, Innovazione e Ingegne-ria per le reti fissa e mobile del Gruppo.

Roberto Saracco, matematico (anche se conti-nuano a dargli dell'ingegnere) è in azienda da39 anni. Ha sempre lavorato su temi di ricerca,dalla prima centrale elettronica italiana nel1971 al sistema di controllo della rete del Lau-rentino. Da circa dieci anni studia le implicazio-ni della evoluzione tecnologica sul biz e fa ope-ra di divulgazione attraverso libri, articoli, pre-sentazioni. È responsabile del Future Center, di-rettore delle Sister Societies della COMSOC, Vi-ce President della Associazione Italiana delleTelecomunicazioni e membro del VisionaryGroup della Comunità Europea.

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RETI E TECNOLOGIE

G ià oggi internet ospita, al suointerno, reti diverse, nate perscopi differenti. Le reti di te-

lefonia fissa e mobile (GSM,UMTS e domani LTE), il Wi-Fi, lepiattaforme in fibra ottica e quel-le delle tv via cavo, dialogano epartecipano alla “grande” rete inmaniera sorprendentemente ar-moniosa, grazie alla capacità diauto-adattamento di internet. Tutto questo avviene anche gra-zie all’apporto delle competenzee delle tecnologie degli operatoridi telecomunicazione. Anche infuturo, un equilibrato sviluppodi internet continuerà ad averebisogno dell’apporto di grandioperatori di telecomunicazio-ni. Per passare dalla logica del be-

st effort a quella di una rete perfor-mante e sicura sono, infatti, ri-chiesti ingenti investimenti. Tut-tavia ciò che deve essere evitato èuna corsa all’infrastrutturazionenon guidata dal mercato. Chi so-stiene che non si investe abba-stanza in Italia, dovrebbe ricorda-re che Telecom Italia ha spessovisto in anticipo l’emergere direali opportunità di crescita. Èproprio per questa ragione cheaccanto agli sviluppi delle reti diaccesso NGN a Milano e Roma,già inclusi nel piano industriale,Telecom Italia ha deciso di avvia-re una serie di iniziative di speri-mentazione in ambito locale perapprofondire le reali opportu-nità di business offerte dalle nuo-ve reti. In questa prospettiva, so-

no particolarmen-te interessanti idue progetti al-lo studio in Tren-tino. Il primo preve-de, anche attraverso l’uti-lizzo delle infrastrutture del-la pubblica amministrazione, laposa di fibra ottica per raggiun-gere il cento per cento delle cen-trali che permetterà il passaggioal full IP; il secondo intende crea-re una società per la posa della fi-bra ottica nella rete di accesso at-traverso la formula di partenaria-to pubblico privato (Public Priva-te Partnership) per collegare lamaggior parte delle case dei cit-tadini e contemporaneamentesperimentare lo “spegnimen-to” della rete in rame.

REGOLE

N ei dibattiti sulle teleco-municazioni ci si soffer-ma spesso sull’importan-

za dell’innovazione di tipo tec-nologico e commerciale, maesiste anche una diversa for-ma di innovazione: quella del-le regole, dei meccanismi di tu-tela della concorrenza e dellatrasparenza dei comportamentidegli operatori storici di cia-scun Paese. A tal proposito, valela pena ricordare la creazionedi Open Access e la presenta-zione degli Impegni vincolan-ti, volontariamente sottoscrit-ti da Telecom Italia e approva-ti, nel dicembre 2008, da Ag-com. La scelta di rendersi dispo-

nibili a questo tipo di innova-zioni deriva dalla responsabilitàe dalla consapevolezza che Tele-com Italia avverte di contribuirecon il proprio comportamentoallo sviluppo di un mercato effi-ciente ed effettivamente compe-titivo, promuovendo lo sviluppodi una competizione sostenibiletra le infrastrutture, in un qua-dro regolatorio che sia in gradodi assicurare a tutti gli operatoricertezza, chiarezza e tra-sparenza. È anche perquesto che bisogna pro-cedere con cautela in questotipo di innovazioni: un ecces-so di “innovazione regolato-ria” o un susseguirsi tropporavvicinato di “interventi

regolatori” può nuocere almercato perché i soggetti eco-nomici, per poter pianificare ilproprio futuro, devono operarein un contesto regolatorio stabi-le e prevedibile. Questo è quan-to stiamo facendo in TelecomItalia: stiamo pianificando il no-stro futuro, sicuri che le soluzio-ni adottate con Agcom garanti-scono lo sviluppo di un mercatoconcorrenziale nel quale tutti isoggetti siano in grado di inve-stire in condizioni di assolu-ta parità nelle nuove reti.

Innovazione non significa soltanto lanciare nuove tecnologie, quanto riuscire a cogliere in anticipo le esigenze ancora inespresse del mercato. I campi di applicazione sono allora molteplici: dalle reti ai prodotti, dalle offerte commerciali alle regole. Questaè la visione che appartiene da sempre a Telecom Italia, ieri, oggi e domani.

SVILUPPI COMMERCIALI

L a telefonia mobile rappresentaun modello di successo in moltiambiti: la competizione ha porta-

to notevoli benefici per i consumatoriin termini di prezzi, servizi e qualità.La telefonia mobile va anche presa co-

me esempio di utilizzo efficientedelle onde radio tanto care aMarconi: l’Arcep (Autorità diregolamentazione francese)ha stimato che i ricavi gene-rati dalla telefonia mobilerisultano essere più di duevolte e mezzo superiori a

quelli generati dal settore au-

diovisivo per ogni megahertz utiliz-zato. In questo mercato, il Gruppo Te-lecom Italia è sempre stato e continuaa essere leader dell’innovazione tec-nologica e dei servizi: per esempio,grazie alla tecnologia MIMO (MultipleInput and Multiple Output), TIM è sta-to il primo operatore al mondo a offri-re connessioni mobili con velocità fi-no a 28 Megabit al secondo in down-load e 5,8 in upload. Tuttavia l’innova-zione non è soltanto una questione le-gata alla tecnologia. Henry Ford dice-va che non c’era vera innovazione sequesta non era alla portata di tutti.La straordinarietà della telefonia

mobile consiste proprio nell’essere“alla portata di tutti” e l’innovazio-ne che ha contribuito alla democra-ticità della telefonia mobile e per laquale TIM ha fatto scuola, non deri-va dall’adozione di una tecnologia,ma dall’introduzione dei servizi ditelefonia mobile prepagati. Quandoha introdotto i servizi mobili prepaga-ti il Gruppo Telecom Italia ha guardatoalle esigenze di una clientela potenzia-le fino ad allora inesplorata. Di questapotenziale clientela, TIM si è fatta in-terprete ed è stata in grado di trasfor-mare la telefonia mobile in un servizioalla portata di tutti.

SESTANTE16 PERSONE 174 / 2010SINCRONIZZANDO

Fonte: discorsi pronunciati da Franco Bernabè, 2010

a cura diGuido Ponte ed Enrico Barella

A TUTTO TONDO SOLUZIONI

Telecom Italia già oggi offre soluzioni complete che non ri-chiedono al cliente particolari competenze ICT. Si trattadi soluzioni che assicurano ai clienti benefici sia in termi-

ni di efficienza dei processi che di costi di gestione e che, in al-cuni casi, sono in grado di “autofinanziarsi”. Questo significache il passaggio verso la digital economynon è spesso unaquestione di risorse finanziarie quanto il risultato di unacerta inerzia delle imprese e delle istituzioni, nell’intra-prendere una strada ancora inesplorata. Una soluzione in-novativa, che ci illustra le potenzialità dell’ICT, è quella rap-presentata dal portale web per la gestione del patrimonioimmobiliare della Provincia Autonoma di Bolzano. La so-luzione progettata da Telecom Italia non solo rende più facilea chi lavora o studia in questi edifici di segnalare le proprie ri-chieste (per esempio, un guasto a un impianto) in modo piùsemplice e rapido, ma permette anche al gestore degli immo-bili di scegliere la soluzione più efficiente, attivando il forni-tore di servizi di manutenzione che permette il maggiore ri-

sparmio o che può intervenire conmaggiore rapidità, a seconda del ti-po di problema segnalato. Inoltre, lasoluzione, confrontando il costocomplessivo per metro quadro deivari edifici, consente di effettuare si-mulazioni per valutare l’impatto suicosti di operazioni quali lo sposta-mento di interi uffici o istituti scola-stici da un edificio all’altro. Ma l’aspettopiù straordinario è legato al costo della so-luzione: si stima che il risparmio conseguitopossa arrivare fino al 20 per cento dei costi per la ge-stione del patrimonio immobiliare e questo, per un clientecon un patrimonio molto vasto, come un’Amministrazioneprovinciale, ha un impatto importante sul bilancio. Addirit-tura, i risparmi ottenuti in un solo anno possono arrivarea coprire le spese totali sostenute per acquistare la soluzio-ne offerta da Telecom Italia.

PRODOTTI

S e guardiamo al futuro, si aprono molti interessan-ti scenari. Una delle nuove frontiere è rappre-sentata dagli Online Application Store, super-

mercati digitali per l’acquisto di applicazioni e ser-vizi per terminali intelligenti. Già oggi si intravedo-no i principali contendenti di questo nuovo mercato: icosiddetti player over the top (Google, YouTube, Skype,eBay), i fornitori di terminali e dispositivi elettronici(Apple, Nokia), i grandi operatori globali dell’Informa-tica (come Microsoft, HP). Telecom Italia in questosettore intende essere presente ritagliandosi unruolo di abilitatore e di facilitatore nella distribu-zione dei contenuti digitali a 360 gradi: dai libri allamusica, dai film ai servizi delle pubbliche amministra-zioni, dalla posta certificata alla sanità elettronica. Unprimo passo in questa direzione è rappresentato dallancio dei nostri e-reader. Oggi il mercato degli e-

book negli Usa valecirca l’1 per cento delmercato totale dei librie tra cinque anni do-vrebbe arrivare al 22 percento. In Italia, il fenome-no degli e-reader e degli e-book non è ancora decolla-to, in parte perché i produttori dei terminali, quali Ama-zon, vogliono imporre le proprie condizioni all’edito-ria, in parte perché gli e-reader non sono diffusi e so-prattutto perché non c’è ancora una buona offerta dicontenuti digitali. Per questo Telecom Italia intende es-sere presente sull’intera filiera produttiva, dalla venditadei contenuti digitali alla commercializzazione degli e-reader a marchio Telecom Italia, che saranno caratteriz-zati da una forte integrazione con la nostra piattaformadi distribuzione dei contenuti digitali.

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TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO18 INNOVAZIONE 194 / 2010SINCRONIZZANDO

P artiamo con un esempio: le tradizionali rivi-ste cartacee continuano a esistere nono-stante il processo di smaterializzazione dei

contenuti. Una contraddizione in termini? Asso-lutamente no. Innanzitutto perché, a prescinde-re dall’argomento, le riviste ben fatte avranno vi-ta lunga, anche se seguiranno una strada semprepiù trasversale.In secondo luogo perché se parliamo di internetdelle cose, evidentemente non ci riferiamo agliimpalpabili bit del mondo digitale, ma a oggettiche possiedono una ben definita fisicità. Sempre più unione tra virtuale e reale quindi: sitratta di aggiungere bit agli atomi.

Internet delle cose:un’espressione apparentemente

impensabile quantoaffascinante sempre più

presente nel web, passando da un motore di ricerca

a un blog e, soprattutto, neiflussi continui di FriendFeed,

Twitter e Facebook.

ORA GLI OGGETTICI “PARLANO”

Internet delle cose (o internet degli oggetti oIoT, acronimo dell’inglese Internet of Things) èun neologismo riferito all’estensione di inter-net al mondo degli oggetti e dei luoghi concre-ti. Il concetto è attribuito all’Auto-ID Center,fondato nel 1999, e da allora con sede al Massa-chusetts Institute of Technology. Questa è la de-finizione su wikipedia; inutile dire invece chela ricerca di internet of things sul sito della Bri-tannica online non ha prodotto alcun risultato.In sostanza l’espressione si riferisce alla possi-bilità di connettere gli oggetti di uso quotidia-no tra di loro, con la rete e con le persone. E co-me riescono a farlo? Attraverso etichette basatesu tecnologie Rfid (Radio Frequency Identifica-tion) o QR (Quick Response), considerate l’evo-luzione dei comuni codici a barre. Le prime, in particolare, si compongono di unaparte più grande che funge da antenna, di unchip chiamato tag che contiene le informazioni edi un microprocessore in grado di trasmetterle.L’obiettivo dell’internet delle cose è quello di farsì che il mondo elettronico tracci una mappa diquello reale, dando un’identità elettronica allecose e ai luoghi dell’ambiente fisico. Secondo

Tim O’Reilly, editore e primo uomo ad aver parla-to di una nuova era 2.0 per internet, il web non èpiù un insieme di pagine statiche per descrivereil mondo, ma è diventato il mondo stesso. Ognu-no di noi riflette un’ombra di informazioni, datiche vengono catturati e processati in maniera in-telligente da dispositivi, sensori e codici. La Com-missione Europea sta intraprendendo numeroseazioni per incentivare i reparti di ricerca e svilup-po del nostro continente a lavorare in questa di-rezione e, a oggi, delinea tre scenari applicativi. Ilprimo riguarda le “cose in movimento” ed è in-centrato sull’Rfid (come distribuzione e logisti-ca). Il secondo concerne la cosiddetta ambient in-telligence, dove gli apparati possono eseguire ope-razioni in base a una sequenza predeterminata diazioni e perfino prendere decisioni. Infine trovia-mo applicazioni legate al miglioramento dellaqualità della vita: dai trasporti intelligenti ai si-stemi di diagnosi dei veicoli, dalla pianificazionedella gestione energetica alla telemedicina. Un altro piccolo grande passo per costruire l’in-ternet del futuro. q

Riccardo Schiavonfotografie di Marino Bastianello

IN LAGUNA CON MARCO POLO 2.0

Marco Polo 2.0 è una piattaforma sviluppata al Futu-re Center di Venezia che consente ai prodotti e servi-zi di un territorio di essere mappati in rete. L’idea al-la base è quella di fornire una serie di servizi innova-tivi alle imprese del futuro, basate su un nuovo mo-dello di business, mettendo a loro disposizione glistrumenti per personalizzare i pacchetti e arricchirlidi contenuti e servizi aggiuntivi. Come riesce a farlo? A Venezia troviamo un esempiodi applicazione sviluppata sulla piattaforma e resapossibile dall’interfacciamento con i sensori presen-ti sul territorio. È in corso di sperimentazione un sen-sore denominato smart strike o “tappeto intelligen-te”: conta le persone che ci passano sopra, calcolala loro direzione, il loro peso e il tempo di sosta. Poiinvia i dati rilevati a Marco Polo 2.0 che a sua volta lirende disponibili agli sviluppatori. In prospettiva,quando Venezia avrà molti di questi sensori, saràpossibile costruire delle mappe dei pedoni che rap-presentano in tempo reale il flusso e la mobilità pe-donale all’interno della città; queste mappe sarannopoi rese pubbliche per costruire servizi ad hoc per lacittà di Venezia e i suoi turisti.

Fabio Carati

Sopra, il “tappeto intelligente”installato al Future Center di Venezia

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20 INNOVAZIONE 214 / 2010SINCRONIZZANDOSTRUMENTI DI LAVORO

I cambiamenti e le discontinuità del nostrobusiness richiedono costantemente rapidied efficaci sviluppi delle competenze presen-

ti in azienda per essere sempre orientati allestrategie di mercato. In tal senso queste compe-tenze devono essere sempre allineate a ciò cheaccade nel mondo esterno.La formazione è una delle leve principali peraiutare le persone a essere sempre al passocon i tempi. È fondamentale rafforzare e ac-quisire il know-how strategico, per consentirealle persone di agire sempre meglio nel pro-prio ruolo, su business emergenti e innovati-vi, e soprattutto capire su quali competenzenon è più necessario investire, semplicementeperché appartengono a processi di businessdestinati all’estinzione. Oggi la formazione è principalmente orientataa offrire percorsi di riqualificazione – per aggior-nare e migliorare le competenze di settore e al-linearle alle eccellenze presenti sul mercato – edi riconversione professionale su quei mestieriche sono maggiormente a sostegno del proces-so di cambiamento dell’azienda.Infatti, oggi più che mai, anche in seguito all’ac-cordo sindacale siglato lo scorso 4 agosto (vediSincronizzando Flash Speciale Lavoro), l’azienda of-frirà strumenti per trasformare la propria pro-fessionalità, disinvestendo sulle competenze dicui non c’è più bisogno per acquisire quelle cheinvece sono considerate strategiche.Lo spirito è di tutelare la professionalità di tut-ti, offrendo alle persone la possibilità di met-tersi in gioco e di valutare le opportunità lega-te a cambi di ruolo e/o di attività, in coerenzacon il proprio profilo professionale di base,contribuendo così alla salvaguardia della pro-

Nuovi percorsi di riqualificazione e riconversione a supporto della trasformazionedell’azienda. Il ruolo della società HRS, Human Resources Services.

FORMAZIONE FA RIMA CON INNOVAZIONE

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234 / 2010SINCRONIZZANDOSTRUMENTI DI LAVORO22 INNOVAZIONE

pria employability a lungo termine, secondo l’ap-proccio della lifelong learning, cioè dell’appren-dimento permanente. Gli strumenti per attuare tutto ciò, e monitorareil livello delle competenze, passano sia attraver-so la tradizionale formazione d’aula sia avvalen-dosi della didattica basata sulle più recenti tec-nologie online. Sulla piattaforma e-learning di Telecom Italia(http://e-learning.telecomitalia.local/eLex/De-fault.aspx) a oggi sono stati sviluppati numerosicorsi legati alle competenze trasversali: linguestraniere, tematiche di salute e sicurezza, gover-nance. Nel prossimo futuro si estenderanno an-che ad altri temi – la sostenibilità e l’innovazio-ne – e nel tempo garantiranno anche esigenze le-gate a temi di formazione specialistica.

IL MANAGEMENT GUIDA LA TRASFORMAZIONELa responsabilità, la proattività e l’impegno al-la realizzazione diventano capacità sempre piùcentrali sia a livello individuale sia organizzati-vo nei processi di trasformazione. La sfida non è più solo mettere in campo azionidi sviluppo e formazione focalizzate su target eobiettivi specifici, ma orientare strumenti eprocessi al fine di guidare la necessaria trasfor-mazione culturale dell’azienda. Sul piano individuale ogni manager deve mi-gliorare e ampliare la sua capacità di essere gui-da ed esempio per affermare il cambiamento:perseguendo l’eccellenza nella propria presta-zione e, al tempo stesso, contribuendo a svilup-pare valore per il gruppo e per l’azienda. L’esigenza è sviluppare un’identità manageria-le, in linea con le evidenze che emergono dalcontesto competitivo e del business, e anche dafattori più tipicamente interni, tra cui l’indagi-ne di clima, la valutazione delle prestazioni edel potenziale, il progetto ESPRIMERE Qualità. Le attività di sviluppo e formazione sempre piùorientate alla presa in carico del proprio percor-so di auto sviluppo – coaching, mentoring, work-shop tematici – sono fortemente focalizzate apotenziare l’integrazione del sistema persona-organizzazione con interventi che puntano alrafforzamento del coinvolgimento e della re-sponsabilizzazione.La comunicazione diventa supporto allo svilup-po delle conoscenze valorizzando le communityprofessionali, potenziando la condivisione deisaperi e i sistemi di ascolto, strumenti necessaria recepire i bisogni delle persone e a garantire la

trasparenza nell’informazione e nella diffusionedegli obiettivi e della mission aziendale.

HRS NEL NUOVO MODELLO DI FORMAZIONE HRS, Service Unit Formazione nasce con l’o-biettivo di essere la fabbrica delle competenzedi Telecom Italia (vedi box alla pagina accanto).Il modello di funzionamento della formazionesi fonda sulla valorizzazione delle esperienze edelle competenze interne. La progettazione è realizzata internamente co-me anche la docenza; ci si avvale d’interviste efocus group per declinare meglio le iniziativedi formazione. Le azioni e i programmi sonoriccamente diversificati in termini di formati e

modalità formative e dalla valorizzazione degliapprocci induttivo/esperienziali.L’eccellenza, la qualità e il time to market (inter-vallo di tempo tra l’ideazione di un prodotto ela sua commercializzazione) guidano la sceltaquando occorre integrare competenze dall’e-sterno. Particolare attenzione è data all’utilizzodello strumento del training on the job (affianca-mento di un esperto quando si intraprende unnuovo progetto), che è parte integrante del per-corso formativo e di conseguenza strutturato,monitorato e consuntivato analogamente al-l’attività di aula. L’offerta formativa è ampia e riguarda compe-tenze e capacità, utili allo sviluppo del businessTelecom Italia: architetture, tecnologie, pro-dotti e strumenti che consentono di ideare egestire le applicazioni e i servizi propri dei pro-cessi di business Telecom Italia; tecnicalità ecompetenze specialistiche proprie di ruoli ma-nageriali, sistemi ERP e sicurezza; soft skill (com-petenze sociali), interpretazione e assunzione diruolo, stili di leadership.

DOVE SI SVOLGE L’ATTIVITÀ? La formazione si svolge dovunque, sul territorio,utilizzando le sedi di Telecom Italia, nel tentati-vo di essere più vicini possibile al lavoro e all’e-spressione del mestiere o, in alternativa, perquei progetti che richiedano interfunzionalità enetworking, nella nuova sede HRS nel centro diRoma in una sede storica di Telecom Italia.E proprio nella logica del recupero e della valo-rizzazione della tradizione, della storia e dell’e-

sperienza che è nei disegni futuri costruire unpolo didattico anche a L’Aquila, città nella qua-le tanti colleghi hanno costruito le propriecompetenze tecniche e manageriali. q

Paolo ArtusoMaria Antonietta Russo

Carla Trevisanifotografie di Katia Carota

IL RUOLO DELLA NUOVA SOCIETÀ HRS

Per capire come opera HR Services la redazione diSincronizzando ha incontrato l’amministratore unicoMarco Granone e il presidente Patrizio Graziani.

Dottor Granone, che cos’è e perché nasce HR Services?HR Services è una società del Gruppo Telecom Italia,nata per razionalizzare alcuni processi caratteristicidelle Risorse Umane, utilizzare sistemi informativiavanzati, adottare modalità innovative sia nel lavoroche nel delivery dei servizi per ottenere prestazioni ec-cellenti e un progressivo allineamento ai best perfor-mer del mercato di riferimento. L’azienda si suddivide in quattro aree di attività: l’Am-ministrazione del Personale, la Formazione, il Recrui-ting e Assessment e il Welfare con lo scopo di garan-tire la completa tracciabilità delle componenti di co-sto, la misurabilità di cicli completi e l’eccellenza del-la qualità erogata.

Quali sono i primi risultati raggiunti?È stato rinegoziato il contratto di outsourcing di elabo-razione delle buste paga ottenendo un considerevole ri-sparmio. La formazione di Gruppo è stata selettivamen-te reinternalizzata ed è stata ottenuta, a parità di volumie qualità erogata, una rilevante riduzione dei costi.L’attività di service amministrativo per l’Assilt con nuo-vi sistemi informatici e procedure operative più effi-cienti ha consentito di recuperare ritardi e criticità dilavorazione delle pratiche.E per lei dottor Graziani qual è il valore strategico di HRServices per Telecom Italia?Lavorare in maniera integrata garantendo servizi end-to-end nell’ambito delle Risorse Umane ed esprimerequalità attraverso: riconoscibilità dei servizi, semplifi-cazione e ottimizzazione dei processi. Queste capacitàe competenze sono fondamentali per lo sviluppo delbusiness di Telecom Italia.

Sopra, la nuova sede di HRS, via del Pellegrino 155, Roma. In queste pagine, sessioni di formazione.Nella pagina accanto, Marco Granone e Patrizio Graziani

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i clienti. In primo luogo una maggiore efficienzagrazie alla drastica riduzione dei costi dell’infra-struttura IT (anche oltre il 50 per cento in alcunicasi), con la possibilità di aumentare la capacitàsenza investire in nuove infrastrutture e senzapianificarne con largo anticipo l’utilizzo.In secondo luogo l’azienda cliente può conse-guire una maggiore efficacia nei processi di bu-siness: attraverso il miglioramento del time to de-livery (tempo necessario a fabbricare un prodot-to) e del time to market delle applicazioni (da me-si si passa a giorni/ore) con accesso libero, fattu-razione a consumo, maggiore flessibilità al va-riare delle esigenze.Il cloud computing potrebbe inoltre contribuire acolmare la distanza, in termini di crescita di pro-duttività, del sistema Italia rispetto ai principaliPaesi industrializzati che è in gran parte ricon-ducibile alla carente informatizzazione dellepiccole e medie imprese.Le previsioni di mercato dei principali analisticonfermano questa tendenza: la spesa comples-siva in servizi IT delle grandi e medie aziende ita-liane è vista in leggera diminuzione. Vi sono tut-tavia alcune oasi di crescita rappresentate daiservizi IT gestiti all’interno dei quali il cloud com-puting si svilupperà con tassi annui di circa il 20per cento raggiungendo, si stima, un valore dioltre 300 milioni di euro nel 2012.

In questo contesto di mercato anche l’arena com-petitiva si fa sempre più affollata: da un lato sonosempre più labili le barriere tra mercati contiguicome quello delle telecomunicazioni e dell’IT edall’altro le nuove tecnologie favoriscono lacompetizione su scala globale che si apre ancheagli operatori over the top (Google, Amazon). Telecom Italia si presenta con un vantaggio com-petitivo che ci ha già permesso di essere i firstmover sul mercato italiano, e che deriva da duefattori distintivi difficilmente replicabili dallaconcorrenza: la disponibilità di asset infrastrut-turali unici rappresentati dalla rete (110 milionidi chilometri di rete in rame e oltre 4 milioni dichilometri di rete in fibra) e dai Data Center (8nazionali e 4 regionali con un’estensione com-plessiva superiore ai 34 chilometri quadrati); inostri Centri Servizi che garantiscono qualità eaffidabilità dei servizi (gestione centralizzata de-gli apparati IT e di rete: oltre 12.000 server gesti-ti, 237.000 router, 6.000 firewall).

LA NOSTRA TRASFORMAZIONEPer garantire al cliente finale la gestione end-to-end del servizio abbiamo intrapreso un percor-so industriale di innovazione e trasformazioneche ci vede agire lungo tre principali direttrici:l’evoluzione e l’innovazione continua dell’offer-ta attraverso investimenti sulla nostra piattafor-

ma di cloud computing; l’industrializzazione deiprocessi e delle operation per portare i nostriservizi IT allo stesso livello di qualità e affidabi-lità di quelli che eroghiamo nelle telecomunica-zioni; l’innovazione nel go-to-market attraversolo sviluppo di un modello più industriale di rela-zione con l’ecosistema dei nostri partner. I partner strategici porteranno le loro applica-zioni nel cloud computing di Telecom Italia e di-venteranno veicolatori della nostra offerta sulmercato. A questo si aggiunge il rafforzamentodelle nostre competenze interne di pre-venditae vendita IT e una strategia di comunicazione de-dicata alle medie e grandi imprese. q

Emanuele Ranieri

È con un certo orgoglio che lo scorso settem-bre Telecom Italia ha annunciato il lanciodell’offerta di cloud computingNuvola Italiana.

La nuova piattaforma, dedicata a grandi e me-die imprese, si basa su un paradigma non deltutto nuovo ma comunque rivoluzionario: unasuite di servizi – frutto di integrazione tra tele-comunicazioni e informatica con tecnologie diultima generazione – che consentono allaclientela di usufruire di servizi e infrastrutturecondivise a cui accedere da remoto, in modalitàon demand e pay per use.I clienti possono così concentrarsi sul loro me-stiere, quello che sanno fare meglio. Una voltacentralizzate le risorse di calcolo, infatti, nonsaranno più costretti a investire in tecnologiededicate e in conoscenze specializzate: tuttiquei prodotti e servizi che un tempo risiedeva-no sull’hard disk potranno migrare online. Con questa offerta Telecom Italia vuole diven-tare sempre più partner a 360 gradi delle gran-di e medie imprese italiane e della PubblicaAmministrazione nei servizi per i cittadini.Gli obiettivi di questo percorso sono tre: accele-rare il nostro posizionamento sul mercato deiservizi IT, sempre più parte integrante del nostrocore business; controllare la leadership nel mer-cato italiano per i servizi innovativi grazie alla va-lorizzazione dei nostri asset distintivi (rete, datacenter, centri servizi) e, soprattutto, proseguire latrasformazione che sancisce il passaggio dall’es-

sere fornitori di mera connettività aessere fornitori di servizi, un vero eproprio “cambio di pelle” della no-stra macchina operativa e delle no-stre competenze.

I VANTAGGI E LE PREVISIONIIl cloud computing utilizza infrastrut-ture e applicativi condivisi con unalogica a consumo, generando duetipologie principali di benefici per

FACCIAMO IL PUNTO SU.. .24 BUSINESS 254 / 2010SINCRONIZZANDO

Nella pagina accanto, Emanuele Ranieri

COME È ARTICOLATAL’OFFERTA?

La nuova offerta Telecom Italia prevede a regime unportafoglio completo di servizi cloud, dalle infra-strutture e piattaforme fino alle soluzioni software(sviluppate in collaborazione con i partner IT di Tele-com Italia).Negli ambiti Infrastructure e Platform saranno dispo-nibili soluzioni di Storage, Desktop virtuali e di Col-laboration, oltre ai servizi già disponibili di HostingEvoluto per l’utilizzo da remoto di risorse hardwaredistribuite e di Videocomunicazione in Alta Defini-zione, multi-device e inter-azienda. All’interno delle soluzioni software, erogate in logi-ca “as a service”, sono comprese soluzioni di Info-mobilità, Energy Management, gestione documenta-le e risorse umane oltre ad applicativi gestionali (peresempio Enterprise Resource Planning) per specificisettori merceologici del made in Italy.

NEL BLU DIPINTODI BLU

Con Nuvola Italiana Telecom Italia lancia sul mercato del nostro Paese il cloud computing.

Un’offerta tecnologica di ultima generazione dedicata a grandi e medie imprese

e alla Pubblica Amministrazione che consente di accedere a servizi e infrastrutture

con un sistema on demand da remoto.

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E-BOOK O EBOOK?

PERCHÉ L’HO SCELTO26 BUSINESS 274 / 2010SINCRONIZZANDO

Con trattino e senza è comunqueun termine molto inflazionatosui media. La traduzione poi è

semplice, di cosa si tratti è chiaro aipiù, o almeno dovrebbe. È un pro-dotto? Un apparato tecnologico?Un fenomeno? La prima può passa-re, la seconda se si aggiunge readerin coda, la terza... sì, ma ancora nonsviluppato come potrebbe. Sul webtroviamo una definizione condivi-sa: “Per e-book, o libro elettronico,si intende un’opera letteraria mo-

nografica pubblicata in forma digi-tale e consultabile mediante appo-siti dispositivi informatici”. Un fenomeno non ancora ben svi-luppato quindi. Eppure esiste da di-versi anni: molti fanno coinciderela sua nascita con quella del Proget-to Gutenberg, nel lontano 1971, mail primo vero romanzo ipertestualefu distribuito su floppy disk nel1987. Una lunga gestazione legata adiverse motivazioni. Innanzituttodi tipo culturale: è difficile vincerel’attaccamento del lettore al librostampato, dalla sensazione fisicadel toccare la carta – nuova o sgual-cita dalle ripetute letture – alla con-servazione dei volumi, che sianoammassati sugli scaffali oppure or-dinati nella libreria. Poi ci sono lemotivazioni di tipo tecnico, perchéi veri passi avanti nella tecnologia enella produzione di schermi di“carta elettronica” risalgono soltan-to agli ultimi anni. E lo sviluppotecnologico continua. I dispositividel futuro saranno sempre più pic-coli, leggeri, ergonomici e con solu-zioni tecnologiche mirate a favori-re la lettura in completo relax. Ma

non solo. L’esperienza diventerà an-cora più interattiva: basti pensareche già ora possiamo avere piùinformazioni su un concetto sem-plicemente cliccandoci sopra, vi-sualizzare un filmato, ascoltare unfile audio che sia strettamente col-legato al testo o semplicemente disottofondo. Torniamo però al pre-sente chiedendoci qual è l’esperien-za di lettura che oggi un utente puòavere. Ci possono aiutare nella ri-sposta alcune considerazioni delblogger Massimo Mantellini rila-sciate durante una recente intervi-sta per Digitalia: “Diffidate dei giu-dizi sui libri elettronici da parte dichi non ha mai usato un e-book rea-der”. Sì, perché al di là del parlarne,ancora in pochi hanno provatorealmente la lettura fino all’ultimapagina. “L’esperienza non è facil-mente riconducibile ad altre: legge-re un romanzo su Kindle o su un al-tro e-book reader a inchiostro elet-tronico non assomiglia per nulla aleggere un romanzo su carta, e nonha grandi punti di contatto nem-meno con la lettura di un testo digi-tale sullo schermo di un computer.È, banalmente, un’altra cosa”.

E LA CARTA?Altro punto focale: il sistema edito-riale oggi e domani. Francesco Cata-luccio, nel volume Che fine faranno ilibri?, conferma la centralità dell’edi-tore, la cui funzione di scelta, sco-perta, azzardo, consiglio, correzionesarà essenziale anche in futuro perprodurre buone opere. Forse è l’uni-ca figura che non cambierà con l’av-vento dell’e-book, restando orienta-ta al mercato, mentre per le altre –dagli autori agli stampatori, alle li-brerie – i cambiamenti saranno con-siderevoli. Si sofferma anche sui let-tori, che diventeranno parte attiva

del processo di produzione, ormaiabituati dalla tecnologia a essereprotagonisti e a creare contenuti.

CAMBIA IL MODO DI LEGGERE?E la diffusione del fenomeno? I datidi Amazon sono chiari: nel secondotrimestre 2010 ha venduto 143 li-bri elettronici ogni 100 libri carta-cei. E le vendite del Kindle sono tri-plicate da quando è stato ridotto ilprezzo a causa del lancio dell’iPad.Questo è Amazon, ma in Italia? An-che da noi il fenomeno è ormairealtà, e in continua crescita. Ritor-niamo però in chiusura sulle paro-le di Mantellini: leggere un e-booknon è paragonabile a leggere un li-bro stampato, sono due cose diver-se. Sono le nostre abitudini di lettu-ra a esser destinate a cambiare, nonil prodotto. A cambiare ancora infuturo. Magari con il vook, il video e-book di cui si inizia a parlare. E que-sta volta senza trattino. q

Francesco Costanzofotografie di Vittoria Marletta

Dubbio amletico non solo sul nomedell’apparato (o del fenomeno?) ma anche sulle nostreabitudini di lettura.Mentre Amazon nel secondo trimestre2010 ha venduto 143 libri elettroniciogni 100 cartacei.

E IL MERCATO ITALIANO?

Il mercato italiano è pronto per viverela rivoluzione e-book, analisti edesperti del settore concordano. Tele-com Italia non resta a guardare: halanciato biblet store, la prima piat-taforma italiana dedicata all’editoriadigitale che consentirà di gestire ilprocesso end-to-end, dalla distribuzio-ne fino al pagamento degli e-book.Rappresenta un’importante novità percostruire assieme al settore editoria (èstato concluso un accordo con Mon-dadori) un nuovo modello di business,completamente diverso da quelli giàadottati in altri Paesi, lasciando allecase editrici la più ampia autonomia intermini di scelte commerciali e di de-terminazione dei prezzi.

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LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA28 BUSINESS

IL MONDODELLE VENDITE

294 / 2010SINCRONIZZANDO

HAI DAVANTI UN ALTRO VIAGGIO...I clienti sono ovunque e la nostra forza è nell’andareovunque, grazie a 2.000 funzionari commerciali esterni eoltre 200 fra colleghi di vendita e consultant interni.Grande professionalità, orientamento ai risultati, capacitàdi progettazione: questi gli ingredienti per presidiare esviluppare il cliente Business. Nella foto, Alessandro Fer-raro, funzionario di Vendita Agenzia Easy Word, RuggeroSoldaini, partner manager e Francesca Nisci, Ict consul-tant, si preparano a incontrare un cliente.

L’UNIONE FA L’IMPRESA SEMPLICEUn team commerciale di professionisti interni e di partneresterni, insieme per soddisfare le richieste dei clienti Bu-siness. Perché le esigenze delle piccole e medie impresenon sono, spesso, né piccole né medie. Nella foto, France-sca Nisci, Ict consultant di Napoli.

L’IMPRESA È UN’AVVENTURASi chiamano area manager, account e system specialist egovernano le aree di vendita Enterprise attraverso un’at-tenta e costante attività di account planning. Il presidiodel portafoglio clienti, lo sviluppo e l’incremento del busi-ness sui clienti della PMI e della Pubblica Amministrazio-ne locale passa attraverso la loro attività, per ampliare ecogliere nuove opportunità. Nella foto, Marco Erba, areamanager Enterprise, responsabile dell’area vendita Mila-no Est (al centro) studia e analizza il proprio portafoglioclienti insieme a Mauro Pirillo, account manager (a de-stra) e a Pasquale Della Valle, system specialist.

Diverse e distinte tipologie di mercato, differenti offerte commerciali per specifiche e articolate esigenze.Competenza è la parola d’ordine, un prerequisito per la soddisfazione dei clienti, che passa dalla capacità di fornire sempre soluzioni su misura ai loro bisogni. Il prezioso ruolo delle tante figure coinvolte, con un unico comun denominatore: la promessa al cliente.

a cura di Luciano Capanna e Barbara Lucangeli fotografie di Fabrizio Ignesti, Rosanna Merola e Bruno Spiezia

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LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA30 BUSINESS 314 / 2010SINCRONIZZANDO

UN RUOLO DA CONSULENTIIl canale dei senior account assicura il presidio e lo svi-luppo dei migliori clienti Business per le soluzioni fisso,mobile e ICT: la vendita è prima di tutto relazione, consu-lenza e problem solving. Nella foto, Salvatore Aroldo, areamanager Business della sede di Napoli con Roberto Mila-no, Luisa Vicinanza, Vincenzo Cimmino, senior account.

LA GRANDE CLIENTELA Diversi interlocutori, i key account, project e service ma-nagement, presidiano la vendita Top, responsabili dellagestione dei rapporti commerciali con i grandi clienti delmercato Industria e Servizi, del mondo finanziario (ban-che e assicurazioni) e della Pubblica Amministrazionecentrale e sanità. Un gioco di squadra, l’account team, pergovernare business complessi, e raggiungere gli obiettivicommerciali a questi collegati, in un’ottica di cura delcliente, in una relazione di lungo periodo, col supporto deicolleghi di pre e post vendita. Da sinistra, Daniele Rugge-ri, Post Sales, Laura Domenichini, key account manager ePaolo Casnati, Project e Service Management.

LA COSTRUZIONE DI UNA VENDITATrasformare il 119 in un nuovo canale di vendita di prodot-ti broadband per l’acquisizione di nuove linee non è stataimpresa facile: da pionieri in terra inesplorata, una voltainiziato il viaggio non ci siamo più fermati. La continuaevoluzione di strategie per ampliare bouquet d’offerta emodalità di pagamento, con l’analisi delle performance edel miglioramento delle procedure, sono oggetto di unacostante condivisione tra HQ e le Aree Territoriali. Per co-struire, giorno dopo giorno, il futuro della nostra vendita. Da sinistra, Alfredo Bison, Gianluca Pini, Giuseppe Sgrò,Vincenzo Borrelli, Rossella Del Gaudio, Caterina Barberis.

SINTONIZZATI SULLE VENDITEMeeting di tre canali Consumer: Monobrand, Multibrand,e Grande Distribuzione che svolgono presidio commercia-le su circa 4.000 punti di vendita. Rispettivamente: Mono-brand, i PdV che commercializzano solo offerta e prodottiTIM-Telecom Italia; Multibrand, i negozi che ospitano piùgestori di telefonia; GD, i punti vendita caratterizzati dagrandi superfici ed elevata pedonabilità. Da sinistra, Mar-co Mozzoni, Luciano Ridolfi, Arturo Maresca, MarcellaRicciardello, Biagio Santoro, Gianluca Pelissero.

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LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA32 BUSINESS 334 / 2010SINCRONIZZANDO

DAL “CONTATTO” AL “CONTRATTO” Quando il cliente sceglie sulla nostra Vetrina telefonica(IVR), l’operatore diventa un “consulente commerciale”.Per soddisfare ogni esigenza: esplicita e anche implicita.Il tempo di una telefonata, per trovare, sempre, attraversoun atto di vendita, la soluzione ottimale: “una chiamata,una soluzione, una vendita”. Il 187 con i suoi 34 moduli Sa-les Broadband rappresenta circa l’80 per cento della pro-duzione del mondo Consumer Fisso. Nella foto, RominaScetto ed Emiliano Tricarico.

FRONT-END: DALLA PARTE DEL CLIENTEL’impegno costante di supervisor e agent nell’analizzareil bouquet d’offerta broadband per Acquisizioni Lorde da119, unito alla capacità di offrire una consulenza com-pleta nella scelta del cliente permette di concretizzarela vendita. Da sinistra, Federica Lombardi, agent, Moni-ca Petrini, agent, Maria Antonietta De Luca, agent, An-drea Cerrone, supervisor.

UNA PROMESSA A CUI CREDEREIl Supporto alle vendite cura le attività di pre e post ven-dita di tutti i canali commerciali, in termini di contrattua-lizzazione e successiva gestione del rapporto con i part-ner, l’assistenza ai venditori nella gestione degli ordini, lagestione amministrativa dei partner commerciali (dei cre-diti e dei pagamenti), la formazione della rete di venditainterna ed esterna e le attività di controllo della com-pliance commerciale. Nella foto, da sinistra, Stefania Fa-varo, Giancarlo Ferrante, Marco Bianchi, Federica Buc-ciarelli. Nascosta in fondo alla stanza si intravede Veroni-ca Badini mentre lavora al computer.

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LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA34 BUSINESS 354 / 2010SINCRONIZZANDO

ACCOGLIENZA IN GUANTI BIANCHI Ai clienti passati ad altri operatori che desiderano torna-re in Telecom Italia, il 187 ha dedicato 13 moduli Sales-Rientri. Consulenti esperti in grado di accogliere “con iguanti bianchi” il pregiatissimo cliente, coniugando lavocazione sale con il rispetto del contesto regolatorio. I colleghi della Coda Rientri di Frosinone3, da sinistra,Stefania Quadrini, Teresa Ciavardini, Simonetta Avoli (se-dute), Carmen Lombardo, Rossana Perugini, AlessandraDe Santis, Domenico Miccinilli, Agnese D’Emilio, Isabel-la Angelilli, Patrizia De Paulis, Patrizia Luciani, Fabio Sal-vatore, Sandro Giustini (in piedi).

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PASSEGGIANDO IN GALLERIA...

M ilano, venerdì 3 settembre2010 all’ora di colazione, Eli-sabetta (che non vuole svela-

re il suo cognome per ragioni di pri-vacy) entra nel negozio della Galle-ria per un problema di configura-zione del suo blackberry personale.Lavora in zona Duomo, è direttoredella filiale di una banca poco lonta-na. Non riceve la posta, né quellaprivata né quella dell’ufficio. Il ter-minale è suo personale, ma lo utiliz-za anche per lavoro, quindi, dice achi la accoglie “È un bel guaio, aiuta-temi!”. Poi aggiunge che è “unacliente TIM da molti anni”.A raccontarci com’è andato il primoapproccio e poi la successiva vendi-ta è Fabiana Longo, responsabile delnegozio. Fabiana è una giovane col-lega, anche se è in azienda già da 20anni ed è orgogliosa del suo negozioristrutturato di recente. Sostieneche dalla riapertura gli obiettivi so-no stati centrati con maggiore faci-lità. “Finalmente – spiega – il locale è

pieno di luce e riconoscibile anchegrazie al ‘biscotto’ luminoso con illogo TIM. Nei primissimi giorni delnew look parecchi frequentatoriabituali, quelli che lavorano in zonae che transitano in Galleria, entrava-no per guardare e per fare i compli-menti. E la forma, in questo caso, èdiventata sostanza: adesso viviamoappieno gli ampi spazi del negozio,accogliendo la clientela distribuitinelle tre isole demo”. Ma torniamoalla vicenda del direttore di banca edel suo blackberry. “Voglio premet-tere ai lettori di Sincronizzando – con-tinua Fabiana Longo – che questa èuna storia di cui abbiamo parlatotra noi perché alla fine si è trasfor-mata in una sorta di case study”.

Ad accogliere Elisabetta e a raccoglie-re i suoi problemi è Marina Filippetti,un’addetta alle vendite del negozioMilano 4, più conosciuto a Milano co-me flagship store, situato in Galleriain posizione strategica tra le grandifirme del lusso italiano e internazio-nale e con il nuovo look dal giugno2010. È proprio Marina a effettuareun primo intervento sulla configura-zione, le cose tornano a posto e ilblackberry funziona di nuovo. Ma lu-nedì 6 settembre si scopre che non èproprio così perché, di prima matti-na, Elisabetta torna in negozio per di-re: “Nonostante il vostro interventoho ancora lo stesso tipo di problema”.

Il cliente è stato rassicurato sul fattoche il problema sarebbe stato presoin carico e con l’invito, dopo aver la-sciato l’apparato, a ripassare duran-te la pausa pranzo. “Non è bello ve-der tornare una cliente in negozioper il medesimo problema ancorairrisolto e a quel punto anche senon avevamo venduto noi il black-berry, si trattava di ‘aiutare’ un ab-bonato TIM in difficoltà”, spiega Ma-rina Filippetti. Quella configurazio-ne continua a creare problemi suentrambe le caselle di posta dellacliente: quella personale e quella dilavoro. A quel punto entra in scenala collega Antonella Beda, anche leidello staff. Dopo alcuni tentativi diconfigurazione e la collaborazionedel referente Rim coinvolto nellostrano caso, lo smartphone ricomin-cia a lavorare come si deve.

“Il giorno dopo, martedì 7 settembre,quando vediamo rientrare in nego-zio la signora Elisabetta ci siamo qua-si allarmati – racconta Fabiana Longo– ma le sue prime parole, mentre siavvicina al bancone, ci stupiscono:“Visto che avete finalmente risoltouna situazione che mi ha creatoenormi disguidi per molto tempo eche lo avete fatto con estrema genti-lezza e partecipazione personale, eviste anche le promozioni che hoavuto modo di conoscere entrandopiù volte in negozio, ho convintomio marito e mio figlio a tornare inTIM”. “A quel punto – conclude la re-sponsabile – ci siamo fatti illustrareesigenze e abitudini dei due familia-ri e abbiamo immediatamente ac-quisito i due nuovi clienti”. q

Simona Vettrainofotografie di Sergio Fallucca

Il nostro negozio Milano 4 – completamenteristrutturato, strategicamente posizionatotra le grandi firme del lusso italiano e internazionale – ha risolto un problema di configurazione di un blackberry a un direttore di banca che, contento per il risultato, ha portato due nuovi clienti: marito e figlio.

FASE 1 - IL PROBLEMA FASE 2 - LA GESTIONE FASE 3 - LA SOLUZIONE

Tra luglio e agosto 2010 sono state atti-vate circa 1.700 carte prepagate, secon-do negozio per acquisizioni nell’areaNord Ovest dopo quello di Stazione Cen-trale. Nello stesso periodo sono statevendute oltre 600 Carte International e,vista l’alta “pedonabilità” del negozio,c’è stata una crescita consistente nelleattivazioni di carte TIMx a clienti italia-ni e Carte Etniche a clienti stranieri. C’ègrande richiesta anche delle microsimper l’iPad.

I RISULTATI DEL PUNTOVENDITA MILANO 4...

Fabiana Longo (responsabile), Maria-rosa Preziosa (shop manager), Anto-nella Beda, Rosa Buonanova, Vito Cle-mente, Marina Filippetti, Ida Frenda,Michele Russo, Laura Tallarico, Chia-ra Cardano.

...E LA SQUADRA

Sopra, Fabiana Longo.Nella pagina accanto, Rosa Buonanova e Mariarosa Preziosa

IN COSA POSSO ESSERLE UTILE?36 BUSINESS 374 / 2010SINCRONIZZANDO

• 33 punti vendita• 312 risorse • 280 addetti • 32 responsabili • 20 negozi rinnovati • 13 negozi da rinnovare

I NUMERI DEI NEGOZI

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sparenza al mercato rendendo pub-bliche le informazioni necessarie econsentire l’accesso alle risorse direte con prezzi orientati ai costi”.

Nello specifico, gli Impegniperseguono quattro obiettivi prin-cipali: parità di trattamento nell’ac-cesso, maggiore soddisfazione deiclienti finali attraverso lo sviluppo eil miglioramento della qualità dellarete e dei servizi, trasparenza sull’e-voluzione della rete fissa di accesso,mantenimento delle condizioniconcorrenziali nella transizioneverso le reti di nuova generazione.

“Il nostro compito – sinte-tizza Bellezza – consiste nel garan-tire, verso l’Autorità e il mercato,gli adempimenti previsti dagli Im-

pegni e mantenerli nel tempoorientando il sistema tecnico pro-duttivo dell’azienda verso un nuo-vo modello di comportamento, daadottare sia nei confronti dei no-stri clienti sia dei clienti degli altrioperatori. Il nostro è un continuolavoro di squadra e di coordina-mento che coinvolge circa trecentopersone appartenenti a diversestrutture aziendali e la nostra atti-vità è soggetta a verifica da partedell’Organo di Vigilanza, un comi-tato indipendente, previsto negliImpegni. Con la creazione di OpenAccess e l’adozione degli Impegni –sottolinea Bellezza – Telecom Italiaha optato per una scelta, volonta-ria e innovativa, che ha trovato ap-plicazione nel modello di separa-zione operativa della rete d’acces-

so: un modello regolamentare al-l’avanguardia, oggi considerato inEuropa una possibile ed efficace al-ternativa al modello di separazio-ne funzionale adottato da BT con lacreazione di Openreach.

Telecom Italia ha deciso di es-sere sempre un passo avanti. Si èspinta ben oltre la realizzazione for-male degli Impegni, per realizzareun mercato più competitivo, conminori barriere di accesso per glioperatori alternativi, maggiore sod-disfazione per il cliente finale e mi-nori vincoli regolamentari. Con lemisure adottate, contribuiamo allosviluppo di un mercato efficiente econcorrenziale: in Telecom Italia, l’E-quivalence non è un fatto ecceziona-le, ma è nel lavoro di ogni giorno”.

L’Organo di Vigilanza è un sog-getto interno a Telecom Italia,ma indipendente, istituito dal-

l’azienda d’intesa con l’Agcom e ope-rativo da aprile 2009 per promuove-re la migliore realizzazione degliImpegni assunti. Al fine di garantireil rispetto del principio di parità in-terna/esterna di trattamento nellafornitura dei servizi di accesso all’in-grosso, vigila sulla corretta esecuzio-ne degli Impegni stessi. L’OdV è parte integrante di un piùcomplessivo sistema di controlloche rappresenta un fattore innova-tivo assoluto nel panorama regola-mentare italiano ed europeo, in-sieme al britannico Openreach eal suo Organo di vigilanza. Fabri-zio Dalle Nogare, Segretario Gene-rale dell’OdV, illustra le principaliattività presidiate: “Innanzituttoverifichiamo, con periodica conti-nuità, l’effettiva e corretta esecu-zione degli Impegni nei tempi sta-biliti, attraverso un dialogo co-stante con la stessa Telecom Italia,l’Autorità e gli altri operatori. Inol-tre, anche su segnalazione di terzi,l’OdV verifica le eventuali violazio-ni, comunicandole all'Autoritàcon modalità e tempi previsti dalproprio Regolamento e adotta De-terminazioni e Raccomandazioniper una più corretta attuazionedegli Impegni e una sempre mag-giore trasparenza nell’accesso alleinfrastrutture di rete. L’Organo si

riunisce almeno una volta al mesee acquisisce da Telecom Italia leinformazioni necessarie allo svol-gimento delle proprie funzioni.Ogni tre mesi invia all'Agcom e aTelecom Italia una relazione con ilriscontro anche di eventuali irre-golarità. Ogni anno, l’OdV pubbli-ca la Relazione su attività svolte erisultati conseguiti. L’Organo –precisa Dalle Nogare – è un’entitàche, per la sua vicinanza alla realtàdell’azienda, è in grado di com-prenderla e di intervenire su di es-

sa in tempi relativamente conte-nuti, mantenendo al tempo stessopiena autonomia decisionale. Infi-ne – conclude – vorrei ricordare leparole di Franco Bernabè, pronun-ciate il 23 febbraio 2010 in occa-sione della presentazione dellaprima Relazione annuale: “L’istitu-zione dell’OdV rappresenta l’anel-lo di congiunzione tra la funzioneOpen Access, gli operatori alterna-tivi e l’azienda. Una disciplina cosìcomplessa e articolata come quel-la contenuta negli Impegni per

poter essere efficace doveva neces-sariamente essere accompagnatada un Organo che ne monitorassecostantemente il rispetto e chefosse in grado di segnalare possibi-li ostacoli e di indicare e suggerirepossibili soluzioni ai problemi ri-scontrati. E questo è quello che staavvenendo”. q

Barbara Lucangeliha collaborato

Francesca Dell’Orcofotografie di

Francesca Romana Mariani

QUANDO EQUIVALENZASIGNIFICA COMPETITIVITÀ

A CARTE SCOPERTE38 BUSINESS38 394 / 2010SINCRONIZZANDO

Sopra, da sinistra, Luca Regoli, Alessandro Mauro, Marco De Grandis, Mario Volpari, Fabrizio Dalle Nogare, Diana Stefani. Nella pagina accanto, da sinistra, Patrizia Ciampichetti, Alessandra Alvisini, Fabrizio Bellezza, Roberto Macina

Per completare il percorso intrapreso per conoscere e capiremeglio la posizione di Telecom Italia nel mercato delle

telecomunicazioni,affrontiamo il tema

market equivalence.Come si garantiscono

gli Impegni presi con la concorrenza.

T elecom Italia, preceduta in Eu-ropa solo da BT in Gran Breta-gna e da TeliaSonera in Svezia,

si è impegnata a garantire, sui servi-zi d’accesso, la parità di trattamen-to, tecnico e commerciale, agli ope-ratori concorrenti. L’azienda, perrafforzare tale principio, già conte-nuto nella delibera Agcom 152 del2002, ha istituito nel 2008 la fun-zione Open Access che fornisce iservizi di accesso sia ai clienti di Te-lecom Italia sia ai clienti degli ope-ratori alternativi e ha adottato 223“Impegni volontari” sui quali lavo-ra la funzione Equivalence.

“Nell’organizzazione di Tele-com Italia, Equivalence è una fun-zione ‘giovane’ – spiega il responsa-bile, Fabrizio Bellezza – ha poco me-no di due anni ed è figlia degli Impe-gni pro concorrenziali, ma i suoiprincipi ispiratori erano già presen-ti nella delibera 152. In sintesi, ga-rantire parità di trattamento allaconcorrenza significa adottare com-portamenti non discriminatori, ser-vire i clienti degli altri operatori co-me fossero i nostri, assicurare tra-

UN ARBITROIN GIACCA E CRAVATTAIl ruolo strategico dell’Organo di Vigilanza.

Le attività e i documenti dell’OdV sono consultabili a questo indirizzo:http://organodivigilanza.telecomitalia.it/ita/index.shtml

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smania di insicurezza nell’invoca-re la sua urgente necessità? C’è ilbisogno di ritrovare le passate cer-tezze di sistemi di produzione emercato garantiti dalla loro conti-nuità storica, sociale e culturale?Dalla stabilità dei loro contestiidentitari e delle loro gerarchie?Capiamoci: non metto in dubbiourgenza e necessità dell’innovazio-ne: sono le doti più sostanziali diun processo innovativo, già inqualche modo fatali nel momentostesso in cui l’innovazione emergee si afferma. Dico soltanto che diessa e delle sue qualità si può parla-re in modo critico. A patto che lacritica messa in campo non siaquella anti-tecnologica (ingredien-te del resto organico alla moder-nità, ai suoi versanti più ambigui ofondamentalisti) ma anzi riflettasulla natura tutta umana della tec-nologia. In essa non è da trovare lasua potenza ma appunto la sua im-mane gracilità terrena. Riguardoalla ideale corrispondenza tra lequalità oggi più avanzate della ICTe i mutamenti in ogni spaziaturareale e virtuale dei modi di faremondo, io non saprei dire altret-tanto bene di Aldo Bonomi (tra isuoi innumerevoli interventi si ve-da Reti tra flussi e luoghi nel numero3 di questa stessa rivista).

MEZZI DI COMUNICAZIONE E CIVILIZZAZIONETuttavia non il vero ma il giusto di-scorso da fare comincia propriodal punto in cui si vuole e si può di-mostrare che effettivamente l’in-novazione digitale dei mezzi di co-municazione va realizzandosi –con ben altra profondità ed esten-sione (in questo consiste la clamo-rosa dimensione delle reti che di-ciamo glocal, il suo rapporto inten-

sivo tra flussi e luoghi) – per rilan-ciare il ruolo assolto nella civiltàindustriale dai mezzi di trasportofisico e dalle macchine pesanti. Siparla qui della stessa capacità di ci-vilizzazione? O di un’altra forma dicivilizzazione? Si parla della ordi-naria capacità con cui l’innovazio-ne sino a oggi è andata perfezio-nando la civilizzazione attenendo-si rigorosamente ai suoi presuppo-sti moderni economico-politici?Cosa cambia – nella sostanza – nelpassaggio tra capitalismo classico,nazionale e imperialista, e capitali-smo di territorio, familiare o indi-viduale che si voglia dire? Badatebene, io non so dare una risposta aqueste domande, ma ritengo che laquestione non sia affiancare lo spi-rito delle innovazioni di rete bensìtentare risposte inaudite. Confessoche quando leggo o ascolto il lessi-co usato dagli attori sociali di cuioggi si serve la tecnicalità delle re-ti, è la zona più ordinaria ed espe-rienziale della telefonia mobile adapparirmi l’unica vera sponda incui mi sembrano avere un senso glislogan sulle politiche e economiedal basso che le piattaforme multi-mediali e interattive consentireb-bero. La società dell’ICT corre mol-to più rapida della società civile.Ma forse il magma psicosomaticodella gente comune sta lavorandosu una metamorfosi antropologicache non appartiene ai flussi e ailuoghi delle innovazioni con cui laglobalizzazione sta marciando sulmondo. La sua sommersa corpo-reità forse non è in sintonia con laloro capacità di civilizzazione. q

Alberto AbruzzeseMediologo, professore

di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi,

IULM, Milano

Come tematizzare la natura im-mane, grandiosa, dell’innova-zione? Per questo – per la sua

magnitudo – penso che sia questio-ne da sottrarre all’ottimismo concui si tende a parlarne e a farne ilfaro del presente e dell’avvenire.Semmai l’innovazione è – da sem-pre e ora più di prima – il mare del-l’esistenza umana, là dove ci sononavigatori e naufraghi, resi divisi ediversi da un solo incerto e fortu-noso destino. Altro che compiacer-si della liquidità che abitiamo! Es-sa è il segno ultimo e più calzante(ricordate il diluvio universale o lemetafore moderne del naufragio?)della nostra fragilità perenne esenza redenzione possibile, se nonper mezzo di quelle forme di sal-vezza che le religioni divine e lai-che, monoteiste e politeiste, stata-liste e consumiste, riescono a fin-gere, a immaginare e fare immagi-nare al di qua o al di là della vita edella sua consistenza corporea.Nella storia delle civiltà – sin dal-l’osso di bestia che una primordia-le intelligenza trasformò in arma(ricordate 2001 Odissea nello spa-zio?) – l’innovazione ha assuntomezzi e fini diversi, consentendo learti dell’abitare, le culture e coltu-re del territorio, le politiche del po-tere e della guerra, le strategie diurbanizzazione e i viaggi in terrastraniera, il perfezionamento dimacchine, processi di produzione,prodotti, bisogni e mercati. A ognipunto di questa catena di innova-zioni, l’invenzione non è stata sol-tanto il risultato di un salto cogni-tivo ma il frutto di negoziazioni so-ciali sulla funzione che una deter-minata innovazione avrebbe dovu-to assolvere in un determinato am-biente. E questo, l’ambiente, unavolta rinnovato, fatto avanzare spa-

zialmente e temporalmente, si è dasempre rivelato come esperienzadi dominio e di sopravvivenza delgenere umano in un quadro di di-suguaglianze e violenze variabileeppure costante.

TRAGEDIA DEL NOSTRO TEMPO?L’innovazione secondo alcuni filo-sofi non è che il ritorno perennedel sempre uguale. È una esagera-zione filosofica? Forse, ma è co-munque una utile riflessione. Un

antidoto per resistere alla aureoladi ottimismo che circonda i discor-si sull’innovazione. Possiamo direche questo ottimismo – termine ri-calcato su ottimo, lo stesso super-lativo di ottimizzazione – ha unaplurima vocazione: determinista,progressista, salvifica, edonista,ideologica, luddista, umanista evia dicendo. Comunque tutti ag-gettivi che è stata la modernità aperfezionare e inventare. Guardan-do con distacco alle routine men-tali che pesano su ogni nostro ruo-lo e ambiente – galatei professiona-li, obblighi e complicità manage-riali, protocolli e ordini di servizio,

etiche e stili di vita, capacità per-suasorie dei media – si può definirel’innovazione come la tragedia delnostro tempo. Perché tragedia? So-lo le strette visioni dello strumen-talismo funzionalista dei sistemimoderni hanno trasformato il con-flitto tra essere umano e destino inletteratura e fiction e non in un sa-pere professionale e politico dav-vero adeguato alla realtà del mon-do vissuto. Proprio ora che corresull’onda di una trasmutazione

tecnologica senza uguali per il ge-nere umano, per i suoi sistemi divita pubblici e privati, per le suepolitiche ed economie di rete, l’in-novazione si rivela drammatica-mente sospesa tra promesse e cata-strofi. Appunto il dilemma sempreconfigurato dal pensiero tragico,dalle sue capacità di rivelazione.

GLOBALIZZAZIONE E SUBALTERNITÀPerché partecipare al coro di quan-ti rilevano la necessità assoluta diinnovazione nei sistemi complessidella civiltà post-moderna dei regi-mi di globalizzazione, e che di con-

seguenza lamentano cause ed ef-fetti del ritardo con cui il sistemaItalia ha percepito e percepiscequesta necessità? Si può essere co-stretti a svolgere un ruolo subalter-no rispetto a sistemi di sviluppoche ci sovrastano grazie alle impo-nenti risorse che essi investono inricerca e formazione (non solo percostruire le macchine sempre piùimmateriali necessarie a una effet-tiva e operante net economy, maanche per realizzare le infrastrut-

ture mentali e culturali con cui far-le funzionare). Ma non dovremmocostringerci a essere subalterni alloro modo di sentire il mondo. Diconseguenza, non intendo percor-rere le scelte tematiche più preve-dibili e scontate. Non quella percui, in quanto mediologo, sareichiamato a esprimermi sul rappor-to tra comunicazione e innovazio-ne. Su questo piano, a parte il di-battito in corso sulla necessariacompatibilità tra contenuti e piat-taforme multimediali (tuttavia an-cora ben lontano da essere com-preso e accolto dai soggetti e appa-rati più tradizionali), c’è poco da

RISPOSTE INAUDITE D’INNOVAZIONE

dire di veramente significativo onuovo. Ben poco anche dal puntodi vista della evoluzione tecnolo-gica dei media. Cosa posso ag-giungere al continuo battage pub-blicitario che giorno per giornone fa l’informazione di settorequanto quella di consumo gene-ralista? Ma altrettanto poco c’è dadire sulle forme simboliche concui gli apparati dell’industria cul-turale di massa globali produco-no e diffondono l’immaginario

che fa da scenario e cornice allapercezione collettiva dell’innova-zione. Non potrei mai raggiungerel’eloquenza di un video, Hollywood:22 modi per distruggere New York, checircola su YouTube.

LINGUAGGI E SIGNIFICATOMentre i linguaggi della propagan-da scientifica, commerciale, socia-le e politica insistono sulle magni-fiche sorti delle innovazioni, sullaloro capacità di salvare il mondo,l’immaginario insiste invece su unpresente e futuro in cui il cuorestesso della civiltà – la metropoli –crolla in una catastrofe ambientale

senza uguali. Sino a oggi il difettoprogettuale dei modelli di svilup-po dei sistemi moderni è consisti-to nel separare il razionalismo del-le proprie scelte di contenuto dal-l’apparente irrazionalismo degliimmaginari che esso stesso produ-ce. Ecco, questo è il nodo da cuipartire per ragionare di innovazio-ne, un termine oggi tanto correnteda risultare sospetto. Se non altroperché, quando le parole – le reto-riche di cui ammantiamo l’innova-

zione – raggiungono una frequen-za così alta e quando la loro con-vergenza diviene obbligata, auto-matica, quasi un canone, significache il valore che esse vorrebberopromuovere sta invece svaporan-do, perdendo di significato.

QUALITÀ E APPROCCIO CRITICOL’enfasi sulla innovazione è coinci-sa con l’epocale rilevanza che le ri-sorse immateriali hanno acquisitorispetto alle risorse materiali a se-guito della crisi dei modelli di svi-luppo della società industriale edella conflittualità dei processi diglobalizzazione. C’è dunque una

Sopra, Alberto Abruzzese.In queste pagine, le fotografie realizzate daicolleghi Riccardo Adelini e Claudio Patrizi

LO SPECCHIO DELL’AZIENDA40 LA PAROLA AL SOCIOLOGO 414 / 2010SINCRONIZZANDO

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V i ricordate Enea che fugge da Troia in fiam-me portando sulle spalle l’anziano padreAnchise e tenendo per mano il figlio Asca-

nio? L’Enea del futuro, dicono i nostri demogra-fi, avrà sulle spalle il peso di quattro vecchi ge-nitori e nessun bimbo gli assicurerà, un giorno,di portarlo in salvo. Sì, la natalità in Italia va ma-luccio: ce ne accorgiamo quando, la domenicaal parco, invece delle voci dei bambini che gio-cano a nascondino sentiamo gli idiomi incom-prensibili delle badanti che, in gruppo, spingo-no le carrozzelle di vecchietti addormentati. E lo conferma l’Istat: in Italia oggi ci sono 143anziani ogni 100 giovani. L’invecchiamento, diper sé, non è certamente un male, anzi, perso-nalmente aspiro a diventare vecchissimo e lascienza mi darà una mano: tra le tecnologieche avranno maggiore impatto entro il 2025 ifuturologi americani di Global Trends 2025mettono al primo posto proprio le “bio-geron-to-tecnologie”, meraviglie che concorrerannoad aumentare anni e salute. Ma è chiaro che do-vremmo fare più figli (dovreste fare più figli: ione ho tre e considero compiuta la missione).

SCIENZA E TECNOLOGIAL’Europa invecchia – nel 2025 ci saranno 176 mi-lioni di europei con più di 65 anni – e non attirarisorse creative. Così, sullo scenario mondiale si affacciano gio-vani competenti e aggressivi: vengono dall’A-sia, dove si trovano cinque poli super-tecnolo-gici: Bangalore, Seul, Singapore, Tokyo e i di-stretti intorno a Pechino. Il caso forse più ecla-tante è quello dell’Indian Institute of Science(IIS) di Bangalore, nello Stato indiano del Kar-nataka, dove la selezione attinge da un enormeserbatoio di talenti, con oltre 30mila studentiche ogni anno si laureano in ingegneria. Intervistato da la Repubblicanel 2005, l’allora re-sponsabile della Supercomputer Educationdell’IIS, professor Soumitra Kumar Nandy – tor-

nato in patria dopo aver insegnato al MIT, aCambridge e al Politecnico di Delft – dichiara-va: “Harvard è la scelta di ripiego, per quelli chenon sono riusciti a entrare da noi”.L’avrà forse sparata grossa (che sia anche espertodi politica italiana?) ma il segnale era forte echiaro. La vecchia Europa non è stata a guardare,varando provvedimenti per aumentare la quotadi laureati in discipline tecnico-scientifiche. E in effetti stanno crescendo, ce ne sono dieciogni mille italiani, ma è ancora troppo poco(rimaniamo con la solita Grecia in fondo allaclassifica Ue). Inoltre più laureati non vuol direautomaticamente più ricerca: nel 2007 la spesaper questa voce era l’1,2 per cento del Pil, lonta-na dal traguardo europeo per il 2010 (3 percento). C’è pure un “indice di intensità brevet-tuale” che non capisco bene cosa voglia direma comunque, a detta degli esperti, è tra i piùbassi dell’Unione. Conseguenza: poche le im-prese che hanno saputo introdurre innovazio-ni. Ma nel 2009 la quota di aziende con almenodieci addetti connesse a internet tramite labanda larga ha raggiunto l’84 per cento. E quiandiamo un po’ meglio del dato europeo.

ITALIA = INNOVAZIONE?La diffusione della banda larga è senz’altro unbel segnale, ma come va il mercato IT? A legge-re il Rapporto Assinform 2010 c’è da farsi ac-capponare la pelle: “Nel 2009 l’Italia ha ap-profondito il ritardo tecnologico con gli altriPaesi registrando una contrazione dell’Infor-mation Technology tra le più consistenti, pariall’8,1 per cento, a fronte di una decrescita me-dia mondiale di circa 5,4”.Per uscire dalla crisi, sostiene Assinform, nonc’è scelta: dobbiamo riprendere a investire inIT: “Per questo occorre un’azione che sia un se-gnale chiaro di inversione di tendenza, antici-patore di una politica strategica per l’innova-zione e lo sviluppo”. Politica strategica per l’in-

SCENARIO42 COMMENTI 434 / 2010SINCRONIZZANDO

TALENTO O TENACIA?Conta più l’uno o l’altra? Innovatori si nasce o si diventa? E soprattutto la genialità si impara o è un’attitudine naturale? Le risposte in alcune analisi internazionali.

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SCENARIO44 COMMENTI

novazione: a che punto siamo? Boston Consul-ting Group (BCG) ha intervistato manager ditutto il mondo: l’83 per cento ritiene che l’inno-vazione sia fondamentale per uscire dalla crisi eper il 72 è tra le prime tre priorità dell’anno. Riccardo Monti di BCG ha spiegato a Il Sole 24 Orecome per l’Italia la situazione sia un po’ diversa:tutti (93 per cento) concordano su quanto l’in-novazione sia importante, importantissima! Ma solo per 6 su 10 è una priorità per il 2010.“Il rallentamento in Italia è legato a problemistrutturali – commenta Il Sole 24 Ore –. I giova-ni arrivano più lentamente e con più diffi-coltà nelle aziende: nel 2009 da noi si sonolaureati quattrocentomila studenti contro isettecentomila della Francia, e il 14 per centodei laureati non ha trovato lavoro entro i cin-que anni dalla laurea contro la media dell’11in Europa, comunque con uno stipendio infe-riore del 55 per cento”. “Occorre imparare a lavorare insieme – conclu-de Monti –. Se nel dopoguerra bastava il geniodi Corradino D’Ascanio per progettare la Vespa,oggi per costruire l’iPod serve il talento di deci-ne e decine di ingegneri, oltre alla mentalitàadatta per il lavoro di squadra”.

DA BAMBOCCIONI A FUORICLASSEIl tema – l’educazione alla creatività e all’inno-vazione lavorando in gruppo – diventa decisa-mente avvincente nelle mani di MalcolmGladwell, guru dell’informazione scientificaUsa. Nel suo ultimo libro, Outliers, uscito da noi

con il titolo Fuoriclasse. Storia naturale del succes-so, Gladwell si chiede: perché i Beatles sono unmito? Perché Bill Gates è straricco? Ovvio: sonodei geni. Per Gladwell non è così: i Beatles nonsarebbero mai diventati tali se non fossero sta-ti ingaggiati quasi per caso nei locali di Ambur-go dove suonavano per otto ore per sette serealla settimana, provando, sbagliando, conti-nuamente migliorando. “Tra il 1960 e gli ultimimesi del 1962 i Beatles si esibirono ad Ambur-go per 270 sere. Nel 1964, la prima volta che ar-rise loro il successo, avevano suonato dal vivocirca 1.200 volte. Oggi la maggioranza deigruppi non arriva a esibirsi per 1.200 volte intutta la carriera”. Come dire che la costanza èpiù rilevante del talento. “Il talento conta, cer-to, ma credo che sia sopravvalutato – ha rispo-sto Gladwell, intervistato da la Repubblica –. Sia-mo così presi dall’ammirarlo che non osservia-mo gli altri fattori determinanti: il carattere, lacostanza, l’ambiente culturale. Il vero successonasce solo in una situazione che lo rende possi-bile”. In altre parole bisogna trovarsi al postogiusto nel momento giusto (come arrivare al-l’Università del Michigan nel 1971 esattamen-te all’apertura del Centro informatico piùavanzato dell’epoca e scoprire un trucchettograzie al quale puoi stare al computer quantovuoi, invece dell’ora settimanale riservata aogni studente). Su questa base bisogna costrui-re con, mediamente, diecimila ore di pratica. Nelle quali si può sbagliare: “Quelli che diven-teranno fuoriclasse possono essere mediocri

lungo la strada per riuscirci. Se un talent scout ad Amburgo si fosse alzatoprima della fine del concerto rinunciando asegnalare quei quattro a una casa discograficanon avrebbe sbagliato. Che il talento sia visi-bile sotto una superficie trasparente è un’illu-sione. Lo vedi alla fine, quando sboccia. Deviaspettare”. Ciò che conta veramente è un complesso di fat-tori nel quale la scuola diventa cruciale quan-do riesce a favorire lo sviluppo delle qualità pe-culiari di ogni persona fin dalla più tenera età.“L’istruzione – conclude Gladwell – è la batta-glia chiave di ogni governo illuminato”. q

Mauro Broggi

ITALIA E... SCIENZA, TECNOLOGIA E INNOVAZIONE• Nel nostro Paese nel 2007 la spesa per ricerca e sviluppo incide per l’1,2 per cento del Pil.

Valore molto lontano dal traguardo fissato dalla Strategia di Lisbona per il 2010 (3 percento) e che colloca l’Italia agli ultimi posti della graduatoria delle principali econo-mie europee.

• Anche gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno) – 3,5ogni mille abitanti – sono sensibilmente al di sotto della media europea (4,7) e conforti disparità territoriali.

• Nel 2005 l’Italia ha presentato all’EPO (European Patent Office) quasi 4.600 richie-ste di brevetto. L’indice di intensità brevettuale, pur in crescita nell’ultimo quin-quennio, rimane tra i più bassi dell’UE15.

• Nel 2009 la quota di imprese italiane con almeno 10 addetti che si connette a internettramite la banda larga sfiora l’84 per cento (di poco al di sopra della media europea).

• Circa il 35 per cento delle imprese italiane ha introdotto innovazioni nel triennio2004-2006 – un valore inferiore a quello medio dell’Unione europea. Laspesa sostenuta per l’introduzione delle innovazioni è per circa il 70per cento concentrata in quattro regioni: Lombardia, Lazio, Piemonteed Emilia-Romagna.

• Nel 2007 il numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche è an-cora piuttosto basso (circa 12 ogni mille abitanti tra i 20 e i 29 anni) einferiore a quello medio europeo. Tuttavia, le disparità di genere sono inItalia meno accentuate rispetto a molti Paesi europei.

ITALIA E... ISTRUZIONE• Nel 2007 l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è pari al 3,7

per cento, ampiamente al di sotto della media dell’UE27 (5,1 per cento nel 2006).

• Nel 2008 il 47,2 per cento della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 an-ni ha conseguito come titolo di studio più elevato soltanto la licenza di scuo-la media inferiore, valore che – nel contesto europeo – colloca il nostro Pae-se distante dalla media UE27 (28,5 per cento), nelle peggiori posizioni insie-me a Spagna, Portogallo e Malta.

• Sempre nel 2008 la quota di giovani (18-24enni) con al più la licenza me-dia, che non ha concluso un corso di formazione professionale ricono-sciuto dalla Regione di durata superiore ai due anni, è pari al 19,7 percento e colloca il nostro Paese tra i peggiori posti della graduatoria UE27(media 14,9 per cento).

• Nello stesso anno il 76 per cento dei giovani italiani in età 20-24 anni ha con-seguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore.

• Nell’anno scolastico 2006/07 la quota di giovani che abbandona al primo anno gli studisuperiori, in genere senza completare l’obbligo formativo, è dell’11,4 per cento.

• Gli iscritti all’università sono in costante crescita e la loro consistenza è pari a circa il 41per cento dei giovani in età 19-25 anni.

Fonte: Noi Italia-IstatIl rapporto Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese, pubblicato dall’Istat a gennaio,

offre un quadro d’insieme su 18 settori di interesse che spaziano dall’economia alla cultura, dall’ambiente alle tecnologie, dal mercato del lavoro alla qualità della vita.

http://noi-italia.istat.it

454 / 2010SINCRONIZZANDO

ITALIA NEL... 2015-2050Previsioni della popolazione

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POSTA VIA MULOSiamo nel Kentucky, 1961. Nelle fattorie più sperdute la lettera ur-gente, il telegramma si consegnavano a dorso di cavallo, se andavabene, o di mulo come in questo caso.Inutile dire oggi quanto le email (e ora anche la PEC) abbiano ridot-to la necessità della busta affrancata e abbiano esploso nell’eterele nostre parole espresse su carta.

REPORTAGE46 COMMENTI 474 / 2010SINCRONIZZANDO

LUOGHIIMMATERIALILa banca, l’agenzia viaggi, la posta sono regni del servizio al cliente, per antonomasia. Senza dubbio ancoratial nostro immaginario visivo datatoVentesimo secolo. Oggi, nella culturadell’online, la loro fisicità perdeimportanza. In queste pagine un “come eravamo” degli anni Sessanta.

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BIGLIETTERIA AEREA Siamo negli Stati Uniti. Nella sala d’aspetto della compagnia EasternAir Lines si fa la fila per acquistare il biglietto. C’è da immaginare, vi-sto che i viaggiatori hanno le valigie con sé, che si tratti di un volo in-terno pronto a partire di lì a poco. Quasi fosse un viaggio in pullman.Oggi: destinazione, albergo, biglietto, prenotazione tutto si fa su in-ternet. I dépliant si scaricano sulla scrivania del computer in forma-to pdf. Di materiale restano solo i bagagli.

REPORTAGE48 COMMENTI 494 / 2010SINCRONIZZANDO

Page 25: SINCRONIZZANDO 4/2010 3 L’EDITORIALE · L’EDITORIALE I n questi ultimi mesi abbiamo aggiunto dei tasselli importanti al processo di rilan - cio di Telecom Italia avviato tre anni

BANCA DA FILMÈ l’agenzia della Bank of America all’interno di Disneyland, 1960. Par-ticolarmente suggestivo l’arredamento, la vecchia cassa sulla destra,l’abbigliamento degli impiegati come in un vecchio film di gangster!Oggi bonifici, pagamenti, estratti conto, tutto viaggia in sicurezza,ma sul web, direttamente dal pc di casa. Resta, nostalgico, il libret-to degli assegni!

REPORTAGE50 COMMENTI 514 / 2010SINCRONIZZANDO

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Oggi telefonare è la cosa più semplice delmondo, ma non è sempre stato così. Verso lafine dell’Ottocento, i primi ingombranti te-

lefoni erano azionati da una manovella e alla cen-trale una signorina riceveva il segnale di chiama-ta e commutava il collegamento con l’utente desi-derato. Quando il telefono cominciò a diffonder-si nelle case private lo scetticismo e la diffidenzaerano molto forti: appariva un po’ ridicolo chi siagitava a parlare da solo dentro una scatola di le-gno. D’altra parte il servizio offerto dalle societàtelefoniche non era dei più efficienti, e ne faceva-no le spese le “signorine” telefoniste, schernite etemute al tempo stesso. Queste ultime erano unconcentrato di novità e modernità: inauguravanoun nuovo tipo di attività nel settore dei “servizi” erompevano molti tabù legati alla condizione fem-minile parlando, notte e giorno, con sconosciuti. In Italia il telefono nasce a Milano il 30 dicembre1877 con l’attivazione della linea tra due appa-recchi che mettevano in contatto una casermadei pompieri con la stazione di Porta Veneziadella tranvia interurbana per Monza. A Roma invece il primo vero servizio telefonicoviene inaugurato nel 1881 con l’attivazione del-la linea numero 1 al signor Giovanni Uberti: en-tro la fine dell’anno gli abbonati saliranno a 900in tutta l’Italia. Da allora la passione degli italia-ni per l’uso del telefono proseguirà incessante-mente; il progresso scientifico-tecnologico, cele-brato anche da correnti artistico-letterarie comeil Futurismo, preconizzerà una nuova idea di li-bertà dell’uomo e del suo spazio, per l’abbatti-mento delle distanze, ora con il telefono e conl’automobile – di cui si cominciano a vedere iprimi esemplari – e poi con l’aeroplano! Nel 1911 si apre a Torino l’Esposizione Interna-zionale delle industrie e del lavoro, per celebrareil cinquantenario dell’Unificazione. La manife-stazione riscuote un enorme successo di visita-tori; un segno dei tempi che annuncia, tra gli an-ni Dieci e Venti, una tra le più importanti inno-vazioni della telefonia: all’adozione del sistema

di commutazione automatica si affianca l’appli-cazione del disco combinatore sull’apparecchiotelefonico. Finalmente si può comporre diretta-mente sul proprio apparecchio il numero di te-lefono di chi si vuole chiamare.

UN SISTEMA TUTTO DA COSTRUIRENel periodo tra le due guerre mondiali si co-struisce il sistema del servizio telefonico italia-no: simbolo di un benessere a cui ancora pochihanno accesso, rappresentato anche dalla sta-gione cinematografica dei “telefoni bianchi”.In questo periodo migliorano qualità e funzio-nalità degli apparecchi e degli impianti, si allun-gano i chilometri dei circuiti interurbani, com-paiono i primi apparecchi a moneta e dilagano iPosti Telefonici Pubblici che si trovano ovunque:in uffici postali, rivendite di sale e tabacchi, al-berghi, bar, farmacie, drogherie, stazioni ferro-viarie e capolinea dei tram. Qualche curiosità. A integrare gli Elenchi telefoni-ci nascono gli Avantielenco, pagine di avvertenze,regole, condizioni di abbonamento, tariffe, indi-rizzi e orari dei Posti Telefonici Pubblici. Qualchenorma fa sorridere: “è necessario che l’abbonatosi dia premura di rispondere subito al telefono...parlare con voce chiara e tono normale... non fareuso del telefono e non toccare apparecchi e fili du-rante un temporale... l’abbonato che si serve dellasua comunicazione per corrispondenze contro lamorale e l’ordine pubblico decade dall’abbona-mento...”. Nel 1928 a Torino l’Avantielenco dàinformazioni sui servizi speciali quali l’ora esatta,la sveglia, i ritardi dei treni, la segreteria telefoni-ca, il recapito di medici, ostetriche e farmacie, lecorse dei tram, i fatti di cronaca, gli avvenimentisportivi, i programmi teatrali, le previsioni deltempo, la viabilità e le estrazioni del Regio Lotto.

IL BOOM ECONOMICOSuperate le difficoltà della guerra e della ricostru-zione, il rilancio del sistema telefonico diventavolano di modernizzazione del Paese, avviato al

C’ERA UNA VOLTA52 COMMENTI 534 / 2010SINCRONIZZANDO

L’ITALIA UNITA DAL TELEFONO

A sinistra, operai addetti alla posa del cavo ligure-toscano, 1928

Come le telecomunicazioni sono diventate icona dello sviluppoeconomico, del costume e del design nel nostro Paese.

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C’ERA UNA VOLTA54 COMMENTI 554 / 2010SINCRONIZZANDO

Agli albori della telefonia i telefoni da muro e datavolo erano a batteria locale, in quanto alimen-tati da una batteria con due “cassette”: una perl’alimentazione del microfono e l'altra, con il ge-neratore di corrente alternata a manovella, perinviare il segnale di chiamata alla centrale. Tra i primi del Novecento e gli anni Dieci, l’utiliz-zo di un’unica grande batteria ubicata presso lacentrale telefonica, rese possibile la costruzionedi apparecchi telefonici semplificati dotati diuna sola “cassetta”. La fine degli anni Cinquanta segna un’importanteevoluzione: le allora società concessionarie (Sti-pel, Telve, Timo, Teti e Set) studiano insieme allefabbriche Siemens e Face un nuovo apparecchiochiamato Unificato.Si trattava di un telefono con base unica trasfor-mabile a piacere nel tipo da tavolo o da parete,tramite la sola sostituzione della cappa. Questo tipo di apparecchio, pur rinnovato nelleforme e nei colori, ebbe vita lunga e venne gra-dualmente sostituito nelle abitazioni solo verso lafine degli anni Settanta. Il telefono si fa anche complemento d’arredo e og-getto di design, realizzato da progettisti di fama: ilGrillo prodotto nel 1965 su progetto di Mario Zanu-so e Richard Sapper, vinse il prestigioso ricono-scimento Compasso d’oro e fu esposto al MoMA diNew York nel 1993. Altro telefono di design fu, ne-

gli anni successivi, il Cobra vincitore dello stessopremio e pure in mostra nelle esposizioni perma-nenti del MoMA. Nel corso degli anni Ottanta, la comparsa dell’ap-parecchio con tastiera digitale, attraverso l’ado-zione di circuiti in grado di generare impulsi com-pletamente elettronici, segna il passaggio dellatelefonia al sistema digitale.

L’adozione della tastiera consente la creazione emoltiplicazione di nuovi servizi telefonici auto-matici per l’utente; un’ulteriore evoluzione dellatecnologia digitale, a partire dalla fine degli anniOttanta, è la comparsa del display.Negli anni Novanta nasce anche il cordless, un te-lefono senza fili dipendente da un impianto princi-pale collegato via cavo alla rete telefonica.

QUESTO OGGETTODEL DESIDERIO!

decollo industriale. L’Italia del boom è unita dal-la teleselezione, che nell’ottobre del 1970 rag-giunge l’intera penisola (l’Italia è il primo Paeseeuropeo), collegando, sul filo degli affetti e degliaffari, tante “Italie” distanti tra loro geografica-mente ed economicamente. Importante contri-buto al superamento degli squilibri del Paese, iltelefono aveva rotto l’isolamento delle campa-gne e avvicinato le periferie. In una Italia caratte-rizzata da profonde trasformazioni economichee sociali, da fenomeni di urbanizzazione e mobi-lità interna, diffusione della scolarità, ma anchemutamenti dei modelli familiari, il telefono di-venta una presenza obbligata nelle case, l’irri-nunciabile filo che lega gli affetti, ma anche, co-me dice Italo Calvino, “lo strumento essenzialeper dar sfogo al bisogno di manifestare agli altrila nostra esistenza”. Anche la telefonia pubblicatrova una grande diffusione. Nuove icone sono lecabine telefoniche a gettone e il posto telefonicopubblico, che nei piccoli paesi di provincia di-venta l’avamposto della modernizzazione: neiluoghi di vacanza ne fanno uso i villeggianti maanche coloro che attendono le chiamate per il la-voro. Tra i ricordi di chi ha vissuto questa epocace ne è uno di cui forse i più giovani non hannosentito parlare. Nato negli anni Trenta, il duplexè stato l’incubo degli abbonati al telefono deglianni Cinquanta-Sessanta. Non tutti potevanopermettersi una linea tutta per sé, la maggioran-za usava il sistema di condivisione della linea,per cui quando un utente doveva fare una telefo-nata poteva trovare l’apparecchio isolato perchélo stavano usando gli altri. Si correva dai viciniper avvertire che occorreva la linea per una que-stione urgentissima. I vicini facevano la stessa co-sa e tutti erano convinti che i loro partner di du-

Sopra, le operatrici del posto telefonico pubblico della stazione Porta Nuova di Torino, 1967.In alto, a sinistra, una foto del collega Alessandro Maria Martino che ha scattato questa immagine a Monte Sant’Angelo con una Nikon F2 con Photomic su pellicola Ilford FP4, un giorno del gennaio 1981 mentre accompagnava il papà consulentelegale dell’Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo.Nella pagina accanto, da sinistra, apparecchio telefonico Siemens a batteria locale con manovella, anni Dieci; apparecchio telefonico a batteria centrale Western Electrical da tavolo a colonna, anni Dieci; vari modelli a colori presentati nella campagna pubblicitaria Perché correre? Chiedete alla SIP il telefono in ogni stanza, 1968

plex fossero dei maniaci della cornetta. Nel 1976la SIP comincia a stampare le carte telefonicheche raggiungono una grande diffusione (140 mi-lioni nel 1993) e diventano oggetto di collezione:vengono battute all’asta, nascono club, rivistespecializzate con apposite rubriche e cataloghicon le quotazioni. Tra le chicche dei collezionistici sono nel 1990 le carte paesaggistiche e la serieper i Mondiali di calcio Italia ’90.

E POI...Alla fine degli anni Ottanta si aprono nuovi scena-ri per le telecomunicazioni grazie alla digitalizza-

zione dell’informazione: i contenuti sono tradot-ti in codifiche numeriche per essere trasmessi,tanto che si parla di “società dell’informazione”. Sul versante tecnologico negli anni Novanta sisostituiscono le pesanti centrali di commutazio-ne elettromeccaniche con quelle elettroniche,molto più affidabili. La nuova centrale rende possibile la trasmissio-ne del segnale telefonico con maggiore precisio-ne, con minori costi di manutenzione e minoreingombro, vantaggio rilevante soprattutto neigrandi centri urbani. Per gli utenti è l’epoca delfax e della segreteria telefonica a cui faranno se-guito il telefono cellulare e internet, ma questo èmateriale per un’altra puntata... q

Francesca ImpecoraRemigio Somma

fotografie Archivio Storico Telecom Italia

Patrizia Valfrè

Alessandro Maria M

artino

Page 28: SINCRONIZZANDO 4/2010 3 L’EDITORIALE · L’EDITORIALE I n questi ultimi mesi abbiamo aggiunto dei tasselli importanti al processo di rilan - cio di Telecom Italia avviato tre anni

I l mondo è bello perché è vario.Ogni azienda, al pari di tuttiquanti i gruppi umani, sviluppa

un proprio gergo e proprie moda-lità di comunicazione assoluta-mente originali, che in qualche mo-do hanno anche la funzione di ga-rantire una più forte coesione in-terna e una più precisa identità algruppo stesso. Codici, linguaggi, sigle e registri co-municativi sono quindi un patri-monio preziosissimo nella culturadi un’azienda. Ma possono rappre-sentare anche un bel problema.Prendiamo il caso di una giovaneoperatrice di un call center che, arri-vata a casa, annuncia trionfalmenteal partner: “Oggi sono stata boddiz-zata!”. Immediata reazione di scon-certo e preoccupazione da parte delpartner, che subito penserà a qual-cosa di bruttissimo, un affresco con-fuso tra la violenza sessuale e ilmobbing... E giù con abbracci con-solatori e rabbiose denunce, mentrea essere sconcertata a questo puntoè lei... Ci vorrà più di uno sforzo perchiarire il malinteso, questo è certo!“Boddizzare” è il neologismo che in-dica l’essere entrati a far parte delprogramma BOD (Back Office Di-stribuito) in alternanza ai tempi dilavoro in cuffia.

UN SISTEMA VIVO E IN EVOLUZIONEIntendiamoci, non si vuole esserepuristi della lingua. Al seguito dimolti eminenti studiosi, credo cheil linguaggio sia un sistema vivo ein evoluzione, capace di registrarele mille novità di una realtà checambia di continuo e inesorabil-mente. Suppongo che l’elasticità diun linguaggio sia un’enorme fortu-na: pensate quanto sarebbe para-dossale un linguaggio che rimanes-

se senza parole! Il problema nonsta qui, e neppure nel fatto che al-cuni neologismi possano risultareforzati o di cattivo gusto. Sta piutto-sto nella loro tendenza, pressochéinesorabile, a diventare modalitàautomatiche di espressione. È come se sigle ed espressioni ger-gali, una volta sentite e risentitenei corridoi aziendali, dette e ridet-te fra colleghi, “scivolassero” al li-vello del linguaggio comune, quel-lo che si parla (o si scrive) fuori dal-l’azienda. C’è di più: alcune sigle adalto contenuto tecnico (quasi sem-pre acronimi inglesi) sono del tut-

to incomprensibili a colleghi che,pur nella stessa azienda, fanno unaltro mestiere.Troppo facilmente supponiamoche i nostri interlocutori all’inter-no dell’azienda capiscano il nostrogergo zeppo di sigle e di inglesismi.So per esperienza che non è semprevero. “Chiederà!”, voi direte... Mastate sottovalutando il potere dellavergogna, per cui solo pochi ose-ranno chiedervi: “Scusa, cosa vuoldire?”, per timore di risultare ina-deguati o sprovveduti ai vostri oc-chi. Si può andare avanti anni senzaconoscere il preciso significato di

una sigla, arrivando addirittura autilizzarla noi stessi con grandescioltezza. Mai successo?La situazione può diventare ancorapiù imbarazzante per chi provienedall’esterno e si trova catapultatonel gergo aziendale. Da consulente,si tratta di una situazione assai fre-quente, con il vantaggio che chinon è “di casa” si fa normalmentemeno scrupolo a chiedere spiega-zioni se non capisce qualcosa.

IL DOVERE DELLA CHIAREZZAMa attenzione: il dovere della chia-rezza sta a chi comunica, come più

volte richiamato nei precedenti nu-meri di questa rivista. Non possopresumere che l’altro capisca tuttoquello che dico solo perché sonoabituato a dirlo così, e questo valein particolare per tutto ciò che nonfa parte del linguaggio comune ediffuso: sigle, inglesismi, espressio-ni gergali e “modi di dire”.Più che sulla loro opportunità (“Èbuona cosa utilizzarli?”) c’è forseda interrogarsi sulla loro “ragiond’essere” (“Perché li usiamo?”). Cre-do si possano individuare una seriedi ragioni per cui, spesso inconsa-pevolmente e attraverso meccani-smi automatici, finiamo con l’uti-lizzare il gergo aziendale, con il ri-schio di perdere in chiarezza. Provo a elencarne alcune, senzapretesa di esaustività:• appartenenza: il gergo aziendalediventa il mio linguaggio perchénella mia azienda si parla così etutti ci capiamo (permettetemiperò una provocazione: ne siamocosì sicuri?);

• sintesi e brevità: il mondo delle si-gle in particolare ci consente di ac-corciare i tempi della comunica-zione, e con i nostri ritmi di lavoropiù tempo risparmiamo, meglio è;

• immagine: i termini e le espres-sioni inglesi sembrano “darci untono” di nuovo e di giovanile.Una segretaria che mi informache all’arrivo in aeroporto tro-verò “lo shuttle che la condurràalla location della convention”non suona allo stesso modo di unsuperato “la navetta che la con-durrà al luogo dell’incontro”. An-cora meglio, piuttosto che “sce-gliere”, molto più attuale “farecherry picking”. E per ringiovani-re espressioni che risulterebberoantiquate tipo “emanare una di-rettiva”, dall’ufficio ci informano

che “la policy è stata deployata”(con un ardito esercizio di “ibri-do” dall’inglese di cui siamo ca-paci solo noi italiani!);

• non chiarezza voluta: sigle edespressioni gergali ci mettono alriparo nel momento in cui, per ra-gioni tra le più varie, scegliamo dinon essere completamente chiarinella comunicazione. In tempi diprofonde trasformazioni interne,fa più gioco dire al proprio inter-locutore che oggi lavori “nel pro-getto Pippo”, lasciando aleggiareun’aura di mistero intorno allatua nuova professione, piuttostoche dirgli che fai il tal mestiere atutti chiaro.

Spesso è solo la consuetudine a go-vernare il nostro modo di comunica-re. Ma se crediamo che la chiarezzasia alla base dell’efficacia della nostracomunicazione, dobbiamo essere ingrado di fare un passo indietro echiederci se, mentre parliamo o scri-viamo, siamo pienamente compren-

sibili, al di là di ogni ragionevoledubbio. È un’operazione che ci aiutaa far saltare quegli automatismi chepossono generare incomprensioni efraintendimenti (qualche volta consorprendenti “effetti a catena”).Parola d’ordine: massima chiarezza!Un pensiero conclusivo: insidiosepossono essere non solamente le si-gle, gli inglesismi, le espressionigergali, i modi di dire, ma anche esoprattutto il registro di comunica-zione che un’azienda adotta erinforza come proprio. Pensate alpolitichese che tutto confonde eoscura in un mare di parole incom-prensibili ai più, ma anche al for-malismo un po’ burocratico dellecomunicazioni ufficiali in azienda. Anche in questi casi c’è da chiedersise non sarebbe più utile a tutti pro-vare a chiamare le cose con il loronome, senza troppi fronzoli. q

Maguy ViscardiSattva Consulting

fotografie di Luigi Chiriaco

IN PRINCIPIO ERA IL LATINORUM

Il modo di parlaredell’avvocato

Azzeccagarbuglidisorienta e

soprattutto allontanal’onesto Renzo.

Dal Manzoni in poivediamo quanto unlinguaggio contorto,anche in azienda,

danneggi chiarezza ed efficacia dellacomunicazione.

QUESTIONE DI STILE56 COMMENTI 574 / 2010SINCRONIZZANDO

Sopra, Maguy Viscardi.In queste pagine, le api, esperte in comunicazione, riescono a inviarsimessaggi grazie a micromovimenti

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ECOSISTEMA58 MONDO 594 / 2010SINCRONIZZANDO

Quale obiettivo può essere piùinteressante per un’aziendache contribuire allo sviluppo

tecnologico del proprio Paese? Co-me è possibile sostenere la digitaliz-zazione nazionale, migliorando iprocessi dell’amministrazione pub-blica, delle imprese e della sanità,con un’attenzione particolare al ter-ritorio e alle categorie deboli? Ciòche un tempo sarebbe apparso co-me un sogno o un’utopia, oggi è tec-nicamente possibile anche grazie auna famiglia di servizi, denominatiSmart Services, con soluzioni e appli-cazioni assolutamente innovative. Come ha affermato recentementeOscar Cicchetti responsabile Tech-nology & Operations: “Un serviziofunziona quando è semplice, linea-re, ben disegnato e risponde ai fab-bisogni reali. In questo caso è unservizio che migliora la vita”. Gli Smart Services hanno ricevuto ilriconoscimento ufficiale del Mini-stero per la Pubblica Amministra-zione e Innovazione nel dicembre2008 nel Piano di e-government2012: “per lo sviluppo delle tecno-logie innovative, per rendere più ef-ficiente la PA ed erogare servizi divalore aggiunto ai cittadini”. Una famiglia di servizi che coniuga-no la semplicità di fruizione del ser-vizio con la facilità di installazione,attraverso l’uso di una connettivitàa basso impatto e non invasiva, ma

che anzi valorizza le infrastruttureesistenti. Come ci spiega AndreaCosta, responsabile Vertical Marke-ting & Smart Services, in Area Pu-blic Sector, gli Smart Services e le So-luzioni Verticali si orientano versola sanità digitale e la gestione terri-toriale integrata che, insieme allasemplificazione burocratica degliuffici della Pubblica Amministra-zione, compongono i tre grandi fi-loni della digitalizzazione e infor-matizzazione nazionale.

IL SISTEMA SALUTE “In un processo di innovazione sa-nitaria nazionale che ancora tarda asvilupparsi, – afferma Costa – Tele-com Italia, grazie ai servizi di SmartInclusion, può giocare un ruolo chia-ve e complementare alla medicinagenerale, offrendo servizi di sanitàdigitale e inserendosi in un proget-to di respiro europeo, in collabora-zione con il CNR e il Ministero del-la Pubblica Amministrazione e del-l’Innovazione”. Per la prima volta inItalia, infatti, su un’unica piattafor-ma tecnologica sono integrati ser-vizi di teledidattica, intrattenimen-to e gestione dei dati clinici, con-sentendo ai bambini lungodegenti

di partecipare alla vita sociale, col-legandosi con il mondo esterno inmodo semplice e immediato e per-mettendo al personale sanitario didisporre di strumenti evoluti a sup-porto dei processi di cura.Un anno fa, a febbraio, il progettopilota di Smart Inclusion è stato pre-sentato al Policlinico S. Orsola-Mal-pighi di Bologna dal ministro Re-nato Brunetta e si sono poi aggiun-ti l’Ospedale Bambino Gesù di Ro-ma, l’Azienda Ospedaliera Meyer diFirenze, l’Ospedale Infantile Regi-na Margherita di Torino, l’AziendaOspedaliera di Padova, l’Istituto“Giannina Gaslini” Ospedale Pedia-trico di Genova e la FondazioneIRCCS Policlinico San Matteo, a Pa-via. L’obiettivo è di estendere il pro-getto a tutti gli ospedali italianicon reparti oncologici infantili. Proprio in virtù dei requisiti di in-novazione e semplicità d’uso, recen-temente il progetto Smart Inclusion èstato valutato e inserito come unadelle buone prassi adottate in Italianell’ambito del progetto europeoDisability and Social Exclusion conil sostegno del Ministero del Lavoroe delle Politiche sociali.

LA GESTIONE INTEGRATA DEL TERRITORIO L’altro caposaldo è rappresentato daquello che Costa definisce con con-

vinzione “il cuore degli Smart Servi-ces”, ovvero i servizi di gestione terri-toriale integrata. “Ecco il vero nostrofattore differenziante rispetto aglialtri gestori: il presidio della cliente-la su tutto il territorio. L’azienda stacreando le condizioni affinché l’au-tonomia amministrativa di Regionie Comuni sia supportata da criteri diefficienza e di autofinanziamento,in una visione che ha soluzioni abasso impatto e modelli che parto-no dal contenimento dei costi e por-tano alla diffusione dei servizi digi-tali a cittadini e imprese”.A fianco degli Smart Services, un’altradirettrice di sviluppo è costituitadalla semplificazione dei processiamministrativi della pubblica am-ministrazione centrale e perifericaabilitata dalle nuove tecnologie. Telecom Italia abilita e allo stessotempo commercializza servizi, nel-la consapevolezza di imprimere alPaese la svolta digitale. “Se l’obiettivo finale comune al set-tore pubblico e privato è la digita-lizzazione del Paese e il supera-mento del gap tecnologico – con-clude Costa – Telecom Italia è ingrado di completare con le suepiattaforme di rete l’offerta di IT dinuova generazione. In fondo, è lasomma che fa il totale!”. q

Cinzia Esposito

Con Smart Services,Telecom Italia

sostiene lo sviluppodigitale del Paese, aumentando lacompetitività diamministrazioni,imprese e sanità, a beneficio del

territorio e di unasempre maggiore

sostenibilitàambientale.

AL FIANCO DEL CITTADINO

LE CITTÀ INTELLIGENTI

Paolo Aureli, nella foto, responsabile Rapporti con leRegioni e gli Enti Locali, spiega come sul territorio, inparticolare a livello comunale, si stiano concretizzandoprogetti e iniziative molto articolate di “città Intelligen-ti”. “Un esempio per tutti è la recente candidatura dellacittà di Genova come Smart City italiana a livello euro-peo, che ha raccolto attorno a questa iniziativa più di 60adesioni (da parte di: istituzioni, industrie, centri di ri-cerca, università, per esempio) compresa quella di Tele-com Italia. La sensibilità dei Comuni verso i temi dell’ef-ficienza energetica sta aumentando in modo significati-vo. A oggi ben 620 Comuni italiani hanno aderito al Patto dei Sindaci (l’iniziativa av-viata dall’Unione europea per coinvolgere le realtà locali nel raggiungimento degliobiettivi in materia di energia sostenibile definiti per il 2020). In questo scenario dispinta all’adozione di “soluzioni Green” da parte dei Comuni, si colloca l’ampiagamma degli Smart Services di Telecom Italia che, da un lato, costituiscono unostrumento funzionale mirato all’efficienza energetica e, dall’altro, diventano gli abi-litatori tecnologici per trasformare le reti di illuminazione pubblica in un’infrastrut-tura che permette ai Comuni di erogare nuovi servizi alla collettività. Seguendo que-sto orientamento, in collaborazione con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italia-ni, abbiamo recentemente promosso l’apertura di un laboratorio con l’obiettivo dielaborare e fornire ai Comuni contributi a supporto dei progetti Smart City sui temidi pianificazione e programmazione, fonti di finanziamento, normativa di riferimen-to nazionale e comunitaria, tecnologie e servizi alla collettività.”

Sopra, da sinistra, Andrea Costa e Paolo Aureli.Nel disegno, una ricostruzione di Smart Inclusion, che consente in tempo reale ai bambini in ospedale di seguire da remoto le lezioni che si svolgono a scuola (vedi Sincronizzando numero 2-2010, pagina 12)

Francesco Sabetti

Giuseppe Di Lorenzo

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D isegnatori di architetture di rete, sviluppato-ri, pianificatori, progettisti, in gergo “retaio-li”. Esploriamo il mondo lavorativo di circa

mille colleghi che attualmente lavorano alla fun-zione Network Development, per meglio capirecome si progetta una rete di comunicazione.È nota a tutti la frenetica rapidità con cui evolvo-no le telecomunicazioni. La continua innovazio-ne comporta necessariamente un cambiamentodi competenze, prestazioni, punti di attenzionerichiesti a coloro che creano, progettano, miglio-rano, ottimizzano l’infrastruttura di rete: i pro-gettisti di rete. Se anni fa lo sviluppatore era un“disegnatore-ragioniere della tecnologia”, ovveroun grande esperto puntuale delle normative tec-nologiche o trasmissive o di commutazione, oggiè, per così dire, un “tecnico creativo”, che proget-ta la rete in una logica end-to-end, avendo benpresente anche la dimensione economica e ge-stionale di ciò che sta progettando. “I nostri svi-luppatori di rete – precisa Stefano Nocentini, re-sponsabile Network – gestiscono un budget an-nuo di circa 300 milioni di euro e quindi sempre

più, rispetto al passato, a loro si richiedono an-che forti competenze amministrative. Una sceltatecnologica in rete è vincente, non solo perché èall’avanguardia, perché per esempio consente ditrasportare quantità di bit sempre maggiori, maanche perché garantisce efficienza alla NetworkMaintenance. Il progettista non ha solo il compi-to di creare la rete per soddisfare le esigenze in-crementali di traffico o di servizio richieste dainostri clienti, ma deve soprattutto innovare perridurre i costi di gestione della rete stessa”.

PIÙ TESTA E MENO FERRO Prossimamente inizierà la progressiva riduzio-ne del numero delle centrali: dalle 10.000 at-tuali, entro il 2020, ovviamente procedendoper gradi, si arriverà ad averne attive circa unmigliaio; questo è frutto dell’inevitabile rinno-vo infrastrutturale che l’evoluzione tecnologi-ca comporta. “Nel medio periodo – continua Nocentini – pre-vediamo di dispiegare, anche in strada, gliMSAN, nuovi apparti con grandi potenzialità, ingrado di assicurare tutti quei servizi che attual-mente vengono erogati su differenti tecnologie,da quella POTS a quelle xDSL, a loro volta gestitida differenti apparati. Questi nuovi oggetti inte-

grati, come gli OLTprevisti per la Next Ge-neration Network infibra ottica, ben si spo-sano con l’obiettivo di rinnovare l’intera archi-tettura di rete di Telecom Italia. In questo modosi evita che siano ancora in funzione piastre cheabbiano più di venti anni, e si riduce anche l’oc-cupazione di spazi in centrale e progressivamen-te il loro stesso numero. Il tutto nella logica didispiegare una snella rete All IP Ultrabroadbandsempre più efficiente che garantisca l’abbatti-mento del digital divide e, al contempo, di ridurrela spesa energetica per il condizionamento deilocali di centrale, voce che a oggi grava molto sulbilancio aziendale”.

SULLE NUVOLE HI-TECH Nel nome della “sacra” customer satisfaction, aiprogettisti di rete non solo si richiede di analiz-zare il traffico, di dismettere obsolete tecnologiesenza creare discontinuità di servizio e di saperoperare al meglio in sinergia con i vendor e le al-tre funzioni aziendali, in primis Open Access eTechnical Infrastructures, ma anche di andareoltre... a onor di metafora, sulle nuvole!“Sempre di più – prosegue Nocentini – saranno

richieste competenze di matrice Information Te-chnology per la progettazione di rete: mi riferi-sco al nostro impegno per il prossimo ammoder-namento dei data center, vero punto di aggrega-zione delle informazioni. Come nella rete voceabbiamo gli SGU e nella rete broadband i 32 POP,dove si concentrano tutti i flussi, nella rete futu-ra basata sul cloud computing, i data center diven-teranno i veri snodi nevralgici della rete, con cuigli sviluppatori dovranno cimentarsi”.

IL SOGNO MOBILEPer la rete mobile che oggi si dipana su circa15.000 siti, le sfide future dei progettisti di rete siarticolano sull’ammodernamento della rete 2Ge 3G e sulla predisposizione delle nuove stazioniradio base ultrabroadband per il 4G, altrimentidetto Long Term Evolution (LTE).“I progettisti del mobile – conclude Nocentini – acui si deve il merito di aver assicurato all’85 percento della nostra popolazione la copertura 3G,sono sempre più dei tecno-manager che, con for-ti capacità relazionali, realizzano progetti su cuilavorano squadre interdisciplinari, non solo per-ché vengono coinvolte persone di strutture diffe-renti da Network, ma anche perché si lavora go-mito a gomito con progettisti di altri operatori.Nel macro progetto Dream Mobile infatti i nostrisviluppatori, insieme a quelli di Wind, Vodafonee 3, stanno mettendo a punto la condivisione deinostri siti mobili, il che comporta una buonaflessibilità ed elasticità mentale, che appena 2-3anni fa non era neppure ipotizzabile”. Compe-tenze tecniche sempre aggiornate, creatività, at-tenzione agli aspetti economici, cura delle pro-blematiche di gestione, tutela dei bisogni delcliente... quindi, non solo “retaioli”. q

Michela Billottifotografie Archivio Storico Telecom Italia

MESTIERI IERI OGGI DOMANI60 MONDO 614 / 2010SINCRONIZZANDO

Quali le caratteristiche professionali dei progettisti? Come è cambiato negli anni

questo modo di lavorare? E le sfide all’orizzonte?Quattro chiacchiere con Stefano Nocentini,responsabile Network e la testimonianza

di tre colleghi che vivono sul campo questosviluppo nel fisso e nel mobile.

GLI ARCHITETTIDELLA RETE

A sinistra, il reparto cartografia di Padova, 1992.In alto, Stefano Nocentini.Nella pagina accanto, i disegnatori alla SIP di Torino, 1964

GLOSSARIO

• POTS: Plain Old Telephone Service il tradizionale“vecchio“ servizio telefonico analogico.

• OLT: Optical Line Termination, la parte terminaledella fibra ottica.

• SGU: Stadio di Gruppo Urbano, una centrale telefo-nica “cittadina”.

• POP: Point Of Presence, punto di connessione fisi-ca tra reti di telecomunicazione.

• MSAN: Multi Service Access Node, un apparato in-tegrato che connette le linee telefoniche dei singo-li clienti alla core network.

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Da 22 anni in azienda MaurizioTrotta, perito elettronico, ha vissu-to e vive giorno per giorno l’evolu-zione delle centrali telefoniche. “Daquando ero un giovane tecnico nellecentrali di commutazione elettro-meccaniche, a oggi non ho mai cono-sciuto momenti di noia... anzi! Ricor-do ancora la frenesia degli anni No-vanta quando con gli altri progettistidi commutazione, una vera famiglia,abbiamo trasformato le vecchie cen-trali elettromeccaniche in quelle di-gitali!”. Usa spesso il termine “fami-glia”, “tutti noi della progettazione”per evidenziare come questo lavoronon lo si impari tanto leggendo dicontinuo le innumerevoli norme esi-stenti, ma soprattutto facendo squa-dra e “tenendo di gran conto l’espe-

rienza pratica quotidiana”. Definisceil progettista come un “traghettato-re”, ovvero un profondo conoscitoredelle tecnologie, che deve valutarequello che già è in campo, quello chec’è da fare sulla base dei nuovi pro-grammi aziendali, per scegliere quel-le soluzioni tecnico-economiche direte meglio adatte a erogare quel da-to servizio. “Il nostro lavoro – conti-nua Trotta – è guardare al futuro, sen-za mai trascurare il passato e fare inmodo che tutto avvenga in sinergia,spesso operando integrazioni tecno-logiche in attesa che il ‘vecchio’ gra-datamente lasci il posto al nuovo...passaggio questo che, negli ultimianni con la velocità con cui avvienel’innovazione tecnologica, si sta fa-cendo sempre più dinamico”.

Ingegnere elettronico, dal 2004 re-sponsabile Core & Transport per ilCentro Italia, si dibatte quotidiana-mente tra molteplici riunioni con ladeterminazione di “voler identifica-re, grazie a un coeso lavoro di squa-dra tra varie funzioni aziendali, lamiglior soluzione per progetti di re-te funzionali, scalabili, adattabili, ge-stibili e, soprattutto, economici!”.Sviluppare una nuova rete, o meglio,innovare quella già in essere, è perlui come dare ogni volta il via ai lavo-ri di ristrutturazione di casa.“Nel senso che se molto più sempli-ce è costruire partendo da zero, piùarticolato, complesso e sfidante èammodernare il preesistente... ga-rantendo che tutto funzioni sem-pre e al meglio”. Con questa logicasi muove per progettare nuovi im-pianti di rete o per sviluppare, di-

IERI - MAURIZIO TROTTA OGGI - MICHELE PICCA

smettendo gli edifici di centrale,l’accorpamento dei vari apparati inaltri locali più piccoli. “Non si trattadi un semplice trasloco di pezzi diferro, ma di una vera e propria ri-progettazione delle funzionalità diquesti apparati, in modo da soddi-sfare le nuove esigenze di maggiorbanda che la clientela oggi richie-de”. Per far ciò è essenziale conosce-re nel dettaglio, non solo le norma-tive e le banche dati aziendali, maanche le caratteristiche tecniche eprestazionali dei singoli apparati:da quelli già in campo, a quelli scel-ti ex novo, perciò “l’aggiornamentocontinuo è fondamentale, così co-me lavorare in stretta cooperazionecon i vendor”. Un “creativo della re-te”, dunque, che partecipa attiva-mente al nuovo cambio generazio-nale della rete di trasporto.

“Fin dai tempi dell’università misono sempre interessato alla pia-nificazione e progettazione ra-diomobile e ho avuto la fortuna disvolgere questa attività dal 1997,quando, neo ingegnere, sono statoassunto in azienda”. Coordinatoreper l’Emilia-Romagna della proget-tazione della rete mobile del NordEst, ha vissuto il boom euforico perla nascita di TIM, dove i tecnici delcell planning erano considerati “lapunta di diamante dell’azienda,perché esperti conoscitori dellanuova rete, che stava rivoluzionatoil modo di comunicare e di vivere”. Oggi si definisce “più un politico eun contabile, che un tecnico: inquanto saper ogni giorno motivaree spiegare agli amministratori co-munali o ai vari comitati ‘anti an-tenna’ come, perché e dove si metteuna stazione radio base fa sudareparecchie camicie!”.Questi “mal di pancia” non gli tol-gono però la passione per il proprio

lavoro che “non è solo algoritmi eriunioni, ma è anche poesia – affer-ma – perché noi della progettazio-ne della rete mobile mettiamo le alialle parole delle persone e ora an-che a internet”. Il futuro della co-municazione è per lui sempre piùmobile, specie nell’ottica del mobi-le internet, la connessione a largabanda ad alta qualità al web, fuori,ma soprattutto dentro casa. Ma c’è differenza con un progettistadella rete fissa? “Noi del mobile –sorride Faraon – stiamo ai colleghidella progettazione del fisso, comela fisica moderna sta alla fisica classi-ca, nel senso che se loro hanno il filoche gli dà sempre la garanzia di por-tare il servizio, noi del mobile lottia-mo ogni istante con la propagazione‘incerta’ del segnale condizionatadall’ambiente circostante e dall’in-tensità e tipologia del traffico... fatto-ri che danno solo la probabilitàdi ero-gare un dato servizio e questo è adre-nalina allo stato puro!”.

DOMANI - PIERGIORGIO FARAON

MESTIERI IERI OGGI DOMANI62 MONDO 634 / 2010SINCRONIZZANDO

Luigi E

sposito

Daniele Antoni Paoli

Riccardo Adelini

Sopra, cartografia di un progetto CAD, 1992

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pietre che sovrastano il paese alledita del diavolo, qualcun altro nellefredde e ventose notti invernali giu-ra di sentire ancora per le stradel’urlo del Marchese. Di certo il paese fu abbandonato maprobabilmente in seguito a un ter-remoto che provocò il crollo di un“dito” del costone rendendo inagibi-le tutto il resto. q

Domenico Giampà

vogliono di origine bizantina, altriuna colonia greca dal momento chel’intera area geografica interessata ètutt’oggi di tradizione grecanica. Di sicuro sappiamo che in epoca piùrecente, intorno al 1600 la cittadina,dopo essere stata una roccaforte con-tro le invasioni arabe e normanne,divenne un feudo del marchese Al-berti ed è per l’esattezza nel 1686 chericorre la data del massacro di lui e ditutta la sua famiglia a opera degliAbenavoli, baroni di Montebello. Da quel giorno le credenze popolariebbero il sopravvento, qualcuno ar-rivò anche a paragonare le aspre

V iaggiando da Catanzaro a Reg-gio Calabria sulla Statale 106 Io-nica, alternando lande assolate

e mare selvaggio a centri abitati chesi fanno via via più radi si incontra ilcomune di Melito di Porto Salvo.Da qui ci inerpichiamo su, in alto al-la volta del monte Calvario e in unamanciata di chilometri scorgiamo lameta, Pentedattilo, la città fantasma. Gli interrogativi sul suo nome nontardano a trovare risposta: il paese èadagiato in quello che sembra il pal-mo di una mano.Sulle sue origini invece la storia anti-ca non ci fornisce dati certi. Alcuni la

GEMME INCASTONATE

Dom

enico Giampà

Marino Bastianello

VENITE DA NOI64 MONDO 654 / 2010SINCRONIZZANDO

Sopra, da sinistra, una malga in Alto Adige; la Torre Massimiliana, sull’isola di Sant’Erasmo.Nella pagina accanto, una veduta di Pentedattilo, frazione di Melito Porto Salvo, Reggio Calabria

Trenta minuti di vaporetto ci portano nell’isola diSant’Erasmo: gli “orti di Venezia”.Qui, in un tempo che sembra essersi fermato, cam-minando tra vigne e coltivazioni di ortaggi, caseisolate e antiche peschiere, troviamo atmosfererarefatte, caratterizzate dai silenzi e dagli odoridella laguna. L’alternarsi delle stagioni è scanditodai colori dei campi e dai panorami: le montagneinnevate nei freddi giorni invernali, sferzati dallabora che rende l’aria cristallina, le barene e le vel-me fiorite dal limonio rosa in primavera, la tavoloz-za impressionista del rosso dei papaveri che oc-chieggiano tra il verde-violetto dei carciofi in esta-te e gli sfumati cieli autunnali, transito delle cor-renti migratorie di anatre, alzavole e molte altrespecie che svernano nelle valli lagunari.Anche l’arte, in questa isola che si interpone tra labocca di porto di Lido e la laguna nord, ha un pun-to di riferimento nel suo monumento più importan-te: la Torre Massimiliana, una massiccia fortifica-zione militare, nella quale Massimiliano d’Asburgotrovò rifugio durante l’insurrezione di Venezia del1848, che, sapientemente restaurata, è diventatasede di esposizioni d’arte ed eventi culturali.Dall’alto della torre, il panorama è a tutto tondo: ilprofilo poco lontano di Venezia, i cipressi dell’ere-mo di San Francesco del Deserto, Burano e Torcel-lo, e, alla bocca di porto, ora si possono vedere icantieri del M.O.S.E., sistema di paratie mobili chedovrebbero arginare il fenomeno dell’acqua alta.

Marino Bastianello

SANT’ERASMO:UN’ISOLA DA SCOPRIRE

A passeggio ai piedi delle Odle.La nostra regione è piena di bellissimi posti da sco-prire, che si tratti di mete panoramiche, culinarie oculturali: vale proprio la pena venire alla scopertadell’Alto Adige. Quella che a me sta particolarmen-te a cuore, tra le tante possibilità, è una gita allamalga di Casnago, una malga situata in uno dei luo-ghi più affascinanti e incantevoli della nostra regio-ne, ai piedi delle Odle, in Val di Funes. Per me, chenon sono una camminatrice accanita, è una metasplendida, perché dopo nemmeno due ore di marciati si presenta un panorama talmente bello che ti la-scia senza fiato. Si parte dalla malga Zannes, dota-ta di ampio parcheggio, e da qui la traccia proseguesu un bel sentiero ampio, prevalentemente boscoso,che in breve intercetta il segnavia n. 35, il celeber-rimo sentiero delle Odle (Adolf-Munkel-Weg).Si sale gradualmente, quindi in maniera abbastan-za comoda, mentre la traccia, gradevolissima, lam-bisce i ghiaioni ai piedi della Furchetta e del SassRigais attraverso i bei boschi di cembri e rododen-dri, fino a quando si abbandona il sentiero delleOdle per raggiungere, con breve risalita, i pascolidella Malga di Casnago. Ciò che mi piace di questaescursione è il fatto che è adatta a tutti, anche airagazzi – tant’è vero che sono riuscita a convince-re persino mia figlia, una sedicenne, che come tut-te le sue coetanee di oggi, non ama molto le gitecon i genitori. Una volta arrivati ai pascoli, ai cam-minatori stanchi si presenta una vista splendida: ilverde dei prati che fa da contrasto al bianco dellamontagna rocciosa, e il cielo azzurrissimo checompleta la gioia per gli occhi. Giochi per i bambi-ni, un recinto con i coniglietti, qualche cavallo chepascola tranquillamente. Un paradiso terrestre! Enon è finita: per gli amanti della cucina, nella mal-ga si servono piatti tipici della cucina tirolese, pernon parlare dei dolci fatti in casa – una vera deliziaper il palato! Dopo un pasto consumato qui, fare unriposino stesi su una coperta al sole, magari protet-ti dall’ombra di uno dei numerosi alberi sparsi suiprati, è semplicemente il completamento di unagiornata splendida, trascorsa in mezzo alla naturaancora incontaminata. Indimenticabile.

Hildegard Adelheid Kuss

MALGA INCANTATA

In questo numero:viaggio a ritroso

dalla Calabria all’AltoAdige, passando per il Veneto. Tre colleghi ci “allettano” con i

loro testi e le loro foto.

Hildegard Adelheid Ku

ss

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L’ARMA DELLA PAROLA

DI DANIELE DEL GIUDICE66 IL RACCONTO

Daniele Del Giudiceè nato a Roma nel 1949e vive a Venezia.Tradotto in sedicilingue tra le qualil’arabo e il cinese, èriconosciuto come unodei maggiori scrittoriitaliani viventi perl’originalità linguistica,la capacità di“raccontare” la tecnicae per l’attenzione al mutare deicomportamentiquotidiani e delcomune sentire.Insegna all’IstitutoUniversitario diArchitettura di Venezia.Tra le sue principaliopere narrative: Lo stadio di Wimbledon;Atlante occidentale;Staccando l’ombra daterra; Mania; I-Tigi. Canto per Ustica;Quaderno dei Tigi(con Marco Paolini) e Orizzonte mobile del2009, tutti per Einaudi.

G entile parola, come sta?– Bene, non si vede?– Direi piuttosto che si sente. La sua

voce è chiara e forte, ma io vengo a farlevisita, in questa epoca nuova di armi econflitti asimmetrici, per scoprire se leiha ancora la sua forza antica, o almenol’efficacia riconosciuta che originò quelvecchio adagio popolare «Uccide più lalingua che la spada».

– Ne dubita?– Non mi permetterei mai, signora.– Guardi giovanotto, su di me se ne

sono dette di tutti i colori, del resto ilmio destino di parola è purtroppo quel-lo di essere parlata. Magari potessi esse-re lettera morta, quanto mi piacerebbestarmene tranquilla nei vocabolari dimigliaia di lingue, dialetti, idioletti, a di-sposizione, ma solo come pura illimita-ta possibilità. Le ricordo quello che dice-va il caro vecchio Saussure, distinguen-do tra langue e parole: ecco, io vorrei star-mene tranquilla nella langue, come le di-cevo, e non essere obbligata alla parole.Macché, chiunque in qualunque qua-drante del mondo a ogni istante prende

e mi parla. Sapesse quanto invidio il ver-so animale, mio collega, per il quale nes-suno mai si è montato la testa.

– Percepisco un suo disappunto. Hasubìto di recente critiche, attacchi?

– A valanga. Un continuo saliscendidi fiducia e sfiducia, di valore e disvalo-re, di entusiasmo e deprimente depres-sione nei miei confronti.

– I più dolorosi?– La graduatoria è ampia, ma lei vuo-

le parlare delle armi e della parola. Io so-no un’arma quando nasco dalla strada,quando sono parola di emergenza, pa-rola nuova che sgorga immediata daicomportamenti, sono un’arma quandoentro nel dettaglio affilata come una la-ma (Dio abita nei dettagli, si diceva untempo), sono un’arma quando sono eti-ca e mi attengo al veritiero, sono un’ar-ma quando spiego quel che accade men-tre accade. E soprattutto, sono un’armaquando chi mi parla si rivolge agli altricome a se stesso, in trasparente intimità,c’è una regola d’oro anche per la parola,sa, giovanotto, non solo amare gli altricome se stessi, ma parlare agli altri co-me a se stessi, un complemento non dapoco, mi creda. Perché non mi parlanotutti così? È tanto difficile, poi?Adoro essere l’arma di distruzione dimassa del comico, del burlesque, del ridi-colo, della buffoneria, sono potentissi-ma quando vengo usata alla rovescia, inun grande mondo capovolto che puntaal basso, un mondo senza affettazione,che si inginocchia, accetta l’indegnità erinuncia volontariamente alla dignitàper temperare anzi mettere alle corde eschiacciare il nostro tragico. E poi io, parola, sono arma letale quan-do mi impiego nel fantastico, nello spa-zio intermedio tra reale e immaginarioche è il semplice probabile, rottura del-l’ordine riconosciuto, irruzione dell’i-nammissibile in seno all’inalterabile le-galità quotidiana, come scriveva RogerCaillois. Io, parola, amo essere la guerri-

glia dei visionari, i disperati della scien-ce-fiction, profeti laici della modernitàche nei secoli, muovendo dall’esistenteall’imminente cioè dal vero al verosimi-le hanno annunciato un futuro disa-stroso delle società che poi, di giorno ingiorno, così spesso si è realizzato.

– So che non si deve indagare sull’etàdi una signora. Ma potrei chiederle seandrà mai in pensione?

– Giovanotto, lei mi fa sorridere, nonsa che nessuno andrà mai più in pensio-ne? E tantomeno io, io devo lavorare,non posso permettermi di stare con lemani in mano, mi piacerebbe, ma nonmi lasciano in pace. E comunque ho tro-vato un nuovo posto.

– Un posto alle poste?– Di più, molto di più. Io oggi sono la

Merce, sono parola-merce, dopo la pie-tra, il legno, il ferro, sono io la materiaprima. E come tale mi comprano e mivendono, e io devo restare competitiva.Vengo impiegata nelle enormi fabbri-che e opifici della Comunicazione, cheperò, purtroppo, ormai non comunicapiù nulla, comunica solo se stessa. Maadesso si è fatto tardi, giovanotto, ades-so devo andare. Non si perda d’animo,vedrà, ci ritroveremo.

– Quando, dove, signora, parola?– ... Sometime, somewhere... See you la-

ter, alligator...– ... In a while, crocodile...