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Azione Cattolica Diocesi di Lodi «Coraggio sono io» (MC 6,45-52) LA PROPOSTA per L’ANNO 2014/2015 Riferimenti, scelte, percorsi

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Azione Cattolica Diocesi di Lodi

«Coraggio sono io» (MC 6,45-52)

LA PROPOSTA per L’ANNO 2014/2015

Riferimenti, scelte, percorsi

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PRESENTAZIONE

L’anno assembleare che abbiamo vissuto non è scivolato via senza lasciare traccia. È stato un anno che ha coinvolto tutta l’associazione rendendo tutti noi ancor più convinti e coscienti della pregnanza dell’esperienza associativa, di ciò che già rappresenta per tante persone, famiglie e comunità, ma anche della potenzialità educativa che ha in sé e può offri-re all’esperienza cristiana e umana di ciascuno e alla nostra Chiesa laudense.Sono tante le riflessioni, i richiami e le sollecitazioni che ogni giorno ci raggiungono, sia come soggetti in ricerca della propria strada o della propria maturità e realizzazione, sia come persone inserite in un contesto sociale – famigliare, comunitario, lavorativo, … - e quindi responsabili di coloro e di ciò che ci circonda.Con tutto il nostro bagaglio di attese, certezze, dubbi e timori ci accingiamo a vivere con intensità e attenzione un nuovo anno - ecclesiale e associativo - coscienti delle difficoltà che abbiamo davanti, ma anche fortificati dalla Compagnia di un Dio presente e Provvidente, che non lascia solo chi lo invoca e lo cerca.L’augurio, che facciamo a tutti e a ciascuno, è quello di saper custodire nell’esperienza as-sociativa tutto ciò che la storia dei 150 anni dell’associazione ci affida, ma anche di saperci lasciare provocare da ciò che il presente ci suggerisce, per poi discernere attenzioni e azioni che sappiano esprimere un’identità che cammina nella storia, gettando via ciò che può esse-re zavorra o ripensando ciò che è diventata pura consuetudine. Per dare nuova significatività alla proposta associativa e avere una sempre maggiore capacità inclusiva.

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INDICE

I - RIFERIMENTI E LINEE PER IL TRIENNIO p. 71. Alcune coordinate ecclesiali p. 72. Le consegne dell’anno assembleare p. 93. Gli orientamenti dell’AC nazionale per il triennio 2014-2017 p. 11

II - LE SCELTE PER L’ANNO 2014-2015 p. 181. Per un’AC “in uscita” p. 192. Spunti per vivere l’A, B, C dell’AC p. 213. Per un aggiornamento della proposta formativa dell’AC p. 244. Per un’ACR missionaria p. 295. La famiglia al centro p. 31 III - PERCORSI E PROGETTI p. 33 1. Percorsi di spiritualità per giovani e adulti p. 33 2. Per responsabili affidabili e associazioni territoriali significative p. 343. Per educatori in rete p. 354. Big Bang, un percorso di discernimento per vivere bene il tempo del fidanzamento p. 355. Il Laboratorio per la partecipazione 2014-2015 p. 376. Il Laboratorio di impegno culturale p.38 IV - LE PROPOSTE DI MSAC, FUCI E MEIC p. 401. Movimento Studenti di Azione Cattolica p. 402. Federazione Universitari Cattolici Italiani p. 403. Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale p. 424. La proposta del L.A.I.C.I. p. 42

V – L’ADESIONE 2014 - 2015 p. 43

VI – I RESPONSABILI p. 46

VII - MATERIALI p. 481. Discorso di Papa Francesco all’AC p. 482. Documento XV Assemblea diocesana di Lodi p. 493. Relazione del presidente diocesano alla XV assemblea diocesana p. 61

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I - RIFERIMENTI E LINEE PER IL TRIENNIO

Diverse sono le componenti - esistenziali, religiose, culturali, legate all’attualità - che coesisto-no e si intrecciano con la vicenda ecclesiale e specificatamente associativa, fino a definirne in parte le forme e le applicazioni concrete. Ci accingiamo a percorrere i prossimi anni con uno sguardo che vorrebbe abbracciare e tenere conto delle diverse dimensioni della vita delle per-sone, con un’attenzione non episodica alle urgenze e provocazioni che il tempo che viviamo ci propone, per dare alla vicenda associativa un tono vivace e un sapore fresco. All’inizio del nuovo triennio e del nuovo anno associativo, il nostro pensiero e la nostra preghiera considera le tante situazioni - dall’Iraq, a Gaza, alla Siria, al Nord Africa, … - dove sono presenti conflitti armati, dove la vita umana è uccisa e la dignità umana di tanti è calpestata.Vogliamo inoltre esprimere la nostre preoccupazione per la problematica – e, per certi versi, drammatica - situazione economica e sociale che il nostro Paese sta vivendo e per le ripercussioni in termini di sofferenza e di disperazione che la crisi sta portando: è in rapidissima crescita il numero dei poveri (persone e nuclei famigliari), sempre più per-sone perdono il posto di lavoro, aumenta la percentuale di giovani senza lavoro e quindi senza prospettive. Situazioni che interpellano la nostra coscienza e che sollecitano la responsabilità di cia-scuno di noi – persone, categorie comunità, associazioni, … – ad una capacità di soli-darietà, ad un surplus di riflessione e di attenzione alle persone in difficoltà, a dare un contributo positivo al bene comune fatto di idee, di gesti e di impegno, soprattutto a mantenere e offrire forza di guardare con speranza al futuro nostro e dei nostri figli.

1. ALCUNE COORDINATE ECCLESIALI

Siamo immersi anche in un tempo di grandi trasformazioni che la Chiesa, nella fedeltà alla sua missione di annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne di oggi, sta cercando di interpretare.Si stanno sempre più modificando concezioni e aspetti del vivere personale, famigliare e sociale, tanto da porre urgenti e profondi interrogativi alla coscienza umana e cristiana di ciascuno di noi.Con la Chiesa, con gli uomini e le donne nostri contemporanei, guardiamo a questo tempo, che è il nostro tempo, con grande simpatia e passione. Per discernere le strade che Dio indica alla Chiesa stessa e a coloro che ascoltano la sua Parola; per una profezia offerta all’umanità di oggi, ferita da conflitti interminabili e incapace di vivere nella fratellanza; per vivere con responsabilità la missione che Egli affida alla Sua Chiesa e a ciascun cristia-no. Una missione che, come Papa Francesco ci ha ricordato nella sua enciclica Evangelium gaudium, ha la sua origine nell’incontro personale con Gesù Cristo e ugualmente il suo centro nell’annuncio gioioso della Verità che è Gesù e il suo messaggio di misericordia.

Un Sinodo per ascoltare le famiglieUno degli ambiti maggiormente sollecitati da tali cambiamenti – di carattere antropo-logico, culturale, relazionale, ecc. - è l’istituzione famiglia. La famiglia è profondamente

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cambiata negli ultimi decenni e i diversi modelli oggi esistenti e gli stili di vita che si stanno imponendo, mettono in discussione non solo il modello di famiglia tradizionale cristiana (fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna), ma anche il concetto stes-so di famiglia e la sua funzione di cellula fondamentale della società. Convivenze, unioni di fatto, separati e divorziati risposati, ragazze madri, unioni dello stesso sesso, non pra-ticanti e non credenti che chiedono il matrimonio religioso, sono “situazioni pastorali difficili” che richiedono ascolto e risposte nel segno di un dialogo sapiente e illuminato.Per comprendere e decifrare questi fenomeni, la Chiesa Cattolica italiana dedicherà al matrimonio e alla famiglia un Sinodo dei Vescovi suddiviso in due tappe: una prima tappa, dal 5 al 19 ottobre, l’Assemblea straordinaria dal titolo “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto ell’evangelizzazione”, con lo scopo di «raccogliere testimonianze e proposte» che serviranno da base per i lavori successivi; una seconda tappa nell’ottobre 2015, con un’Assemblea generale ordinaria sul tema: “Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia”, con il compito di «cercare linee operative per la pastorale della persona e della famiglia». Dalla fase di ascolto, realizzato inizialmente attraverso la richiesta a diocesi e associazioni di un questionario sui temi della famiglia e del matrimonio, è già derivato L’Instrumen-tum Laboris, un testo che sintetizza le risposte al questionario radiografando una real-tà della famiglia nel mondo con una grande complessità di fattispecie. Una realtà che richiede da parte della Chiesa un atteggiamento di apertura e di cura per accogliere le situazioni più faticose. Tutta l’associazione è interessata alla riflessione e al cammino che la Chiesa sta compiendo.E anche l’AC diocesana dedicherà alla realtà della famiglia un approfondimento che consenta di coglierne la bellezza e la sua rilevanza educativa. In questo, poi, vorremo fare rete con gli organismi diocesani (Ufficio e Consulta per la pastorale della famiglia) e le realtà del territorio (Forum associazioni famigliari e altri) preposti a questa attenzione.

Verso il Convegno ecclesiale di FirenzeNel 2015, inoltre, la memoria dei 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II sarà di fatto un’occasione per un forte e costante richiamo a continuare a dare concreta attuazione agli insegnamenti conciliari.Durante il prossimo anno pastorale, poi, saremo chiamati a partecipare al cammino che porterà la Chiesa italiana a celebrare a Firenze, dal 9 al 13 novembre, il Convegno che si colloca a metà del cammino tracciato dagli Orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il decennio 2010-2020. Un Convegno che, a 10 anni dal Convegno di Verona e dopo 5 anni dalla presentazione degli Orientamenti per il decennio, vuole essere momento di verifica e di ulteriore rilan-cio delle linee tracciate negli stessi Orientamenti.Un evento che si pone lo scopo di capire come proporre alla libertà dell’uomo contem-poraneo, nella piena consapevolezza della natura plurale dell’odierna società, la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana come un fattore decisivo e sintetico per l’intera esistenza personale e sociale.“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” è il titolo dato al Convegno che, in continuità con il Convegno ecclesiale di Palermo del 1995 e con quello di Verona del 2006 che ha

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evidenziano alcuni “ambiti di vita” in cui far risuonare la Parola che illumina e libera, intende mettere in evidenza il legame profondo e intrinseco tra Cristo e tutto ciò che è autenticamente umano, come pure riproporre il Suo insegnamento quale cammino di vera umanizzazione. Un umanesimo alimentato innanzitutto dalla vita delle famiglie e di tanti semplici credenti.E l’AC diocesana non potrà che essere presente su questa strada di riscoperta di un uma-nesimo cristiano che illumina la vita in tutti i suoi ambiti.

Gli Orientamenti per la catechesiNei prossimi mesi e nei prossimi anni saremo inoltre chiamati ad assumere, studiare e diffondere gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, «Incontriamo Gesù», per far in modo che i percorsi formativi che l’Azione Cattolica ogni anno proget-ta e propone, non solo ai suoi aderenti, siano espressione e traduzione del cammino che la Chiesa italiana sta compiendo in questo decennio dedicato al tema dell’educazione. Il percorso che nel tempo ha portato a maturare la necessità di questi Orientamenti è stato lungo e articolato: in collegamento con il «Documento di base» del 1970, ma in un’ottica di profondo ripensamento che ha tenuto conto, da una parte, del cammino decennale degli Orientamenti Educare alla vita buona del Vangelo e delle sperimentazioni catechistiche diocesane e, dall’altra, dell’ampia consultazione delle Conferenze episco-pali regionali del 2013, oltre che del recente magistero dell’Evangelii gaudium. Un testo che si propone di suggerire linee per una catechesi che sia capace di «aprire e mostrare alle donne e agli uomini del nostro tempo, il mistero dell’amore misericordioso del Padre, del cuore di Cristo, del soffio dello Spirito».

La Lettera Pastorale 2014-2015 del Vescovo G. MerisiCi vorrà tempo e impegno, ma l’auspicio è che gli Orientamenti per la catechesi non ri-manga un testo per gli “addetti ai lavori”, ma contribuiscano effettivamente a rafforzare il cammino che la Chiesa lodigiana – e in essa la nostra Associazione – sta percorrendo in questi ultimi anni. Un cammino nel quale, come ripropone in termini sintetici la Lettera pastorale 2014-2015 del Vescovo Merisi, sono costantemente presenti tante e diverse attività e attenzioni di carattere socio-educativo che acquistano sempre più importanza e valore per il bene civile del territorio lodigiano e la ricchezza spirituale di coloro che lo abitano: «l’attenzione ai ragazzi e ai giovani proposta innanzitutto attraverso i nostri Oratori, il coinvolgimento sempre più attento e consapevole delle famiglie, l’impegno per la formazione rivolta a tutte le fasce d’età, l’attenzione di una comunità che non si chiude alle necessità dei fratelli, ma diventa sempre più accogliente, fraterna, sensibile ai bisogni materiali e spirituali degli uomini, l’investimento su un laicato maturo che grazie anche ai percorsi associativi trova il modo di vivere positivamente da protagonista sia nelle comunità parrocchiali come nella Società civile».

2. LE CONSEGNE DELL’ANNO ASSEMBLEARE

Abbiamo interpretato l’appuntamento assembleare triennale come occasione per esprime-re un giudizio sul presente della nostra associazione, per cercare di sciogliere i nodi che la

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proposta associativa presenta, per scrutare l’orizzonte e riconoscere le sfide con cui l’asso-ciazione deve fare i conti per dare a se stessa prospettive di significatività.A partire dalle assemblee territoriali, attraverso l’Assemblea diocesana e fino all’Assem-blea nazionale, la preoccupazione di fondo è quindi sempre stata contraddistinta dalla volontà di lasciarci interpellare dalla vicenda civile ed ecclesiale attuale, per discernere i contenuti, gli impegni e lo stile adeguati all’oggi; per definire i progetti più opportuni per il triennio a venire; per scegliere democraticamente i responsabili che se ne faranno carico.In quest’ottica nel Documento Assembleare si è cercato di fare sintesi di tutto quanto vissuto e elaborato nel triennio passato e nelle assemblee parrocchiali, in particolare at-traverso la scelta di cinque verbi - custodire, ascoltare, uscire, annunciare, condividere - che scansionano il testo, ma che soprattutto “identificano cinque compiti che l’associazione tut-ta - e in essa ogni aderente – è chiamata ad assolvere per riempire di senso l’esperienza, perché sia significativa per le persone, autenticamente missionaria, luogo per divenire persone nuove in Cristo Gesù”. Verbi che rappresentano, in generale, il cammino che ogni aderente e l’associazione a tutti i livelli cercherà di percorrere e interpretare. All’interno di questo cammino nel Documento Assembleare abbiamo provato a definire alcune scelte: - ridare significatività all’esperienza associativa come realtà che si sostanzia nelle relazioni

fraterne; - proseguire nel ripensamento della proposta formativa;- ridefinire le forme dell’impegno nella Chiesa locale nella corresponsabilità con i sacerdoti, i

laici e le aggregazioni operanti nella pastorale ad ogni livello; - dare sostanza al rapporto di comunione con i sacerdoti; - riproporre con convinzione i cammini ACR nelle parrocchie; - dare seguito alla vocazione missionaria dell’associazione per una presenza nelle diverse

periferie del nostro quotidiano; - rendere concreto e stabile il riferimento alla dimensione della solidarietà nella carità.

Scelte impegnative che hanno come presupposto ineludibile l’impegno di ciascun ade-rente a prendere sul serio il Vangelo di Gesù Cristo, la Sua presenza nell’Eucarestia, l’ascolto della Sua Parola, la vita sacramentale - che è vita nello Spirito - alla quale siamo chiamati.La sfida che l’associazione diocesana ha davanti a sé è sicuramente impegnativa. Siamo infatti chiamati a fare un discernimento vero, sincero, condiviso sull’essere cristia-ni oggi, in “un tempo di novità e di più forte invito alla santità” (F. Miano), nel dialogo con un mondo che cambia e che continuamente ci propone novità che interpellano la nostra fede. Siamo coscienti di dover essere un’AC che non vive per se stessa, ma per il Vangelo, per la Chiesa e per le persone. Di dover essere, quindi un’AC in uscita, missionaria, che si lascia sollecitare dalle esi-genze del Vangelo e dalle domande che provengono dagli uomini e donne con cui vivia-mo, che sa uscire da un modo spesso superato e stantio di vivere la propria appartenenza alla Chiesa e alla comunità locale, come Papa Francesco in modo forte ci ha indicato:

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“Mai un’Azione Cattolica ferma, per favore! Non fermarsi: andare! Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude. Ci sia in voi il desiderio di far correre la Parola di Dio fino ai confini, rinnovando così il vostro impegno a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre, lì dove spera, lì dove ama e crede, lì dove sono i suoi sogni più profondi, le domande più vere, i desideri del suo cuore. Lì vi aspetta Gesù. Questo significa: andare fuori. Questo significa: uscire, andare uscendo” (Udienza di Papa Francesco all’Azione Cattolica – 3 maggio 2014).

3. GLI ORIENTAMENTI DELL’AC NAZIONALE PER IL TRIENNIO 2014-2017

«Il seminatore uscì a seminare»

RIMANERE CON GESÙ - ANDARE PER LE STRADEGIOIRE ED ESULTARE SEMPRE NEL SIGNORE

Ripartire dall’Assemblea per camminare nella ChiesaL’Assemblea nazionale che abbiamo vissuto all’inizio di maggio, con l’incontro con-clusivo insieme a Papa Francesco, è stata un’opportunità preziosa per fare memoria del cammino vissuto e, soprattutto, per guardare verso orizzonti nuovi e possibili, con il desiderio che l’Azione Cattolica possa essere sempre più presenza significativa nella Chiesa, per il Paese, con il mondo. Proprio per questo l’Assemblea ha rap-presentato un momento altamente ecclesiale, di partecipazione, di riscoperta della nostra vocazione al servizio, di esperienza di Chiesa che vive nel mondo.Il documento assembleare e le parole di incoraggiamento ed esortazione che ci sono state rivolte dai vescovi e dal papa hanno tracciato una strada che vogliamo percor-rere insieme, nel segno della corresponsabilità e della gioia, della testimonianza e dell’annuncio. […]L’Azione Cattolica oggi vive la gioia e la bellezza di essere con la Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa, di camminare insieme come popolo di Dio. Vogliamo continuare ad avere lo stesso sogno della Chiesa, lo stesso progetto, la stessa missione, riscopren-done insieme i tempi, ripercorrendone le scelte, rinnovandone le motivazioni più profonde e significative. L’Assemblea nazionale si richiamava fin dal titolo, Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere, a queste direzioni di impegno. E ci ha impegnati, innanzitutto, a vivere e far vivere la novità del Vangelo attraverso la corresponsabilità nella gioia. Proprio per questo l’impegno triennale che si apre davanti a noi è ben raffigurato dall’immagine evangelica del «Seminato-re» che «uscì a seminare». Un’immagine che riprende in modo sintetico i tre verbi che ci sono stati consegnati da papa Francesco il 3 maggio: «rimanere con Gesù», «andare per le strade», «gioire ed esultare sempre nel Signore». Tre verbi che non vanno considerati come tre passaggi distinti tra loro in sequenza, ma come tre chiamate a cui rispondere simultaneamente, come tre aspetti di un unico cammino, capace di portarci ad essere sempre più «discepoli-missionari» (Evangelii gaudium,

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121). Proprio per questo, il percorso associativo triennale sarà sì scandito ogni anno dall’accentuazione e dall’attenzione ad un aspetto dell’immagine evangelica prescel-ta (il Seminatore, l’uscire, il seminare), ma sempre attraverso una chiave unitaria dei tre momenti: il restare con Gesù, l’andare per le strade incontro alle persone, il gioire per la salvezza che viene dal Signore.Per essere annunciatori autentici e testimoni credibili di Cristo occorre, infatti, ri-manere innanzitutto vicini a Lui e vicini alla vita della gente, fino a scoprire che ciò diventa fonte di una gioia indicibile. È essere davvero suoi amici e imparare da Lui a dare la vita per i fratelli. «Restare» diventa così occasione preziosa per conoscere il Signore, per conoscere noi stessi fino in fondo, per conoscere e amare il prossimo. È solo dall’incontro vivo e vero con Colui che è sempre con noi e ci dona gioia che la nostra vita acquista ogni giorno un senso rinnovato e un significato nuovo.Desideriamo essere laici che sanno tenere insieme la loro vita, che ogni giorno pas-sano e sono custodi della “stanza al piano superiore” luogo dove impariamo ad accogliere le parole del Signore che ogni giorno ci dice: “Non preoccuparti, io sono accanto a te e ti voglio bene”. E solo restando in silenzio dinanzi a Lui che anche ciascuno di noi può dire “il suo Eccomi” al mondo e alla gente. Ci si pone infatti alla sequela del Maestro solo dopo essersi messi in ascolto attento della propria vita e della propria storia, dei propri desideri e dei propri progetti. Desideriamo così con-tinuare a metterci in ascolto e fare silenzio, trovando nelle nostre giornate sempre piene e frenetiche, il tempo per fermarci e farci domande, chiedendoci come vivere ogni giorno la volontà del Signore. Solo chi sa darsi tempo per sé è in grado di tro-vare spazi, occasioni, momenti per stare nella gratuità con gli altri. Ecco allora che crescere nel dono di sé, di tutto quello che siamo e abbiamo, nel dono del tempo, della qualità del nostro tempo, è il cammino che ciascuno è ogni giorno chiamato a percorrere, con la certezza che il Signore dice bene di noi e con la consapevolezza di non essere mai soli, ma di vivere questo cammino con e nella Chiesa. La gioia nasce quindi da questa relazione intima con il Maestro, la fede è questa relazione. E la compagnia con il Signore ci allarga ad una compagnia con tutto il mondo.Desideriamo oggi avere un cuore felice che ascolta e sa riconoscere, che sa dire grazie ogni giorno per quanto gli è dato da vivere, che sa guardare i propri doni e i propri limiti, che sa vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni grandio-si della presenza del Signore. Gioiamo per quanto ogni giorno ci è dato da vivere, per le piccoli grandi cose che ci sono state date in dono! Gioiamo perché il Signore ci ha chiamato ad essere corresponsabili della sua Chiesa! Gioiamo perché in questo cammino non siamo soli. C’è il Signore che ci accompagna, ci sono i nostri pastori che ci sostengono, ci sono le nostre comunità parrocchiali e diocesane con cui con-dividiamo il cammino e nelle quali viviamo il nostro servizio.Oggi vogliamo così affermare che crediamo in modo appassionato al valore del-la grazia del battesimo, crediamo nella bellezza di essere figli di Dio, perché ogni giorno ne facciamo esperienza camminando insieme all’altro nelle nostre comunità parrocchiali, provando a sostenerci nelle fatiche e nelle gioie di ogni giorno. È la grazia di questo primo sacramento che ci lega, che ci unisce e ci fa corpo di Cristo.

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È con il Battesimo che veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli.Vogliamo riscoprire così che l’esperienza che viviamo in Azione Cattolica è bella per la nostra vita perché ci aiuta ogni giorno a vivere, in virtù del Battesimo, l’apparte-nenza a Cristo e alla sua Chiesa; ci accompagna nel diventare ogni giorno “grandi” in umanità e grazia, attraverso un cammino completo e graduale, nella fedeltà ad una vocazione che ci conduce alla santità, come meta possibile per tutti.Siamo uomini e donne, ragazzi e giovani, con un cuore che sa attendere, che sa che i tempi di Dio non sono i suoi tempi, che le vie del Padre non sempre corrispondono alle strade che si percorrono.Abbiamo un cuore che tende all’amore, che desidera il bene, che cerca il tesoro, un cuore che vive e gioisce sempre. Vogliamo andare e farci vicino alle persone per aiutarle a scoprire nella loro vita il mistero grande dell’amore di Dio che ci salva. Vogliamo aiutarle a riconoscere i segni della Sua presenza nella quotidianità delle relazioni, delle fatiche, delle gioie e dei dolori. Vogliamo accompagnarle a crescere in una vita di fede che cambia la vita e che spinge alla maturazione di una umanità piena e felice, generosa e aperta all’incontro con gli altri, perché la nostra associa-zione sia sempre più, per le persone che si avvicinano ad essa, un luogo privilegiato per fare questa esperienza.

Il cammino triennaleI tre orizzonti delineati (rimanere, andare, gioire) sono strettamente correlati tra loro. Per assumere l’impegno missionario che ne consegue, gli Orientamenti pro-grammatici sono articolati accentuando per ogni anno un aspetto, mantenendo l’attenzione costante alle consegne di papa Francesco e al documento assembleare nel suo insieme.L’articolazione richiama l’orizzonte di ciascun anno, espresso in particolare attra-verso uno dei verbi indicati da papa Francesco, che va concretizzato in modo pri-oritario in un ambito specifico «per parlare alla vita». Il riferimento alla «Chiesa bella del Concilio» costituisce infine il filo conduttore del percorso triennale, che ci porta a rileggere e ad attualizzare il Decreto conciliare, Apostolicam Actuositatem, alla luce delle due Costituzioni Lumen Gentium e Gaudium et Spes.

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ANNO AMBITOATTENZIONE DUCATIVA

IMPEGNORIFERIMENTO AL CONCILIO

TESTIMONE

I° annoRimanere, Andare, Gioire

Famiglia e parrocchia

Parlare alla vita(L’unità tra fede

e vita)

Missione(Rimanere con

Colui che semina gioia nella nostra

storia)

LG - GS e AA(I fini

dell’apostolato:evangelizzazionee santificazione)

Pina Suriano

II° annoRimanere, Andare, Gioire

Città Parlare con la vita(I tempi e i luoghi

della testimonianza)

Missione(Le motivazioni,

e le formedell’andare)

LG - GS e AA(Campi

dell’apostolato,richiamo all’indole

secolare)

Alberto Maravelli

III° annoRimanere, Andare, Gioire

Azione Cattolica Far parlare la vita delle persone

(Il racconto dell’Ac che fa bella la

Chiesa)

Missione(I destinatari:

i giovani, le famiglie, i poveri)

LG - GS e AA(La formazioneall’apostolato)

Pier Giorgio Frassati

I ANNOIl primo anno si proietta, in particolare, sul rimanere in Gesù e con Gesù.“La salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia. Non esiste azione umana, per buona che possa essere, che ci faccia meritare un dono così grande. Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé. Egli invia il suo Spirito nei nostri cuori per farci suoi figli, per trasformarci e per renderci capaci di rispondere con la nostra vita al suo amore” (EG 112). Vogliamo raccontare la bellezza di essere figli amati da Dio e la gioia di godere della sua compagnia. In particolare, queste sono condivise nella famiglia e nella comunità parrocchiale, dove facciamo esperienza di legami autentici e di cammino comunitario, provando a sostenerci nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno. L’esperienza vissuta in AC ci ac-compagna a rafforzare la nostra appartenenza a Cristo e alla Sua Chiesa, alimentata da una spiritualità laicale che ci aiuti a coniugare tutte le dimensioni della persona per maturare scelte autentiche di missionarietà.

II ANNOIl secondo anno è dedicato all’andare incontro all’uomo nella concretezza della vita quotidiana, animati da una passione per la città.“Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che imme-diatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia» (Gv 1,41)” (EG 120).La semplicità della vita quotidiana è per noi laici il luogo della chiamata alla santità. Desideriamo essere uomini e donne di Azione Cattolica che camminano insieme al Signore, provano a raccontare le meraviglie che Lui opera nelle nostre storie, testi-moniano la grandezza di un incontro che ha cambiato la nostra vita, attraverso uno stile e delle scelte concrete a servizio della costruzione del bene comune.

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III ANNONel terzo anno, vogliamo impegnarci a trasmettere la gioia che nasce dal nostro in-contro con Cristo e dall’appartenenza alla Chiesa nella concretezza della comunità locale, per abbracciare sempre più uno stile di comunione.“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1).La gioia cristiana è un frutto dello Spirito, una grazia, una compagnia con il Signore e tra noi.Siamo felici di essere abbracciati a Cristo, ma anche di essere gli uni per gli altri. Non possiamo non raccontare la gioia che nasce dall’esperienza associativa come occasione per essere pienamente corresponsabili nella vita della Chiesa, vivendo il carisma della formazione integrale e permanente, cuore della proposta associativa, e valorizzando le scelte dell’unitarietà e della democraticità, in particolare in occasio-ne del cammino assembleare.

ALCUNE ATTENZIONI PER TUTTO IL TRIENNIO

1. L’AC e l’adesione: una scelta di protagonismoL’adesione, che è caratterizzata dall’elemento della volontà, è manifestazione di una scelta libera e consapevole che ogni socio è chiamato a compiere e che esprime l’im-pegno ad assumersi la responsabilità di essere nella Chiesa e nel mondo testimone autentico di Cristo e annunciatore instancabile del Vangelo. La scelta di far parte dell’AC è espressione di questo libero atto di adesione a Cristo e alla Chiesa, che in fondo richiama la scelta della prima comunità dei Dodici che hanno risposto nella libertà e nella generosità all’invito rivolto loro dal Signore di essere ‘pescatori di uomini’. Proporre l’adesione significa quindi testimoniare come l’AC possa davvero rendere più piena la nostra vita: per questo è importante curare con attenzione e nella gradualità il percorso di adesione, per riscoprire con sempre maggiore consa-pevolezza il senso di appartenenza alla nostra Associazione.

2. Cura e promozione del legame associativoLa cura del legame associativo si traduce prima di tutto nell’attenzione alle persone e alle situazioni concrete di vita in cui si trovano. Si basa sulla relazione personale, da alimentare quotidianamente. “Fare” associazione significa dunque costruire le proposte, sceglierne i contenuti ed equilibrarne i tempi a partire dai ritmi della vita delle persone, affinché tali esperienze siano realmente significative, segno di speran-za per la comunità e il territorio. Il legame associativo si alimenta anche abitando e valorizzando i luoghi di formazione, di confronto e di esercizio della corresponsa-bilità associativa, a tutti i livelli. Un’AC capace di promuovere il legame associativo è sempre aperta alla novità, si lascia interrogare dalla vita di chi in associazione c’è, ma anche di tutti coloro che non ci sono ancora, o forse non la sceglieranno mai; è

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capace di interpellare persone nuove e di accompagnare le loro scelte, per suscitare una piena partecipazione alla vita ecclesiale e civile.3. Cura dei presidenti e assistenti parrocchiali Avere cura dei presidenti e degli as-sistenti parrocchiali significa prima di tutto incoraggiarli e accompagnarli nel loro servizio, creando e alimentando le relazioni personali. Si traduce inoltre nel con-tribuire alla costituzione e alla vivacità dei luoghi di confronto associativo, primo tra tutti il consiglio parrocchiale di AC, di modo che non vengano mai a mancare il sostegno e la condivisione della responsabilità. È poi importante che la rete si allarghi, favorendo il confronto tra i presidenti e gli assistenti delle varie comunità, nonché con il centro diocesano, in un continuo scambio di pensiero ed esperienze arricchenti per tutti. Accompagnare i presidenti e gli assistenti consiste, infine, nel garantire ad ognuno la possibilità di disporre di tempi di confronto e di crescita, di luoghi per l’anima e per vivere la dimensione umana e relazionale, affinché il servi-zio affondi le radici nella vita e la vita maturi nel servizio.

4. FIACFar parte della Chiesa e spendersi per essa significa impegnarsi a viverne ogni aspet-to, dalla piccola realtà parrocchiale alla dimensione universale. L’Azione Cattolica Italiana è dunque membro fondatore e contribuisce attivamente al Forum Interna-zionale di AC, organismo di collegamento tra le tante associazioni di Azione Cat-tolica presenti in tutto il mondo. Incontrarsi e restare in contatto a livello interna-zionale è un’occasione preziosa per confrontarsi e crescere, accogliere e condividere nuovi punti di vista, fare esperienza del respiro universale della Chiesa ed esserne corresponsabili. Conoscere il Fiac e approfittare delle occasioni che dà, può rivelarsi un’opportunità vivificante per ogni realtà diocesana e parrocchiale, attraverso la par-tecipazione alle iniziative promosse dal Forum, la creazione di gemellaggi e occasio-ni di collegamento internazionale, la promozione dell’AC là dove ancora non c’è, il sostegno fraterno nei confronti delle realtà in cui maggiormente si sente la necessità di essere accompagnati da una comunità che vada al di là dei confini nazionali.

IN COMPAGNIA DELLA PAROLAL’associazione, anche per il triennio 2014-2017, sostiene il cammino ordinario di for-mazione attraverso il Vangelo dell’anno liturgico. Per ogni anno, in particolare, pro-pone un brano evangelico che orienta, in modo unitario, l’intera proposta formativa.

I° anno2014 - 2015 • Vangelo di Marco

Mc 6,45-52 Coraggio, sono io

II° anno2015 - 2016 • Vangelo di Luca

Lc 1,39-56 Si alzò e andò in fretta

III° anno2014 - 2017 • Vangelo di Matteo

Mt 4,23-5,12 Rallegratevi ed esultate

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I ANNO “Coraggio sono io”Dopo aver mandato i discepoli avanti nella missione, accorgendosi delle difficoltà e della fatica del “vento contrario”, Gesù va loro incontro. Nelle situazioni più com-plicate e pesanti della missione, Gesù non lascia mai soli i suoi discepoli e interviene incoraggiandoli. Tuttavia, la durezza di cuore, impedisce il riconoscimento di Gesù e di vivere da discepoli in modo coerente. “Rimanere” con Lui significa permettergli di cambiare il nostro cuore e di pronunciare ancora sulla nostra vita parole di fiducia e di speranza.

II ANNO “Si alzò e andò in fretta”Dopo l’Annunciazione, esperienza viva dell’incontro con il Signore, Maria si alza e sceglie di “andare” verso la città. Lei porta dentro di sé la “buona notizia” e incarna il motivo della gioia con il Magnificat. Maria diventa icona del cammino che Dio com-pie, attraverso di lei, verso la città.C’è una missione, dunque, che attraversa lo spazio e il tempo: parte dalla “casa” luogo intimo e quotidiano dove “accade la salvezza” e attraversa le strade andando incontro all’altro e facendo memoria delle grandi opere del Signore nella nostra vita e nella storia.

III ANNO “Rallegratevi ed esultate”Gesù indica nella gioia delle beatitudini lo stile della missione. Egli stesso incarna e proclama questo stile. Le beatitudini non evocano cose straordinarie, ma vicende di tutti i giorni, il desiderio di felicità, una trama di situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime e sorrisi. In queste situazioni, Gesù indica le vie della missione, capovolgendo i criteri umani: povertà, mitezza, sopportazione, fedeltà, desiderio di giustizia e di pace. Questo stile, vissuto nella gioia interiore che viene dalla fede, è capace di rigenerare in modo radicale la vita personale e il mondo.

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II - LE SCELTE PER L’ANNO 2014-2015

Per mantenere all’esperienza associativa la sua significatività per le persone e le comunità nelle quali l’associazione è presente, ci è richiesto un discernimento costante che si so-stanzia in scelte condivise e coinvolgenti, capaci di realizzare gli obiettivi che l’esperienza si prefigge.Raccogliere oggi la sfida di un’AC in uscita presuppone guardare con verità e con fiducia agli elementi fondamentali della esperienza e della proposta associativa. Ci è richiesto cioè di riconsiderare gli ingredienti e le finalità essenziali della proposta associativa, per riscoprirne il valore e darle bellezza, valore e visibilità.Ciò significa innanzitutto riproporre convintamente alcuni valori essenziali dell’e-sperienza associativa. Quindi proporre e considerare l’associazione non come una sem-plice aggregazione amicale o funzionale, ma come una scelta personale e comunitaria, una realtà con una definita identità (Statuto, progetto e itinerari formativi), con la me-moria di una storia nella quale spiccano figure di santi (uomini e donne, laici e sacer-doti), esperienza e scuola di uno stile di presenza nella Chiesa e nella società (sobrietà, servizio).Significa infine pensare l’AC come esperienza di fraternità: di legami significativi che si traducono in discernimento comunitario, esercizio concreto di corresponsabilità, speri-mentazione diretta del valore della vita democratica, della partecipazione.Significa vivere l’impegno e il servizio educativo, in particolare a favore dei ragazzi e de-gli adolescenti, come grande segno di gratuità e tirocinio di tante altre forme di impegno educativo.Significa infine confermare lo stile della corresponsabilità come condivisione di espe-rienze e di scelte, per poter stare nella vita delle Chiese locali, nel tessuto vivo della Chiesa, con un progetto formativo ed ecclesiale.Pur mantenendoci nel solco di quelli che da sempre sono i punti fermi dell’esperienza associativa (il compito educativo, lo stile della corresponsabilità, l’impegno verso il bene comune), riteniamo occorra oggi individuare e riconsiderare alcuni aspetti della pre-senza e della vita associativa: - per un’associazione capace di ascoltare e valorizzare gli aderenti e le persone della

comunità cristiana, la loro esperienza di fede, ciò che ciascuno può dare all’esperienza associativa e agli altri;

- per un’associazione che si pensa e si muove come realtà missionaria, a fianco e oltre la pastorale parrocchiale, capace di leggere le urgenze e le situazioni di bisogno presenti nella comunità (bambini, poveri, anziani e persone sole, immigrati, ammalati, perso-ne alla ricerca di senso e di Dio…);

- per un’associazione che fa della popolarità e dell’unitarietà elementi che definiscono costantemente e concretamente il proprio stile, per affrontare le sfide che abbiamo individuato, per muoversi come un tutt’uno e non come una federazione di associa-zioni.

Le scelte che ora ci accingiamo a presentare sono, pertanto, da porre in relazione con quan-to sopra affermato ed esprimono l’aspirazione di dare concretezza e strumenti per un ri-pensamento della proposta associativa nel segno della continuità e della reinterpretazione.

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1. UN’AC “IN USCITA” PER ABITARE IL NOSTRO TEMPO

Come la XV Assemblea nazionale ha lucidamente delineato (vedi Documento Assem-bleare e intervento del presidente onorario FIAC tra i MATERIALI) portando a sintesi le sollecitazioni e le attese che la realtà ecclesiale, associativa e civile hanno più volte espresso nei confronti dell’azione della Chiesa e in essa dell’AC (in primis Papa France-sco nei suoi lucidi pronunciamenti e omelie), non è più tempo di rimanere all’interno di rassicuranti recinti rappresentati da una consuetudine di prassi religiosa e pastorale spesso incapace di ascoltare e dialogare con persone e mondi che ci stanno accanto e che giustamente pretendono, da coloro che si professano credenti in Gesù Cristo, interesse e coinvolgimento.È tempo invece di una Chiesa e di una AC “en salida” (= “in uscita”), aperta, disposta a rischiare, ad incontrare, ad ascoltare, a coinvolgere e lasciarsi coinvolgere, a condividere, ad annunciare, a testimoniare attraverso la santità dei credenti in Cristo.Uscire perché?Oggi uscire è una necessità, una richiesta che ci pone la complessità della contempora-neità. Questo tempo in cui la Chiesa vive una fase di grandi novità che genera attese nei credenti e non solo, ci chiede di non stare fermi, ma di muoverci, di cambiare passo, di camminare con la Chiesa di Papa Francesco. Ci interpellano le esistenze degli uomini e delle donne, attraversate da incertezza, precarietà, fragilità, in un contesto socioecono-mico di crisi persistente che mette a dura prova la prospettiva di un futuro. Il nostro esse-re associazione ci domanda una presenza qualificata e competente nel tessere relazioni significative, nell’offrire un’esperienza associativa integrata con la vita, che ascolti le domande e costruisca risposte condivise, che aiuti a fare sintesi, a fare rete e a dare un orizzonte di senso alla frammentarietà dell’esistenza. Senza dubbio, per una maggior incisività della nostra capacità di uscire dove lo Spirito ci manda, per una prossimità coraggiosa, umile e pienamente evangelica gioverebbe una spiritualità di comunione, più solida e ben compaginata sulla vocazione personale e all’appartenenza ad una comunità particolare, senza troppi personalismi. Per una interpretazione della laicità che sia credibile, umile, senza fronzoli ed etichette occorre saper attingere dalla esemplarità dei nostri Santi, campioni di vita contemplativa e attiva. Uscire è ...“Uscire significa certamente lasciare il luogo abituale, quello che meglio conosciamo e nel quale forse meglio ci ritroviamo, accettando l’incognito, di buttarsi in un’avventura che può riservarci situazioni non previste, di rischiare l’esperienza dell’inadeguatezza. Ma significa anche accettare di fidarsi di Qualcuno, avere uno sguardo positivo sul mondo e su ciò che c’è fuori. Uscire presuppone il desiderio di scoprire nuove prospettive: luoghi, strade, perso-ne, problematiche, linguaggi magari già visitati, ma poco abitati. Uscire significa decidere di affrontare - con sincerità, equilibrio e adeguata preparazione - i nodi che l’esperienza quotidiana propone a livello personale, associativo, ecclesiale, sociale. L’AC è chiamata ad uscire, con coraggio, per scoprire gli orizzonti che Dio dona a chi lo cerca.” (Dal documento assembleare). Un’ AC in uscita è quella che riconosce il primato della vita, che è dare il primato alle persone a partire dai poveri che sono fine e non mezzo: “A noi di Ac è chiesta questa

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immersione: l’ascolto delle vite, della nostra vita, della vita degli altri, di tutte le vite, specie di quelle scartate, messe da parte, declassate. Quelle vicini a noi e quelle più lontane. Non bisogna chiudersi, e soprattutto non bisogna lasciare fuori dalla porta quello o quelli che solo apparentemente sono lontani” (F. Miano, Relazione introduttiva XV Assemblea).Una consegna ripresa dal nuovo presidente nazionale, Matteo Truffelli: “...vedo un’Azione cattolica che si fa sempre più vicina alla vita delle persone, alle loro attese, alle loro sofferenze e povertà, alla loro ricerca di una piena umanità, per accompagnarle nella scoperta della pienezza di senso e della gioia che nascono dall’incontro con Cristo e da una fede che cambia la vita ….. Dobbiamo sempre partire dai più deboli, da chi vive materialmente l’indigenza o la carenza di prospettive; e la crisi economica e occupazionale ha ingigantito il problema… Credo che l’Ac debba continuare a camminare con il passo di chi resta indietro, di chi fa più fatica e ha più pesi da portare: questo criterio, che papa Francesco ci ricorda continuamente, deve essere guida al nostro cammino e metro con cui valutare le nostre iniziative”.Un’AC in uscita è quella che sa assumere lo stile della misericordia: “È questo lo stile da assumere, lo stile della misericordia. Una misericordia che si fa accoglienza, ascolto, ri-conoscimento, condivisione, dono di sé e soprattutto gratitudine, riconoscenza grata dinanzi al valore dell’altro. Ed è uno stile che comunica anche senza parole” (F. Miano, Relazione introduttiva XV Assemblea).Un’AC in uscita è quella che sa acquisire una mentalità nuova capace - senza rinnega-re la propria storia e identità - di scelte e comportamenti improntati all’apertura e all’u-miltà. Un’AC disponibile non solo ad aprire, ma ad andare incontro. Che sa tradurre le intenzionalità in gesti e scelte concrete e non si ferma esclusivamente agli alti proclami.Uscire significa aprire porte e finestre della realtà associativa per incontrare le persone nella loro dimensione di studenti, famiglie, lavoratori e con loro arricchire la vita di speranza, di un orizzonte illuminato dalla fede e annodare solidamente fede e vita per un umanesimo ancora capace di manifestare la bellezza del vangelo e la sua praticabilità. Uscire è ascoltare le sollecitazioni provenienti dalle nuove emergenze e farsi prossimi alle nuove povertà nelle forme della inclusione sociale, dell’integrazione, del riscatto positivo che abbatte i muri del pregiudizio e della delega e dell’indifferenza. Uscire è andare oltre prassi pastorali ed esperienze troppo pragmatiche oppure troppo attente alla forma più che ad un vissuto reale che esprime bisogni e potenzialità di co-munione, di annuncio, di crescita della qualità della vita. Qualche spinta in avanti per le nostre comunità, ingessate e infastidite ad ogni necessità di cambiamento (cambio dei sacerdoti, cambio delle generazioni, cambio delle tradizioni obsolete, cambio delle pre-senze e della gente..) non farebbe male, a condizione di una presenza associativa che, in una profonda attenzione alla comunione, promuove sperimentazioni e costruisce ponti, suscita nuove risorse e coinvolge l’esistente senza creare inutili concorrenze. Per l’associazione diocesana e le associazioni territoriali tutto ciò significa, quindi, essere un’AC che fa bene alla Chiesa ed è un bene per i laici di oggi, in primo luogo im-pegnandosi a dare forme nuove al discernimento e alla corresponsabilità pastorale nella Chiesa diocesana e parrocchiale, a favore di una semplificazione delle linnee e di una maggior risolutività. Per uscire occorre osare.Dare concretezza alla nostra identità significa sperimentare uscite.

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Ciascuna associazione territoriale, ciascun vicariato saprà assumere la sfida che maggior-mente risponde alle domande/richieste della propria realtà:- farsi promotori di una rete sul territorio che intercetta richieste e attenzioni precise,

creando esperienze di corresponsabilità per prendersi cura insieme di ciò che è di tut-ti, perché camminare insieme dice l’unitarietà e l’intergenerazionalità della famiglia associativa, narra la passione e la responsabilità per il bene che possiamo costruire anche con i piccoli e i giovani delle nostre famiglie e comunità di cui sono il futuro.

- promuovere gesti/segno di buone prassi collettive e personali capaci di contagiare e coinvolgere molti.

- offrire occasioni di approfondimento, di formazione su questioni di attualità e fenomeni culturali, con modi e forme che intercettano i luoghi e i tempi dell’esi-stente, spesso povero di significati profondi, annebbiato da luoghi comuni, ancorato a consuetudini poco virtuose per ambiti di vita che invece meritano da parte della comunità ecclesiale accompagnamento e vicinanza concreta, dentro i problemi e le scelte delle persone.

- suscitare risorse nuove e orientare potenzialità e competenze troppo poco valorizzate o circoscritte ad interessi privati.

2. SPUNTI PER VIVERE L’A, B, C DELL’AC

Per portare a concretezza questa scelta di un’AC in uscita, quindi missionaria, pensiamo sia necessario in prima battuta valorizzare e interpretare in modo adeguato alcuni aspetti e ruoli della vita associativa che hanno in sé un grande valore, ma che nella vicenda as-sociativa rischiano di essere dati per scontati o, peggio, per superati. Proviamo quindi, in concreto, ad individuare alcune dinamiche associative che neces-sitano - da parte di tutti gli aderenti ad ogni livello, ma soprattutto a livello territoriale - di una maggiore attenzione e che sono quindi mettere al centro delle preoccupazioni e dell’impegno dei responsabili. Si tratta di elementi della vita associativa che riteniamo utili per una ripartenza o per dare sostegno e vigore alla esperienza associativa nel segno della sua conferma, rilancio e riproposizione.

A) Il primo aspetto che vogliamo mettere sotto i riflettori è la cura per la vita associativa. Riguardo ad essa vorremmo riaffermare poche e semplici evidenze che possono aiu-

tare a discernere i passi e le scelte che ciascuna associazione territoriale può fare: • riteniamo la vita associativa un tesoro da non disperdere, ma da custodire, per noi

stessi e per la Chiesa, a favore di una “fede adulta e pensata” e di una interpretazio-ne attuale della laicità cristiana

• la qualità e la consistenza della vita associativa è responsabilità di tutti gli aderenti, ma in particolare del Presidente e del Consiglio territoriale;

• la vita associativa è esperienza educativa intergenerazionale che si sostanzia, prima che in iniziative, in relazioni significative tra gli aderenti e con le persone della comunità;

• la vita associativa non è un circolo chiuso e una ritualità indefinita, bensì un’occasio-ne e una spinta per un’apertura a tutte le persone e ad ogni situazione comunitaria;

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• la vita associativa richiede che sia dato ritmo e sostanza alle relazioni e al confron-to, in particolare una frequenza adeguata agli incontri del Consiglio territoriale (uno al mese?) e all’Assemblea dei soci (due all’anno?).

B) La vita associativa richiede e ha come condizione fondamentale l’adesione convinta dei soci e il loro contributo (di idee, di servizio, di presenza, …) alle scelte ideali e concrete che l’associazione intende esprimere. Per questo occorre che ciascun ade-rente e ciascuna associazione territoriale condividano e assumano responsabilmente questi postulati:• l’adesione all’associazione è una scelta importante - non un sovrappiù - da valoriz-

zare e da confermare con una partecipazione attiva e non formale di ciascuno;• condizione essenziale per aderire inizialmente (ma anche per confermare) con en-

tusiasmo all’AC è aver vissuto momenti ed esperienze belle e significative: non si aderisce più per tradizione o per imitazione;

• condividere la scelta associativa vuol dire condividerne anche la sua promozione e proposizione (non è un compito esclusivo di qualcuno);

• la visibilità dell’associazione all’interno della comunità cristiana e civile passa at-traverso proposte di carattere pastorale, iniziative formative, pronunciamenti su fatti e temi, adesione o promozione di iniziative con altri gruppi, valorizzazione dei momenti comunitari, iniziative caritative, … che esprimono la vivacità e vali-dità della vita associativa.

C) Un altro aspetto che vogliamo considerare è il ruolo delle Associazioni Territoriali e in essa del Presidente e dell’Assistente territoriale.

Non è questione di conoscenza dello Statuto, ma di riappropriarci del senso che oggi hanno gli organismi associativi per la vita dell’associazione, per la sua presenza nella comunità cristiana, ma soprattutto per la vita delle persone.

Ecco alcune affermazioni da cui ripartire:• L’Associazione è innanzitutto diocesana, in quanto fa riferimento al Vescovo e alla

Chiesa locale;• l’A.T. è il fondamento della casa associativa e la radice che dà linfa all’albero asso-

ciativo: se l’A.T. inaridisce e secca, viene meno un elemento essenziale dell’Asso-ciazione

• l’A.T. non deve pensarsi come realtà assolutamente autonoma e autosufficiente, ma essere strumento che consente agli aderenti di vivere appieno l’esperienza asso-ciativa (quindi aprirsi al livello vicariale, diocesano e nazionale);

• è vitale che l’A.T. sia artefice di una rete di rapporti e di collaborazioni con gli altri soggetti della Pastorale parrocchiale e del territorio;

• la dinamica associativa, laddove è possibile, è anche dinamica democratica che presuppone la partecipazione attiva dei soci e l’assunzione di responsabilità demo-craticamente attribuite;

• il Presidente territoriale funge da riferimento per l’A.T. nei confronti del Centro diocesano, ma anche rappresenta l’associazione nei confronti del Parroco e delle altre aggregazioni (ecclesiali e non);

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• al Presidente è richiesta una continuità di azione, una capacità di dialogo, una visione aperta e dinamica delle questioni associative e pastorali;

• è compito e responsabilità del Presidente portare a conoscenza di tutti gli aderenti di tutto quanto l’associazione esprime e realizza

• all’Assistente territoriale non è richiesto un ruolo decisionale o di supplenza, ma di relazione e di direzione spirituale per gli aderenti, di partecipazione alle scelte, di consiglio;

• il Consiglio territoriale non può essere interpretato come un organismo burocra-tico, ma come luogo e momento per le scelte associative, occasione di incontro e di confronto tra le persone, un luogo espressivo della creatività associativa.

D) Un quarto aspetto che vogliamo considerare riguarda la Proposta Formativa, un fat-tore essenziale per dare valore e significatività alla vita associativa a livello territoriale.

Queste alcune semplici ma fondamentali indicazioni:• l’adesione e la vita associativa hanno significato soprattutto in relazione ad una

dinamica educativa e quindi ad una PF; • la fonte della PF è il Vangelo e l’ascolto della vita delle persone;• gli aderenti hanno la legittima attesa di partecipare a momenti/percorsi formativi

che possono prevedere sia momenti parrocchiali, che momenti vicariali e diocesani;• la PF fa riferimento ad un Progetto formativo e deve considerare tutti le dimensio-

ni della vita cristiana (la spiritualità, la fraternità, l’ecclesialità, la missionarietà): è questo il valore e il significato della scansione della Proposta formativa diocesana in 4 periodi distinti, ai quali è opportuno che anche le A.T. facciano riferimento per un calendario il più possibile unitario;

• Elemento fondamentale della proposta formativa è la cura dell’interiorità: impor-tante a questo proposito l’attività degli Assistenti territoriali e diocesani, ma altresì dei percorsi e iniziative parrocchiali e diocesane;

• la PF deve essere aperta a tutte le persone della comunità, possibilmente differen-ziata secondo le età, pensata e condivisa dal Consiglio Territoriale;

• è sempre più necessario, in virtù dei cambiamenti di sensibilità e di stili di vita (soprattutto da parte dei ragazzi e dei giovani), riconsiderare le iniziative formative alla luce delle specifiche situazioni parrocchiali e della realtà vicariale, ma sempre realmente aperte a tutta la comunità, significative, condivise con il parroco/Assi-stente e con il livello vicariale;

• più che opportuno completare la PF valorizzando le iniziative del livello diocesa-no: la proposta del MSAC per i giovanissimi, la proposta de La tenda (vedi Ca-lendario diocesano) e i Nodi per i giovani, gli Incontri diocesani per educatori (vedi Calendario diocesano) per gli educatori ACR.

E) Altro elemento rilevante per la vita associativa è rappresentato dal ruolo e dall’azione del Responsabile Vicariale.

I Responsabili vicariali - e l’ambito del vicariato – considerate le dimensioni della nostre parrocchie e delle A.T., stanno sempre diventando un punto di snodo impor-tante per la vicenda associativa.

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A questo proposito osserviamo:• il vicariato può rappresentare una dimensione territoriale adeguata per relazioni,

iniziative e percorsi associativi (per gli adulti, i giovanissimi, …);• anche per l’esperienza associativa il vicariato offre l’opportunità di uscire da una

visione troppo particolare e campanilistica di Chiesa;• l’ambito vicariale – in una visione condivisa con il livello diocesano - può giocare

un ruolo prezioso soprattutto per la formazione dei responsabili e per la promo-zione associativa (presentazione e avvio dell’esperienza di AC alle comunità nelle quali non è presente)

• il RV, in sintonia con la presidenza e il Consiglio diocesano, rappresenta il trait-d’union tra il livello territoriale e il livello diocesano

• il RV ha anzitutto una responsabilità relazionale, cioè il compito di mantenere i rapporti con tutte le A.T. (presidenti e assistenti) presenti nel vicariato, come an-che di offrire le occasioni per scelte condivise e per una vantaggiosa collaborazione inter-associativa;

• il RV e l’Assistente vicariale è opportuno che mettano in campo, in accordo con la presidenza diocesana, un reale accompagnamento delle A.T. che può richiedere anche un coinvolgimento nelle problematiche che interessano i rapporti tra l’asso-ciazione e le scelte pastorali parrocchiali

F) Un posto privilegiato e particolare all’interno della Proposta e della vita associativa deve essere attribuito alla dimensione caritativa. Ciò in quanto l’esercizio della cari-tà, in tutte le sue forme, è centrale nella vita cristiana e quindi del percorso formativo personale di ciascuno.

Non una carità teorizzata e/o predicata, ma una pietas praticata a livello personale, oltre che associativo.

La creazione del Fondo caritativo La Dimora e la sua interpretazione nel senso di opportunità per una attenzione a specifiche situazioni di bisogno presenti in par-rocchia, rappresentano sicuramente una risorsa che l’associazione tutta - e in essa le Associazioni Territoriali – deve saper cogliere e portare a realizzazione.

È quindi quanto mai auspicabile che ciascuna A.T. consideri il progetto caritativo La Dimora, per assumerlo nei tempi e nelle forme più congeniali e secondo le risorse disponibili.

3. PER UN AGGIORNAMENTO DELLA PROPOSTA FORMATIVA PER GIOVANI E ADULTI

Non vi è dubbio che l’associazione tutta e in particolar modo a livello territoriale, debba proseguire nel lavoro (difficile) di aggiornamento di quella componente essenziale della Proposta associativa rappresentata dalla Proposta Formativa.Il cantiere è stato aperto qualche tempo fa e il percorso intrapreso sta portando l’as-sociazione diocesana ad articolare maggiormente la propria struttura e ad aggiornare continuamente le proprie proposte formative (ne sono esempio l’arricchimento della struttura dei campi e degli esercizi spirituali, nuovi appuntamenti diocesani, l’avvio due

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anni fa del Laboratorio della partecipazione e ora del Laboratorio culturale, l’iniziativa di Goccia, la proposta connessa a La dimora … ).Sentiamo però la necessità di continuare su questa strada ed anzi di accentuare l’impe-gno con l’obiettivo di dare concretezza ad alcune intuizioni e convinzioni che in questi anni stiamo maturando, per riuscire a ripensare i percorsi per i ragazzi (vedi paragrafo Per un’ACR missionaria), per mantenere ed allargare il dialogo e il coinvolgimento dei giovani, soprattutto per sostenere le Associazioni Territoriali che - a livello parrocchiale o vicariale – devono riuscire ad elaborare percorsi e/o iniziative che siano un reale e ori-ginale contributo alla maturazione umana e cristiana degli adulti.

Proposta Giovani 2014-2015La proposta per i giovani di AC desidera seguire i passi delineati nel documento assem-bleare diocesano, in cui tramite cinque semplici verbi sono descritte le linee guida del triennio associativo: Custodire, Ascoltare, Uscire, Annunciare, Condividere. Pertanto, anche noi come giovani ci impegniamo a custodire la vita associativa, affinché man-tenga la sua unitarietà e sappia trovare una ‘leggerezza’ tale da valorizzare l’incontro tra le persone e le esperienze e allo stesso tempo a fondare l’esperienza associativa sull’ascol-to della Parola di Dio, senza dimenticare l’apertura e la disponibilità per l’ascolto delle persone, a partire da quelle più vicine.Per questo ci impegniamo ad avere uno sguardo interessato, attento e simpatico sul mondo per discernere i segni della volontà di Dio. Come dice sia Papa Francesco che il pres. FIAC Inzurraga dobbiamo essere “un’AC en salida”! Per far ciò è necessario aprire le porte della vita associativa per incontrare l’altro nella sua dimensione di studente, lavoratore, volontario, educatore, ecc.La ragion d’essere dell’AC è infatti l’Annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità nel quotidiano passa per la dimensione della condivisione che è in stretta relazione con la dimensione della responsabilità: bisogna saper condividere, cioè dividere per donare!

Alla luce di ciò la proposta vuole focalizzarsi prevalentemente su due aspetti principali che caratterizzano la vita degli aderenti: la spiritualità e la formazione che in maniera trasversale toccano sia i giovani che i giovanissimi.

Proposte di Spiritualità:• Esercizi spirituali• Pomeriggi di Spiritualità• La Tenda, un cantiere di spiritualità, uno spazio e un tempo per riflettere e pregare,

insieme.• “Semplicemente Casa” (se le energie e le condizioni lo consentiranno). Percorsi formativi• I Nodi, incontri periodici che si svolgono a rotazione nelle diverse parrocchie dei

cinque “poli” della diocesi e che nell’arco dell’anno affrontano tematiche varie, che seguono il tema dell’anno o particolari attenzioni, che partono spesso dall’esperienza giovanile e creano occasioni di incontro, scambio di idee ed esperienze, momenti di

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ascolto e confronto preziosi.• Big Bang (vedi paragrafo specifico)• Laboratorio per la Partecipazione Sociopolitica (vedi paragrafo specifico).Il settore giovani intende inoltre avviare due ulteriori iniziative/attenzioni: la creazione di nuovi gruppi di carattere inter-parrocchiale o vicariale per Giovanissimi e l’Assemblea dei Giovani, calendarizzata il prossimo 16 Novembre.Per i giovanissimi, l’esperienza del MSAC resta una delle proposte cruciali e importanti del settore, se possibile da rafforzare e migliorare con il loro essenziale contributo. Inol-tre, vogliamo dare slancio a nuove iniziative parrocchiali o vicariali di accompagnamen-to per nuovi gruppi giovanissimi. In questi anni si è cercato, con non poche difficoltà, di trovare e porre basi sempre più solide per la nascita e la crescita di gruppi giovanissimi, risorsa che consideriamo preziosissima per la nostra associazione e per l’intera comunità. In questo triennio questo obiettivo rientrerà tra le priorità più forti, stimolati anche dalle concrete prospettive che in diverse realtà associative si stanno intravedendo. Pertanto, nelle comunità in cui si vorrà costruire un’esperienza significativa per i nostri adolescen-ti saremo disponibili, come commissione giovani e come intera comunità educatori, a metterci al servizio di esse, per collaborare con le parrocchie e accompagnare i gruppi giovanissimi, con i loro educatori.Per quanto riguarda l’Assemblea Giovani, l’intenzione è quella di creare un’occasione di incontro per i giovani della diocesi, per una verifica della proposta formativa per i giova-ni dell’associazione messa in campo in questi anni ricchi di iniziative e di opportunità, per interrogarci sulla realtà giovanile, per un confronto “produttivo” nella prospettiva di una maggiore capacità di dialogo e di sensibilità educativa di carattere intergeneraziona-le, di far rete con tutti i giovani. Vogliamo che i giovani della diocesi possano “guardarsi in faccia” e insieme discutere di ciò che riguarda loro, della proposta di cui loro stessi sono i destinatari, in modo da capire, tra tutte le esperienze che sono state sempre pensa-te e costruite, che cosa è essenziale per la formazione di un giovane di AC oggi, che cosa manca, quali desideri o opportunità intravedono oppure cosa va cambiato o modellato, considerando anche i ritmi e i tempi che un giovane studente o lavoratore oggi vive.

Attenzioni e ObiettiviGli aspetti che devono contraddistinguere e caratterizzare la Proposta formativa per i giovani sono tanti, ma su alcuni vogliamo porre maggiormente l’attenzione:• la creazione e il rafforzamento di una rete di relazioni autentiche, che è sicuramente

un primo e indispensabile passo per un cammino partecipato e vero, in cui ognuno si senta protagonista in un percorso di fede comune a tanti e rafforzato dalla e nella preghiera;

• il sostegno per una vita spirituale attiva, da cui attingere forza e convinzione per af-frontare il quotidiano.

• il sostegno al Laboratorio per la Partecipazione, cercando di creare delle sinergie tra giovani e adulti sullo stile del ben riuscito Campo Intergenerazionale a Torino;

• una attenzione specifica per i giovani – adulti, nella logica della intergeneraziona-lità dell’esperienza associativa, dimensione che la caratterizza e la rende realtà squi-sitamente attuale in ordine ad un dialogo tra le generazioni che diventi attenzione

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formativa specifica per tutte le età;• l’impegno formativo e l’attenzione per gli educatori, in particolare per quelli dei grup-

pi giovanissimi che vogliono iniziare un percorso quest’anno;• l’impegno a sostegno dell’Equipe ACR che necessita di giovani che mettono a diposi-

zione sensibilità e capacità educative a favore dei ragazzi;• favorire il dialogo tra i giovani e le proprie comunità cristiane particolari, come anche

la collaborazione intra-associativa, nella convinzione che il progetto di annuncio del Vangelo è un cammino comune, che si condivide e che necessita del contributo di tutti;

• sottolineare l’importanza del valore dell’accoglienza, per essere persone, famiglie e comunità aperte, attente alle persone e ai loro cammini, capaci di scelte significative e coraggiose.

Proposta adulti 2014-2015La proposta degli adulti abbraccia una pluralità di destinatari: dagli adulti-giovani agli adultissimi, dalle famiglie a quanti vivono in particolari condizioni di vita. E’ un aspet-to che non può essere disatteso quando si pensa a come vivere una comune esperienza associativa. E l’esperienza associativa degli adulti, tanto più, non si esaurisce nella vita del gruppo, ma chiede di essere pensata con dinamiche, attenzioni e scelte sempre più vicine alle persone e alle concrete realtà del territorio e della chiesa locale in cui si abita, si lavora, si vivono i propri legami, si prega e si opera con e per gli altri. Pensando a un possibile cammino ci siamo così lasciati interpellare sia dagli orientamen-ti della Chiesa, dai fatti del nostro tempo, sia dalle sollecitazioni e dalle priorità emerse nelle recenti assemblee associative, e anche dalle riflessioni contenute nel documento Adulti chi nato dal progetto sulla formazione della fede degli adulti oggi conclusosi nel precedente triennio. Una convinzione ha inoltre guidato il percorso proposto: attivare vita associativa signi-fica scegliere di fare le cose non perché si sono sempre fatte, ma perché si sono pensate insieme le esperienze, si sono condivise le difficoltà, si sono cercate, incontrate e ascoltate le persone.L’invito è quindi quello di leggere, di “problematizzare”, di confrontarsi su quanto pre-sentato nella prospettiva di una ricerca comune, di un impegno, preso insieme, di pre-senza e servizio responsabile nella vita delle nostre comunità parrocchiali e nel territorio in cui ci troviamo ad abitare.Adulti chi: un progetto in progress sulla formazione degli adultiCome già accennato i contenuti e le questioni rilevanti del progetto di riflessione e di confronto sulla formazione della fede degli adulti sono stati raccolti nel testo Adulti chi. Ne è emerso un patrimonio prezioso di storie di vita e di fede che non può essere inascol-tato, che chiede di essere raccontato non solo in quanto motivo di riflessione personale, perché ciascuno vi ritrova parte della propria vita e della propria esperienza di fede, ma anche perché interpella il nostro modo di vivere sia come singoli che come gruppo la dimensione missionaria del nostro impegno. Riguardo il dinamismo del rapporto fede/vita, il sussidio permette diverse prospettive di lettura, di analisi e di confronto dei diversi contenuti. Ogni realtà potrà quindi valutare,

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in base ai propri obiettivi e destinatari, quale riflessione promuovere, magari in collabo-razione diretta con la Commissione adulti. A tal proposito, di seguito suggeriamo due possibili ipotesi di percorso:Ipotesi 1. Proporre nella propria comunità incontri in cui: - far conoscere le sfide, le ‘provocazioni’ emerse per interrogarsi al riguardo (condividia-

mo? su cosa ci discostiamo? cosa aggiungere?...);- interrogarsi su come provare a dare continuità al lavoro. Ipotesi 2. Proporre una riflessione: - sul metodo seguito in questo progetto (si veda cap. 2): mettersi in ascolto, avvicinare

persone proponendo spazi di domanda e di ricerca sui bisogni, porsi in ascolto; privi-legiare le relazioni e le occasioni di scambio e vicinanza; privilegiare occasioni di ser-vizio e di prossimità; puntare a sollecitare relazioni ‘nuove’ con i sacerdoti; proporre occasioni di condivisione, occasioni in cui ‘farsi prossimo’, occasioni in cui confron-tarsi, occasioni in cui parlare con i sacerdoti;

- sul contenuto (in ascolto della vita; fraternità, corresponsabilità, preghiera, rapporto preghiera/vita);

- interrogarsi sul senso di questa modalità di incontro e nell’esperienza ordinaria di una comunità.

Gli strumenti per la formazione e l’autoformazione Vita d’autore è il titolo del sussidio che accompagna il percorso formativo degli adulti di AC di quest’anno, dedicato ai temi dell’interiorità e della cura della spiritualità intese come dimensioni costitutive di ogni persona a cui ritornare continuamente per rivedere e rilanciare il proprio itinerario di vita e per una comprensione sempre più autentica di sé. L’icona evangelica che ispira il cammino è dell’evangelista Marco: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” parole con cui Gesù ridà speranza ai suoi discepoli smarriti nell’epi-sodio della tempesta sedata (Mc 6,45-52). Il testo è un supporto, è uno strumento che richiede una mediazione per comprendere quello di cui ha bisogno il gruppo, quello che è adatto proprio per quel gruppo. Ma la formazione dell’adulto non può limitarsi solo al sussidio formativo, che è pensato e strutturato per essere utilizzato in gruppo.Per questo, anche quest’anno, si ripropone Goccia il progetto online dell’Azione Cat-tolica della diocesi di Lodi per l’autoformazione. Goccia metterà a disposizione rego-larmente il Vangelo del giorno commentato, scaricabile in versione mp3 e con cadenza quindicinale, sarà proposta una selezione di riflessioni su temi vari: dall’approfondimen-to spirituale al sociopolitico, dalla cultura all’attualità, secondo le esigenze e i momenti del cammino associativo o gli stimoli della realtà che ci circonda. Per la preghiera e la meditazione personale si segnala infine il testo Coraggio, sono io, non abbiate paura! con il Vangelo del giorno e un breve commento che verrà inviato dal Centro nazionale ad ogni aderente.

Proposta adultissimi 2014-2015Il cammino dei gruppi della terza età è parte dell’esperienza del settore degli adulti e fa riferimento agli stessi contenuti presentati nel sussidio nazionale Vita d’autore, ma comprende molte iniziative specifiche per questo arco di età, in particolare i momenti di

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spiritualità, di formazione, i pellegrinaggi e gli esercizi diocesani. Pur essendo preclusa per alcuni, con difficoltà oggettive, la partecipazione a queste iniziative, è auspicabile ogni premura per informare e facilitare quanti volentieri potrebbero aderire con gran-de beneficio contro la solitudine, il senso di inutilità o l’abbandono di ogni cammino formativo. Chi non può esserci è pur sempre da rendere partecipe e vicino al vissuto dell’associazione di cui rimane parte attiva e preziosa testimonianza.

A partire dalle indicazioni contenute nel Contributo della terza età in preparazione alla recente assemblea diocesana, riteniamo importante rimettere al centro dell’atten-zione dei gruppi adulti parrocchiali il tema dell’impegno concreto per il bene comune che anche gli adultissimi posso assumere. L’invito è quello di superare l’idea, piuttosto diffusa, che solo la preghiera sia l’unico scopo della vita dell’anziano e il suo unico ‘rifugio’, per recuperare invece nuovi spazi nelle proprie comunità in cui valorizzare il loro protagonismo.

Alcune proposte:- I ‘nonni’ possono e devono essere una ‘risorsa’ non solo per le proprie famiglie, ma

anche per un vicinato solidale- possono essere attivati degli incontri, destinati non solo ai nonni, in cui affrontare i

temi dell’educazione, della comunicazione della fede alle giovani generazioni- in collaborazione con l’ACR possono essere organizzati in prossimità delle festa di

Natale e di Pasqua lo scambio degli auguri agli anziani, in particolare soli e malati della propria comunità

- la creazione di un “monastero invisibile” attraverso il quale chi, per vari motivi non può più uscire di casa, trova un senso ulteriore per donare la propria preghiera e vita per la Chiesa e l’AC

- una semplice ‘recita del rosario’ – se fatta in gruppo – può offrire una fonte di discer-nimento e un incoraggiamento per correggere visioni della vita troppo rinunciatarie.

Ricordiamo infine un importante appuntamento nazionale: Il prossimo 28 settembre il Papa ha convocato in piazza San Pietro i nonni e gli anziani per un momento a loro dedicato: “La benedizione della lunga vita”, questo il titolo dell’evento che vede anche l’Azione Cattolica, in particolare il Settore Adulti, coinvolta insieme a tante altre realtà e aggregazioni. 4. PER UNA ACR MISSIONARIA

In questo triennio vogliamo dedicare una particolare attenzione all’ACR: alla proposta, ai gruppi presenti nelle associazioni parrocchiali, agli educatori. L’ACR rappresenta infatti uno dei frutti della Chiesa bella del Concilio: esprime l’en-tusiasmo, l’apertura al nuovo e il protagonismo dei piccoli, incarna il volto missionario dei laici. Crediamo sia ancora oggi una proposta significativa, da sostenere e rilanciare. È essenziale, infatti, per il carisma e il ruolo formativo dell’AC nella realtà ecclesiale, riconfermare una responsabilità educativa verso le nuove generazioni e rilanciare un’e-

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sperienza educativa per ragazzi quale è stata e vuole essere ancora oggi l’ACR.Questa riflessione sta accompagnando l’associazione da qualche tempo ed è stata oggetto di confronto nell’incontro dei presidenti territoriali e nel consiglio diocesano di giugno. Da queste riflessioni sono emersi tre elementi a fondamento della proposta:A. Il contesto: una pastorale dei ragazzi chiara e condivisaOggi i ragazzi hanno a disposizione moltissime opportunità ricreative, scolastiche, spor-tive, ecclesiali, associative. Ciò induce a qualificare la proposta ACR come momento che dia unità e qualità alla vita dei ragazzi, che faccia fare esperienza di un gruppo qualifi-cato, che dia senso alla loro vita e sia punto di partenza per portare senso a tutte le altre esperienze e agli altri ragazzi che le condividono. Inoltre spazi da esplorare e dove portare il proprio contributo sono il campo della mis-sionarietà, dell’integrazione, dell’apertura alle proprie città e paesi. In sintesi, due parole chiave: missionarietà ed esperienzialità.B. Il contenuto: l’ACR missionariaNelle nostre comunità oggi esistono diverse e significative esperienze e proposte per la catechesi, l’animazione, l’iniziazione cristiana, lo sport. Spesso, tuttavia, si tratta di esperienze attuate con scarsi raccordi tra loro. E questo è sintomo, riteniamo, della man-canza di un’idea, o meglio, di un progetto condiviso di pastorale dei ragazzi. Certamente l’associazione da sola non può modificare questa situazione, ma può essere stimolo per una cambiamento in questo senso, cercando di mettersi sempre più in rete con gli altri soggetti educativi che operano coi ragazzi. Dal punto di vista strettamente associativo, si deve superare la logica dell’ACR come “duplicato”, espressa nella consueta frase “quale posto ha oggi l’ACR?” Bisogna invece partire da una diversa prospettiva che parte dai ragazzi e si chiede: che esperienze vivono i bambini/ragazzi di questa comunità parrocchiale? Che contributo nuovo, di protago-nismo si può offrire? Domande che devono interpellare più soggetti, dai responsabili associativi territoriali al consiglio pastorale parrocchiale, sacerdoti compresi.C. Gli educatori: testimoni esemplariSe vogliamo provare a dire, in sintesi, chi è l’educatore, dobbiamo dire che è un testimo-ne: ha compiuto scelte di vita e di fede, sa ascoltare lo Spirito, è capace di relazione, ha scelto il servizio educativo (Progetto formativo cap. 7), è espressione dell’associazione.Essere educatori richiede innanzitutto interesse e cura per la propria vita spirituale, una continua formazione personale e di gruppo, il confronto con altri educatori nella pro-pria realtà locale e nella diocesi. L’ACR vive grazie a educatori innamorati di Cristo e che con impegno ed entusiasmo scelgono il servizio educativo verso i più piccoli. Certamente importantissimo è l’accompagnamento da parte dell’Assistente, del presi-dente e dei responsabili parrocchiali. Occorre una guida paziente, una particolare at-tenzione alle relazioni personali e il far sentire loro presenza, disponibilità e vicinanza costanti.È importante che l’educatore si senta sostenuto e incoraggiato dall’associazione, che non si senta solo soprattutto nei momenti in cui incontra difficoltà.Occorre anche che gli educatori sperimentino un cammino associativo ampio, affinché maturino sempre più il loro senso di appartenenza e sappiano coinvolgere al meglio i

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loro gruppi nelle dinamiche associative. Per la traduzione pratica di tutto ciò, il centro diocesano mette in campo progetti e strumenti:1. Accompagnamento di alcune realtà parrocchiale da parte dell’équipe diocesana2. Disponibilità al confronto con tutte le associazioni territoriali, con il supporto dei

responsabili vicariali 3. Proposta annuale – Sussidio Nazionale Tutto da scoprire - piccolissimi, 6/8, 9/11,

12/14, Guida dell’Educatore, Tutto da scoprire in Famiglia4. Spiritualità – Pomeriggio di spiritualità di Avvento e Quaresima; Esercizi spirituali per

i ragazzi delle medie; 5. Formazione educatori – (vedi paragrafo specifico in Percorsi e Progetti)6. La Chiesa Bella del Concilio - Mostra con progetto itinerante

In occasione dei 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II e dell’ ANNO DEL-LA FEDE, conclusi a novembre 2013, i ragazzi dell’Azione Cattolica di Milano e i loro educatori hanno ideato una mostra itinerante, che racconta la storia, i perso-naggi, i contenuti di questo grande evento. L’Azione Cattolica di Lodi possiede una copia dei pannelli che la compongono in modo da metterli a disposizione di tutte le parrocchie ed associazioni territoriali che ne fanno richiesta.Un gruppo di ragazzi dell’ACR diocesana, accompagnati da un’equipe di educatori, si renderà inoltre disponibile a presentare e raccontare la mostra attraverso attività e percorsi ad hoc, di durata ed approfondimento diversificati, tra cui scegliere. Contattare l’equipe ACR per maggiori informazioni e per concordare le modalità ed i tempi di esposizione della mostra: [email protected]

5. CENTRALITà DELLA FAMIGLIA

In un contesto, quello attuale, in cui la famiglia vive una situazione paradossale tra riconoscimento del suo valore per il bene dell’individuo e della società e nel contempo disconoscimento della sua identità, risulta ancora più urgente la responsabilità di an-nunciare la buona notizia della famiglia come luogo primario e fonte di cura educativa, di relazioni belle e buone, di crescita umana e cristiana, di accoglienza e accompagna-mento. Una riflessione approfondita sull’annuncio del Vangelo alla famiglia nel mondo attuale è attualmente in corso nella Chiesa; in particolare due tappe fondamentali se-gneranno questo cammino: il Sinodo Straordinario che si terrà dal 5 al 19 ottobre 2014, e il Sinodo generale nel 2015. Queste consultazioni costituiranno l’avvio di una nuova riflessione, anche nella nostra Diocesi, sulla realtà della famiglia e sull’importanza del sostenere la famiglia per il bene delle persone e dell’intera società.

L’Ac vuole stare dentro questo cammino, contribuendo insieme all’Ufficio Famiglia a far crescere una “cultura della famiglia”. Per questo saranno messe in cantiere iniziative specifiche nella seconda parte dell’anno pastorale.

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Queste in particolare le attenzioni che intendiamo mettere in campo:- riscoprire il protagonismo educativo della famiglia nei cammini formativi dell’ACR e

nell’accompagnamento dei ragazzi nella vita della Chiesa. L’esperienza che si intende offrire ai genitori, ad esempio nel Progetto Formato Famiglia, vuole farli sentire inse-riti in una comunità cristiana che si prende cura di loro, accogliendo le loro vite e le loro esperienze familiari, anche quando queste sono segnate da sofferenze e situazioni difficili.

- spenderci nel costruire una rete relazionale tra famiglie che accompagni anche al di fuori degli ambienti parrocchiali le persone coinvolte

- metterci in ascolto delle famiglie che incontriamo e impegniamoci a comprendere quale servizio e accoglienza l’associazione può offrire a tutte le famiglie che si trovano ad affrontare condizioni di fragilità.

- promuovere la riflessione attivata quest’anno dal Laboratorio culturale sul tema della Genitorialità

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III - PERCORSI E PROGETTI

1. PERCORSI DI SPIRITUALITà PER GIOVANI E ADULTI

L’attenzione alla vita spirituale dentro e attraverso il servizio ecclesiale dell’associazione parte sostanzialmente dal dichiararne ancora la priorità e la necessità per tutti, sempre nella gradualità e nel rispetto del cammino di ciascuno. La spiritualità dell’Ac non ha un riferimento carismatico specifico, ma una pedagogia della fede che, nel vissuto ecclesiale di base della comunità parrocchiale e diocesana, accompagna ed educa la vita nello Spirito del laico nelle stagioni della vita verso una equilibrata e inten-sa vita interiore. Una interiorità che corrobori, illumini, fecondi la quotidianità dell’esistenza impregnata di Vangelo e aperta alla Grazia. Un ragazzo, un giovane, un adulto di Ac deve percepire come un bene assoluto, una be-nedizione per la propria vita, (e non un relativo aggiunto) tutti i doni che consentono di custodire il Mistero: il giorno del Signore, l’identità battesimale, la professione della fede, la pratica sacramentale della Riconciliazione dell’Eucaristia , la preghiera quotidia-na personale e in famiglia nella lode, la supplica e intercessione, il rendimento di grazie; la scansione liturgica del tempo, la docilità allo Spirito, la famigliarità con la Parola di Dio, l’adorazione Eucaristica, la devozione mariana, l’amicizia e la fraternità spirituale, l’accompagnamento vocazionale, la partecipazione comunitaria, la comunione dei santi. L’esperienza di questi doni può diventare balsamo e fermento, sale e luce delle proprie giornate di gioia e di dolore, di successo e di fragilità, di fiducia e dubbio, di presenza e solitudine. In tutto questo diventa preziosa l’offerta di animazione, di guida che annualmente l’as-sociazione mette in campo a favore dei singoli aderenti e simpatizzanti, dei gruppi e delle comunità parrocchiali e della chiesa diocesana. Ogni sforzo personale per una regola di vita, ogni impegno per suggerire consigliare e promuovere la partecipazione di altri amici e fratelli alle esperienze spirituali, ogni fedele partecipazione a quanto compatibile al proprio stato di vita, ogni discernimento comu-nitario che orienta e potenzia la formazione spirituale, ogni tempo speso per una spi-ritualità di comunione, può essere considerato a pieno titolo espressione ineguagliabile di appartenenza attiva e di quella missionarietà concreta che edifica la Chiesa e genera una nuova stagione di Santi. In forma di sintesi elenchiamo quanto verrà calendarizzato per tutti:la meditazione introduttiva all’icona evangelica dell’anno associativo, la Tenda Giovani, le mattinate/pomeriggi di spiritualità di Avvento e Quaresima per tutte le età, le Lectio bibliche in Avvento, la veglia di ringraziamento di fine anno, le marce per la Pace, gli esercizi spirituali quaresimali, il pellegrinaggio mariano, il sussidio sul tempo liturgico per gli adulti, le veglie diocesane, gli appuntamenti di preghiera animati nelle parroc-chie, il pellegrinaggio associativo. Non si tratta di vivere tutto con ansia e scrupolosa fatica, quasi fosse un complicato dovere ecclesiale, ma di desiderare e gioire pienamente dell’incontro con il Signore là dove Egli si dona gratuitamente per riconoscerlo e comunicarlo e servirlo dove egli si fa prossimo della nostra esistenza.

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2. PER RESPONSABILI AFFIDABILI E ASSOCIAZIONI TERRITORIALI SIGNIFICATIVE

Come abbiamo già avuto modo di dire, la vita associativa necessita del contributo im-prescindibile dei Responsabili e in primis del Presidente territoriale.Possono cambiare le forme e i numeri, ma la Proposta associativa richiede che qualcuno, con passione, assuma il compito di coordinare il discernimento educativo, a favore dei singoli, di tutta l’associazione e a vantaggio della comunità cristiana.Per supportare un’interpretazione adeguata del ruolo di Responsabile - così vitale e deli-cato per l’associazione -, per creare le condizioni ideali per vivere la responsabilità come opportunità di crescita personale e con la finalità di rendere l’adesione e la partecipa-zione alla vicenda associativa una reale opportunità di maturazione umana e cristiana, pensiamo sia importante proseguire nella progettazione di una proposta formativa per Responsabili che sia essenziale ma efficace.L’attenzione ai Responsabili associativi non è una sovrastruttura che appesantisce la vita associativa, ma l’espressione di una sollecitudine educativa propria dell’AC e un elemen-to imprescindibile della dinamica associativa.Il Percorso per responsabili, ripreso 2 anni fa e riservato in modo particolare ai presidenti e a tutti i componenti dei Consigli delle A.T., viene quindi riproposto con la finalità:- di essere un aiuto a realizzare la scelta della formazione nello stile della responsabilità- di essere un luogo di ascolto reciproco e di elaborazione per un rilancio formativo e

propositivo alle associazioni territoriali e alle comunità- di dare un contributo per superare il rischio della frammentazione dell’esperienza as-

sociativa e un’occasione per acquisire una maggiore coscienza e senso di appartenenza- di offrire un momento di verifica interessante, partecipato, condivisoL’idea di fondo, che quest’anno vorremmo approfondire, fa riferimento agli elementi essenziali dell’esperienza e della vita associativa, come già abbiamo cercato di delineare, per ritrovare e riproporla con convinzione e freschezza ai nostri aderenti e alle comunità cristiane delle quali desideriamo che siano parte viva. Attraverso il percorso associativo vorremmo quindi riaffermare che il senso dell’essere associazione sta proprio nel mettersi insieme per rendere più efficace la testimonianza, per sostenersi con un’attività formativa nelle diverse forme di apostolato, per aiutarsi nella comunione di vita e di fede e coniu-gare efficacemente e concretamente queste due realtà.La modalità e i tempi della proposta sono pensati in sintonia con la scansione dell’anno associativo e quindi con le dimensioni fondamentali del progetto formativo (ecclesialità, fraternità, interiorità e responsabilità). Ma considerano anche i momenti di incontro che la tradizione associativa e il Regolamento diocesano prevedono (gli incontri vicariali e diocesani per presidenti).Per questo il Percorso formativo 2014- 2015 si comporrà di 4 occasioni formative: 2 di questi coincideranno con gli incontri del Comitato Presidenti diocesano e saranno riservati ai Presidenti e agli Assistenti; gli altri 2 – che potranno essere di carattere inter-vicariale - sostituiranno altrettanti Comitati Presidenti vicariali e saranno allargati ai membri dei Consigli delle A.T. Ad essi si aggiungeranno i tradizionali incontri vicariali (2) con finalità maggiormente di carattere organizzativo.

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Queste le tappe del Percorso19 Novembre - Passo della ecclesialità e dell’appartenenza associativaComitato diocesano Presidenti/Assistenti delle AT1 dicembre - Passo della fraternitàIncontri inter-vicariali per Presidenti/Assistenti/Responsabili vicariali9 febbraio - Passo della interioritàIncontri inter-vicariali per Presidenti/Assistenti/Responsabili vicariali8 aprile - Passo della missionarietàComitato diocesano Presidenti/Assistenti delle AT

3. PER EDUCATORI IN RETE

Per affrontare al meglio l’impegno a realizzare un’ACR nuova, missionaria, attenta alle reali situazioni e domande di Verità e di protagonismo dei ragazzi, riteniamo essenziale ripensare l’accompagnamento formativo degli educatori. Essere educatore è primariamen-te un’opportunità di maturazione umana e cristiana insieme ai ragazzi e alla comunità, non un mero servizio associativo seppur qualificato. È quindi necessario che i giovani e in generale tutti coloro che sono scelti (e danno la propria disponibilità) per tale ruolo, si pongano in un’ottica di formazione e di auto-formazione continua, quindi si impegnino e abbiano oc-casioni per un costante aggiornamento, per trovare sempre nuovi stimoli e nuove modalità per interagire con i ragazzi che sono loro affidati. Con questa finalità anche quest’anno sarà proposto - come appuntamento ineludibile - l’incontro degli educatori di tutta la dio-cesi la domenica sera con la novità che non si svolgeranno tutti alla Casa della gioventù, ma saranno ospitati nelle diverse realtà parrocchiali. Nello specifico:

1. Incontri diocesani itineranti di formazione per educatori Domenica 28 settembre 2014, ore 18.30Domenica 8 febbraio 2014, ore 18.30 Domenica 12 aprile 2014, ore 18.3025-26 ottobre 2014 - 2 giorni regionale per tutti gli educatori

2. Incontri diocesani o vicariali in occasione di particolari iniziative:- preparazione Festa della Pace Vicariale- preparazione Festa Diocesana- preparazione Campi Estivi

3. Testo per la formazione, la preghiera, la riflessione personale (o anche per gli in-contri nell’associazione territoriale):Sussidio Nazionale Work in Progress – per la formazione di educatori e catechisti

4. BIG BANG, UN PERCORSO DI DISCERNIMENTO PER VIVERE BENE IL TEMPO DEL FIDANZAMENTO

Il tempo del fidanzamento è un tempo speciale e unico ma difficilmente definibile nei suoi confini. Può avere una durata breve o lunga o addirittura non definita, e le persone posso-

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no attribuirvi svariati significati. In questa moltitudine di interpretazioni sono emerse due considerazioni: la ricchezza di questo momento e l’importanza di non lasciar sole le giovani coppie, affinché il loro cammino possa volare alto. Quello del fidanzamento è infatti un tem-po di grazia, nel quale la coppia si conosce, segue un percorso di discernimento che può (può e non necessariamente deve) portare ad un sì finale. Inoltre, a fronte dei tanti e diversi modelli di coppie e degli stimoli che circondano i giovani, diventa prezioso l’accompagnamento per le giovani coppie di fidanzati.

Il punto di partenzaIl cammino del Big Bang ha preso il via dall’esigenza di giovani coppie, che desideravano essere accompagnate nel loro cammino di crescita e vocazione prima della scelta del ma-trimonio. Si distingue dai corsi in preparazione al matrimonio in quanto viene proposto in un momento diverso della storia della coppia: in questi ultimi le persone hanno già maturato la scelta vocazionale al matrimonio, nel progetto Big Bang invece ognuno/a cammina con l’altro/a per scoprire se la vita a due sia davvero la propria vocazione e ricerca un momento per la riflessione, individuale e di coppia, sulla propria esperienza.

ObiettiviIl Big Bang si propone dunque di accompagnare ciascuno nel cammino di maturazione della propria vocazione accanto alla persona amata. Desidera offrire momenti di rifles-sione individuale e di confronto sulle scelte, sullo stile per vivere al meglio insieme e sul progetto di vita. Alcuni degli obiettivi che si propone:• offrire un momento di confronto e riflessione sui temi della relazione nella coppia,

con l’aiuto della Parola e di testimonianze;• aiutare a riflettere sul proprio modo di vivere la coppia;• aiutare i componenti della coppia ad analizzare la relazione che hanno creato;• favorire il dialogo, la comunicazione nella coppia;• accompagnare nella crescita umana e spirituale individuale e di coppia del cammino

dell’amore;• accompagnare nel discernimento di cammino vocazionale personale e di coppia.

Gli elementi essenzialiIl percorso si rivolge a coppie con una “relazione stabile”. Non stiamo ad indicare un tempo minimo o massimo dall’inizio del loro cammino insieme perché ogni coppia ha la sua storia, ma la proposta è per coloro che sentono il desiderio di percorrere questo progetto di ricerca e confronto. Chi sceglie di partecipare al Big Bang vuole vivere la pro-pria relazione con protagonismo e progettualità, senza lasciare che “le cose succedano”.Al Big Bang partecipano coppie di giovani che formano un gruppo, luogo di protago-nismo per i singoli e per la coppia. Per questo i partecipanti sono chiamati a prendersi cura del gruppo per collaborare al successo del percorso stesso, la cui buona riuscita dipende dalla forza dei legami che si creano.E’ una proposta diocesana che si articola in incontri mensili, che si tengono la domeni-ca sera, per un totale di 7 incontri all’anno. Cosa succede in genere ad un incontro Big Bang? Sono previste attività e domande guida che aiutano a riflettere a partire dalle esperienze personali. Un incontro che si

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caratterizza di diversi fattori: • il riferimento alla Parola con l’aiuto di un sacerdote; • la testimonianza di una coppia sposata che con la sua esperienza può aiutare a riflet-

tere su temi importanti; • le proposte di riflessione che permettono ai partecipanti di fermarsi a pensare al pro-

prio modo di essere/vivere nella coppia, di parlare di questi pensieri con la persona che si ama esplicitando pensieri che altrimenti non si avrebbe occasione di affrontare;

• lo stare in gruppo con altre coppie con le quali confrontarsi e camminare insieme;• ogni incontro termina in convivialità con una pizza in compagnia.Da soli, in due, con altri, con l’aiuto di chi ha un po’ più di esperienza, in confronto con la Parola: questo è lo stile del Big Bang.

5. LABORATORIO PER LA PARTECIPAZIONE 2014-2015

Una sola famiglia umana“Il principio della destinazione universale dei beni richiede che si guardi con particolare sollecitudine ai poveri, a coloro che si trovano in situazioni di marginalità e, in ogni caso, alle persone a cui le condizioni di vita impediscono una crescita adeguata. A tale proposito va ribadita, in tutta la sua forza, l’opzione preferenziale per i poveri: ...” (DSC, 182).

Il laboratorio entra nel suo terzo anno di vita è offerto, in collaborazione con l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, come contributo concreto alle sollecitazioni del vescovo per la formazione ad una attenzione alle questioni sociali e politiche.Il Laboratorio vuole essere una esperienza di giovani e adulti e si caratterizza per uno stretto scambio intergenerazionale sui temi della cittadinanza attiva.Il percorso di quest’anno si pone in continuità con quelli degli ultimi anni e persegue la sua finalità formativa perseguendo le seguenti competenze:1. maturare un pensiero condiviso sulle singole questioni2. sapersi confrontare con le questioni sociali lette alla luce della DSC3. attrezzarsi per valorizzare il contesto di pluralismo nelle scelte socio-politiche4. saper dialogare con i diversi soggetti istituzionali presenti sul territorioIn particolare il percorso di quest’anno ruoterà attorno a tre incontri pubblici su temi che intrecciano questioni legate attualità, letti alla luce del magistero della Chiesa con particolare attenzione alle sollecitazioni della Evangelii Gaudium.Questi gli appuntamenti in calendario1° incontro pubblico (fine novembre)2° incontro pubblico (gennaio)3° incontro pubblico (febbraio/marzo)

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Attorno a questi incontri sono previsti i seguenti appuntamenti:Incontro tematico di preparazione all’incontro pubblico (fine ottobre)Mattinata di spiritualità sociopolitico (dicembre)Incontro di ripresa (dicembre)Mattinata di spiritualità sociopolitico (marzo)Incontro di ripresa e verifica (aprile)

6. IL LABORATORIO DI IMPEGNO CULTURALE

“Sulla strada che ci è chiesto di percorrere non ci è concesso di rimanere spettatori. La realtà sociale e culturale ci sollecita sempre più ad un esercizio di responsabilità che supporti un nuovo protagonismo associativo, umile e profetico.Una prima pista di impegno che reclama una nuova elaborazione è quella culturale. Ascol-tare, uscire e annunciare, come diciamo nel documento assembleare, ci induce a considerare i temi afferenti l’ambito più propriamente culturale e l’ambito socio politico (il bisogno e la ricerca di Dio, il confronto con le diverse fedi, la relazione virtuale, la democrazia partecipa-tiva, ecc.) con maggiore o rinnovata attenzione” (dalla relazione introduttiva dell’Assemblea Diocesana dello scorso febbraio 2014)

Il Laboratorio culturale nasce, almeno nelle intenzioni, per dare attuazione a questo impegno: provare a parlare, a discorrere, a confrontarsi con temi “caldi”, presenti nel nostro contesto socio-culturale, leggendoli dal punto di vista cristiano, illuminandoli cioè con lo sguardo della fede.A livello associativo l’obiettivo è quello di offrire una riflessione condivisa, anzitutto cercando di superare una lettura superficiale, fatta di luoghi comuni, che il più delle vol-te caratterizza, anche nei nostri discorsi, la trattazione di temi alla ribalta dell’opinione pubblica, per approdare ad una conoscenza un po’ più competente e culturalmente fon-data di ciò di cui si parla; in secondo luogo l’intento è quello di riuscire a comprendere quali prospettive di riflessione e approcci ci offre l’orizzonte cristiano su questi temi, nella consapevolezza che “oggi è prioritario un servizio alla fede che deve abitare la cultura: forzando, ma non troppo, il concetto si può dire che occorre passare da una generazione di cristiani che hanno ricevuto le risposte senza farsi le domande, a cristiani che si interrogano con tutti gli uomini sul proprio destino, sul senso ultimo della vita. Qui si apre tutto il campo dell’inculturazione della vita” (Mons. Domenico Sigalini). In sintesi l’idea di fondo è mettere a disposizione delle associazioni territoriali un luogo comune di riflessione e di discernimento in cui la fede dialoghi con la cultura, per orientare la vita.Il metodo o, meglio ancora, lo stile che si vuole adottare è quello laboratoriale, per evidenziare la flessibilità, l’apertura e la creatività con cui si vorrebbe lavorare all’interno del progetto:• rispettoaitemi: la scelta e la trattazione delle tematiche attinenti l’ambito formati-

vo/culturale si caratterizzerà per un approccio multidisciplinare, per cercare di dare voce a più contributi che, attraverso sensibilità diverse (letterarie, scientifiche, artisti-che…), hanno qualcosa di significativo e di autorevole da esprimere;

• rispettoallepersoneeallerelazioni: il laboratorio sarà formato da persone, aderenti

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e non, impegnati in ambito culturale, persone disponibili a mettere al servizio le loro conoscenze e competenze e disponibili ad un lavoro diluito nel tempo ma con obietti-vi definiti e certi. Fondamentale sarà poi il dialogo e la collaborazione con altri gruppi e Movimenti a livello diocesano (a partire dal Meic) per valorizzare il più possibile attenzioni e sensibilità comuni, per creare sinergie significative nella trattazione di argomenti centrali per la vita delle persone;

• rispettoallemodalità: se inizialmente sarà il Centro Diocesano a offrire degli input di riflessione attraverso articoli su Dialogo, Goccia, qualche proposta di confronto ne-gli incontri territoriali o vicariali, l’impostazione dialogica e laboratoriale del progetto auspica la collaborazione e la raccolta di stimoli anche dalle associazioni stesse, perché si arrivi a mettere in circolo contributi diversi che possano sviluppare un discernimen-to sempre più ricco e competente sugli argomenti affrontati

• rispettoaitempi: l’obiettivo è quello di porre al centro dell’attenzione un tema ogni anno e di concludere con un evento che sia un sorta di sintesi visibile di quanto ela-borato sul tema. Lo svolgimento del lavoro sarà però anche attento, nel suo procedere, alle rispondenze e agli stimoli che proverranno dalle stesse associazioni e quindi non ingabbiabile in tempi e scadenze rigidi, una sorta di percorso a spirale che andrà ar-ricchendosi strada facendo, pur all’interno di una cornice definita.

Infine, a proposito dei contenuti, vorremmo prendere spunto dal prossimo Sinodo sulla famiglia e affrontare il tema della Genitorialità, una tematica sicuramente collegata al macro-tema della famiglia che l’associazione vuole porre al centro delle proprie attenzio-ni, ma che ha ampie connessioni con la dimensione educativa in generale.

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IV LE PROPOSTE DI MSAC, FUCI, MEIC E LAICI

1. PRESENTAZIONE MSAC 2014-2015

Il Movimento Studenti di Azione Cattolica di Lodi è un circolo di studenti provenienti da alcuni paesi della Diocesi e appartenenti a diverse scuole della Provincia di Lodi, di Piacenza e Pavia.

I Responsabili del MSAC sono due segretari affiancati da un équipe, eletti democrati-camente ogni tre anni durante il Congresso MSAC, con il compito di organizzare, coor-dinare le attività del movimento e tenere i contatti con e tra gli msacchini. Quest’anno si è tenuto il Congresso del nostro circolo e sono stati eletti Sofia Anni e Gabriele Veluti come segretari, mentre mentre hanno iniziato a far parte dell’équipe William Rancati, Andrea Cigognini, Marco Castiglioni, Pietro Malacarne, Elena Cavallotti, Marta Danel-li, Laura Torresani e Isabella Costa.

La proposta a livello nazionale per questo anno verte principalmente su quattro schede tematiche. Prima di tutto le relazioni che nascono su i social network, prendendo in esame anche aspetti positivi e negativi di questi mezzi di comunicazione di cui sembra ormai impossibile fare a meno. Poi il semestre italiano alla guida del Consiglio europeo, a cui sarà dedicata l’ “Oktober Fest”, l’incontro del mese di ottobre tenuto in una scuola. Un altro approfondimento sarà quello sui conflitti e gli scontri che purtroppo sono nati e continua-no a svilupparsi in questi mesi, per avere uno sguardo più critico e informato su ciò che accade nel mondo. Infine molto importante sarà anche la scheda dedicata all’economia sostenibile, in cui viene preso in esame l’evento dell’Expo 2015, vicino alla nostra realtà.

In particolare, però, per questo triennio il nostro circolo si è posto degli obiettivi concre-ti che cercherà di raggiungere, soprattutto all’interno delle scuole.

Prima di tutto l’organizzazione di incontro e assemblee che trattino tematiche importan-ti per gli studenti e che possano favorire la partecipazione anche in orario extrascolastico. Una proposta già diffusa, ma che si vorrebbe potenziare, è anche quella del Giornalino (anche in collaborazione con le redazioni già presenti nelle realtà scolastiche) e della testimonianze nei momenti forti dell’anno, come Avvento e Quaresima.

A livello territoriale, invece, il MSAC si propone di collaborare più attivamente anche con le attività di volontariato già presenti, tramite la creazione di un registro online che possa essere sfruttato da tutti i ragazzi. Un altro aspetto importante che è stato preso in esame è la relazione con le parrocchie, luogo primario di incontro e formazione dei ragazzi, con cui si auspica di creare un rapporto saldo.

2. PROPOSTA FORMATIVA F.U.C.I. DIOCESI DI LODI ANNO 2014-2015

La proposta della Fuci della Diocesi di Lodi consiste sia nel percorso seguito dal gruppo

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durante gli incontri di ogni venerdì sera (a partire da venerdì 3 ottobre 2014) sia dalle proposte provenienti dal livello regionale e nazionale.Nel corso degli incontri diocesani, il gruppo approfondirà temi di carattere biblico, teologico e culturale:• biblici: grazie all’aiuto di don Cesare Pagazzi, analizzeremo la figura di Davide, un

uomo che accetta di mettersi al servizio di Dio e del suo popolo e analizzeremo la figura di Gesù, quale “figlio di Davide”.

• culturali: i membri del gruppo terranno gli incontri culturali: ognuno di questi è preparato da due o tre persone che scelgono un tema tratto dall’attualità o dai propri interessi.

Nella prima parte dell’incontro gli organizzatori presentano l’argomento, spiegando il motivo della scelta e i passaggi che ritengono più significativi; successivamente ogni membro del gruppo che lo desidera può intervenire esprimendo la sua opinione.

• teologici: guidati da don Cesare Pagazzi, affronteremo l’argomento della Paura, inte-sa sia come ciò che ci ostacola nel fare le nostre scelte, sia il mistero dei novissimi, cioè la paura di cosa ci sarà dopo la morte.

Altre proposte a livello locale. Anche quest’anno abbiamo deciso di organizzare una Messa e a seguito un rinfresco con ex-fucini (domenica 23 novembre alle 18:30 alla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Lodi) per incontrare coloro che prima di noi hanno seguito un percorso interno alla FUCI.Quest’anno il gruppo parteciperà all’iniziativa di orientamento universitario proposto dall’Ufficio Scolastico Provinciale della provincia di Lodi, proponendo un incontro tra stu-denti di quinta superiore e studenti universitari all’interno delle scuole superiori di Lodi. Durante gli incontri, il gruppo, aiutato da altri universitari, risponderà alle domande degli studenti per aiutarli nella scelta che stanno per compiere.Come tutti gli anni la FUCI parteciperà alle Mattinate di Spiritualità di Avvento e Qua-resima, organizzate a livello diocesano.Quest’anno abbiamo deciso di proporre alcune lectio pubbliche: sceglieremo degli ar-gomenti dal tema biblico di quest’anno (Davide). Le lectio si svolgeranno nella chiesa delle Grazie e inviteremo a partecipare sia i giovani di AC, sia gli scout sia chiederemo alle parrocchie di promuoverla come catechesi cittadina per universitari. La prima parte dell’incontro sarà tenuta dal nostro assistente mentre nella seconda parte alcuni membri del gruppo proporranno uno spunto di riflessione.A livello nazionale, inoltre, la Fuci ha già in calendario diverse iniziative che possono essere d’aiuto alla riflessione personale, come le giornate che si tengono a Camaldoli in occasione della fine dell’anno (28 dicembre 2014 - 1 gennaio 2015) e momenti per formarsi nella fede, in occasione delle settimane teologiche, che si tengono anch’esse a Camaldoli (26 luglio - 1 agosto 2015 - 1° settimana teologica; 2-8 agosto 2015 2° settimana teologica).Per quanto riguarda la formazione a livello associativo viene proposto un congresso stra-ordinario dal 16 al 19 ottobre ad Arezzo per la beatificazione di Paolo VI. Ci sarà poi il 64° congresso nazionale a Catania nelle giornate dal 30 aprile al 3 maggio 2015.Oltre a questi incontri è previsto a Marzo un finesettimana (venerdì, sabato e domenica) a Bose per gli esercizi spirituali organizzati dalla FUCI regionale.

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3. LA PROPOSTA DEL MEIC PER ANNO PASTORALE 2014-2015

Il gruppo diocesano del Movimento Ecclesiale di Impegno Civile conferma per il 2014-2015 il metodo e lo stile di proposta già sperimentati negli scorsi anni. Con cadenza mensile verranno promossi incontri pubblici, guidati da testimoni ed esperti, su temi di particolare rilevanza per la vita sociale, civile ed ecclesiale, con il coinvolgimento, dove possibile, di altri soggetti e realtà che operano nel nostro territorio.Gli incontri, dove non diversamente comunicato, si svolgeranno a Lodi il secondo lune-dì di ogni mese, da ottobre a maggio.Proseguirà anche quest’anno l’attenzione sui progetti partiti gli anni scorsi:- “I lunedì del MEIC”, come già evidenziato, continueranno ad essere il punto di forza

del programma annuale;- “Con occhi di donna”, nel ricordo di Isa Veluti, proseguirà con la terza edizione cer-

cando di allargare il più possibile la collaborazione con altre realtà che operano nel territorio;

- Il Laboratorio “Scientificamente” proseguirà la sua attività di approfondimento di te-matiche scientifiche a partire dall’attualità cercando di favorire soprattutto il coinvol-gimento dei giovani.

Infine quest’anno un’attenzione particolare sarà rivolta, in accordo con altre realtà ec-clesiali e civili lodigiane, alla campagna nazionale “Cibo per tutti” nata per rispondere all’appello del Papa “a dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo”.

4. LA PROPOSTA DEL L.A.I.C.I 2014-2015

L’esperienza del Laboratorio di Impegno Civile, che in questi anni ha contribuito in modo determinante alla realizzazione di alcuni eventi molto significativi per tutto il ter-ritorio Lodigiano come gli “Stati Generali del Lodigiano – tra l’altro indicati dalla nostra Diocesi come esperienza significativa offerta dalla Chiesa Locale al Comitato preparato-rio del convegno ecclesiale di Firenze del 2015 – e il “Libro Bianco per il Lodigiano del futuro”, vuole consolidarsi e proseguire con rinnovato impegno. Questa attività dovrà passare dalla elaborazione di contenuti portati all’attenzione di tutti attraverso eventi pubblici di grande impatto, ad un lavoro permanente di studio, moni-toraggio e verifica di quanto accade sul territorio analizzandolo criticamente alla luce delle proposte contenute negli strumenti realizzati in questi anni. Il risultato del lavoro dovrà es-sere di volta in volta reso pubblico perché sia possibile a tutti misurare la distanza che corre tra le proposte che anche le istituzioni pubbliche hanno sostenuto di condividere e le scelte che vengono portate avanti e che si traducono in strumenti, opere e decisioni concrete. L’obiettivo di fondo rimane ovviamente il bene comune che deve riguardare tutti: chi vive oggi nel Lodigiano e chi ci vivrà dopo di noi, e che a parole tutti dicono di voler realizzare. Tuttavia questo bene comune si concretizza solo a determinate condizioni e perseguendo determinati obiettivi. Il Laboratorio in questi anni si è dato gli strumenti, che ha condiviso con tutto il territorio, che aiutano a capire e discernere quali condizioni e quali scelte lo favoriscono realmente. E’ in questa prospettiva e con questo compito che intendiamo continuare il lavoro di questi anni.

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V L’ADESIONE 2014-2015

Adesione e sostegno economico dell’associazione Come si legge nel Documento finale della XV Assemblea nazionale, “l’adesione all’AC è innanzitutto una scelta di responsabilità e libertà. È questo un contributo da portare alla vita della Chiesa, in spirito di amicizia con le altre aggregazioni, con cui si vuole camminare insieme, nella gratitudine per il dono che ciascuna di esse rappresenta”. Con queste parole abbiamo scelto di impegnarci perché la cura dell’adesione e quindi di tutti coloro che si avvicinano all’esperienza associativa diventi centrale per la vita delle nostre associazioni diocesane, all’inizio di un triennio che ci vede andare per le strade del mondo, seminan-do la Parola che salva.È proprio per questo che, tra le attenzioni che l’associazione ha scelto per il triennio e che trovate ben delineate negli Orientamenti triennali, ci sia l’adesione: proporre l’ade-sione all’AC significa, infatti, testimoniare come questa possa davvero rendere più piena la nostra vita. Per fare questo è necessario mettersi accanto e in ascolto dell’altro, con quell’atteggiamento da “discepoli-missionari” a cui ci invita papa Francesco; è necessario curare la relazione personale per far arrivare a tutti una proposta aperta alla novità della vita, capace di interpellare persone nuove, di provocare le loro scelte, di mostrare quel senso vivo della passione per gli altri che proviene dall’incontro con il Signore Gesù.Siamo quindi tutti chiamati, in modo ancora più forte, a far sì che il tempo dell’adesione sia vissuto come un momento favorevole, un’occasione vera e profonda per raccontare e testimoniare le opere grandi che il Signore compie nelle nostre vite e non come una prassi a cui non ci si può sottrarre.Alcune attenzioni che il Centro nazionale sta portando avanti in questo tempo: l’in-serimento, sulla tessera e sul manifesto dell’anno del logo del Fiac per sottolineare la dimensione internazionale dell’associazione, come elemento essenziale del nostro essere di AC; la collaborazione tra la Presidenza nazionale e Sovvenire, ovvero il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, per una Chiesa che sia sempre più famiglia.

Alcune note tecniche L’adesione è una tappa importante del cammino di ognuno nell’AC.Cammino che inizia conoscendo l’associazione attraverso la partecipazione a una delle sue iniziative (campi, mattinate, incontri...) e prosegue grazie all’interesse che l’esperien-za suscita, prende forma nel momento dell’adesione e si concretizza con la partecipazio-ne attiva e l’impegno associativo.

Aderire all’AC non significa quindi solo pagare una quota, ma:impegnarsi a partecipare e a sostenere l’associazione.

Essere aderenti dà diritto a:• partecipazione attiva e passiva alle assemblee• assicurazione (indispensabile per le attività diocesane, ma anche vicariali e parrocchiali)• stampa associativa (rivista nazionale e Dialogo)

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• sussidi per il cammino personale• sconto di 5 € sull’iscrizione agli Esercizi Spirituali• sconto di 10 € sull’iscrizione ai campi scuola diocesani

ADEMPIMENTI PER LE ASSOCIAZIONI PARROCCHIALI (da assolvere entro la fine di dicembre)

• Sensibilizzare i Soci a rinnovare l’adesione e contemporaneamente promuovere la stessa a nuove persone.

• Porre particolare attenzione alla compilazione dei moduli adesioni affinché questo faciliti il compito degli incaricati Web diocesani e parrocchiali per l’aggiornamento del database nazionale e contemporaneamente sia offerto un miglior servizio ai Soci stessi. Per questo ultimo motivo, è estremamente importante per la comunicazione associativa, che siano aggiornati i campi richiesti, in particolare l’indicazione dell’in-carico istituzionale ricoperto a vari livelli, l’indirizzo e-mail e la professione del socio: Avvocato, Tributarista, Commercialista, Medico, Ingegnere (professioni inserite negli ultimi anni).

• L’8 dicembre è il giorno della festa dell’adesione con la consegna delle tessere (pertan-to anche i moduli dovrebbero essere già aggiornati).

• Restituire entro Dicembre i moduli adesioni al Centro diocesano - per le ATB non connesse al sistema Dalì. Nello stesso mese, per le ATB che invece adoperano il sw Dalì, effettuare l’aggiornamento, l’acquisizione e il riscontro finale dei dati aggiornati.

Dal punto di vista economico, come gli altri anni indichiamo due tempi per la raccoltadel contributo, con l’obiettivo di separare la scelta associativa dalle operazioni legate alversamento delle quote di adesione:• un versamento prestabilito nella misura dell’80% con riferimento agli aderenti

dell’anno precedente, entro il 31 gennaio 2015;• un saldo alla fine dell’anno associativo, entro il 30 giugno 2015.

I versamenti dovranno essere effettuati tramite bonifico bancario alle seguenti coordinate:Banca Popolare Etica - Filiale di Bresciaintestato a: Azione Cattolica - Diocesi di LodiIBAN: IT48Y0501811200000000512480Specificare la causale: “Adesioni 2015 associazione di …”

È importante, da parte di ciascuno, la massima collaborazione nel seguire le indicazioni, rispettando i tempi indicati, cercando di far comprendere appieno il senso bello di ap-partenere all’AC anche in situazione a prima vista complicate. Un aiuto sicuro in questo potrà essere la celebrazione della Festa dell’adesione, che non sia solo una data tra tante, ma un giorno in cui tutta l’associazione (compresi anche i

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simpatizzanti) si ritrova insieme e rende grazie al Signore.Il sistema di quote per l’adesione è stato approvato dal Consiglio Diocesano di settem-bre, e verrà portato a conoscenza dei presidenti territoriali negli incontri di inizio anno e con comunicazioni ed invii appositi nella seconda metà di ottobre.

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VI I RESPONSABILI

Il Consiglio Diocesano 2014-2017

Fasani Omar S.F. Cabrini - Lodi resp. Vicariale - Lodi [email protected] Andrea Terranova resp. Vicariale - Casalp.go [email protected] Margherita Guardamiglio resp. Vicariale - Codogno [email protected] Loredana Tavazzano resp. Vicariale - Lodivecchio [email protected] Lucia Casalmaiocco resp. Vicariale - Paullo [email protected] Pietro Graffignana resp. Vicariale - S. Angelo [email protected] Andrea Massalengo resp. Vicariale - S. Martino [email protected] MariaTeresa Boffalora resp. Vicariale - Spino [email protected] Piermari Castiglione adulti [email protected] Enrica Ausiliatrice- Lodi adultiMalusardi Mario S.Bernardo - Lodi adulti [email protected] Carla S.Cabrini_Lodi adulti [email protected] Stefano Lodi Vecchio adulti [email protected] Giuseppe Guardamiglio adulti [email protected] Enrico Casalpusterlengo adulti [email protected] Luigi Graffignana presidenti territoriali [email protected] Liliana S.Lorenzo/Lodi presidenti territoriali [email protected] Matteo Livraga/OrioLitta Ospedaletto presidenti territoriali [email protected] Ada Lodivecchio presidenti territoriali [email protected] Massimo Casalpusterlengo presidenti territoriali [email protected] Emanuele San Rocco al Porto giovani [email protected] Monica Casalpusterlengo giovani [email protected] Silvia San Rocco al Porto giovani [email protected] Matteo Boffalora d’Adda giovani [email protected] Stefano Guardamiglio giovani [email protected] Eleonora Casale educatori ACR [email protected] Cattaneo S.Rocco educatori ACR [email protected] Luca Livraga educatori ACR [email protected] Maria Lodivecchio educatori ACR [email protected] Matteo Casale educatori ACR [email protected] Gabriele Guardamiglio MSAC [email protected] Sofia Bertonico MSAC [email protected] Annalisa Boffalora d’Adda FUCI [email protected] Giulio FUCI [email protected] Migliorini Boffalora d’Adda MEIC [email protected] Vincenzo Giavazzi assistente generale [email protected] Angelo Manfredi viceassistente giovani e MSAC [email protected] Roberto Abbà viceassistente ACR [email protected] Cesare Pagazzi assistente FUCI [email protected] Attilio Mazzoni assistente MEIC [email protected] Carlo Groppi viceassistente Giovani/MSAC (da settembre 2014) [email protected]

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La Presidenza diocesana 2014-2017

Veluti Giuseppe Presidente [email protected]

Rozzi Raffaella Segretario [email protected]

Ghelfi Marco Amministratore [email protected]

Micrani Luisella Vicepresidente Adulti [email protected]

Boccalari Diego Vicepresidente Adulti [email protected]

Monica Cigognini Vicepresidente Giovani [email protected]

Stefano Pighi Vicepresidente Giovani [email protected]

Matteo Zavaglia Responsabile ACR [email protected]

Alessandra Scorletti Viceresponsabile ACR [email protected]

Bianchi Raffaella Responsabile Comunicazione [email protected]

don Vincenzo Giavazzi Assistente generale [email protected]

don Angelo Manfredi Viceassistente giovani e MSAC [email protected]

don Roberto Abbà Viceassistente ACR [email protected]

don Carlo Groppi Viceassistente giovani e MSAC (da settembre 2014) [email protected]

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MATERIALI

1 - Discorso di Papa Francesco all’AC (Udienza del 3 MAGGIO 2014)

Cari amici dell’Azione Cattolica,dò il benvenuto a tutti voi, che rappresentate questa bella realtà ecclesiale! Saluto i parte-cipanti all’Assemblea nazionale, i presidenti parrocchiali, i sacerdoti assistenti e gli amici dell’Azione Cattolica di altri Paesi. Saluto il presidente Franco Miano, che ringrazio per la presentazione che ha fatto, e il nuovo assistente generale, mons. Mansueto Bianchi, al quale auguro ogni bene per questa nuova missione, e il suo predecessore mons. Domeni-co Sigalini, che ha lavorato tanto: lo ringrazio per la dedizione con cui ha servito per tan-ti anni l’Azione Cattolica. Un saluto speciale va al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, e al segretario generale mons. Nunzio Galantino.Il tema della vostra Assemblea, “Persone nuove in Cristo Gesù, corresponsabili della gioia di vivere”, si inserisce bene nel tempo pasquale, che è un tempo di gioia. È la gioia dei discepoli nell’incontro con il Cristo risorto, e richiede di essere interiorizzata dentro uno stile evangelizzatore capace di incidere nella vita. Nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale, voi laici di Azione Cattolica siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova gio-vinezza dell’apostolato laicale. Questa scelta missionaria: tutto in chiave missionaria, tutto. E’ il paradigma dell’Azione Cattolica: il paradigma missionario. Questa è la scelta che oggi fa l’Azione Cattolica. Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure – e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: Ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta? Queste parrocchie hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, pri-vilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa “in uscita”: sempre Chiesa in uscita.Questo stile di evangelizzazione, animato da forte passione per la vita della gente, è par-ticolarmente adatto all’Azione Cattolica, formata dal laicato diocesano che vive in stretta corresponsabilità con i Pastori. In ciò vi è di aiuto la popolarità della vostra Associazione, che agli impegni intraecclesiali sa unire quello di contribuire alla trasformazione della società per orientarla al bene. Ho pensato di consegnarvi tre verbi che possono costituire per tutti voi una traccia di cammino.Il primo è: rimanere. Ma non rimanere chiusi, no. Rimanere in che senso? Rimane-re con Gesù, rimanere a godere della sua compagnia. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza. Rimanere in Gesù, rimanere con Gesù.Secondo verbo: andare. Mai un’Azione Cattolica ferma, per favore! Non fermarsi: anda-

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re! Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude. Ci sia in voi il deside-rio di far correre la Parola di Dio fino ai confini, rinnovando così il vostro impegno a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre, lì dove spera, lì dove ama e crede, lì dove sono i suoi sogni più profondi, le domande più vere, i desideri del suo cuore. Lì vi aspetta Gesù. Questo significa: andare fuori. Questo significa: uscire, andare uscendo.E infine, gioire. Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede. Questo è importante: non solo recitare il Credo, recitare la fede, conoscere la fede ma cantare la fede! Ecco. Dire la fede, vivere la fede con gioia, e questo si chiama “cantare la fede”. E questo non lo dico io! Questo lo ha detto 1600 anni fa sant’Agostino: “cantare la fede”! Persone capaci di riconoscere i propri talenti e i propri limiti, che sanno vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni della presenza del Signore. Gioire perché il Signore vi ha chiamato ad essere correspon-sabili della missione della sua Chiesa. Gioire perché in questo cammino non siete soli: c’è il Signore che vi accompagna, ci sono i vostri Vescovi e sacerdoti che vi sostengono, ci sono le vostre comunità parrocchiali, le vostre comunità diocesane con cui condividere il cammino. Non siete soli!Con questi tre atteggiamenti, rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’ap-partenenza cristiana, potrete portare avanti la vostra vocazione, ed evitare la tentazione della “quiete”, che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo, tanto edulcorata, disgustosa per quanto è dolce, quella dell’intimismo… E se voi andate, non cadrete in questa tentazione. E anche evi-tare la tentazione della serietà formale. Con questo rimanere in Gesù, andare ai confini, vivere la gioia evitando queste tentazioni, eviterete di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo. Se voi volete ascoltare il consiglio del vostro Assistente generale – è tanto mite, perché porta un nome mite, lui, è Mansueto! – se voi volete prendere il suo consiglio, siate asinelli, ma mai statue di museo, per favore, mai!Chiediamo al Signore, per ognuno di noi, occhi che sanno vedere oltre l’apparenza; orecchie che sanno ascoltare grida, sussurri e anche silenzi; mani che sanno sostenere, abbracciare, curare. Chiediamo soprattutto un cuore grande e misericordioso, che de-sidera il bene e la salvezza di tutti. Vi accompagni nel cammino Maria Immacolata, e anche la mia Benedizione. E vi ringrazio perché so che pregate per me!Adesso vi invito a pregare la Madonna, che è nostra Madre, che ci accompagnerà in questo cammino. La Madonna sempre andava dietro a Gesù, fino alla fine, lo accompa-gnava. Preghiamola che ci accompagni sempre nel nostro cammino, questo cammino della gioia, questo cammino dell’uscire, questo cammino del rimanere con Gesù.

2 - Documento XV Assemblea diocesana di Lodi

PERSONE NUOVE IN CRISTO GESÙ. In cammino con i fratelliIl momento assembleare che ogni tre anni impegna l’Azione Cattolica a tutti i livelli, rappresenta una occasione da non sprecare per un esercizio di discernimento sui diversi

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aspetti della realtà associativa: la qualità della proposta che riesce ad esprimere, i nodi da sciogliere perché sappia corrispondere a ciò che è chiamata ad essere, le forme e gli ambiti di impegno. Questo discernimento richiede di mettere in relazione le finalità dell’associazione - definite dalla sua natura ecclesiale e dalle caratteristiche che lo Statuto e il Progetto Formativo, insieme alla sua secolare storia, le conferiscono – con quanto essa è stata in grado di realizzare nel recente passato ed è in grado oggi di proporre. Un discernimento che esige altresì di esprimere un giudizio sul nostro tempo, di individuare le sfide con le quali la proposta associativa si deve confrontare, di scrutare l’orizzonte per indicare la fisionomia che, in prospettiva, l’esperienza di laici associati può assumere nella nostra diocesi.A completamento della fase assembleare diocesana, il documento assembleare vuole perciò essere - evitando atteggiamenti di pura autoreferenzialità, di autocompiacimento o di sterile autocritica - una sintesi di quanto l’associazione pensa di se stessa. Si propo-ne, inoltre, come base di verifica dell’esperienza associativa, attraverso l’individuazione di temi e ambiti che vedono l’impegno dell’associazione. Ed intende altresì contenere, nella sua natura programmatica, gli impegni che l’associazione diocesana, in tutte le sue articolazioni, intende prefiggersi.La riflessione fatta in merito alla vicenda associativa conferma sempre più l’ineludibi-lità di alcune scelte: ridare significatività all’esperienza associativa come realtà che si sostanzia nelle relazioni fraterne; proseguire nel ripensamento della proposta formativa; ridefinire le forme dell’impegno nella Chiesa locale nella corresponsabilità con i sacer-doti, i laici e le aggregazioni operanti nella pastorale ad ogni livello; dare sostanza al rap-porto di comunione con i sacerdoti; riproporre con convinzione i cammini ACR nelle parrocchie; dare seguito alla vocazione missionaria dell’associazione per una presenza nelle diverse periferie del nostro quotidiano; rendere concreto e stabile il riferimento alla dimensione della solidarietà nella carità.Affrontiamo questi e altri temi con l’ausilio di cinque verbi: custodire, ascoltare, uscire, annunciare, condividere. Sono verbi che identificano cinque compiti che l’associazione tutta - e in essa ogni aderente – è chiamata ad assolvere per riempire di senso l’esperien-za, perché sia significativa per le persone, autenticamente missionaria, luogo per divenire persone nuove in Cristo Gesù.Ci accompagna in questa sfida tutto il magistero di Papa Francesco e il suo vigoroso invito a rispondere alla chiamata del Signore a dare forma ad una Chiesa dentro la vicen-da umana del proprio tempo, senza resistenze e senza paura, con responsabilità e umile coscienza di sé: “Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (Papa Francesco, EVANGELII GAUDIUM, n. 20).Tocca a noi vivere il Vangelo che è “l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto”, (EG, n.264), a non lasciarci “rubare la gioia dell’evangelizzazione” (EG, n.83). Ci riguarda la sua esor-tazione per “una stagione evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore fino in fondo e di vita contagiosa!” (EG, n. 261). E’ necessario far vedere con

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il nostro umile servizio che “il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’a-more fraterno” (EG, n.264). E’ indispensabile plasmare in noi uno spirito contemplativo persuaso che “Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio” (EG, n.259).

1. CUSTODIRE. Alle radici della nostra identità

L’ Ac è chiamata a rafforzare la radice buona, ad ammettere con serenità e sincerità i limiti che ne frenano il potenziale, e soprattutto a rileggersi come realtà associativa adatta a parlare alle persone del terzo millennio (Franco Miano).

1.1 Siamo uomini e donne che vogliono gustare fino in fondo la vita, dono gratuito di Dio, desiderosi di accogliere questo dono come un’occasione da non sprecare e da “traf-ficare” per raggiungere “il centuplo adesso …. e la vita eterna” (Mc 10,29-30).Riconosciamo in noi stessi e in ogni volto che incontriamo una creatura cui è affidato un compito e la possibilità di accoglierlo e viverlo per la salvezza propria e del mondo.Interpretiamo l’appartenenza alla Chiesa come la modalità che ci è offerta di vivere pie-namente la nostra umanità e la nostra fede.Consideriamo l’adesione all’Azione Cattolica un’opportunità bella e in sintonia con la nostra ricerca di una vita piena e gioiosa, strumento per rispondere alla chiamata a es-sere responsabili della fede di coloro che percorrono un tratto di strada con noi in un reciproco affidamento.Se ogni tempo porta con sé nuove sfide a chi cerca di vivere la propria fedeltà a Gesù Cri-sto, Signore del tempo e della storia, siamo consapevoli che la sfida di oggi - di carattere culturale, sociale ed educativo - riguarda soprattutto la possibilità di dare risposta alla sete di verità, di senso e di speranza che da noi stessi e dai nostri contemporanei provie-ne. Una sfida che interpella tutti coloro che si lasciano sollecitare dall’incontro con Gesù a testimoniare la bellezza della vita secondo il Vangelo: radicata nella fede, permeata dalla speranza e realizzata nella carità.Se la consapevolezza di questa urgenza ci spaventa per l’evidenza della sproporzione esistente tra ciò che siamo - singolarmente e come associazione - e ciò che siamo chia-mati ad essere, ci rassicura la certezza che il compito primario che ci è chiesto è quello di essere, nella libertà, strumenti docili dello Spirito, vero artefice della vicenda umana.

1.2 Il nostro primo impegno è custodire la fede della Chiesa, testimoniataci da coloro che hanno vissuto con fiducia e generosità la propria appartenenza a Cristo; la fede che dà forma alla vita, quella fede nella quale tanti laici e sacerdoti in AC hanno imparato a conoscere Gesù Cristo e a riconoscersi come fratelli. In questa fede ci impegniamo a camminare, per questa fede vogliamo spenderci nella quotidianità perché Gesù Cristo sia conosciuto e incontrato dagli uomini di oggi, in nome di questa fede vogliamo costruire legami di vita buona che diano sapore al vis-suto familiare e comunitario di ciascuno.Ci impegniamo quindi a:

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- superare i confini e gli steccati che, a volte a nostra insaputa, ci chiudono in un pic-colo mondo artefatto e ci impediscono di incontrare, conoscere e accogliere;

- interpretare l’esperienza associativa come luogo di incontro per relazioni interperso-nali significative;

- gustare la proposta associativa come occasione propizia al servizio di una fede che sia adesione totale a Gesù Cristo e alla sua volontà su di noi.

1.3 Chiamati, come laici cristiani, a condividere tra noi e con i pastori la missione stessa della Chiesa, interpretiamo la vita associativa come un dono offerto per il “Popolo di Dio” perché cresca nella consapevolezza della propria elezione a essere “Corpo di Cristo” nella storia degli uomini. La nostra vita di uomini e donne, sposi e spose, padri e madri, bambini e anziani, lavoratori, sani e ammalati, credenti e in ricerca, è la vita stessa della Chiesa che respira, comunica, accoglie, ama. Tante vocazioni, tante situazioni, tante provenienze vengono unite dal comune deside-rio di vivere con decisione, perseveranza e responsabilità la risposta alla chiamata che ci viene rivolta, nel tempo che ci è donato, portando la Chiesa dove Dio vuole!Al servizio della Chiesa ci impegniamo a custodire la storia e l’esperienza associativa, che sarà tanto più occasione di servizio per l’azione pastorale della Chiesa laudense e delle nostre comunità parrocchiali quanto più saprà contribuire a unire fede e vita, per una santità nel quotidiano che tanti laici, aderenti e non, ancora oggi testimoniano.Coscienti di questo tesoro, ci impegniamo a rafforzare la proposta associativa, innan-zitutto a favore di un’adesione consapevole e responsabile da parte di chi già aderisce e per un invito personale a chi condivide con l’AC i percorsi, le finalità e una stretta col-laborazione. La nostra attenzione sarà quindi per le persone con le quali condividiamo l’appartenenza, come anche con chi per diverse ragioni non rinnova l’adesione o non riesce a compiere il passo proposto.Ci impegniamo quindi perché sia adeguatamente strutturata una formazione per i responsabili, perchè ruoli e responsabilità associative siano occasione primariamente di autoformazione e di relazione, oltre che di servizio.Ci impegniamo inoltre ad accrescere la presenza dell’associazione nel territorio dio-cesano, perché sia data ai laici di ogni parrocchia la possibilità di aderire e vivere l’espe-rienza associativa. A questo proposito si dovrà sviluppare la comunicazione associativa sia ad intra che ad extra, in particolare attraverso la piena valorizzazione del mensile Dialogo, per una efficace visibilità dell’associazione nel solco di una popolarità ancora presente.Allo stesso modo ci impegniamo a curare la vita associativa, perché mantenga la sua unitarietà, dovunque e comunque sia proposta e vissuta, insieme ad un costante riferi-mento alle dimensioni fondamentali del Progetto formativo. E perché sappia proporsi - senza ridondanze o sovrapposizioni, ma con semplicità e leggerezza - come esperienza significativa nella esistenza di ciascuno, al servizio della vita nello Spirito, attenta alle diverse situazioni, capace di valorizzare l’incontro tra le persone e le esperienze.

1.4 Nella Chiesa scegliamo inoltre di custodire la tensione alla comunione, nel rispetto dei diversi carismi e della comune dignità battesimale, nella carità che Dio ci dà la ca-

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pacità di vivere, per comunità aperte e coscienti del proprio tesoro. Le diversità di stato di vita, di età, di opinione, di appartenenza sono espressione della grandezza della Vita, che parla a noi attraverso sensibilità anche differenti: ci disponiamo ad accoglierle per renderle arricchimento per tutti.Nel dialogo vediamo la modalità propria per crescere insieme, per rapporti tra persone e gruppi che non siano solo di formale rispetto, ma siano espressione di disponibilità e di accompagnamento.Per questo ci impegniamo a rafforzare la sintonia e la corresponsabilità con i sa-cerdoti, a partire da quella con gli assistenti diocesani e parrocchiali dell’associazione, valorizzando la presenza e la collaborazione dei seminaristi, per uno stare da figli e da fratelli nella Chiesa.

2. ASCOLTARE. La Parola, la vita, le persone

… noi vogliamo entrare in comunicazione con i ragazzi, i giovani e gli adulti di oggi, perché crediamo che il Vangelo abbia parole per la vita di tutti, ma che la realtà nella quale viviamo ha anche un volto buono ed inesauribili ricchezze per il Regno di Dio… Ci vuole intelli-genza, passione, fiducia, speranza, spirito di servizio, capacità di mettersi in gioco, anche in campi e strade che non ci sono abituali. Ci vuole il coraggio della missionarietà e del farci carico della fede di chi ci vive accanto, a partire certo dalla famiglia, ma sapendo arrivare anche a coloro che abbiamo accanto a scuola, sul lavoro e nel tempo libero, oltre che nelle mille forme che assume la vita quotidiana (Gaetano Cigognini).

2.1 La missione della Chiesa, nella quale ci riconosciamo e con passione vogliamo ser-vire, è un invito a fondare il nostro impegno non su umane opinioni o analisi, ma su ciò che Dio dice ancora oggi di noi stessi, del mondo e della storia. In una realtà del rumore e delle mille voci riteniamo indispensabile saper ascoltare la voce di Dio, per riconoscere, tra le diverse istanze e realtà, ciò che rende ragionevole la nostra speranza e vera la nostra vita.Se il silenzio in mezzo al frastuono dei richiami, dei doveri e delle distrazioni è la prima condizione che occorre creare per saper distinguere, tra le diverse voci, ciò che vale da ciò che è superfluo, allo stesso tempo crediamo necessario metterci in ascolto della vita. Acquisteranno rilevanza le domande di senso che inevitabilmente tutti ci poniamo, ciò che la coscienza ci suggerisce, la personale e comune vocazione, ciò che la quotidianità ci presenta come espressione del dibattersi dell’uomo tra le necessità terrene e il desiderio del cielo, i bisogni di chi ci vive accanto e le conseguenti responsabilità.Fondiamo quindi la vicenda associativa sull’ascolto della Parola di Dio, sulla contempla-zione di Gesù Eucaristia, sugli insegnamenti del Magistero quale origine e condizione dell’autenticità del comune impegno. Una Parola che desideriamo conoscere, appro-fondire, meditare, masticare perché alimenti e ispiri le parole e le opere che lo Spirito suggerisce e che gli uomini attendono. Un’ Eucaristia che guardiamo, contempliamo, mangiamo e doniamo come segno dell’Amore totale e assoluto. Un Magistero, a partire da quello attuale di Papa Francesco, nel quale riconosciamo la predilezione semplice e concreta di Gesù per i piccoli e per i poveri.

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2.2 Saper rimanere alla presenza di Dio e in ascolto della voce dello Spirito chiede alla vita di ciascuno, e quindi all’esperienza associativa, di mantenere una forte cura per l’interiorità, luogo nel quale lo Spirito stabilmente abita, per una vita spirituale robusta e profonda.Per questo ci impegniamo, per le diverse età della vita, a proporre il costante riferimen-to ad una regola di vita cristiana che assegni un posto rilevante all’accompagnamento spirituale tra sacerdoti e laici, quale strumento che può dare profondità all’esperienza spirituale e rafforzarne la perseveranza. Per un’interiorità luminosa e forte ci impegniamo inoltre a educarci alla preghiera: per essere persone di preghiera, per pregare personalmente e insieme, per un dialogo con Dio che dia consistenza alle scelte quotidiane.Perché sia occasione di spiritualità vissuta dentro un’esperienza di fraternità e di con-divisione, ci impegniamo, attraverso un suo ripensamento, a confermare l’esperienza di Semplicemente casa, come modalità ancora attuale per coltivare la vita nello Spirito dentro la quotidianità e con relazioni significative.

2.3 L’esperienza associativa vuole essere sempre più scuola di ascolto della vita, occasione di incontro tra realtà e istanze che dai diversi ambiti di vita provengono, luogo di dialogo tra generazioni, laboratorio di rapporti sempre più improntati ad una fraternità che non conosce frontiere di età, sensibilità o opinioni.Ci impegniamo pertanto a rendere l’associazione, nella sua ordinarietà, più perme-abile, attenta e aperta alle provocazioni e alle richieste della comunità ecclesiale e della società civile, più capace nel lavoro di osservazione e di comprensione dei diversi mondi che le compongono e delle istanze che da questi vengono.Se da una parte ci impegniamo a leggere e interpretare domande e prospettive dei giova-ni per un’ AC che si arricchisca di contributi nuovi e sappia connettersi con i mondi gio-vanili, ci impegniamo al contempo a definire forme nuove dell’esperienza associativa nel segno della intergenerazionalità, perché si sviluppi un’attenzione formativa speci-fica per tutte le età dell’esistenza, perché la vita associativa sia sempre più caratterizzata da un rapporto reale e costruttivo tra le generazioni, ambito di elaborazione condivisa di percorsi e progetti.

2.4 Vogliamo stare in ascolto dei genitori che spesso vivono con trepidazione la crescita dei propri figli e l’affermarsi di una loro autonomia in termini di scelte e di azione, a volte per un giudizio negativo sul mondo ‘esterno’ alla famiglia. Le diffidenze sul mondo che accoglie i figli sono spesso lo specchio di un’insicurezza sulla possibilità di assolvere appieno al proprio ruolo di educatori, per la pluralità di agenzie e di agenti educativi con i quali gli stessi genitori difficilmente riescono a colloquiare e a coordinarsi, per l’affermarsi di valori e di linguaggi che spesso sfuggono alla loro comprensione, per una mancanza di sintonia tra i genitori.L’associazione si impegna a mettersi in ascolto delle famiglie, per condividere le ansie e le speranze che queste vivono e per accrescere la coscienza del proprio ruolo educativo. Con le famiglie, presenti e future, riteniamo necessario rafforzare le linee di impegno, per una formazione che ha il suo punto di partenza in una rete che sappia essere occa-

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sione di accompagnamento reciproco e che presti particolare attenzione alle dinamiche di coppia.

2.5 Ascoltare è scegliere, distinguere, valorizzare. È l’esatto contrario del rimanere in-differenti, non riconoscere e non considerare. Ed è lo stesso Spirito che ci invita ad un’apertura e disponibilità per l’ascolto delle persone, a partire da quelle più vicine e che invocano maggiormente la nostra attenzione. Non è compito di altri, ma responsabilità nostra saper fare posto ai fratelli che esprimono esigenze sia spirituali che materiali, che domandano pane e vicinanza, casa e comprensione, soldi e senso. Questo esercizio di ascolto è ciò che può dare freschezza all’impegno formativo, come anche dare profondità alle relazioni. Porre al centro le persone con le loro domande e approfondire le relazioni, a partire da quelle interassociative, è quindi l’ottica con la quale intendiamo proseguire nel ripensamento delle proposte formative, perché a ciascuno sia data la possibilità di sentirsi accolto, compreso e protagonista della propria formazione.Da qui l’impegno a estendere l’indagine interlocutoria dell’Osservatorio del mondo degli adulti, per la conoscenza di altri “universi” (ragazzi, adolescenti, giovani e anziani), con lo scopo di immaginare e progettare percorsi di cura della fede di chi ci vive accanto.Riscontriamo inoltre l’urgenza di promuovere, con creatività, percorsi e proposte vi-cariali per giovanissimi, che consentano alle parrocchie di coordinarsi e ottimizzare le forze per perseguire obiettivi comuni. Si potrà pensare a gruppi laboratoriali nei quali gli adolescenti possano verificare non solo la bellezza dello stare insieme, ma anche la possibilità di allenarsi ad avere un approccio critico sulla realtà, a riconoscere le diverse dimensioni della vita, per vivere un protagonismo formativo adeguato all’età.Allo stesso modo, per una esperienza associativa che sia sempre più occasione di incon-tro e di crescita condivisa tra persone e generazioni, ci impegniamo per e insieme ai giovani, ad adeguare tempi, linguaggi, temi e forme della proposta associativa. E ci impegniamo a considerare le diverse situazioni di vita che attraversano i gio-vani-adulti, con specifica attenzione alla dimensione vocazionale e anche all’emergere di problematiche ulteriori rispetto all’essere genitori o sposati. La proposta formativa intende incontrare le persone nel proprio stato di vita, nella concretezza delle scelte, situazioni e questioni (lavoro, denaro, potere, fragilità, …) che ciascuno è chiamato ad affrontare e che in ultima analisi definiscono lo stile di vita della persona. A questo proposito, il percorso del Big Bang per fidanzati riteniamo sia un luogo da valorizzare e da sviluppare.

3. USCIRE. Abitare il nostro tempo

Possiamo dirlo senza la preoccupazione di essere retorici: siamo in una stagione nuova. E ogni tempo nuovo va letto utilizzando, contemporaneamente, tre fili conduttori. Quello della con-tinuità con il tempo precedente. Quello della cesura netta con gli errori più gravi della vecchia stagione. E quello – il più importante di tutti - del “vino nuovo in otri nuovi”. Ovvero: il cambiamento non è solo un’evoluzione o una reazione rispetto al passato, è anche e soprattut-to lo sforzo di introdurre stili, linguaggi, temi e priorità vicini al vissuto degli uomini e delle donne in carne ed ossa (Franco Miano).

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3.1 Il tempo che stiamo vivendo non è forse peggiore o migliore di altri, ma è il tempo che ci è donato, ricco di nuove suggestioni, di possibilità e di opportunità. Un tempo favorevole!Un tempo che richiede grande capacità interpretativa dei fenomeni culturali, economici, politici e sociali. Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti e tutti ne siamo coinvolti, a tal punto che rischiamo di non esserne coscienti o, ancor di più, di subirlo.Viviamo un’epoca contraddistinta dalla velocità e dal dominio dell’innovazione tecno-logica, nella quale sta cambiando la percezione che le persone hanno del tempo, dello spazio, delle relazioni, dell’amore, della libertà, di Dio. Da un punto di vista culturale, la modernità, con i suoi esiti riconoscibili in una mentalità materialistica e relativistica, ha inciso profondamente sulla religiosità individuale e comunitaria, a partire dall’urgenza della questione di Dio e della possibilità di riconoscerlo in una forma religiosa specifica.

3.2 In rapporto alla fede, dopo l’età del dubbio e quella dell’opposizione assistiamo a quella dell’indifferenza di chi dice di non credere e della stanchezza di chi si dice cre-dente. Ai discepoli di Cristo è richiesto un discernimento sulla realtà, cominciando ad “uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio” (Papa Francesco), per andare a portare ai crocicchi delle strade e nelle periferie esistenziali e sociali l’invito alle nozze, per essere sale e lievito nel mondo.Ma uscire non è facile e nemmeno indolore. Significa certamente lasciare il luogo abi-tuale, quello che meglio conosciamo e nel quale forse meglio ci ritroviamo, accettando l’incognito, di buttarsi in un’avventura che può riservarci situazioni non previste, di rischiare l’esperienza dell’inadeguatezza.Ma significa anche accettare di fidarsi di Qualcuno, avere uno sguardo positivo sul mon-do e su ciò che c’è fuori. Uscire presuppone il desiderio di scoprire nuove prospettive: luoghi, strade, persone, problematiche, linguaggi magari già visitati, ma poco abitati. Uscire significa decidere di affrontare - con sincerità, equilibrio e adeguata preparazione - i nodi che l’esperienza quotidiana propone a livello personale, associativo, ecclesiale, sociale.

3.3 Anche l’AC è chiamata ad uscire, con coraggio, per scoprire gli orizzonti che Dio dona a chi lo cerca.Per l’associazione diocesana e le associazioni territoriali ciò significa in primo luogo im-pegnarsi a dare forme nuove al vissuto laicale e alla corresponsabilità pastorale nella Chiesa diocesana e parrocchiale.Per questo ci impegniamo da una parte a considerare le unità pastorali e il vicariato come ambiti propri di un’esperienza di Chiesa e ad agire al loro interno, senza superati sche-matismi, per fare nuove le relazioni che sostengono le comunità. La duttilità delle forme ci aiuterà a dare solidità ai contenuti che fondano la nostra identità.Dall’altra parte ci impegniamo a rendere i gruppi - e l’associazione tutta - maggiormente permeabili e sempre più interconnessi, cioè capaci di accogliere persone e istanze pre-senti nella comunità, disponibili a fare rete con associazioni e realtà che operano sul territorio.

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3.4 Ci interpella in particolare la realtà del lavoro, quale ambito di vita che richiede un’attenzione non episodica. Come anche la presenza nei nostri paesi di tanti immigrati adulti e dei loro figli, che sono un richiamo costante ad un atteggiamento di accoglienza, di aiuto, di dialogo non pregiudiziale. Un dialogo che si fa sempre più necessario per il carattere multiculturale che la società ha assunto e per la presenza di una molteplicità di fedi religiose che possono essere una preziosa risorsa per la riscoperta di una religiosità più consapevole da parte dei cristiani e della comunità cristiana.Per questo ci impegniamo a:- avere uno sguardo interessato, attento e simpatico sulla realtà, per discernere i

segni della volontà di Dio sulla storia dell’uomo alla luce della fede e della Parola;- aprire porte e finestre della vita associativa per incontrare le persone nella loro di-

mensione di studenti, volontari, lavoratori, ecc. In questo quadro ci impegniamo a sostenere con simpatia l’esperienza MSAC e a proporne il protagonismo nelle scuole del territorio;

- contribuire a dare una forma originale - in parte antica e in parte inedita - alla testimonianza personale e comunitaria, in risposta alle sollecitazioni provenienti dalle nuove emergenze e sensibilità, dalle diverse povertà e dalle situazioni di vulnera-bilità delle persone: la discriminazione, l’estraneità, la disperazione, la solitudine;

- adoperarci per comunità che sappiano sempre più accogliere, coinvolgere e soli-darizzare con le persone immigrate presenti in gran numero nei nostri paesi.

3.5 La realtà che cambia così in profondità richiede lo sforzo di decodificare stili e lin-guaggi per comprenderli in ciò che vogliono esprimere e per individuarne le potenzialità eventualmente racchiuse. In tal modo anche situazioni un tempo minoritarie –forme di agnosticismo o di indifferenza, come anche di settarismo religioso o di ateismo pratico - rappresentano una sfida culturale per il credente in Cristo e per la Chiesa.Riconosciamo quindi la necessità di un impegno da parte dell’associazione nell’ambito culturale: per dialogare con il pensiero laico, per affrontare il rapporto tra fede e cultura, per imparare linguaggi e forme che consentano una comprensione reciproca con i mon-di giovanili, per considerare l’apporto femminile alla famiglia, alla Chiesa, alla società, che non risenta del pregiudizio di genere, ma valorizzi l’originale sguardo e sensibilità.Ci impegniamo quindi per una presenza competente dell’associazione in ambito culturale, avviando in particolare il lavoro della Commissione Dialoghi nella direzione di un contributo di elaborazione e di proposta su temi e ambiti d’interesse formativo e sviluppando sinergie interne alla famiglia associativa con MEIC e FUCI.

4. ANNUNCIARE. Essere segni di Vangelo

Condividere l’esperienza della fede, testimoniare la fede, annunciare il Vangelo è il mandato che il Signore affida a tutta la Chiesa, anche a te; è un comando, che, però, non nasce dalla volontà di dominio, dalla volontà di potere, ma dalla forza dell’amore, dal fatto che Gesù per primo è venuto in mezzo a noi e non ci ha dato qualcosa di Sé, ma ci ha dato tutto Se stesso, … Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini, non ci sono limiti: ci invia a tutti. Il Vangelo è per tutti e non per alcuni. Non è solo per quelli che ci sembrano più vicini, più ricettivi, più

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accoglienti. E’ per tutti. Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della Sua misericordia e del Suo amore (Papa France-sco, S. Messa conclusiva della GMG 2013 a Rio de Janeiro). 4.1 La ragion d’essere dell’AC è l’Annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità nel quotidiano. Siamo uomini e donne che nell’incontro con Gesù Cristo, Dio che si è fatto uomo, hanno trovato il senso della propria vita. Persone che prima di tutto con la pro-pria testimonianza di vita si pongono al Suo servizio perché la Sua Parola sia proclamata, ascoltata e accolta in questo tempo. Vorremmo che tutta la nostra vita parlasse di Gesù, che l’annuncio coincidesse con il racconto della nostra vita. Come avviene per i santi. Non ci interessa una missionarietà che mettiamo tra parentesi, come un’attività tra le altre nello scorrere dell’esistenza, ma una missionarietà che ci pervade, che ci coinvolge totalmente in quanto laici che vivono nel mondo, che coincide con la nostra quotidiani-tà, con le occupazioni e preoccupazioni di ogni giorno, che trasforma le nostre giornate. Questa missionarietà si esprime attraverso i gesti semplici delle relazioni ordinarie che acquistano un grande valore, se vissute con lo sguardo di Dio. Ci mettiamo quindi al servizio di una Nuova Evangelizzazione, della missione di portare il Vangelo agli uomini e alle donne nostri contemporanei, per un annuncio che sia Paro-la incarnata nell’oggi, espressivo di una laicità matura, capace di trovare luoghi, tempi, forme, iniziative e linguaggi adeguati. E’ un annuncio che sa quindi porre segni di Van-gelo dentro la quotidianità, perché Gesù Cristo sia riconosciuto e accolto dagli uomini e donne del tempo attuale.

4.2 Vorremmo che tale annuncio fosse sempre più coincidente con i nostri cammini ordinari, a partire dall’ACR che crediamo possa recuperare uno spazio significativo per ragazzi (e le loro famiglie) che desiderano riconoscersi in un’esperienza educativa attenta ai singoli e alle dinamiche evolutive. Per questo ci impegniamo a sviluppare e a curare particolarmente la proposta di Azione Cattolica Ragazzi, dialogando con le famiglie, rafforzandola in tutte le parroc-chie e associazioni nelle quali è presente, avviandola dove vi sono famiglie e associazioni che intendono realizzare cammini per ragazzi dai 6 ai 14 anni. Ci impegniamo quindi per itinerari che siano opportunità per sperimentare la bellezza di incontrarsi, di pregare, di credere, di stare in gruppo, di relazionarsi con i “grandi”, di prendere in mano fin da piccoli la propria vita mettendola nelle mani di Dio. A questo scopo si dovrà far conver-gere su questa intenzionalità le diverse energie formative dell’associazione, per educatori sempre più convinti e coscienti del compito loro affidato.

4.3 L’ Annuncio, oggi, si avvalora dentro un dialogo con le persone che sia teso alla ri-cerca della Verità, appassionato, disponibile alle obiezioni, non solo tollerante, ma com-prensivo delle differenze, fiducioso, aperto. Il dialogo induce a farsi carico ed aspettare chi non riesce a stare al passo della vita o ha preso strade diverse e garantisce a ciascuno di essere ascoltato. L’Annuncio nel dialogo diventa già di per sé strumento di pace.Ci impegniamo, quindi, per una proposta formativa, in particolare per gli adulti, che

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diventi annuncio di vita nuova, che aiuti sempre più le persone a mettere in relazione la fede con la vita. Per una proposta formativa che sappia mettere a tema le tante doman-de ed esigenze che le persone esprimono in relazione al vivere la sequela del Signore nel proprio presente e nella propria condizione di vita. Con questa finalità ci impegniamo a dare continuità a Goccia quale strumento di auto-formazione per adulti e giovani.Consapevoli che occorre portare la Chiesa e il suo annuncio ai nostri vicini e contempo-ranei che non hanno la gioia di aver riconosciuto il Signore, ci impegniamo a sviluppare apertura e sensibilità per chi vive situazioni di sofferenza e di lontananza da Dio, per una capacità di incontro e di dialogo che possa farsi Primo annuncio della Verità di un Dio vicino.

4.4 Come laici che abitano la città dell’uomo, desideriamo vivere la nostra professione, il nostro essere figli, genitori, nonni, come piace a Dio: con uno stile cordiale, essenziale, generoso e solidale. Desideriamo partecipare, con un senso di responsabilità condivisa, alla fatica dell’affermazione del Bene comune, testimoniando anche nello spazio pub-blico la nostra fede cristiana, senza presunzione, con rispetto, attraverso un impegno zelante e competente, per costruire la città dell’uomo a misura d’uomo, secondo l’insegna-mento di Giuseppe Lazzati.Ci impegniamo, in quest’ottica, a continuare nel lavoro avviato con il Laboratorio per la partecipazione, dando ad esso la forma stabile di un’attenzione ed educazione ai temi della democrazia, della cittadinanza attiva, dell’impegno per il superamento di ingiustizie e discriminazioni, di attenzione alle povertà. Tale proposta è caratterizzata dal tratto della sperimentazione, dalla collaborazione intergenerazionale a forte protagoni-smo giovanile, dal raccordo con altre realtà non solo ecclesiali attive su questi temi, a partire dal Laboratorio di Impegno Civile.

5. CONDIVIDERE. Responsabili dei fratelli

Il donarsi di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo material-mente e spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità (Papa Francesco, EVANGELII GAUDIUM, n. 269).

5.1 Nei 150 anni della propria storia l’AC, attraverso i suoi aderenti, ha saputo essere protagonista delle vicende nazionali e locali, in forza della sua popolarità, della capacità di lettura della storia, di una volontà di stare dentro le vicende di tutti i giorni.Il camminare insieme è un segno distintivo dell’essere associazione. E’ lo stile con il quale ogni singolo aderente si rapporta con gli altri. Percorrere un tratto di strada in-sieme presuppone una volontà comune, prefigura una relazione tra persone che infonde confidenza, esprime una condivisione della direzione di marcia, al tempo stesso, induce a

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considerare anche la stanchezza del viaggio, gli imprevisti, l’approdo finale.La dimensione della condivisione è in stretta relazione con la dimensione della respon-sabilità, perché condividere, cioè dividere per donare, è una possibile risposta ad un appello, ad una chiamata.Nella capacità di riconoscere le situazioni che ci interpellano e di rispondere con respon-sabilità vogliamo crescere come persone e come associazione, innanzitutto condividendo relazioni non episodiche o funzionali, ma ispirate da una fraternità sincera. Le relazioni sono fondamento e condizione di una vita associativa viva e vera che è costituita da lega-mi forti, da rapporti da coltivare, da stima provata tra le persone condividendo le stesse responsabilità, attese, preoccupazioni e propositi per l’oggi e per il domani.

5.2 Confermati nella certezza che Gesù Cristo è nostro compagno di strada e di avven-tura, ci immergiamo con fiducia nel tempo che ci è dato per contribuire con generosità a dare risposta alle provocazioni della vita, per metterci al fianco di chi ci chiede solidarietà: perché in ricerca di un senso alla vita o della propria vocazione, perché impegnato in un’azione educativa, perché vive una situazione di fragilità, perché bisognoso di aiuto materiale. In questa prospettiva ci impegniamo a sviluppare attenzioni specifiche per la scelta vocazionale dei ragazzi, per chi sta percorrendo la strada del fidanzamento, per i giovani sposi, per chi vive il difficile ruolo di genitore, per chi desidera vivere con coscienza la propria singolarità. Vogliamo condividere le dimensioni della vita: l’accoglienza, la genitorialità, l’amore, la fragilità, la solitudine, la privazione. Se le esperienze dell’esistenza possono diventare soglie di accesso alla fede, vogliamo imparare a leggere le vicende personali alla luce della Verità di un Dio che ama l’uomo, per accompagnare i diversi passaggi e condizioni che in ogni vita sono racchiusi e richiedono una sapiente interpretazione.In particolare, nella considerazione della famiglia quale primario ambito educativo e di vita, ci impegniamo a condividere con i genitori la bellezza - ma anche la fatica e il rischio - della educazione dei figli come apertura alla realtà intera della vita, princi-palmente attraverso i percorsi ACR, le proposte associative diocesane e parrocchiali già in essere.

5.3 Attraverso l’associazione vogliamo imparare a vivere la condivisione solidale delle fatiche e delle gioie quotidiane dei nostri fratelli, donne e uomini del nostro tempo che ci vivono accanto ed esprimono spesso una richiesta di comprensione e di aiuto: sono tanti i luoghi e le situazioni di povertà materiale, spirituale e morale che ci interpellano, ci chiedono di esserci, magari insieme a chi già da tempo ha sviluppato una capacità di comprensione e di azione.Ci impegniamo ad essere presenti nei luoghi e situazioni di vita delle persone – la scuola, l’economia, il tempo libero, l’impegno politico e sociale, le diverse fragilità – per testimoniare un Bene e una Bellezza incontrata e gustata. Ci impegniamo ad incontrare coloro che abitando tali luoghi – non solo fisici - manifestano una richiesta di solidarie-tà: dare ragione della carità che ci è donata richiede gesti e segni di prossimità, capacità di vicinanza discreta e concreta.

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Ci impegniamo a valorizzare e diffondere nell’ambito associativo l’ispirazione e lo stile di prossimità che l’iniziativa connessa al Fondo “La Dimora” contiene, come semplice esperienza caritativa che possa contribuire a trasformare semplici azioni di vici-nanza e di solidarietà in stile abituale, ordinario e quotidiano del nostro essere strumenti della carità di Dio.

Con la memoria del passato, una grande passione per il presente e uno sguardo rivolto al futuro riaffermiamo serenamente la gioia e la gratitudine di essere coinvolti in questa bella associazione che abbiamo ricevuto come dono del Signore alla sua Chiesa.

3 - Relazione presidente diocesano alla XV Assemblea diocesana

IN CAMMINO CON CRISTO. Da fratelliLa prima cosa che all’inizio di questa mia relazione mi sento in dovere di fare, a nome di tutta la presidenza, del Consiglio diocesano e di tutti voi, è ringraziare coloro che in forme e modi diversi hanno consentito alla nostra associazione di essere ancora oggi espressione significativa del laicato cristiano nella diocesi di Lodi. La nostra gratitudine è senz’altro rivolta alla presidenza e al Consiglio diocesano uscente, a chi si è prodigato con grande generosità per la riuscita di questa Assemblea, ma specialmente e in modo emblematico a tutti i presidenti che mi hanno preceduto, a partire da chi è già tornato alla Casa del Padre. A Pino Rancati, presidente dell’AC diocesana per 9 anni, fino al 1976, che ci ha lasciato nel 2006 e che ora riposa a Guardamiglio. A Gaetano Cigognini, presidente diocesano dal 1998 al 2005, la cui testimonianza di cristiano appassionato della vita e della Chiesa è ancora viva in molti di noi. Attraverso loro ricordo e ringrazio tutti coloro che hanno dato fiducia nell’associazione consentendo anche a noi di po-terne gustare i frutti. Ringraziamo soprattutto chi, come Giancarlo Bertolotti - medico santangiolino strenuo difensore del diritto alla vita al fianco delle giovani in attesa di un figlio, contro l’aborto, aderente in gioventù all’AC, morto nel 2005 e per il quale è stata avviata la causa di Beatificazione e Canonizzazione – con la propria testimonianza di santità ci ha dato un esempio di una laicità cristiana realizzata. Attraverso Pino, Gaeta-no, Giancarlo, ricordo e ringrazio tutti i presidenti – a partire da Claudio qui presente - ancora i responsabili, i delegati alle assemblee precedenti, gli aderenti, gli assistenti e tutti coloro che si sono fatti compagni di strada del nostro cammino. Ringrazio poi Mons. Vescovo e Mons. Vicario per la vicinanza, il supporto e la compren-sione dimostrati in questi 3 anni del nostro mandato. La vicinanza e la sintonia con i pastori della Chiesa diocesana è una condizione essenziale per svolgere in spirito e verità il compito che ci è stato affidato. Allo stesso modo ringrazio i sacerdoti assistenti e tutto il clero lodigiano. Il nostro auspicio è che si realizzi con i sacerdoti, in ogni comunità, lo stesso rapporto di fiducia e di corresponsabilità che abbiamo potuto condividere con mons. Vescovo e i suoi più stretti collaboratori.Vorrei anche scusarmi con chi in questi anni non si è sentito compreso o ascoltato, con chi ha lavorato senza essere riconosciuto, con chi si è sentito urtato da qualche mio at-teggiamento, con chi sperava in un apporto diverso da parte del presidente ed è rimasto deluso.

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Mando ancora un saluto e un “buon lavoro” agli acierrini e agli educatori che stanno svolgendo, in sintonia piena con questa assemblea, i loro lavori assembleari le cui risul-tanze saranno qui presentate nel pomeriggio.

1. Questo ultimo triennio (il racconto)

Come i discepoli di EmmausSono stati 3 anni vissuti con intensità e con continuità. Siamo arrivati alla fine del triennio senza defezioni e con un giudizio condiviso sulle scelte di fondo. Qual è ora lo sguardo che abbiamo sul ruolo e sul compito dell’associazione, sull’esperienza che abbia-mo vissuto e che intendiamo di nuovo contribuire a realizzare?Vorrei introdurmi a ripercorrere questi 3 anni, facendomi aiutare dal racconto di Luca sui discepoli di Emmaus. Dice Luca: “Nello stesso primo giorno della settimana, due disce-poli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro” (Lc.24,13-15).Mi piace accostare l’esperienza associativa dell’AC alla vicenda dei 2 discepoli che stanno percorrendo un tratto di strada insieme, con una meta, discorrendo di ciò che avevano visto e incontrato, delle gioie provate come anche delle delusioni vissute. Sulla strada che stanno percorrendo, i discepoli raccontano ciò che è accaduto davanti ai loro occhi. Discutono, si accalorano perché appassionati alla vita e a ciò che la vita stessa ha loro riservato. Cercano di capire e di aiutarsi a vicenda in questo discernimento. Hanno una metà davanti a loro, ma cammin facendo non dimenticano ciò che è loro capitato: gli eventi che hanno alle spalle sono fondamentali per capire la direzione da prendere, quale senso dare al loro andare. Per comprendere non si affidano solo ai propri occhi e alla propria testa, ma anche al proprio cuore. Cercano una verifica e un confronto con l’ami-co, una condivisione che prova la serietà della loro ricerca. E su questa strada, in questa ricerca, in questo discernere insieme, Gesù si accosta a loro, è vicino a loro, è uno di loro.Siamo in AC fondamentalmente per questo, per questa ricerca che vogliamo condivide-re, per l’esperienza di Gesù che vogliamo riconoscere sulle strade della vita. Fare un’espe-rienza di ascolto, di intensa spiritualità, di aiuto reciproco, di presenza a fianco di chi sta cercando di capire qualcosa di se stesso e della propria vita, nella relazione con chi ci può fare da guida, nel servizio pastorale, per vedere e capire. E così ritornare.Così si conclude il brano di Luca: 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. 33E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (Lc.24,31-34).Il senso del nostro servizio dentro la Chiesa, in ogni comunità e ambiente - dobbiamo esserne sempre più profondamente coscienti – è questo: riconoscere per tornare e an-nunciare che Gesù Cristo è veramente risorto, che tutto il nostro andare, incontrare, cadere, perdere, ritrovare, acquista un senso, è illuminato dalla presenza di Cristo risorto accanto a ciascuno. Solo facendo esperienza di questa Compagnia ci è possibile prose-guire sulla strada intrapresa.

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Nella vita della Chiesa universale e diocesanaProviamo allora a ripercorrere il triennio che abbiamo vissuto insieme per valutare le inten-zionalità che ci hanno spinto a fare alcune scelte, per riconoscere i nodi ancora da sciogliere e le prospettive che abbiamo davanti. In questi 3 anni alcuni eventi importanti hanno caratterizzato la vita della Chiesa universa-le e diocesana, eventi che hanno avuto e avranno delle ripercussioni importanti nel nostro vissuto ecclesiale. Il triennio si è aperto con le prime valutazioni e applicazioni sugli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 - “Educare alla vita buona del van-gelo”. Gli Orientamenti sono senz’altro la conferma che la Chiesa italiana ha individuato e accolto la sfida dell’educazione come ambito con il quale doversi confrontare per essere fedele alla propria vocazione ad essere segno e strumento di Gesù Cristo tra gli uomini di oggi. Una sfida che non riguarda certo solo i presbiteri, ma che deve essere condivisa da laici, sacerdoti e religiosi. Ricordiamo poi il Congresso Eucaristico diocesano del 2012, un evento che per la Chie-sa di Lodi si è rivelato fortemente significativo: per la centralità che riveste l’Eucaristia nella vita dei cristiani e della Chiesa, per la partecipazione ampia e popolare agli appuntamenti che lo hanno contraddistinto, in particolare nella celebrazione conclusiva. Si è trattato di un vero evento di popolo che la Chiesa diocesana non deve lasciare andare disperso, ma custodire con cura e devozione.Dal 7 al 28 ottobre 2012 si è inoltre celebrato il Sinodo dei Vescovi sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, per un annuncio della Buona notizia a coloro che non conoscono Cristo, ma anche per una “nuova evangelizzazione … indirizzata a quanti si sono allontanati dalla Chiesa nei Paesi di antica cristianità” (La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana – Lineamenta). Abbiamo poi potuto attraversare e condividere l’Anno della fede - indetto da Papa Be-nedetto XVI a fine 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecu-menico Vaticano II, e conclusosi il 24 novembre scorso: è stato un’occasione veramente propizia per vivere la dimensione vera della fede come “incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Porta fidei di Benedetto XVI), come anche per riprendere, a distanza di 5 decenni, l’intuizione e il mes-saggio che il Concilio Vat. II ha rappresentato per la Chiesa nel suo continuo confrontarsi con il mondo contemporaneo per essere al servizio dell’uomo d’oggi nella sua ricerca di Dio e della sua Parola di vita. Al Concilio, di cui l’anno prossimo ricorreranno i 50 anni dalla sua conclusione, è quindi dedicata la mostra per ragazzi “Chiesa bella del Concilio” ideata dai ragazzi ACR e loro educatori dell’Azione Cattolica di Milano.Il 2013 è stato l’anno dell’evento eccezionale delle dimissioni di Papa Benedetto e della elezione di Papa Francesco: eventi che segneranno la Chiesa in modo indelebile e com-prensibili unicamente se connessi ai tempi che stiamo vivendo. Alla preoccupazione per la scelta inaspettata e inusuale di Benedetto ha fatto seguito la gioia e lo stupore per il dono da parte dello Spirito Santo di Papa Francesco. Con Francesco, con la sua immediatezza e semplice profondità, la Chiesa ha ritrovato un Pastore appassionato, che già con il nome di Francesco, ci ha indicato parte del suo programma: “l’attenzione per i poveri, la pace, la custodia del Creato” come Lui stesso ebbe a dire nel momento della sua elezione.

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La vicenda associativaLa proposta associativa ha cercato di stare dentro queste vicende, ha cercato di compren-derle e di interpretarle, per un discernimento sul tempo che ci è dato di vivere che ci porti a somigliare, per essere pronti e aperti alla novità di Gesù Cristo che viene e ci parla dentro la vita, a quel padrone di casa “che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt. 13, 51-52) Avevamo ricevuto dalla XIV Assemblea il compito di “ritrovare” il volto associativo che ha i tratti definiti da tre scelte fondamentali: la scelta associativa, la scelta formativa, la scelta missionaria. Abbiamo interpretato questa indicazione di fondo come la volontà di approfondire e rincentrarci sulla identità dell’associazione, per una riscoperta del suo proprio carisma proprio, perché sappia porsi “al servizio di ciò di ciò che è essenziale” (“Perché sia formato Cristo in voi”, pag. 10) in rapporto alle persone come alla comunità ecclesiale e alla parrocchia.Abbiamo quindi insieme deciso di accentuare la strutturazione della proposta associativa secondo una scansione che prevede l’anno associativo suddiviso in quattro “passi”, per fare direttamente riferimento alle quattro dimensioni fondamentali del Progetto formativo: l’ecclesialità, la fraternità, l’interiorità e la missionarietà. Li abbiamo definiti come “l’occasione per pensare insieme la vita associativa … (per) offrire proposte che hanno il sapore e la forma dell’unitarietà e della coralità … il sostegno a stare dentro l’associazione diocesana, cioè a dare seguito alla tensione di ogni aderente e di ogni associazione territoriale a vivere l’associazione nella sua interezza e con un respiro più ampio” (“Proposta annuale 2011-2012”). L’obiettivo è sicuramente quello di esprimere una proposta che faccia costantemente riferimento a ciò che la qualifica. L’ambizione è dare ritmo e unità alla vita associativa, perché sia sempre di più un cammino vissuto insieme secondo la volontà del Signore. L’intenzione non è uniformare la vita associativa, ma darle maggiore com-piutezza nei riferimenti, dare la possibilità a tutte la associazioni parrocchiali e ad ogni aderente di avere il senso del camminare insieme.Da questa impostazioni anche alcuni nuovi appuntamenti proposti a livello diocesano quali la Meditazione al Carmelo sull’icona biblica dell’anno, Familiarmente, la Preghiera del 31 dicembre, indicazioni di contenuto per gli incontri formativi con i presidenti e i responsabili.Un altro elemento che ha contraddistinto questo triennio è stata la problematizzazione della proposta formativa che l’associazione riesce ad esprimere, delle sue forme, dei suoi tempi, dei suoi linguaggi. Abbiamo messo a tema l’argomento diverse volte. In particolare lo abbiamo fatto cercando di definire - con una certa progressività – una proposta formativa innanzitutto per i responsabili delle Associazioni Territoriali. La Commissione adulti, si è fatta carico di riconsiderare tutta la questione formativa degli adulti, a partire dal Progetto formativo dell’AC e interrogandosi sulle caratteristiche di quell’universo così ampio e variegato che va sotto il nome di adulti. Dalla riflessione fatta è scaturita la volontà di approfondimento attraverso uno studio e un’analisi sul vissuto degli adulti. A questo proposito vorrei segnalare e ringraziare tutti coloro che offrono tempo e dispo-nibilità per il lavoro associativo, nelle commissioni e in occasione delle diverse iniziative: un vero e proprio volontariato che consente all’AC di confermarsi come realtà viva,

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presente, visibile, al servizio degli aderenti e della comunità ecclesiale. Dalla riflessione, studio e lavoro sul campo della Commissione adulti è uscito l’Osser-vatorio sul mondo e la fede degli adulti [i cui risultati saranno presentati il 27 febbraio alla Casa della gioventù]. Dalle stesse domande sul chi è l’adulto e sulle sue esigenze di carattere spirituale, cultu-rale e formativo, messe in rapporto alla complessità e ai nuovi ritmi del nostro mondo, è nata l’esperienza di Goccia, una proposta che sta diventando qualcosa di più di un valido strumento di autoformazione, in quanto consente all’associazione di interloquire e mettere in rete persone, voci ed esperienze che arricchiscono e approfondiscono la nostra sensibilità religiosa e il nostro desiderio di vivere in comunione.Ritengo che sulla questione formativa nei prossimi anni la nostra ricerca dovrà prosegui-re, coinvolgendo anche i ragazzi, i giovani e gli adolescenti, per una valorizzazione piena dell’esperienza associativa a vantaggio in particolare dei percorsi parrocchiali e vicariali.È stato inoltre un triennio contrassegnato dall’avvio di progetti che hanno cercato di dare risposta ad alcuni nodi che l’associazione si è impegnata sciogliere, ad esigenze espresse dalle persone e dalle AT. Uno dei nodi principali è senz’altro costituito dalla capacità dell’AC di dar vita e consi-stenza a esperienze educative significative per i bambini e i ragazzi. Contributi in questo senso sono stati il progetto Camper ACR e Formato famiglia per l’avvio o il consoli-damento di esperienze e itinerari ACR nelle parrocchie in cui l’AT, in accordo con il proprio parroco/Assistente, ritiene vi siano le condizioni. Una strada apparentemente semplice che invece richiede tempi, pazienza, attenzioni, convinzione e … tanto altro ancora.Nell’ottica di una formazione che si confronta con la vita, abbiamo seguito e sostenuto il progetto Big Bang, un percorso a tappe per giovani coppie, cosidette “stabili”, un’oc-casione per affrontare temi e questioni per il cammino personale e di coppia e la scelta vocazionale. Un ultimo progetto che voglio qui menzionare è quello collegato al Fondo La Dimora istituito nel 2006 in memoria di Gaetano Cigognini. L’iniziativa caritativa collegata al Fondo di solidarietà costituito con i contributi diretti degli aderenti o delle Associazio-ni Territoriali, confermata e rilanciata in questi 3 anni, ha voluto essere - e riteniamo, possa essere ancora in futuro - un segno concreto ed eloquente dello stile associativo di corresponsabilità a cui sta a cuore la propria comunità e della volontà di prendersi cura, insieme ad altri, di chi è in difficoltà. Le finalità e lo stile di prossimità collegati al Fondo La Dimora a mio avviso possono effettivamente rappresentare una modalità per dare concretezza alla missione di annuncio del Vangelo, fondamento del nostro stare insieme, con uno stile di attenzione all’uomo nella sua interezza e dignità.La proposta e l’impegno formativo ha poi trovato stimoli ed espressione - anche in questo triennio - nelle Giornate Studio che abbiamo insieme costruito e vissuto. La prima GS - una riflessione di carattere teologico, antropologico ed ecclesiale sul Mistero dell’Eucaristia a pochi giorni dalla celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale e dell’anno che ci ha condotto a celebrare il Congresso Eucaristico diocesano - ci ha permesso di individuare alcune coordinate per comprendere e vivere la realtà dell’Incar-nazione di Dio in Gesù Cristo. Il secondo appuntamento, nel 2012, con gli interventi

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del sociologo Francesco Marcaletti e dell’Assistente nazionale don Domenico Segalini, è stata una riflessione di carattere sociologico ed ecclesiale sulla realtà del cambiamento. Una realtà che coinvolge ciascuno di noi personalmente, come anche le nostre comu-nità civili e parrocchiali, proponendoci ritmi, linguaggi, temi, incontri e altro ancora che possono sovvertire il modo tradizionale di percepire il dato di fede e di vivere la dimensione comunitaria. Da quella riflessione è uscita l’iniziativa di una lettera a tutti gli aderenti e alle comunità parrocchiali per affermare che è tempo di apertura, di ascolto, di dialogo per essere pienamente, nella corresponsabilità, “dentro la vita, con le comunità”. Il terzo appuntamento, del settembre scorso [i cui Atti avete in cartelletta] - caratteriz-zato dall’incontro con Ernesto Olivero del Sermig di Torino – è stata una vera e propria testimonianza su come essere segni di Vangelo oggi, sui presupposti e sulle forme di un annuncio che passa necessariamente attraverso cuori, menti e vite rinnovate dall’incon-tro con il Signore. Il nostro volerci bene, il nostro saper accogliere e accoglierci, deve essere il più grande segno di Vangelo.La scelta formativa e missionaria, inoltre, ci ha portato a dare avvio al Laboratorio per la partecipazione, un progetto pensato e voluto soprattutto dai giovani di AC e della Fuci, in una dinamica di lavoro intergenerazionale, per un approccio alle problematiche di carattere socio-politico legate all’ambito della cittadinanza attiva, per un confronto, non solo uno studio, con la realtà del cambiamento. Un’attenzione sicuramente non nuova, che in AC ha già dato frutti maturi di una laicità che sa essere responsabile e propositiva, che negli anni scorsi ha trovato espressione nel lavoro, promosso insieme al Meic, del La-boratorio di Impegno Civile. Un’attenzione che oggi vogliamo rendere stabile attraverso una proposta a forte protagonismo giovanile, aperta ai contributi di altre aggregazioni ecclesiali, palestra per una laicità che sa confrontarsi con l’oggi.Siamo consapevoli che quanto ho citato è solo una piccola parte della proposta che l’associazione a livello diocesano ha messo in cantiere e realizzato in questi tre anni. Abbiamo già detto del lavoro costante delle Commissioni: equipe ACR, equipe giovani e Commissione adulti. Vorrei ora ricordare il saggio e costante contributo degli adulti della terza età: il percorso formativo e spirituale che ogni anno viene riproposto, ma so-prattutto la rete di rapporti che lo sostengono, sono una ricchezza per l’associazione da non disperdere. Consideriamo, poi, tutte le proposte di spiritualità e formative portate avanti con passione e capacità dai vari settori: gli incontri formativi per gli educatori, i Nodi e le serate di preghiera alla Tenda, gli incontri pubblici per i giovani, le feste diocesane e vicariali, e altro ancora. Come anche vorrei sottolineare la bella realtà del Movimento Studenti - una vera scuola all’impegno e al confronto tra giovanissimi – che ha appena celebrato il proprio congresso diocesano ed eletto i nuovi segretari, Gabriele e Sofia: li saluto e auguro loro di far crescere ancora di più il Movimento all’interno delle scuole del lodigiano.

2. L’AC che siamo (il giudizio)

Un elemento imprescindibile del nostro racconto fa riferimento a una componente es-senziale del nostro essere associazione, che per convinzione, vocazione e tradizione si svolge nelle comunità parrocchiali, attraverso la presenza delle Associazioni Territoriali.

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Sono tante le attività e le iniziative promosse sul territorio. È ancora rilevante il servizio che gli aderenti, insieme o singolarmente, sanno mettere a vantaggio delle comunità parrocchiali.

Le adesioni e la presenza nelle comunità parrocchialiIn diocesi di Lodi l’associazione è presente in tutti gli 8 vicariati della diocesi e gli ade-renti provengono da 52 parrocchie. È organizzata in 47 Associazioni Territoriali, di cui 37 hanno espresso un proprio Consiglio e quindi anche un presidente che ha ricevuto la nomina da parte di Mons. Vescovo. Complessivamente sono circa 190 i membri dei Consigli delle AT e 41 gli assistenti nominati dal vescovo. Sono 19 le AT che presentano almeno un aderente per ciascun settore (ACR, Giovani e adulti).Relativamente poche le AT che sono in grado di esprimere una proposta - in termini di itinerari o di carattere formativo/spirituale – specifica per ciascun arco di età. Sono in-fatti circa una decina le associazioni che supportano una reale proposta ACR e 6/7 le AT che riescono ad avere una attenzione specifica ai giovanissimi e ai giovani. Inoltre, a fron-te di alcune realtà associative di base che con continuità - e con passione – esprimono una presenza educativa efficace, che dialogano con la parrocchia, che sono riconosciute come interlocutori da altri soggetti sul territorio, ve ne sono altre che stentano, spesso non per responsabilità esclusivamente proprie, a proporsi con sufficiente energia o ad adeguare ai tempi ormai mutati il proprio stile di presenza nella comunità. Da un punto di vista delle adesioni continua un trend di decrescita che in 8 anni (dal 2006 al 2014) ha visto il numero ridursi di oltre il 20%. Negli ultimi 3 anni questa tendenza si è purtroppo confermata ed è sostanzialmente determinata dalla contrazione del numero degli adulti. Un trend comune in quasi tutte le diocesi del Nord Italia che certamente non ci consola.

SETTORE 2011 2012 2013 2014

RagazzI 370 360 364 371

ACR 6/8 57 66 66 66

ACR 9/11 157 139 122 144

ACR 12/14 153 152 173 155

ACR 0/5 3 3 3 6

gIoVanI 342 335 306 301

GV 15/18 143 142 118 116

GV 19/25 139 134 136 137

GV 26/30 60 59 52 48

aDULTI 1156 1108 1071 978

ToTaLE 1868 1803 1741 1650

Complessivamente nella diocesi di Lodi gli aderenti all’AC alla data del 31 gennaio sono 1.650 di cui 364 Ragazzi 6-14 anni, 306 Giovani e 980 Adulti.La consistenza e qualità dell’azione associativa nelle parrocchie attraverso la realtà delle Associazioni territoriali è sicuramente un nodo a cui l’associazione deve guardare con

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sincerità e serenità, ma anche con la volontà di crescere. L’obiettivo è capire le condi-zioni per essere ancora realtà significativamente presente, capace di esprimere, non solo a livello individuale ma a livello associativo, una presenza e una proposta in grado di coinvolgere e interessare le persone delle nostre comunità. Pensiamo che la questione di fondo sia avere chiara l’idea di laico cristiano e quindi di Chiesa che vogliamo contribuire a costruire, insieme alle comunità nelle quali condivi-diamo l’esperienza di fede e carità: laici in grado di esprimere una apertura vera all’ascol-to delle persone e della loro ricerca di senso e di Verità; laici che riescono ad essere un soggetto propositivo, missionario, capace di stimolare e sostenere, nella corresponsabili-tà, la pastorale parrocchiale. La situazione è variegata, ma diverse sono le situazioni problematiche. Essere associazio-ne richiede che riusciamo a farci carico e a costruire insieme una prospettiva più solida.Dagli art. 5 e 6 dello Statuto aggiornato nel 2003, si evince che l’AC è prima di tutto una realtà al servizio della Chiesa locale diocesana, in un rapporto di comunione con il Vescovo e la pastorale diocesana. Un esercizio di corresponsabilità che sarebbe monco se non si realizzasse nelle parrocchie, se non trovasse alimento, oltre che applicazione, nelle comunità parrocchiali.Ecco quindi che il nodo da sciogliere riguarda gli obbiettivi, i contenuti e la forma, della vita associativa nella realtà parrocchiale: quali passi da compiere per una presen-za associata che valorizzi le scelte, le intuizioni e le esigenze delle persone che vivono la ricerca di una forma storica adeguata alla propria laicità cristiana? Siamo generalmente in grado di mettere in campo una capacità elaborativa adeguata in ordine alle questioni della Chiesa particolare? Riusciamo a essere stimolo nelle comunità parrocchiali per una esperienza di Chiesa che sa guardare oltre il recinto della parrocchia e assumere il riferimento diocesano quale ambito di Chiesa? Siamo aperti e attenti a confrontarci con “nuovi” contenuti (legati agli stati di vita delle persone, alle questioni della società civile, ai fenomeni che interessano la vita quotidiana, ….)? Riescono le AT ad avere una presenza di profilo missionario, per comunità missionarie? Occorre che l’associazione non solo si impegni a consolidare la propria presenza in ter-mini di capillarità delle AT, ma ritrovi una capacità attrattiva nelle diverse realtà parroc-chiali, a partire da coloro che sono maggiormente impegnati nella pastorale. E definire, poi, una azione che supporti e accompagni in questo senso le A.T.

La proposta spiritualeIn parte connesso al primo - ma che lo specifica ulteriormente – vi è un secondo nodo, che riguarda l’accoglimento della proposta formativa e particolarmente la proposta spi-rituale dell’associazione. Dobbiamo sicuramente prendere atto che viviamo un tempo di forte e veloce cambiamento, che tocca tutti gli ambiti di vita e influenza le categorie mentali e valoriali delle persone: la percezione del lavoro, della famiglia, degli affetti, delle relazioni.Un cambiamento che ha ripercussioni inevitabili sul modo di vivere e di annunciare la fede: non cambia il Vangelo, cambia però la nostra percezione del Vangelo, delle impli-cazioni che derivano dalla vita vissuta alla sequela di Gesù. Tutto questo chiede ai cristiani - come ci ha richiamato Papa Francesco nella sua prima

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udienza - di “uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio”. Ci interroghiamo, per noi stessi e per le nuove generazioni, sulle forme e linguaggi che deve assumere una proposta spirituale oggi, che sia esigente senza es-sere un macigno che mettiamo sulle spalle nostre o degli altri, che sia adeguata alle per-sone e accompagni i tempi di crescita umana e spirituale di ciascuno. È forse necessario uscire da schemi e linguaggi non più adeguati per trovare una sintonia con le persone, per riuscire a interpretare e poi a rispondere all’esigenza di una spiritualità intensa, vera che ci arricchisca interiormente. Occorre trovare segni, luoghi e parole per parlare di Dio comprensibili dall’uomo di oggi, dai bambini, adolescenti, giovani e adulti di oggi. Dentro relazioni che siano racconti di vita, espressione di aiuto tra le generazioni, in un accompagnamento che sappia interpretare le diverse fasi della vita. Tutto questo nella consapevolezza di essere in presenza di segnali spesso contraddittori in termini di ade-sione, presenza e di continuità nei percorsi spirituali, elementi che occorre considerare e interpretare.Le iniziative e gli strumenti della proposta spirituale - che consideriamo compito e fi-nalità primaria dell’associazione – in questi ultimi anni si sono in parte mantenuti , in parte maggiormente articolati, in parte accresciuti. Le mattinate di Avvento e Quaresima sono ormai stabilmente diventate giornate di spiritualità, gli Esercizi spirituali, che coin-volgono stabilmente circa 300 partecipanti, considerano ormai anche una proposta di spiritualità di coppia e famigliare, le serate di Lectio divina accompagnano il cammino d’Avvento, la Tenda è un percorso di preghiera stabilmente partecipato dai giovani, il momento di Meditazione di inizio anno e del 31 dicembre cadenzano il nostro cammino. Negli scorsi 2 anni la proposta si è arricchita: attraverso Goccia, uno strumento di auto-formazione di carattere spirituale per giovani e adulti; con proposte di Pellegrinaggio – in Palestina e in Polonia, luoghi altamente significativi in ordine alla fede cristiana – che ci hanno spiritualmente edificato. Prossimamente vorremmo riprendere la proposta di Semplicemente casa e dare seguito all’intenzione, nel mese di maggio, di un Pellegrinag-gio mariano unitario. A questi momenti diocesani dobbiamo aggiungere le tante altre occasioni di preghiera e di meditazione della Parola che le AT propongono, preparano e animano insieme ai sacerdoti nelle parrocchie in cui l’AC è presente. E considerare l’attività di accompagnamento spirituale svolto dai sacerdoti assistenti e la formazione spirituale insita in tante esperienze, dai campi estivi, all’Adoro il lunedì del MSAC, e altri ancora. Riteniamo che su questo versante l’associazione deve tendere a mantenere una proposta alta, esigente, qualificante, recepibile ad ampio raggio, elemento pregnante di tutta la sua proposta formativa e di quant’altro l’associazione saprà assumere, pena la perdita di gran parte della propria identità, tradizione e del proprio compito.Infine un terzo nodo ritengo sia oggi più che attuale. Un nodo che ci riporta al compito primario che compete all’associazione, l’annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo, per la comune santificazione, in tutti gli ambienti di vita. Dice l’art. 2 dello Statuto del 2003 (già art. 1 dello Statuto del 1969): “L’impegno dell’Azione cattolica italiana, essenzialmente religioso apostolico, comprende l’evangelizzazione, la santificazione degli uomini, la formazione cristiana delle loro coscienze in modo che riescano ad impregnare

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dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti”. Lo stesso “fine generale aposto-lico della Chiesa” (art. 1). Quale orizzonte missionario vediamo per l’azione associativa? Quali temi e luoghi nell’ “oltre la pastorale” ci è chiesto di assumere ed abitare?Non si tratta di numeri o di mezzi, si tratta piuttosto di riuscire a dialogare con i nostri contemporanei per un annuncio di gioia, per la proposta di un cammino di santità che richiede non maestri ma testimoni, persone innamorate di Gesù Cristo, compagni e adoratori di Gesù. Si tratta di avere disponibilità ad essere inviati con passione e fiducia a esplorare percorsi e realtà che forse temiamo ci possano sovrastare: il mondo della scuola, del lavoro, della politica; luoghi che visitiamo a volte con affanno: il mondo della sofferenza, della malattia, il mondo delle diverse povertà, della non autosufficienza, delle diverse solitudini; il mondo dell’agnosticismo e della lontananza da Dio, del rifiuto più o meno consapevole di Dio, della volontà di ritorno ad esplorare la fede. Una missione mossa dalla carità. Una missione da condividere, con umiltà, con coloro che abitano stabilmente quei mondi. Riteniamo che la vocazione, l’identità e la missione dell’AC ci porti lì, con gradualità e senza avventurismi, ma anche con la necessaria docilità.

3. L’AC che vorremmo essere (l’orizzonte e la speranza)

La sfida che l’AC ha di fronte non riguarda la sua identità o la necessità della sua presen-za, ma le forme di questa presenza, la capacità di assolvere al compito che la sua storia e la Chiesa ancora oggi le conferiscono e che liberamente e coscientemente assume ancora oggi. Quindi il livello della testimonianza per essere all’altezza della missione stessa della Chiesa. Le attese alle quali vorremmo dare risposta fanno riferimento al compito dei laici di interpretare concretamente la volontà di Dio nel tempo presente: mantenere una inte-riorità capace di attendere e sperare recuperando segni di una spiritualità laicale sosteni-bile; una esperienza ecclesiale di comunione; un rapporto fecondo con la parrocchia e la pastorale; un ascolto vero delle istanze che provengono dai diversi mondi, dal territorio e dalla cultura, delle questioni concrete delle persone.

Per una vita associativa nel segno dell’unitarietà e intergenerazionalitàVorremmo quindi provare a sintetizzare alcune piste, o priorità, che ci possano aiutare ad esplicitare prospettive e stile del nostro impegno associativo.Cosa significa essere associazione e proporci come persone che camminano, si impegna-no, elaborano costruiscono, propongono, insieme? Cosa significa una vita associativa nel segno dell’unitarietà? Ci sembra indispensabile dare piena realizzazione al valore dell’essere associazione. All’associazione è richiesto di trovare ed elaborare forme anche nuove per dare espressio-ne alla passione, alle idealità, alle capacità, alla generosità ancora presenti.Dare sostanza alla parola insieme richiede innanzitutto una maggiore coscienza della dimensione dell’unitarietà: siamo un’unica AC, non la somma di tante più o meno grandi realtà di AC; abbiamo gli stessi riferimenti e lavoriamo in un unico campo, non in tanti orticelli affiancati; in ciò che facciamo non è sempre presente tutta l’AC, ma chi

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è presente rappresenta tutta l’AC. Ciò significa che non solo nelle proposte unitarie è presente tutta l’AC, ma anche nelle iniziative di ogni AT, dell’acr, dei giovani, degli adul-ti, ecc. Ne consegue che chi è presente si fa carico di rappresentare l’associazione nel suo complesso. Ma ne consegue anche che deve ricevere tutto il sostegno possibile, l’aiuto, il conforto, le informazioni necessarie, ecc.La dimensione dell’unitarietà ci porta a vedere nella giusta luce la vita delle associazioni territoriali, che non sono altro dall’AC diocesana o vicariale. La responsabilità associa-tiva vissuta nella prospettiva dell’unitarietà ci chiede di assumere le risorse e le difficoltà delle AT come risorse e difficoltà di tutta l’associazione. Pensiamo che si debbano fare a questo proposito scelte decise nell’orientare l’impegno dei responsabili, perché con-siderino relazioni molto più frequenti e collaborative con i responsabili delle AT e i responsabili vicariali. Non un generico accompagnamento, come spesso lo chiamiamo, ma una vera e propria corresponsabilità che valorizzi le risorse presenti in associazione e cerchi risposte e soluzioni a situazioni problematiche. Da questo punto di vista le realtà parrocchiali nelle quali sono presenti degli aderenti, ma non è stato possibile mantenere o avviare una esperienza associativa di base, riteniamo siano le prime a dovere essere considerate. In questa attività sarà sicuramente fondamentale l’attività e il ruolo del responsabile vicariale.L’unitarietà ci introduce anche a considerare la dimensione dell’ intergenerazionalità. Già da tempo stiamo insistendo su questa dimensione che deve trovare forme e modalità nuove in cui esprimersi.Il lavoro di Consiglio diocesano e di presidenza sono esempi e ambiti di una azione in cui il dialogo tra persone di diverse generazioni si realizza proficuamente. Allo stessa stregua possiamo citare il lavoro dei Consigli delle AT. Una espressione di collaborazio-ne tra le generazioni è tutta l’attività per la proposta estiva, una componente che riveste sempre per l’associazione un’importanza particolare: i Campi ACR - che quest’anno si arricchiscono di una proposta per i pre-adolescenti – i campi per giovanissimi, il Campo Famiglie, ormai una proposta più che collaudata, il Campo intergenerazionale, che ha mutato la sua fisionomia con il passare del tempo, ma ha saputo mantenere un buon li-vello di proposta. Altro esempio è senz’altro il Laboratorio per la partecipazione che dopo una prima fase sperimentale avviata dalla commissione giovani assieme ai coetanei della fuci, nel 2012 con determinazione e impegno è stato definito in una forma che pur pre-ferendo interlocutori giovani, vede stabilmente la presenza e il contributo di adulti che hanno accettato di mettersi in gioco in questa nuova avventura. Altri esempi già avviati di una stabile impostazione intergenerazionale sono alcuni progetti già citati, il Camper ACR e il Formato famiglia, come anche il progetto Big Bang.Pensiamo che su questa strada occorra marciare spediti, con creatività e con fiducia reci-proca, intensificando la collaborazione tra i settori dell’associazione, con una attenzione non sempre presente per chi passa da un settore all’altro.

Per un nuovo protagonismo e responsabilità laicaleSulla strada che ci è chiesto di percorrere non ci è concesso di rimanere spettatori. La realtà sociale e culturale ci sollecita sempre più ad un esercizio di responsabilità che sup-porti un nuovo protagonismo associativo, umile e profetico.

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Una prima pista di impegno che reclama una nuova elaborazione è quella culturale. Ascoltare, uscire e annunciare, come diciamo nel documento assembleare, ci induce a considerare i temi afferenti l’ambito più propriamente culturale e l’ambito socio po-litico (il bisogno e la ricerca di Dio, il confronto con le diverse fedi, la relazione virtuale, la democrazia partecipativa, ecc.) con maggiore o rinnovata attenzione. Una prospettiva che, riteniamo, sia sottesa anche nel titolo e nei contenuti della convocazione del Conve-gno della Chiesa italiana, in continuità con gli Orientamenti pastorali decennali, che si terrà a Firenze nel 2015 e che avrà come tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Una prospettiva, quella culturale, che risponde all’esigenza di laici con i tratti dell’autenticità, dello spirito critico ed equilibrato, della capacità di scegliere secondo criteri vagliati nel confronto; laici che rifuggano la mediocrità, che sappiano rendere attuale il Vangelo aldilà di facili stereotipi.Per questo l’impegno formativo deve da una parte lasciarsi interpellare dal dibattito sulle questioni fondamentali dell’esistenza, dall’altra saper tradurre in azione educativa gli spunti ricevuti. Una preoccupazione sempre presente in AC, ma che ora deve diventare possibilmente più forte, attivando o valorizzando sinergie e rapporti all’interno della famiglia associativa, in particolare con il Meic, la fuci e altre associazioni di carattere cul-turale. Una prospettiva di lavoro che già vede una concreta strumentazione nel gruppo di lavoro che redige Dialogo, persone alle quali rivolgo un fortissimo ringraziamento: in particolare ringrazio Daniele che da diversi anni collabora e conduce il nostro periodico; e Raffaella che si fa costantemente carico di una grande mole di lavoro per consentire a tutta la comunicazione dell’AC diocesana (che comprende anche il sito, facebook e la news-letter) di funzionare. L’auspicio - che deve tradursi in progetto - è che il gruppo di redazione di Dialogo diventi parte di un gruppo più ampio di persone che, raccogliendo soprattutto la sfida del multiculturalismo e della presenza sul territorio di una pluralità di fedi religiose, si muovano per offrire agli aderenti riflessioni e una strumentazione utile per diventare laici adulti, maturi nella fede.

Per una pastorale inclusivaLe realtà parrocchiali nelle quali siamo presenti oggi reclamano una pastorale che con-sideri le mutate condizioni culturali, sociali e relazionali del popolo di Dio. Il Piano pastorale diocesano 2011-2014 “In compagnia degli uomini: un annuncio che incontra la vita” sottolinea “la necessità di un ripensamento della pastorale alla luce dei profondi cam-biamenti avvenuti nella nostra società”. Per quella che è stata definita in alcune occasioni una vera e propria virata pastorale, nelle comunità parrocchiali non c’è bisogno solo di portatori d’acqua. Occorre l’impegno di persone che cerchino di guardare con lucidità alla realtà delle comunità nelle quali siamo inseriti, con uno sguardo che sappia vedere e affrontare le nuove situazioni che si evidenziano, per una pastorale che sia meno selettiva e più inclusiva di persone, esigenze, temi e persone. Bisogna, ad esempio, considerare la presenza e la necessità di integrazione dei tanti immigrati con il loro por-tato religioso e di tradizione che sollecita i cristiani ad interrogarsi sulla propria fede e tradizioni. Occorre considerare le problematiche che attraversano i luoghi tradizionali di educazione alla fede quali gli oratori e le catechesi: a questo proposito l’attenzione,

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la propositività e la presenza dell’AC non può che essere massima. Non solo a livello di impegno da parte dei singoli aderenti, ma a partire da un contributo come associazio-ne, come laici associati che amano la parrocchia, vivono la parrocchia, si spendono in parrocchia.

Per vivere il matrimonio e la famigliaVi è poi l’ampia tematica della famiglia. L’Ac è un’associazione ecclesiale che vive la sua esperienza nelle comunità parrocchiali, lì dove i ragazzi, i giovani e gli adulti ogni giorno sperimentano relazioni autentiche e significative, lì dove si vive un rapporto diretto con i ragazzi, con i genitori, i nonni e le famiglie. L’AC non può quindi trascurare tutte le questioni che fanno riferimento alla realtà della famiglia, comprese le problematiche inedite derivanti dalla variegata e diversa tipologia del soggetto famiglia. In questo sen-so, certamente una lunga e ricca tradizione nell’AC e nella diocesi di Lodi non manca. Un’attenzione costante che considera sia le tematiche educative che quelle più propria-mente di carattere economico- sociale e che ci ha indotto negli anni scorsi a rafforzare la collaborazione con l’Ufficio Famiglia; ma anche a mantenere nostri rappresentan-ti diretti dentro il Forum delle Associazioni famigliari e a dare la nostra adesione alla Consulta per le famiglie del Comune di Lodi. A questo proposito ringrazio tutti coloro che offrono la propria disponibilità e il proprio impegno per questi ruoli che danno la possibilità all’associazione di mantenere un costante e arricchente contatto con realtà e problematiche che interessano le famiglie.Riteniamo che il tema famiglia, da qualsiasi angolatura lo si voglia guardare, negli ultimi anni sia diventato ancora più attuale e urgente. Lo dimostra anche il Sinodo dei Vescovi - che si svolgerà in forma straordinaria nell’ottobre di quest’anno e in forma ordinaria nel 2015 – che Papa Francesco ha scelto di dedicare proprio alla missione evangelizzatrice della Chiesa per la famiglia. C’è da parte della Chiesa universale la presa d’atto di una sfida che coinvolge il soggetto famiglia, ma che ha origini in una visione antropologica che non vuole riconoscere il dato del “secondo natura” e quindi il concetto di “legge na-turale”. Una siffatta impostazione giunge così a porre ogni scelta, ogni modello sociale e culturale, ogni prassi e comportamento sempre e tutto sullo stesso piano.L’urgenza di una assunzione di responsabilità da parte della Chiesa e della comunità cristiana è stato inoltre affermato in modo forte ed inequivocabile dalla scelta degli Orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il decennio 210-2020 che pone al centro della questione educativa le problematicità della famiglia. Tutto questo richiede anche all’AC, dentro la comunità cristiana, un rinnovato impegno - coerente con quanto indicato dalla Lettera Pastorale 2013-2014 del Vescovo Merisi che propone percorsi formativi per i genitori – che trovi diverse applicazioni: un approfon-dimento della sacramentalità matrimoniale e delle sue implicazioni; il coinvolgimento delle famiglie nei cammini e proposte dell’ACR e dei ragazzi; un approccio di carattere culturale sulle tematiche di carattere educativo; la definizione di percorsi di educazione alla genitorialità; la promozione di momenti che possano essere luoghi di incontro e dialogo tra genitori e con i figli, ecc. Importante, riteniamo, sarà la modalità con la qua-le sapremo riproporre con forza queste cose: un approccio unitario, con un confronto ampio con altri soggetti impegnati su questi temi, dentro le realtà parrocchiali, magari

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in un ambito vicariale.Sempre su questa linea saranno importanti alcune scelte: il rilancio dell’ACR nelle par-rocchie, attraverso una alleanza con le famiglie dei ragazzi, con il sostegno dei sacerdoti ed educatori formati e generosi; la conferma di una specifica attenzione all’educazione affettiva e alla preparazione alla vita matrimoniale; l’impegno nelle parrocchie per l’atti-vità o la nascita di gruppi famiglia capaci di accogliere le giovani coppie.

4. Nella relazione fraterna

Per sciogliere i nodi presenti, accettare le sfide e le priorità individuate e dare una pro-spettiva chiara e partecipata al cammino della nostra associazione diocesana - sempre naturalmente all’interno del percorso della Chiesa diocesana e universale e dentro il cammino dell’AC nazionale – non è sufficiente una più efficiente impostazione organiz-zativa oppure delle felici intuizioni. Sicuramente nel prossimo triennio si dovrà conside-rare con maggiore attenzione l’apporto di ciascun componente del Consiglio diocesano; di proseguire nella piena valorizzazione del livello vicariale come ambito adeguato per vivere la proposta associativa; di stabilire un collegamento agile ma continuo e operativo tra il livello diocesano e vicariale e le A.T; dare maggior efficacia alla comunicazione intra-associativa; valorizzare appieno la grande sintonia, condivisione e rappresentatività della nostra associazione con il livello regionale e nazionale significativamente oggi espressa dalla presenza di Gioele nella presidenza nazionale del MSAC e di diversi amici nella delegazione regionale.Il fondamento e la garanzia del futuro dell’AC diocesana, ciò che le garantirà di essere fedele al proprio carisma e di rendere un reale servizio all’uomo e alla Chiesa di Cristo, ritengo stia però soprattutto in altro: in relazioni tra le persone che siano grate e rico-noscenti del bene che quotidianamente ciascuno riceve dall’esperienza associativa, in relazioni generose che esprimano la passione e tensione per la realizzazione di questa piccola/grande opera che è l’esperienza associativa, in relazioni che siano fraterne. In rapporti che sappiano rendere concreta e visibile la definizione data da Vittorio Bachelet dell’AC: “una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore, che sono amici: è questa rete di uomini e donne che lavorano in tutte le diocesi, e di giovani, e di adulti, e di ragazzi e di fanciulli, che in tutta la Chiesa italiana, con concordia, con uno spirito comune, senza troppe ormai sovrastrutture organizzative, ma veramente essendo sempre più un cuor solo e un’anima sola, cercano di servire la Chiesa. E questa è la grande cosa. Perché noi serviamo l’AC non poi perché ci interessa di fare grande l’AC; noi serviamo l’AC perché ci interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli” (V. Bachelet, 1973).Questa la mia intima convinzione e il mio impegno per il quale, con l’aiuto e la com-prensione di tutti, confermo la mia disponibilità.

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