Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la...

5

Transcript of Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la...

Page 1: Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metà ... Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83. VIII

c

© 2004 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

La casa editrice, esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relativialla presente opera, rimane a disposizione di quanti avessero

comunque a vantare ragioni in proposito.

www.einaudi.it

ISBN 88-06- 17099-6

Introduzione

Apriamo insieme il Simposio di Platone e diamo la parola alcommediografo greco Aristofane. Siamo in casa di Agatone, si èfinito di cenare, su suggerimento di Fedro si è scelto il tema del-la discussione: l'elogio di Amore. Hanno già parlato Fedro, Pau-sania, il medico Eurissimaco (Socrate, per ora, tace e ascolta) edecco intervenire l'autore delle Rane:

Bisogna innanzi tutto che sappiate qual è la natura dell'uomo e qua-li prove ha sofferto; perché l'antichissima nostra natura non era comel'attuale, ma diversa. In primo luogo l'umanità comprendeva tre sessi,non due come ora, maschio e femmina, ma se ne aggiungeva un terzopartecipe di entrambi e di cui ora è rimasto il nome, mentre la cosa si èperduta. Era allora l'androgino, un sesso a sé, la cui forma e nome par-tecipavano del maschio e della femmina: ora non è rimasto che il nomeche suona vergogna. In secondo luogo, la forma degli umani era un tut-to pieno: la schiena e i fianchi a cerchio, quattro braccia e quattro gam-be, due volti del tutto uguali sul collo cilindrico, e una sola testa sui duevolti, rivolti in senso opposto; e COSI quattro orecchie, due sessi, e tut-to il resto analogamente, come è facile immaginare da quanto s'è detto.Camminavano anche ritti come ora, nell'una e nell'altra direzione; maquando si mettevano a correre rapidamente, come i saltimbanchi fannocapriole levando in alto le gambe, COSI quelli veloci ruzzolavano pog-giando su quei loro otto arti.

Questi uomini primitivi, dalla conformazione doppia rispettoall' attuale, divisi in tre sessi, erano terribilmente vigorosi e tan-to superbi da attentare agli dèi e mettere Giove in assillo: «Se lifulmino, come ho fatto con i Giganti, perdo i loro sacrifici in no-stro onore: d'altro canto, non posso lasciarmi insolentire ... »:

Ma finalmente Giove, pensa e ripensa: «Se non erro, - dice, - ce l'hol'espediente perché gli uomini, pur continuando a esistere ma divenutipiù deboli, smettano questa tracotanza. Ora Ti taglierò in due e COSI sa-ranno piii deboli, e nello stesso tempo più utili a noi per via che saran-no aumentati di numero. E cammineranno ritti su due gambe; ma se an-cora gli salterà di fare gli arroganti, e non vorranno vivere quieti, li ta-glierò in due una seconda volta: COSI cammineranno su una gamba zoppa

Page 2: Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metà ... Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83. VIII

"

VI INTRODUZIONE

a balzelloni». Ciò detto prese a spaccare gli uomini in due, come quelliche tagliano le sorbe per conservarle o quelli che dividono le uova conun crine. E intanto, via via che tagliava, ordinava ad Apollo di torcereil viso e la metà del collo dalla parte del taglio - cosi che l'uomo aven-do sott'occhio quella spaccatura divenisse più tranquillo - e di rimedia-re tutte le altre ferite.

Apollo - va detto a suo vanto - svolge un eccellente lavoro dichirurgo plastico: volta a ciascuno il viso, tira la pelle sul ventree la annoda al cosiddetto ombelico, spiana le grinze e modella ilpetto. Senonché, quando ha finito, lui e Giove sono costretti adassistere ad uno strano fenomeno:

Quando dunque la natura umana fu tagliata in due, ogni p~rt!ò,_~2.>gliosa della propria metà le si attaccaya, e gettandosi le braccia attorno,avviECclll;r;_do~Tl\ir;Y~ltta,neU;'-brama di fondersi insieme, moriva-no di fame e in generale di inazione, ppché n!l,lla volevano fare l'unastaccata dall' altra. E ogni volta che 'U"n;P;U:t~,,-m~?lva'el'altra"r'estava

...]5!1~ql1§i5"SlJJ?~is1r~e~aliÀ4va~c~Yèandoun:alt~à'metà;ea"a quelLi sra~-viticchiava sia che per caso incontrasse parte di una femmina intera(che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metàdi un uomo. E cosi morivano'.

Impietositosi, Giove decide di trasporre i loro genitali, finoallora situati sul fianco, sul davanti: ç"QsL».dt~yvinghi~r§_L~rpa-schio e femmina-generano e riproducono.la ..speeie.-maschio emaschio hanno di che saziarsi per poi rivolgersi alle altre occu-pazioni della vita,

Il meno che possa dirsi è che Aristofane (o Platone per vocesua), in questa luss~~ggiante.~<descrizione.diun'al1!l:opoIggiafan-tast~TI~iilIç_~ente.geniale ...Ma a noi preme sottolineare

Te'ci siamo permessi di farlo con abbondanza di corsivi) ciò cheè sotteso a codesta visione. Edgar Morin lo ha limpidamente enu-cleato, evocando ad esempio il Ka degli antichi.EgirL,Quella fi-gura che in alcune raffigufà'ZiOtiracrompagna1"lndividuo, esi-bendo gli identici suoi tratti fisici: «Ora percepiamo che ~JJ12-20rto:antr,opoLggis,QodeJ,Doppio [... ] è un impulso elementare dello

~spirito umano, che inizialmente nQP.p.e,):c.episceJa,propria inti-'"""" '\:'~ , , ,.,,~~.,~ . "'~' ..4J1" , '-,"". . "h ..,

.mità se non all'esterno cii sé. In effetti non ci si sente, non ci si''O-d~~''non'ci si ved;:'I;;:~p;lmaìstanza -;;,.~e~p..on.comeiL;altl~O,•.cioè-..come proiezione e alterità»". _'o",

f""i,;" ,._l~; •.,~_.. ._,;:t;"'.- "'_, •..>-.p,..,_;',:,~~ -.1"".. t.

1 Platone, Simposio, in Operecomp!ete, voI. III (Pannenide, Fi!ebo, Simposio, Fedro),trad. it. di P. Pucci, Laterza, Bari I976, pp. 173-75.

2 E. Morin, L'Homme et la mort, Seuil, Paris I970, p. I53 (la trad. è nostra).

INTRODUZIONE VII

Secondo la cronologia tradizionale, il Simposio appartiene aicosidetti «dialoghi della maturità» di Platone: esso è stato com-posto dunque tra il 387 e il 367 avanti Cristo. Al gruppo dei «dia-loghi della vecchiaia e dialoghi dialettici», tra il 365 e il 347 all'in-circa, è ascrivibile invece ilTimeo. Qui Socrate, discorrendo con

~,_"''''''''':l:!<lli"",,,''''

Timeo, Crizia ed Ermocrate, svela ai suoi interlocutori comeall'interno del cosmo, I1J!.tQ,ad.opera delJ2~mimgQ,•.e..~isJ.lJ~i~.~~l'anima del mondo, intermèCllàrIatraTi divinità e il mondo sen-

-"SiDlIee èomRosta'drtre-~i~~~nti: 11'me(lesiffio-(oIèle1}liç,O):;:l:lit,_..-tra (o diversO)è-un'eSsèll'za inte;~Tà-:1l7ti'fator;d~ll'edizionec1ieab6laiiiOsottlQèchi~Cesaré-GIàrratano, cosi commenta ilbrano in questione (35 a-36 d): <jQg_Qi r~_alJ;àL.l.lll![tS;gllil_t~lJ.19dell' ident~~~!lJ2..del diver,~}2j:_~siSShét~~~s;o. ~~!.~g~ç;.no i auepnncipì, i due generi sommi, che entrano nella deter-

,,,wrrii'naziOi1edrognfieaItTè 'nerrap2oifrarquesta"conTèaIrre ;èami~-~spieganb1aToro·urutréTa'loromolteplièità·>;~~·~"~---~·-·--Sp'OS-fi'ltm@6iw€lFa~<àa}la·@tecindìPlatOneal1a"'Ròmadi Ovidioe accostiamoci non a due avvincenti dialoghi filosofici, ma ad unaffascinante poema, in quindici libri in esametri, Le metamorfosi,composto dal poeta latino tra il3 e 1'8 dopo Cristo. Nel terzo li-bro, ai vv. 339-510, si legge di~figlio quindicenne del-la cerula Lirfope e del torrente Cefiso, desiderato per la suastraordinaria bellezza da molte fanciulle e fanciulli, ma di una«superbia cosi ostinata» da respingere tutti, persino la ninfa Eco,ridotta a pura voce dal dolore per il suo rifiuto:

Cosi Narciso aveva deluso costei, cosi altre ninfe, nate dalle acque odai monti, cosi, prima, frotte di maschi. Finché un giorno, uno, di-sprezzato, levò le mani al cielo e disse: «Che possa innamorarsi anchelui e non possedere chi ama!» Cosi disse, e la dea di Ramnunte (Neme~si) assenti a quella giusta preghiera. C'era una fonte senza un filo di fan-go, dalle acque argentate e trasparenti, a cui mai si erano accostati pa~stori o caprette portate al pascolo sui monti o altro bestiame, che maiera stata agitata da un uccello o da un animale selvatico o da un ramocaduto da un albero. Tutt'intorno c'era erba, rigogliosa per la vicinan-za dell'acqua, e una selva che mai avrebbe permesso a quel luogo di es-sere intiepidito dal sole. Qui il fanciullo, spossato dalle fatiche della cac-cia e dalla calura, si getta bocconi, attratto dalla bellezza del posto e dal-la fonte, ma mentre cerca di sedare la sete, un'altra sete gli cresce: mentrebeve, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in un amore chenon ha corp~, crede che sia un corpo quella che è un'ombra. Attonitofissa se stesso e senza riuscire a staccare lo sguardo, rimane immobile

3 Platone, Timeo, in Opere complete, voI. VI tClitofonte, La Repubblica, Timeo,Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83.

Page 3: Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metà ... Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83. VIII

VIII INTRODUZIONE

come una statua scolpita in marmo di Paro. Disteso a terra contemplale due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni di Bacco, degni an-che di Apollo, e le guance impuberi e il collo d'avorio e la gemma dellabocca e il rosa soffuso sul candore di neve, e ammira tutto ciò che fa dilui un essere meraviglioso. Desidera, senza saperlo, se stesso; elogia, maè lui l'elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde.Quante volte non dà vani baci alla fonte ingannatrice! Quante volte nontuffa nell'acqua le braccia per gettarle attorno al collo che vede, manell'acqua non si afferra' Non sa che sia quel che vede, ma quel che ve-de lo infiamma, e proprio l'errore che gli inganna gli occhi glieli riem-pie di cupidigia. Ingenuo, che stai a cercar di afferrare un'immagine fu-gace? Quello che brami non esiste; quello che ami, se ti volti, lo fai sva-nire. Questa che scorgi è l'ombra, il riflesso della tua figura. Non ha nulladi tuo quest'immagine, con te è venuta e con te rimane, con te se ne an-drebbe - se tu riuscissi ad andartene»'.

Se abbiamo ritenuto di far ricorso ad un grande filosofo e adun grande J:2oetadell' antichità, se abbiamo evocato con le loroparol~!:~~~O:-~~~ per sott.olinear~ come l'i.dea. d~.l~~!;!~;~:~~11ta ~~[~~.~,~L12QPPl;Q _çh,eciascuno di !lQ,1.~,~_porta aentm (ché1Q sappia, che lo voglia o meno, non conta) s'an-riiC!~ll~i:t; ..uc:g~L~ptf:!!ìi~.-ç1~lJ~ir1(Uylç!vo",~f1fu:_etrp}E.J:~-,.,mòte. Pierre Jourde e Paolo Tortonese, due autorevoli speciali-stf dèl tema letterario del Doppio, in un libro a quattro mani acui faremo più volte ricorso, hanno osservato che «in certe mi-tologie, è il creatore che è' doppio in prima istanza: una coppia didemiurghi, Izanagi e Izanami, crea il primo universo terrestre nel-la mitologia shintoista. Gli dèi dell'antico Messico sono doppi.Esistono dèi bicefali, come il Giano latino, o che si manifestanosotto aspetti diversi (gliavatarsdelle divinità indiane) [... ] Quan-do è creatore, o prossimo alle fonti della creazione, il Doppio for-nisce dunque una spiegazione al desiderio e alla sua carenza, of-fre un'immagine della completezza' [... ] IJ..Q.2ill~.t8.~(?E!g~n~~~A(\b.-brac~i~~dU.!l-'Ll!.~~~],ç~~s_s_o~l'idea di scissione, _!n~~p'.ar~lill.~'da'Ira creazione, e l'idea di t~~it~~>..

"-~è1ìmi'faiiClOsiaricostruire la storia dell'immagine delDoppio nella civiltà letteraria, ci si rende conto che «lo scanda-lo del soggetto doppio» contiene in sé «un richiamo allo scanda-lo della condizione umana, posizione intermedia, a detta di Pa-scal, traÌa"b~s-tiae tai).gél,P,tra l'unità col Divino e l'esilio»: dalmomento che «qualunque cultura umana non può che fondarsi

4 P. Ovidio Nasone, Metamorfosi, a cura di p, Bernardini Marzolla, con unoscritto di L Calvino, Einaudi, Torino 1979, pp. I I3-14.

INTRODUZIONE

sul ricordo d'una scissione, e procedere verso un'impossibile riu-nificazione »5.

Quando nasce, tuttavia, all'interno della letteratura occiden-tale, quando prende corpo sulla pagina il tema del Doppio in sen-so stretto, quello del ~ge.tto_che...v_e_de_dinnaniòi-a__sLun-al~-se stessoJaut9_§_ç.22.!~1~()'rneun' entità, autQnoma-ma..identica,~Q~

~es'ffii!?atte- in un indìviduo _si~_s.éin...tut~p..er...tuttQ,~ ('t;:"RispondonoJouraee-TOrtonese: «Questo Doppio è essenzial-

mente moderno, ~ ro.manticis1P9.tedesco;she lo mette in au-ge, e Jean-Paul Richter (1763-1825) inventa perTuCrieJI79b,~il-termine di.".!flPpe<&1fj~.6.1A con.i.are questo neo.logismo..(lette-ralmente, ~' i.cammiQa..aLt..lY1iii!!1ç__~,,~ill...lli9 S9lP..l2,!;lcggçu;;lLstr:a:;.,

.....Qi!.») non hitmancato di contribuire la riflessione di un filosofocome Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), chiamato alla catte-dra di filosofia dell'Università di Jena nel 1794, anno in cui pub-blica i suoi Fondamenti dell'intera dottrina della scienza.,~te-ma fichtiano prevede una sorta di r.addol?12iamentodelsògge"t:'

~-unI5t~@2~;~ 6figLnario~ne'lfig1®"fin:S-~ji:OOn-I~e.~?~~2,J;~~:f.pg-"",ç~~MJil&Y:Qltll";Ju~lB<;lSJ;l.2i~~~~j~f>,,,:,"«Ilmio lo (empirico) è orrificato dal mio lo (assoluto), questo Dé-mogorgon ripugnante che mi abita», postilla Jean-Paul Richternell'Appendice comica del suo romanzo Titan (1800-1803), in cuiè compresa, nel registro della parodia, una Clavisfichtiana. Maè Adalbert von Chamisso (1781-1838) con la sua Storia meravi-gliosa di Peter Schlemil o l'uomo che ha perduto la sua ombra(1814), romanzo breve dallo straordinario, immediato successoin tutta Europa, a consacrare il tema del Doppio al più alto li-vello di espressività.,ç~misso racconta la storia di un individuoche, giunto in una cittaaìilaooveaovrebbe socialmente affer-•marsi e divenire in breve tempo agiato, vende ad un uomo in gri-,gio la propria ombra in cambio della borsa magica di Fortuna-tus, fonte di inesauribili ricchezze: «Il nostro eroe - ha osser-

~ vato la belga Anne Richter, un' altra specialista di letteraturafantastica - perde a questo punto la propria identità e diventaoggetto di sèana-aroe-àtpnbbti'C'(niisprezzo. Rifiutando un se--

, condo patto col diavolo, che gli offre di barattare la propria om-bra con la fkopria anima, Schlemil finisce per accettare la sua

, P. Jourde e P. Tortonese, Visagesdu double. Un thème littéraire, Nathan, ParisI996, pp. 7-8 (la trad. è nostra).

6 Ibid., p. 3,

IX

Page 4: Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metà ... Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83. VIII

x INTRODUZIONE

condizione, rinuncia al suo doppio ingannatore, e preferisce ser-bare l'anima pura, vivendo ormai in solitudine, lontano dall'uma-no consorzio»'.

Sta di fatto che con il suo piccolo capolavoro narrativo vonChamisso aveva aperto una strada, che dai suoi colleghi della«scuola» romantica si inoltrerà sino al Novecento, sia sul ver-sante del romanzo che su quello del racconto. Il tedesco ErnstTheodor Amadeus Hoffmann (I776-I822) rimase folgorato dalPeter Schlemil e a lungo vagheggiò di scrivere col suo autore unracconto a quattro mani. Quando comprese che ciò sarebbe sta-to impossibile, e si decise negli ultimi dodici o tredici anni di vi-ta ad esordire come scrittore, inserf nei Racconti fantastici allamaniera di Callot (I8I3-I5), la sua opera prima, le Avventure del-la notte di San Silvestro, verso la fine delle quali il protagonistaErasmo Spicker:pJ;..t1~e:mt:l1::Si"i',~eJn..ak.uQ.Sp~-

~.ta..pFGpri~ HoffmanniJQ,scrittore moderno più os-sessio.l1~Q dal tema 'derDoppio. Gli dedica àImenocj\:lfIfffo ro- .manzi di diversa ampiezza, nel più celebre dei quali - Gli elisirdel Diavolo (I8I5-I6), - i personaggi sembrano costretti da undestino beffardo a misurarsi di continuo con i loro,alter-.egg, inuna giostra tra il macabro e il grottesco. - -

Trent'anni dopo un Fédor Dostoevskij venticinquenne (I82I-I88I), al suo secondo romanzo dopo Povera gente, subisce conIl sosia (I846) un bruciante insuccesso. Eppure la storia del pie-

~~olo funzionario di San Pietroburgo Goliadkin, che -incontra• la notte in una stradina della città il proprio sosia e si lega a lui

di un'improvvisa amicizia, destinata progressivamente a tra-mutarsi in aperta rivalità e quindi in un odio profondo, ha unasua allucinante forza evocativa sino all' esplosione finale dellafollia.

Un grande successo saluta invece nel I886 Lo strano caso deldottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevertson=tT850:-I894): quarantamila copie vengono vendute in pochi mesi nellasola Inghilterra, e presto lo scrittore - che tre anni prima era di-venuto celebre grazie a L) isola del tesoro - sarà assillato da ri-chieste pressanti di adattamenti teatrali in Francia, Germania,Stati Uniti. La metamorfosi di un rispettabile medico e scienzia-to in un orribile stupratore e assassino e l'irreversibilità di que-sta mostruosa doppiezza scuotono il pubblico, gli insinuano il

7 Histoire de doubles d'Hoffmann à Cortazar. Récits choisis et présentés par A. Richter,Editions Complexe, Bruxelles 1995, p. 13 (la trad. è nostra).

INTRODUZIONE

dubbio che essa possa annidarsi anche nella piti puritana e irre-prensibile delle coscienze.

Anche Il ritratto di Dorian Gray (I89I) di Oscar Wilde (I854-I900) fa scandalo. Il morboso legame che si instaura tra un ari-stocratico, Henri Wotton, un suo amico pittore, Basil Hallward,e il giovane modello dalla straordinaria bellezza, il Dorian del ti-tolo; il cinismo di Wotton che lentamente «corrompe» l'origi-naria purezza di Dorian; la progressiva discesa di costui nell'in-ferno del vizioi,il tl!!to.rifless.9 p_er diciotto lunghi anni nel to:tem-tabu di un ritratto, che solo si fa carico dell'inarrestabileèIegraaaÙone-aer protagonista: c'è quan.tobasta per suggerire""il-S'trd'Eli1:-i-deHa-regìflaVittoria'; che nutrono un istintivo ribrezzoper l'omosessuale Wilde, che non basta l'immutabile astrattezzadi gn Doppio «dipinto» a proteggere un criminale dalle proprie"

.. colpè: fuar di. metafora, che l'arte o la letteratura non potranno....mai far da paravento alle turpitudini insondabili della nostra esi-

stenza indifesa.Con Wilde e il suo implacabile verdetto accusatorio siamo

quasi alle soglie del «secolo nuovo». Ma sbaglierebbe chi pen-sasse che il Novecento non annoveri altre vicende parimenti in-quietanti, e dunque altri romanzi sul Doppio. Naturalmente nonè questa la sede per una compiuta rassegna. Ma, anche limitan-doci rapsodicamente alle nostre personali letture, vorremo al-meno ricordare opere come L'equivoco (I936) del russo-ameri-cano Vladimir Nabokov (I899-I977), in cui a Praga un uomod'affari russo, Hermann, s'imbatte in un mendicante, Felix, cheravvisa identico a sé; Le teste scambiate (I940) di Thomas Mann(I875-I955), tragicomica «leggenda indiana» - questo il sotto-titolo - tra due amici, il nobile bramino Shridadan e il fabbroplebeo Nanda, innamorati ambedue della bella Sita e per lei de-capitatisi, con conseguente erroneo scambio dei loro capi moz-zi per la caparbia ostinazione della dea Kalf, Il visconte dimezza-

,••.lO«.(1952) del nostro Italo Calvino (I923-85) con la metà buonadi Medardo di Terralba fervidamente protesa a riparare i tortiingiustamente inflitti ad altri dalla sua metà cattiva; Le meteore(I975) del francese Michel Tournier (I924) sulla doppiezza-ge-mellarità di Jean e Paul (anzi, Jean-Paul) Surin, figli d'una fa-miglia di industriali bretoni, alla vigilia della seconda guerra mon-diale; Djinn (I98I-85) del poliedrico Alain Robbe-Grillet (I922),in cui il maestro del «nouveau roman» miscela fantascienza espy-story nella vicenda di un killer dalle numerose identità, Si-mon Lecoeur, assoldato dall'americana Djinn-Jean, a sua volta

XI

Page 5: Simposio di - manzoni.edu.it · (che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metà ... Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83. VIII

XII INTRODUZIONE INTRODUZIONE

sdoppiata in una bambola con magnetofono, nella lotta clande-stina contro il Macchinismo trionfante",

malefica che unisce l'io ad un altro da sé fantomatico, il reale nonl'''".è dalla parte dell'io, ffi'adalla parte delfantasma: non èl' altro.che.

mi sdoppia, sono io che sono il doppio dell'aùrçs"."Precisata questa scelta di campo, che è a monte di vari racconti

qui inclusi, vogliamo tuttavia aggiungere che non abbiamo maivoluto privilegiare questa o quella tendenza all'interno della gran-de officina del fantastico, né abbiamo mai inteso circoscriverel'esistenza di presunte o reali «scuole» nazionali. I ventiquattronarratori di seguito proposti, dal protoromantico Hoffmann alnostro contemporaneo Cortazar, appartengono a otto diverse areelinguistiche e alle relative storie letterarie: ma la prevalenza nu-merica di questa o quell'area -l'inglese, poniamo, con Bulwer-Lytton, Stevenson, Conrad, Wells, la Woolf; l'iberoamericana,con Quiroga, Borges, Ocampo e Cortézar stesso; e l'italiana, conTarchetti, Zena, Pirandello, Bontempelli, Papini, Savinio - nonè certo ispirata a criteri di preminenza statistica (la presenza disei nostri scrittori non dovrebbe del resto costituire una sorpre-sa per gli appassionati, dal momento che una vocazione «magi-ca» o «fantastica» delle patrie lettere è stata da tempo autore-volmente sottolineata, valga per tutti il nome di un critico comeGianfranco Contini).

Continuiamo, del resto, ad essere convinti che dinnanzi a qua-lunque florilegio la parola ultima e decisiva spetta sempre e sol-tanto al lettore: il quale, anche all'interno di questa silloge, sapràprivilegiare Ja propria scelta, disegnando cOSIla propria antologia, ..doppia in qualche modo rispetto alla nostra.

GUIDO DAVICO BONINO

Abbiamo evocato soltanto alcuni romanzi notevoli sul Dop-pio, scritti ed apparsi tra Otto e Novecento. La nostra. antologianon si rivolge peraltro al r9manzo, anche nelle sue forme menoespanse, ma al racconto. E infatti nelle strutture, di necessità«economiche», del narrar breve che l'evocazione fantastica delDoppio consegue risultati di particolare incisività. Come hannosottolineato i primi studiosi dello sviluppo letterario di questo te-ma, come la tedesca Wilhelmine Kraus sin dal 1930 o l'inglese •Ralph Tymms circa vent'anni dopo (1949), la contrazione archi-tetturale della forma-racconto è singolarmente adatta ad espri-mere, e contrario.se tensione incontrollabile a r9Jl1pereogni con-fine, a slanciarsi, finalmente liberi, al di Hl dei limiti del propriodestino, che è la costante d'ogni conflitto dell'io con l'altro da.si.,col suo Doppio",

Accolta questa prospettiva, di natura eminentemente struttu-rale, ci siamo mossi nella scelta degli autori e, all'interno delle lo-ro sillogi, dei singoli racconti in base a sempre diverse motivazio-ni critiche: e ne abbiamo succintamente reso conto nelle brevi'note premesse ad ogni novella. Se, all'interno di codeste «aper-te» suggestioni, una comune attitudine metodologica è dato.l)lYi.,vi~~,.ne.,siamo debitori agli scritti di uri filosofo frances~,_"cent Rosss,t:Che ameremmo fosse piii noto in Italia: e, in parti-tèelàre, àcl uirsGo saggiocF quasi trent' anni fa, Le Reel et san doub~(1976), da tempo disponibile in edizione economica (1:993). Po-lemizzando con l'Otto Rank di Don Giovanni e il doppio (1'914),secondo cui grooPPì'O?appre.s~re5b# per l'individuo una ga-ranzia contro la morte,~.;..~~<{,.Ciò che angoscia il sog-getto, molto più che.la Stì~;o~~.jmÌninente, è.innanzitutto)Jl.~uanon-realtà.Ja.sua ~istenza .Sarebbe il male uùnorèlamor-te se si potesse essere~~rtl aver almeno vissuto:.Qra èpr!lg~9.di

.(i.t!:~st4.1!..itCl.,-.per.q!!aJ!.to":peJj~possa ~~-;"ii;..({l:!i.uieiìè 4. UJ~.iI sog~t9._qcllQ..sQQPpi~n!~~~.Qnalita" Nella coppia

Università degli Studi di Torino, aprile 2004.

Ringrazio per i consigli Luigi Forte, Barbara Lanati, Claudio Magris, AlessandroTinterri, Paolo Tortonese; per il prezioso aiuto Alessia Dimitri, Marco Fiorito e lamia editor di sempre, Maria Teresa Polidoro.

lO C. Rosset, Le Réel et son double, Gallimard, Paris 1993, p. 91 (la trad. è nostra):

;1/IA_-1<1;_. JIY~~~'~Ù> ~J& ~. IW; s, CV<~. ,_ J,_". -rr~I t~ r<>, . ()..J(..('..It..""" /}~ffd"-X:;; J ru·,{~~- ---'-

'iJ.J2? ~'-.Q)O 'lNv-- "/,!o" o...-l ~ U~ t ~ ....~ ..;."lv).-~~ rJj_~. [PfC_~,,$I-q ~~',~; I

c.YW~_ .e,.;.. I.t'AAA.r<>-:- '1-. clLtd..u.A,,",t~ttJ,t ~ .~\,i!['. -r' + tt-.- . . ~,lt...:tt~; 'H- , ' ee,....{ I.

~<'1r'" f \) r-r+.) S~,): t'\.A-_ \ JJa e e.}t:t:.,

8 Il Doppio suscita anche l'immaginazione di alcuni grandi lirici. Jourde e Torto-nese ricordano, tra gli altri, lo Heinrich Heine del Die Heimkehr (r823-24), musica-to da Franz Schubert; e l'Alfred de Musset de La nuit de décembre, lirica compostanel 1835 e raccolta nel 1850 in Poésie nouvelles (cfr. P. Jourde e P. Tortonese, Visa·ges du double cit., pp. 202 e 221'22).

9 W. Kraus, Das Doppelganger Motiv in der Romantik, Ebering, Berlin 1930; R.TYI?ms, Doubles in Literary Psychology, Bowes and Bowes, Cambridge 1949.

XIII