Simone Consorti - PERCHÉ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI

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SIMONE CONSORTI PERCHÉ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI

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SIMONE CONSORTI

PERCHÉ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI

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Simone Consorti

PERCHÉ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI

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Il tuo modo d’amare è lasciare che io ti amiIl sì con cui ti abbandoni è il silenzioMai parole e abbracci mi diranno che esisteviO mi hai amato: mai.

Pedro Salinas

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I

Da “ARMI DA DIFESA”

SOMIGLIA AD UN FUMETTO TUTTO QUESTO

Somiglia ad un fumetto tutto questoCon te che te ne vai piena di dentiEd io che piango e svengo e tutto il resto

Te li ho gettati in blocco i salvagentiEd ora che sei in salvo e navigataTu m' hai dimenticato in mezzo ai venti

Ricordo il giorno quando sei arrivataSembravi uno straccetto da strizzarePiù brutta di una scimmia appena nata

Avevi tutto intorno il grande mareE gli occhi quelli chiusi i denti mutiGià avevi una gran voglia di scappare

Fu un attimo la scena dei salutiLa voglio ricordare più che possoRestammo pressappoco sconosciuti

Eppure da allora ti porto addossoE non mi importa che sto fuori sestoE non mi importa più del mare mossoQuest' acqua è stata pure tua del resto

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ARMI DA DIFESA

Qui al buio davanti a un computera battere parole barequando poesia sarebbe uno scooterche ci portasse fino al mare

Poesia è forse bugiache sogna la veritàPoesia è amnesiache lascia le pagine a metà

Ma ho sempre usato il bilancinoanche in prosaSono anni che spinouna rosa

Per non rischiare di graffiarmiuso guanti da presaSento il bisogno di armida difesa

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TRA GLI INTERESSI DI ALCUNI VECCHI

Tra gli interessi di alcuni vecchiCi sono i cassonettiCapita che si irrigidiscano,fermiA guardare lischepiatti di plastica e altri avanziAttratti come da una veritàSe assisti a certe sceneLì per lì li compatisciMa più che altro resti perplessoTu che ormai non ti soffermiNemmeno sui tramonti o su di lei

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DOMANDE GIUSTE

Se davvero vuoi risposteFammi le domande giusteNon mi chiedereSe c’ è posto per te nel mio cuoreIl cuore è una pompa senza formaO dimensioneA volte può diventare enormeAlterandosi fino a confondere Sole e notteNon domandarmi se lì c’èUno spazioUn cantuccio o un riparoAnche piccoloChiedimi semmaiCome fare per entrarci

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PRECIPIZIO

Ho spezzato lapunta di una matitanella foga didare un segno divita

Ho finito l’ inchiostro e adesso intingonella mia poesiae che sia bugiafingo

Ho spezzato versi soltanto per viziocome in una recita davanti a un precipizio

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L’ AMARE ME STESSO

Forse so solo chiedere il mio incederezoppicantele mani in tasca il tic alle guancela mia spalla reclinatada Madonna botticellianae i miei sguardi che su tutto si gettanoche chiedono come i canie più dei cani si aspettano

Forse so solo dare i miei regaliniinutili troppo stupidi per esser ricambiatie la risata stentataper la strada la mia aria precariache dona a tutti sicurezza leggendaria

Forse tra il chiedere e il dareho sempre omesso il compromessoil chiedere a me stessoil dare a me stessol' amare me stesso

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TRA LETTERE E COSE NON DETTE

Tra lettere e cose non detteCi siamo lasciati per beneE mica per scherzoO così come viene

I pugili rotti gli indugiCominciano a darsele forteE c' è pure quelloChe incontra la morte

Ma spegnersi in lettere indegneLontani dal gran riflettore E' un gioco più innocuoE non c' entra l' ardore

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AVREI VOLUTO ESSERE UN TUO FANS

Non l' ho scelto mi ci sono trovato dentroquasi si può dire che non c' entrocon questo amore senza chanceAvrei voluto essere un tuo fansuno con la foto nella tascanon quello in mezzo alla burrascaLa gente che parla di un amore per giocotutte schermaglie e niente fuocomi pare che ne sappia davvero pocodi che significa scrivere letteree di iniziarle e non riuscire a smettereanche quando sai che finiranno tra tantee non saranno nulla di importanteanche quando sai che passerai per invadenteo per completo deficienteIo che lo so sto attento a un tuo gestoper trovarci ancora un pretestoper scriverti sognarti e tutto il restoL' occhio freme il cuore fremeAh potere stare insiemesu una spiaggia per il tempo di un tramontoper il tempo di perdere il contoMa questi sono sogni e sono nientee forse a leggerli è un tuo assistenteE allora tanto vale fingere fare i baridarti un appuntamento sulla luna magariDove non ci andrebbe nessuno e staremmo pari

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CON L’ ARIA CHE TIRA

Con l’ aria che tiraÈ meglio lasciarciNon vale una liraQuesto trascinarci

Diciamoci addioE basta rimpiantiPaghiamolo il fioPer andare avanti

E’ tardi e già sentoLa vita salpareMa crederci al ventoMa crederci al mare

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LA BOCCA A FORMA DI CHIGLIA VICHINGA

La bocca a forma di chiglia vichingasi aggirava come sempre ubriacatra i divani, con le mani da zingaraesperta in amore ed il cuore staka-novista, vuoto come una siringa Girava col suo umore di lumacasi fermava preparando un' arringaMa appena apriva bocca... una cloaca

Voleva le provassimo il respiroperché il suo uomo lui l' avrebbe uccisase la scopriva. E se gli davi rettaappena gli giungevi sotto tirocrollava come una torre di Pisacon quella sua bocca a forma sospetta

Io in genere non mi trovavo il nasoquando passava lei: me lo schiacciavoper renderlo meno ovvio e, nel casome lo scopriva, agghiacciato gridavodi non averlo, che ero tutto rasoda quando ero finito accanto, a tavolaa un noto assaggiatore sadomasosmorsato prima e quindi fatto incavo

Mi risparmiò sempre, per tenerezzaforse. E fu una fortuna tutta miache quella strana vita sia passataSolo a distanza colsi la sua brezzaMa oggi, forse, dalla nostalgia mi ci sottoporrei, alla fiatata

Giuro che sembrava di stare dentroun racconto di Poe: proprio nel centro.

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PER NON AVERE RISPOSTA

Lo so che non esisti come esisti in questa poesiaE so che certe cosePotevo dirle a voce Invece di scappareMa è andata così questa volta

Diceva quel tuo amicoEssere pronti è tuttoMa essere pronti a cosa? A quando Mike Bongiorno fa la domanda?

Ricordo quel 6 di gennaioIn due parole due Mi avevi detto tuttoE io zitto

Che imprevisto regaloE io l' ho impacchettatoE mi è rimasta cartaNemmeno un po' di nastroO qualche impacciato coriandolo Ma era bello quel giorno aspettarloTrovare le paroleInsieme cercare una rima con Pàncreas

Eppure niente esiste come esiste in questa poesiaEd è la nostra storiaPerché anche in una notte come questaSe stendo righe pensili e non arrivo al fondoSe scrivo frasi senza un francobollo E’ per non avere risposta.

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CASE TOCCATE DA UNA LUCE

Case toccate da una luceUomo che cerca la sorgenteSta diventando sempre più truceQuesto scherzo di non trovare niente

Pacificazione di un internoOmbra e ambra sui muriEssere eterno e modernoSi dice ogni tanto il pittore

Ma ogni volta è una cosa diversaE forse è troppo impari la lottaCercare la luce persaE' indagare la propria disfatta

Pacificazione di un lungo bagnoPittore a bocca aperta guardando in altoSpera di agguantare a volo il ragnoPerché non sporchi lo smalto.

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GELIDI SCHELETRI E VERMI

Gelidi scheletri e vermiIntrecciati in amplessi eterniIl futuro è servito!Ma tu sostieni che hai altri progettiPiù impellentiDopo le MunicipaliInfatti vuoi presentarti alle ComunaliE poi alle ProvincialiE poi per la Regione- Bastano tremila votiQuanto le copie che hai venduto - diciE questo ti sembra che un minimo Ancora ci avvicini

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ESTRANEI

Almeno tra due estraneiC’è la curiositàNoi estranei lo siamo diventatiGiorno dopo giornoConoscendoci sempre meglio

L’ odore di lavanda dappertuttoIl tuo portascarpe Impeccabile e sempre brillanteLe orate con patate il venerdi

Almeno tra due estranei C’è qualche novità

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Tra gli altri si spinge si sgomitada soli carponi si vomita

GLI SPOSATI E GLI SPAESATI

- Niente ha senso tranneil farsi le canne! La festa era bella che andatae stavo diventando concettosoAvevo una ragazza sottobbraccioche toccavo un po' a casaccioMisi su una faccia impauritae dissi che il mio alitonon sapeva più di alitodi chiamare un' ambulanza- Vuoi baciarmi - le chiesi - per sentire? Ma lei non si trovava le gengiveMi passarono al telefono un tizio bilingueche credeva nella reincarnazione delle unghieE mentre strillavamo un' agitata andò di stomacosulla punta della mia scarpa destraPoi provò l' alito con una finestrae brindò al Leninismo con un posacenere

Passava la giovinezza- senza fretta e con poca gloria - di angoscia in baldoria Anni avanti ci saremmo ritrovatile stesse persone alle stesse festegli Sposati e gli Spaesati.

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SE NE ANDAVA VIA

Dove va chissàtutta l'energia da ragazziniDove porteràquesto trascinarci per giardini

Ne parlavi pianocon quell’ espressione indifferenteE sulla mia manoc' era sempre il segno di un tuo dente

Il nostro futuroera un' ombra grande come i tigliC' era di sicuroche non li volevi proprio i figli

In me ci credevicerto che avrei scritto prima o poiMa ti sorprendevise provavo a scrivere su noi

Erano raccontiecco dove andava l' energiaMa a far bene i continon andava se ne andava via

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OGNI ETA’ HA IL SUO PRIMO BACIO

Il primo bacio senza manisenza linguail primo bacio di camomillasu una guanciaci mise un secondo a tradirmie ad infliggermi un gran mal di pancia

Il primo bacio ardentesenza respiraregiù come un tuffoa ripensarci oggimi sembra ancora buffo

Un bacio che posso soltantoimmaginareil bacio sulle ciglia di una figliaUn bacio che mi potrebbe saziare

Il bacio insospettatodel nonnoNon è Natale né Capodannoneppure è festae dalla sorpresala nonna quasi ci resta

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MI MANDAVI BACI IN BOCCA

Mi mandavi baci in boccaCol piccione viaggiatoreLa bestiola mezza toccaCi metteva quindici ore

Delegavi le minacceAl tuo falco da primatoSe perdeva le mie tracceC’ era un’ aquila in agguato

Mi mandavi a quel paeseGrazie a un pappagallo gialloQuello pieno di preteseSi portava il piedistallo

Ma venivi di personaQuando c’ era da volareSento ancora l’ aria buonaSopra un mare di zanzare

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IL BUON BYRON SPUTEREBBE

“Visse a lungosenza aggiungervita agli anni”

E a mio nonnogli starebbepure bene

Ma il buon Byron sputerebbesu una lapidedel genere

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LEI NON MI CONOSCE MA IO SO IL SUO NOME

Lei non mi conosce ma io so il suo nomeUn nome dolce un nome gentileVorrei parlarle ma non so comeScappo ogni volta mi sento un vile

La guardo e la guardo svanireE quel che mi resta è un po' d' ombraMi chiedo se è lei l' avvenireMa solo oggi ho la mente sgombra

Sono pochi gli amori che vanno in portoCome le poesie quasi tuttiSi fermano ad un punto mortoE mai che diano frutti

E io so il suo nome: FrancescaE mi vergogno a dire che l' amoForse spero solo in una trescaEd è Cupido lui il preso all' amo

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COME DOPO UNA CANZONE

S’ aprono giorni come finestreGiorni da cui si affacciano Ragazze come cucù

Mi sento un extra-terrestreQuando ogni volta mi caccianoPerché non torni più

S’ aprono mani come roseNe escono parole in rimaE poi disperazione

Si richiudono le solite coseE tutto è come primaCome dopo una canzone

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ARCHITETTO CONDIVIDO IL TUO PROGETTO

IArchitetto condivido il tuo progettoun bambino e un matrimonioPiù una macchina più larga e un’ altra casa In un quartiere di gente perbeneTi ascolto perché a volte hai gli occhi dolciQuando sogniDalla tua voce trapela una luceE diventi misteriosa come un’ ombraEppure se ci penso tutto è chiaroTu hai appaltato il futuro

II

Il tuo progetto è più o meno lo stessoMi pare solo l’ uomo che è diverso … Vi incrocio un mese dopo a uno spettacoloLui ti tiene per manoE dove ci stava il mio anelloCe n’è un altro un po’ più belloNiente più lapislazzuli falsiMa veri caratiE anche tu luccichi meglioCon più orgoglioDistrattamenteSi incrociano i nostri occhiMa non si incrociano più le lameOra sei di un altro reameE non mi guardi più dall’ alto in bassoMa solo da lontano

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BELLI COME LA LUNA PALLIDA

Che poi ogni minima discussioneaddirittura sul sesso di un clonedebba finire ogni voltacon uno che sbatte la portaquesta è una cosa che non si sopporta

Fossimo meno razionalio almeno avessimo meno idealiMa così come siamoche possibilità abbiamodi un altro ti amo

Scrivere questo degli uccelliche controvento sono più belliImpotenti come buste di plasticae furiosi come un vento che scalpitaBelli come la luna pallida

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PER VIA DI QUELLA SPECIE DI CANCRENA

“Per via di quella specie di cancrenaEro per metà tutta nera…”disse indicandosi sulla panciaQuell’ abbronzatura immaginaria“…a sentire l’ anestesistami restavano due ore di vita”continuò segnandosi dovel’ abbronzatura si affievoliva Lui pensò…due orePoco più di una partitaCoi supplementari e coi rigoriMeno di certi film di Antonioni Poi gli venne in menteche erano più di due oreChe stavano insieme A scambiarsi paroleE che già un’ altra voltaAveva fatto conversazioneCon uno che era stato in comaQuel tizio era uno enormeNon ricordava se anche lui fosse abbronzatoMa solo dei suoi rotoli di grassoPerché dopo il comaAveva preso a mangiare intortandosi Lei invece A dar retta a quel che dicevaIn quegli istanti era entrata in un tunnelChe finiva in un sottilissimo canale una specie di piramideDove per un tempo brevesi era sentita beneCome un faraoneLui pensò che del ciccioneSi sarebbe ricordato giusto il grassoMentre di Elisa (si chiamava così)A parte la sua storiaNon avrebbe mai dimenticatoI suoi occhi verdi intantoE poi come muovevaLa sua piccola bocca parlandoLa sua piccola bocca un po’ stortaIn quel giorno d’ agostoDavanti al mareAll’ ora del tramonto

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CARA EX AMORE EX AMICA EX TUTTO

Cara ex amore, ex amica, ex tuttoFacesti male i calcoli a piantarmiD' autunno, perché è stato senza fruttoSvegliarmi dal torpore per mummiarmiSubito, il sogno di noi già distrutto

Ricordi? Ti seccavano i miei carmiLi chiamavi "bugiardi" e "farabutto"Il tempo che toglievo a noi per farmiBello, così lasciandoti all' asciutto

Indifeso ti piacevo: lo charme iTrucchi, le maschere da ciucco o a luttoLe odiavi come tutte le mie armi

Ed io che ti amavo perché eri forteIo sì, che ria(ni)masti e ti pentistiIo ti credevo toccatami in sorte

Sento ancora i tuoi occhi-specchi tristi(Si aprivan cigolando come porte!)Avevi lacrimoni come cistiChe sezionavi, gelosa alla morte

E sopra certe pagine di Liszt, iConcerti, ne inzuppavi intere scorteDi stoffe. Ma sto bluffando... noi artistiLo sai, per spazzar via le foglie morteLe inventiamo, avviando il repulisti.

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L’ ALBERO DELLE SPERANZE MATURE

Più giù delle onde l’ orizzontePiù qui delle onde le mie ormeE poi le speranze matureIn bilico anche loro tra il cadereE il rimanere in bilico tra il cadereE il rimanere in bilico

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D’IN SULLA VETTA D’UNA TORRETTA

D' in sulla vetta d' una torrettaVisionario, solitario staiPassero che sogni ben altra vettaPassero che non ti passerà mai

Di lì vedi dentro una tolettaUna donna che con gesti gaiE' più di mezz' ora che si umettaMentre in cucina il forno fa guai

Vedi ragazzi andare di frettaChissà dove, verso quali viavaiDalla toletta spunta una tettaMa tu te la sei persa. Ahi

Tutto il mondo non è che disdettaCanti e trapassi questo lo saiE sempre è la parola non dettaQuella che in punta di lingua hai

Dovremmo fondarla questa settaDi disperati! Che società! IMembri saremmo io te chi è in bollettaLeopardi, e quant' altri. Dai

Figurati che mi innamoraiE lei era talmente abiettaChe quando una volta mi ammalaiSi rifiutò di farmi la peretta

Passero, questa vita va strettaA te come a me, vita di guaiSenza donne o qualcuno che ammetta di amarci con l’ anima; in mezzo a vespai

E a libri buoni solo a far cassettaSenza più editori buongustai...No, pur senza l' alloro che ti spettaTu del tuo costum non ti dorrai

Né io cercherò una mia vendettaIo scriverò e tu il volo prenderaiQuando l' uomo che tra sé balbettaLa sua noia più non capirai.

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II

Da “PERCHE’ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI”

VERITA’

Verità non è svuotarsi la coscienzaVerità è mantenere una promessa- Non lo vedrò mai più - mi avevi dettoPer caso ti ha bendataportandoti a letto?

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LA TUA CONSOLAZIONE

Hai una paura oscuraDell’ amoreDici che niente come il cuoreFa soffrirePoi però aggiungiChe tra gli organi interni è l’unicoNon aggredito da tumoreE questa è la tua consolazione

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PER CASO

Come cassetti semiaperti i tuoi vestiti che riempiQualsiasi cosa mettiattirano gli sguardi come specchiI tuoi sono segreti che non celiE a cui a volte accenniMa che non manifestiSono lettere d’ amore esclusiveDimenticate lì per casoPer chiunque abbia voglia Di sentirsi escluso

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LE LACRIME SON FATTI INVOLONTARI

Le lacrime son fatti involontariun po’ come le erezioniIl problema nasce quando te le causae scientificamente te le provocala stessa persona

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UN CUORE INCARTATO

Un cuore non è un pesce puzzolente

Un cuore “incartato”È un libro che non puoi aprireUna caramella che non puoi succhiareÈ una lettera illeggibileScritta non so comeE sigillata colla ceralaccaCome un’ingiunzionePuò essere al massimoSe ti sforzi proprio tantoGiusto una bella confezione

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IN QUALCHE MODO TU SEI ENTRATA IN ME

Non so se i nostri occhi a sovrapporliSi specchierebbero gli uni negli altriO i tuoi si insinuerebbero nei mieiOppure se a unire i nostri sorrisiPotremmo illuminare Come una candelaLo spazio e il tempo di una cenaO tutta una stanzaOppure un’ intera esistenzaNemmeno ho cognizioneSe le nostre boccheCom-bacerebbero come ventoseO la mia comprenderebbeTutte le tue parolePerò io soChe in qualche modo tu sei entrata in meE devi essere entrata credoDa qualche porta scorrevolePerché da un po’ di tempoGiuro che gira tutto

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FURTO DOPO FURTO

Qui c’ è un uomo che di tevuole prendersi tuttoattimo dopo attimofurto dopo furtoLui non vuolesolo rapirti il cuoreLui vuole continuare a rubaree non ravvedersi mai

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SCUSA SE TI CREDO MA NON POSSO FARNE A MENO

Scusa se ti credo ma non posso farne a menoho bisogno che il tuo sole splendaperché il mio cielo sia sereno

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ALCUNI SCIENZIATI SOSTENGONO

E’ stata trovata la formulaDella felicitàPer l’ Australopiteco:“Serenità X SoddisfazioniX Pi Greco”Più difficile è quella per l’ uomoAlcuni scienziati sostengonoChe sia irraggiungibile a causa di un pomo

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PERCHE’ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI

Dopo tre mesi di letteree poesie d’ amore a tutto spianofinalmente ti sei arresaperò con un altroPer giunta mi chiediperché ho smesso di scriverti versi

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COME MACCHINE DA USARE

Della tua vita ti sei portataA letto il peggioPoco amoreE nessun nodo in gola tra le lenzuolaSemmai qualche maschio attrezzatoMuscoli oliati affidabiliCome macchine da usare

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TUTTO E’ SOTTILE

Il rapporto si è fatto più castoSiamo confidenti più che altroNei suoi occhi trasparentiContinuo a vederci un acquarioMa non ci affondo e affioro piùAd ogni attimoLei ha respiri sottiliE soffia a stento l’ ariaCome se senza l’ amoreLe mancasse una branchiaTutto è sottile in leiAnche i pensieri in effettiE dev’essersi accorta anziDentro quali acque agitate da tormentiStiano fluttuando i miei pesci

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IO NON AVREI AVUTO DUBBI

Tra avere l’ uomo con cui ridi accantoOppure dentro un rimpiantoIo francamente Non avrei avuto dubbi Ma io non sono teE forse nemmeno quell’ uomoMagari quello lìPreferivi ancora attenderlo Piuttosto che dargli le mie manila mia bocca e certi altrimiei connotatiLo capiscoMa siccome ci sono passatoE un po’ so come ti sentiCerca casomaidi non avere ripensamenti

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ARRAMPICANDOMI SUGLI SPECCHI

Anche se non erano trofeicoccarde volpi imbalsamateo avorio di elefantei tuoi piccoli sorrisi e i tuoi grandi sguardili tenevo molto in altocome su di un piedistalloin cima a tutti gli altri sentimentiMa in realtà stavo solo arrampicandomi sugli specchi

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ANDAVANO D’ ACCORDO I NOSTRI SEGNI

Al netto di tuttoQuello che lei mi contestaÈ che non l’ ho mai resa feliceNon è proprio una cosa da pocoCome lagnanzaNé una faccenda di scarsa importanzaC’ era il sentimento e pure il sessoAndavano d’ accordo i nostri segni- perfino gli ascendenti -Insomma erano perfetti gli ingredientiEppure per lei la ricettaRisultava troppo sciapaMentre per me la pietanzaEra sempre un po’ troppo salata

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COME SI SCRIVE AUSCHWITZ

Dopo il film su Anna Frank i ragazziMi chiedono come si scrive “Auschwitz”Un’ unica domanda Asettica e ortograficaChe non mi crea imbarazziNon mi domandanoQuante persone Stipavano in ogni vagonese l’odio nasce dalla testa o dal cuoreO perché ti scambiavano il nome con un numero di targaCome se fossi un fuoristrada

In ogni caso ad Auschwitz ci sono statoAll’ entrata c’ era un chioscoDove vendevano wurstelE la mia domanda-quella che a me sorgeva spontanea-Era come si faAd addentare carneIn un posto così Intanto dentroLa gente scattava foto a mitragliaAlcuni addirittura in posaE uno perfino impostando un sorriso

Guardo i ragazziChe hanno visto il filmE che nonostante le immaginiDi cenere e sanguenon hanno proprio altre domande- A come Ancona - gli dicoU come UdineS come SavonaC come ComoH come hotelW come WashingtonI come ImolaT come TorinoZ come Zorro

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Davanti alla Cnn mentre abbattono un busto di Saddam Hussein

CON L’ EUFORIA DEGLI UBRIACHI

Con l’ euforia degli ubriachitirano giù la statuache hanno idolatrato per 30 anniE’ come se buttassero giù in un attimodalla finestra di Capodannol’ intera loro vitacome una lavatrice sgangherata

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TERRA DI GUERRA

Un’altra cosa grave è che a Las Vegasgià hanno brevettatoriempito e venduto una boccettacon su scritto “Terra di guerra”sopra la linguetta

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QUALCOSA COME UN FILO DI RAME

Pare che un rumenoSia caduto da un’ impalcaturaSembra che era in neroE che il Palazzinaro rischi la galeraSui suoi giornali intantoIl rumeno è già passato per un ladrocaduto mentre stava scavalcandoPer rubare nel palazzo in costruzioneQualcosa come un filo di rame

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MELE CON PERE

- E allora quelliSempre col santino e tutto quantoChe si sono schiantati con la macchinaAndando dal santo?

A livello statistico - risponde luiNon sono casi rilevanti- Inoltre la statistica - aggiungeNon puoi paragonarla coi miracoliNon si tratta di faccende comparabili o sommabili- Come le mele - dice - con le pere

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NON MI DOMANDO PIU’

Non mi domando piùSe come simboloSia più bianco il cigno o il giglioO se affinandoDeterminate tatticheSi possa dar forma geometricaAll’incommensurabileTante domandeNon me le sono più fatteMa il tragico è che certe volteRimango chiuso in cameraPer non doverti dare risposte

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È COMODO MA È COME

È comodo ma è comeSe qualcosa gli mancasseA stare da soliIn un letto a due piazzePer quanto ti allunghiO stiracchiNon troverai mai le sue maniCapaci anche al buioDi capire tutto

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OGNI VOLTA CHE MI UCCIDI

Che cosa gli mancaA questo frappè di banana con panna?E cosa non ha questa splendida spiaggiaCon mille ragazzeMollemente adagiate?Il gusto di panna è appannatoLa voglia di arrivare all’ arenileSi è arenataE l’ idea di buttarmi con quasiasi ragazzaMi dà la stessa eccitazione di una ragazzataIl fatto è che quello che cercoÈ altroveSu altri lidiVorrei essere lìOgni volta che mi uccidi

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NON SI TRATTAVA DI RIEMPIRE UN FOGLIO

InevitabilmenteQuesta sarà probabilmenteL’ ultima delle mie lettereNe riceverai a pacchi da altri Ogni giorno sicuramenteAnche in lingue morte volendoTipo sanscrito o grecoIl problema però è proprioche io le vivevo troppoPerché per me non si trattava Solo di riempire un foglioCome si riempirebbeDi carburante un serbatoio

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III

LA REALTA’ VA E VIENE

L’ UOMO CHE SCRIVE SULL’ ACQUA “AIUTO”

Di una ragazza stesa su una spiaggia Davanti a un mare che non ha mai sostaDi una fumata che di nero irraggia E il sole squarcia, e pare farlo apposta

Di un guardone di dune, lui che assaggiaLa sua disperazione. Di una costa Morsa, che trova un' espressione saggiaDi un' onda che non avrà mai risposta

Di un signore malinconico e ironico Vissuto, che scrive sull' acqua “aiuto” Di una morte che nessuno si immagina

Di un sangue che di-scorre su una pagina Bianca, chiuso in una stanza, laconicoDi un morso, di un amore mosso muto.

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CERCHERO’ SULL’ AGENDA

Cercherò sull' agendaun bel sabato senzaventoper uscire all' apertoCercherò tutto intornodove andare quel giorno

Avrò in testa una musicae occhi delusida mattoper il cielo un po' fiaccoAvrò note ubriachee parole più rauche

Resterò affascinatodall' applauso smodatonotturnodel barista di turnoResterò come chisi è trovato così

E avrò voglia di viverequel che si scriveda séAvrò limpida in meuna nuova poesiaper rimettermi in via.

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L’ ANGELO

Ho seguito per orela gente camminaresu e giù per questo vialeIo ero tra loro ed ero tra voi

Ho dato alla più bella zingarellanon i soliti centesimima un bracciale di plastical' hula hoop di Barbie

Sono stato per orea fare girie a sentire di un tenoreche pesava cento chili

La zingarella è tornatacon le dita pitturateChiedeva sempre cento lirema sapeste con che stile

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SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO

Sono sempre statofragilePer mangiarmi leescargotsavevo bisognodi berci su vinofin quasi ad ubriacarmiMa almeno allora avevo soldi e tanti

Sono sempre statofragileE' sempre stato facilefarmi piangeree disperaree mangiare caviale su cavialecoi vecchi film di Hollywood al cinema

Sono sempre statoriccoe adesso andato a piccomi sento un po' più buonoSignore/asia buono/a pure leinon è da tutti mendicarecon sul cartone un verso di Montale

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POCO PIÙ DI UN VIAGGIO CON LA MENTE

Un treno è un lungo viaggio che cominciaCon il dare la caccia a un finestrinoE va avanti tra un’ occhiata sguinciaE una frase audace a chi ci è vicino

Un treno è tirar fuori le paroleChe possano dar vita ad un salottoE raccontare quello che si vuoleEd inventare storielle col botto

Un treno è diventare qualcun’ altroGiocare al bimbo sperso nel baillammeMi credevo un buon viaggiatore scaltroMa a un sorriso di lei finisco in fiamme

Un treno è guardarsi perdutamentePer poi lasciarsi innamoratamenteUn treno è tutto questo e non è nientePoco più di un viaggio con la mente

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SONETTO DELL’ ANELLO

Portavi al dito unAnello di fidanZamento grosso quanTo un tumore dun

Que stavi già con unMontato ed al romanTichese del mio slanCio misi presto un pun

To e venne finalmenTe il tuo ragazzo unQuattrocchi senza nien

Te da invidiare tranNe l’ aria da defunTo e il coso di fidan

Zamento che peròGli si sfilava un po’

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MOMENTI FETICISTI

L' ho sempre aspettatala vitaLe davo dei nomi comunie attendevoche come i canivenisse a meFelicità- la chiamavo-Trasgressione Piacerema lei nientePresi a chiamarla Tristezzae piano piano quellasenza frettacominciò col rispondermi un po'Fu dapprima la voglia di scriverepoi una voce di attrice di prosache nei sogni mi fu sposa

Le donnequelle le ho sempre spiateCredevo che fossero vita anche loroSpiavo nasi drittisguardi persizigomi sporgentidiscorsi tra sorelleNei momenti feticistimi fissavo sulle ascelle

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L’ ARIA CHE SULLA FACCIA MI PASSA

L’ aria che sulla faccia mi passaIl sole che mi scalda,il ventoChe ogni tanto si alzaA tempo con la mia bonacciaSono da tempo i più fidati compagniNon quelli che mi mettono i soldi in manoE che “barbone” mi chiamanoE i giorni che ho i miei attacchiSono tutti lì che sciamano Tutti quanti lì ad indicarmiBarbone! Ma ho solo qualche chiazzaDi barba, e se mi attacco alla vinacciaDavvero che sembro Van GoghE comunque a me piace chiamarmiCiglione o baffone o qual era l’ altro nome?E’ quella finta tonda della lunaÈ lei che ogni tanto mi oscuraE son quelle le volte che bevoO ci provo, perlomenoGrassezza mezza bellezza, Signora Luna!Lasciati vedere, non vergognartiNon andare per lasciarmi al buioDove i compagni urlano“Meglio un giorno da beoneChe cent’anni da leone”Ma che tremano come le pecoreAd ogni giorno dopoBarbone! E dormo nel cartone!Ma io scrivo sonetti e se mi tiraCanto da tenore E in fondo, in fondo a me ho la presunzioneDi averci capito qualcosaPer esempio che sono cadutoPer esempio caduto in peccatoMa non è detto, non è ancora calatoIl siparioE anche se fossi cadutoCaduto nella stima di qualcunoLa cosa, seppure ridicolaNon può essere reciproca?Di certo, lo so pure io che sto al verdePerò ho ancora alcune frecce

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Al mio arcoE non è mica giunta l’ ora del bilancio Sapete cosa? Qual che adesso sentoÈ strano ed è illogicoMa questo nuovo, vecchio nuovo giornoForse cade a proposito

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PER AFFONDARE

Di questa donnaconosco solola professioneE so che come cammina miricorda cheio sono quiper affondare

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NOTTE

Come quel caneche annusa distrattola propria fame

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SOLO INCHIOSTRO

Diceva vienimi dentroDiceva giusto per fare un esperimentoL’ esperimento che aveva in menteAveva l’ occhio ceruleoIl volto giocondo e il capello biondoIo le rispondevo in questo mondoSon capace di schizzare solo inchiostroPer questo quando se ne andòMi urlò contro che ero un mostro

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I MURI

Come è difficile abbatterei muriPiù che costruire zatteree attraversare mari

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IL TG2 NON LA SCOCCERA’ PIU’

Sdraiata in posa plastica su un pratouna vecchia col fiasco in manoride come un pagliacciopassando dall’ allegria alle lacrime in un attimoChissà che ci fadavanti al PoliclinicoForse è malata di sicuro la vita che conducenon è sanaQuando ho detto al vigilanteche ci avrei scritto sopra qualcosami ha fatto notareche come soggettonon gli sembrava il più degnoNon c’ è molto decoro in effettiA scolarsi la realtà dove gli altri si intubano l’ animaPer mantenere un goccio di luciditàUnica consolazioneIl Tg2 non la scoccerà piùCon quelle domande Tipo se il grasso è bello o bruttoSe il cioccolato fa bene o maleO se si può davvero fare a menodel televisore o del cellulare.

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SCOLLATURA LASCIAVA VEDERE

La scollatura lasciava vedereun gran paio di spalleE che avesse troppo poco sedereerano tutte balleAveva braccia di alabastro biancheproprio come le statuee quel che diceva con le sue anchenon eran cose fatueQuando le chiesi di ballare mirispose con un soffioeffervescente di acqua di Vichy- Ah, che povero loffio!E mi nascosi allora il più vicinoche potevo, a tre tavoliDi lì presi a sbirciare un quadratinodi lei. Per tutti i diavolise era in forma! Si mise a demolirela mia camicia bluFumando scompariva e tra le spiresembrava far cucùIl pianista ballista era bevutooramai da un bel po'Io rimasi ipnotizzato zitto mutosuonato k.o.La mia faccia tutta era fatta ostaggioeppure in quell' istantetrovai in me non so dove il coraggiodi tornare galanteLei questa volta si alzò e mi puntòaddosso le sue cosceda valzer (lunghe e calde come un paletote come due galoscedure!). Appena cominciò la musicane rimasi schiacciatoLei ripeteva - Illusi illusi illusiEd io rimasi secco senza fiato

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AVEVA MALINCONICI OCCHI IRONICI

Scriveva la sua regola di vitasulle banconote da duemilaCi metteva che pensava dell' amore e lasciava scritto nome e indirizzo

Gli piaceva quel giocare a fare il caneAveva malinconici occhi ironicie come i vecchietti a Napolimai nulla chiedeva tranne i miracoli

In vita sua mai aveva chiesto "aiuto"Per paura di essere compatitoo che qualcuno gli dessepiù di un dito

Non era cinismo il suo bastarsiil suo guardare agli altripieno di meraviglia non era invidiaAveva bisogno di qualcosama non sapeva cosaE non sapeva chiederla

Provarsi con i gestisarebbe stato ridicolotentare con gli occhi era pateticoMa riuscirci scomparendosarebbe stato tremendo

Avrebbe scritto la sua regola di vitasulle banconote da diecimilaMa in fondo nulla sarebbe cambiatoanche se un dio trino e quattrinomagari per denaro gli avrebbe teso la mano

D' altronde non esistono rispostese non a domandee il suo silenzio era ormai troppo pesante

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IN LIBERA USCITA

Forse ho visto più tette oggiche in tutti gli altri pomeriggiIl sabato è speciale, se è per questoSarà perché è maggio, sarà il primo caldoma sono tre sabati ormaiche dovunque vadoa spasso o in locali da balloincrocio seni e tette e mille cose belleSu alcune c' è passato San Giuseppecon la sua pialla, dicoma quelle non le guardo, mica sono un pervertitoIn caserma, c' è chi fuma l' erbaper sognarsele di notte, le tettePerò quelli sono suonati quae quando è l' ora della svegliadi tutto gli piglia! Non vogliono alzarsisi nascondono sotto il cuscinofanno così col dito!E' da un po' che vado da solo, il sabatoAll' inizio gli altri mi andavanoma ora mi sono stufato: si acchittanoallo specchio fanno i fichimettono gli orecchini quelli fintiE poi quando vedono una che è bellagli piglia la tremerellaDa solo, con tutta la strada per memi fermo dove voglioe in genere lo trovo, un postoImparo anche, guardandoe forse perché tengo la divisa- e pure la bustina -anch' io mi sento guardatoin libera uscita.Di notte è un' avventuraa prendere l' ultimo auto: il 7 NotturnoNon ho mai ritardato di bruttoma una volta che l' avevo quasi persomi è toccato di corrergli appressoe la città mi sembrava un desertoPoi mi sono fermatoperché era meglio la consegna(che poi non è arrivata!)che prendermi uno svenimento

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NOVEMBRE '43

Eccola lì che si dà ariecon le sue tre tessere annonarieper pasta zuccheroe una farina che è un solluccherolì contenta che non sgomita neancheanzi sogna di montagne bianchein attesa che la fila si esauriscafiduciosa che la neve non finisca.Se non fosse per la cognata (quella muccastupida come una zucca!)sarebbe un paradiso quest' infernoné lei si accorgerebbe dell' invernodi guerra, senza riscaldamentoe notti impossibili tra sibili e vento.E' innamorata, Annae non le importa che è povera in cannaIl marito richiamato torneràa fine mese in cittàe allora l' avranno, il tempo per parlaree stare a letto quanto gli pare.La fila, ecco, si esaurisce; Anna fa provvisteA casa la cognata fa le vistedi non sentirla; dacché è rimasta senza l'uomosi è fatta davvero un bel tomola parola giusta è “mucca”.Da un pezzo poi si truccaAnna lei non vuol saperne nientelei è rispettata dalla genteTantomeno si interessase l' altra non va neanche più alla Messa

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OTTO BUONI MOTIVI

Dammi otto buoni motiviperché non debba ucciderti- mi disse il terrorista col coltelloIl mio cuore era in assedioSentivo la lama sulla gola scorrereNon sapevo che dire e avevo timoreDi non saper contare fino a nove Ma mi feci coraggio e segnandoCon le dita cominciai:- Perché sono tuo amico- dissi esitante- Perché tengo famiglia- supplicai- Perché devo terminare il mio romanzo in dieci tomi- Perché non ho mai visto New York Sudavo freddo, perdevo colpi, il coltelloSul mio collo cercava uno zampilloMi mancavano quattro ragioni- Perché non sono pronto-urlai- Perché voglio morire da eroeNiente, non ero convincenteE ne mancavano due Che non avessi un motivo?Non uno per volermi vivo?- Perché io sono un essere innocuoProvai a impietosirloE fu in quel momento che si aprì l’ abissoIo, che ero io, non ne avevo mezzo, di appiglio Sentii tutto crollarmi, mi sfilarono davanti gli anniVidi il cielo gonfiarsi E aspettavo ormai che agisse .. Sono troppo poco Ulisse Per la tua isola, CirceEppureAncora qualcosa mi trattenevaQualcosa che scorreva in ogni venaCome un torrente, una rabbia, un insulto, una violenzaE dissi- Perché voglio sopravvivermi

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MADRIGALE PER UN’ AMICA

Siamo arrivati a rimpiangere i giorniQuando avevamo paura di tuttoE passavamo i silenzi a rimpiangere

Sono tre estati che tu non ritorniMa lo so bene che per ogni fruttoAddentato c’è un passato da infrangere

E che ogni morso è un ri-morso e non valeMa non sognarti fa ancora più male

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MATRIMONIO MORTORIO

Tu hai coronatoDi spine il mio sognoTu hai trasformatoIn un calvario il matrimonioChe cosa ti costava regalarmi un abito biancocome un giglio immacolato Uno strascico senza inciamparciE un tenore che ci desse il viacon l’ Ave Maria?Che cosa ti costavaun ristorante degno della mia famigliaE lasciare organizzare a mia sorella?Startene un poco in disparteA far scegliere a noi il menùE se non avevi fame non mangiare tutt’ al più?Che cosa ti costava regalarmi un solitarioCome mia cuginaE fare contenta mia nonnaChe ero io la preferita? Subito dopo avrei lasciatoChe mi mettessi incintaE avresti scelto tu perfino il nome se era una bimba Che cosa ti costava Farmi mettere un veloPer mantenere un soffio di mistero?Hai boicottato pure i fuochi d’artificioE tanto hai fatto che, ti dico, ho preferitoTrasformare in una fine il nostro inizio

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SARA’ PURE UN PARADOSSO

Sarà pure un paradossoma proprio in nessun altro postosulla Terragiace tanta pacecome in un cimitero di guerra

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LA BARA NON E’ ANCORA SIGILLATA

La bara non è ancora sigillataAncora entranoSpiragli d’ ariaIl vento c’èIl sole c’èIl cielo c’èSolo tu non ci sei più Nella cassettaArriva ancora la pubblicitàE le lettere di chi non saL’ erba in giardino cresceLa bici in cantina arruginisceIl gatto spilucca in un altro terrazzo

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PASSATI GLI ANNI I GIORNI SON RIMASTI

Passati gli anni i giorni son rimastiI giorni da sfogliare e da sfiorarePassati gli anni si son fatti castiI sogni e care le esperienze amare

Nessun litigio mai, niente contrastiMemoria ti inganna, lasciala fareE spera però che il cuore ti bastiQuando si tratterà di non barare

La vecchiaia è una confessione,no?E tante fantasie vengono fuoriQuando nasconderle più non si può...

Che sorpresa i nonni rivelatori!Alcuni si accontentano di un po’Di ascolto per aprire i loro cuori

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TORNO TRA POCO

Torno tra pocoVado a scrivere una poesiaSperiamo ne esca qualcosa di buonoPer ora in mano ho soloUna barca a vela E un gabbiano in voloSe si scontranoVerrà fuori una poesia cortaSe invece come rette paralleleContinueranno a planareUna di qua e l’ altro di làVerrà fuori un testo sulla libertàTorno tra pocoSento che c’è molta carne al fuoco

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SONO VENUTO SOPRA LA TUA FOTO

Sono venuto sopra la tua fotoquella che guardavofurtivamente come un ladroe di cui volevo fare un quadroI tuoi occhi fissavano un figlioAvevi denti bianchi come un giglioe con labbra acerbe e ghiotteparevi sporgertiverso qualche oltreL’ho guardata ancora un'ultima voltal’ho ammirata e miratae poi l’ho travolta

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AH LECCARSI LE FERITE

Ah leccarsi le feriteSotto un sole così miteE tra tante margherite

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IL KILLER DELLE CAPRE

Se il Killer delle CapreRaggiunge mio maritoAssisteremo al rito

Quel vecchio pervertitoScommetto che ci spiaDal party di tua zia

Per la sua ereditàSe il Killer lo fa a pezziNoi due faremo a mezzi

Perché tu intanto nonTi spogli e resti conI boxer col pompon

Qui siamo riparatiTranne metterci a luttoPossiamo fare tutto

Che amore avventurosoChe storia da romanzoQui sola col mio ganzo

Per me è una meravigliaIo preferisco il KillerPerfino ad Arthur Miller

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E’ IMBARAZZANTE NON ESSERE AMATI

C' è da aspettarsi altri tiri beffardiDa questo Robin Hood da fondo quintaChe invece di puntarli al cuore, i dardiTe li scaglia più giù, sotto la cinta

Bisogna proprio essere codardiE intanto a noi ci tocca di far fintaDi amarci. E' stato un attentato far diUn' ora qualsiasi una scena spinta

Io li odio i Cupidi troppo impulsiviE oggi che questa freccia ci minacciaCerti angeli mi appaiono privi

Di alibi, colpevolmente bendatiE avidi, se hanno perso anche la tracciaDei miei voti, più volte pronunciati

Ecco, indietreggio: e dietro del fard iTuoi tratti imbiancano, come respintaCerchiamoci domani, adesso è tardiMa il bianco non è rabbia... è fondotinta

Io ti guardo i fianchi tu non mi guardiParli di digiuni poco convintaIo resto muto senza più riguardiE allora è l' impaccio ad averla vinta

Carezze e poi parole come brividiIngannano le linee della facciaE alcune, strane, ci lasciano lividi

E forse è che non siamo abituatiA far l' amore come andare a cacciaE' imbarazzante non essere amati.

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FUORI NELLA

Fuori nella SicurezzaDella genteNon c' è nienteDa rubare

Ma qui dentroQui nel centroDella stanzaTutto danzaTroppo adagio

Sa di stalloQuesto balloSa di troppo Né un intoppoPuò fermarlo

Non rimaneChe la fameDi stanchezzaE con essaL' amarezza

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UNA FIGURA PIU’ BRUNA

Solo un viale saiDi periferia In una notte di geloPuò essere così solo

Il viale non lo soMa io me ne compiaccioFreddo non fa né caldoE poi ci sono alberiPallidi trasparentiGialli come in dicembreDeve essereUn paesaggio tracciato dal gessoDove sta per entrare e passareUna figura più bruna

Sono io Io che interrogo l’ invernoCon parole solitarie Da spalareIo che provo con un gattoE mi va male

Il viale sta passandoLa luna lo risale

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LA REALTA’ VA E VIENE

La realtà va e vienecome tutto va e vienee come te

Come nei filmquando sdraiatici si trova scorpioni nel lettoio anche mi muoverò con cautelaI miei tondi grandi occhi intentiscorgeranno allo specchioi miei piccoli e rossi occhi spentie si chiederanno questo- Quel che appare di notte è reale?Ma non avendo altra gente per confrontareancora torneranno a teperfettamente bella

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ECLISSE

Prima che il ricordo svanisseGuardò in alto le stelle fisseSegnò Amore in ordinate e Rimpianto in ascisseE piegato il foglio scrisse: "L' autunno, la stagione degli amanti E' andato, annacquato dai rimpianti Le foglie cadute, i rami pesanti Danno ombre sorde, in certi istanti

L' autunno mi ha visto protagonista Ho perso foglie, già! Ho perso di vista I sogni...in letargo senza una provvista Né la certezza che un risveglio esista

Mi son tagliato dietro tutti i ponti Con te ho chiuso per sempre i conti Per distruggerti, sai, senza sconti Per raccontarmi nuovi racconti Oggi mi lascio indietro tutto il resto Voglio star bene, rimettermi in sesto Poi so che non ti importa più di questo E non ti importò mai, se sono onesto"

Prima che il diagramma apparisseCambiò Rimpianto con Dolore in ascisseE vedendo tremolare le stelle fisseParlando al foglio disse:

"Se penso che mi tocca andare avanti Senza miraggi più di nuovi incanti Tra passi falsi e granchi ingombranti L'idea mi schiaccia. Molto meglio che la pianti

Questa mia difesa oltranzista Tutti i calcoli le pose da artista Queste lacrime che annebbiano la vista E che, pieno di dubbi, torni in pista Tornerò a scalare monti A sfidare i giorni, mi ritorneranno i conti? Riuscirò ad affrontare i vecchi affronti prima che nuovo addio mi smonti?

O finirò nel buio pesto sprofondato troppo presto

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magari dopo avere scritto un manifesto col sangue di un ultimo gesto?"

In cielo più non c' erano stelle fisseTutto nero, tutto scuro, un' eclisseMa era un istante, non l'apocalisseDa quel giorno, senza più calcoli, visse.

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NON C’ E’ PIU’ GRANDE

Non c' è più grandedisperazionedell' uomo soloche incontra la sua ombranel fiume

Niente è più grandedei suoi sorrisi pazzibugiardiNiente è più piccolodei suoi sorrisi fintida circo

Non c' è più grandedisperazionedell' uomo soloche cerca la sua stellanel fiume

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BATTITI D’ALI E DI ANIME

È un uccelloChe copre una nuvolaChe vela il soleChe nasconde l’orizzonteIl nostro amoreMa almeno lui vola o ci prova Battiti d’ ali e di animeVoltano le pagineDei nostri calendariCi scompigliano i capelliConfondendoci i giorni e i pensieri

Il siluro puntato sul futuroOra occulta quell’ uccelloche non è del malaugurioe vela una stella cometa che gravita leggera eppure gravidaintorno a una sposina di Chagall Tutto quanto è celatoCompreso il giorno sul calendarioOggi è tra una settimana che è passataSe con il tuo dito nascondi la dataE indichi giorni impossibili

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POESIA PER PAOLA

Ecco una bambina così piccolaChe riesce a ricordarsi nei dettagliLe sue mille vite precedentiProprio una bambina che scodinzolaE abbaia sorridendo al suo domani Sarà ingegnere edileE innalzerà palazzi tanto altiChe faranno ombra ai plataniE ripareranno i caniCosì alti che le Torri di BabeleDiventeranno rosse dall’invidiaE per nascondersi si farannoPiù piccole di lei da bambina Paola l’ ho incontrata in un giorno di ottobreSenza palazzi giganti all’ orizzonteAnzi l’ ho incontrata adessoIn questo momentoE vi assicuro che in nessunaSua vita precedenteÈ mai stata così piccola e presente

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MI SONO SVEGLIATO IN UN SOGNO

Mi sono svegliato in un sognoE’ inutile che bevo caffèÈ inutile che stropiccio l’ occhioDovunque mi rivolto ti ho davantiCome una bussola che si intrufolaIn ogni specchioCome una stella polareChe indica un Nord interiore Ma ora che tu mi sei dentroMi sa che non posso più perdermi In questo universo

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UN UOMO CON UNA PENNA IN MANO

Un uomo con una penna in manoQuesto sonoIn attesa di paroleChe mi aiutino a descrivere il tuo dono

Che non è un tesoroChe non sono arcobaleni di coloriO infiorescenza di madreperlaMa è una semplice istantanea che a vederlaDiventa eterna

Perché durano per giorniI tuoi occhi nei ricordiPerché sono incancellabiliTutti i graffi dei tuoi smaltiPerché risplende per oreControsoleL’ eco della tua voce

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SOLO QUANDO PASSO DAI TUOI OCCHI

Anche adesso che ho imparato a scavalcareE conosco mille porte a cui bussareCunicoli sotterranei e fessure varieSolo quando passo dai tuoi occhiMi sento davvero dentro Il tuo cuore Il fatto è che sono sempre accesi Quei due fari luminosiche m’ incendiano spegnendo tutto il resto Comunque saiDopo tanto tempoInciampo ancora guardandotiMa pure se ogni volta è un tonfo nuovoIo dentro di te Non mi sono mai sentito sporcoC’ è qualcosa di limpido anziNel tuo modo di farmi entrarePer me guardarti è come sciacquarmi la facciaCarezzandoti mi rinfresco le mani Alla fine mi fai sentire Come un carovaniere assetatissimoE nudo di tuttoChe punta l’ oasi in mezzo al desertoSolamente per tuffarci dentroSe stesso

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I BALLERINI DI RUMBA

Quelli che tu chiamavi"i ballerini di rumba"erano sì bravima mi stavano facendo la macumba

Come non mi sono accortocome non ho capitoE domani sarò mortomorto per colpa di quel rito

Domani sarò polverepovero me! povero cristo!Meglio un colpo di revolver e Chi s'è visto s' è visto

Solo lo stolto pietà impètrail poeta si congeda con la cetra Visse a tempo perso E scrisse qualche verso In attesa di tornare all’ universo

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A mia nonna

NELLA CHIESA DELLA SPERANZELLA

Nella chiesa della Speranzellaa Napoli mi seppellirebbero dentrouna nicchia laterale, da incassareDopo un tanto d' anni, però, le ossaverrebbero tolte da cassafortee dopo un tanto ancora copertesolo con un velo bianco. Nelle cassette di zincodi mio zio a Scafati, invecele custodirei per sempre, le ossae lo zinco non si scorna.Dallo zio Acanfora, peròla cappella è di famigliaE potrebbe anche succedere che un giorno(tra pronipoti e contronipoti)qualcuno vedendo diverso il cognomee venendogli a mancare il postomi cacci via chissà dove: dal reliquiarioall' ossario comune. E resta, allorasolo la tomba a Pompeidove nessuno c' è andato, tranne il figliodi zio Roberto, il piccino appena natosepolto, poco più che uovulo, in quel loculolì da solo - io accanto a luiE nessuno verrebbe a cacciarci! Ma i parentivogliono donarli al Comune, i posti restantiMio marito lui si feceseppellire a Roma, pur sapendoche sarebbe stato distacco eternoCon Peppino, a ogni novembre, ci andiamo semprema a Pompei, chi ci verrebbe!Certo che dopo la vita così dover finir là sola, sarebbe il colmo proprioQuando che scenderò giùbisogna che chieda per beneper la storia del Comune…... Da bambina, dalle zieci giocavo alle nocélle"Assuntina, vieni a farti un po' di frutta?"mi diceva Ziabbella, ma se veniva Ziabbruttasembrava che stavo rubandoDevo chiedere, oltre ai solitipazzotici, chi c' è ancora a Pompei.Che poi non ha senso

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regalare la tomba al Comune!Davvero che sembra un desertoquel cimitero-appena dentroanche lì c' era un campetto...

… La radio è ancora in attivo, meglio che la spengoSennò mi scordo di addormentarmi.

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INDICE

da “ARMI DA DIFESA”Somiglia ad un fumetto tutto questo p.3

Armi da difesa p.4Tra gli interessi di alcuni vecchi p.5

Domande giuste p.6Precipizio p.7

L’ amare me stesso p.8 Tra lettere e cose non dette p.9

Avrei voluto essere un tuo fans p.10Con l’ aria che tira p.11

La bocca a forma di chiglia vichinga p.12Per non avere risposta p.13Case toccate da una luce p.14Gelidi scheletri e vermi p.15

Estranei p.16Gli sposati e gli spaesati p.17Se ne andava via p.18

Ogni età ha il suo primo bacio p.19Mi mandavi baci in bocca p.20Il buon Byron sputerebbe p.21

Lei non mi conosce ma io so il suo nome p.22Come dopo una canzone p.23

Architetto condivido il tuo progetto p.24Belli come la luna pallida p.25Per via di quella specie di cancrena p.26Cara ex amore ex amica ex tutto p.27L’ albero delle speranze mature p.28

D’ in sulla vetta d’ una torretta p.29da “PERCHE’ HO SMESSO DI SCRIVERTI VERSI”

Verità p.30La tua consolazione p.31

Per caso p.32Le lacrime son fatti involontari p.33

Un cuore incartato p.34In qualche modo tu sei entrata in me p.35

Furto dopo furto p.36Scusa se ti credo… p.37

Alcuni scienziati sostengono p.38Perché ho smesso di scriverti versi p.39

Come macchine da usare p.40Tutto è sottile p.41Io non avrei avuto dubbi p.42Arrampicandomi sugli specchi p.43Andavano d’ accordo i nostri segni p.44Come si scrive Auschwitz p.45Con l’ euforia degli ubriachi p.46

Terra di guerra p.47Qualcosa come un filo di rame p.48

Mele con pere p.49Non mi domando più p.50E’ comodo ma è come p.51Ogni volta che mi uccidi p.52

Non si trattava di riempire un foglio p.53da “LA REALTA’ VA E VIENE”

L’ uomo che scrive sull’ acqua “aiuto” p.54 Cercherò sull’agenda p.55

L’ angelo p.56Spesso il male di vivere p.57

Poco più di un viaggio con la mente p.58Sonetto dell’ anello p.59Momenti feticisti p.60

L’ aria che sulla faccia mi passa p.61Per affondare p.63

Notte p.64Solo inchiostro p.65

I muri p.66Il Tg2 non la scoccerà più p.67La scollatura lasciava vedere p.68Aveva malinconici occhi ironici p.69

In libera uscita p. 70Novembre ’43 p.71Otto buoni motivi p.72

Madrigale per un’ amica p.73Matrimonio mortorio p.74Sarà pure un paradosso p.75

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La bara non è ancora sigillata p.76Passati gli anni i giorni son rimasti p.77

Torno tra poco p. 78Sono venuto sopra la tua foto p.79

Ah leccarsi le ferite p.80Il Killer delle capre p.81

E’ imbarazzante non essere amati p.82Fuori nella p.83

Una figura più bruna p.84La realtà va e viene p.85

Eclisse p.86Non c’è più grande p.88Battiti d’ ali e di anime p. 88Poesia per Paola p.90Mi sono svegliato in un sogno p.91Un uomo con una penna in mano p.92Solo quando passo dai tuoi occhi p.93

I ballerini di rumba p.94Nella chiesa della Speranzella p.95

Perché ho smesso di scriverti versi

Tutti i diritti sono riservati e protetti a norma di legge.

© Simone Consorti - 2010

È consentita la sola lettura! ad uso personale e privato. L'utilizzo del testo!per qualsiasi altro

scopo deve essere! autorizzato dall'autore.

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Simone Consorti è nato a Roma, dove insegna Materie Letterarie in un Istituto Superiore. Il suo primo romanzo “L’ uomo che scrive sull’ acqua ‘aiuto’”(Baldini e Castoldi, 1999) ha vinto il premio Linus. Ha pubblicato “Sterile come il tuo amore” (Besa,2008) e “In fuga dalla scuola e verso il mondo”(Hacca, 2009).Questo libro di amore dolente, ironico a volte nei toni, raccoglie versi invecchiati in oltre quindici anni.

• Simone Consorti Perché ho smesso di scriverti versi • pag. 99

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