Siderweb Outlook Obiettivo Forge

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n°27 Maggio 2014 STEEL MARKET OUTLOOK Maggio2014

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2014STEEL

MARKET OUTLOOK

Maggio2014

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Sin dalla sua nascita, nel 2001, Siderweb ha sempre seguito la «filosofia delle tre C». Sia-mo infatti convinti che ogni azienda, ma

anche ogni settore industriale, per crescere e svilupparsi non può rimanere chiusa in sé stes-sa, ma deve necessariamente aprirsi. Come? Seguendo, appunto, le tre C: conoscenza, contaminazione e cooperazione. La cono-scenza è un presupposto fondamentale in tut-te le attività, così come la contaminazione, il saper ciò trarre spunto ed ispirazione da espe-rienze diverse dalla propria, può essere consi-derata un driver irrinunciabile per avere idee nuove e che differenziano rispetto alla con-correnza. Infine la cooperazione risulta, oggi più di ieri, un elemento chiave: come potrete leggere anche nelle pagine dello speciale re-alizzato dalla redazione di Siderweb sul con-vegno Siderweb Outlook dedicato alle forge, nell’era della globalizzazione e della crescita delle economie emergenti non c’è più posto (o ce n’è molto meno) per i «solitari», ma fa strada chi sa o saprà trovare una collaborazio-ne simbiotica con clienti o fornitori. Il Siderweb Outlook, per noi, è stata una buona palestra per mettere in campo le tre C in un comparto, quello delle forge, che rappresenta un’eccel-lenza della manifattura italiana. La conoscen-za, la contaminazione e la cooperazione con AIM, realtà da sempre vicina a Siderweb, sono stati i pilastri su cui è stato possibile edificare la struttura del convegno, un’occasione per approfondire l’analisi e mettere a confronto la visione dei diversi anelli della filiera. Per scopri-re com’è andata, non resta che sfogliare il pdf realizzato da Siderweb, che raccoglie le con-clusioni del convegno. Buona lettura!

Le tre C dI SIderweB (AnChe neLLe fOrge)

Emanuele Morandi

MO

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editore: Siderweb spavia Don Milani, 5 - 25020 Flero (Bs)Tel. 030 2540006 - Fax 030 2540041e-mail: [email protected] tribunale n. 11/2004Direttore responsabile: Stefano FerrariProgetto grafico ed impaginazione:Siderweb spaNumero chiuso in redazione il:30 - 05 - 2014

Sommarion°27 Maggio 2014

2 emanuele Morandi Le tre C di Siderweb (anche nelle forge)

4 fabio Sdogati Prospettive, non austerity

7 gianfranco tosini Le forge italiane ai raggi x: domanda interna cercasi

10 Achille fornasini dai prezzi delle materie prime siderurgiche alle quotazioni dei semilavorati destinati alla forgiatura

13 Matteo neri Opportunità dal nucleare 15 tavola rotonda Lafilieraaconfronto

19 Il videoservizio di Siderweb

21 La photogallery

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La crisi dell’eurozona è

figliadiunavisioneide-

ologica errata. Questa

è l’opinione di fabio Sdo-

gati (Politecnico di Milano),

chiamato da Siderweb a tracciare un quadro

macroeconomico globale per la platea del Si-

derweb Outlook dedicato al settore delle forge.

«Cercherò di portarvi una rappresentazione del-

la situazione secondo la miglior teoria economi-

ca a disposizione, quella che ha garantito una

crescita costante dal 1936 al 2006, che è stata

abbandonata da personaggi come la Merkel o

Barroso, grazie ai quali l’europa si trova in que-

ste condizioni». L’errore, secondo Sdogati, è sta-

to «di sostituire le cause di questa crisi con un

messaggio ideologico, secondo cui i motivi del-

la recessione erano da ricercarsi nell’eccesso

di debito pubblico. Questo non è vero, tutta la

teoria economica contraddice questa analisi.

Inoltre, grazie a questa politica assurda, il debi-

to dal 2008 ad oggi è salito». Il nostro continente

ha alle spalle sei anni di quella che gli economi-

sti americani chiamano «la grande recessione»,

che in europa è la più imponente crisi dal 1929.

Una crisi nata dal settore bancario e che ha

portato, nel 2009, ad una drammatica riduzione

del Pil in tutti i Paesi sviluppati. «Oggi si dice che

c’è la luce in fondo al tunnel, che stiamo rico-

minciando a crescere. non è vero: non stiamo

crescendomastasolofinendolacontrazione».

Per il 2014-2015 il tasso di incremento del Pil in

europa, infatti, rimarrà su livelli contenuti (+1,2%

nel 2014, +1,5% nel 2015), mentre gli Stati Uniti

saliranno del 2,8% nel 2014 e del 3,0% nel 2015.

Il differenziale tra la crescita europea e quella

statunitense, «è da imputarsi alle politiche di

austerità dell’Ue, che hanno portato ad un mi-

nor sviluppo economico ed hanno anche fatto

salire il rapporto debito/pil. di questa situazione

PrOSPettIve, nOn AUSterIty

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GAT

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Fabio Sdogati (Politecnico di Milano)

(Fig. 1)

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hannobeneficiatosololebanche».Tornandoal

mondo, i Paesi asiatici in via di sviluppo vedran-

no il proprio Pil aumentare del 6,7% nel 2014 e del

6,8% nel 2015, tassi «non più favolosi come quelli

dei primi anni 2000 ma certamente interessanti».

guardando i singoli Paesi, in particolare quelli eu-

ropei, si nota che «la germania non sarà più la

locomotiva continentale, mentre il regno Unito

crescerà in maniera maggiore rispetto all’Ue, ma

per noi italiani è un paese di scarso interesse». da

una prima analisi dei dati si evince che «la cresci-

ta non verrà dall’europa per molti anni, mentre si

verificheràneiPaesiabassoreddito».

Una volta esaurito il quadro generale dell’econo-

mia, Sdogati ha approfondito le dinamiche dei

processi produttivi. «Quando tornai in Italia nel

1990 fui colpito dal dibattito in corso sulle sorti ma-

gnifichedella piccola emedia impresa. Venen-

do da anni negli Stati Uniti, dove il messaggio era

“crescete e globalizzatevi” non riuscivo a capire

di cosa si stesse parlando. tanto più che erano in

corso profondi cambiamenti dei processi produtti-

vi». Processi che ormai sono «frammentati a livello

internazionale: parti e componenti di merci o pro-

dotti oggi sono prodotti in molti stati diversi, non

solonella“lightindustry”».Ciòhaavutouninflus-

so deciso anche sull’economia italiana, che da

metà degli anni ’90 vive la deindustrializzazione.

«È normale che in un Paese come l’Italia avvenga

questo processo – ha commentato Sdogati -. ne-

gli stati ad alto reddito pro-capite l’80%-82% del

valore aggiunto arriva dai servizi, ed è così anche

da noi. Questo non significa che lamanifattura

non potrà più essere profittevole,ma che con i

processi frammentati le parti di processo ad alta

intensità di lavoro sono ormai delocalizzate nei

Paesidove il lavorononqualificatohauncosto

particolarmente basso. Ciò non significa che si

chiude: noi possiamo ancora giocare un ruolo im-

portantissimo.Nonèfinitoilmondo,èsolofinitoun

mondo, quello eurocentrico, ma potremo ancora

avere una parte non indifferente sul palcosceni-

co globale. dobbiamo però ricercare la crescita,

non l’austerity, perché siamo noi, gli imprenditori,

gli accademici, il tessuto produttivo, la vera classe

dirigente». Per concludere, Sdogati ha fatto una

raccomandazione: «nel 2013 la gran Bretagna ha

accolto 44.000 giovani italiani sotto i 35 anni. Sono

quasi tutti ragazzi laureati, bravi e competenti. È

un numero grande ed inaccettabile: se voglia-

mo tornare a crescere dobbiamo arrestare que-

sto flussodiemigrazione,dandoaigiovani lavo-

ro, responsabilità, innovazione e strategia. L’Italia

starà bene non se avrà tagliato qualche punto di

debito, ma se saprà dare una prospettiva ai suoi

ragazzi».SD

OG

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La domanda in-terna è il «gran-de assente»

nel settore italiano delle forge. Que-sta la conclusione di gianfranco tosini, re-sponsabile del centro studi Siderweb, che ha analizzato dati e prospettive del com-parto nazionale della forgiatura.«Il settore italiano del-le forge – ha esordito

– è il più importante in europa insieme a quello te-desco. Le aziende teutoniche, rispetto alle tricolori, hanno dimensioni maggiori, ma il fatturato com-plessivo è quasi pari. In Italia ci sono circa 40 impre-se sotto forma di società di capitali ed un numero più consistente di società di persone e ditte indivi-duali. Le società di capitali italiane, nel 2012 (ultimi dati disponibili), hanno avuto un fatturato di oltre 2 miliardi di euro e occupano circa 5.000 addetti».Per ciò che concerne la produzione, nel confronto tra Italia e germania si notano due trend diversi dal 2000 ad oggi, con le imprese tedesche che hanno avuto un tasso di sviluppo nettamente superiore (+59,2% per la germania contro il +16,9% dell’Ita-lia). Questo differenziale si è venuto a creare già nel periodo pre-crisi, tra il 2000 ed il 2007, quando le forge tedesche hanno aumentato l’output del 53,8% e quelle italiane del 40,2%. La crisi è costa-ta all’Italia il 43,0% della produzione ed alla ger-mania il 28,2%, tra il 2009 ed il 2011 il nostro Paese, invece, ha recuperato più della germania (60,4% rispetto al 49,6%), ma negli anni successivi le forge tedesche hanno tenuto costantemente un passo

più sostenuto. Perché? «La risposta si trova nei dati della produzione dei settori utilizzatori di forgiati: in Italia si è registrato un calo molto più forte rispetto alla germania, con un impatto diretto quindi an-che sulla produzione delle forge». e che il mercato interno sia penalizzante per le for-ge nazionali lo si evince anche dai dati sul fatturato delle aziende italiane. «Se prendiamo in conside-razione l’evoluzione del fatturato interno ed estero delle forge tricolori – ha proseguito tosini – si vede che prima della crisi il mercato nazionale era su li-velli molto elevati. durante la crisi c’è stato un vero e proprio tracollo, mentre negli anni successivi la domanda si è barcamenata sui minimi. L’export, invece, ha avuto un calo minore ed una crescita sostenuta tra il 2010 ed il 2011, ed oggi è su valo-ri non troppo distanti dal livello pre-crisi. C’è stata quindi una sostituzione della domanda interna con la domanda estera». Confrontando gli exploit delle forge italiane con quelle tedesche, si notano com-portamenti diversi: «prima della crisi, il fatturato in-terno italiano era molto elevato e la richiesta na-zionale assorbiva più che in germania. Il problema è stato che la recessione ha colpito più noi di loro: mentre la germania è tornata quasi ai livelli prece-denti, noi rimaniamo sul pavimento».Approfondendo il discorso sulle forge italiane, «il fatturato nel 2012 è stato di 2,042 miliardi di euro (-16,0% rispetto al 2007), con una concentrazione geograficasoprattuttoinLombardia(70,7%delto-tale nazionale). In particolare, la provincia di Bre-scia “pesa” per il 25,1%, risultando il maggior polo, seguito da vicenza (20,0%)». dal punto di vista dei dati di bilancio, gli indici di redditività e solidità del comparto mostrano «un drammatico calo della redditività dal 2007 al 2012: il rOS è passato dal 18,1% al 5,0%, il rOe dal 48,1% al 4,0% ed il rOI dal 38,5% al 4,8%. Salta all’occhio, inoltre, un deciso

Le fOrge ItALIAne AI rAggI x: dOMAndA InternA CerCASI

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Gianfranco Tosini (Responsabile Ufficio Studi Siderweb)

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aumentodeglionerifinanziarisull’ebitda,salitidal4,0%al7,6%,nonostanteun indebitamentofinan-ziario tutto sommato normale. Il problema, quindi, è il calo della redditività della gestione industriale, che rappresenta la maggior preoccupazione per il comparto». Mettendo a confronto le forge con i rimanentiattoridellafiliera (produttoridi lingotti,produttori di macchine e apparecchi meccanici, carpenterie pesanti, automotive, cantieri navali e costruzioni), tosini ha rilevato che tutte le catego-rie considerate, con la sola eccezione dei cantieri navali, hanno un rOI superiore, il che implica che «parte della redditività delle forge è incamerata da clienti e fornitori, il che può essere un punto di riflessioneperilcomparto».Dalpuntodivistadellasolidità, il rapporto patrimonio/immobilizzazioni è buono,sullostessolivellodellafiliera,edilrapportotradebitifinanziariepatrimonioèbasso,migliorerispetto a quello dei clienti.Per ciò che concerne le prospettive future «quest’anno i settori utilizzatori, nel primo bimestre, hanno fatto registrare un andamento dell’attività

migliore rispetto al trimestre precedente. L’Italia, in questo panorama, ha una performance peggiore rispetto alla media dell’Ue: si conferma quindi che chi è posizionato sui mercati esteri potrà godere di una domanda migliore. La ripresa, almeno in par-te, comunque è iniziata anche in Italia». Quest’an-no, tra i settori utilizzatori di prodotti forgiati, in Italia le costruzioni si contrarranno dell’1,0% rispetto al 2013, l’automotive salirà del 4,1%, le macchine ed apparecchi meccanici del 2,5%, i prodotti in me-tallo del 3,8% e gli altri mezzi di trasporto del 2,8%. Con la sola eccezione dell’automotive e dei pro-dotti in metallo, l’europa crescerà maggiormente». Appare quindi chiaro, ha concluso tosini, «che la crescita sarà concentrata soprattutto all’estero. Anche se dal punto di vista della competitività in-ternazionale l’Italia non ha nulla da invidiare a nes-suno, appare però evidente che sarà necessario un recupero del mercato interno, in quanto la con-correnza sui mercati esteri, specialmente nei Paesi emergenti, è molto più forte».

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dAI PrezzI deLLe MAterIe PrIMe SIderUrgIChe ALLe QUOtAzIOnI deI SeMILAvOrAtIdeStInAtI ALLA fOrgIAtUrA

Intendendo af-frontare il tema dei prezzi dei

semilavorati grezzi d’acciaio destina-ti alla forgiatura - di norma prodotti in varia forma (lin-gotti, barre, blumi, ecc.) e connotati da diversa com-posizione chimico-fisica - si rischia di essere dispersivi.

troppo ampia, in-fatti, è la potenziale rassegna dei “pezzi” impie-gati nei processi tailor-made tipici della fucina-tura. Si focalizza pertanto l’attenzione sulle commo-dities che intervengono nella produzione di ac-ciai al carbonio, cioè non comprendenti alle-ganti propriamente detti, di acciai cosiddetti “legati”, nei quali sono invece presenti vari ele-menti in lega con il ferro in grado di influenzarne le proprietà e, infine, di acciai inossidabili, la cui caratteristica principale, come ben noto, è la resistenza alla corrosione. valutando l’andamento delle quotazioni delle materie prime che generano la triplice tipolo-gia di colata, insomma, riteniamo sia possibile individuare le tendenze che orientano anche i prezzi dei semilavorati destinati alla forgiatura.Produzioni al carbonioLa figura 1 illustra l’evoluzione della media setti-manale del prezzo del rottame quotato in dolla-ri a livello europeo (curva nera riferita alla scala di destra) a confronto con la media settimanale delle quotazioni in dollari del minerale di ferro (curva blu riferita alla scala di sinistra). Come si può osservare, la depressione del settore side-

rurgico nell’ultimo triennio è ben rappresenta-ta dai cali consistenti sia del rottame (-37%), sia del minerale ferroso (-53,5%). nel primo trimestre 2014 prende corpo un moderato rialzo del rot-tame (+13,4%), mentre il minerale, pur avendo recuperato rispetto ai minimi del 2012 (+11%), si è nuovamente orientato al ribasso.Acciai legatiLa figura 2 mostra l’andamento dei prezzi rilevati settimanalmente delle principali ferroleghe quo-tate in dollari sui mercati internazionali. I massimi relativi più recenti risalgono al primo semestre 2011, quando iniziò il trend declinante dei prezzi di tutti gli alleganti: una flessione che culmina nel terzo trimestre 2013 con flessioni comprese tra il 23,3% del cromo e il 47,8% del molibdeno. Interrottosi il moto ribassista dei prezzi, nei primi mesi di quest’anno si osserva l’avvio di una fase positiva che vede rialzi compresi tra il 4,5% del titanio e il 32,8% del molibdeno. Anche i prezzi di vanadio e tungsteno si allineano con quest’ul-timo movimento, con aumenti rispettivamente del 10% e del 21,5%.Acciaio inossidabileLa figura 3 comprende due dinamiche: la me-dia settimanale del prezzo settlement del nickel quotato al London Metal exchange (curva nera riferita alla scala di destra) a confronto con la media delle quotazioni del rottame inox - forma-to da cascami nuovi, rottami vecchi e torniture - rilevate dalla Camera di Commercio di Milano (curva viola riferita alla scala di sinistra). rispetto ai massimi del 2011, entrambi i valori si riducono della stessa entità (-53,4%), confermando la loro perfetta concordanza evolutiva. A partire dal mese di dicembre 2013 si avvia l’impennata dei prezzi del nickel (+50%), causata dai timori che il blocco dell’export indonesiano possa causare un prossimo pesante deficit d’offerta, che trai-na al rialzo il prezzo del rottame inox (+30,5%).

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Achille Fornasini (Chief analyst Siderweb)

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In definitiva, dunque, tenuto conto dell’anda-mento delle commodities basilari, si profila il proseguimento del blando aumento dei prezzi dei semilavorati destinati alla forgiatura prodot-ti in acciai al carbonio e in acciai legati, men-

tre appare del tutto realistico prospettare un aumento dei prezzi dei semilavorati in acciaio inox, ancorché in queste ultime settimane si os-servi l’avvio di una correzione (-2,4%) del prezzo del nickel.

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www.sideralba.it [email protected]

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OPPOrtUnItà dAL nUCLeAre

dove andrà il mercato e n e r g e -

tico nei prossimi anni? Quali sa-ranno i segmenti più promettenti per i produttori di forgiati? A que-ste domande ha risposto Matteo neri (ey) durante il Siderweb Outlook.«La base di par-

tenza per qualsiasi ragionamento – ha esordi-to – è la contrazione della domanda italiana e l’espansione dell’economia globale. Ciò ha portato alla necessità per gli operatori naziona-li di esportare: quella che prima era un’integra-zione di margine ora è un elemento irrinuncia-bile nella vita di un’azienda. Sinora le aziende tricolori hanno avuto dei buoni risultati, grazie al grande know-how sviluppato nel corso de-gli anni, non solo nel settore dell’acciaio». Spo-stando il ragionamento al comparto energeti-co, di prima battuta neri ha sottolineato che «ci sono margini di sviluppo sia per i settori tradi-zionali, come l’oil & gas ed il nucleare, sia per le rinnovabili». Per tutti e tre i segmenti, però, l’Ita-lia avrà un ruolo marginale. «Il nucleare, come è noto, non esiste in Italia, e per le rinnovabili penso che il treno sia già passato. Sarà fonda-mentale, quindi, concentrarsi sull’export». en-trando nel dettaglio dei segmenti, per ciò che concerne il nucleare «tra il 2008 ed il 2012, a causa del disastro di fukushima, gli investimenti mondiali nel settore hanno subito una battuta d’arresto, con una riduzione annua dell’8,1%. tra il 2012 ed il 2017, però, questo trend si inver-tirà, facendo registrare un incremento del 7,0%

annuo, che porta questa tecnologia ad essere quella con il miglior tasso di sviluppo tra le tre prese in considerazione». L’oil & gas, invece «ri-mane il comparto più importante in termini di volumi e tra il 2012 ed il 2017 crescerà dell’1,5% annuo. L’incremento dell’attività avviene sia in Paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, sia in Paesi in via di sviluppo (Mozambico, Costa d’Avorio, Congo) inoltre è in corso uno sviluppo tecnolo-gico non indifferente. nel settore, infine, si sta verificando un cambiamento che va nella di-rezione del gas, a discapito del petrolio». L’era del gas e del petrolio «facile» è finita: «c’è una maggiore complessità estrattiva, con estrazioni deep water, in aree estreme come l’Artico e con tecnologie come il fracking, che porteran-no ad investimenti, da oggi al 2035, per 15.000 miliardi di dollari». Un altro aspetto cruciale per il settore siderurgico è la produzione di pipeli-ne: «da oggi al 2035 saranno installate 100.000 miglia di tubazioni in tutto il mondo. È una pos-sibilità da non farsi scappare». nel settore del-le rinnovabili «ci saranno tassi di sviluppo inte-ressanti (+5,9% annuo fino al 2017), guidati dai Paesi emergenti. In particolare la Cina investirà più dell’europa, degli Stati Uniti e del giappone messi insieme». Concludendo, neri ha ribadito che l’energia, per la siderurgia e le forge, rimane un comparto di grande importanza: «è in crescita e richiede prodotti di qualità. Certamente gli incrementi non saranno concentrati in Italia, ma nel mon-do, ma l’entità degli investimenti a livello glo-bale è così rilevante che rappresenta un driver di sviluppo incredibile».

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Matteo Neri (Executive Director Ernst & Young)

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Tavola roTonda: la filiera a confronTo

Lafilieraattornoaduntavolo.Questoèciòcheèan-dato in scena durante la tavola rotonda del conve-gno Siderweb Outlook, dedicato al settore delle forge. vincenzo Mazzola (ASO Siderurgica), Jacopo guzzoni (fOMAS) e Michael Manning (ge Power & water), mo-derati da Carlo Mapelli (Politecnico di Milano) hanno dato vita ad un confronto sulle tematiche più attuali per lafilieradellaforgiatura,dallasovraccapacitàallepro-spettive future.

Mapelli: quale sarà secondo GE l’anno di ritorno della domanda e quale segmento del settore generazione di potenza è più promettente per i prodotti forgiati?Manning: «di base il mercato sarà piatto nei prossimi anni. Il settore della generazione di potenza sarà domi-nato dal gas, in particolare con le turbine da 300-500 kwh, grazie all’apporto dello shale gas».Mapelli: negli anni 2007-2008 le forge hanno sviluppato una sovraccapacità che oggi si fa sentire. Quale crede sia il fattore vincente sul mercato in questo frangente?guzzoni: «La sovraccapacità è un elemento cruciale sul mercato, che non si può banalizzare, anche perché ha portato ad una perdita della marginalità che, alla lunga, potrebbe portare alla selezione della specie. Ciò si innesta su un processo, quello della globalizzazio-ne, che a mio avviso è in fase di esaurimento. I volumi

sisonoormaitrasferitinellevarieareegeografiche,edadesso la competizione è all’interno dei singoli conti-nenti, anche perché i grossi gruppi industriali tendono ad evitare il trasferimento dei componenti da un con-tinente all’altro. Bisognerà quindi tendere alla massima competitivitàall’internodellasingolaareageografica.Inoltre, sarà fondamentale riuscire a seguire le esigenze dei clienti con sempre maggior celerità. Per far questo, però, è necessaria una delle cose che oggi manca, ov-vero la visibilità. non c’è possibilità di fare previsioni: se sicontinueràavivereallagiornatasaràmoltodifficileproseguire con la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e la competitività ne risentirà senza dubbio».Mapelli: qual è il comportamento delle acciaierie di fronte ad uno scenario così volatile?Mazzola: «Prima di rispondere a questa domanda vor-rei fare un confronto tra la sovraccapacità del settore forge e quella del comparto delle acciaierie. Credo che i produttori di acciaio abbiano riconosciuto que-sto fenomeno con un po’ di anticipo rispetto alle forge e, nonostante costi di struttura maggiori ed una minore flessibilità,hannoreagitoconqualcheannodianticipo.già nella seconda parte del 2008 le acciaierie hanno iniziato a porre rimedio a questa situazione: sono stati ridotti i costi di produzione, del personale e degli impian-ti, una cosa che invece non è ancora stata fatta dalle

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forge. Per ciò che concerne il futuro, anche noi stiamo soffrendo per la mancanza di programmazione, inol-treper lanostraposizionenellafilieravediamoitrendcon ritardo, cosa che rende il nostro compito ancor piùdifficile. Fattequestedoverosepremesse,ci sonodei modi comunque per poter migliorare la situazione. Per esempio, in germania i produttori di acciaio sono integrati o con le forge o con la distribuzione. In Italia ciò non è possibile, in quanto le acciaierie non hanno unacapacitàfinanziariasufficiente,macredochenelfuturolacooperazioneconlafilierasaràfondamentale.In particolare, bisognerà puntare a delle collaborazioni di lungo termine. Il nostro obiettivo alla ASO Siderurgica è di concordare con i clienti delle quote di allocazione mensili,chegarantiscanoaiforgiatorilanecessariafles-sibilità ed a noi la copertura di una quota della capaci-tà produttiva. Inoltre credo sarebbe importante, per le acciaierieeleforge,andareinsiemedalclientefinalee capire quali sono le sue esigenze, in modo da com-prendere di prima mano le sue esigenze». Mapelli: crede che potrebbe essere d’aiuto sfruttare lo strumento della rete d’impresa in quest’ottica? Sinora non sono ancora stati fatti tra acciaierie e forge, crede sarà possibile in futuro?Mazzola: «Sicuramente può essere una possibilità an-che per le acciaierie. noi stiamo collaborando con i no-stri clienti per cercare di individuare le massime sinergie, andando nella stessa direzione per cooperare a livello industriale. Questo è il nostro futuro, anche perché noi senza i forgiatori non possiamo capire i trend del merca-to ed i forgiatori senza di noi non possono produrre».guzzoni: «noi non aderiamo ad alcuna rete d’impresa, ma fOMAS nel corso degli anni ha intrapreso una stra-da che va nella direzione di scegliere una rosa ristretta di fornitori, con i quali ha fatto un percorso di crescita e sviluppo per essere presenti insieme sul mercato. Con loro abbiamo costruito negli anni un rapporto strettissi-mo ed oggi abbiamo visioni condivise, che ci consen-tono di affrontare con ottimismo il mercato».Mapelli: quali sono le variabili che incidono maggior-mente nella scelta dei prodotti forgiati? Richiedete ai vostri fornitori una particolare modalità di produzione?

Manning: «Il driver principale per la scelta del materiale è il prezzo, a cui segue a stretto giro la consegna. noi siamo produttori di turbine, non di acciaio, quindi per noi non è importante il modo con cui il lingotto o il pezzo forgiato sono prodotti, ma che forma e composizione chimica siano corrispondenti alle nostre richieste».Mapelli: qual è la situazione del mercato dei lingotti ri-fusi?Mazzola: «nel 2007-2008 sembrava che nessuno avesse impianti vArO o Sr ed i tempi di consegna per i lingotti rifusi arrivavano agli 8 mesi. Oggi, invece, la situazione è molto diversa: la richiesta è piatta, anche perché l’ae-rospaziale non sta tirando. Inoltre, l’offerta è più elevata a causa della diffusione di queste tecnologie, e c’è più concorrenzainquantosièverificatounfortemigliora-mento delle tecniche legate alle colate tradizionali». Mapelli: qual è invece l’andamento del mercato dei forgiati in acciaio inossidabile? Mazzola: «A livello globale si registra una crescita della domanda annua del 4%-5%. Si registra inoltre una sosti-tuzione degli acciai inossidabili “comuni” con i duplex e superduplex. A livello di prezzi, alcuni tipi di acciaio pochi anni fa molto premianti, come f51, f53 e f55, oggi sono agli stessi livelli degli austenitici. dobbiamo interrogarci, credo, se stiamo andando nella giusta direzione».Mapelli: quali sono i punti di forza e di debolezza della filiera della forgiatura italiana ed europea?guzzoni: «Credo che il principale punto di forza europeo risieda nel know-how sviluppato nel corso dei decenni. dobbiamo puntare su questo aspetto ed andare nella direzione della ricerca e dell’innovazione, che sono gli elementi che ci consentiranno di resistere più a lungo. due elementi di debolezza, invece, sono lo spostamen-to di volumi negli altri continenti e la crescita di nuovi player, non solo in Asia. gli Stati Uniti, per esempio, dopo anni con bassi investimenti nelle forge oggi stanno ripar-tendo e promettono di essere un competitor ostico. In Italia, invece, un elemento aggiuntivo è la mancanza nel corso dei decenni di una serie politica energetica: finchénonprenderemodecisioniforti inquest’ambitocontinueremo a pagare dazio».

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Clicca sull’immagine sottostante per visualizzare il video servizio realizzato dalla redazione di Siderweb al termine del Siderweb Outlook, l’evento dedicato al settore del-le forge.Mercato,prospettiveespuntidi riflessionenelleparole di: Michael Manning (ge Power & water), Jacopo guzzoni (fOMAS) e vincenzo Mazzola (ASO Siderurgica).

IL vIdeOServIzIO dI SIderweB

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… partire da fondazioni e pilastri per un costruire sostenibile …

un marchio come garanzia di qualità

partners Acciaierie di Sicilia Catania

Alfa Acciai Brescia

Feralpi Siderurgica Lonato (BS)

Ferriera Valsabbia Odolo (BS)

Industrie Riunite Odolesi I.R.O. Odolo (BS) via A. Volta 27/a 25010 San Zeno Naviglio (Bs)

Tel. +39 030.3539354 fax. +39 030.3546766 [email protected]

www.assosismic.it

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