Siderweb Outlook Industria & Acciaio 2030

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presenta: STEEL MARKET OUTLOOK - EDIZIONE SPECIALE - N°28 GIUGNO 2014

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STEEL MARKET OUTLOOK - EDIZIONE SPECIALE - N°28 GIUGNO 2014

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È con tanta emozione (ed un pizzico di orgoglio) che ho iniziato i lavori del convegno d’apertura di «Industria & Acciaio 2030», un progetto al qua-

le Siderweb ha dedicato tante energie e risorse, nel quale abbiamo creduto e ci siamo buttati con entusia-smo sin dall’inizio. «Industria & Acciaio 2030» rappresen-ta prima di tutto l’Anima, il senso profondo di Made in Steel, la manifestazione fieristica che si svolgerà tra il 20 ed il 22 maggio 2015, in concomitanza con Expo. Nessuna attività umana, nes-suna impresa o azienda, nessuna fiera possono vivere senza un’anima, senza una passione, senza una visio-ne, senza la ricerca di un senso, senza un SIGNIFICA-TO. Ed il significato noi lo abbiamo voluto ricercare ri-spondendo (o almeno cercando di rispondere) ad un paio di domande non banali mentre progettavamo Made in Steel 2015: crescita o declino? Spen-ti, sciapi e malcontenti o padroni del nostro futuro? Siamo ad un bivio: l’attuale crisi può portare ad un pe-sante indebolimento delle economie dei Paesi svilup-pati oppure può esser l’occasione per un rilancio fon-dato sui pilastri della conoscenza e della sostenibilità. Noi vogliamo scommettere per la seconda opzione, quella del rilancio! Partendo però da una chiara affer-mazione: solo dalla consapevolezza della portata sto-rica del nostro declino può nascere un progetto con-sapevole, autorevole e condiviso di rilancio! Un nuovo UMANESIMO DELL’ACCIAIO, appunto, come forse di-rebbe Edgar Morin. Il progetto «Industria & Acciaio 2030» contiene importanti elementi di novità. In parti-colare ci piace sottolineare l’approccio di filiera, di sistema. In Italia vi sono circa 100 produttori di accia-io, 1.500 distributori, 1.000 imprese che raccolgono e conferiscono rottame alle acciaierie e circa 250.000 imprese che utilizzano acciaio nei loro processi produt-tivi. Non possiamo continuare a non comunicare e a vivere in mondi separati! Per uscire dalla trappola del declino non abbiamo che una strada: condividere in modo trasparente informazioni, idee, conoscenze, vi-sioni! Il pensiero dominante, quello precedente, che ci ha portato dove siamo ora, si è basato soprattutto sull’individualismo, sulla logica della competizione esa-sperata ed egoistica e sull’isolamento delle singole re-altà, troppo piccole e frammentate per poter compe-tere davvero in un mercato globale, dove la catena del valore ha preso direzioni diverse rispetto al passato. (continua alla pagina successiva)

VERSO UN UMANESIMO D’ACCIAIO

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Editore: Siderweb spavia Don Milani, 5 - 25020 Flero (Bs)Tel. 030 2540006 - Fax 030 2540041e-mail: [email protected] tribunale n. 11/2004Direttore responsabile: Stefano FerrariProgetto grafico ed impaginazione:Siderweb spa Numero chiuso in redazione il:20 - 06 - 2014

Sommarion°28 giugno 2014

2 Emanuele Morandi Verso un umanesimo d’acciaio

5 Industria & Acciaio 2030 Il progetto

9 Domenico De Masi I 10 trend che ci cambieranno la vita

13 Dipak R. Pant Nuovi trend, ma acciaio sempre protagonista

15 Giorgio Barba Navaretti Obiettivo valore aggiunto 18 Gianfranco Tosini Acciaio: quale sarà l’assetto mondiale nel 2030

22 Stefano Scaglia Il futuro nella fabbrica intelligente

25 Aldo Bonomi Sfida green per un’industria che non si rassegna al declino

28 Scarica le slide dei relatori

29 Il videoservizio di Siderweb

30 La photogallery

Emanuele Morandi presidente Siderweb

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Dobbiamo pensarci prima di tutto in termini di FILIERA e ricordarci più spesso che le filiere operano nei territo-ri e sono fatte di persone, prima che di impianti, mac-chinari e capannoni. È necessario capire, elaborare in-sieme nuove strategie, usare l’immaginazione, definire nuove relazioni tra i vari stakeholder e fissare un sistema di priorità per una nuova prosperità, basata su un mo-dello di sviluppo che dia senso e significato al nostro vivere ed agire quotidiano, un NUOVO UMANESIMO DELL’ACCIAIO, appunto. Tutto questo noi lo abbiamo voluto realizzare coinvolgendo le associazioni in questa riflessione con un questionario che evidenzia alcuni temi caldi, che verranno approfonditi nei mesi che ci sepa-rano da Made in Steel con tavoli di lavoro dedicati. In-vitiamo tutti ad intraprendere con noi un percorso che abbiamo chiamato «Industria» (e sottolineo il termine Industria) e poi «Acciaio 2030». Restiamo convinti infatti che la manifattura, anche se una nuova manifattura o una manifattura diversa, sia il motore essenziale per una crescita solida, duratura e sostenibile. Occorre però met-terci d’accordo su cosa intendiamo oggi per crescita. E per metterci d’accordo, ripeto, dobbiamo parlarci e…ascoltarci. Un altro elemento di novità è la prospettiva temporale volutamente provocatoria: il 2030. Abbiamo fissato l’attenzione al 2030 non perché vogliamo atteg-giarci a maghi o profeti, ma perché vorremo ricordarci che i problemi di oggi sono il frutto delle scelte e delle decisioni che sono state prese nel passato. Sbagliate quando sono state dettate da logiche miopi, senza una visione e senza una strategia coerente di lungo perio-do. Ritengo sia cruciale usare i nostri cervelli e le nostre energie per superare le eccessive attenzioni ai fenome-ni di breve periodo, che pure devono richiedere i nostri sforzi e le nostre attenzioni, perché…le strategie non si costruiscono sulle macerie. Quando pensiamo al futuro l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che nascerà dal presente. Dobbiamo quindi individuare le tendenze di oggi NON per sapere con certezza come sarà il do-mani ma COME POTREBBE ESSERE, per comprenderlo e conoscerlo e poterlo SEMMAI migliorare con la nostra volontà, le nostre azioni ed il nostro CORAGGIO! Infine un ringraziamento a tutte le associazioni che hanno collaborato e che speriamo di riuscire a compensare con idee, informazioni e risultati concreti. Un grazie par-ticolare a Sergio Remi del consorzio AASTer per tutto il lavoro svolto con le interviste qualitative ed i questionari. Buon lavoro!

Emanuele Morandi presidente Siderweb

Un momento del convegno inaugurale di Industria & Acciaio 2030

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La crisi, o meglio la nuova realtà in cui siamo stati catapultati dal 2009, non permette più di sopravvi-vere alla giornata. Per tornare a crescere serve cambiare atteggiamento e sviluppare la capacità di utilizzare uno «sguardo lungo», che possa aiutare a fare scelte con cognizione di causa e proget-

tualità. Da queste premesse nasce il progetto di Siderweb «Industria & Acciaio 2030». Un progetto che è stato definito più volte ambizioso, ma che cerca di rendere concrete e condivise necessità, spunti e ipotesi di rilancio per dare vita ad un percorso di lavoro improntato a trovare risposte innovative al nuo-vo mondo in cui si è chiamati ad operare, sia quello presente che quello futuro. Con l’impegno a non fossilizzarsi sul breve termine, ma di arrivare sino al 2030, seguendo il motto del fondatore del movimen-to scout, Robert Baden Powell: «Quando pensate di guardare lontano sforzatevi di guardare ancor più lontano». Uno stile nuovo, in grado di vedere l’industria e l’acciaio in stretta relazione sui macro trend di sviluppo del mondo, e non decontestualizzati, in maniera da poter trarre vantaggio dalle scelte che si è chiamati a fare ogni giorno. Per questo Siderweb ha chiamato a far parte del comitato scientifico del progetto Gianpietro Benedetti (presidente Danieli), Aldo Bonomi (sociologo e fondatore del Consorzio A.A.S.TER), Antonio Gozzi (ad Duferco e docente universitario), Carlo Mapelli (ordinario di Metallurgia al Politecnico di Milano), Giuliano Noci (ordinario di Marketing al Politecnico di Milano), Dipak R. Pant (Docente di Antropologia e Sistemi Economici Comparati Università Cattaneo - LIUC), Marco Vitale (economista d’impresa), Luca Paolazzi (direttore dell’Ufficio Studi Confindustria), che insieme hanno elaborato il manifesto del progetto.

QUANDO PENSATE DI GUARDARE LONTANO SFORZATEVI DI GUARDARE ANCORA PIÙ LONTANO

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La globalizzazione, il progresso tecnologico, la digitalizzazione dell’economia e la profonda crisi che ha colpito le economie occidentali, ed in particolare l’Italia, stanno riconfigurando il modello sul quale si sono sviluppati ed hanno prosperato gli stati occidentali nel secondo dopoguerra. Per

questo motivo riteniamo che sia necessario analizzare in profondità l’attuale situazione, individuare una visione condivisa, definire nuove relazioni tra i vari stakeholder e fissare un sistema di priorità per una «nuova prosperità», basata su un modello di sviluppo che dia senso e significato al nostro vivere ed agire quotidiano. In particolare siamo convinti che:

L’industria e la manifattura siano il centro pulsante dell’economia europea, l’unico motore per una crescita solida e duratura, un irrinunciabile veicolo di innovazione e competitività globali; L’industria debba passare da un modello ancorato alle produzioni tradizionali verso una nuova visione, trainata dalle idee e dalle nuove tecnologie digitali, che riconfigureranno i comportamenti dei consumatori, e con un diverso orientamento ai bisogni dei clienti finali; Sia necessario un nuovo approccio di sistema. Il pensiero dominante precedente, basato sull’indi-vidualismo, sulla logica competitiva e sull’isolamento delle singole realtà è ormai superato, scalzato dalla necessità di condivisione delle eccellenze, delle menti e delle migliori energie, al fine di arrivare ad una cooperazione e ad un successo del sistema-Italia e del sistema-Europa.

Per questo motivo abbiamo pensato ad «Industria & Acciaio 2030»: una riflessione per interrogarci sul futuro del settore manifatturiero nazionale e continentale, con l’obiettivo di sforzarci per superare le eccessive attenzioni ai fenomeni di breve periodo e provare ad immaginare come si configurerà la manifattura in generale, ed il sistema acciaio in particolare, nel 2030. Perché vogliamo l’industria e l’acciaio rimangano il cardine di un’Europa protagonista sui mercati mondiali.

Il lavoro per dare corpo alle idee è iniziato lo scorso 4 giugno con il grande evento di lancio, nel quale sono stati rimarcati i macro trend di sviluppo umano e industriale per i prossimi anni. Inoltre, nella stessa occasione, è stata «scattata» la fotografia dello stato attuale dell’industria italiana attraverso un’in-dagine qualitativa e quantitativa realizzata dal Consorzio AASTer. Poste le premesse, nelle prossime settimane verranno avviati i tavoli di discussione dedicati alle principali tematiche di cambiamento individuate in fase preliminare, vale a dire: l’innovazione di prodotto, processo e strategica; le politiche energetiche e ambientali e le evoluzioni della distribuzione e della logistica. In occasione dell’edizione 2015 di Made in Steel, in programma dal 20 al 22 maggio, verrà presentato un elaborato finale in cui verranno riassunti spunti e risultati emersi al termine di un anno di lavoro il quale verrà sottosposto ai protagonisti della filiera dell’acciaio e alle istituzioni.

INDUSTRIA & ACCIAIO 2030 - IL MANIFESTO

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LE ASSOCIAZIONI CONTATTATE PER IL PROGETTO

ACAIACICAACIMAFAIMAISEMAIZAMAFONDANASTAANCANAPANCCEMANCEANCSEIANFIAANFIMAANIMAANIMPANITAANSFERAQUA ITALIAASCOMACASSIFERASSISTALASSOCATENEASSOFERLEGHEASSOFERMAASSOFERMETASSOFERRASSOFLUIDASSOFONDASSOFOODTECASSOFUMIASSOGRIGLIATIASSOMAOASSOMASEASSOMETASSONAVE

ASSOPOMPEASSOPREMASSOSEGNALETICAASSOTRATTORICECEDCENTRO INOXCICOFCIFITRACOMACOMPCOMAMOTERCOMIMETCOMPOCONAICONFARTIGIANATO EDILIZIACONFARTIGIANATO IMPIANTICONFARTIGIANATO MECCANICACONFTRASPORTOFACAPFEDERACCIAIFEDERBETONFEDERCOSTRUZIONIFEDERUNACOMAFIACFIOMFONDAZIONE PROMOZIONE ACCIAIORICREASIDERMACCHINESISMICUCCUCIMAUCIMUUCINAUCIPUCLAINOXUCMOLUCOMESA

UCTUILMUNICMIUNIPSAUNISAUNSERUPIVEB

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Da Milano…a Milano. Con destinazione futuro. Con il convegno del 4 giugno scorso ha avuto inizio il percorso di «Industria & Acciaio 2030», il progetto ideato da Siderweb che vedrà la sua conclusione durante la manifestazione Made in Steel 2015, che si terrà dal 20 al 22 maggio dell’anno prossimo nei padiglioni di Fiera Milano a Rho (Mi).

L’evento ha voluto mostrare sin dal principio il suo «carattere» innovativo e volto al futuro. E lo ha fatto partendo dal luogo dove si è svolto: le Officine del Volo. L’edificio dove è andato in scena il convegno, in passato ospitava le Fabbriche Caproni, costruite da Giovanni Caproni, uno dei massimi pionieri dell’aviazione mondiale e sorge accanto al campo militare dove venivano collaudati i biplani e i triplani prodotti nello stabilimento. La metafora è chiara: con «Industria & Acciaio 2030» Siderweb vuole cercare di «volare alto», in quanto è convinta che crisi strutturali si possano affrontare solo con visioni nuove, di maggior respiro.

Ed il carattere «alto» del convegno è stato testimoniato anche dai relatori intervenuti all’appuntamen-to milanese: Domenico De Masi (Professore di Sociologia del lavoro Università La Sapienza di Roma), Dipak R. Pant (Docente di Antropologia e Sistemi Economici Comparati Università Cattaneo - LIUC), Giorgio Barba Navaretti (Professore ordinario di Economia politica Università degli Studi di Milano), Aldo Bonomi (Fondatore e direttore Consorzio AASTER) e Stefano Scaglia (AD Gruppo Scaglia e Presidente Cluster Lombardo fabbrica Intelligente - AFIL).

Dopo il convegno inaugurale, seguiranno tre tavoli «verticali», che daranno vita ad un elaborato che sarà presentato durante la prossima edizione di Made in Steel, come spiegato nell’articolo preceden-te. Ma prima di andare avanti, facciamo un passo indietro. Torniamo al 4 giugno. Lo speciale realizza-to dalla redazione di Siderweb raccoglie gli atti, le dichiarazioni e la documentazione che sono stati proiettati durante l’evento di avvio di Industria & Acciaio 2030. Non resta che augurarvi buona lettura.

SI PARTE...DESTINAZIONE 2030

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Dieci trend e la ri-cerca di un nuovo modello. Questi, se-

condo Domenico De Masi (Professore di Sociologia del lavoro Università La Sa-pienza di Roma), gli undici fattori che caratterizzeran-no le vite di tutti noi da oggi al 2030. Il docente ritiene che longevità, tecnologia, economia, lavoro, ubiquità e plasmabilità, tempo libe-ro, etica, estetica, cultura ed androginia saranno le dieci variabili che subiran-no maggiori trasformazio-ni e che contribuiranno a creare un nuovo modo di vivere. Ma vediamo nel dettaglio questi trend.Longevità - Nel 2030 la po-polazione mondiale con-terà un miliardo di indivi-dui in più rispetto ad oggi. «La cosa interessante - ha commentato De Masi - è che non saranno solo boc-che, ma anche cervelli, una risorsa straordinaria quindi per tutta l’umanità». Ci sarà «un cervello colletti-vo di 7 miliardi di unità: mai sulla terra c’è stata una potenzialità così elevata». Le vite delle persone, poi, si allungheranno. «Potremo vivere fino a 730.000 ore, ri-spetto alle attuali 700.000. Vivranno più a lungo le persone più scolarizzate e con relazioni sociali più intense. Ci saranno un mi-liardo di obesi». L’aumento dell’età della popolazione, però, non si tradurrà in un aumento di popolazione «vecchia».

I 10 TREND CHE CI CAMBIERANNO LA VITA Per il docente «la maggio-ranza delle persone diven-ta vecchia soltanto negli ultimi due anni della pro-pria vita, durante i quali le spese farmaceutiche sono pari alla cifra impiegata per comprare medicine in tutta la vita precedente». Ciò significa che «aumen-terà la fascia d’età tra i 55 ed i 75 anni, persone che non sono vecchie, ma hanno la stessa forza fisica e psichica che una volta avevano i 50enni».Tecnologia - Nel 2030 un chip sarà piccolo quasi quanto un neurone umano e la sua potenza supererà un miliardo di transistor. «Il XXI° secolo sarà segnato dall’ingegneria genetica, con cui vinceremo molte malattie, e dalle nanotec-nologie, con cui gli oggetti si relazioneranno tra loro e con noi. Grazie all’informa-tica affettiva, i robot sa-ranno dotati di empatia». Le due discipline di punta nei prossimi anni saranno «l’ingegneria genetica e la nanotecnologia». La Cina, oggi, è al terzo posto mon-diale per gli studi nell’in-gegneria genetica ed al primo nelle nanotecnolo-gie». Proprio il Paese del Dragone, oggi, è al terzo posto mondiale per gli stu-di nell’ingegneria geneti-ca ed al primo nelle nano-tecnologie. Questo «è un elemento su cui riflettere». Economia - Tra 15 anni, il prodotto interno lordo pro-capite globale sarà cre-sciuto del 159%

rispetto ad oggi. «L’Occi-dente, però, avrà ridotto del 15% il proprio potere d’acquisto. Ciò significa che non siamo in presenza di una crisi, ma di una redi-stribuzione mondiale della ricchezza». In precedenza i Paesi sviluppati «cresce-vano perché rapinava-no i Paesi poveri, che ora però non lo consentono più». Nel futuro, quindi, la forbice si chiuderà, ciono-nostante «il Primo Mondo conserverà il primato nel-la produzione di idee, che significa creatività. I Paesi emergenti produrranno soprattutto beni materiali. Il Terzo Mondo fornirà ma-terie prime e manodopera a basso costo. Questa tri-partizione rimarrà nella sua sostanza fino al 2030». Ac-canto ai Bric (Brasile, Rus-sia, India, Cina) emerge-ranno i Civets (Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia, Sud Africa).

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Domenico De Masi - Professore di Sociologia del lavoro - Università La Sapienza di Roma

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Per precisare meglio la si-tuazione economica, De Masi ha fornito alcuni dati economici sul nostro Paese e sul mondo. «Analizzando l’andamento del PIL italia-no dal 1952 ad oggi – ha detto – si vede una ten-denza generale al rallenta-mento della crescita, che negli anni Sessanta era del 5,7% annuo e negli anni 2000 si è ridotta al +0,3%». In termini globali gli USA ri-mangono il Paese leader per prodotto interno lordo, mentre l’Italia è scivolata al 10° posto. La consisten-za del PIL pro-capite, che negli USA è di oltre 47.000 dollari mentre in Cina è di poco più di 4.400 dollari «spiega che è impossibi-le che i Paesi occidentali continuino a crescere e che la Cina si fermi». Lavoro - Nel 2030 molti la-vori manuali e molti lavori intellettuali di stampo ese-cutivo saranno assorbiti dalle macchine, trasferiti nei Paesi emergenti o affi-dati a immigrati. «Un terzo degli occupati – ha previ-sto De Masi - svolgerà man-sioni esecutive fisiche, un altro terzo svolgerà man-sioni esecutive intellettuali ed un ultimo terzo svolge-rà attività creative. Questo rappresenta una grande novità, in quanto la per-centuale di chi svolgerà un lavoro creativo sarà la più alta della storia». Gli addetti ai lavori esecutivi lavoreranno per un massi-mo di 60.000 ore nel corso della vita.

I 10 TREND CHE CI CAMBIERANNO LA VITA La tecnologia, che tende-rà a sostituire i lavoratori, provocherà un incremen-to dei Neet (Not engaged in Education, Employment or Training), persone che avranno il diritto di consu-mare, non di produrre. «La distribuzione della ricchez-za, del lavoro, del sapere, del potere, delle opportu-nità e delle tutele provo-cherà conflitti». Ubiquità e plasmabilità - Tra 15 anni la “nuvola” in-formatica avrà trasformato il mondo intero in un’unica agorà: «tele-apprendere-mo, tele-lavoreremo, tele-ameremo, ci tele-diverti-remo. Correremo perciò il rischio di diventare obesi per mancanza di moto e troppo astratti per man-canza di contatti materiali con i nostri simili». Di pari passo «il concetto di priva-cy subirà una trasformazio-ne radicale, tendendo a scomparire. Sarà sempre più difficile dimenticare, perdersi, annoiarsi, isolar-si. Grazie alla farmacolo-gia, ciascuno potrà inibire i propri sentimenti, acuirli, simularli o combinarli». Tempo libero - Ogni ven-tenne avrà davanti a sé più di 560.000 ore di vita. Per gli addetti a mansioni esecutive, il lavoro occu-perà meno di un decimo della loro vita, mentre 280.000 ore saranno dedi-cate alla cura del corpo e alla formazione e 220.000 ore saranno per il tempo libero. «Come occuparle? come evitare la noia?

Come crescere intellet-tualmente? Aumenterà la violenza o la pace socia-le? Occorrerà formarci al tempo libero, fin da oggi, più di quanto usiamo for-marci al tempo di lavoro».Etica - Il mondo sarà più ricco, ma resterà ineguale. «La visibilità delle disugua-glianze alimenterà movi-menti e conflitti». Il 75% dei lavoratori sarà impiegato nel settore terziario, dove il vantaggio competitivo dipende dall’affidabilità e dalla qualità delle pre-stazioni. «Dunque la socie-tà postindustriale sarà più onesta e trasparente di quella industriale. Se vor-remo avere successo, ci toccherà essere galantuo-mini». Estetica - Nel 2030, i cre-denti si appelleranno so-prattutto alla fede, i laici soprattutto all’estetica che, più di ogni altra di-sciplina, «si incaricherà dell’umana felicità». Le tecnologie saranno più precise di quanto occorra a coloro che le useranno. Ne consegue che la qua-lità formale degli oggetti interesserà più della loro scontata perfezione tec-nica. «L’estetica diventerà uno dei principali fattori competitivi e chi si dedi-cherà ad attività estetiche sarà più gratificato di chi si dedicherà ad attività pra-tiche». Cultura - L’omologazione globale prevarrà sull’iden-tità locale. «Tuttavia, ognu-no tenderà a diversificarsi dagli altri.

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Domenico De Masi - Professore di Sociologia del lavoro - Università La Sapienza di Roma

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La cultura digitale avrà soppiantato quella analo-gica. Energia ed ecologia saranno problemi prima-ri». L’istruzione sarà intesa come formazione perma-nente e occuperà alme-no 120.000 ore della vita. La maggiore produzione e trasmissione del sapere av-verrà secondo il criterio di “molti per molti”. «Questo rappresenta una vera e propria rivoluzione: per se-coli la cultura è stata fatta da pochi per pochi». Androginia - «Nel 2030 le donne vivranno tre anni più degli uomini a livello globale. Il 60% degli stu-denti universitari, dei lau-reati e dei possessori di master saranno donne. Molte donne sposeranno un uomo più giovane di loro. Molte avranno un fi-glio senza avere un mari-to, mentre agli uomini non sarà ancora possibile ave-re un figlio senza avere una moglie. Per tutto questo, le donne saranno al centro del sistema sociale e sa-ranno tentate di gestirne il potere con la durezza che deriva dai torti subìti nei diecimila anni precedenti. I valori “femminili” (esteti-ca, soggettività, emotività, flessibilità) avranno colo-nizzato anche gli uomini. Negli stili di vita prevarrà l’androginia». I dieci trend elencati da De Masi, quin-di, ci danno il quadro di come cambierà la nostra vita quotidiana. «Come re-agire a tutto questo?» Si è interrogato il docente.

I 10 TREND CHE CI CAMBIERANNO LA VITA «La situazione di base - ha dichiarato - secondo me è molto complessa, in quan-to non abbiamo un mo-dello di vita a cui ispirarci. Questa è la prima società nella storia che si trova in questa situazione. Viviamo in situazioni di disorienta-mento perché non c’è un modello di riferimento. Lo stesso vale anche per le imprese: Taylor e Ford sono ormai superati, ma non si vedono modelli alterna-tivi». Oltre ad affrontare i cambiamenti, quindi, «voi che vivete l’azienda avete la responsabilità ri-spetto a chi vi ha prece-duto di navigare a vista e continuamente creare e progettare avendo come bussola esclusivamente la navigazione a vista – ha concluso De Masi -. È un compito difficile, estrema-mente complesso. Ciono-nostante bisogna provarci e provare a progettarci ed a riprogettarci per affron-tare il futuro».

Domenico De Masi - Professore di Sociologia del lavoro - Università La Sapienza di Roma

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www.sideralba.it [email protected]

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Nel 2030 la società apparirà diversa da come la conoscia-

mo oggi. Ma non per que-sto l’acciaio avrà un ruolo meno importante nella vita delle persone. E nell’indu-stria mondiale. Lo ha soste-nuto durante il convegno inaugurale di Industria & Acciaio 2030 Dipak R. Pant (Docente di Antropologia e Sistemi Economici Com-parati Università Cattaneo - LIUC). Lo studioso nepale-se, per analizzare i possibili influssi dei cambiamenti fu-turi sul consumo di accia-io, ha scisso il problema in tre macro-titoli: umanità, tecnologia e business. Per ciò che concerne il primo, uno degli aspetti che con-dizionerà maggiormente la vita futura sul pianeta è «l’invecchiamento della popolazione, che sta cre-ando una nuova branca della tecnologia, ovvero la “gerontocnologia”.

NUOVI TREND, MA ACCIAIO SEMPRE PROTAGONISTA

A fronte di abilità psicofisi-che declinanti, il design e la tecnologia sono sempre più accompagnanti e sem-pre meno esigenti, contri-buendo a compensare le restrizioni che l’anzianità pone alla vita quotidiana. Nell’industria che realizze-rà i beni per le persone an-ziane il contributo della si-derurgia sarà tutt’altro che indifferente». «Secondo uno studio dell’ONU, il 15% della popolazione globale ha una qualche forma di disabilità - ha continuato Pant -. Di questi, moltissimi si trovano in Paesi in via di sviluppo, dove oltre il 90% dei disabili non ha acces-so nemmeno ad una sedia a rotelle». Il miglioramento delle condizioni economi-che generali, quindi, ed il maggior accesso a cure mediche ed a protesi po-trebbe avere un influsso non indifferente «anche nell’industria dell’acciaio, che potrebbe beneficia-re dell’aumento della do-manda in quest’ambito». Inoltre, Pant crede che «il massiccio bisogno di infra-strutture da rimodernare per il Primo mondo e da creare ex novo per i Paesi di nuova industrializzazio-ne porterà ad un rilancio dell’utilizzo dell’acciaio, che avrà un ruolo impor-tante non solo per le pro-prie qualità meccaniche ma anche per la sosteni-bilità del materiale, intera-mente riciclabile».

Dipak R. Pant - Docente di Antropologia e Sistemi Economici Comparati Università Cattaneo - LIUC

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Il rinnovamento non sarà solo per le infrastrutture dei trasporti, ma anche per quelle della rete ener-getica, dove l’acciaio da sempre ha una presenza decisiva.La tecnologia contribuirà all’aumento della richie-sta di acciaio. A partire dal suo impiego nel set-tore militare. «Anche se le grandi guerre saranno più rare, i focolai di tensione saranno sempre presenti a livello mondiale. Per la ge-stione degli scontri saran-no impiegati veicoli senza pilota, i droni, costruiti con l’impiego di acciaio. Inol-tre saranno impiegati mac-chinari e robot, costruiti in acciaio, per la bonifica da esplosivi». Ma i droni non esisteranno solo in campo militare. Anche in quello ci-vile avranno la loro parte. Uno degli impieghi è quel-lo del recupero di micro-appezzamenti di terreno attraverso la meccanica di precisione in agricoltu-ra. Un altro è quello nelle miniere o nel self-manifac-turing: «in futuro ci sarà un ruolo centrale dell’acciaio nell’industria».Per ciò che concerne l’as-setto del settore, invece, Pant ha sostenuto che «l’integrazione verticale con i produttori di mate-rie prime non sembra sia particolarmente proficua. La diversificazione a valle, con la realizzazione di pro-dotti finiti, invece, ha mag-giori potenzialità».

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Nel 2030 l’industria mondiale sarà dominata da tre

«macrofabbriche» che avranno un solo coman-damento: la ricerca del massimo valore aggiunto. Questo è il «quadro» dipin-to da Giorgio Barba Nava-retti (Professore ordinario di Economia politica Univer-sità degli Studi di Milano) durante il convegno inau-gurale del progetto «Indu-stria & Acciaio 2030». Il docente è partito dall’analisi dell’evoluzione della manifattura globa-le negli ultimi 40 anni. «Tra il 1970 ed il 2011 c’è stata una redistribuzione del-la redditività tra i diversi settori produttivi, con un incremento del peso dei servizi ed una diminuzione dell’industria e dell’agri-coltura». Di base, quindi, si sta assistendo «ad una terziarizzazione dell’attivi-tà economica». Questo processo, però, «non è a somma zero: la “torta” è cresciuta nel corso degli anni, in tutte le aree del mondo. In termini assoluti, il valore aggiunto reale tra il 1960 ed il 2012 è cresciuto incredibilmente non solo in Asia, ma anche in Europa e negli Stati Uniti, mentre per quel che concerne il numero di occupati c’è un netto predominio asia-tico». Il valore aggiunto re-ale per addetto, però, mo-stra un dato per certi versi sorprendente, «gli Usa

OBIETTIVO VALORE AGGIUNTO

nettamente leader, l’Euro-pa in un’ottima posizione e l’Asia con un risultato di poco superiore a quello africano ed al di sotto di quello sudamericano». Quando si pensa alla Cina come leader globa-le della manifattura, quin-di, per Barba Navaretti è necessario chiedersi «se questo risultato è dovuto ad un incremento dell’ef-ficienza o all’aumento del mercato. E la risposta che emerge chiaramente è la seconda». Scomponen-do la crescita del valore aggiunto nei suoi elementi fondamentali, ovvero pro-duttività e numero di lavo-ratori, si nota che «mentre Europa e Usa incrementa-no il risultato grazie ad un miglioramento della pro-duttività, l’Asia (domina-ta dalla Cina) cresce per l’aumento degli occupa-ti». Ed è proprio in questa constatazione che risiedo-no le speranze per l’indu-stria europea. «Penso che il futuro della manifattura sia legato ad un alto valo-re aggiunto e ad un bas-si livello di occupati – ha proseguito Barba Nava-retti -. Per questo motivo ri-tengo che non ci sarà mai la delocalizzazione in toto della produzione verso i Paesi emergenti: non può durare un processo di tra-sferimento esclusivamente legato al basso costo del lavoro. È stato certamente un driver importante ma

Giorgio Barba Navaretti - Professore ordinario di Economia politica Università degli Studi di Milano

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go». La vera partita, quin-di, si disputerà attorno al valore aggiunto. Oltre a questo aspetto, sarà ne-cessario ragionare in ter-mini geografici, sulle cate-ne globali del valore. «Noi tendiamo sempre a pen-sare al valore del prodot-to finito, ma è interessante analizzare la percentuale di valore aggiunto stranie-ro contenuto nei prodotti esportati. In Europa me-diamente in ogni prodotto esportato c’è un 30%-35% di valore aggiunto este-ro, un livello simile a quel-lo dell’Asia. All’interno dei continenti, però, ci sono situazioni radicalmente di-verse tra stato e stato: per esempio la percentuale di valore aggiunto estero in-clusa nei prodotti cinesi è molto più elevata di quella presente nei prodotti giap-ponesi, e lo stesso discorso vale per Ungheria ed Italia.

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E se il possesso di un’industria di base che produce beni a basso valore aggiunto può essere un primo passo verso una crescita in-dustriale, questo processo «è lun-go e non ha un esito certo. Non credo sia in corso un trasferimen-to totale dell’industria nei Paesi emergenti - ha dichiarato Barba Navaretti -. Questi ultimi hanno mercati molto grandi e che au-mentano la propria domanda con costanza e su ritmi sostenuti. Ciò non vuol dire che non ci sia più uno scopo per l’industria eu-ropea o americana. Certamen-te, però, i nostri industriali dovran-no attrezzarsi per incorporare una quota sempre maggiore di ser-vizio ai propri prodotti: questo è l’unico modo per mantenere una leadership sul valore aggiunto per addetto». Nonostante queste attenzioni, Barba Navaretti non esclude che ci sarà, in futuro, una convergenza dei Paesi emergenti verso la produttività dei Paesi svi-luppati, con una sempre maggior concorrenza sul valore aggiunto. «Ma la competizione sul valore aggiunto è tutt’altra cosa rispetto a quella sul basso costo del lavoro - ha concluso Barba Navaretti -. Penso che in futuro emergerà un assetto mondiale dell’indu-stria nel quale ci saranno tra ma-crofabbriche, quella europea, quella asiatica e quella ame-ricana, ognuna con una sua ragione di esistere ed ognuna con un proprio mercato». E con una concorrenza «basata, ov-viamente, sul valore aggiunto».

OBIETTIVO VALORE AGGIUNTOGiorgio Barba Navaretti - Professore ordinario di Economia politica Università degli Studi di Milano

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Come sarà l’in-dustria siderur-gica mondiale

nel 2030? Quali saranno i cambiamenti rispetto alla situazione attuale? Ha ri-sposto a queste domande Gianfranco Tosini, respon-sabile dell’Ufficio Studi di Siderweb, che ha analizza-to quattro variabili: la geo-grafia, la concentrazione, i processi produttivi ed il fabbisogno di rottame.La geografia – La distribu-zione geografica della pro-duzione mondiale dell’ac-ciaio ha conosciuto una rapida evoluzione a partire dalla metà degli anni No-vanta, con un ruolo signi-ficativo giocato dai gran-di Paesi emergenti (Cina, Brasile, Russia e India).Lo scossone al mercato lo ha dato l’ascesa delle eco-nomie asiatiche, in parti-colare quella della Cina, la cui quota sulla produzione

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mondiale di acciaio dal 13% del 1995 è salita al 49% nel 2013. La Cina consuma più acciaio di qualsiasi al-tro Paese; nel 2013, con una produzione di 779 mi-lioni di tonnellate, il Paese si è confermato esportato-re netto, con una saldo di circa 47 milioni di tonnella-te. In Brasile sono stati fatti forti investimenti per au-mentare la capacità pro-duttiva, passata da 37 a 51 milioni di tonnellate. Inol-tre, i principali gruppi bra-siliani (CNS, Gerdau, Usi-minas) sono impegnati in acquisizioni nel continente americano, ma anche in importanti innovazioni tec-nologiche. La CIS (ex URSS) produce il 7% dell’acciaio mondiale, ma ne consuma solo il 4%; i consumi interni sono in crescita, ma reste-rà ancora per diversi anni il secondo maggiore espor-tatore netto dopo la Cina. L’India, quarto produttore mondiale di acciaio, ha una situazione abbastanza equilibrata fra domanda e offerta, con una saldo net-to import-export presso-ché nullo. È il paese con la maggiore quota di produ-zione di acciaio all’estero, grazie all’acquisizione di diverse imprese siderurgi-che soprattutto europee da parte di due importan-ti gruppi indiani. L’Unione Europea e il nord America hanno invece registrato un sensibile ridimensiona-mento della produzione di acciaio sia in valore asso-luto che in termini relativi.

Oggi rappresentano il 18% della produzione mondia-le di acciaio, rispetto al 35% del 1995. Gran parte del differenziale compe-titivo dei Paesi emergenti deriva dalla disponibilità di un approvvigionamen-to energetico a bassi costi, oltre che di contrazioni dei costi dovuti alle condizioni lavorative e ai salari note-volmente più bassi ed ai mi-nori vincoli ambientali. La qualità, però, non è anco-ra ai livelli più alti, almeno per quanto riguarda deter-minate produzioni a mag-gior pregio. Sarebbe però sbagliato ritenere che dai Paesi emergenti possa ve-nire solo una concorrenza da dumping “sociale” ed ambientale, ma non sulla qualità, perché hanno si-derurgie prevalentemente basate sul ciclo integrale con tecnologie obsolete. Questo effetto dumping evidentemente esiste, e vanno implementate po-litiche integrate e globali per contrastarlo, ma si sba-glierebbe se si contasse su un mantenimento di diffe-renze significative nei livelli qualitativi delle produzioni. Da qui al 2030 è plausibile un ulteriore ridimensiona-mento della siderurgia eu-ropea; la quota dell’Unio-ne europea scenderà a circa il 9%, mentre quella degli altri Paesi europei subirà una diminuzione più ridotta che si attesterà poco sotto il 9%. La Cina consoliderà la propria quota portandola dal 49

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Gianfranco Tosini - Responsabile Ufficio Studi Siderweb

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al 51 per cento, mentre quella degli altri Paesi asia-tici si ridurrà di circa 1 pun-to. L’unica a registrare un significativo progresso sarà la siderurgia mediorientale e africana che raddoppie-rà gli attuali volumi produt-tivi, portando al quota sul totale mondiale dal 2,6 al 4,7 per cento. La concentrazione - L’indu-stria siderurgica mondiale è ancora relativamente frammentata: il più gran-de produttore, Arcelor Mit-tal, arriva a coprire il 6% del mercato. Le 10 maggiori imprese rappresentano insieme il 28% della produ-zione di acciaio e le prime 50 il 65%, rispetto al 52% del 1995. Il settore siderurgico resta pertanto fortemente condizionato dai fornitori di materie prime e dai prin-cipali consumatori, a parti-re dalle industrie dell’auto, che invece sono più con-centrate. Le tre maggiori imprese minerarie mon-diali posseggono il 78% dei giacimenti di minerale di ferro conosciuti, mentre le 5 maggiori case automo-bilistiche assorbono il 60% del mercato. Anche per queste ragioni, oltre che per motivi di economie di scala e di razionalizza-zione della produzione a livello mondiale, è attesa un’accelerazione nel pro-cesso di concentrazione tra i produttori di acciaio e si ipotizza che si possa ar-rivare entro il 2030 ad una situazione che veda i primi 50 produttori coprire una

ACCIAIO: QUALE SARA' L’ASSETTO MONDIALE NEL 2030?

quota di almeno il 75% del mercato. Questa maggio-re concentrazione oligo-polistica potrebbe portare ad una maggiore stabilità dei prezzi e dei mercati, in una situazione tendenziale che continuerà a vedere un aumento dei consumi mondiali di acciaio. Tra i primi 50 produttori mon-diali ben 30 saranno cine-si, rispetto ai 27 di oggi e ai soli 4 del 1995. Si ridurrà invece ancora la presen-za di produttori europei e nord americani, che dai 22 del 1995 si sono ridotti a 5 nel 2013 e scenderan-no a 4 nel 2030. Ormai la maggior parte della side-rurgia europea è control-lata da gruppi multina-zionali che hanno i propri centri decisionali altrove. I processi produttivi - Ne-gli ultimi quindici anni la

produzione di acciaio tra-mite forno elettrico è au-mentata arrivando ad una quota di circa il 30% della produzione totale, con differenze significative da un’area all’altra: si va da un minimo del 10% in Cina ad un massimo dell’82% in Africa e Medio Orien-te. In America, la quota di acciaio ottenuta con for-no elettrico ha superato il 50%, mentre nell’Unione Europea e negli altri Paesi asiatici si è già abbondan-temente oltre il 40%. Entro il 2030 si prevede che la quota di acciaio relati-va agli impianti con for-no elettrico possa salire al 40% per effetto della pro-secuzione delle tendenze in atto e il raddop-pio della quota cinese dal 10 al 20 per cento. TO

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Gianfranco Tosini - Responsabile Ufficio Studi Siderweb

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Le ragioni del crescente utilizzo dei forni elettrici per la produzione di acciaio, in contrapposizione agli altoforni, sono molteplici e legate a ragioni di carat-tere metallurgico, ai costi degli impianti, alle spese d’esercizio, al rendimento ed alla notevole versatilità delle acciaierie che utiliz-zano tale tecnologia. Due sono gli aspetti importanti che, in diverse circostanze, possono limitare o frenare lo sviluppo del forno elet-trico: il costo dell’energia, che incide sensibilmente sul costo totale di produ-zione dell’acciaio, e la disponibilità di rottame. Questo secondo aspet-to è rilevante per i Paesi emergenti che non hanno un’industria a valle in gra-do di produrre rottame a sufficienza per alimentare i forni e quindi sono costret-ti ad importarlo. Le princi-pali linee di sviluppo tec-nologico dei processi per l’ottenimento di semipro-dotti e prodotti siderurgici innovativi o innovati con ciclo elettrico riguardano il passaggio a forni elettrici a ridotto consumo ener-getico e impatto ambien-tale (tecnologia Icsmelt e Comsteel) nonché il tratta-mento di affinazione fuori forno con flusso semicon-tinuo. Per quanto riguarda invece il ciclo integrale si prevede lo sviluppo e l’af-fermazione di processi che comprendono, in sequen-za, la riduzione/fusione diretta per la produzione

ACCIAIO: QUALE SARA' L’ASSETTO MONDIALE NEL 2030?

di ghisa a partire da mine-rale e carbone (tecnolo-gia Clean Smelt) e la suc-cessiva affinazione della ghisa in acciaio, integrata con eventuali trattamenti.Per ambedue le filiere è poi prevista, a valle, l’afferma-zione della tecnologia di colaggio diretto a nastro (tecnologia Strip casting).Il fabbisogno di rottame - Lo spostamento dal ciclo integrale al ciclo con for-no elettrico comporterà un aumento della doman-da di rottame, con possibili tensioni sui prezzi a causa dei limitati quantitativi di materia prima di cui po-tranno disporre le siderur-gie dei Paesi emergenti. Ri-spetto alla questione critica dell’approvvigionamento del rottame, una possibile soluzione potrebbe essere quella di sostituire nei forni elettrici il rottame di ferro mancante con una misce-la bilanciata di pre-ridotto e ghisa solida da produrre in impianti con tecnologia “Smelting Reduction” utiliz-zando il processo Corex o Finex. Il primo è un proce-dimento per la produzione di acciaio grezzo allo stato liquido che, contrariamen-te a quanto avviene per il processo dell’altoforno, non richiede l’uso di coke. Questo processo è stato sviluppato negli anni Set-tanta in Brasile e risulta oggi utilizzato in Sudafrica da ISCOR, in India da Jindal Steel, in Corea da Posco e in Cina da Baosteel. Il pro-cesso di riduzione/fusione

FINEX produce metallo fuso con qualità equivalente a quello convenzionale in al-toforno utilizzando diretta-mente minerale di ferro e carbone e non coke. Esso elimina la necessità degli impianti di processo per gli agglomerati e il coke ne-cessari per le materie prime del processo tradizionale.La tecnologia di preriduzio-ne ha raggiunto un grado di affidabilità ed efficienza notevole, tanto che im-portanti imprese siderurgi-che (come voestalpine in Austria e Nippon Steel in Giappone) stanno inve-stendo su questa tecno-logia allo scopo di evitare investimenti nelle proprie cokerie, i cui ritorni eco-nomici potrebbero rivelarsi molto critici a causa delle progressive restrizioni im-poste dalle normative am-bientali. L’economicità di questo processo è fonda-mentalmente legata al co-sto del gas naturale. Non a caso questa tecnologia è molto sviluppata nei Paesi con bassi costi energetici o che hanno disponibilità di minerale in loco. Infatti, oltre l’80% del pre-ridotto viene oggi realizzato in soli 7 Paesi: India, Iran, Russia, Messico, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi. Nel 2030 si prevede che il 47% del pre-ridotto verrà prodotto in Medio Orien-te, il 22% in Asia, il 19% in America e il 9% in Russia.

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Gianfranco Tosini - Responsabile Ufficio Studi Siderweb

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Dopo la teoria, la pra-tica. Una pratica che si incarna nella

testimonianza diretta di un imprenditore che sta pun-tando sull’innovazione e sul futuro. Fiorenza Bonetti, giornalista di Siderweb, ha intervistato durante il con-vegno iniziale di «Industria & Acciaio 2030», Stefano Scaglia (AD Gruppo Sca-glia e Presidente Cluster Lombardo fabbrica Intel-ligente - AFIL) sui temi dei prodotti e dei processi nella fabbrica del futuro. Bonetti: «Visione, coope-razione, conoscenza: po-trebbero essere queste le tre parole d’ordine della sua esperienza imprendi-toriale?»Scaglia: «La realtà dove la-voro è attiva nel compar-to della meccanica, per il quale produciamo com-ponenti. Siamo la classica azienda a conduzione fa-migliare, con un fatturato di circa 100 milioni di euro. Guardando indietro alla mia esperienza in azienda, posso dire che quando en-trai nel gruppo, una decina di anni fa, notai che l’auto-mazione e la ricerca veni-vano fatte un po’ “guar-dandoci l’ombelico”. Era presente il classico “guru”, una persona che sapeva tutto nell’ambito tecnico e che avrebbe dovuto risol-vere tutti problemi. La vita associativa in Confindustria Bergamo, invece, ha con-tribuito a farmi cambiare idea sull’innovazione: mi sono aperto verso i colleghi

IL FUTURO NELLA FABBRICA INTELLIGENTE

ed ho iniziato a confron-tarmi anche con il mondo mondo dell’università, ver-so la quale nutrivo alcuni pregiudizi. Con il passare del tempo, però, mi sono reso conto che, invece di fare innovazione “guar-dandoci la punta dei pie-di” era fondamentale ri-volgere lo sguardo fuori dai confini della mia socie-tà. Ho scoperto nel nostro mondo universitario tantis-simo valore e persone con una mentalità d’impresa, che vogliono lavorare con le aziende e che hanno tecnologie che vogliono condividere. Questo ba-gaglio di esperienza mi è stato molto utile quando successivamente ho pro-mosso un consorzio di una ventina di imprese, alcu-ne anche di grandissime dimensioni come Tenaris e Brembo, ed alcune ad-dirittura concorrenti, su specifici progetti di ricer-ca. Questo percorso è sta-to molto positivo non solo per i risultati raggiunti, ma perché ho scoperto che l’innovazione collaborati-va rappresenta una mar-cia in più per l’azienda: più si è, più si lavora, mi-gliori risultati si ottengono. È una parte fondamenta-le di quel “fare sistema” che oggi tutti richiedono». Bonetti: «In quest’ottica va anche l’AFIL, l’Associazio-ne Fabbrica Intelligente Lombardia. Ci può rac-contare questo progetto?» Scaglia: «Per spiegare AFIL bisogna fare un passo

indietro dal concetto di cluster. Il cluster è un’ag-gregazione di imprese con università e stakeholder pubblici che hanno l’obiet-tivo di far nascere attività e di promuovere l’innovazio-ne. È uno strumento molto usato in Europa e che oggi sta prendendo piede an-che in Italia. In Lombardia, la Regione ha creato nove cluster che coinvolgono nove segmenti strategici per l’industria. L’ente de-stinerà ingenti fondi per finanziare questi aggrega-ti. Tornando ad AFIL, stia-mo cercando di lavorare in direzione della fabbri-ca “smart”, creando una community, cercando di far nascere dei progetti fat-tivi e collaborando anche con altre regioni europee. Credo che sia un percor-so giusto ed irrinunciabile: anche se molti imprendi-tori hanno poco tempo da dedicare a progetti di questo tipo, sono convinto

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Stefano Scaglia - AD Gruppo Scaglia e Presidente Cluster Lombardo fabbrica Intelligente - AFIL

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che con la pazienza ne-cessaria, stabilendo i contatti con le Universi-tà e con professori mo-tivati, i risultati arriveran-no. E saranno positivi».Bonetti: «Secondo lei è possibile applicare nuo-ve soluzioni anche ad un’industria matura come quella dell’acciaio?»Scaglia: «Non ho una co-noscenza specifica della siderurgia che mi consen-ta di rispondere a questa domanda. Posso però dire che tutti i manifatturieri ita-liani, o quasi, sono “matu-ri”, ma ciononostante con-tinuano ad evolvere. In futuro mi aspetto un trend generale che premierà il

IL FUTURO NELLA FABBRICA INTELLIGENTE

tempo rispetto allo spazio: ci sarà quindi la necessità di agire più rapidamente. Inoltre scompariranno le fabbriche monolitiche: non ci sarà più un sito che pro-duce e spedisce in tutto il mondo, ma la produzione si frammenterà ancora, si delocalizzerà, si specia-lizzerà. Ci sarà bisogno di prodotti personalizzati con tempi di consegna rapidis-simi. E dovremo adattarci. Inoltre ci sarà una rivolu-zione nelle comunicazio-ni che ci permetterà una maggiore integrazione tra fabbrica e clienti. Il self-manifacturing (stampanti 3D) favorirà ulteriormente la delocalizzazione, con

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Stefano Scaglia - AD Gruppo Scaglia e Presidente Cluster Lombardo fabbrica Intelligente - AFIL

nuove problematiche: non sarà più distintiva la capacità di produrre, ma quella di innovare, di cre-are idee nuove, di gestire un’enorme massa di dati e di tutelare i propri progetti. Insomma, ci sarà molto da lavorare e crediamo che farlo con le istituzioni, l’uni-versità, i clienti ed i concor-renti sia il modo migliore per poter continuamen-te innovare e crescere».

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Declino? Decresci-ta? Nemmeno per sogno. Gli industriali

italiani intervistati dal Con-sorzio AASTer nei giorni precedenti al convegno inaugurale di Industria & Acciaio 2030 non credo-no in un futuro da «riserva» per la manifattura italiana. Di seguito le conclusioni emerse dall’indagine ed alcuni dati «quantitativi» con le risposte alle doman-de poste dal Consorzio ai protagonisti della filiera. Sfide future - Essere prota-gonista della green eco-nomy, produrre acciai sempre più adeguati ai diversi utilizzi e valorizzare i servizi d’assistenza tecnica e commerciale in una logi-ca di maggiore integrazio-ne della filiera. Sono queste le principali sfide della side-rurgia italiana per i prossimi anni che sono state indica-te nelle interviste, sia qua-litative, sia quantitative, realizzate presso diverse associazioni di rappresen-tanza di produttori, distri-butori e utilizzatori d’ac-ciaio. L’attuale crisi può

SFIDA GREEN PER UN’INDUSTRIA CHE NON SI RASSEGNA AL DECLINO

portare all’indebolimentodelle economie euro-pee a vantaggio delle economie emergenti, oppure può essere l’oc-casione per un rilancio fon-dato su due pilastri: la co-noscenza e la sostenibilità.Anche nella green eco-nomy ci sarà bisogno d’acciaio e la siderurgia italiana dovrà essere in grado di sostenere l’evo-luzione dei processi pro-duttivi in tutti i settori più importanti della nostra economia, quali sono quelli dell’edilizia, del de-sign, della trasformazione agroalimentare, della mo-bilità , della meccanica edell’automazione, del tra-sporto di energia e delle stesse energie rinnovabili.All’interno di un mercato sempre più aperto e con-correnziale i settori in cui le imprese devono inve-stire sono: la sostenibilità ambientale dei processi produttivi; il risparmio e l’efficienza energetica; l’utilizzo di nuovi materia-li; le innovazioni di pro-cesso e di prodotto; la formazione e gli investi-menti in conoscenza, le collaborazioni tra imprese e lo sviluppo di sistemi lo-gistici sempre più efficienti.Investimenti di questo tipo imporranno un crescente coinvolgimento dei pro-duttori e dei distributori di acciaio nei processi d’in-novazione delle aziende manifatturiere. Tra le impre-se siderurgiche vincerà chi sarà in grado di interagire con i propri committenti,

non solo per rispettare i capitolati, ma affiancan-do i progettisti ed i tecnici coinvolti nella realizzazione di produzioni innovative.La siderurgia può essere un soggetto importante della green economy e deve comunicare questo suo ruolo, anche per recu-perare, presso l’opinione pubblica, un’immagine e una reputazione in parte compromesse da casi na-zionali che, seppur impor-tanti, non sono comunque rappresentativi dell’inte-ra siderurgia nazionale.Relativamente ai temi del-la sostenibilità energetica e ambientale, la siderurgia italiana è già da anni im-pegnata in un complesso processo di riconversione: • quasi il 15% del tota-le degli investimenti an-nuali in siderurgia è de-dicato ad interventi di carattere ambientale;• oltre il 70% della produ-zione nazionale d’acciaio viene realizzato in impian-ti dotati di sistemi volon-tari di gestione ambien-tale certificati ISO 1400;• circa il 70% di tutti i ri-fiuti generati dai proces-si siderurgici sono avviati a recupero, per ricavar-ne nuove materie prime o prodotti (il 100% della loppa di altoforno, il 75% della scoria di forno elet-trico, il 90% delle polveri dei fumi delle acciaierie);• la siderurgia italiana ha ridotto di oltre il 40% le pro-prie emissioni specifiche di CO2 a partire dal 1990; • i consumi di acqua per

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usi industriali delle accia-ierie italiane si sono com-plessivamente ridotti del 14% dal 2005 ad oggi;• i consumi energeti-ci per tonnellata di ac-ciaio prodotto in Italia si sono ridotti di circa il 20% dal 1990 ad oggi.Il principale contributo che la siderurgia italiana può dare al processo di transi-zioni verso “un’economiaverde” riguarda il riciclag-gio del materiale ferroso. Il rottame è l’unica “mi-niera” di materie prime, per la siderurgia e per le imprese della filiera oggi esistente in Italia: il suo riuti-lizzo rappresenta una risor-sa strategica, sia sul piano economico, sia su quello ambientale. Solo recente-mente l’Unione Europea è giunta a definire il rottame un “non rifiuto” e quindi a semplificarne la commer-cializzazione ed il riciclo.In questo processo di ri-conversione della nostra siderurgia, emerge chia-ramente l’esigenza di poli-tiche volte a definire qua-le dovrà essere l’assetto dell’industria di base nazio-nale ed europea e a ridur-re il differenziale competi-tivo rispetto alle economie emergenti. Ciò è necessa-rio se non si vuole lasciare interi settori dell’economia nazionale e continentale dipendenti dalle fornitu-re di acciaio di Paesi che stanno diventando nostri concorrenti anche nelle fi-liere a valle della siderurgia. Altrettanto importante è però il ruolo che le imprese

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possono svolgere nel loro insieme, rafforzando la lorocapacità di essere filie-ra produttiva, incremen-tando le collaborazioni e lo scambio di compe-tenze, valorizzando le di-mensioni della logistica e dei servizi innovativi. Per troppo tempo le imprese produttrici, distributrici e utilizzatrici d’acciaio han-no rappresentato realtà separate, frammentate e non comunicanti ed è an-che in un rinnovato ruolo delle loro associazioni di rappresentanza che va ricercato il superamen-to di questo problema. Percepirsi come filiera si-gnifica riconoscere istanze e prospettive comuni, ma anche parlarsi, far circolareinformazioni e idee, rico-noscersi come parti diver-se di un unico sistema, la cui crescita è un beneficio per tutti, e non solo per una parte di esso. Rico-noscere le interdipenden-ze esistenti, e non solo le conflittualità e le tensioni interne al sistema, diventa pertanto cruciale per far sì che la filiera si riconosca come tale, e come tale progetti la sua evoluzio-ne e il suo sviluppo futuro.Questo è ciò che si pro-pone il percorso che ver-rà avviato con «Industria & acciaio 2030»: mette-re attorno ad un tavolo i diversi attori della filiera dell’acciaio e - lascian-do per un momento da parte i problemi del con-tingente - cominciare a ragionare e a progetta-

re insieme l’evoluzione dell’industria nazionale dell’acciaio, da qui al 2030.Le risposte delle associa-zioni – Il ruolo di «secon-da schiera» non si addi-ce all’industria italiana. Questo è ciò che pensa la maggioranza degli in-tervistati dal Consorzio AA-STer: solo il 12,5%, infatti, si dichiara d’accordo con il declino italiano, mentre il 37,5% è in disaccordo ed il 43,7% ritiene che l’Italia manterrà la leadership ma solo in alcuni settori. Qua-li? A spartirsi il primo posto sono la meccanica ed il comparto moda-design (entrambi con il 28,6% del-le risposte), mentre l’ali-mentare rimarrà leader per il 23,8% ed il turismo per il 19%. Per ciò che con-cerne gli effetti della crisi economica, il 50% è con-vinto che le conseguenze più negative si siano già manifestate, contro il 50% che pensa che dovranno ancora manifestarsi. Il 70% del panel ritiene che l’Ita-lia abbia subito un declas-samento strutturale, men-tre il 56,3% che le difficoltà economiche abbiano se-lezionato le migliori risorse del Paese. Il 74,9%, infine, non è d’accordo con l’af-fermazione «la crisi è supe-rata, l’economia è avviata verso una chiara ripresa».Per rilanciare l’economia tricolore, i tre elementi fondamentali per le asso-ciazioni saranno la ripresa della domanda dei Paesi Ue (56,2% del campione), quella degli investimenti in-

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terni (50%) e quella dei con-sumi delle famiglie (43,7%). Guardando all’estero, le aree del pianeta che nei prossimi 15 anni offriranno maggiori opportunità per l’economia italiano sono Russia e CSI (voto 7 su 10) e la Grande Asia (6,4), men-tre l’Africa sub sahariana ottiene il «voto» minimo: 4,2. Le sfide che le aziende manifatturiere italiane do-vranno affrontare, secon-do le persone che hanno risposto, sono la scarsa propensione alla coope-razione tra imprese (50%), la mancanza di strategie e piani di lungo periodo (43,7%) e la sottocapitaliz-zazione (37,5%). Dal punto di vista degli investimenti, bisognerà puntare soprat-tutto sulla penetrazione commerciale nei mercati esteri (voto 7,8 su 10), sul risparmio e sull’efficien-za energetica (7,7), sulle reti di fornitura interna-zionali (7,4) e sulla forma-zione del personale (7,1). Concentrando il discorso sul settore dell’acciaio, il 62,5% del panel crede che l’industria siderurgica ita-liana rimarrà competitiva a livello mondiale nono-stante le attuali difficoltà e l’87,4% ritiene che il com-parto sia ancora strategi-co per il nostro Paese. Per il 74,9% degli intervistati l’utilizzo di acciaio nell’am-bito delle produzioni delle imprese rappresentate è rilevante o molto rilevante e per l’81,2% l’importan-za dell’utilizzo di acciaio nei prossimi 15 anni rimar-

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rà invariata o aumenterà. Il 56,2% del campione è convinto che l’acciaio, da oggi al 2030, non sarà sosti-tuito da altri materiali. Non per questo, però, il merca-to dovrà rimanere immo-bile. Per il 53,3%, infatti, la relazione diretta tra utiliz-zatori e produttori di ac-ciaio è inesistente o molto scarsa oggi e per il 92,9% nei prossimi anni andran-no ricercate forme di col-laborazione tra produttori ed utilizzatori per adegua-re l’offerta alla domanda. Anche la distribuzione do-vrà mutare: per il 66,6% l’offerta dei distributori dovrà dotarsi di un mag-

gior contenuto di servizi. Infine, per quanto con-cerne le associazioni di rappresentanza, secondo gli intervistati l’innovazio-ne tecnologica (56,2%), la crescita dimensiona-le attraverso alleanze (50%), la minaccia del miglioramento qualitativo dell’offerta dei competi-tor emergenti (43,7%), le politiche industriali a livello nazionale e comunitario (37,5%) e l’aumento della produttività (25%) saranno le principali cinque varia-bili che determineranno lo sviluppo delle imprese nel settore di apparte-nenza da oggi al 2030.

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Aldo Bonomi - Fondatore e direttore Consorzio AASTER

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CONSULTA LE SLIDE PRESENTATE DAI RELATORITrend, evoluzioni e prospettive. Ma anche numeri, analisi ed uno studio ad hoc realizzato dal responsabile dell’Ufficio Studi di Siderweb, Gianfranco Tosini, sulle prospettive e gli scenari dell’industria siderurgica da oggi al 2030. Questo il materiale contenuto nelle slide proiettate durante il convegno inaugurale di Industria & Acciaio 2030, a cui si potrà accedere cliccando sui link sottostanti. Buona lettura!

Domenico De Masi «2030: 10 trend»

Dipak R. Pant «Trend and scenarios of humanity, technology and business:

implications for steel and industry»

Giorgio Barba Navaretti «Evoluzione al 2030 del settore manifatturiero»

Stefano Scaglia «Prodotti e processi della fabbrica del futuro»

Gianfranco Tosini «L’acciaio del 2030: gli scenari e le prospettive»

Consorzio AASTer I risultati dell’indagine realizzata intervistando le associazioni di categoria

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GUARDA IL SERVIZIO E LE INTERVISTE

Il videoservizio di Siderweb

Clicca sull’immagine sottostante per visualizzare il servizio realizzato dalla redazione di Siderweb al termine del convegno inaugurale del progetto «Industria & Acciaio 2030», che si è tenuto a Milano lo scorso 4 giugno. Nel filmato si potranno vedere ed ascoltare gli interventi di: Dipak R. Pant (Docente di Antropologia e Sistemi Economici Comparati Università Cattaneo - LIUC), Stefano Scaglia (AD Gruppo Scaglia e Presidente Cluster Lombardo fabbrica Intelligente - AFIL) ed Aldo Bonomi (Fondatore e direttore Consorzio AASTER).

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guarda il videoservizio di Siderweb

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Non tutto si può spiegare solamen-te con i numeri. È

però certo, che, spesso, senza il loro supporto è difficile sostenere qualsiasi tesi. Nel caso di Made in Steel, i numeri in questio-ne sono due: 15 e 2500. Il primo corrisponde ai giorni effettivi dall’apertura del-le iscrizioni all’unica con-ference & exhibition della filiera dell’acciaio, fissata nello scorso 27 maggio. Duemilacinquecento, in-vece, sono i metri quadri di superficie espositiva già acquistati da alcuni dei principali player naziona-li della produzione e del commercio di materiale siderurgico. Si apre, quindi, nel migliore dei modi la se-sta edizione di Made in Ste-el che, dal 20 al 22 maggio 2015, andrà in scena con molte e preziose novità. Si parte dalla location. Dopo quattro edizioni a Brescia e l’ultima, nel 2013, presso il polo espositivo di fieramilanocity, nel 2015 l’evento si trasferirà pres-so il più importante e pre-stigioso centro fieristico europeo: l’avveniristica fieramilano (Rho). La di-mensione, ma anche il rilievo della manifestazio-

ne hanno raggiunto il loro picco di importanza, tanto per la considerazione in-ternazionale guadagnata, quanto per la presenza di player leader nel mercato internazionale di tutta la filiera siderurgica. Inoltre, l’edizione 2015 godrà del-la contemporaneità con EXPO - che prenderà il via il 1° maggio - e della prossi-mità, visto che sorgerà pro-prio accanto ai padiglioni di Rho, collegati all’espo-sizione universale grazie alla struttura realizzata ap-positamente e dal nome «Passerella Expo - Fiera».Come anticipato, inoltre, Made in Steel rappresente-rà il luogo in cui i lavori pre-visti da «Industria & Accia-io 2030» vedranno la loro conclusione, attraverso la presentazione agli ope-ratori della filiera dell’ac-ciaio e alle istituzioni di un documento che racco-glierà prospettive e istan-ze del futuro del compar-to legato alla siderurgia. Questo importante proget-to contribuirà ad alimen-tare l’anima «conferen-ce» della manifestazione, aspetto che, sin dalla pri-ma edizione nel 2005, ha reso Made in Steel un evento unico non solo nel

panorama delle esposi-zioni legate all’industria manifatturiera. Accosta-re, infatti, l’aspetto fieristi-co strettamente legato al business delle aziende espositrici e visitatrici, allo scambio di informazioni e conoscenza all’interno della filiera dell’acciaio rappresenta il reale e con-creto valore aggiunto di Made in Steel. La condi-visione e la cooperazione stanno quindi alla base degli obiettivi della con-ference & exhibition, la quale, per prima, ha iden-tificato nella vicinanza di chi l’acciaio lo produce, lo lavora, lo commercializ-za e lo utilizza una via in-dispensabile per la riaffer-mazione del ruolo primario dell’industria nell’econo-mia italiana ed europea.

MA

DE

IN S

TEEL

MADE IN STEEL CORSA AGLI STAND PER LA SESTA EDIZIONE DELLA

CONFERENCE & EXHIBITION DELLA FILIERA DELL’ACCIAIO

Conference & Exhibition 20 - 21 - 22 maggio 2015 fieramilano Rho - Milano

W W W . M A D E I N S T E E L . I T

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