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COLLANA LUOGHI VERTICALI EDIZIONI VERSANTE SUD Massimo Cappuccio Peppe Gallo DI ROCCIA DI SOLE Arrampicate in Sicilia

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Meno di dieci anni fa la Sicilia verticale era una terra tutta da scoprire, pochissime aree erano esplorate e poche pareti salite, da un pugno di scalatori locali o giunti dal continente. Oggi questa meravigliosa isola è diventata una delle mete preferite dai climber di tutto il mondo e un punto di riferimento per l’arrampicata attorno al mediterraneo.

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COLLANA LUOGHI VERTICALI

EDIZIONI VERSANTE SUD

www.versantesud.it

Massimo CappuccioPeppe Gallo

DI ROCCIA DI SOLE

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CLIMBING TECHNOLOGYLogo CT per risvolto di copertina “Di roccia di sole”

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ISBN  978-88-96634-49-3E 34,00

Meno di dieci anni fa la Sicilia verticale era una terra tutta da scoprire, pochissime aree erano esplorate e poche pareti salite, da un pugno di scalatori locali o giunti dal continente. Oggi questa meravigliosa isola è diventata una delle mete preferite dai climber di tutto il mondo e un punto di riferimento per l’arrampicata attorno al mediterraneo.In questa terza edizione le aree proposte sono lievitate sfiorando il centinaio. Che evoluzione rispetto al 1994 quando ce n’erano solo 43! Le novità riguardano principalmente la zona attorno a San Vito Lo Capo nel trapanese che, anche grazie all’impulso dato dall’ormai celebre raduno internazionale, si colloca tra le aree europee più importanti. Ma la Sicilia arrampicatoria non è solo San Vito… Ogni anno, sempre più giovani siciliani scoprono e attrezzano nuove aree come per esempio Contrada Alfano vicino a Siracusa o le nuove falesie del Ragusano. Non manca il contributo di diversi climber provenienti da altre regioni italiane o dall’estero, che insieme ai locali continuano a regalare nuove falesie e bellissime vie che salgono le pareti più alte. Un’entusiasmante collaborazione con sempre nuove e avvincenti pagine da scrivere sulla storia dell’arrampicata in Sicilia.

Arrampicate in Sicilia

Massimo Cappuccio, classe 1966, Naturali-sta e Guida ambientale escursionistica. Arrampi-ca dai primi anni novanta sulle rocce siciliane dove ha salito e chiodato nu-merose vie. Ha scalato vie classiche sulle Alpi e

ha partecipato a spedizioni alpinistiche in Alaska, sulle Ande e sul Kilimanjaro. Grande viaggiatore, appassiona-to di trekking e mountain bike, ha percorso sentieri ed itinerari tra i più belli e famosi al mondo; in Himalaya, sulle Ande, in Africa, nel Borneo, sui vulcani del centro America e sulle distese laviche d’Islanda. Impegnato in questi ultimi anni nell’organizzazione di eventi sportivi che promuovono il territorio siciliano attraverso l’arram-picata e il turismo sportivo.

Giuseppe “Peppino” Gallo, palermitano classe 1965, pratica da 25 anni l’arrampicata e l’alpini-smo, sia sulle Alpi che in Sicilia, dove ha aperto diverse vie lunghe e con-tribuito alla chiodatura e alla manutenzione di

alcune falesie. Grande conoscitore del territorio sicilia-no, è da tempo impegnato nello sviluppo delle disci-pline montane (alpinismo, sci alpinismo e arrampicata) nell’isola, grazie anche alla Scuola di Alpinismo e Sci Alpinismo “Estremo Sud” del CAI di Catania della quale è direttore. Insieme a Massimo Cappuccio è stato uno dei fondatori del San Vito Climbing Festival.

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Prima edizione Ottobre 2012

ISBN 978-88-96634-49-3

Copyright © 2012 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina Mpacchiapecura, 7c+, Grotta dei Santi (foto Klaus Dell‘Orto)

Testi Massimo Cappuccio e Giuseppe Gallo

Disegni e cartine Chiara Benedetto

Simbologia Iacopo Leardini

Impaginazione Chiara Benedetto

Stampa Monotipia Cremonese (CR)

NotaL’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

RingraziamentiGli autori e l’editore ringraziano per la loro collaborazione: Ignazio Mannarano e Giusep-pe Macaluso per la Sicilia occidentale; David Gallo, Sergio Soraci e Fabio Failla per la Sicilia orientale. Un particolare ringraziamento va a Maurizio Oviglia, Eugenio Pinotti, Luigi Cu-tietta, Matteo Giglio e Rosario Lo Forti per le informazioni e le foto fornite sulle loro vie. Si ringraziano inoltre tutti i chiodatori e gli apritori di nuovi itinerari qui non menzionati

che gentilmente ci hanno fornito le tutte le infor-mazioni sulle loro vie. Un ulteriore ringraziamento a tutti gli amici e compagni di cordata che ci hanno accompagnato nelle ripetizione delle vie e nei lunghi pellegri-naggi sotto le falesie, e alle nostre compagne di vita che con pazienza ci hanno supportato e sop-portato.

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Massimo CappuccioGiuseppe Gallo

DI ROCCIADI SOLEArrampicate in Sicilia

EDIZIONI VERSANTE SUD

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4 Crown of Aragon (foto P. Bagnara) g

Messina

1 San Fratello 22 Rocche del Crasto 242 Nebrodi 263 Rocca Calanna 284 Capo Calavà 345 Molino 446 Castelmola 467 Stokolm 528 Mazzarò 56 Catania

9 Acqua Rocca 6010 Bronte 6211 Sarbaggio 64

Siracusa

12 Brucoli 6813 La Pagoda 70 Monti Climiti 7214 Panettone 7415 Bunker 8016 Curvone 8417 Sortino 8818 Pantalica 9019 Cassaro 100 Contrada Alfano 10220 Nome e Cognome 10421 Paradox Wall 10822 Pisciotta 11023 Contralfano 11224 Grotta Re Lucertola 11425 New School 11626 Arance Rosse 11827 Arena 12028 Cavadonna 12229 Cava della Contessa 13030 Cava Grande 13431 Sant’Andrea 14832 Gole della Stretta 15233 Timpa Rossa 154

Ragusa

34 Cava d’Ispica 15835 Castelluccio 16636 Iaddinara 16837 Settore Ibleo 17238 Cimitero 17439 Ambiguità 17840 Pandora 18241 Umpa Lumpa 186

Agrigento

42 Rocca San Benedetto 188

Trapani

San Vito Lo Capo 190 Monte Monaco 19643 Nuova Ossessione 19844 Sperone Est 20245 Cattedrale nel Deserto 20846 Parete Nord 21447 Pizzo Monaco 222 Scogliera di Salinella 23048 Calamancina 23249 Campo Base 24050 Grotta del Cavallo 24451 Fakiro’s Beach 24852 Bunker 25053 Portella delle Vacche 25654 Camping 26055 Sinistra Pietraia 26456 Pineta e Pineta Grotta 26857 Scomparto Rifiuti 27458 Torre Isulidda 27659 Salinella Sud 28260 Torre Radio Nord 28461 Lost World 28662 Crown of Aragon 28863 Cinema Paradiso 29264 Fiamme Gialle 29665 Parco Cerriolo 30066 Never Sleeping Wall 30467 Scopello 308

Mappa 6Introduzione 8Introduzione tecnica 14Schema di lettura 21

Indice

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Palermo

Monte Pellegrino 31268 Lo Schiavo 31469 Discesa Valdesi 32670 Spigolo Valdesi 32871 Pablo 33072 Valdesi 332 Addaura 34273 Mariella Crack’n Up 34474 Preistoria 34875 Antro della Perciata 35076 Parete Nord 35277 Anfiteatro 35678 Parete dei Rotoli 358 Monte Gallo 36079 Bauso Rosso 362 Capo Gallo 37280 Grotta degli Svizzeri 37481 Capo Gallo vie 37682 Monte Santa Margherita 38683 Quota 280 39284 Punta Baloo 39485 Pizzo della Sella 39686 Kemonia 402

87 Pizzo Impastato 404 Rocca Busambra 40688 Parete Nord Quota 1245m 410 89 Rocca Ramusa 41290 Pizzo Nicolosi 416 Madonie 420 Caltavuturo 42291 Cabeci 42492 Gazzara 42893 Rocca di Sciara 2 43694 Rocca di Sciara 1080m 43895 Monte d’Oro 44096 Contrada Croce 45297 Passo Scuro 454

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ione In Sicilia, certo, ci sono grandi sezioni collinari:

ma queste, quando non sono coltivate, non hanno carattere morbido, tutt’altro. Il terreno è aspro, difficile, erto. Se non è boschivo, è comunque petroso: in una parola, il territorio è spesso selvaggio. E poi le grandi scogliere, chilometri e chilometri di roccia tra l’azzurro del mare e del cielo.Ho la fortuna di conservare nella mia memoria un documento visivo e completo delle molte scorribande fatte da me sull’isola: l’incanto dei luoghi imprigionato, ma poi liberato sulle ali delle pagine del ricordo, oppure negli scatti di una macchina fotografica guidata da un cuore che sa viaggiare per poi a suo modo raccontare.A dispetto della grande esperienza che mi fu necessaria per scrivere Mezzogiorno di Pietra, il mio viaggio nella natura delle rocce siciliane è un’impresa ben lungi da conclusione, per la quale molti cercano ancora, nell’ambito della storia e dell’attualità, di individuare, per tanta fatica, un senso proponibile nel Duemila ai nuovi viaggiatori di montagna. Perché occorrerà riflettere ancora sullo sviluppo del turismo aggressivo del ‘900 e sulle odierne velocità di scelta dell’obiettivo e di spostamento turistico: vorrei che il nuovo viaggiatore distillasse un tipo di viaggio più portato ad approfondire che ad allargare, più tradizionale che esotico, in cui la natura della roccia in generale non sia solo sullo sfondo della nostra esperienza ma sia comprimaria nel giocare con le nostre curiosità.«Sicilia, dove tutte le canzoni sono tristi» è il titolo di un bel servizio del National Geographic Magazine, marzo 1976, a cura di Howard La Fay. L’autore aggiunge che anche le canzoni divertenti nascono sempre, in Sicilia, da situazioni tragiche.Anche il mio Mezzogiorno di Pietra rischia di diventare solo una canzone triste, proprio perché in questo momento è la pietra che fa le spese di millenni di dominazioni. In Sicilia ci furono i Fenici, poi vi dominarono i Greci, i Cartaginesi e i Romani. Poi vi furono i Bizantini, seguiti dai Saraceni, seguiti a loro volta dai Normanni. Poi gli Svevi, i

Francesi e gli Spagnoli. Quando nel 1860 arrivò Garibaldi per unire l’Italia, la maggior parte dei Siciliani lo vide solo come un nuovo invasore. Prima erano gli abitanti a fare le spese delle dominazioni, della vessazione, della signoria.Ora però, come nel resto dell’Italia, è spesso la terra a essere attaccata, a dispetto della carta stampata, dei dépliant, dei libri, delle pubblicazioni, tutti tendenti a dimostrare quanto la Sicilia sia bella. Ma a Capo Zafferano possiamo solo vedere distruzione e millantato progresso.Invece, per il Monte Pellegrino, incastonato tra il mare e la periferia di Palermo scrivevo: «La qualità della roccia, la vicinanza ad una grande città, le buone condizioni atmosferiche pressoché permanenti ne hanno fatto uno dei più meritatamente frequentati centri di arrampicata. In posizione un po’... decentrata rispetto alle altre regioni d’Italia, il Pellegrino non ha visto finora una grande invasione dal Nord. Ma è solo questione di tempo: qui arriveranno anche i francesi, gli inglesi, gli svizzeri e i tedeschi. Sarà sufficiente che il Patrick Bérhault di turno vada a farvi una visita ed aprirvi un itinerario demenziale ed ecco scatenato l’afflusso…».La rocc ia dunque sarà sa lvata dagl i arrampicatori?Capo Gallo è un enorme promontorio dirupato emergente tra le spiagge e le baie di Mondello e di Sferracavallo. Non si può quindi parlare di natura selvaggia ed incontaminata in questo caso: per esempio una strada costiera parte da Mondello e arriva a Sferracavallo.Arrampicare a Capo Gallo non è come su M. Pellegrino, dove si ha la città ai piedi. Sotto Capo Gallo è il mare, oppure una cittadina satellite, Sferracavallo, e le sue villette che continuano purtroppo ad avanzare sul pendio cosparso di rada gariga, composta principalmente da euforbia arborea, asfodelo, ferula, con radi cespugli di olivastro e tappeti erbosi di calendule. Quando si affiora oltre l’orlo superiore delle pareti, appare un altopiano carsico e desolato nel quale si respira per un attimo una solitudine che non è di

Fabrizio Artino, Balù, Yoghi e Bubu, 7b+, Grotta del cavallo (foto K. Dell’Orto) g

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10 Gabriele Gorobey “Sbisighin”, Terra Media, 7c, Grotta dei Santi (foto K. Dell’Orto) g

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ione Palermo e delle zone limitrofe. Si ode un vago

ronzio di sottofondo, ci si sente circondati dalla città, e presto allorché si scende per i ripidi ghiaioni incassati nei canaloni l’incantesimo si rompe.Cava Grande è una frattura, un solco di parecchi chilometri, che fende i monti Iblei, le montagne «orizzontali» della parte sud-orientale della Sicilia. Dico orizzontali perché gli Iblei sono stati sollevati del tutto verticalmente e le loro stratificazioni sono perfettamente orizzontali, senza traccia di scivolamenti laterali o di accavallamenti. Perciò, pur essendo la roccia assai simile a quella dell’Appennino e delle altre montagne calcaree siciliane, queste montagne sono assai diverse. Essenzialmente un grande altopiano, con piccole alture e alcune grandi fratture come appunto la Cava Grande del fiume Cassìbile o il canyon del fiume Anapo e di Pantàlica. Affacciarsi dal Belvedere sulla Cava Grande è spettacolo insolito: una stretta valle a V si apre ai nostri piedi nuda, verde di pascoli e di qualche vecchio platano orientale vicino alle vasche del fiume, bianca di rocce che sembrano le pagine di un libro. L’aspetto generale pare ingannare sulle dimensioni, e il senso di vuoto che emana da questo canyon senza grandi pareti verticali è forse superiore a quello di forre più selvagge. Sul fondo sembra vivere una realtà separata. Divisa da noi da duecento metri di dislivello, che sembrano molti di più. E si percepisce che laggiù è rimasto un lembo di paradiso terrestre, nelle anse del fiume, nelle piccole cascatelle, nel bosco impenetrabile e nell’incontro con animali che pascolano e sembrano essersi perduti qui da tempo immemorabile, mentre l’uomo ancora li ricerca sull’altopiano. Negli angoli segreti nelle grotte scavate dall’uomo, nell’acqua pura migra il nostro rassegnato desiderio.A Pantàlica vi sono centinaia e centinaia di vani a cubo scavati nella viva roccia calcarea. La visione generale delle abitazioni trogloditiche e bizantine che si ha allorché si giunge alla fine della strada carrozzabile proveniente da Sortino è assai suggestiva:

davanti a noi si apre una valle stretta e incassata tra pareti verticali a stratificazioni orizzontali. In fondo si ode vagamente scorrere un ruscello, i vani quadrati si vedono sporgere da muraglie di roccia inaccessibili. Forse questi sono collegati all’interno da gallerie comunicanti, forse gli antichi si erano calati dall’alto con delle funi, comunque appare impossibile questo tipo di lavoro, simile a quello della falesia dei Dogon nel Mali. I vani sono disposti in maniera apparentemente casuale, ma non è escluso che richiamino le costellazioni. Non sappiamo, ma l’impressione è enorme, quando il primo sole arrossa le bianche pareti e i buchi neri risaltano ancor più, geometrici ma inaccessibili alla mente razionale come lo sguardo di un gatto o la sublime espressione della Sfinge.Quella notte pioveva, così Marco e Daniele dormirono in uno di quei cubicoli. Il giorno dopo c’inoltrammo nel canyon alla ricerca di pareti da scalare, lungo pance strapiombanti e grotte naturali per poi affiorare in vetta all’altopiano e camminare accanto all’Anactoron di Pantàlica.Nella parte occidentale della Sicilia, fuori dalla linea battuta tra Palermo e Trapani, invisibile al di là di una cospicua catena montuosa, si prolunga in mare un promontorio roccioso ed imponente, alla base del quale si stende un piccolo tratto di pianura, emergente dal mare di pochissimi metri, un tavolato che a poca distanza dalla costa si sprofonda nell’abisso marino. Ma se non si pensa alle profondità del mare e si guarda solo il Monte Monaco emergere, meravigliosamente bianco e verticale, in qualche punto giallo e strapiombante, sul tavolato arido, senza piante e battuto dal vento, appare un fenomeno decisamente diverso, singolare. Una scogliera con il collare. Dietro a questa bella massa rocciosa s’intravedono altre montagne, talvolta ricoperte di nebbia scura, talvolta lontane come montagne della luna, estranee a questa costa che vorrebbe parlarti solo di luce, di sole e di calore, della vita nell’abitato di S. Vito lo Capo. Lassù è il regno della sete e della solitudine, povero pascolo degradato e

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ione cretacico; l’euforbia arborescente infila le sue

radici anche nei terreni più sassosi e capta zone umide anche a notevole profondità, mentre gli altri esseri viventi non possono far questo e preferiscono stare più in basso.La parete settentrionale di Monte Monaco, rossiccia e strapiombante, è solcata da oblique fessure aggettanti, interrotte da grotte ricurve striate da colate di guano in alcuni punti. Lì abitano il passero solitario, il piccione selvatico, il gheppio e il falco pellegrino, in pacifica condivisione con gli arrampicatori che percorrone le vie descritte in questa guida. Quando il vento è assente, dal Monte Monaco si sente il rombo lontano del decollo degli aerei da Punta Ràisi: un tuono vago e distante che sulle prime sembra una minaccia ma che poi la nostra mente razionale accetta senza troppo sforzo, senza ricordarsi che la prima sensazione è quella che conta e che la minaccia è reale.Sullo Sballo di S. Vito poco mancò che bivaccassimo: ci eravamo alzati un po’ tardi, zuppi fradici di una notte estremamente umida e sciroccosa. La nostra compagnia zingaresca, in cinque nel pulimmo, si era accampata alla meglio nel giardino di una villa in costruzione e solo dopo molto tempo fummo pronti a salire sul pilastro. Sul Pizzo Monaco, le corde non volevano saperne di essere recuperate. Ci fu una risalita a prusik mia, sistemazione dell’ancoraggio, calata, ma non servì a nulla. Salì quindi Marco Bonamini e questa volta si riuscì ad avere indietro le corde, che non scorrevano causa il forte attrito di una roccia non comune.Con le mani sui fianchi osserviamo dalla costa irta di piatti scogli a Cala Buguto la mole massiccia e ormai velata di qualche vapore di umidità del Monte Còfano, un promontorio che si spinge nel mare a dividere il golfo del Còfano e il golfo di Bonagia. Prima di partire ancora un tuffo nelle calde acque ottobrine del mare vicino a Trapani. Davanti a noi si rizza una cresta di calcare mesozoico: sembra vagamente assomigliare alla cresta sud dell’Aiguille Noire de Peutérey: specialmente una torre è simile alla Punta Welzenbach.

Vicino alle auto sono alcune agavi in fiore, quindi stanno per morire. La calura delle undici-dodici di mattina vela la parete esposta a mezzogiorno, s’intravede appena quanto sia irta di creste e torrioni, dalla ben complessa geografia.Questa notte abbiamo dormito sulla spiaggia del porticciolo di Marettimo e non è stata una buona nottata: il vento ci spingeva addosso una sabbia finissima che entrava nel sacco piuma e s’appiccicava ovunque, sciroccosa e spiacevole. La traversata in aliscafo ha peggiorato le cose, il mare era grosso, al limite delle possibilità del mezzo e noi cominciavamo a rimpiangere d’esserci riempiti di focaccia dal panettiere di Marettimo. Insomma questo Capo Còfano non ci entusiasmava ed eravamo riluttanti alla quotidiana avventura. La scelta del materiale sull’asfalto durò più del solito, perfino Marco non ne aveva voglia.Il risultato di tutta l’operazione fu una bellissima via interrotta e conclusa di notte, a rischio di bivaccare. A tarda ora capimmo che non avremmo mai potuto proseguire oltre la Torre Welzenbach e che anzi avremmo avuto difficoltà a scendere di lato. Oltre la torre ci attendono una calata in doppia ad un intaglio e la risalita di una parete a pilastri gialli e rossi che s’alzano verso la cima in grosso disordine: in esso avremmo potuto sperare di salire con poche difficoltà, anche se sapevamo che la bellezza di un itinerario dipende dalla sua verticalità, cercando nel labirinto di canaloni e di fessure la via più facile fino alla vetta. Ebbene, questo lo farà poi Roby Manfrè, senz’altro più mattiniero di noi.Già, Marettimo… la più lontana delle isole Egadi. Quando arrivammo all’unico centro abitato, dallo stesso nome dell’isola, vedemmo un agglomerato di case di un solo colore, squadrate tra mare e gariga. Questa s’alzava sulla montagna sovrastante, che però spariva a una certa quota in un fitto ammasso di nuvole, così l’isola sembrava sospesa tra nubi e mare. Un effetto irreale.Se sul versante orientale Marettimo è nuda e spoglia di vegetazione, sul versante occidentale l’isola è addirittura inabitabile: profondi

Alessandro Garetto, Hurien, 7b+/c, Nome e Cognome (foto arch. A. Garetto) g

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valloni la solcano, paralleli e incollegabili, grandi pareti dolomitiche sbarrano l’accesso anche dal mare. Solo qualche cacciatore ogni tanto s’avventurava in questi valloni, non con l’intento di fare una traversata o un collegamento, ma solo per stanare i pochi animali che vi vivevano. Oggi però è possibile un percorso della costa occidentale. Le segnalazioni sono rade, proprio per non snaturare la caratteristica selvaggia di questo percorso, per lasciare anche agli altri il gusto della scoperta progressiva e dell’avventura. Ne è nato un trekking con passaggi di natura alpinistica, da non affrontare con leggerezza o inesperienza. E le arrampicate? Beh, lì è gran parte del futuro.Questi i miei ricordi, a volo d’uccello. Non che nel frattempo non vi sia più tornato. Ho avuto modo, per fortuna. L’arrampicata sportiva si è sviluppata in Sicilia in modo impressionante, grazie alla bravura dei ragazzi siciliani e di qualche visitatore. I territori dove si arrampica

rischiano di rimanere intatti per ancora un bel po’, e questo è un grandissimo successo, per tutti.È stato un grande lavoro quello di trovare itinerari sportivi e di attrezzarli in modo che la frequentazione non sia limitata ai più avventurosi, necessariamente pochi. Questa guida, riedita e rinnovata, è la prova della vitalità dell’arrampicata e della roccia sicula, con alcuni centri destinati a sempre più grande favore e successo.

Alessandro Gogna

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nica Arrampicare in Sicilia

La Sicilia è una regione in prevalenza montuosa, caratterizzata principalmente dalla mole dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, che con i suoi 3300 metri d’altezza, domina su tutte le altre cime e gruppi montuosi dell’isola.Oltre l’Etna, i principali rilievi sono disposti sulla dorsale montuosa che corre lungo tutta la costa settentrionale dell’isola. Questa catena è definita dai seguenti gruppi montuosi, qui elencati da est verso ovest: Peloritani, Nebrodi, Madonie, Monti del Palermitano e Monti del Trapanese. Le cime di questi gruppi sfiorano i duemila metri, e alternano zone montuose ricche di boschi con altre aspre e brulle. Non tutti questi gruppi presentano attraenti pareti rocciose, di certo le montagne più interessanti per l’arrampicata si trovano nella porzione occidentale tra Palermo e Trapani, a parte le belle ed isolate Rocche del Crasto che sorgono sui Nebrodi, nettamente più ad est.Un’altra area interessane della Sicilia per l’arrampicata è costituita dal plateau dei Monti Iblei sulla porzione sud orientale dell’isola. Qui numerosissimi canyon, profondi fino a 200 metri, offrono un grande potenziale per l’arrampicata con decine di splendide falesie ben attrezzate.L’Etna per quanto imponente e maestosa non presenta particolari pareti per l’arrampicata, a parte il piccolo settore dell’Acqua Rocca, invece poco più a nord del vulcano, sulle pareti di Monte Ziretto c’è la storica falesia di Castelmola.Dalla morfologia dei rilievi siciliani e dalle loro strutture rocciose, si evince che le zone che maggiormente si prestano all’arrampicata sono dislocate lungo la costa orientale e settentrionale dell’isola. Qui infatti si trovano i maggiori centri d’arrampicata, in quanto a densità di falesie già attrezzate o di alte pareti per le vie multipitch.In misura nettamente inferiore, anche altre zone presentano degli affioramenti rocciosi attrezzati per l’arrampicata, ma rappresentano dei settori isolati rispetto alle aree sopracitate.

Su tutta l’isola in questi ultimi anni si è avuto un forte incremento del numero di itinerari di arrampicata, grazie al lavoro dei tanti chiodatori, locali e forestieri, che con passione non hanno smesso di scoprire ed attrezzare nuovi posti, o di richiodare e rimettere a nuovo settori storici, come è successo recentemente con la falesia dello Schiavo a Monte Pellegrino.Inoltre pubblicazioni, convegni, festival e non per ultima la presente guida, rendono l’arrampicata in Sicilia sempre più diffusa. Sono sempre più le scuole d’arrampicata, le guide con clienti o più semplicemente gruppi di amici che scelgono di venire ad arrampicare in Sicilia.

Viaggiare in SiciliaUn viaggio in Sicilia, per quanto sfegatati arrampicatori si possa essere, non può prescindere dall’immergersi nella realtà “sicula”; la proverbiale ospitalità del suo popolo, i mille gusti e sapori delle sue pietanze, gli incantevoli scorci dei centri storici e la bellezza del suo mare.Un invito a visitare anche i tanti paesini dell’entroterra, che vivono ancora una realtà rurale lontana nel tempo, ma per chi non ama la vita bucolica di campagna, non si perda allora l’occasione della vita notturna offerta dalle città. Bellissimi i centri storici, di Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa dove tanti locali notturni aperti fino all’alba fanno da richiamo per i più scalmanati. Non abbiate timore a girare nelle ore notturne per le città, e usate comunque il buon senso in ogni situazione. In molte falesie è possibile campeggiare alla base delle pareti, alcune di esse ricadono in proprietà private, se vi capita di incontrare i proprietari o gente del posto, è buon uso chiedere il permesso e scambiare qualche parola, in modo da farsi accettare come amici, anziché dare l’impressione di essere invasori, così nessuno vi darà fastidio. In Sicilia molti corsi d’acqua sono a regime torrentizio, per cui per la maggior parte dell’anno sono asciutti, tenete conto di questo quando prevedete di fare del campeggio libero e avete bisogno di acqua. È comunque facile rifornirsi di questo

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prezioso bene nei piccoli paesini montani, dove normalmente sono presenti fontane all’interno dei centri abitati. Ricordatevi che in molte aree protette, o nelle zone di rimboschimento gestite dalla Forestale, è vietato accendere i fuochi, un piccolo falò che sfugge al controllo può bruciare vaste aree e può rappresentare un pericolo per voi e per tanti altri. Limitate il fuocherello, li dove consentito, per la cottura del cibo e non lasciatelo incustodito. Prestate sempre attenzione, soprattutto durante i mesi più caldi, alle fastidiosissime zecche, presenti in quasi tutte le falesie e che possono creare anche gravi problemi di salute. Controllare sempre il posto dove sostate, dove lasciate gli indumenti, e periodicamente durante la giornata provvedete ad un controllo sul vostro corpo. La rimozione di una zecca richiede un minimo di accuratezza per cui è bene documentarsi sulle operazioni da effettuare. In caso di febbri o malesseri sospetti dopo la puntura di una zecca è bene recarsi presso il più vicino ospedale per le cure più appropriate. Come ogni realtà che presenta diversi aspetti, belli e brutti, anche in Sicilia vi potrà capitare di storcere il naso per alcune cose, cementificazione selvaggia, rifiuti abbandonati e incendi devastanti in aeree di pregio naturalistico, ma anche questo fa parete della contraddizione di questa terra.

Note logisticheLa Sicilia è la più grande regione d’Italia, e sicuramente per la maggior parte dei climber italiani anche la più lontana. Se di certo la notevole distanza scoraggia tutti quelli che pensano di venire ad arrampicare nel solo fine settimana, invoglia invece coloro che intendono abbinare l’arrampicata a un viaggio in una terra che ha molto da offrire. Sicilia vuol dire cultura di civiltà millenarie, monumenti storici e resti archeologici tra i più belli d’Italia, tradizioni popolari fatte di feste e folklore, specialità culinarie ricche e gustosissime, ma anche il calore e l’ospitalità di un popolo sempre ben disposto nei confronti di turisti e stranieri. E se ai più sfegatati degli arrampicatori questo non dovesse bastare, allora mettano in conto di scalare su delle splendide falesie vicino al mare

in pantaloncini e canottiera, anche nei freddi mesi invernali. Una visita alle più belle falesie dell’isola richiede almeno una settimana di permanenza. Consigliamo a chi ha a disposizione pochi giorni di limitarsi a alla visita di una sola area tra quelle maggiormente sviluppate, ad esempio Palermo (dove si possono raggiungere le pareti anche con i mezzi pubblici), San Vito Lo Capo, e le falesie della provincia di Siracusa e Ragusa. Se programmate invece un periodo più lungo, avrete modo di visitare i posti più interessanti e programmare un tour dell’isola. Per un viaggio itinerante è consigliabile avere un’auto; a parte Palermo, la maggior parte dei siti d’arrampicata non è vicina ai centri abitati ed difficile da raggiungere con i mezzi pubblici. Inoltre tenere presente che per spostarsi da un capo all’altro dell’isola bisogna percorrere parecchie centinaia di chilometri, ad esempio da Ragusa a San Vito Lo Capo ci sono circa 350 km!Per la programmazione di un tour delle falesie si può pensare di fare un giro dell’isola lungo le strade costiere, partendo da Trapani per finire a Ragusa, o viceversa.

Come muoversiLa Sicilia facilmente raggiungibile con tutti i mezzi di trasporto. Gli aeroporti di Palermo, Catania e Trapani sono ottimamente collegati con voli nazionali e internazionali, in molti periodi dell’anno le compagnie aree applicano tariffe abbastanza convenienti, rendendo questo tipo di viaggio veloce ed economico.Per gli arrivi via mare i porti di Palermo, Messina, e Catania sono collegati con i maggiori porti italiani e qualcuno all’estero. Su internet si trovano tutte le informazioni aggiornate sulle compagnie di navigazione e le varie rotte seguite. Per gli spostamenti interni la viabilità è garantita da strade e autostrade (alcune senza pedaggio), che collegano tutti i maggiori centri. Un efficiente rete di collegamenti diretti tra i vari capoluoghi di provincia per mezzo di comodi e veloci autobus, assicura gli spostamenti all’interno dell’isola, mentre risulta difficoltoso l’uso del treno, per i lunghi tempi di percorrenza tra le varie tratte.

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nica Clima

La Sicilia la regione più calda d’Italia e tra le meno piovose. In inverno le temperature sono miti lungo la costa e rigide all’interno; l’estate è calda e ventilata lungo le coste, invece un caldo torrido caratterizza la parte interna dell’isola. La maggior parte delle precipitazioni sono concentrate nel tardo autunno e tra l’inverno e l’inizio della primavera. In ogni caso la Sicilia è il luogo ideale per chi non vuole appendere le scarpette al chiodo in inverno e ha voglia di accarezzare la roccia scaldata dal sole, come solo in estate succede. In inverno, malgrado in alcuni periodi faccia molto freddo soprattutto nelle zone montane interne, sono frequenti lunghi periodi di bel tempo durante i quali è possibile arrampicare in maglietta e pantaloncini. La stagione opposta, l’estate, è invece sconsigliata nei periodi più caldi come luglio e agosto, quando le temperature e l’afa raggiungono valori troppo alti per poter arrampicare. In ogni caso anche in estate a seconda dei versanti o dell’ora del giorno è possibile fare un paio di tiri. La primavera e l’autunno sono le stagioni migliori, perché oltre alle temperature più miti, e ad un buon numero di ore di luce, danno anche la possibilità di un tuffo in mare dopo una giornata in parete.

CartografiaLa cartina del Touring Club “Sicilia” scala 1:200.000 abbastanza dettagliata e aggiornata e permette di raggiungere facilmente tutti i luoghi menzionati nella guida. Per chi volesse delle carte più dettagliate sono disponibili quelle dell’I.G.M. in scala 1:25.000, che coprono tutto il territorio italiano, ma spesso non hanno recenti aggiornamenti. Inoltre alcune carte in scala 1:50.000 edite da altri istituti, riportano il territorio di parchi ed aree protette, ottime nei dettagli ma non coprono tutte le aree interessate dai settori di arrampicata.

INDIRIZZI UTILISoccorso Alpino Negli ultimi anni il soccorso alpino nell’isola è molto migliorato in termini di organizzazione e capacità operativa. Bisogna considerare però che le principali basi operative sono ubicate nella città di Palermo per la Sicilia occidentale e le stazioni dell’Etna per quella orientale, località ben presidiate e dove un eventuale intervento nei territori limitrofi può risolversi in poco tempo. Malgrado il più delle volte gli spostamenti siano garantiti da elicotteri per le operazioni di salvataggio, tenete conto dei tempi di intervento qualora le richieste di aiuto provengano da zone lontane dai centri sopracitati, soprattutto nelle ore notturne o in caso di cattivo tempo che impedisce il volo in elicottero.Il numero di riferimento per le chiamate d’emergenza rimane quello valido per tutto il territorio nazionale e cioè il 118, ma vi consigliamo di specificare bene la tipologia d’incidente, richiedendo esplicitamente l’intervento delle squadre di soccorso alpino presenti sia in Sicilia orientale che occidentale. Questo eviterà che si attivino altre istituzioni che poco hanno a che fare con il soccorso in montagna. Altri numeri utili per il soccorso sono: Per la Sicilia centro occidentale 334-9510149 numero diretto squadre di soccorso di Palermo attivo 24 ore su 24; Per la Sicilia centro orientale 095-7916069 Soccorso Alpino Guardia di Finanza Nicolosi-Etna attivo 24 ore su 24 .

Parchi regionali e aree protette Molti dei siti d’arrampicata sono inseriti in parchi, riserve naturali e aree protette che in Sicilia sorgono numerosi. Ci limitiamo a fornire gli indirizzi di quelli principali, mentre altre informazioni utili si possono trovare visitando il sito web www.parks.it/regione.sicilia/ Riserva naturale di Monte Pellegrino: V.le Diana snc Palermo tel. 091/6716066.Parco dell’Etna: Vie Etnea 107/a Nicolosi (CT) tel. 095/821111.Parco dei Nebrodi: Via U. Foscolo 1, Alcara Li Fusi (ME) tel. 0941/793904-5

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Parco delle Madonie: Corso P. Agliata 16, Petraia Sottana (PA) tel. 0921/684011.

Campeggi e ostelli Fatta eccezione per pochi posti isolati ove comunque è possibile dormire in tenda, il resto delle falesie sono vicine a grossi centri abitati dove potrete trovare diverse soluzioni riguardanti i pernottamenti. Campeggi, ostelli, pensioni, alberghi e bed and breakfast per tutte le tasche sono facilmente contattabili ormai anche tramite internet, inutile farne un lungo elenco che da qui a poco sarebbe già superato. Comunque in ogni capitolo al paragrafo punti d’appoggio troverete alcuni suggerimenti utili in merito.

Punti d’appoggioAbbiamo fornito alcuni consigli e indicazioni direttamente nei capitoli riguardanti le zone d’arrampicata.

VieQuesta guida è stata redatta selezionando le falesie con i monotiri e le vie lunghe sportive e moderne. Tutte le vie alpinistiche di stampo classico sono state già trattate in modo esauriente sulla guida del CAI TOURING CLUB della collana Monti d’Italia. I monotiri e le vie lunghe sportive, sono totalmente attrezzati, dalle soste con catena agli spit/fix intermedi lungo tutto l’itinerario. Su quasi tutte le nuove vie moderne è invece richiesto l’uso di protezioni veloci (nut, friend e cordini in clessidra) ad integrazione degli ancoraggi fissi (spit/fix) presenti lungo i tiri. Su queste vie sono comunque sempre presenti le soste attrezzate e gli spit nei passaggi difficilmente proteggibili. Alcune delle vie lunghe sono state aperte parecchi anni fa, presentano ancora dei vecchi ancoraggi. Sono comunque in corso interventi di manutenzione e richiodatura ad opera di pochi volenterosi per rendere questi itinerari più sicuri.

Materiale necessarioSui monotiri e le vie lunghe sportive è sufficiente la normale attrezzatura in dotazione; scarpette, imbracatura, magnesite corda singola

da 60 metri, meglio 70, una un set da 12 rinvii, attrezzo per assicurare e qualche moschettone a ghiera.Per le vie moderne oltre all’attrezzatura sopracitata prevedete cordini per le soste e le clessidre, set di nut e friend, due mezze corde per eventuali ritirate o discese in corda doppia e l’uso del casco che è sempre consigliato. Comunque il materiale necessario per ripetere vie a più tiri viene sempre specificato all’inizio di ogni descrizione. Nei mesi estivi e sulle pareti assolate l’acqua non deve mai mancare, prevedetene notevoli scorte se affrontate vie che richiedono molte ore di arrampicata. In inverno invece un pile ed un Kway in fondo allo zaino possono salvare da un improvviso temporale o abbassamento della temperatura.

OrariI tempi degli avvicinamenti alle pareti, e delle discese a piedi sono stati calcolati considerando quanto imp ieghe rebbe una pe rsona mediamente allenata. I tempi di ascensione in quanto estremamente variabili da cordata a cordata non sono stati volutamente indicati.

Criteri di selezione degli itinerariNella selezione dei luoghi e degli itinerari, abbiamo cercato di tenere conto dei criteri di bellezza dei luoghi, chiodatura, facilità e pulizia degli accessi e problemi inerenti divieti e restrizioni di alcune aree. Piccolissimi siti sparsi un po’ ovunque non sono stati inseriti perché di poco interesse, dovuto all’esiguo numero di vie e allo stato di chiodatura troppo vecchio. Stessa decisione stata presa per alcune vie lunghe, di indubbia bellezza e importanza storica, ma in condizioni di chiodatura pessime, per cui lontane da standard di sicurezza per poter essere classificate come sportive o moderne.

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nica VALUTAZIONE DEGLI ITINERARI MULTIPITCH

Per classificare in maniera più completa le vie lunghe, si è adottata la scala estesa di valutazione che scinde l’impegno generale di una via (ambiente, lontananza dal fondovalle, lunghezza, impegno psicologico) da quello relativo alla distanza o alla posa delle protezioni. Tutto questo per forza separato dalla diff icoltà tecnica, comunemente espressa con la scala francese. Avremo dunque tre parametri da valutare e quindi tre scale diverse da affiancare nella relazione di una determinata via: la difficoltà tecnica, la proteggibilità, l’impegno globale. Per avere l’idea più precisa di una via, sarà dunque necessario esprimerli sempre tutti e tre, perché nessuno di essi, preso separatamente, potrà dare sufficienti informazioni al ripetitore.

La difficoltà tecnicaPer tutte le vie si adottata la scala francese. Per ogni itinerario viene indicato sia il grado massimo, sia quello obbligatorio.

La proteggibilitàAbbiamo utilizzato una scala che tiene conto esclusivamente della distanza e dell’affidabilità degli ancoraggi, usando la lettera “S” nel caso di vie spittate e la “R” nel caso di vie attrezzate a chiodi o non attrezzate. Per le eventuali vie miste la sigla “RS”. Questa tabella è suddivisa in 6 livelli, dove il livello R6 consiste in una lunghezza quasi o totalmente improteggibile, con rischi anche letali in caso di caduta. Naturalmente la scala è aperta.

L’impegno globaleQuesta scala sostituisce la scala classica francese (TD, ED...) nel valutare l’impegno globale di una via, l’ambiente in cui si svolge, la difficoltà di ritirata e la lontananza dal fondovalle. É sostanzialmente la scala americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII (ma si tratta di scala aperta) e affiancata alla difficoltà tecnica. Come si deduce dalla tabella la gradazione è slegata totalmente dalla difficoltà, che andrà quindi sempre affiancata al numero romano.

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PROTEGGIBILITÀ

S1 Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 metri tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

S3 Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provo-care un infortunio.

S5 Spittatura oltre i 10 metri, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 metri, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lun-ghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghez-za potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può deter-minare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE

I Una via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 metri, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

III Via lunga oltre i 300 metri, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

IV Via molto lunga, superiore ai 500 metri, su parete severa e distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

VI Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata dif-ficile.

VII Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessi-tano di una spedizione per essere superate.

f Mirto Monaco, Grotta di Calamancina, via non liberata (foto D. Arena)

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MOUNTAIN BIKE IN SICILIA50 itinerari nella Sicilia Occidentale

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Bello Discreto Non esaltanteSplendido

DifficileDiscretoBuonoOttimo

Parcheggio

ScomodaSconnessaComoda

BassoMedioAltoRessa

Aiuto!Occhio!BuonaOttima

Numero dei tiri presenti suddivisi per grado.

Avvicinamento da montagna

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S. Agata di Militello

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S. Fratello

AccessoDall’autostrada A20 Messina-Palermo uscire a S. Agata di Militello e procedere in direzione Palermo. Imboccare la SS 289 in direzione San Fratello e appena superato il Km 10, dopo un tornante a destra lasciare l’auto. Tornare indie-tro al tornante dove un cancelletto per animali permette di accedere alle pareti in 5 minuti.

Punti d’appoggioA San Fratello vi sono alcune buone trattorie con cucina tipica ed un alberghetto modesto dove soggiornare. É possibile pernottare presso il Rifugio albergo del Parco posto oltre portella Femmina Morta ad una ventina di chilometri dal paese, il posto è molto bello perché immer-so nel verde di un magnifico bosco.

Storico e primo settore d’arrampicata ad essere chiodato nella provincia di Messina, questa falesia ha visto comparire le prime vie d’arrampicata già a metà degli anni 80 ad opera dei messinesi S. Soraci, E. Pagano e G. Sturniolo. Si sviluppa sul versante occidentale del Monte San Fratello su di una bella fascia di roccia di ottimo calcare compatto su cui si alternano fessure, muri compatti e forti strapiombi. Ne scaturisce un’arrampicata varia e divertente dove esprimere al meglio i vari stili d’arrampicata, grazie anche all’ottima chiodatura e a una buona varietà di gradi. A causa della lontananza dai maggiori centri abitati dell’isola la falesia è poco frequentata per cui il luogo risulta tranquillo e isolato con un bel panorama sulla valle sottostante. Per la sua esposizione a ovest è piacevole arrampicare nei pomeriggi invernali o nelle mattine estive. Ottimo punto di partenza per chi volesse effettuare, oltre all’arrampicata, trekking e giri in mountain bike sui vicini Monti Nebrodi.

autostrada

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SAN FRATELLO

1 SCIROCCO 5c 15m Primo tiro di una via classica a più tiri 2 FESSURONA 5b 15m Placca fessurata 3 NEURO 6a+ 15m Variante alla 2 con passo delicato 4 ROCK BOTTOM 4c 15m Facile su rocce articolate 5 MOVIMENTI PARTICOLARI 6c 13m Placca 6 MAGNESITE E SANGUE 6a+ 15m Placca con fessure 7 PARCO DEI NEBRODI 6a+ 15m Muro verticale 8 GIUANNI 5c 15m Facile muro articolato 9 STRESS 5c 13m Facile muro articolato10 FALCO 5b 15m Facile muro articolato11 ASPITTANDO GODOT 6a 12m Facile con passo di blocco12 ORIGANO 6a+ 15m Muro compatto13 BANANA BAGNATA 6a+ 13m Placca compatta14 TANGO PER UNA PSCICOFICA 6c 15m Placca tecnica15 SEBA 6b 15m Muro articolato16 BARBAGIANNI 6a 15m Muro articolato17 UMIDITÀ 7b 15m Strapiombante18 PRUA 7c+ 15m Strapiombante19 QE UAPA 7c+ 15m Strapiombante20 ETRANGER 7b+ 15m Strapiombo con passo esplosivo21 X=Y 7c 15m Strapiombante22 GIULIA 7c+ 15m Muro aggettante molto tecnico23 SECONDA STELLA A SINISTRA 6c 15m Parete aggettante24 VOMITO 7a 15m Su canne e buchi25 FREE SAC IN L.A. 6b 15m Placca con tetto finale

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Rocche del Crasto

ROCCHE DEL CRASTOAlcara Li Fusi

ROCCA CALANNA

Portella - Gazzana

20’eremo S. Nicola

Le Rocche del Crasto, massiccio roccioso di notevoli dimensioni della catena dei Monti Nebrodi, si estendono dalla costa tirrenica verso sud per parecchi chilome-tri. Diverse sono le cime principali, con ripide pareti interessanti dal punto di vista alpinistico, totalmente differenti dal resto dell’ambiente tipico dei Monti Nebrodi caratterizzato invece da tondeggianti e bo-scose montagne, che rappresentano uno dei principali polmoni verdi della Sicilia. Le Rocche presentano essenzialmente due cime principali, Rocca Traora e Rocca Ca-lanna. Solo su quest’ultima sono presenti itinerari d’arrampicata mentre la prima, malgrado possegga una notevole parete esposta a ovest, attende ancora l’apertu-ra della prima via d’arrampicata. Grazie all’apertura di un nuovo settore di mono-tiri e di un altro in via di realizzazione, una visita a questo angolo di Sicilia permette di effettuare piacevoli arrampicate di ogni grado e difficoltà in un contesto natura-le aspro e selvaggio con la possibilità di affiancare all’arrampicata lunghi trekking,

interessanti sia dal punto di vista storico che naturalistico. Suggestiva la “Festa del Muzzuni” che si tiene ogni anno a giugno ad Alcara Li Fusi, piccola cittadina ai piedi delle Rocche, una delle principali basi di partenza per le Rocche del Crasto.

AccessoDall’autostrada Messina - Palermo uscire a Sant’Agata di Militello, proseguire quindi per 15 km e raggiungere il paese di Alcara Li Fusi, posto proprio ai piedi delle bellissi-me Rocche del Crasto.

Punti d’appoggioLa cittadina di Alcara Li Fusi è l’unico centro abitato posto nelle vicinanze del-le pareti. Ci sono alcuni ristoranti ed un supermercato. Numerose sono le fontane dove prendere l’acqua. È possibile dormi-re all’interno dell’Eremo di S. Nicola posto proprio sotto le vie, chiedendo la chiave al prete. Comunque la zona attorno alle pa-reti è molto bella e suggestiva e si presta molto bene al campeggio libero.

A. Garretto, Toma, 7b (foto L. Rabito) g

NEBRODI

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