Si fa presto a dire tradizione - corso giornalisti 21 maggio 2016 Crevoladossola

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21 maggio 2016 Si fa presto a dire “Tradizione” Corso di aggiornamento giornalisti

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21 maggio 2016

Si fa presto a dire “Tradizione”Corso di aggiornamento giornalisti

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Interventi

✤ prof. Battista Saiu, Università del Piemonte Orientale e Università di scienze gastronomiche di Pollenzo

✤ dott. Luca Ciurleo, fondazione UniversiCà

✤ dott. Samuel Piana, Landexplorer

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21 maggio 2016

Noi siamo il passato nel presenteBattista Saiu

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Per Seneca, nel “De brevitate vitae”,

la vita è divisa in tre momenti:

passato, presente e futuro.

• Di questi momenti, quello che stiamo vivendo è breve, quello che dobbiamo ancora vivere è incerto, quello che abbiamo vissuto è sicuro. Su di esso infatti la sorte ha perso ogni diritto, esso non può essere sottoposto all'arbitrio di alcuno.

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• Ma gli uomini affaccendati lo pèrdono, perché non hanno tempo di volgersi indietro verso ciò che è stato, e del resto, se anche trovassero il tempo, non è piacevole ricordare ciò di cui si ha rimorso. Pertanto richiamano malvolentieri alla memoria il tempo che hanno male impiegato, e non osano ritornare su quelle azioni le cui manchevolezze, prima nascoste dalle attrattive del piacere presente, emergono riesaminandole.

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• Si volge volentieri verso il passato soltanto chi ha sottoposto tutte le proprie azioni alla censura della sua coscienza, a cui nulla sfugge;

• chi invece ha avuto molte brame ambiziose, ha disprezzato gli altri con superbia, ha vinto con prepotenza, ha ingannato con perfidia, ha rubato con avidità e dissipato con prodigalità, è inevitabile che abbia paura dei suoi ricordi.

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• Eppure il passato è la parte del nostro tempo Sacra e intoccabile, posta al di là di tutte le vicende umane, sottratta al dominio della sorte; non possono turbarla né il bisogno né la paura né gli attacchi delle malattie; non può essere modificata né abolita; il suo possesso è perenne e senza rischi.

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• Solo i singoli giorni costituiscono il presente, e soltanto istante per istante; invece tutti i giorni del tempo passato saranno presenti ogni volta che lo vorremo, si lasceranno esaminare e trattenere a nostro piacimento; ma gli affaccendati non hanno tempo per fare questo.

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• È proprio di una mente serena e tranquilla riandare ad ogni parte della propria vita;

• gli animi degli affaccendati, invece, come se fossero sottoposti ad un giogo, non possono voltarsi a guardare indietro.

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• Pertanto la loro vita sprofonda in un abisso; e come non serve a nulla versare grandi quantità di acqua se non c'è sotto un recipiente che la raccolga e la conservi, così non ha alcuna importanza la quantità di tempo che viene concessa, se non ha una base su cui poggiare: passa attraverso animi scompaginati e bucati.

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Per Sant’Agostino“il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima”.Il passato non esiste in quanto non è più,il futuro non esiste in quanto deve ancora esseree il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.

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• Per Lucio Anneo Seneca “Solo il passato ci appartiene”

• Per Aristotele, “Questo solo è negato a Dio: disfare il passato”

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• Via via che passano gli anni ci accorgiamo di essere noi il passato.

• Noi siamo il passato già dalla nascita, con il cognome del papà che ci viene imposto.

• A un certo punto nella vita, con la morte dei genitori, quando dai genitori ereditiamo il conto in banca e tutti i loro bene, ci accorgiamo di essere senza difese davanti al futuro.

• Si vive il lutto, lo si elabora avvicinandosi il tempo della nostra morte: dopo toccherà a noi.

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• Ne prendiamo coscienza quando vengono a chiedere informazioni a noi, ad intervistarci su fatti e accadimenti.

• Quando siamo riconosciuti come memoria storica nel posto di lavoro, gradualmente o di colpo prendiamo coscienza di essere noi il passato.

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• Il passato setaccia sofferenze, addolcisce, attenua le tinte forti della vita. Lo scorrere del tempo smussa gli spigoli.

• Tutto ciò che è passato si ricopre di un velo di buono e di genuino.

• Questo vale per il cibo.

• Lo sanno bene gli operatori di marketing: nel tempo presente, nella comunicazione pubblicitaria il passato si presenta come immaginario, tradizione, ecologia.

• Il passato è buono da mangiare.

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• Nell’attività giornalistica conoscere il passato è importantissimo.

• I recenti avvenimenti legati al duro scontro politico tra la Repubblica islamica dell’Iran e gli esponenti del regno dell’Arabia Saudita vanno letti nel quadro dell’intricatissima situazione internazionale, ma hanno anche profonde radici storiche, che ci riportano indietro di molti anni, all’epoca dell’incontro e dello scontro tra il grande impero persiano al tramonto e il califfato arabo-islamico agli albori: il VII secolo d.C., agli albori della straordinaria epopea delle conquiste islamiche.

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• In apparenza, si tratta di una sfera molto, lontana dalle vicende odierne, eppure, proprio simili vicende dimostrano come le scienze storiche - anche in una società tecnologica e globalizzata come la nostra - conservino un ruolo sociale e politico estremamente importante, perché offrono chiavi di lettura preziose di una realtà sempre più complessa e perché possono contribuire a fornire soluzioni ai sempre più pressanti problemi di convivenza interculturale e interreligiosa della società contemporanea.

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Fondazione UniversiCà

Tradizione (non) granitica e globalizzazione (non) unificanteLuca Ciurleo

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La Tradizione

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Tradizione e media…

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Tradizione e media…

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La pizza “Margherita”, in onore della sovrana di casa Savoia, nasce però nel 1889...

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La tradizione

✤ «Sempre più richiesta l'informazione sulla zona geografica di origine dei prodotti alimentari che acquistano. Otto italiani su dieci la ritengono un dato importante [...] C'è, nel nostro Paese, un'attenzione molto marcata sull'origine dei prodotti alimentari, perché pensiamo che questa informazione sia indicativa delle loro caratteristiche e perché siamo generalmente convinti della superiorità del Made in Italy nel campo alimentare.

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La tradizione

✤ Non per nulla sempre più spesso le aziende sottolineano la provenienza dei loro prodotti, soprattutto se hanno qualche caratteristica di "tipicità" che può essere percepita come un valore aggiunto. Attenzione però: non sempre questa informazione viene data in modo chiaro al consumatore e non sono rari i casi di frodi commerciali che coinvolgono proprio l'origine di un prodotto» (Altroconsumo, 2013).

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La tradizione

✤ «Le specialità gastronomiche sono l'orgoglio di tanti altri paesi, oltre il nostro. E sono riconosciute in tutto il mondo come quasi inimitabili. I francesi, per esempio, sono i principi della pasticceria e dei dessert al cucchiaio, come la famosa "creme brulée”. E chi meglio degli americani sa saziare il palato con ricchi panini di carne? Ecco quindi due fantastici prodotti, che sembrano arrivare dai luoghi tipici di queste due specialità. La delusione arriva se si gira la confezione. E si legge "prodotto in Germania"»

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La tradizione

✤ Abuso del termine

✤ Fini commerciali e turistici

✤ La “tradizione” diviene valore aggiunto e “surplus”

✤ La tradizione si colloca spesso in una dimensione a-storica e temporalmente vaga

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La tradizione

✤ Il termine è diventato sinonimo di genuino, soprattutto in ambito alimentare

✤ Viene collegato alla natura e contrapposto alla modernità

✤ Connotazioni sempre positive

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La tradizione

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La tradizione

✤ Coppie dicotomiche contrastive

✤ Tradizione / Innovazione

✤ Città / Campagna

✤ Passato / Futuro

✤ Natura benefica / Antropizzazione eccessiva

✤ Natura / Cultura - Tradizione / Globalizzazione

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La tradizione

✤ Se si studia l’apparato folk “tradizionale” si scopre che la Natura è spesso vista come un qualcosa di pericoloso da addomesticare, da dominare o, ancora meglio, da antropizzare.

✤ L’uomo selvaggio e la “sacralizzazione” delle montagne attraverso l’edificazione di oratori e cappellette dedicate a santi protettori (per esempio ai sauroctoni in montagna).

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Il Folklore

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Un enorme contenitore

✤ Il gruppo folk con costumi tipici e balli tipici

✤ Le leggende

✤ La musica con il “folk” ed il “combat-folk”

✤ I musei del folklore e delle tradizioni

✤ Le feste e le sagre

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Folklore e tradizione

✤ Spesso folklore è diventato sinonimo di tradizione, percepito come una sorta di “marchio di qualità”

✤ «Il folclore raccoglie e confronta i resti di antichi popoli, le superstizioni e le storie che sopravvivono, le idee che vivono nel nostro tempo» [Bonte & Izzard]

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Etimologia

✤ Diverse grafie: folclore, folklore, folcklore

✤ Sostituisce il lemma francese (ed italiano) “tradiziones populaires” “tradizioni popolari”

✤ Nasce nel 1846 per sostituire il termine “antichità popolari”

✤ La prima definizione, inglese, risale al 1878

✤ Termine composto da folk e -lore, ovvero “sapere del popolo”

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Il campo del folklore

✤ Studia «i cocci di civiltà morte, racchiusi in una civiltà viva»

✤ Apparato teorico tipico dell’antropologia ottocentesca

✤ Folk diviene studio degli strati più bassi della società, tra contrapposizione di cultura alta e cultura bassa

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Il campo del folklore

✤ Nel XX secolo vi è un cambiamento di prospettiva

✤ Si designa infatti «qualunque gruppo di individui che presenta un fattore unificante quale la nazionalità, l'appartenenza regionale o etnica, la religione, l'occupazione, ecc.»

✤ Mescolanza di varie tradizioni appartenenti a vari folk (l’esempio del “folk culinario” natalizio)

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La rivalutazione del folk

✤ La crisi dell’uomo postmoderno

✤ Com’è bella la città!

✤ Voglio andare a vivere in campagna (ahaa, ahaa)

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Folk e tradizione

✤ I due termini sfumano l’uno nell’altro

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Folk e cucina

✤ La “percezione della tradizionalità” in campo culinario

✤ Le difficoltà della ricerca in campo gastronomico

✤ L’estrema variabilità delle ricette

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Il fake-lore

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La definizione

✤ Il termine nasce negli anni ’50 del Novecento, ed appare per la prima volta nel saggio “Folklore and fake-lore” del 1950, pubblicato su “American mercury”

✤ Si tratta del folklore inventato e spacciato “come se fosse autentico”.

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Alcuni esempi

✤ Dorson studia le leggende dell’antico West americano, con l’invenzione di personaggi verosimili e storie che permettessero di valorizzare luoghi, pubblicazioni ed altri prodotti

✤ I promessi sposi ed i Canti di Ossian

✤ La festa dell’Uva di Borgomanero

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La traduzione

✤ Il termine fake-lore è tradotto in “folklorismo”

✤ Connotazione fortemente negativa

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Fake e neo-tradizioni

✤ Le neo-tradizioni sono tradizioni recenti, spesso legate ad ambiti festivi, che possono attecchire o meno

✤ Spesso la “tradizionalità” non è supposta né inventata intenzionalmente dagli ideatori della festa

✤ Si tratta di un effetto “collaterale”

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Cosa è “Tradizionale”?

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Perché la nascita di così tanti biscotti?

✤ Facilità di preparazione

✤ Durano diversi mesi

✤ Facilità di stoccaggio

✤ Il packaging può diventare occasione promozionale e turistica facilmente sfruttabile e personalizzabile

✤ Il biscotto come souvenir

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Cosa è tradizionale?

✤ Il termine è particolarmente ambivalente e di difficile uso: nella sua struttura “tradizionale” può voler dire diverse cose

✤ Utilizzo sistematico del termine in ambito agroalimentare

✤ I biscotti

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Riscoperta di antiche ricette

✤ Biscotti “storici” e la cui presenza è testimoniata in scritti, ricordi o scatole

✤ Spesso vengono prodotti ancora oggi in determinate occasioni

✤ Fugascine

✤ Biscotti Bottinelli

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Biscotti “verosimili”

✤ Riferimenti alla “territorialità” e “tipicità” degli ingredienti

✤ Si utilizzano spesso doppie farine (segale / castagne) ed ingredienti che possano essere percepiti come tradizionali

✤ Approccio più frequente

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I biscotti Fake

✤ Si tratta di biscotti completamente inventati e percepiti come realmente e storicamente antichi

✤ Le Cerrine

✤ Le offelle di Vogogna

✤ I Santitt

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Creazione di leggende

✤ Le Cerrine: il biscotto ha una sua propria storia e leggenda di fondazione (inventata)

✤ L’invenzione viene palesemente dichiarata sulla scatola

✤ «Dalla fantasia dei bambini di Ramate nascono le Cerrine»

✤ Si tratta, tecnicamente, di una sorta di fake-lore: la leggenda aumenta la percezione di tradizionalità del prodotto

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L’effetto “memoria”

✤ Le Offelle di Vogogna: un tempo esistevano offelle vendute in ambito festivo

✤ La percezione e la “memoria” degli avventori ha fatto sì che il prodotto, dichiaratamente inventato da Valentino Cirillo, avesse lo stesso gusto delle antiche offelle

✤ Si tratta di un fake-lore nella percezione dei clienti

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Il fake-lore propriamente detto

✤ I Santitt: spacciati come se fossero realmente autentici e ritrovati dopo diversi secoli casualmente

✤ Il “mistero” delle origini e la loro presenza non attestata nelle feste

✤ Si tratta di un caso di fake-lore secondo la concezione Dorsoniana

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Il fake-lore propriamente detto

✤ «Termine usato per indicare del folklore inventato presentato come se fosse autenticamente tradizionale»

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Il fakelore in ambito festivo

✤ Non sempre le feste “tradizionali” sono storicamente antiche

✤ Vi è una percezione di tradizione (a-storicità) che rende tradizionali anche feste molto recenti

✤ Festa di san Vito di Omegna (113 anni)

✤ Festa dell’Uva di Masera (91 anni)

✤ Sagra della patata di Montecrestese (21 anni)

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Il fakelore in ambito festivo

✤ Importante è la percezione di “tradizionalità” da parte dell’utente o dell’“attore rituale”

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Folklore e fakelore festivo

✤ L’antichità (o la “tradizionalità”) di una festa NON significa che la festa sia immutata nel corso del tempo

✤ Le feste sono figlie della cultura del periodo e pertanto soggette (come le ricette) a cambiamenti e variazioni nel corso del tempo

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Mangiare ieri ed oggi

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Le basi teoriche

✤ Puntare su prodotti di stagione

✤ Cercare il biologico

✤ Preferire i prodotti locali

✤ Carlo Cracco: «E’ importante imparare a usare quello che la stagione permette di avere, così si risparmia e si gode davvero dei sapori autenticamente buoni»

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Le basi teoriche

✤ Nascono gli “chef-filosofi”, che assumono e reclamano un ruolo di prim’ordine nel “pantheon” contemporaneo

✤ Massimo Bottura: «La sintesi della nostra cucina è una saggia evoluzione delle tradizioni italiane, precisione tecnica ed un imprescindibile rapporto con gli artigiani italiani»

✤ «Credo che la cucina di domani sarà essenzialmente buona e sana»

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Le basi teoriche

✤ La Lettera ai cuochi di domani o Lettera di Lima

✤ Manifesto culturale della nuova cucina, firmato da cuochi di fama internazionale (Adrià, Blumenthal, Bottura, Bras, Hattori...)

✤ Si regolamentano i rapporti tra lo chef e la natura ed i valori

✤ Ruolo centrale del Cuoco e dello Chef, che diventa punto di unione tra le istanze di contadini, produttori e consumatori

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La globalizzazione

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Pillola rossa…

✤ Arjun Appadurai teorizza la “modernità diffusa”, ovvero la condizione dovuta all’irruzione delle nuove tecnologie ed alle comunicazioni di massa nelle varie realtà socioculturali, a cui si aggiunge l’esplosione delle migrazioni di massa

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Pillola rossa…

✤ 5-scapes (panorami) nel flusso dell’economia culturale globale attraverso cui gli individui immaginano e costruiscono la propria identità

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Pillola rossa…

✤ ethnoscapes: migrazioni e le diaspore umane

✤ mediascapes: flusso dei simboli

✤ technoscapes: movimento delle tecnologie

✤ finanscapes: movimento del denaro

✤ ideoscapes: flussi di idee

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Pillola rossa…

✤ Ai 5 flussi / panorami di Appadurai se ne possono aggiungere almeno altri due, molto contemporanei

✤ food-scape (flussi - e mode - del cibo)

✤ tourist-scape (flussi turistici)

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Pillola rossa…

✤ food-scape

✤ I reparti multietnici dei supermercati / le food court

✤ Le “mode” e la ricerca di esoticità del cibo

✤ La cucina “fusion”, ovvero sincretica di tradizioni diverse mescolate tra di loro

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Pillola rossa…

✤ tourist-scape (se vogliamo incluso nell’ethno-scape)

✤ Il flusso ed i cambiamenti che condizionano le popolazioni che si aprono al turismo

✤ I Toraja

✤ Bognanco e le cavagnette

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Pillola rossa…

✤ Spesso si assiste ad un sincretismo tra tradizioni ancestrali e simbologie moderne

✤ Starbuck coffee

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Pillola rossa…

✤ La cultura è sempre un qualcosa di vivo e di straordinariamente complesso

✤ Secondo la teoria dei sistemi complessi si può andare incontro a vere e proprie “biforcazioni catastrofiche” che portano ad una imprevedibile rigenerazione del sistema

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Cibo e globalizzazione

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IKEA

✤ Catena nata negli anni ’60 del Novecento dove, a fianco dei rinomati mobili, si “coccola” il cliente fornendogli cibo a prezzi relativamente bassi

✤ Si colloca a metà percorso e si vende la tipicità svedese (Kötbullar, caffè svedese)

✤ “Esoticità” anche take away

✤ Grande successo per via dei sapori non dissimili da quelli di matrice europea a cui siamo abituati

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McDonald’s

✤ Forma ristorativa del fast-food nata negli anni ’50 del Novecento

✤ Ora sinonimo di junk-food ed eponimo della globalizzazione e dell’appiattimento culturale e culinario

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McDonald’s

✤ In realtà qualità dei cibi eccellente, con tempi di vita della pietanza non superiori ai 15 minuti

✤ In realtà la catena ha assunto carattere estremamente locale attraverso menù nazionali caratteristici

✤ Insalata di pasta, “Piccoli piaceri”, Panino di Marchesi

✤ Target familiare in Europa, non così evidente negli Usa

✤ Il caso indiano con McAloo tikki e Spicy delight

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Centri commerciali

✤ Oggi si è sviluppato un vero e proprio turismo commerciale

✤ Nei supermercati si trova spesso il “prêt a manger”

✤ Assaporare l’esotismo o la tradizione in pochissimo

✤ L’offerta è variegata, soprattuto caratterizzata da cibi etnici (seppur edulcorati ed occidentalizzati) o veloci piatti della tradizione (fast-food con piadine o tigelle) o piatti che promuovono i prodotti a marchio (Coop café)

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Tradizionale = Buono

✤ Uso ed abuso del termine tradizionale

✤ Tipicità diventa valore aggiunto che ne legittima un aumento di prezzo

✤ Varie certificazioni: DOP, DOC, IGP, STG, DeCO

✤ STG: Specialità tradizionale garantita. I prodotti devono possedere una “composizione tradizionale”, ma basta anche che siano ottenuti “con metodo tradizionale”

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Landexplorer founder

Turismo e tradizione: equazione imperfetta!Samuel Piana

marketing territoriale & tradizione

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Definizione

Il marketing territoriale può essere definito come un insieme di operazioni, nate dalla concertazione di tutti gli stakeholder presenti in un dato territorio, finalizzate, nel medio-lungo periodo, alla promozione e sviluppo sia di attività presenti sul territorio sia di opportunità che si innescano grazie al contesto ed alle variabili endogene che caratterizzano l’ambiente territoriale in oggetto.

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Due elementi fondamentali

✤ L’ambiente: tutto ciò che è natura ed ha dei tempi di risposta “causa-effetto” molto lunghi.

✤ L’antropizzazione: tutto ciò che l’uomo con le sue capacità trasforma ed i tempi di risposta tra la causa e l’effetto sono molto rapidi, in alcuni casi istantanei.

✤ Sempre dalla definizione, anche se non è esplicitato, dobbiamo pensare al territorio in esame come ad un’ ”area” omogenea, cioè all’interno di essa ci sono valori tangibili ed intangibili, quali gli abitanti, la cultura, il retaggio storico, il patrimonio culturale ed ogni altro ingrediente che sia in grado di accrescere il valore complessivo di ogni elemento preso singolarmente.

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Turismo: una parola dai molti significati

✤ con questa parola spesso ci si sofferma sulla definizione data dal WTO e cioè l’importanza della motivazione non economica ed il tempo trascorso..ma si tralascia che cos’è il turismo in pratica: UN FLUSSO MOTIVATO

✤ per intercettare questo flusso la destinazione presenta le sue eccellenze

✤ l’Italia annovera tra le eccellenze più ricercate proprio il “mangiare e bere bene”

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Turismo: una parola dai molti significati

✤ Il turismo non è un settore economico!

✤ Il flusso motivato di persone ha diverse esigenze che creano aspetti di economia diversa - quindi il turismo è intersettoriale!

✤ la società postmoderna ha cambiato il modo di vivere i momenti di svago: da momenti liberi di massa a momenti di “relax” individuali

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Turismo: una parola dai molti significati

✤ il turismo è un fenomeno dinamico e complesso da monitorare: anni ’50 4S: Sea, Sand, Sun, Sex - oggi le 3L: Leisure, Landscape, Learning - futuro 4E (Environment and clean nature, Educational tourism, Event and mega Event, entertainment and fun)

✤ internet ha cambiato profondamente il modo di approcciarsi alla destinazione

✤ tutta l’offerta turistica deve indirizzarsi a presentare al visitatore il genius loci della destinazione!

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Perché partecipo ad un evento tradizionale?

✤ Perché…si fa festa!

✤ Perché…è bello!

✤ Per aiutare il paese

✤ …….

✤ ……

✤ Perché mi sento uno del paese (della comunità)

✤ Perché sento la necessità (ne ho bisogno) di partecipare all’evento, sentirmi un “piccolo frammento della comunità”

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Perché viaggio? Perché pratico turismo?

✤ Perché mi piace!

✤ Perché vedo posti che non conosco

✤ Perché è economicamente vantaggioso (cambio valute)

✤ ….

✤ …

✤ Perché sento la necessità di scoprire culture lontane!

✤ Perché sono alla ricerca dei caratteri più veri, degli usi e dei costumi della comunità che mi ospita!

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La piramide di Maslow applicata al contesto

Maslow nel 1954 ci dice che ognuno di noi ha un bisogno che deve essere soddisfatto, quando l’uomo raggiunge il vertice della piramide si sente autorealizzato

Nel contesto il turista si autorealizza quando entra in “simbiosi” con la comunità ospitante.

Il partecipante ai riti tradizionali si autorealizza quando si sente di appartenere alla comunità

Quindi il turista che ricerca il rito tradizionale si autorealizza quando “fonde” i due bisogni prima elencati

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AIUTO!!! La tribù dei turisti!

✤ I turisti si fanno una “idea mentale” della comunità ospitante

✤ La comunità ospitante si fa una “idea mentale” del turista

✤ Duccio Canestrini (antropologo) afferma: anche i turisti possono definirsi una tribù e in quanto tale bisogna iniziare a studiarla!

✤ Queste due idee quasi sempre sono in contrapposizione

✤ Ma si sa…due poli opposti si attraggono!✤ Quindi basta dare le giuste “coordinate”

per creare la giusta relazione!

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Qualche dato

✤ Il turismo, in generale, ha saputo reggere meglio alla crisi economica internazionale: il 2008 è stato l’anno con più crescita di arrivi e permanenze sul territorio (il Piemonte è traino) nel 2009 c’è flessione, ma nel 2012 sia ENIT sia WTO descrivono una crescita del 4% di arrivi di turisti stranieri sul 2011

✤ la crescita del turismo è stata più forte nelle economie emergenti

✤ l’Italia si posiziona al 5° posto come percezione ed aspettative turistiche, al 7° come destinazione

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Qualche dato-turismo piemontese

✤ Il turismo in Piemonte cresce in maniera quasi esponenziale anche se in modo disomogeneo

✤ Torino e provincia +51% assieme a Langhe e Monferrato +130% di presenze tra il 2004 ed il 2013

✤ l’Alto Piemonte (Vercelli, Biella, Novara e Verbania) dal 2004 al 2013 ha una crescita di presenze del 35,80% con Biella e Vercelli con delta negativo (-10% e -2,50%) VCO cresce in 10 anni del solo 20%!

✤ L’Alto Piemonte rappresenta: 1/4 del territorio piemontese, 1/5 dei residenti e solo 1/3 del mercato turistico (nel 2004 eravamo al primo posto!)

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Turismo enogastronomico: definizione

È una tipologia di turismo, nata sostanzialmente negli anni ’90, che vede il turista disposto a spostarsi dalla propria località di residenza al fine di raggiungere e comprendere la cultura di una destinazione nota per una produzione agroalimentare di pregio, entrare in contatto diretto con il produttore visitare l’area destinata alla elaborazione della materia prima e al successivo confezionamento, degustare in loco ed eventualmente approvvigionarsi personalmente delle specificità!

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Identikit del turista enogastronomico

✤ il turista enogastronomico: denominato anche “gastronauta" o “foodtrotter” (Croce e Perri)

✤ 30-50 anni, cultura medio-alta, si muovono in famiglia o con amici (niente viaggi organizzati)

✤ si muovono nel fine settimana (preferibilmente di sabato!), viaggi di breve raggio

✤ aspetto gastronomico o evento gastronomico è il primo punto della loro agenda di incontro con il territorio!

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Qualche dato

✤ Il turismo enogastronomico (fonte Coldiretti) vale 5 MILIARDI

✤ Made in Italy Food: 172 prodotti (DOP/IGP)

✤ 469 vini a denominazione DOC/DOCG/IGT

✤ 284 varietà d’olio, 42 varietà di pane

✤ 4396 prodotti tradizionali regionali

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Riti di Luce: etnografia e turismo

✤ Madonna della Colletta di Luzzogno: festa triennale

✤ Lumineri di Cannobio

✤ Falò solstiziali

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I festeggiamenti triennali della Madonna della Colletta

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Il Santuario, il paese

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La festa

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Qualche dato

✤ 8500 visitatori da Piemonte, Lombardia, Svizzera, USA

✤ popolazione di Luzzogno 350 abitanti

✤ difficoltà di accesso alla Valle

✤ predisposizione di navette da 40 posti

✤ 2 rami di “escursione” per i residenti della Valle

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La Tela

La costruzione del tunnel richiede abilità ed esperienza. costituito da una struttura portante su cui vengono collocati, con una particolare tecnica, a forma di padiglione, pezze di tela di canapa, filata e tessuta in casa dalle donne in tempi ormai lontani,

conservate con grande cura unicamente per l’edificazione di questo straordinario passaggio. Di “pezze” (della lunghezza dai 7 ai 12 metri per 70 cm di larghezza) ne vengono posate ben 218.

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La Galleria

La “Galleria” . lunga un’ottantina di metri, inizia dal portico della Chiesa Parrocchiale, attraversa la piazza e prosegue lungo lo “stradone” giungendo alla Chiesa di S. Marta. Una settimana prima della festa vengono infissi nel terreno i pali di legno (sostituiti nel ’91) che, con le “traverse”, formano la struttura portante di questo singolare padiglione. Il sabato della festa, alle 4 del mattino, il presidente del comitato suona la campana della piccola chiesa di S. Marta per radunare gli uomini. I primi lavori consistono nel tendere le corde che sosterranno la tela e nella stesura dei cavi per l’impianto elettrico; poi, partendo dal portico, sono sistemate, con vigorosi lanci, le “pezze” di tela che servono a coprire la volta. Ai lati si chiude con i preziosi lenzuoli ricamati.

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La festa

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La festa

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Archi trionfali

Sono posti gli “archi di trionfo” all’ingresso del paese, alla fine della galleria e presso ogni Cappella, precisamente di: S. Giovanni, S. Rocco, Santa Lucia, della “Buona Morte” (al ponte), dell’Addolorata (alla “Crocetta”), infine alla Cappella di S. Filippo Neri sotto l’antica casa Parrocchiale. Questi “archi trionfali” si realizzano con due piante di faggio lunghe e sottili piegate ad arco, con rami frondosi intrecciati ad altri di pino e addobbati con ghirlande e palloncini di carta colorata. Le case lungo la via percorsa dalla Processione sono addobbate di palloncini, festoni, scritte inneggianti a Maria, rosari e decorazioni religiose colorate ed illuminate in modo da creare un magico effetto in segno di devozione e di fede.

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I falò

Un tempo gli alpigiani di Luzzogno che si trovavano nelle baite durante il periodo della festa triennale, per sentirsi partecipi al momento dell'uscita della Madonna dal Santuario, accendevano i falò. In questo modo sembrava che gli alpigiani di Curcius, Turigia, Campalér, Curblon, Còll, Casalèr, Cugél, Loccia, Vègia, Rundéi, Bulei, Culàcia, Capéla ad'i Alpini gareggiasssero fra loro per realizzare il falò più bello e spettacolare. Già l’essenza del falò richiama subito ad un rito di luce e di vittoria nei confronti delle tenebre. La struttura del falò è formata da una impalcatura in legno, carica il più possibile di legna e materiale da ardere, con una pianta portante molto alta al centro che mantiene nella giusta direzione le enormi fiammate. I due più importanti sono il falò dei ragazzi lungo il riale presso il ponte che conduce alla Colletta e il falò dei coscritti, i ragazzi di età compresa tra i 19 ed i 21 anni; quest'ultimo è posto sulla cresta dell'alpe Loccia.

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