SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci...

20
"I capi si limitano a organizzare gli assassinii, personalmente non si sporcano le mani. A tal uopo sono sempre pronti i sicari, fra i quali a volte possono anche figurare quei sadici degenerati che nella nostra immaginazione rappresentano il prototipo dell'assassino [...] Ma il turno dei sadici veniva solo a un livello molto più basso. E anche qui essi erano l'eccezione e non la regola: una SS che uccideva per il puro gusto di uccidere veniva rimproverata per questo." Simon Wiesenthal. "Perché menate?". E quello risponde: " E che ne so? Menano gli altri e meno anch'io!" citato in Gabriele Ranzato. "In realtà, cultura e civiltà sono soltanto uno strato sottilissimo, sotto il quale, immutata, è in agguato la bestia che è in noi. [...]. Le dittature si sono sempre impadronite dei giovani per i quali la vita aveva perso ogni senso. Le democrazie debbono trovare un modo per restituire un senso alla vita dei giovani" S. Wiesenthal. In memoria di Zygmunt Bauman SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA? Testo (ampliato) della relazione tenuta il giorno 13 gennaio 2017 nell’auditorium del liceo scientifico statale Galileo Galilei, Borgomanero (No). Mario Gamba.

Transcript of SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci...

Page 1: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

"I capi si limitano a organizzare gli assassinii, personalmente non si sporcano le mani. A tal uopo sono sempre pronti i sicari, fra i quali a volte possono anche figurare quei sadici degenerati che nella nostra immaginazione rappresentano il prototipo dell'assassino [...] Ma il turno dei sadici veniva solo a un livello molto più basso. E anche qui essi erano l'eccezione e non la regola: una SS che uccideva per il puro gusto di uccidere veniva rimproverata per questo."Simon Wiesenthal.

"Perché menate?". E quello risponde: " E che ne so? Menano gli altri e meno anch'io!"citato in Gabriele Ranzato.

"In realtà, cultura e civiltà sono soltanto uno strato sottilissimo, sotto il quale, immutata, è in agguato la bestia che è in noi. [...]. Le dittature si sono sempre impadronite dei giovani per i quali la vita aveva perso ogni senso. Le democrazie debbono trovare un modo per restituire un senso alla vita dei giovani"S. Wiesenthal.

In memoria di Zygmunt Bauman

SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA? Testo (ampliato) della relazione tenuta il giorno 13 gennaio 2017 nell’auditorium del liceo scientifico statale Galileo Galilei, Borgomanero (No).

Mario Gamba.

Page 2: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

1) LA SHOAH. PERCHÉ PARLARNE ANCORA? 'ATTUALITÀ DELLA SHOAH.

Terza lezione sul "IL MONDO CHE VIVIAMO". Questa volta prendiamo a tema il problema della Shoah, dello sterminio degli ebrei occidentali durante la Seconda Guerra Mondiale, un massacro genocidario voluto da un regime totalitario, il nazismo, che ha causato la morte di circa sei milioni di persone, come è noto.

Qualcuno potrà chiedersi giustamente in che senso la questione suddetta riguardi problemi di stretta attualità e connessi al mondo che andiamo faticosamente vivendo. Non è forse la Shoah un evento unico nel suo genere e definitivamente ancorato a un passato che si è fortunatamente concluso per sempre? Cosa c'entra con il presente e i suoi drammi? Una risposta alle domande di cui sopra, al di là della necessità 'istituzionale' di ricordare questi tragici fatti nel mese in cui cade il Giorno della Memoria, e -spero- al di là di una stanca retorica d'occasione un po' imbolsita dal bisogno di essere 'politicamente corretti', ebbene... una prima risposta al problema della 'attualità' della Shoah ci viene ricordata da Hannah Arendt nel citatissimo (e poco letto!) LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO (1951). Arendt scrive, parlando degli orrori del nazismo e dello stalinismo (e in generale di ogni regime totalitario), che

"Quel che prepara così bene gli uomini moderni al dominio totalitario è l'estraniazione che da esperienza limite, usualmente subita in certe condizioni sociali marginali come la vecchiaia, è diventata una esperienza quotidiana delle masse crescenti del nostro secolo [Questi regimi] si presentano come l'ultimo punto di appoggio in un mondo in cui non ci si può fidare di niente e di nessuno."1

L'estraniazione (cioè la totale mancanza di fiducia negli altri, il senso di isolamento psichico e sociale, tipico della società di massa, una società formata da "solitari infelici", come direbbe Todorov), predispone gli individui ad accettare i miti di aggregazione, le proposte comunitarie offerte dai movimenti totalitari: proposte di nuove fratellanze di razza o di classe etc. Sono state, quelle naziste e staliniste, proposte capaci di attrarre milioni di persone, di soddisfare la mancanza di senso e il bisogno di appartenenza tipiche di masse di individui incapaci di provare fiducia, terrorizzati e rabbiosi e impauriti e isolati e impoveriti. E sono state proposte che hanno condotto alla violenza di massa nei confronti degli 'altri', cioè di tutti coloro che non potevano riconoscersi nella fratellanza comunitaria di cui sopra; sono state le proposte che hanno condotto alla Shoah e ad altri massacri mostruosi. Ora, secondo la Arendt. la società di massa, che genera estraniazione (Entfremdung) e predispone alla accettazione della violenza totalitaria, è una delle condizioni necessarie di questi regimi criminali. Senza società di massa non ci sarebbe totalitarismo, né la violenza genocidaria quale quella che ha condotto alla Shoah. Ma se questo è vero, e se è vero che il nostro sistema sociale post-industriale e post-moderno o 'surmoderno' (comunque si intendano queste etichette tanto di moda!) è ancora un sistema che tende verso la massificazione e l'estraniazione degli individui, allora... allora il rischio di risorgenze di movimenti totalitari è tutt'altro che finito! Sono finiti il nazismo e lo stalinismo, ma le condizioni sociali che rendono possibili sistemi politici affini non sono affatto finite! Come ricorda ancora Arendt proprio nella pagina conclusiva dell'opera dedicata alle origini del totalitarismo,

"Rimane il fatto che la crisi del nostro tempo e la sua esperienza centrale hanno portato alla luce una forma interamente nuova di governo che, in quanto potenzialità e costante pericolo, ci resterà probabilmente alle costole per l'avvenire [...] a prescindere dalle temporanee sconfitte".2

Ecco dunque la risposta a chi chiede dell'attualità della Shoah! La devastante 'lezione' storica e antropologica che si può trarre dallo studio della Shoah è 'attuale' nel senso che ciò che è stato

1 - Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Roma/Ivrea, 1996 (ed. or. 1951), pp. 654-5.2 ivi, p. 656.

Page 3: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

allora potrebbe ripresentarsi ora, anche se sotto vesti ideologiche e modalità tecniche nuove, e a danno di etnie diverse.

E le conclusioni a cui giungeva già nel 1951 la Arendt sembrano oggi essere condivise da altri grandi intellettuali (oltre che dai tristi eventi della storia presente): mi limito a ricordare solo alcuni protagonisti della nostra cultura: Zygmunt Bauman, Marc Augè e Giorgio Agamben (ma perché non parlare anche di Riesman, Todorov, Baudrillard e tanti altri?!).1) Secondo Bauman la società post-moderna o 'tardo-moderna' attuale pare essere non più che un agglomerato di monadi, di individui isolati ed eterodiretti da televisione e talk-show vari, di persone terrorizzate e insicure che tendono a privatizzare la loro felicità chiudendosi in casa e consumandola in solitudine. E

"gli individui assistono ai talk-show soli con i loro problemi, e quando lo spettacolo finisce sono immersi ancor di più nella loro solitudine [...] Sennonché, è stato in primo luogo il desiderio esplicito o tacito di sfuggire all'isolamento monadico a portare le monadi davanti allo schermo. Le monadi guardano e ascoltano avidamente perché trovano la loro condizione monadica sgradevole, forse del tutto insopportabile, e non vogliono più essere monadi. Gli individui sono diventati monadi perché si sono accorti che le reti che li legavano ad altre persone [...] erano state distrutte, o stavano per esserlo".3

Ma queste "individualità privatizzate"4 sono anche individualità non-libere: non sono libere dal senso di insicurezza, sia essa intesa come mancanza di safety (incolumità fisica personale), di security (sicurezza sociale, lavorativa etc.), o certainty ( certezze cognitive, certezze psicologiche riguardanti le proprie idee sul mondo). Gli individui-monadi che noi siamo, che gli uomini dell'età della globalizzazione sono, sono spesso anche delusi e rabbiosi e impauriti, e si predispongono così a cadere nelle maglie dei movimenti e delle ideologie totalitarie che offrono nuove e illusorie fratellanze. Come scrive Alessandro Dal Lago nella post-fazione allo scritto di Bauman più sopra citato, "Naturalmente, Bauman sa che i movimenti totalitari attingono a questa massa di manovra alimentata dalla frustrazione"5, e che i recenti neonazionalismi e localismi xenofobi traggono la loro fortuna esattamente da questa psicologia collettiva.

2) Secondo l'antropologo Marc Augé una buona parte della vita contemporanea viene vissuta nella condizione e sotto il segno della surmodernità. La surmodernità di Augé è la condizione di colui che vive dentro una sovrabbondanza di avvenimenti testimoniati da un eccesso di informazioni (tv, social media et.) per cui gli pare di sapere tutto di tutto; che vive in un "eccesso di spazio", in un pianeta che è diventato piccolo e le cui grandi città si trovano a poche ore di distanza; che vive in una condizione di "eccesso di individualità", per cui "l'individuo si considera un mondo in sé".6 Ora, secondo Augé la surmodernità genera i nonluoghi (i non-luoghi), cioè le situazioni spaziali che occupano tanta parte del nostro giorno: spazi senza identità, senza storia, senza relazioni concrete e intime tra le persone. I nonluoghi sono aree nelle quali gli individui non si incontrano e non si riuniscono se non per brevi e contingenti momenti e motivi; sono zone di solitudine e di passaggio. Nei nonluoghi "la maggior parte delle persone che passano non si fermano"7; sono autostrade e treni iper-veloci che impediscono di vedere; sono le sale d'attesa degli aeroporti e delle ferrovie; sono le camere delle grandi catene alberghiere; sono i grandi magazzini e gli iper-mercati dove

"il cliente circola silenziosamente, consulta le etichette, pesa la verdura o la frutta su una macchina che gli indica il prezzo, poi tende la sua carta di credito a una ragazza anch'essa silenziosa o poco loquace" .8

Qui l'utente del nonluogo si ritrova "solo, ma simile agli altri [...] volto e voce di una solitudine

3 Zigmunt Baman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2008 (ed. or. 1999), pp. 71-72.4 ivi, p. 68.5 Alessandro Dal Lago, Esistenza e incolumità: Zygmunt Bauman e la fatalità del capitalismo, postfazione a Z.

Bauman, La solitudine del cittadino globale, op. cit., p. 221.6 Marc Augé, Nonluoghi, Eleuthera, Milano, 2009, (ed. or. 1992), p. 49.7 ivi, p. 90.8 ivi, p. 91.

Page 4: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

tanto più sconcertante in quanto ne evoca milioni di altre”.9. E dunque "Lo spazio del nonluogo non crea né identità singola né relazione, ma solitudine e similitudine”10, cioè crea “un'esperienza senza precedenti storici di individualità solitaria"11.

I nonluoghi sono dunque l'opposto dei luoghi, con la loro storia e le relazioni identitarie che istituiscono. Per questo, dice Augé, il frequentatore del nonluogo sogna il ritorno al luogo12 e oggi si amplifica il clamore di coloro che vogliono fuggire i nonluoghi e desiderano restare "a casa loro" o ritrovare una patria, le loro radici, la loro 'terra'13. Per questo i nonluoghi (aeroporti, stazioni etc.) sono spesso attaccati da coloro che "spingono fino al terrorismo la loro passione per il territorio da difendere o conquistare"14.Ed eccoci al punto che ci interessa: nelle pagine finali del suo lavoro Augé ricorda che chi è alla ricerca del luogo spesso (certo non sempre!) può lasciarsi andare ai richiami dell'"universo totalitario", che non è mai un nonluogo, poiché "l'immagine che gli è associata è, al contrario, quella di un universo ove mai nessuno è solo"15.Ed è come dire, aggiungo, che ancora una volta e ancora in futuro, le sirene della fratellanza comunitaria, della fratellanza di razza o di classe o di fede potrebbero avere il sopravvento sulla ragionevolezza, attirando all'interno di organizzazioni potenzialmente criminali tutti coloro che -vivendo nella solitudine dei nonluoghi -cercano di uscirvi.

Il concetto di 'nonluogo' può forse essere utilizzato per leggere la storia di Auschwitz e dei vari campi di sterminio disseminati all'interno dell'impero nazista: non è forse Auschwitz uno spazio senza storia, senza possibilità di costruire identità e relazioni intime, uno spazio abitato da "passeggeri" (nel senso che Augé dà alla parola) incamminati verso la morte?!

E penso che non sia nemmeno troppo azzardato, a questo punto, ampliare tale lettura della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'.

Come è noto, Agamben ritiene che l'esperienza storica di Auschwitz e dei campi nazisti (in generale) possa essere compresa solo se la si intende come espressione massima ed esemplare di 'nuda vita', cioè di una vita ormai completamente deprivata di diritti civili e politici da pratiche biopolitiche (quelle naziste): una vita che non è più bios (cioè vita del soggetto politico, del cittadino portatore di diritti riconosciuti) ma non è nemmeno più pura zoé (cioè il semplice fatto di vivere comune a tutti gli esseri, uomini o animali; cioè ancora la semplice vita naturale ed extrapolitica). La vita degli ebrei nel campo nazista è piuttosto vita larvale (i 'musulmani' di cui ci ha parlato Primo Levi, svuotati financo dei loro istinti vitali, veri e propri "morti viventi"); è la vita dell'homo sacer, dell'uomo sacro.

'Homo sacer' è una figura del diritto romano arcaico, una figura che Sesto Pompeo Festo (II secolo d.C.) definisce come persona malvagia che è stata espulsa dalla comunità e può essere uccisa impunemente, senza che l'uccisore venga accusato di omicidio, anche se non deve essere uccisa seguendo particolari riti religiosi (si tratta di una 'sacralità' il cui significato è dunque lontanissimo da quello che noi oggi usualmente vi attribuiamo: l'homo sacer non è l'intoccabile, colui che va protetto in quanto 'santo'! Al contrario!). L'uomo sacro (dalla radice indoeuropea sak, che allude a ciò che è altro, separato, diverso dall'ordinario) è un uomo che non appartiene più alla comunità umana, e può essere eliminato a piacere secondo la massima dell'impune occidi. L'homo sacer, dice Agamben, è un uomo la cui vita è " Non la semplice vita naturale, ma la vita esposta

9 ivi ,pp. 92-3.10 ivi, p. 94.11 ivi, p. 104.12 ivi, p. 96.13 ivi, p. 48.14 ivi, p. 99.15 ivi, p. 101.

Page 5: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

alla morte (la nuda vita o vita sacra)" 16. La biopolitica di Hitler (il potere sovrano) ha trasformato i campi in spazi in cui i cittadini vengono ridotti a homines sacri e nude vite uccidibili senza essere 'sacrificati' in maniere rituali17. "Il campo è cioè la struttura in cui lo stato di eccezione, sulla cui possibile decisione si fonda il potere sovrano, viene realizzato normalmente"18. Ed è come dire che nel Lager, nel campo, la momentanea ed eccezionale sospensione delle libertà e dei diritti diventa la norma, e tutto -anche le violenze più estreme- viene reso possibile: qui davvero oudén éstai adynaton (“nulla vi sarà di impossibile").Conclude allora Agamben:

"Lo sterminio degli ebrei nella Germania nazista acquista, in questa luce, un significato radicalmente nuovo. [...] gli ebrei sono i rappresentanti per eccellenza e quasi il simbolo vivente del popolo, di quella nuda vita che la modernità crea necessariamente al suo interno, ma la cui presenza non riesce più in alcun modo a tollerare"19.

Ma se il campo nazista è uno spazio in cui ciò che dovrebbe essere momentaneo, eccezionale e in tal senso provvisorio (la sospensione delle libertà) diviene la norma, e i rapporti umani si riducono a questioni di mera sopravvivenza che non consentono relazioni cooperative e identitarie; se l'abitante del campo è una presenza provvisoria e passeggera (perché votato suo malgrado alla morte); se chi vi si ritrova "non è più in alcun modo parte del mondo degli uomini, nemmeno di quello, minacciato e precario, degli abitanti del campo, che lo hanno fin dall'inizio dimenticato", allora è chiaro che costui vivrà "muto e assolutamente solo"20 e il campo dovrà essere definito come "una localizzazione dislocante"21 . Ci pare a questo punto sufficientemente chiaro in che senso la prospettiva antropologica di Augé possa venire accostata alla riflessione filosofica di Agamben: il campo nazista come "localizzazione che disloca" generando solitudine non è forse etichettabile come uno dei nonluoghi della surmodernità di Augé? Tanto più che il 'campo' agambeniano non è una peculiarità esclusiva del periodo nazista, e tende a ripresentarsi e a diffondersi, sia pur con esiti meno devastanti, anche oggi, ovunque la vita divenga 'nuda', esattamente come il nonluogo di Augé.

Come che sia, Bauman e Augé sembrano confermare mezzo secolo dopo l'intuizione di Arendt: le monadi che abitano i nonluoghi cercano una via di fuga dall'estraniazione, dalla loro solitudine rabbiosa e insicura: il genocidio può ripetersi ancora (si sono già ripetuti!); una nuova Shoah (o qualcosa di simile) può tornare. Per dirla con le parole di Arendt, il totalitarismo e la possibilità di genocidi ci stanno ancora "alle costole".Se ha ragione J-P. Sarte quando afferma che oggi più che mai "L'ebreo è un uomo che gli altri uomini considerano ebreo"22 e che " è l'antisemita che fa l'ebreo" (almeno nel senso che sono le nostre paure e le nostre rabbie indistinte a portarci a individuare in un 'altro' qualunque la causa del nostro malessere psicologico, economico e sociale), allora sarà sempre possibile trovare l'ebreo, il kulako, il marocchino, il 'negro', il 'terrone' o il 'polentone' di turno, il diverso che minaccia il nostro luogo e che va eliminato; quegli 'altri' che minacciano 'noi'. Il noismo (il sentirsi parte di un 'noi' opposto agli 'altri'), di cui spesso ha parlato Todorov, è una componente psicologica essenziale

16 Giorgio Agamben, Homo sacer, Il potere sovrano e la nuda vita, Einaudi P.B.E, Torino, 2005 (ed. or. 1995), p. 98.17 ivi, p. 191.18 ivi, p 190. Tale vita miserabile è definita e imposta dal potere sovrano, cioè da colui che ha il potere di decidere lo

stato di eccezione, di imporre la sospensione di libertà civili e politiche (qualora pre-esistano); di 'normalizzare' con la forza lo stato di eccezione bandendo e colpendo le persone giudicate pericolose (gli homines sacri, i 'banditi') e di fondare in seconda battuta la possibilità di stabilire giuridicamente cosa è lecito e cosa è illecito, chi è nemico della comunità politica e chi è amico. Agamben, come è noto, recupera (e ritocca) la concezione del potere sovrano sviluppata da Carl Schmitt.

19 ivi, p. 200.20 ivi, p. 206.21 ivi, p. 197.22 Jean-Paul Sartre, L'antisemitismo, Mondadori, Milano, 1990, (ed. or. 1946), p. 64.

Page 6: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

del terrore totalitario, e "la bestialità non è prerogativa di un determinato popolo"23. La bestialità sembra essere lo sbocco possibile (o probabile?) non solo di ogni popolo, ma

anche di ogni epoca, compresa la nostra. La nostra epoca, l'epoca odierna delle moderne e 'democratiche' società in cui, per dirla con una celebre espressione di Benjamin Barber, vige il dominio incontrastato del "McMondo" (cioè della macdonaldizzazione economica del pianeta; della riduzione dei rapporti umani a ricerca inesausta e privata del piacere; della vita vissuta nel chiuso del proprio 'io', un io dominato da bisogni inessenziali -hamburger triplo strato e videogames). Quando "il senso stesso della comunità è in pericolo" e la società si riduce a "una miriade di individui solitari, sistemati davanti ai loro schermi e connessi solo dalla punta delle dita”24, la rabbia, l'insicurezza e l'estraniazione si accrescono, e con esse la possibilità di nuovi totalitarismi. "Le persone collegate in rete chiacchierano tanto di questa nuova comunità [virtuale], ma quando è stata l'ultima volta in cui hanno parlato con un vicino?"25. Incipit tragoedia!

2) LA SHOAH DEI CARNEFICI. La consapevolezza dell'impossibilità di esaurire un problema così vasto e così 'indicibile' (come avrebbe detto Adorno) impone di parlare della Shoah tagliando nel tessuto dell'argomento secondo una qualche particolare prospettiva. La prospettiva che qui si sceglie di adottare (anche al fine di sottolinearne la terribile attualità) consiste nel concentrare l'attenzione soprattutto sulle figure dei carnefici, lasciando sullo sfondo il dolore immenso delle vittime. Si insisterà più sulla polarità del 'noi' che non su quella dialetticamente opposta degli 'altri', dei 'diversi', dei 'meritevoli di morire'. Come si diventa assassini di massa? Come è stato possibile che molti bravi cittadini tedeschi e austriaci (i 'noi' del nazismo) abbiano partecipato al genocidio degli ebrei? E con quale grado di adesione e convinzione personale? Queste sono le domande. E a queste domande sono state date risposte precise che voglio ora ricordarvi (e che magari già conoscete!!!).

Procediamo prima con una breve rassegna dei fatti che scandiscono l'orrore della Shoah, fatti anch'essi assolutamente noti ma che vanno brevemente ricordati.

2.a) QUALCHE FATTO…

1) Cominciate nel 1933 e aggravate dalle leggi di Norimberga (1935) che “per la protezione del sangue e dell’onore tedesco” giunsero ad impedire i matrimoni tra ebrei e “cittadini di sangue tedesco”, a dichiarare nulli quelli già contratti, a vietare l’assunzione da parte di ebrei di personale femminile tedesco con meno di 45 anni, a dichiarare punibili per legge le relazioni sessuali tra ariani ed ebrei, le persecuzioni giunsero infine alle violenze aperte. Il punto di svolta fu costituito dalla notte dei cristalli (novembre 1938), in cui gli ebrei furono linciati a dozzine per le strade, e i loro uffici e le loro sinagoghe incendiate. Le devastazioni erano state organizzate dal dottor Goebbels e dal famigerato SS Heydrich.

2) Eppure, come scriveva Leon Poliakov, “il giudaismo tedesco impiegò un certo tempo […] per capire che l’espatrio era l’unica soluzione rimastagli. Nei primi anni del regime hitleriano l’emigrazione degli ebrei tedeschi fu irrilevante […] Questa indecisione generale [a partire] era in parte dovuta all’attaccamento alla madrepatria, in parte alle enormi difficoltà legate alla

23 Simon Wiesenthal, Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano, 1989, p.16.24 Benjamin Barber, Guerra Santa contro McMondo, Pratiche Editrice, Milano, 1998 (ed. or. 1995), p. 137.25 ivi, p. 138.

Page 7: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

emigrazione”26, in parte legate alla convinzione che la patria di Goethe, Beethoven e Kant non avrebbe mai acconsentito a che si giungesse a violenze sistematiche e generalizzate. Semplicemente, molti ebrei restarono (quando era ancora possibile fuggire) perché non credevano possibile che si arrivasse al peggio. Ricordava Poliakov che dei 525.000 ebrei tedeschi solo 175/200.000 se ne andarono prima dello scoppio della guerra e del loro successivo sterminio. Come è noto, nel corso della Seconda Guerra Mondiale circa sei milioni di ebrei furono uccisi dai nazisti.3) Gli ebrei, ritenuti responsabili della sconfitta nella prima guerra mondiale, ritenuti capi del bolscevismo e anche crudelissimi capitalisti violentatori e corruttori del sangue ariano, dovevano essere eliminati. Ma la logica eliminazionista dei nazisti sembrò intendere dapprima la loro ‘eliminazione’ come semplice allontanamento dalla Germania (è noto che nel programma del partito e nel Mein Kampf non si parla di eliminazione ‘fisica’ degli ebrei; e soltanto in un discorso risalente al 30 gennaio 1939 Hitler parlò esplicitamente in pubblico della possibilità dell’Ausrottung (annientamento) del popolo ebraico: “Sono stato molte volte profeta […] voglio esserlo ancora. Se la finanza ebraica internazionale scatenerà una nuova guerra, il risultato non sarà la bolscevizzazione del mondo ma l’annientamento della razza ebraica in Europa”27. In ogni caso, ricorda Raul Hilberg, la decisione di sterminare gli ebrei "non fu messa per iscritto né firmata. Non esiste un momento preciso o un giorno che sia individuabile come punto di svolta"28.

4) Secondo alcuni studiosi ( tra cui lo stesso Poliakov, Broszat, Browning) non vi sarebbe stata già sin dall'inizio una volontà precisa di sterminare gli ebrei. Tant'è che fino al 1941 e al momento dell’attacco alla Russia sovietica da parte dei tedeschi, gli uffici delle SS studiavano dei piani per attuare la emigrazione forzata degli ebrei (è noto il PIANO MADAGASCAR). Poi con le prime difficoltà militari i nazisti, che, penetrati in Polonia e in Russia, si trovarono di fronte a milioni di ebrei (moltissimi vivevano in Europa orientale), decisero per lo sterminio. E’ questa la tesi ‘funzionalista’. Secondo molti altri storici, invece, l’intenzione di massacrare gli ebrei sarebbe stata presente nella mente dei capi nazisti fin dall’inizio, anche se per ragioni di opportunità politica essa non fu mai espressa pubblicamente. E’, questa, la tesi ‘intenzionalista’ di Lucy Dawidowicz, Fleming, Nolte e altri. La questione storiografica è ancora aperta e discussa. In ogni caso, né gli uni né gli altri mettono in dubbio la mostruosa realtà del genocidio.

5) Come che sia, è certo che durante la guerra mondiale, a partire dal 1941, i nazisti passarono a sterminare gli ebrei d’Europa, ovunque li trovassero. Ora la logica eliminazionista del nazismo dava vita all’olocausto del popolo ebraico, alla Shoah (=distruzione). A quanto è dato sapere (tutto si svolse nella massima segretezza possibile, e non sono stati trovati documenti firmati che contengano esplicitamente l’ordine di attuare il genocidio; tutti i documenti al riguardo sono ammantati di espressioni eufemistiche), la “SOLUZIONE FINALE” della questione ebraica (la Endlösung), intesa come genocidio, fu presa, fu decisa nel 1941, al momento dell’attacco all’Urss (o poco dopo), e fu pianificata e organizzata nel 1942, alla Conferenza di Wannsee (presso Berlino). 6) Gli ebrei occidentali (non solo quelli tedeschi, ma quelli di tutti i Paesi nei quali giungessero le armate tedesche), già identificati e marchiati con la stella di Davide (obbligatoria a partire dal settembre 1941), poi privati delle loro proprietà (che vennero ‘arianizzate’, cioè espropriate e vendute a basso costo a tedeschi), e ghettizzati, furono infine deportati a est, lontano dagli occhi ‘pietosi’ e dalle coscienze ‘sensibili’ degli occidentali. Lì furono massacrati con tecniche industriali, ‘tayloriste’ e ‘fordiste’, nei sei grandi Vernichtungslager (campi di sterminio, non semplici campi di concentramento, di lavoro o di transito) che si trovavano in Polonia (occupata dai tedeschi): Auschwitz, Sobibor, Chelmno, Maidanek, Treblinka, Belzec.

26 Leon Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Einaudi, Torino, 1955, p.32.27 Citato in Michael Burleigh, Il Terzo Reich, Rizzoli, Milano, 2003, p. 388.28 Raul Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori, Mondadori, Milano, 1994., p. 21.

Page 8: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

Bisogna ricordare che in prossimità dei ‘campi della morte’, molte industrie tedesche aprirono stabilimenti per sfruttare il lavoro degli ebrei ridotti in condizione di schiavitù e destinati a morire (di fame, fatica o nelle camere a gas). E Bisogna ricordare che la I.G. Farben fece affari con i nazisti vendendo il terribile Zyklon B, i cristalli di cianuro da cui si sprigionava il gas usato per liquidare gli ebrei. Nei campi furono poi eliminati fisicamente moltissimi zingari, testimoni di Geova, prigionieri russi.. 7) Ma bisogna anche ricordare che già dal 1941, in Russia agivano le terribili Einsatzgruppen (4 unità per un totale di circa 3.000 uomini), unità speciali delle SS e della polizia che fucilarono centinaia di migliaia di ebrei, muovendosi subito dietro le prime linee dell’esercito tedesco avanzante. Celebre il massacro di Babij Jar, vicino a Kiev, dove in tre giorni di fucilazioni continue (settembre 1941) una Einsatzgruppe ammazzò più di 33.000 ebrei. Fu, questa, la fase delle ‘eliminazioni selvagge, primitive’(come le chiama Poliakov), precedente quella più ‘scientifica’ delle eliminazioni nei lager. Ci fu prima la "shoah con il piombo", poi la "shoah con il gas", per usare le parole del grande scrittore Vasilij Grossman.

Hitler si proponeva di rendere l’Europa judenfrei (=libera dagli ebrei), e ci riuscì quasi completamente, anche perché nessun altro Stato (né Usa né Inghilterra etc.) spalancò le porte agli ebrei che decidevano di fuggire. Gli inglesi non volevano troppi ebrei in Palestina, per non avere noie con gli arabi; i politici statunitensi, per ragioni elettorali interne, sensibili al tema delle quote di immigrazione e alle preoccupazioni razziali degli WASP, non intendevano rischiare sconfitte politiche per aiutare gli ebrei; e la Francia, quanto antisemita era la patria di Dreyfus?

La Shoah non fu comunque l’unico né il primo genocidio del XX secolo. Già nel 1904, in Africa, i tedeschi avevano massacrato gli herero della Namibia. E nel 1916-7, durante la Grande Guerra, il governo turco aveva massacrato gli armeni. L’unicità della Shoah deriva certamente dai metodi 'scientifici' e industriali con cui in buona parte fu attuata, oltre che per l'ideologia razzista che condannò a morte gli ebrei per il solo fatto di esser nati; ebrei equiparati dalla pseudobiologia, dalla fisiognomica e dalla frenologia, a topi, cimici, esseri sub-umani, meno-che-umani.

2.b. "SHOAH CON IL PIOMBO" E "SHOAH CON IL GAS". I CARNEFICI: ZELANTI, SADICI E APPRENSIVI.

Chi era il carnefice nazista? Quale era la qualità psichica del carnefice, dell'assassino di massa? 2.b.1) Bisogna cominciare col ricordare che "Nessuno si definì carnefice", dice Hilberg29, o comunque furono ben pochi al termine della loro carriera a definirsi tale! Tutti o quasi finirono per accampare le scuse più varie, ma quasi tutte riconducibili allo slogan auto-giustificatorio per cui "Ho solo obbedito agli ordini".

E poi, come ricorda sempre Hilberg, le caratteristiche psicologiche dei carnefici erano decisamente diversificate: v'erano gli zelanti, c'erano i sadici e infine gli 'apprensivi' 30. Tutti ammazzarono, chi con il piombo chi con il gas. Ma lo fecero con diverso grado di partecipazione emotiva e con diverse modalità. 2.b.2) Gli zelanti -dice Hilberg- sono incarnati da Adolf Eichmann31 : furono burocrati assolutamente ligi al loro 'dovere', agli ordini ricevuti, professionali e precisi ed efficienti, anche se spesso non volentieri. Persone 'banali' (per citare Arendt) e 'normali', capaci di una vita affettiva

29 Raul Hilberg, op. cit., p. 3.30 ivi, p. 53.31 Eichmann fu, come è noto, il responsabile dei trasporti ferroviari che condussero gli ebrei ai campi di sterminio.

Fuggito dopo la guerra in Argentina, venne catturato dai servizi segreti israeliani, processato e impiccato nel 1962 in Israele

Page 9: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

'media' per tutto ciò che non riguardava la vita nei campi di sterminio o nel kommando di Einsatzgruppen. A tal riguardo Simon Wiesenthal (il famoso 'cacciatore di nazisti', sopravvissuto allo sterminio) scrive:

" Più pericolosi -perché solo loro tenevano in piedi il sistema- erano quelli che sembravano rientrare nella media. Apparivano tipi qualunque. Il loro mondo affettivo pareva normale. Erano quelli che da Auschwitz inviavano gli auguri di Natale ai loro figli mentre gasavano i figli di altri. Non volentieri, semplicemente per ragioni di servizio”32, senza alcuna partecipazione emotiva personale.

2.b.3) Poi c'erano i sadici. Erano coloro che traevano piacere dall'infliggere sofferenza alle vittime ebree. Ma, dice Hilberg, "Questo comportamento non era particolarmente gradito, ma non era neppure severamente censurato"33. Le autorità naziste non gradivano simili espressioni di sadismo. Anche perché rallentavano l'opera di eliminazione dei sub-umani: ammazzare a colpi di vanga una persona che strilla e si dibatte, o buttarla in una fossa ardente significa perdere tempo, e per di più significa correre il rischio di agitare le altre vittime in attesa del loro turno, o addirittura spingerle a resistere. Wiesenthal è ancora più esplicito:

"La rappresentazione dell'SS come di un uomo dallo sguardo satanico, sorriso cinico, stivali neri e cane lupo ringhiante, era già di per sé una rappresentazione di maniera: dava conto di un estremo, non della media."34.

E "Ma il turno dei sadici veniva solo a un livello molto più basso. E anche qui essi erano l'eccezione e non la

regola: una SS che uccideva per il puro gusto di uccidere veniva rimproverata per questo"35.

Certo, c'erano i casi come quello di Otto Moll, sadico terribile che a Auschwitz prometteva la salvezza quel prigioniero che fosse riuscito ad attraversare a piedi nudi per due volte un fossato pieno di cadaveri che ardevano36, ma erano una eccezione. Wiesenthal cita il caso di Max Taubner, sotto-ufficiale SS in Ucraina, che aveva ordinato la fucilazione di centinaia di ebrei e poi fu condannato da un tribunale SS a 10 anni di galera per aver organizzato uno 'spettacolo gladiatorio' ingiungendo a due ebrei di affrontarsi a colpi di vanga e promettendo la salvezza a chi avesse vinto. Il tribunale nazista condannò l'SS perché "si era lasciato andare a crudeltà indegne di un tedesco e di un ufficiale SS". Perché "il tedesco uccide pulito"37.

2.b.4) Infine c'erano gli apprensivi, i dubbiosi, cioè tutti coloro che hanno ammazzato, ma solo dopo aver vinto i loro scrupoli morali (per mezzo dell'alcool o a seguito di reiterate pressioni dall'alto o per timore di venire estromessi dal gruppo dei camerati o per tutte queste ragioni assieme). Hilberg cita a mo' di esempio il caso del maggiore Franz Lechthaler, ufficiale di polizia di 51 anni, che obiettò al suo generale di non poter permettere che i suoi poliziotti tedeschi fossero impegnati nelle fucilazioni di ebrei nella zona di Minsk (Bielorussia). Quando il generale non volle ascoltarlo, Lechthaler portò i suoi uomini a compiere le esecuzioni (ottobre 1941). Il suo turbamento dinanzi al massacro fu tale da indurlo ad allontanarsi dal teatro delle operazioni, ma non fu tale da spingerlo a rifiutarsi e a ribellarsi. Carnefici riluttanti di questo tipo furono molti più di quanto non si pensi.

2.b.5) Aggiungiamo inoltre che, a differenza di quanto solitamente credono coloro che intendono ridurre lo sterminio a una operazione condotta da sadici ignoranti, molti tra i carnefici che dirigevano le operazioni sul campo non erano "feccia della società"38 : tra i comandanti delle Einsatzgruppen figurano persone come Otto Ohlendorf (comandante dell'Einsatzgruppe D, in

32 Simon Wiesenthal, op. cit., p. 26.33 Raul Hilberg, op. cit., p. 55.34 Simon Wiesenthal, op. cit., p. 26.35 ivi, p. 92.36 Raul Hilberg, op. cit., p. 56.37 Simon Wiesenthal, op. cit., p. 329.38 Raul Hilberg, op. cit., p. 46.

Page 10: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

Ucraina), un economista che aveva frequentato parecchie università; o come Max Thomas, un medico, persona colta che parlava latino e studiava il greco, e dirigeva la Einsatzgruppe C. Tutto ciò che si può dire è che alla Shoah parteciparono, in qualità di carnefici, membri di tutti gli strati sociali, e anche persone che erano già adulte quando Hitler prese il potere, non solo ragazzini della Hitlerjugend plasmati dalla propaganda nazista.

2.b.6) Bisogna poi ricordare che "lo sterminio doveva essere condotto in modo tale da limitare le ripercussioni psicologiche tra le file dei carnefici, evitare agitazione tra le vittime e scongiurare inquietudini o proteste tra la popolazione non ebrea" 39(Hilberg, p. 25).

Anche e soprattutto per questo la fase delle eliminazioni selvagge, basate su fucilazioni di massa a bruciapelo e troppo sconvolgenti per molti esecutori (che venivano spesso colti da crisi isteriche e depressive, e finivano per ubriacarsi onde sopportare il compito di far saltare il cervello di donne e bambini sparando da distanza ravvicinata), ebbene, anche per questo la fase delle eliminazioni selvagge venne pian piano sostituita nel 1942 dalla fase delle eliminazioni con il gas, più 'scientifiche' e meno direttamente coinvolgenti.

Le Eliminazioni selvagge

Pogrom a Kaunas (Lituania): i lituani picchiano a morte gli ebrei nel garage Lietukis.

39 Raul Hilberg, op. cit., p. 25.

Page 11: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

1942. Massacro di Ivangorod, Ucraina. Un poliziotto fotografato mentre sta per sparare a una madre ebrea con il bambino. Sul retro della fotografia (inviata successivamente da un soldato tedesco ai suoi famigliari) c'era scritto: "Ucraina 1942, azione contro gli ebrei, Ivangorod" (fonte: repertorio fotografico in Richard Rhodes, Gli specialisti della morte, Mondadori, Milano, 2006)

Page 12: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

3) UN CASO FAMOSO E DUE INTERPRETAZIONI DISCORDANTI. Goldhagen e Browning sul battaglione 101 di Amburgo.

Diamo un'occhiata più da vicino all'attività dei carnefici nazisti. Scopriremo cose che forse ci interessano direttamente, cose inquietanti... Ricordiamo alcuni fatti dell'attività criminale del Battaglione 101 della riserva di polizia (ORPO, Ordnungspolizei, Polizia d'ordine tedesca), il cui caso (la sua 'microstoria') è stato studiato da due famosi storici e ha dato luogo a una marea di discussioni accademiche.Gli storici in questione sono Ch. Browning e D. Goldhagen, entrambi statunitensi. Il primo ad occuparsi del Battaglione 101 fu Browning, che pubblicò Uomini comuni nel 1992; quattro anni dopo intervenne Goldhagen con il suo I volenterosi carnefici di Hitler. Goldhagen giunse a conclusioni in parte diverse da quelle di Browning, e quest'ultimo gli rispose con la post-fazione alla nuova edizione 1998 del suo lavoro. Vediamo.

Il Battaglione 101 di polizia era formato da circa 500 uomini, quasi tutti provenienti da Amburgo. Spediti sul fronte orientale, operarono a lungo in Polonia e si resero responsabili della

Page 13: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

uccisione di più di 38.000 persone, per la maggior parte ebrei. Il Battaglione 101 prese parte alle 'eliminazioni selvagge' degli ebrei, condotte con fucilazioni di massa. Il Battaglione era comandato dal maggiore Trapp, un uomo di 53 anni, ed era formato da riservisti (troppo vecchi per l'impiego in prima linea!), padri di famiglia, persone formatesi in età pre-nazista, provenienti da una zona nota per il tiepido appoggio dato al nazismo. Solo il 25% degli uomini erano iscritti al partito nazista, e solo 7 sotto-ufficiali su 32 erano SS. I poliziotti provenivano per la maggior parte dagli ambienti operai (63%) e dal ceto medio (impiegati, qualche insegnante, qualche piccolo imprenditore), insomma... 'uomini comuni', come dice Browning40. Il 13 luglio 1942 il Battaglione 101 entrò a Jozefow (Polonia) con l'ordine di sterminare i 1800 ebrei locali. Era la prima azione di questo genere richiesta al Battaglione. Il maggiore, in lacrime e sconvolto, dice ai suoi uomini che chi non se la sente di sparare agli ebrei può ritenersi esentato dal compito. Solo 10-12 uomini si fanno avanti e rinunciano, vedendosi affidati compiti di semplice guardia. Gli altri sparano. 1500 uomini, donne, bambini, vecchi vengono eliminati con colpi alla testa: crani che esplodono, schizzi di sangue arterioso e pezzi d'osso... Il medico del battaglione insegna come colpire... Alcuni uomini, dopo le prime esecuzioni, cercano di defilarsi, si sentono male, chiedono di venire sostituiti. Ma il massacro continua fino alla fine. Trapp è angosciato ma ripete che "Gli ordini sono ordini"41. Tornati in caserma, alla fine del loro lavoro, molti vomitano e molti si ubriacano. Ma il lavoro è stato svolto. Pochi, come il sottufficiale Gnade, mostrano di provare piacere in ciò che è stato fatto. Pochi mesi dopo, in occasione di altre azioni simili (a settembre, a Talcyn), il comandante Trapp non piange più, e gli uomini sono diventati insensibili. Molti ridono e fanno battute sulle vittime. Sono diventati 'volenterosi carnefici', e molti si offrono volontari per formare i plotoni di esecuzione.

Browning e Goldhagen si chiedono perché. Perché, in particolare, solo pochi rifiutarono di diventare carnefici a Jozefow (e nessuno si ribellò apertamente opponendosi a quanto stava accadendo), se comunque chi voleva poteva non ammazzare, come ricorda la testimonianza di un poliziotto riportata da Browning:

"Non è affatto vero che coloro che non volevano o non potevano uccidere altri esseri umani con le proprie mani non potevano evitarlo. [...] Era inevitabile che questo o quel compagno notasse che non partecipavo e non sparavo alle vittime. Per esprimere il loro disgusto mi coprirono di insulti come 'faccia di merda' e 'smidollato'. Ma non subii alcuna conseguenza per le mie azioni"42.

La scusante adoperata da molti carnefici inquisiti dopo la fine della guerra è stata che se non avessero obbedito agli ordini avrebbero subito terribili punizioni (addirittura la pena di morte o il venir spediti in prima linea a combattere i sovietici), e dunque -così sostennero- essi non dovevano venir considerati responsabili di quello che era accaduto in posti come Jozefow; ma queste espressioni autogiustificatore non corrispondono ad alcuna verità documentata, dice Browning. "Chi non voleva uccidere non era costretto a farlo, neppure nelle azioni più importanti"43. Nessuno venne mai punito per non aver ucciso. L'unica 'punizione' fu costituita dagli insulti e dal disprezzo dei compagni che spararono: Adolf Bittner (che colpì con un pugno in faccia un compagno che stava bastonando una donna) e tale Michaelson, che a Jozefov si attardò tra i camion, non vennero puniti se non con lo scherno: "Ai loro occhi io non ero un 'uomo'" 44.

Che l'astensione da uccisioni criminali sotto ordine o dietro invito da parte di superiori

40 Christopher Browning, Uomini comuni, Einaudi, Torino, 1999, p. 47.41 ivi, p. 59.42 ivi, p. 68.43 ivi, p. 178.44 ivi, p. 135. Michaelson e Bittner sono pseudonimi adoperati da Browning (vedi pp. XVI-XVII del suo libro) nel

rispetto delle leggi tedesche sulla protezione della privacy. Per Trapp e Gnade, i cui nomi compaiono anche in pubblicazioni e archivi fuori della Germania, non v'era alcun vincolo di segretezza, e lo storico li ha dunque adoperati in piena libertà.

Page 14: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

nazisti non sia mai stata duramente punita, e su nessun fronte operativo tedesco, è ormai una acquisizione indiscussa di gran parte della più recente storiografia. Basti, a titolo di esempio, ricordare quanto ha affermato recentemente Marco De Paolis anche per lo scacchiere militare italiano:

"In verità, non si è a conoscenza dell'esistenza di casi storicamente provati di militari tedeschi che siano stati sanzionati o addirittura passati per le armi per non aver eseguito ordini manifestamente criminosi. Viceversa sono ben noti casi opposti: come ad esempio quello delle Fosse Ardeatine a Roma nel marzo 1944 o quello di San Polo di Arezzo del luglio 1944, laddove militari tedeschi che ebbero a rifiutare di far parte dei plotoni di esecuzione di ostaggi civili innocenti non dovettero sopportare alcuna conseguenza."45.

Ma allora perché quasi tutti spararono? Se adoperiamo le categorie di Hilberg, Gnade era un sadico, e Trapp un dubbioso-apprensivo che si trasformò in zelante come quasi tutti i suoi uomini. Ma gli altri, i pochi che non spararono? Solo il 20% non sparò o sparò all'inizio e poi abbandonò l'impresa; l'80% sparò fino alla fine, anche piangendo, vomitando e auto-commiserandosi46. Perché?

Ecco la risposta di Browning: non c'è una spiegazione monocausale del comportamento dei carnefici del Battaglione 101. Molti sono i fattori psicologici e sociali che posso spingere anche uomini comuni come i poliziotti del 101 ad ammazzare:- la disumanizzazione ideologica dell'avversario (cioè l'idea tipicamente nazista secondo la quale gi ebrei sono solo 'cimici', 'topi', sub-umani etc, e che dunque non si uccidono i propri simili) indubbiamente facilita il massacro.- Ma non basta. C'è sicuramente anche il carrierismo, l'idea di poter avanzare di grado obbedendo agli ordini.- Ma anche questo non basta. Ci sono soprattutto l'obbedienza all'autorità (anche quando questa è priva di potere coercitivo e/o non minaccia punizioni terribili) e il bisogno di adeguarsi ai compagni, al gruppo (è il tema del conformismo e della pressione del gruppo di cui parla Browning47). Molti poliziotti carnefici dichiararono nelle loro testimonianze giudiziarie di essersi preoccupati di come sarebbero apparsi agli occhi dei loro compagni, e dunque di aver agito sotto la spinta della conformità, cioè della 'pressione del gruppo'. Una pressione che, anche quando non è esplicitamente espressa dai compagni ma solo vissuta da chi si inserisce nel gruppo e nota il comportamento dei camerati, genera la tendenza a conformarsi ai costumi dei pari-grado: se gli altri, nel nostro caso, sparano, 'lo devo fare anch'io', per non essere isolato ed espulso dal gruppo.

Browning a questo riguardo cita ampiamente e ripetutamente gli esperimenti di Stanley Milgram (su cui torneremo) che hanno "chiaramente dimostrato che autorità e conformità si rafforzano a vicenda"48. L'obbedienza all'autorità (anche priva di potere coercitivo) è dovuta al bisogno umano di adattarsi alle gerarchie e ai gruppi organizzati per garantirsi in modo efficace la sopravvivenza), e la tendenza a conformarsi risponde allo stesso bisogno.

Ed eccoci al punto a mio avviso (ad avviso anche di Browning) decisivo: Browning scrive che "la conformità [...] sarebbe dunque la motivazione centrale dei fatti di Jozefow"49 e che a Jozefow e altrove "rifiutare di uccidere appariva come un atto asociale nei confronti dei compagni. Coloro che dichiaravano di non voler partecipare ai massacri rischiavano l'isolamento, il rifiuto e l'esclusione" 50. Ecco che compare la parola 'magica': 'isolamento', o meglio: la paura di venire isolati, di ritrovarsi soli, privi di compagni in un mondo di incertezza e paura. Ricordate quello che si diceva molte pagine addietro riguardo al bisogno di appartenenza, il bisogno di fuggire l'estraniazione e il

45 Marco De Paolis, La questione giuridica di Cefalonia nella giurisprudenza tedesca e italiana, in Né eroi, né martiri, soltanto soldati (a cura di Camillo Brezzi, Il Mulino, Bologna, 2014, p. 316.46 Christopher Browning, op. cit., pp. 165 e segg.47 ivi, pp. 182-183.48 ivi, p. 183.49 ibidem.50 ivi, p. 194.

Page 15: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

carattere monadico del nostro vivere quotidiano?

Forse è proprio questo il principale meccanismo psicologico (e sociale) che ha spinto e spinge in questa epoca molte persone normali dell'Occidente 'civile' a diventare assassini di massa ! E' il meccanismo che (secondo Browning) il professor Milgram con i suoi celebri esperimenti ha messo chiaramente in luce. Dice ancora Browning: "un altro fattore cruciale (oltre all'obbedienza all'autorità) che l'esperimento di Milgram ha sfiorato [è] la conformità nei confronti del gruppo"51 (sottolineature nostre) (p. 193). Dunque "le conclusioni di Milgram sono assai pertinenti alla situazione di Jozefow"52 e i poliziotti di Jozefow nel 1942 si comportarono proprio come i soggetti degli esperimenti di Milgram negli anni '60!!!

Ma se questo è vero, allora le conclusioni sono davvero inquietanti: in determinate condizioni, sotto la pressione del gruppo e la tendenza ad obbedire alle autorità, gli uomini comuni "sono indotti ad uccidere senza grosse difficoltà"53, per evitare di venire esclusi e di essere considerati 'facce di merda' e 'poco uomini'. E molti tra coloro che leggono queste righe sarebbero potuti diventare assassini di massa. Come dice Browning: "Dovrò perciò riconoscere che, nella stessa situazione, avrei potuto essere un assassino"54. Come gli esperimenti di Milgram provano.

Ma prima di passare a vedere brevemente il senso di questi esperimenti giova spendere anche alcune parole sul lavoro di Goldhagen.

Goldhagen, con il suo I volenterosi carnefici di Hitler concorda con Browning nel riconoscere che molti 'tedeschi comuni' parteciparono volontariamente (senza alcuna minaccia di punizioni) al massacro degli ebrei, ma critica Browning perché quest'ultimo non avrebbe riconosciuto il ruolo decisivo dell'antisemitismo eliminazionista, profondamente radicato da secoli nel popolo tedesco. L'antisemitismo più violento -sostiene Goldhagen- era già decisivo nella cultura tedesca ben prima che Hitler prendesse il potere, e Hitler si limitò semplicemente a scatenare quella violenza che i tedeschi comuni desideravano. Il loro antisemitismo fu la principale, se non unica, motivazione dell'Olocausto. Scrive Goldhagen che "Questi tedeschi comuni, tra i quali c'erano anche istruiti impiegati pubblici, si spinsero ben oltre quanto prescritto dal regime!"55. E anche il raccapriccio che gli uomini del Battaglione 101 provarono a Jozefow fu solo un "raccapriccio del momento"56. E "possiamo affermare con sicurezza che questi tedeschi comuni desideravano uccidere gli ebrei"57. In sostanza, secondo Goldhagen, i tedeschi comuni furono 'volenterosi' nel senso che non dovettero superare alcuna particolare inibizione morale per arrivare ad uccidere: furono spietati ed entusiasti del massacrare, e nient'affatto 'indifferenti'! E il regime nazista si votò al genocidio degli ebrei solo perché la popolazione tedesca ne era già convinta. Browning, in profondo disaccordo, rispose con una lunga postfazione due anni dopo la pubblicazione del libro di Goldhagen. Browning in sostanza affermò che le conclusioni del suo 'rivale' accademico erano non del tutto corrette perché: 1) i partiti anti-semiti erano minoritari nella Germania del primo Novecento, prima che esplodesse la crisi economica del 1929, e non avevano una influenza così decisiva sull'opinione pubblica; 2) inoltre si dovrebbe riconoscere che l'anti-semitismo indubbiamente presente in Germania (e non solo!) aveva volti diversi:il grosso della popolazione accettò le leggi razziali del regime nazista, ma non chiese particolari misure contro gli ebrei, e certamente disapprovava la violenza esplicita contro gli ebrei (come indubbiamente provato dalla reazione di orrore della maggioranza dinanzi agli eccessi della Notte dei Cristalli). I tedeschi comuni purtroppo rimasero indifferenti alla sorte degli ebrei, o parteciparono al massacro, ma solo quando si ritrovarono nelle situazioni del Battaglione 101 a Jozefow: pressati dal gruppo e spinti ad

51 ivi, p. 193.52 ivi, p. 183-184.53 ivi, p. 181.54 Ivi, p. XVI.55 Daniel Goldhagen, I volenterosi carnefici di Hitler, Mondadori, Milano, 1997, p. 111.56 ivi, p. 236.57 ivi, p. 251.

Page 16: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

obbedire all'autorità, dovettero farsi violenza per ammazzare, anche se solo pochissimi individui eccezionali seppero resistere e non uccidere. Perché, come conclude Browning, eccezionali sono gli individui capaci di resistere all'autorità; il male compiuto dagli uomini comuni è la norma, non l'eccezione! Gli eccezionali ci sono, ma sono pochi, sono minoranza! [Nota a margine: anche un autore decisamente più cauto rispetto al valore degli esperimenti di Milgram, di cui tra poco parleremo, un autore come Michael Burleigh, pur affermando che "siccome la vicenda di uno di questi battaglioni di polizia potrebbe non essere tipica degli altri, e che dunque è sconsigliabile trarne indicazioni [...] sui lati oscuri del carattere umano in generale"58, sottolinea comunque "le informazioni di notevole utilità sul carattere dei responsabili delle uccisioni di massa"59 contenute nel lavoro di Browning]

58 Michael Burleigh, Il Terzo Reich, Rizzoli, Milano, 2003, p. 678.59 ibidem.

Page 17: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

4) L'ESPERIMENTO DI MILGRAM. La violenza degli uomini comuni e la modernita'.

A cosa si riferiva Browning parlando dell'esperimento di Milgram? Cos'è questo esperimento? Si deve riconoscere che stranamente (ma solo fino a un certo punto!) se ne parla troppo poco. Si tratta di una serie di esperimenti scientifici che mettono in gioco la responsabilità di ognuno di noi dinanzi alla possibilità del male, della violenza omicida che ognuno di noi potrebbe scatenare con relativa facilità; le conclusioni prescrittive a cui Milgram giunge vogliono essere un invito a saper controllare quella capacità distruttiva che è presente anche nell'uomo più comune e all'apparenza civilizzato. Presentiamo l'esperimento di Milgram (1933-1984), psicologo statunitense dell'università di Yale, riportando il modo in cui viene offerto al lettore da Gadi Luzzatto Voghera in un eccellente libretto intitolato L'antisemitismo (1994).

"Tra il 1960 e il 1963 Milgram effettuò una serie di esperimenti all'università di Yale, volti a determinare il comportamento di uomini di media cultura e di discreto livello sociale, in presenza di una richiesta di obbedienza da parte di una autorità data. Alcuni allievi della scuola vennero messi segretamente al corrente dello scopo degli esperimenti e furono istruiti affinché reagissero in maniera teatrale a una serie di falsi stimoli elettrici. Altri allievi vennero forniti di un apparecchio composto da trenta leve attraverso le quali fu loro detto che avrebbero potuto infliggere scariche elettriche di voltaggio via via più elevato ai loro compagni. A ogni risposta sbagliata che i primi avessero dato, i secondi avrebbero potuto (e dovuto) infliggere una scarica sempre maggiore, con l'avvertenza che oltre un certo livello tali scariche avrebbero potuto provocare traumi anche pericolosi per la vita. I risultati degli esperimenti furono del tutto inattesi: oltre il sessanta per cento degli allievi cui fu ordinato di proseguire fino alle scariche più pericolose portarono avanti l'esperimento fino alla fine (cioè, figuratamente, diedero volontariamente la morte ai loro colleghi); e questo nonostante vedessero o sentissero le grida, i lamenti e in genere gli effetti del dolore."60.

L'esperimento è stato ripetuto più volte e in paesi diversi, e con molte varianti, ma i risultati sono sempre stati gli stessi: circa il 60-70 % delle persone normali, comuni, banali sono in grado di dare la morte (figuratamente) a persone altrettanto banali poste dinanzi a loro.

[Nota a margine. Ecco alcune varianti dell'esperimento: più l'autorità che guida l'esperimento è vicino al soggetto incosciente, più è difficile per quest'ultimo resistere alla richiesta di infliggere la scarica; se invece uno schermo vela gli attori che fingono dolore, è più facile per il soggetto colpire; se il soggetto inconsapevole viene inserito in un gruppo di persone che recitano il ruolo di 'punitori' ma in realtà sono collaboratori dell'autorità, e se i finti 'punitori' propongono scariche di intensità crescente, il soggetto inconsapevole viene fortemente influenzato e passa anch'egli a infliggere scariche sempre più potenti61 etc.]

Bauman, commentando l'esperimento di Milgram ricorda che le sue conclusioni comprovano quanto di più sconvolgente e 'attuale' si può trarre dalla lezione e dallo studio della Shoah: ""La novità più terribile rivelata dall'Olocausto e da ciò che si era appreso sui suoi esecutori non era costituita dalla probabilità che qualcosa di simile potesse essere fatto a noi, ma dall'idea che fossimo noi a poterlo fare"62.Se tutto ciò è vero, allora il 60/70 % delle persone che leggono queste righe potrebbero arrivare fino ad ammazzare persone verso le quali non nutrono rancori personali, non diversamente dai poliziotti di Jozefow!!!!

Cosa si impara dall'esperimento di Milgram? Impariamo che

"Lo schema rassicurante che identifica nel nazismo il male assoluto e irripetibile viene duramente contraddetto dall'idea che anche noi, in determinate condizioni, in quanto inseriti nel funzionamento di una macchina burocratica priva di comportamenti morali,

60 Gadi Luzzatto Voghera, L'antisemitismo, Feltrinelli, Milano, 1994, pp. 57-58.61 Christopher Browning, op. cit., p. 183.62 Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, Il Mulino, Bologna, 1992, p. 212.

Page 18: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

potremmo trasformarci [...] in massacratori"63.

In altri termini, possiamo dire che il male non è affatto 'demoniaco' ed 'eccezionale': il male è assolutamente banale, e solo il ridicolo tentativo di rassicurare noi stessi e di certificare la nostra assoluta moralità ci spinge a pensarlo come lontano da noi. Ammazzare è forse più facile di quanto crediamo. Forse anch'io, in determinate condizioni....

Filmato Milgram

Esperimento di Milgram – YouTube

https://www. youtube .com/watch?v=Ikaec6AGD2E

E forse davvero ha ragione ancora una volta Bauman quando ricorda che

"La modernità [...] contrariamente alle sue promesse , non ha posto fine alla disumanità dell'uomo nei confronti dell'uomo [...] L'Olocausto fu un prodotto e un fallimento della civiltà moderna"64

anche perché "La cultura moderna è cultura del giardinaggio"65. Infatti, spiega Bauman, nella modernità spesso l'autorità politica costituita ha pensato di poter realizzare un mondo di perfezione in terra, di trasformare il mondo in un 'giardino' perfetto, e considera gli oppositori o i semplicemente diversi alla stregua di 'erbacce' da sradicare, da eliminare una volta per tutte. E una autorità di questo tipo, una specie di capo-giardiniere capace di elaborare le utopie assassine tipiche della modernità (nazismo, stalinismo etc.) finisce sempre per trovare numerosi operai addetti alla disinfestazione. La modernità tecnologica e tecnocratica e iper-burocratica dimentica la vecchia lezione di Kant, quella per cui "l'uomo è fatto di un legno particolarmente storto": chi vuol realizzare la perfezione in terra (un giardino 'razziale' perfetto, secondo le convinzioni naziste; una società internazionale di fratelli non più sfruttati, secondo i principi del comunismo 'superiore' etc.) deve per forza raddrizzare il legno dell'umanità con la violenza, e prepararsi ad ammazzare milioni di persone. La cultura moderna genera l'Olocausto, e coloro che -come Norbert Elias, autore del famoso Il processo di civilizzazione- hanno pensato che la modernità abbia condotto a costumi sempre più gentili e civili si sbagliano di gran lunga.

Tutta questa linea di pensiero che da Arendt giunge a Bauman e Browning e Joanna Bourke (una studiosa le cui riflessioni sulla strage di My Lai in Vietnam del Sud per mano di truppe statunitensi, nel 1968, meritano ampi attenzione), attraverso gli studi di Milgram e Philip Zimbardo, ebbene... tutto in fondo può essere riassunto nella ancor più amara osservazione di Wolfgang Sofsky:

"La fede nella civilizzazione è un mito eurocentrico in cui la modernità adora se stessa. E' una fede priva di qualsiasi fondamento reale [...] e i 'civili ' non sono affatto miti come loro stessi vorrebbero apparire."66.

E quindi "Alla fine della civilizzazione l'impeto creativo della crudeltà è giunto a un momentaneo apice"67. 'Momentaneo' solo nel senso che domani tale apice di violenza potrebbe essere superato.In fondo, massacrando in gruppo, ci sentiremo meno soli!!!"Perché menate?" - "E che ne so?! Menano gli altri, e meno anch'io!"68, fu la risposta di un

63 Gadi Luzzatto Voghera, op. cit., p. 58.64 Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, op. cit., p.131.65 ivi, p. 135.66 Wolfgang Sofsky, Saggio sulla violenza, Einaudi, Torino, 1998, p.193.67 ivi, p. 171.68 Gabriele Ranzato, Il linciaggio di Carretta, Il Saggiatore, Milano, 1997. p. 44.

Page 19: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è

massacratore del direttore delle carceri di Regina Coeli, Donato Carretta, ingiustamente accusato da una folla inferocita come "aguzzino fascista" e linciato a Roma, nel 1944. Così ci ricorda il professor Gabriele Ranzato.

Forse è così: massacrando in gruppo, ci sentiremo meno soli!!! E la vita -purtroppo- diventerà sempre più 'sacra'.

GENNAIO 2017, Mario Gamba.

BIBLIOGRAFIA.- Agamben, Giorgio, Homo sacer . Il potere sovrano e la nuda vita , Einaudi P.B.E, Torino, 2005 (ed. Originale 1995).- Arendt, Hannah, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Roma/Ivrea, 1996 (ed. or. 1951).- Augé, Marc, Nonluoghi, Eleuthera, Milano, 2009, (ed. or. 1992).- Barber, Benjamin, Guerra Santa contro McMondo, Pratiche Editrice, Milano, 1998 (ed. or. 1995).- Bauman, Zygmunt, Modernità e Olocausto, Il Mulino, Bologna, 1992.- Bauman, Zygmunt, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2008 (ed. or. 1999).- Bourke, Joanna, Le seduzioni della guerra, Carocci, Roma, 2001.- Browning, Christopher, Uomini comuni, Einaudi, Torino, 1999.- Burleigh, Michael, Il Terzo Reich, Rizzoli, Milano, 2003.- Dal Lago, Alessandro, Esistenza e incolumità: Zygmunt Bauman e la fatalità del capitalismo, postfazione a Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2008- De Paolis, Marco, La questione giuridica di Cefalonia nella giurisprudenza tedesca e italiana, in Nè eroi, nè martiri, soltanto soldati (a cura di Camillo Brezzi, Il Mulino, Bologna, 2014.- Goldhagen, Daniel, I volenterosi carnefici di Hitler, Mondadori, Milano, 1997.- Hilberg, Raul, Carnefici, vittime, spettatori, Mondadori, Milano, 1994.- Leone, Vattaneo, Comprendere Auschwitz, Loescher, Torino, 2003.- Luzzatto Voghera, Gadi, L'antisemitismo, Feltrinelli, Milano, 1994.- Poliakov, Leon, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Einaudi, Torino, 1955.- Ranzato, Gabriele, Il linciaggio di Carretta, Il Saggiatore, Milano, 1997.- Rhodes, Richard, Gli specialisti della morte, Mondadori, Milano, 2006.- Sartre, Jean-Paul, L'antisemitismo, Mondadori, Milano, 1990 (ed. or. 1946).- Sofsky, Wolfgang, Saggio sulla violenza, Einaudi, Torino, 1998.- Wiesenthal, Simon, Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano, 1989.

Film sul tema:

Sui campi di sterminio come 'nonluoghi' e spazi di 'nuda vita': IL FIGLIO DI SAUL, 2015, Regia di Laszlo Nemes.

Sulla violenza degli 'uomini comuni' e la pressione del gruppo:VITTIME DI GUERRA , 1989, Regia di Brian De Palma.

Page 20: SHOAH. COME SI DIVENTA ASSASSINI DI MASSA?€¦ · della Shoah innestando le suggestioni offerteci or ora da Augé sulle tesi di Giorgio Agamben riguardanti la 'nuda vita'. Come è