N.3) iii b shoah e disabilità

14
Classe 3^ sez. B A.S 2014/2015

Transcript of N.3) iii b shoah e disabilità

Classe 3^ sez. BA.S 2014/2015

Otto Weidt fu un oppositore del nazismo e lafabbrica da lui creata si caratterizzò peressere, fin dagli inizi, una delle poche in cui gliebrei furono trattati bene.

Pur essendo cieco nulla gli impedì di ottenere

documenti falsi per i dipendenti ebrei anch’essi

disabili, nascondere un’intera famiglia in un locale

segreto del suo magazzino e persino di corrompere

i guardiani polacchi del campo di concentramento in

cui era stata rinchiusa la sua segretaria, per farle

avere cibo e vestiario. Una storia poco nota ma

molto significativa perché dimostra come la

disabilità sia stata, in questo caso, una spinta in

più per prendere l’iniziativa eroica di salvare la vita

degli altri. Un uomo che nella sua vita ha trovato

proprio nelle sue difficoltà la forza propulsiva per

opporsi con coraggio al nazifascismo.

• La disabilità, quindi, è un concetto che si è evolutodurante il corso della storia. I disabili nel periodo pre- e fascista erano trattati come soggetti privi diqualsiasi diritto e dignità.

Le stesse famiglie si vergognavano di avere un bambino o unparente disabile e, nello specifico, i malati psichiatrici venivanoreclusi in strutture totalizzanti e, molto spesso, abbandonati in esse.Testimonianze raccolte ci dicono che durante questo periodo unpadre non accettando la disabilità di suo figlio lo rinchiuse in unistituto di correzione. Qui il ragazzo morì per maltrattamenti e famepoiché i metodi educativi erano punizioni corporali dove, a maggiorragione, un bambino disabile non sarebbe potuto resistere. Oltreche verso gli ebrei, l’ostracismo nazista si manifestò anche contro lepersone disabili. Coloro che non rientravano nei parametri diperfezione e produttività elaborati dalla logica nazista venivanosoppressi. Fin dall’agosto del 1939 furono istituiti presso ospedali ecase di cura 22 reparti infantili, ufficialmente preposti a curespecialistiche, ma in realtà destinati all’eliminazione dei bambinisotto i tre anni di età affetti da “gravimalattie ereditarie”.

• Agli adulti disabili era riservato, invece, Aktion T4situato nella villa confiscata a una famiglia ebrea.

Qui venivano eliminate delle vite indegne di essere vissute e fuautorizzata con una lettera di Hitler datata ottobre 1939 dove egliautorizzava la “concessione di una morte pietosa ai pazienti consideratiincurabili”. Inizialmente si trattava di un’operazione segreta: i pazientiaffetti da patologie fisiche mentali e sensoriali, (non produttivi), eranodapprima ricoverati negli ospedali tedeschi, per poi essere trasferiti inedifici isolati, ex caserme, penitenziari, case di cura appositamenteadattati per ucciderli. In questi luoghi furono istallate le prime camere agas funzionanti con monossido di carbonio e nelle vicinanze i necessariforni crematori. 70.274 furono in un anno e mezzo le vittime. L’Aktion T4cessò di esistere nell’estate del 1941, ma riprese sotto forma di “eutanasiaselvaggia” negli ospedali grazie a medici e infermieri che continuarono aduccidere i pazienti disabili con iniezioni, farmaci letali o lasciandoli moriredi fame. Il bilancio finale fu di circa 250.000 persone uccise, tra cui 5000bambini. I responsabili dell’Aktion T4 utilizzarono le stesse procedureanche per lo sterminio del popolo ebraico.

La mia esperienza personale mi fa capire che ancoraoggi non è così. Queste persone sono ancora derisedall’ignoranza popolare: esiste ancora lo “ scemo delpaese” o il compagno da denigrare perché diverso.Io so soltanto che dando la mia mano a Luigi(nome di fantasia), lui non ha avuto più paura di me,non ha più urlato, ma mi ha sorriso e giocato con me …E poi carezzando la nostra Ele , lei, ogni giorno,ci sorride e ci cerca con lo sguardo. Per questosensibilizziamo tutti i presenti ad amare questepersone, perché riceveremo amore e impareremotanto da loro, oltre che a vivere la vita con maggioriemozioni ed intensità.