Sharing Economy -...

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1 POLITECNICO DI TORINO I FACOLTÀ DI INGEGNERIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ING. DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE E DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA TESI DI LAUREA MAGISTRALE SHARING ECONOMY L’innovazione nella condivisione Relatore : Ing. Serena Botta Candidato: Luca Ruà Torino – 26 Novembre 2014

Transcript of Sharing Economy -...

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POLITECNICO DI TORINO

I FACOLTÀ DI INGEGNERIA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ING. DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE E DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

TESI DI LAUREA MAGISTRALE

SHARING ECONOMY L’innovazione nella condivisione

Relatore : Ing. Serena Botta Candidato: Luca Ruà

Torino – 26 Novembre 2014

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Sommario

Introduzione .................................................................................................................... 3

1 La definizione ........................................................................................................... 5

2 La concezione di Valore nella sharing economy ...................................................... 6

3 Le origini .................................................................................................................. 9

4 I fattori guida della sharing economy .................................................................... 11

5 Tipologie di sharing economy ................................................................................ 15

6 Le strutture della sharing economy ....................................................................... 16

7 I principi guida ....................................................................................................... 17

8 Da linear a circular economy – il nuovo modello economico della sostenibilità .. 21

8.1 La situazione in Europa: .................................................................................... 24

9 Il mercato globale: from global comsuption to access economy .......................... 29

10 Internet e le tecnologie coinvolte ..................................................................... 32

10.1 Data management e smart city ......................................................................... 34

11 Trustness and reputation online ....................................................................... 37

12 Un’Innovazione culturale .................................................................................. 41

12.1 Il nuovo mercato del lavoro .............................................................................. 43

13 Le frontiere future ............................................................................................ 47

14 I valori condivisi dalla sharing economy ........................................................... 49

14.1 Alcuni esempi di sharing platforms ................................................................... 51

14.2 HousingAnywhere.com, la piattaforma per gli studenti in Erasmus ................ 54

15 L’analisi del trend .............................................................................................. 56

Conclusione ................................................................................................................... 64

Bibliografia: ................................................................................................................... 66

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FIGURA 1

« sharing sarà il nuovo modo di acquistare »

Introduzione

“Sharing is Caring” è un modo di dire per sottolineare quanto

condividere qualcosa sia un atto socialmente riconosciuto come nobile.

Questa Tesi vuole partire da questa considerazione e valutare il

fenomeno nel suo complesso. Nel mercato economico attuale l’idea di

economia della condivisione si sta affermando sempre di più assieme

ad una nuova consapevolezza su quello che è considerato come

l’utilizzo e possesso dei beni.

Proprietà versus Accesso, si tratta di questo contrasto tra forze che

determinano un cambiamento che avviene giorno dopo giorno nella

società. Complici di questo cambiamento sono le nuove tecnologie.

Piattaforme Online sono in grado oggi di mettere in collegamento

persone e cose, possibilità che fino a qualche anno fa sarebbe parsa

come futuristica e impossibile. AirB’nB, BlaBlaCar, Couchsurfing, Ebay,

Wikipedia, Mooc, KickStarter, TOBIKE, Sharemymeal e numerosi altri

sono i siti e i servizi che stanno letteralmente rivoluzionando il nostro

approccio ai servizi e alle connessioni umane. Quello che è mio può

essere tuo, basta pagare un prezzo e alle volte addirittura

gratuitamente come un semplice scambio o baratto. Questo è il

concetto base di un modello economico che è in continua espansione e

di cui non si conoscono ancora i limiti e le potenzialità.

Ad oggi in Italia secondo una ricerca effettuata da SmartInnovation (32)

almeno il 13 % della popolazione ha utilizzato servizi di sharing ed il

fenomeno è triplicato dal 2011 in poi. E’ una tendenza interessante e

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che verrà analizzata nel complesso durante i seguenti capitoli. L’intento

è quello di riuscire a capire il fenomeno più nel dettaglio e trarre una

conclusione su quello che la sharing economy può rappresentare per il

nostro paese come fonte di innovazione per una nuova rinascita

economica italiana ed europea.

Cosa significa, che questa potrebbe essere una nuova rivoluzione

economica, culturale e sociale? La risposta è sì, nuovi modi di

consumare, comunicare e condividere prendono lo spazio che i vecchi

metodi lasciano vuoti perché lenti, non sostenibili e soprattutto poco

social. La comunità gioca un ruolo fondamentale nel concetto di

Sharing Economy, si è parte di un gruppo di persone che condivide

valori profondi e di cambiamento della società, con l’obbiettivo di dare

al pianeta un futuro migliore e preservarlo dopo i tanti danni che il

capitalismo e il consumismo hanno causato. Un cambiamento dovuto e

quasi naturale visto che tutto ha un equilibrio dinamico e se prima la

tendenza era avere, possedere e consumare, ora l’ago della bilancia

tende verso accedere, utilizzare e rendere disponibile.

Le parti economiche e sociali collaborano per rendere le risorse

disponibili e accessibili. Le risorse possono essere materiali o

immateriali come nel caso dell’educazione e dell’informazione: ad

esempio Wikipedia o FUN, (France Université Numerique) permettono

a chiunque di seguire un corso di studi e apprendere in maniera

gratuita e Open. Questa possibilità può davvero cambiare le cose in

un’ottica di miglioramento continuo della società. Nel futuro sarà

importante sperimentare, vivere e godere dei momenti più di

possedere uno status symbol come ad esempio una macchina sportiva.

I governi collaborano con i cittadini che vogliono avere una conoscenza

delle risorse a disposizione per conoscere come vengono investite.

Internet permette questa rivoluzione e la coscienza sta cambiando.

Questa tesi vuole studiare questo fenomeno e proverà alla fine a trarre

una conclusione per capire qual è la direzione che la sharing economy

sta dando all’ Italia, al mondo e all’economia.

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1 La definizione

Definire la sharing economy non è semplice, per via della vastità del

fenomeno e dei suoi vari campi d’azione. Il termine 'economia

condivisa' è un termine relativamente recente poco usato nella

letteratura scientifica corrente. L’economia condivisa descrive un

modello di business che si basa sulla condivisione di risorse tra gli

individui attraverso servizi peer-2-peer, in italiano sarebbe tra provati,

consentendo ai clienti di accedere ai beni quando necessario.

Possiamo definire quattro grandi famiglie che rientrano nel contesto

della sharing economy:

- Collaborative Economy:

Un’economia basata sulla costruzione di un network tra individui e

comunità che agisce in maniera opposta al sistema centralizzato e che

produce, trasforma, usa e apprende in maniera diversa e collaborativa.

- Collaborative Comsumption:

Un modello economico basato sulla condivisione, lo scambio, il

commercio e l’affitto di prodotti o servizi privilegiando l’accesso

piuttosto che il possesso. E’ un ripensamento non solo nei confronti di

cosa consumiamo ma su come consumiamo.

- Sharing Economy:

Modello economico basato sull’utilizzo di risorse inutilizzate, da spazi

liberi a skills per apprendere in maniera condivisa in maniera gratuita o

meno.

- Peer Economy:

Un mercato economico basato sulle relazioni tra individui (peers) che

facilitano la condivisione e il commercio diretto di prodotti e servizi

basato sulla fiducia creata tra i peers.

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2 La concezione di Valore nella sharing economy

Sebbene la condivisione di beni sia sempre stata una abitudine

reciproca tra le persone che sono vicine tra loro (vicini di casa, la

famiglia e gli amici), negli ultimi anni il concetto di condivisione si è

evoluto da una pratica della comunità ad un modello di business

redditizio. Questa legittimazione crescente riflette i fenomeni di reti

peer-2-peer, il consumo collaborativo e l'economia di accesso. La

percezione di valore al cliente definito nella letteratura recente è

rappresentato da una misura di costo per l'acquisizione di un prodotto,

il valore del cliente è rappresentato dalla differenza tra

i benefici acquisiti dal cliente e i "costi percepiti del cliente". L’attività

di acquisto e l'acquisizione sono già di per sé un beneficio, mentre la

manutenzione è visto come un costo a carico del cliente. Solo di

recente i clienti hanno iniziato a guardare più da vicino ad un 'beneficio

goduto' contro 'spese sostenute' per l’acquisto di prodotti, o più

semplicemente; cosa si ottiene in termini di valore aggiunto quando si

paga qualcosa. Come accennato prima, il valore del cliente è la

differenza tra il valore percepito dal cliente e il costo sostenuto. Quindi,

FIGURA 2 ( IL CIRCOLO DI CREAZIONE DEL VALORE )

La figura mostra, in un’ottica di miglioramento continuo, la qualità percepita dal cliente che è

fonte di creazione di valore. Il Cliente è presente sia in entrata per quanto riguarda i requisiti

richiesti, sia in uscita del processo, in quanto utilizzatore finale. Un servizio o prodotto,

generano un valore aggiunto, legato anche ad una soddisfazione quando i requisiti iniziali sono

rispettati e anzi superati.

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FIGURA 3 ( BIKE SHARING )

Paris, sistema di Bike Sharing Velib. Un celebre e funzionale

esempio di come la sharing economy può dare valore al

cliente. Il servizio infatti permette un utilizzo della bicicletta

gratuito durante i primi 30 minuti e senza però avere la

necessità di possederla direttamente. Valore aggiunto al

cliente e alla mobilità urbana sostenibile.

il valore è ciò che interessa al cliente. La motivazione per le aziende di

proporsi sul mercato non dovrebbe essere quello di massimizzare il

proprio guadagno, ma di massimizzare il valore per il cliente. Inoltre, il

valore del cliente nel contesto di questo documento è il ritorno in

termine di benefici di un bene o servizio. Un beneficio può essere di

natura finanziaria, sociale o di sostenibilità. Alla fine è l'individuo a

definire ciò che è

percepito come un

beneficio. Questa

tendenza a puntare al

valore aggiunto e a

preferire servizi che

hanno meno impatto

ambientale e più

qualità ha ripercussioni

su diversi aspetti,

ecologici e sociali. Ad

esempio, nella maggior

parte delle grandi città

l'attuale infrastruttura

(privato auto, mezzi

pubblici) non è

soddisfacente e sempre

di più le persone sono

alla ricerca di soluzioni

alternative per sfuggire ai problemi legati al traffico. Servizi di noleggio

per biciclette ed auto sembrano essere una soluzione a questo

problema. Questi servizi sono in grado di aumentare la mobilità urbana

e ridurre l’inquinamento ambientale delle città. In alcune città il

noleggio di biciclette nei centri urbani è sempre più frequente e sta

guadagnando popolarità molto velocemente soprattutto per quanto

riguarda gli spostamenti di breve distanza. Ad esempio Parigi offre più

di 10.000 biciclette e Copenaghen circa 2.000 biciclette. Le stazioni

sono posizionate su tutto il territorio della città e l’affitto, di solito, si

effettua con una carta di credito o una registrazione, la prima mezz’ora

è gratuita mentre si paga per tenerla più a lungo. Anche la domanda di

modelli di car-sharing è in aumento, consentendo agli spostamenti di

lunga e media distanza di essere compiuti più velocemente e senza

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l’assillo del parcheggio. Anche a Torino ci sono esempi di imprese che

promuovono questo sistema, il più celebre: Car City Club, di IO Guido

Torino. Quest’impresa, presente sul territorio torinese da diversi anni,

ha un parco macchine di un centinaio di mezzi e altrettanti parcheggi.

E’ un alternativa ecologica, economica e anche promossa dal Ministero

per l’ambiente. Imprese di car sharing mettono veicoli a disposizione in

giro per la città, in questo modo le macchine possono essere condivise

e affittate da più persone. Il numero di cittadini che si avvalgono di tali

servizi è stimato a circa 400.000 nel mondo e ha più che raddoppiato

nel corso degli ultimi anni. Il Noleggio di servizi condivisi fornisce un

un'alternativa flessibile in grado di soddisfare diverse esigenze di

trasporto, soprattutto nei grandi centri urbani, riduce l'effetto negativo

derivato dalla proprietà privata di vetture e la conseguente inefficienza

ambientale. Gli esempi precedenti sono solo due dei molti altri possibili

riguardo l’economia condivisa e gli impatti positivi che questa può

apportare. Un'economia condivisa aiuta non solo a risolvere complessi

problemi di traffico, ma dà anche la possibilità di fare un uso più

efficiente di tutti i tipi di risorse. Basta vedere online quante

piattaforme consentono di condividere i più svariati servizi ed oggetti

per rendersi conto di quanto questo fenomeno sia in crescita ed

evoluzione in tutti gli ambiti dell’economia. Inoltre, le caratteristiche

dell'economia condivisa offrono aspetti sociali. Per esempio aiuta le

persone ad insegnare il potere della condivisione e della

collaborazione. Una volta che le persone sperimentano il potere

intrinseco della sharing economy e il suo valore aggiunto, è naturale

per loro utilizzarla in ogni ambito della loro vita.

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3 Le origini

La sharing economy possiamo definirla come un fenomeno antico,

antichissimo con un nome nuovo. Nel passato era consuetudine

chiedere in prestito un qualsiasi oggetto ad un vicino che si conosceva.

Questa pratica è stata da sempre utilizzata e non ha determinato

problemi alcuni finché le persone si conoscevano bene e ci si poteva

fidare della loro reputazione. Facendo un salto in avanti fino agli anni

90, chiedere in prestito qualcosa non era più di tendenza e anzi quando

si voleva qualcosa era più semplice comprarlo anziché chiederlo, primo

perché i prezzi erano accessibili e secondo perché così si poteva avere il

bene sempre a disposizione.

Parte di questa inversione di tendenza è stata caratterizzata dal diverso

modo in cui le persone socializzavano, fidarsi dei vicini era diventato

strano, alle volte pericoloso. Le persone che conoscevano molto bene i

loro vicini erano diventati una minoranza e inoltre si è fatta strada una

tendenza indirizzata al possesso.

La prima apparizione del termine sharing economy è avvenuta a partire

dalla seconda metà del 2000 quando lo sviluppo delle nuove tecnologie

tra le quali internet, gli smartphone e la coscienza di un necessario

miglior sfruttamento delle risorse hanno creato l’esigenza di rivedere i

modi di produzione uso e consumo delle stesse. Una delle prime

personalità importanti che ha utilizzato il termine, anche fautore del

trend, è il professore dell’Università di Harvard Yochai Benkler. Egli fu

uno dei primi a concepire l’utilizzo di open source software dichiarando

che attraverso l’utilizzo di questi software si può mitigare l’effetto

negativo indotto da una produzione orientata al consumo piuttosto che

all’utilizzo, condividendo le risorse a disposizione.

Un altro trend che ha influenzato e creato la necessità di una visione

nuova dell’utilizzo delle risorse è rappresentato dalla circolar economy,

in opposizione al concetto di linear economy. Il primo utilizza e riutilizza

risorse che erano già presenti nel ciclo produttivo, azzerando gli scarti e

valorizzando i rifiuti. La seconda invece, estrae continuamente le

materie prime, utilizzandole solo per il ciclo di produzione per poi

metterle in discarica una volta terminato l’utilizzo. L’attuale sistema

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FIGURA 4

Slide che spiega il concetto di Collaborative Consumption, “Il ripensamento dei comportamenti

tradizionali di consumo, affittare, prendere in prestito, scambiare, regalare – attraverso l’uso

della tecnologia, si sta affermando in un modo e con un amplitudine che non poteva essere

possibile in precedenza. “

lineare di produzione e consumo presenta delle difficoltà in un mondo

di risorse finite. La parola d’ordine è “valorizzare”. Il consumo viene

rivisto come un accesso all’utilizzo (se ne parla nei paragrafi successivi).

Altre personalità hanno aiutato la creazione e la crescita del fenomeno,

ad esempio Annie Leonard, un’attivista statunitense, autore di un film

sul ciclo di vita delle cose, nel 2007, durante un intervista per “The

voice of stuff”, ha affermato come il potere intrinseco della sharing

economy sia quello di creare un nuovo modello di consumo che è

necessario per creare benessere sociale e risolvere i tanti problemi

legati alla penuria di materie prime che sono finite e non ricreabili.

L’origine della sharing economy è quindi stato favorito dalle esigenze

fisiche del pianeta, dai trend di consumo e dallo sviluppo delle

tecnologie di comunicazione.

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4 I fattori guida della sharing economy

Un aumento dell'attività di sharing può essere riconosciuta dal

crescente numero di imprese che hanno iniziato ad operare nel settore,

e la loro crescita esplosiva a livello di mercato e business. Alcuni

esempi: Airbnb (appartamenti per privati), Zipcar (noleggio auto),

Spotify (streaming musicale), eRetah (che permette la lettura di

qualsiasi libro tramite il pagamento di un canone mensile). L'aumento

dell’economia condivisa e il suo riconoscimento a livello mondiale è

guidata e permessa dai fattori che si stanno evolvendo ora. Con

l’evoluzione di questi fattori anche la sharing economy evolve e si

sviluppa. I trend che stanno contribuendo a cambiare e rendere

possibile l’economia della condivisione si possono riassumere in tre

fattori principali:

Fattori Social, Fattori economici, Fattori tecnologici.

Fattori sociali

• L’aumento della popolazione mondiale – questo fenomeno porterà

un aumento della popolazione nelle aree urbane favorendo quello che

è lo scambio creato dalla sharing economy. La domanda e l’offerta

nelle aree urbane crescerà e sarà più facile far incontrare questi due

fattori in un contesto urbano di sharing economy.

• Fattori di sostenibilità – c’è una crescente consapevolezza

dell'impatto ambientale delle nostra pratiche di consumo. L’aumento

delle responsabilità sociali delle imprese (CSR) attraverso programmi

specifici rendono riconoscimento alla gravità e consapevolezza del

problema.

• Desiderio di comunicazione - gli individui hanno il desiderio di

comunicare, socializzare e creare comunità. Il modello della sharing

economy è indirizzata verso un nuovo desiderio di comunicare, non

solo attraverso social network ma soprattutto a livello reale sentendosi

parte di una comunità con dei valori di base.

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• Altruismo generazionale - sentirsi responsabili per le persone in

situazioni economiche difficili e dare avvio ad un cambiamento. Essere

cosciente delle vecchie e nuove norme sociali. Una norma sociale

insegnata dalla sharing economy è quella di credere in una comunità

che lavora e collabora assieme al fine di assicurare un futuro sostenibile

alle future generazioni.

Fattori Economici

• Monetizzare le risorse inutilizzate – Le risorse che hanno una durata

di vita maggiore possono oggi essere condivise e rese disponibili alla

comunità creando quindi un valore aggiunto ed un profitto. Alcune

risorse non vengono usate durante tutto il loro ciclo di vita e restano

inutilizzate durante la maggior parte del tempo. Ad esempio un

trapano viene usato in media solo 12 minuti durante tutto il suo ciclo di

vita, dall’acquisto alla messa in discarica. Questo, non solo è uno spreco

evitabile, ma non aiuta un reale ed efficiente utilizzo delle risorse

disponibili.

• Aumento della flessibilità finanziaria – L’aumento della

globalizzazione e comunicazione nel mondo permette alle persone di

scoprire la possibilità di guadagno resa disponibile dalle risorse

inutilizzate. Si sperimenta l’indipendenza che deriva dalla possibilità di

accesso alle risorse senza averne il possesso. I proprietari trovano delle

nuove possibilità di guadagno ed una indipendenza finanziaria, i non

proprietari in cambio ricevono maggiore flessibilità avendo la

possibilità di investire in altri prodotti.

• Accesso e proprietà – Oggetti che prima erano cari e inaccessibili

sono resi disponibili dalla sharing economy a nuovi segmenti di

mercato che prima non potevano permetterselo. Permette l’apertura

di nuovi mercati per il business di diversi tipi di prodotti e servizi,

ampliando la possibilità di riuscire a soddisfare quelli che sono i

desideri e le volontà delle persone.

• Afflusso di Venture Capital (VC) Finanziamento - Gli investitori sono

essenziali per la crescita dell'economia condivisa. Oggi le imprese

guardano con interesse questa nuova economia e investono.

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Fattori tecnologici

• Social Networking - I social network aiutano a facilitare le transazioni

peer-2-peer facendo corrispondere domanda e offerta.

• Dispositivi mobili e piattaforme - L'aumento dei dispositivi

smartphone e tablet ha contribuito all’aumento della richiesta di servizi

correlati, ad esempio le Apps. Numerose delle start-up nell’economia

condivisa sono nate per far fronte a questa domanda, basti pensare a

tutte le Apps che sono oggi disponibili nei diversi Apps store. Inoltre,

altri servizi come ad esempio il GPS-mapping in tempo reale, dà ai

clienti la possibilità di individuare la corrispondenza più vicina di beni e

/ o servizi. Questo permette una geo localizzazione degli stessi,

aumentando la facilità di ritrovamento delle attività commerciali, una

più rapida ed efficacie messa in relazione e una più elevata possibilità

di guadagno da parte delle attività commerciali.

• Sistemi di Pagamento: Sistemi di pagamento e fatturazione veloci

aiutano i clienti ad avere fiducia nelle transazioni online. Ad oggi la

maggior parte dei pagamenti avviene con carta di credito e alcuni

permettono l’uso di carte regalo, ma nel futuro prossimo, nuovi metodi

di pagamento virtuale saranno a disposizione delle persone ed in uso,

basti pensare alla mobile currency o al BitCoin market. Non solo, già

oggi si sta facendo avanti il nuovo metodo di pagamento attraverso

Smartphone, probabilmente sarà una rivoluzione legata alla nostra

relazione con il denaro. Non più fisico ma sempre più virtuale,

alimentata dagli smartphone e resa estremamente più rapida.

I tre fattori precedentemente elencati agiscono ugualmente verso la

creazione e il riconoscimento globale dell'economia condivisa. Più

questi fattori sono sviluppati e integrati nella vita quotidiana maggiore

è il grado di accettazione della sharing economy nella società. Ad

esempio, con il riconoscimento di un consumismo che uccide le risorse

e un’attenzione maggiore verso i temi ambientali e di sostenibilità, i

consumatori inizieranno a cercare diverse alternative disponibili sul

mercato e cercare prodotti e servizi che rispettino l’ambiente, le

persone e le comunità. Per la ricerca si utilizza il GPS che localizza il

bene e servizio più vicino per poterlo utilizzare e restituire una volta

terminato l’uso. Inoltre tramite l’utilizzo dei social network si può

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creare un legame che crea subito fiducia nei confronti dell’utilizzatore.

Dopo la transazione, il pagamento avviene tramite servizi di pagamento

smart con il risultato di aumentare la sostenibilità, diminuire il

consumo totale, migliorare l’utilizzo delle risorse, aumentare

l’indipedenza finanziaria. Una situazione win-win per tutti gli

stakeholders presenti nella transazione.

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5 Tipologie di sharing economy

Il concetto di Sharing Economy è vasto e racchiude in se diversi concetti

che riguardano diverse tipologie di beni e servizi che hanno in comune

un unico scopo: dare un migliore ed universale accesso ai beni e servizi

includendo la condivisione e la “non proprietà”.

- Product service system: Questo sistema funziona attraverso il

pagamento di una fee per avere accesso all’utilizzo di un prodotto

senza esserne formalmente il possessore. Questo sistema è anti linear

economy. Infatti i possessori di un qualsiasi bene o servizio possono

condividerlo peer to peer previo pagamento di un canone d’affitto.

- Redistribuition market: Questa definizione deriva da un “riutilizzo”

delle risorse inutilizzate o scartate da un precedente utilizzatore o

proprietario. In questo modo si attua quello che è considerato come il

modello 4R – Riduci, Riusa, Ricicla, Ripara. Questo modello è

particolarmente vincente a livello ambientale e consumistico

permettendo un allungamento del ciclo di vita del prodotto. Alcune

piattaforme sono nate a questo proposito, la più famosa di esse

https://www.freecycle.org/, piattaforma che si occupa di ridare vita

agli oggetti che non sono più desiderati od utilizzati.

- Collaborative Lifestyle: Più che un modello è considerato uno stile di

vita. Infatti le persone con passioni, bisogni o interessi comuni possono

ritrovarsi per scambiarsi assets meno tangibili come tempo, skills o

denaro. Permettono lo scambio di conoscenze e la trasmissione di

capacità che altrimenti non potrebbero essere valorizzate. Il

sentimento di comunità è parte fondamentale del pensiero socio-

economico della sharing economy e del suo stile di vita.

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6 Le strutture della sharing economy

Per strutture si intendono gli insiemi degli elementi costitutivi

riguardanti la sharing economy. Eccone alcuni esempi raggruppati per

categorie:

P2P Market place: In questa struttura gli individui coinvolti trattano

direttamente tra di loro utilizzando un servizio terzo quale ad esempio

una piattaforma che viene mantenuta e garantita da un ente che può

essere privato o pubblico. Alcuni esempi: AirBnB, BlaBlaCar.

Education Marketplace: Anche l’educazione e la trasmissione del

sapere sono impattate dalla sharing economy, infatti a partire dal

fenomeno Wikipedia fino ai più recenti MOOC, la trasmissione del

sapere sta diventando sempre più aperta, democratica e accessibile.

Tramite queste piattaforme è possibile condividere sapere e

conoscenze in maniera gratuita o a pagamento.

Crowfunding Platform: Sono piattaforme che permettono la raccolta di

fondi in maniera Social per il finanziamento di progetti di natura privata

o pubblica. E’ un concetto molto in voga, soprattutto ora, in un periodo

di crisi, in cui i metodi tradizionali risultano difficilmente accessibili. Un

esempio: GofundMe or IndieGoGo.

Innovation Marketplace: Sono piattaforme che consentono la

condivisione di sapere innovativo per la risoluzione di problematiche

complesse.

FIGURA 5

La matrice suddivide in categorie i più famosi siti di sharing economy presenti in Italia. Gli assi

riportano Accesso, Denaro, Beni/Tempo/crediti e Riuso.

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7 I principi guida

La sharing economy ha dentro il suo DNA alcuni principi guida che

formano le fondamenta del movimento e che contribuiscono a

renderlo cosi innovativo e attraente. L’idea principale è quella di

migliorare l’utilizzo delle risorse disponibili. Questo avviene tramite

l’utilizzo di nuove forme di consumo e comportamenti volti ad una

condivisione dei beni e dei servizi in un’ottica di miglioramento

generale della società. In una visione più globale questi nuovi modelli

sono possibili grazie a comportamenti virtuosi che coinvolgono la

fiducia degli utilizzatori in un’ottica di comunità.

FIGURA 6

“Condividere è di moda, buono per gli affari, per la comunità e il pianeta.” Questi sono i

vantaggi esclusivi di un movimento che va al di là del lato economico o ecologico, è anche

sociale.

Un valore inutilizzato è un valore sprecato

In media una macchina rimane inutilizzata il 92% del suo tempo, dal

momento dell’acquisto a fine ciclo, questo crea uno spreco che ad

esempio è stato la base per la proliferazione delle piattaforme di car

sharing con l’intento di migliorare l’uso dei veicoli e degli spazi delle

persone durante i tragitti. Infatti nella maggior parte dei tragitti che un

autovettura compie, li compie con a bordo un solo conducente, quando

i posti disponibili sono i media quattro. Da qui il recente boom del

servizio Blablacar, che ad oggi compete con altri mezzi di trasporto

tradizionali.

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Waste as food

Ripensare i prodotti e riproporli per durare più a lungo rispetto il loro

normale ciclo di vita media. A livello ambientale alcune delle risorse

disponibili e riproducibili dal pianeta sono in estinzione. Infatti il 20

Agosto 2013 ha avuto luogo l’Earth Overshoot Day. Questo significa che

è stato superato il limite di risorse disponibili per l’intero anno prima

della fine dello stesso. Vale a dire che c’è bisogno di due pianeti per

soddisfare i fabbisogni del genere umano e questo comportamento

non è, nel lungo periodo, sostenibile.

Accesso e non proprietà

Il concetto di proprietà privata del bene, tipico del modello

consumistico è messo in discussione in favore di un nuovo modello,

quello dell’accesso. Invece di comprare un bene ed utilizzarlo

semplicemente qualche volta, si può pensare di utilizzare quel bene o

servizio solo quando se ne ha realmente bisogno e solo per il tempo

necessario. Sembra logico e naturale ma è uno stile di approccio alle

cose molto diverso. Pensare di non possedere più un oggetto ma

“semplicemente” di utilizzarlo quando serve presuppone alcune

responsabilità. Tutti i fruitori sono responsabili dell’oggetto e del suo

funzionamento, si deve quindi utilizzarlo in coscienza di un futuro

utilizzo da parte di qualcun altro.

Trasparenza e dati a disposizione

In un contesto di condivisione è fondamentale la trasparenza. Infatti

l’informazione viene condivisa e permette di venire a conoscenza di

tutte le implicazioni e caratteristiche di un bene o servizio. Ad esempio

in AirBnB le informazioni e i dati a disposizione permettono una limpida

comunicazione tra i due stakeholder coinvolti. Un'altra modalità è la

condivisione dei dati che i governi o le pubbliche amministrazioni

mettono a disposizione dei cittadini. Questo comporta la creazione di

trasparenza, condivisione e creazione del valore, infatti a lungo termine

una condivisione delle informazioni crea valore all’interno della società.

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Fiducia

Nella sharing economy la fiducia è una condizione sine qua non. In un

contesto di community e condivisione ci deve essere fiducia nel

prossimo e per questo le piattaforme di sharing richiedono dati e

feedback per fornire fiducia agli utilizzatori. Ad oggi un metodo molto

usato e semplice è quello di utilizzare il profilo facebook per iscriversi ai

siti. In questo modo, tramite il proprio profilo pubblico è possibile

mostrare un’identità.

Il contesto urbano

Per la prima volta nella storia del genere umano la maggior parte della

popolazione mondiale non risiede in zone rurali o di campagna bensì in

contesti urbani o di città. Questo fenomeno deriva dal fatto che c’è una

trasformazione delle economie, da una società agricola o industriale ad

una più concentrata sulle tecnologie e servizi. Il cambiamento era già in

atto da sempre ma il fenomeno è in continua e costante accelerazione

soprattutto negli ultimi 50 anni. Entro il 2030, 6 cittadini su 10 vivranno

nelle città e questo numero è ancora destinato a crescere. Più di 500

città nel mondo ora hanno più di un milione di abitanti e più di 3

miliardi di persone entro il 2050 passeranno dalla lower class alla classe

media, pretendendo di entrare a far parte di un economia che sarà

sempre più urbana e all’interno del contesto economico delle città.

Questo contesto ha accompagnato e promosso la proliferazione di

piattaforme social di sharing economy e permesso una condivisione dei

dati da parte delle istituzioni. Questi dati vengono poi utilizzati dai

piccoli-medi imprenditori per i loro business.

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FIGURA 7 ( EBIKE )

La bicicletta è considerata nel contesto urbano il mezzo di trasporto più efficiente. Non solo servizi di

bike sharing ma anche innovazioni dal punto di vista della mobilità. Ad esempio questa ruota, creata

dalla Copenaghen Wheel, è elettrica e si adatta semplicemente a tutti i tipi di bicicletta. In questo modo

l’uso della macchina, soprattutto in contesto urbano per i brevi spostamenti sarà sostituito da altri mezzi,

uno tra i quali la bicicletta. A 500 anni dalla sua comparsa è ancora attuale e sempre più di moda.

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8 Da linear a circular economy – il nuovo modello economico della sostenibilità

Il modello economico attuale ha molte pecche, come già evidenziato

più volte dalla situazione economica e ambientale, non è sostenibile a

lungo termine dal pianeta e dalla sua popolazione. Le recenti crisi

economiche e climatiche ne sono la prova. Occorre quindi rivedere un

intero sistema economico che ad oggi per ogni abitante sulla terra

consuma 2.8 pianeti. Vale a dire che per l’insieme dei consumi degli

abitanti della Terra non basterebbero 2.8 Pianeta Terra per soddisfare i

loro bisogni. Questo sistema economico si definisce lineare ed è basato

su un principio molto semplice la linearità del suo modello. Vale a dire

che le attività economiche sono pensate e posizionate in maniera

lineare. Si estrae, si produce e si consuma solo per il fine ultimo di

consumare e creare profitto. In questo modo si sprecano molte risorse,

si consuma senza usare e si creano rifiuti che molte volte non trovano

una seconda o terza vita. Vengono messi in discarica e la natura,

attraverso lunghissimi processi di sedimentazione deve provvedere a

riassorbirli. La proliferazione di questo modello è del tutto naturale e si

pensa che faccia parte di un normale processo di evoluzione dei

modelli economici. In economia come in natura si passa dal semplice al

complesso. Per questo bisogna copiare la natura e rendere i processi

sostenibili e circolari. Nella produzione come in natura non ci dovranno

più essere sprechi ma tutto dovrà essere riutilizzato e trasformato per

essere nuovamente rivalorizzato.

FIGURA 8 ( LA LINEARITÀ DEL SISTEMA ECONOMICO ATTUALE )

La linea rappresenta le principali attività de sistema capitalistico che non mirano ad un riutilizzo delle

risorse estratte a fine ciclo di vita del prodotto. Bensì quest’ultime non sono più considerate come tali e

smaltite in maniera del tutto non eco-compatibile.

Estrazione Produzione Commercio

22

FIGURA 9 ( CONSUMO DI ENERGIA MONDIALE )

La figura, ricavato da uno studio della Source e American Federal Data Analysis, fa capire molto

bene come il consumo di energia è in aumento, in parallelo ad una crescita demografica ed

economica. Le due risorse più in uso ad oggi sono risorse non rinnovabili come petrolio e

carbone. Anche difficilmente estraibili e con un ROI sempre più basso per via dell’esaurimento

dei giacimenti.

Le risorse che servono a tenerlo in vita sono però finite. In un modello

che prevede la massificazione del profitto, il pericolo è dato da un

possibile esaurimento delle risorse disponibili. Di questo passo è facile

comprendere quanto sia facile andare incontro ad un collasso

strutturale.

Dalla seconda guerra mondiale ad oggi il consumo totale di energia e

risorse non rinnovabili è aumentato in maniera smisurata, quasi

quadruplicato. Naturalmente c’è bisogno di energia per l’economia, la

produzione e la vita quotidiana, tuttavia l’energia che il pianeta ci offre

e che consumiamo purtroppo nella maggior parte dei casi non è

rinnovabile ed una volta utilizzata non ci sarà più possibilità di produrne

altra. Il sistema economico lineare quindi dimostra ancora una volta la

sua insostenibilità. In passato ha permesso grandi sviluppi e progressi

ma ora mostra l’altra faccia della medaglia. Le risorse scarseggiano, il

loro prezzo sale e l’economia totale ne risente. Non solo, ma

continuare ad estrarre i combustibili fossili che sono, ad oggi

largamente utilizzati, sarà sempre più costoso e meno redditizio. Nuovi

pozzi di petrolio non sono più stati scoperti. Le risorse sono sempre più

in profondità e in luoghi impervi per essere estratte. Ad esempio in

23

FIGURA 10

Il 44% dei rifiuti mondiali sono prodotti da OECD, l’Organizzazione per lo sviluppo economico e

la cooperazione. Tra le quali fa parte l’Italia e altre 14 nazioni. Sono in pratica i paesi più

sviluppati e di questo non c’è da stupirsi. Infatti un sistema economico sviluppato crea molti

rifiuti.

Canada si cerca di estrarre petrolio dalle sabbie bituminose che ne

contengono in quantità abbastanza elevate. Il problema è che il

processo è molto costoso sia a livello economico ed ambientale. Infatti

una delle problematiche legate all’estrazione dei combustibili fossili è

dato dal basso ROI.

Nell’attuale sistema lineare il bilancio energetico dei paesi, anche i più

sviluppati, il 50% circa dell'energia consumata va sprecata e si perde o

nelle trasformazioni, ad esempio nel produrre elettricità dal petrolio, o

durante i trasporti, lungo gli oleodotti, le linee ad alta tensione, i

gasdotti (33). E’ quanto afferma L’ingegnere Sergio Carrà del

Politecnico di Milano. In pratica metà dell’energia spesa viene sprecata,

il sistema quindi non sembra essere molto intelligente. Ma nonostante

un problema economico si fa fronte anche ad un problema ambientale,

un grosso problema visto l’impatto che l’attuale sistema lineare ha

sull’ambiente.

Non solo quindi l’energia viene sprecata, ma costa, non crea lavoro,

valore e inquina. Le stesse problematiche sono riscontrabili anche a

livello di rifiuti: per tale problema occupano un posto di rilievo gli Stati

24

Uniti. Il loro stile di vita è semplicemente basato sul consumo e quindi

indirettamente sulla produzione di rifiuti.

Qualche dato: Nel 2009, erano 4 miliardi di tonnellate di rifiuti prodotti

nel mondo, una media di 650 Kg per abitante con una netta prevalenza

dei paesi occidentali. Una quantità così imponente non è facilmente

gestibile, inoltre il problema ambientale che ne consegue è disastroso.

Nell’oceano pacifico è clamorosa l’isola di rifiuti che le correnti hanno

creato. 100 milioni di tonnellate di rifiuti, galleggianti e che coprono

un’area di 10 milioni di km quadrati. Una superficie grande quanto il

Texas. Un altro dato riguardo i rifiuti solidi organici che entro il 2025 le

previsioni dicono che aumenteranno del 44%. La situazione è quindi

d’allerta nel mondo.

8.1 La situazione in Europa:

Per renderci conto della situazione è bene visualizzarla attraverso

questo grafico che riporta la percentuale di rifiuti prodotta dalle diverse

nazioni europee.

Il trattamento di questi rifiuti molte volte è difficile e costoso oltre che

energicamente non efficiente. I rifiuti infatti molto spesso sono

FIGURA 11

Il grafico a torta riporta le quantità di rifiuti totali e generali prodotti in europa. Il 55,2% viene

prodotto da Germania, Francia, UK, Romania e Bulgaria. Il resto dagli altri paesi. L’Italia non è

fortunatamente tra i primi ma viene prima della Spagna. Fonte: ISPRA

25

complessi e difficilmente divisibili. Il riciclaggio è una prima forma di

riutilizzo del materiale e in molti casi è una pratica vincente, tuttavia

questo metodo presuppone una capacità di raccolta e divisione che

solo in alcuni paesi più all’avanguardia è presente, ad esempio i paesi

nordici.

Ad oggi il sistema di raccolta rifiuti in Italia è in miglioramento e il 36%

dei rifiuti solidi prodotti in Italia, secondo i dati Eurostat, viene riciclato

con successo. Una percentuale raddoppiata in dieci anni. Un successo

culturale e ambientale. Naturalmente siamo ancora lontani dal 65%

della Germania, ma il tasso di crescita del riciclaggio del 2% è

incoraggiante. In particolare, una nota nel contesto italiano è il terzo

posto del Piemonte con il 51% dei rifiuti riciclato.

Alla luce dei dati, questo modello, nonostante abbia avuto dei benefici

positivi per una crescita economica globale, lascia irrisolte alcune

problematiche riguardo la sua sostenibilità a lungo termine, sia a livello

economico che ambientale. Per questo una profonda analisi è

necessaria ed è necessario trovare una soluzione. Anche l’Unione

Europea ce lo chiede, anche sollecitando un cambiamento di sistema

nei confronti della Circular Economy.

La Circular Economy nasce proprio per questo, per dare una risposta

alle problematiche sollevate dal modello lineare. Un’esigenza di

cambiamento è dettata dal sistema e dalla sua sostenibilità.

L’Economia Circolare risponde attraverso un cambiamento di visione e

principi. L’obbiettivo è il cambio di sistema. Pensiero, produzione,

risorse, vendita, consumo, ricompensa, condivisione. Tutto il cambio è

per un miglioramento totale del sistema e dell’ambiente nel quale il

sistema viene attivato. Da lineare a circolare, da vecchio a nuovo, da Io

a Noi, di seguito i sei principi fondamentali della Circular Economy:

Tutti i materiali sono ciclicamente rinnovabili in maniera biologica e

tecnica.

Tutta l’energia utilizzata deriva da risorse rinnovabili o sostenibili

Le attività umane sostengono l’ecosistema e ricostruiscono il capitale

naturale

Tutte le attività sono volte a sostegno di una società sana, etica e

culturalmente unita.

26

FIGURA 12 ( L’ECONOMIA CIRCOLARE )

Il sistema circolare parte da un riutilizzo delle risorse per la creazione di nuovi servizi e prodotti. In questo modo si parte da

un riutilizzo e rivalorizzazione. In seguito ad ogni step c’è in caso di qualche problema, un intervento che ne consente la

longevità al prodotto e al servizio. Quindi si creano anche delle nuove figure lavorative per mantenere il prodotto sempre in

funzione. Inoltre i prodotti, una volta a fine ciclo possono essere smaltiti in maniera naturale perché ecosostenibili oppure

ridati al produttore che ne riprende le materie per fabbricarne un altro nuovo e rimetterlo in commercio.

L’obbiettivo delle attività umane è la salute e felicità.

Le risorse vengono utilizzate per creare valore.

L’obbiettivo è di rendere tutta la filiera produttiva, logistica e di

riciclaggio sostenibile e circolare. Un obbiettivo che prenderà molto

tempo e che porterà ad un cambiamento epocale e innovativo. I

risultati sono lenti ma da ora si sta iniziando a trattare l’argomento in

maniera approfondita.

L’esempio: La natura. In natura tutto è circolare, rinnovabile e

sostenibile. Gli ecosistemi si autosostengono e alimentano in un

equilibrio dinamico e costante. Tutto ciò che è presente in natura è

equilibrato e riutilizzato, non ci sono scarti ma solo risorse e cicli. Come

in natura dove l’equilibrio è dinamico e collegato, anche nell’economia

circolare si può riuscire a cambiare il sistema solo se si lavora tutti

27

insieme e se si collabora. Ecco perché questo concetto è fondamentale

nella sharing economy vision. Collaborare per innovare e ricreare

valore in maniera ciclica e senza sprechi. Economicamente questo

modello è vincente, quindi non è solo per gli amanti della condivisione

e dell’ambiente, bensì è un vantaggio anche a livello economico per

tutta la comunità. Nella sola EU annualmente possono essere

risparmiati 400 miliardi di € (quasi il 4% di GDP) se la nuova visione

circolare venisse adottata.

Il cambio che si prevede molto lungo e con numerosi e incerti

investimenti deve portare ad una nuova produzione, partendo da un

design degli oggetti diverso e che sia sostenibile. Anche l’utilizzo dei

materiali e la loro scelta dev’essere pensata al lungo termine e non solo

nella soluzione di un problema temporaneo. Il pensiero è ad un utilizzo

più puro possibile dei materiali per un riutilizzo più efficiente. Si

considera prima di tutto la produzione locale invece di altri materiali

che provengono da altre regioni e che per essere trasportati creano

inquinamento ed inefficienza.

Una notizia recente riguardante un’iniziativa per abbattere gli sprechi

alimentari è quella intrapresa da Intermaché in Francia dove vengono

distribuiti Frutta e Verdura che non rientrano nei canoni dei

consumatori.

FIGURA 13

La figura, molto particolare, ritrae le verdure che non sono ritenute idonee per il consumo

umano perché “non attraenti”. Purtroppo a causa di un rispetto dei canoni vengono gettate 1,3

miliardi di tonnellate di verdure nella spazzatura. Uno scandalo. Quasi un terzo della

produzione. La qualità di queste verdure è lo stesso, solo l’aspetto estetico è diverso. Fonte:

http://www.primapaginadiyvs.it/frutta-verdura-brutta-viene-buttata-grande-spreco-noto/#

28

Altri progetti si stanno muovendo ed attivando in tutto il mondo per

rimettere nel ciclo produttivo i rifiuti, o forse come dovremmo

chiamarli, risorse. Ad esempio in Africa, in Nigeria, una start-up

recentemente si sta occupando della raccolta rifiuti nella città,

passando casa per casa con una bicicletta e dando una ricompensa a

punti a coloro che partecipano attivamente alla raccolta. In seguito il

carico viene smistato in una centrale dove le materie vengono

suddivise, e rivendute come materie prime. Il progetto si chiama

http://wecyclers.com/ e aiuta le comunità povere a provvedere al

mantenimento del decoro ambientale e a creare valore da risorse di

scarto come i rifiuti.

Nel campo della moda, soprattutto per quella cheap e veloce, si sta

creando il problema dei troppi vestiti messi in discarica. I tessuti sono

materie prime nobili che possono e devono essere rivalorizzate. A

questo proposito è nato un progetto che si chiama http://www.ico-

spirit.com/en/about-ico/ e che fornisce un’alternativa smart alla

gestione dei rifiuti tessili. La soluzione prevista da quest’idea è

riportare direttamente agli shop i vestiti che non si sono utilizzati. La

società di gestione si incaricherà, in seguito, di passare a prendere le

risorse e portarle alla centrale di smistamento per poter rivendere le

materie prime derivanti. In questo modo si riporta alla fonte e in

cambio si riceve un buono utilizzabile negli shop per fare shopping.

Facile, intuitivo e rewarding. Grandi marchi di retailer come HM si sono

già messi all’opera per poter fornire questo servizio che potrebbe

rivelarsi una soluzione ad un problema molto importante.

In conclusione la sharing economy guarda alla circular economy come

modello base dove svilupparsi. Produzione, SupplyChain, Waste

Management, Partnership, Condivisione. Tutti concetti che devono

essere re-design in un formato sostenibile a lungo termine, in ciclo

chiuso e rinnovabile in cui tutte le risorse utilizzate durante i processi

industriali sono riutilizzate o ritornano in natura senza danni

all’ambiente. Un obbligo per il pianeta, innovare e per le generazioni

future, per creare nuove figure professionali e per essere sostenibili,

nello stile di vita e di consumo. Proprio recentemente la dichiarazione

del primo ministro cinese Li Keqiang ha sottolineato l’importanza del

modello circular per la Cina. Essere green, circular e low carbon.

29

FIGURA 14

Soprattutto negli USA questo movimento verso il non possesso è più forte che altrove. Mostra

che il 52% degli americani ha preso in prestito, scambiato, beni che prima erano considerati di

proprietà. Il 24% degli americani si sente ora più orientato all’accesso dei beni. I lati positivi?

Naturalmente un risparmio di denaro per il 53% e men manutenzione, il 39%.

9 Il mercato globale: from global comsuption to access economy

Il mercato globale, attualmente fondato sul consumo, ha bisogno di

consumatori che abbiano potere d’acquisto per poter acquistare beni e

servizi prodotti da aziende specializzate. Questo modello economico,

che si è sviluppato ed affermato negli ultimi 60 anni, è considerato

efficiente sul breve termine e può creare crescita e “benessere”. La

prova è stato il Boom economico dal dopoguerra ad oggi. Il problema si

pone nel lungo termine. Come illustrato nel paragrafo precedente, è un

sistema non sostenibile perché non rinnovabile e soprattutto

divoratore di risorse. Ora viviamo in un periodo di grandi cambiamenti

e rinnovamenti. Il nostro modo di vivere, consumare, ottenere e

pensare si sta rivoluzionando. Pensare a non dover più possedere gli

oggetti per poterli usare è una grande rivoluzione culturale e sociale. La

non proprietà ha una doppia responsabilità, quello che è mio per un

certo periodo di tempo sarà tuo, bisogna trattarlo bene per restituirlo

alla comunità in ottimo stato. Inoltre, in secondo luogo c’è la

30

FIGURA 15

L’immagine illustra chiaramente quanto una macchina, in media, rimane inutilizzata durante il

giorno. 23 ore su 24, uno spreco di risorse, inoltre un costo mensile medio di 715 dollari.

Perché possedere invece di utilizzare?

responsabilità di utilizzarlo in maniera idonea altrimenti si possono

ricevere dei feedback negativi dalla comunità.

La rivoluzione introdotta dalla sharing economy riguarda un nuovo

modello di consumo, diverso, in cui la proprietà non è più parte

centrale del sistema economico. Attualmente quando si ha bisogno di

un bene si ricorre all’acquisto. Questo porta ad un incremento dei

consumi ma anche degli sprechi.

La tecnologia permette di valorizzare risorse inutilizzate tramite

l’accesso alle stesse. Le persone possono trovare quello che gli serve

quando gli serve. Inoltre permette ai proprietari dei beni di avere una

fonte di guadagno extra. Tutti diventano parte di un processo di

valorizzazione generale di ciò che si possiede. Per dare un esempio a

livello economico, questo Gennaio 2014, secondo Forbes, il giro d’affari

derivato dall’Access Economy e che è entrato direttamente nelle tasche

delle persone è di 3.5 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Un aumento

del 25% annuo. Di questo passo un fenomeno di nicchia rischia di

diventare una forza economica relativa. L’accesso diventerà quindi più

importante della proprietà. In un mondo in cui la popolazione mondiale

sta crescendo e urbanizzandosi, la sharing economy non sarà solo più

facile ma anche più conveniente. Le nuove piattaforme e App stanno

cambiando la relazione che le persone hanno con la proprietà, i beni e i

servizi, portando un beneficio e valore nella società. L’economia

tradizionale gira attorno al design, produzione e commercio di prodotti

che i consumatori beneficiano per un breve periodo. Una comunità

31

d’imprese di sharing economy danno valore ai prodotti allungandone il

loro ciclo di vita, valorizzando le risorse. Lisa Gansky, statunitense e

autore del libro:” Why the future of business is sharing”, pensa che la

sharing economy sarà il futuro del business e permetterà a tutti di fare

di più possedendo di meno.

Le generazioni attuali, stanno diventando lentamente più familiari con

l’accesso, ma nel futuro sicuramente questo trend sarà destinato a

crescere. L’immensa mole di dati presente online costituirà una base di

conoscenza enorme che può giovare al sistema semplicemente tramite

l’accesso a questa base di dati. Ad oggi la musica, gli spostamenti, gli

uffici, le abitazioni, le vacanze si effettuano grazie a sistemi che

permettono l’accesso alle risorse di alcuni proprietari, diminuendo le

spese e aumentando i guadagni. La concezione stessa di tassa di

possesso lascerà probabilmente spazio ad una tassa di accesso. Ma chi

allora sarà poi proprietario delle cose che si affittano? E se nessuno

compra per possedere, chi produrrà ancora questi beni? La transazione

potrebbe portare alla cosiddetta terza rivoluzione industriale nella

quale al centro del lavoro non ci sarà l’uomo ma le macchine e i robot.

Saranno loro gli artefici della produzione di quei beni che potranno

essere creati solo quando necessario, ad un prezzo ridotto e resi

disponibili per l’accesso.

32

FIGURA 16

Il giro di affari di AirBnB contribuisce con 632 Milioni di dollari all’economia di NYC. In questo

contesto sono i proprietari di appartamenti a NYC a guadagnarci, naturalmente sono i

professionisti del settore come gli hotel ad avere un svantaggio competitivo.

10 Internet e le tecnologie coinvolte

L’aspetto tecnologicamente più rilevante e che ha permesso alla

sharing economy di nascere, svilupparsi ed affermarsi è sicuramente la

presenza di internet e dei social network. Connessioni sempre più

rapide e veloci permettono uno scambio di dati immediato ed

istantaneo. Questa rivoluzione dei dati consente agli utenti di venire a

conoscenza di informazioni che prima non potevano essere condivise in

tempo reale. Fattori come la distanza e il tempo, oggi possono essere

sorpassati. Airbnb ad esempio ha permesso ai proprietari di casa di

approfittare di uno spazio virtuale dove poter inserire l’annuncio delle

stanze o case a disposizione per brevi periodi, di solito per le vacanze.

Tutti, grazie alla tecnologia possono diventare potenzialmente

distributori di beni e servizi. Naturalmente questo nuovo sistema

impatta con il vecchio, obsoleto e lento. La connessione con dispositivi

mobili come smartphone, tablet e altri devices (si stima circa 75

miliardi di dispositivi nel mondo) è in aumento. Luoghi virtuali, App e

nuove piattaforme svolgono il ruolo che prima svolgevano altri market

place fisici come negozi o showroom. La trasformazione è quindi in

33

atto, si stima che i servizi online di sharing economy siano in netta

crescita e che diventeranno i protagonisti della rivoluzione del business

model del futuro nel quale non ci sarà più al centro il concetto di

proprietà ma di accesso. Un esempio eclatante riguarda l’industria

musicale dove l’avvento di Internet ha completamente scardinato le

basi di questo mercato. Spotify ad esempio permette l’accesso a 13

milioni di brani presenti online e che sono a portata di click. Una

rivoluzione nell’industria musicale che ha portato musicisti e produttori

a doversi costantemente rinnovare per poter riuscire a sopravvivere in

un mercato vivace e tecnologico come quello musicale.

In pratica anche dieci anni fa era possibile affittare una casa per un

breve periodo o la propria macchina ma in pratica era molto difficile

per via dei canali di comunicazioni lenti che non favorivano un efficacie

utilizzo delle risorse. Oggi tutto questo è semplificato dalla rete e dalla

tecnologia. Si può in tempo reale sapere se un posto è disponibile per

passare la notte o conoscere se c’è qualche sconosciuto che può darci

un passaggio per il ritorno dopo la discoteca. Altri due strumenti

positivi introdotti da internet sono il ranking e il feedback. Se

precedentemente prendere un passaggio da uno sconosciuto non era

consigliabile a causa della mancata conoscenza e fiducia, ora con i

feedback e i profili online questo problema è molto diminuito. Infatti

precedentemente la fiducia poteva essere data tramite il passaparola e

la conoscenza diretta. Oggi la rete ha semplificato questo sistema

introducendo più sicurezza nei servizi di sharing che oggi permettono di

conoscere le informazioni in precedenza per poter scegliere un servizio

e essere sicuro della sua propria funzionalità o del suo provider.

34

10.1 Data management e smart city

Le città sono il fulcro dell’attività della sharing economy, il contesto

urbano favorisce l’economia della condivisione e quest’ultima favorisce

le città. E’ un rapporto profondamente interconnesso e incorporato. La

popolazione urbana e le città sono in espansione e nel futuro sarà

necessario trasformare le

nostre città, in città

intelligenti. La rivoluzione è

già in atto, anche a Torino. Il

concetto di smart city è

legato a quello di sharing

economy, molte app o

piattaforme forniscono

servizi ai cittadini e

registrano dati su mobilità, stili di consumo e trend. Se le città crescono

cresce anche l’esigenza di utilizzare i dati per renderle più efficienti e

funzionali. Migliorare la mobilità, conoscere i dati sulla produzione dei

rifiuti, sul loro smaltimento, sulla situazione del traffico in tempo reale,

sui parcheggi liberi, sulla fila negli ospedali e sulle attività commerciali

più vicine a disposizione per soddisfare ogni esigenza. I dati, analizzati

ed elaborati, forniranno molte informazioni sullo stato della città, dei

suoi abitanti e di come fare per migliorarla, renderla più competitiva ed

efficiente. IBM in questo contesto vuole rendersi protagonista

fornendo software per la raccolta e l’analisi di dati ed elaborare modelli

di sviluppo, sostenibili ed ecocompatibili. Ad esempio la figura nella

pagina successiva riporta alcuni dati che confermano i vantaggi di un

uso intelligente dei dati. In primo luogo un risparmio di 1 Trilione di

dollari negli USA se si ottimizzano le infrastrutture pubbliche attraverso

la gestione dei dati. Grossi investimenti saranno necessari per costruire

queste infrastrutture che saranno necessarie. La gestione del traffico

porterà un vantaggio sia sullo stile di vita delle persone, sia

sull’ambiente. I tragitti casa-lavoro devono e possono essere ridotti. Un

utilizzo dei dati efficiente permette di trovare un’abitazione nei pressi

del luogo di lavoro o di lavorare addirittura wireless se le connessioni lo

permettono. Anche le risorse naturali possono trarne vantaggio. Ad

esempio il consumo di acqua potrà essere monitorato e capire dove

35

sono le perdite o usi non propriamente sostenibili. Questo sistema

innovativo viene definito Cloud e permetterà numerosi vantaggi. Il

tutto grazie a tecnologie innovative integrate con la nostra vita

quotidiana.

Nel futuro prossimo il data management consentirà alle città di fornirsi

di sistemi intelligenti ed efficienti per aiutare i cittadini a vivere meglio

e a sfruttare tutte le risorse disponibili. Sistemi di illuminazione smart

permetteranno una più efficiente illuminazione, salvaguardando

l’ambiente e l’inquinamento luminoso, che nelle città è

particolarmente elevato. Ridurre gli sprechi significa anche ridurre i

rifiuti, dati sul consumo e sulla creazione dei rifiuti saranno utili per

capire quali sono le aree di impatto ambientale più elevato e che vanno

ad impattare negativamente sulla qualità della vita e la salute dei

cittadini. La qualità richiama qualità, per i cittadini che la vivono e per i

turisti che la visitano. Piano sostenibili di turismo, interconnessi con le

piattaforme che rendono visibili attrazioni e servizi turistici in maniera

digitale e senza barriere. Tripadvisor, Foursquare, HostelBooking ne

sono un esempio. Rivalutare le ricchezze culturali, gastronomiche e

locali, promuovendo, soprattutto a livello alimentare le risorse di

36

prossimità, favorendo il fresco e la filiera corta. Anche la presenza di

WIFI Spot nella città per una connessione gratuita e libera che non solo

permetta a tutti un accesso democratico alla rete ma anche un passo

avanti per tutti i cittadini e l’imprenditorialità.

La figura riporta il concetto

SMILE che include i più

importanti aspetti di una

Smart City che crede in una

economia della condivisione:

Mobilità, Inclusione,

Benessere, Energia e

Integrazione.

37

FIGURA 17

La reputazione sarà la moneta di scambio del prossimo futuro, non solo, ma anche le

connessioni e il network.

11 Trustness and reputation online

Nel mondo della sharing economy, gioca un ruolo fondamentale la

reputazione online. Infatti i fruitori di servizi pagano a persone o

piattaforme di cui non si ha una conoscenza diretta ma solo un senso di

sicurezza determinato da alcuni fattori. Prima però di addentrarci nei

singoli fattori che determinano la Online Reputation è bene fornire una

spiegazione di che cosa significa reputazione e cosa vuol dire trasferirla

al mondo digitale. Per comprendere la reputazione è bene prima capire

questo concetto: Closed Network – Open Network

FIGURE 18

Le figure rappresentano graficamente la differenza tra un Network chiuso, a sinistra, e un

network aperto, a destra. In rosso il soggetto con una cattiva reputazione. In un sistema chiuso

è facilmente riconosciuto e messo da parte. In un sistema aperto invece è in grado di poter

mantenere viva una parte del suo network.

38

La reputazione esiste come regolatrice di interazioni sociali e per

mantenere il controllo della società.

Se nel passato si era circoscritti in un circolo chiuso, ad esempio la

dinamica del villaggio, dove tutto avveniva in contesti di reciproca

conoscenza e fiducia, se qualcuno o qualcosa non era ritenuta di

qualità lo si veniva a sapere subito e la reputazione ne veniva

immediatamente e quasi irrimediabilmente colpita. Per questo era

difficile muoversi da villaggio a villaggio senza una lettera di

raccomandazione del villaggio precedente. Farsi conoscere e costruirsi

una reputazione era un lavoro lungo e che non veniva apprezzata fin

quando non si riuscivano a raccogliere diversi commenti positivi. Ad

Oggi invece le dinamiche sono cambiate cosi come le dimensioni che si

sono allargate e la velocità d’informazione che è vertiginosamente

aumentata. La nostra reputazione viene riconosciuta dal nostro CV che

riporta il nostro percorso lavorativo e le aziende per le quali si ha

lavorato. Molto spesso la reputazione di qualcuno è considerata in base

non sulla personalità e le reali competenze ma attraverso un giudizio

sulle imprese per le quali si ha lavorato. Un diploma di Harvard o un

esperienza di lavoro a Google aumentano la buona reputazione di

qualcuno, ma in questo modo non si valuta l’individuo ma le imprese.

In pratica la reputazione oggi si fa in base ad autorevoli terze parti.

Non solo persone ma anche oggetti, come possiamo sapere se

quell’oggetto che vogliamo acquistare online è affidabile? Prendiamo

ad esempio Amazon. Abbiamo imparato ad utilizzare i commenti i voti

dei lettori di un libro per farci un idea sulla sua qualità e se vale la pena

comprarlo oppure no. Il fattore è sorprendente perché non si conosce

personalmente nessuno dei commentatori ma riponiamo fiducia nella

loro indicazione. Se ci sono ad esempio 70 commenti da 4 stelle, è

meglio di un solo commento da 5. Ma il nostro modo di giudicare è ben

più complesso e va al di là delle stelline di riferimento. In Ebay

giudichiamo l’affidabilità dei venditori, in AirBnB la capacità degli host

di mantenere pulito e di offrire un servizio all’altezza delle aspettative,

in Blablacar giudichiamo la serietà ma anche l’abilità di guida di

qualcuno. Tutti questi sono tratti significativi di come la gente giudica il

comportamento di altre persone in questo tipo di business di

condivisione. Ad oggi e nel futuro, per avere più credibilità e fiducia

bisogna essere presenti online, continuamente curare la nostra

39

immagine sui social e avere una presenza attiva nei forum o nei siti

riguardanti la propria professione o passione. Solo in questo modo si

può avere più credibilità e fiducia da parte della comunità online.

Per quanto riguarda i propri dati presenti in rete, per essere trattati

propriamente, necessitano di un elevato sistema di fiducia. La

problematica sulla sicurezza online, piuttosto presente qualche anno

fa, è oggi meno sentita grazie anche agli sviluppi sulla tracciabilità dei

dati e sulla sicurezza dei siti. Se si ha bisogno di qualcosa c’è possibilità

di chiederlo in prestito ad un amico o a qualcuno che si conosce. Un

sistema antico e sempre valido e che si fonda sulla conoscenza e

reciproco rispetto. Ma come convincere persone che non si conoscono

a scambiare tra loro oggetti o servizi in piena sicurezza attraverso

piattaforme online? Queste piattaforme hanno permesso di creare

economie di scala utilizzando risorse che sono inutilizzate o non

completamente usate. Queste company permettono di risparmiare

offrendo beni e servizi che entrano in competizione con i canali

tradizionali. Ma la grande rivoluzione è stata di convincere perfetti

sconosciuti a entrare in contatto per condividere. Una prima risposta

alle varie problematiche sulla fiducia online sono i sistemi di rating

online che permettono con complessi algoritmi di calcolare la fiducia in

una persona o servizio, in base al punteggio e i feedback inviati dagli

utenti. Addirittura Rachel Botsman, una ricercatrice di riferimento

nell’ambito della sharing economy, conferma che ben presto

entreremo in un era in cui la reputazione online diventerà più

importante del nostro credit score. Il problema ora è comprendere

quali metodi di riferimento sono affidabili e quali invece non

permettono una veritiera comprensione della reputazione.

Servizi come Facebook, utilizzano algoritmi che calcolano la

reputazione in base all’influenza, a quanti amici si hanno e quanti Like

si ricevono. Un altro modo potrebbe essere la votazione dei contributi

alle comunità e un voto per l’intelligenza socio-emozionale. Ad esempio

alcune organizzazioni usano principi di crowdsourcing per trasformare

dei business in conduttori di comportamenti virtuosi per la società. Un

esempio è il sito internet Carrotmob.org che attraverso acquisti solidali

vuole aiutare i business che hanno comportamenti virtuosi, ad esempio

sostenere ristoranti che offrono pesce sostenibile o caffè proveniente

40

da piantagioni che salvaguardano i diritti dei lavoratori. Un innovazione

sociale e culturale, come verrà analizzato nel capitolo successivo.

41

FIGURA 19

La dimensione delle case è sostanzialmente aumentata, senza essercene un reale bisogno.

12 Un’Innovazione culturale

La sharing economy ha portato all’interno della società una rivoluzione

culturale e di consumo. Accesso e non possesso, consumare meno e

usare di più questi sono i motti del movimento. Un nuovo pragmatismo

economico è alla base di un contesto nuovo. In contrapposizione ad un

periodo precedente fatto di eccessi, sprechi e crisi. Abbiamo voluto

troppo e vissuto probabilmente al di sopra delle nostre possibilità e ora

non solo paghiamo un conto ambientale ma anche economico. Ma

perché questo accade ora? Naturalmente la crisi oltre a portare

recessione porta anche innovazione e quindi bisogna riuscire a trovare

le risorse laddove quelle scarseggiano. Come si suole dire l’unione fa la

forza ed ecco che condividendo si può fare di più riuscendo a

guadagnarci tutti. Reiventarsi e riuscire a migliorare l’utilizzo delle

risorse è un azione socialmente ed ecologicamente intelligente che

aiuta il pianeta e le persone. Nuovi legami nascono da questa visione di

condivisione, si creano gruppi ed azioni sociali che sono rivolte a

rivedere il normale utilizzo delle risorse, degli spazi e del tempo. La

condivisione di un pasto con Shareyourmeal, dormire a casa di uno

sconosciuto con Couchsurfing e viaggiare in compagnia di persone

nuove con Blablacar.it stanno diventando comportamenti comuni.

Inoltre si possono condividere conoscenze e apprendere qualsiasi cosa

tramite la rete. Queste sono le nuove grandi possibilità offerte dal

mercato della sharing economy, del quale i fondatori sono i giovani e

proprio loro saranno i protagonisti di questa rivoluzione che interessa

42

anche le persone più mature che iniziano ad avere confidenza con le

nuove tecnologie ed accettare il fatto che quest’ultime possono

apportare un servizio alla comunità.

Tutto ciò in un momento in cui i valori del lavoro basati sul posto fisso e

sulla sicurezza sono ora infranti da una realtà che non è più la stessa e

che si sta trasformando, chiedendo flessibilità e imprenditorialità. Le

competenze da acquisire sono nuove e diverse, cosi come i lavori che

devono essere svolti. Per questo tanti giovani, con entusiasmo si

lanciano nella creazione di start up che permettono un migliore utilizzo

delle risorse, un efficiente e creativa creazione di valore.

La carta dei valori è in cambiamento, più internazionalità e movimento,

contratti flessibili, lavori saltuari ed esperienze uniche. Questo è il

contesto socio-culturale della sharing economy.

Ma quali sono i costi sociali di questa rivoluzione? La visione del lavoro

è naturalmente cambiata, ma questo cosa significa che diventeremo un

popolo di precari che lavora saltuariamente per pagarsi le proprie

emozioni? Ad oggi anche le otto ore in ufficio sono da rivedere, sono

necessarie o sono frutto di un retaggio del passato? Occorre fare un

analisi di questo trend.

43

FIGURA 20

Una percentuale che indica come il 40%

dei lavoratori sarà freelance nel 2020.

12.1 Il nuovo mercato del lavoro

Come anticipato dal paragrafo precedente un’innovazione porta

beneficio da un lato ma anche un

scossa e una rivoluzione dall’altro.

Sono due forze che si mescolano e si

equilibrano. I mercati standard

rischiano un ribasso mentre il mercato

della sharing economy ha una crescita

netta in Europa del 25% annuo. Uno

dei pochi settori in crescita in un

contesto economico di crisi. Come mai

questo fenomeno? La crisi ne è

proprio una causa, nuovi modi di fare

business sono creati e nuovi stili di

consumo low cost sono vissuti. Questo fenomeno però crea delle

trasformazioni. Nuovi posti di lavoro sono creati nel settore Sharing

Economy, lavori specializzati in IT e nuove tecnologie perché la maggior

parte dei servizi sono online e necessitano di molte risorse Marketing,

creative e di sviluppatori per funzionare. Inoltre c’è bisogno degli

utilizzatori e dei fruitori del servizio, i quali ovviamente compongono la

domanda e anche l’offerta. Infatti queste ultime due categorie, nel

contesto della sharing economy, rappresentano due facce della stessa

medaglia. Ad esempio prendiamo un servizio di Car sharing UBER:

questo servizio permette a chiunque di dare un passaggio a qualcuno in

cambio di una somma di denaro. Se l’idea può essere geniale perché la

maggior parte delle macchine che viaggiano su strada sono, per lo più

vuote, come proteggere la categoria professionale dei taxisti che per

svolgere lo stesso servizio devono avere una licenza e delle tasse da

pagare? Un tema molto importante e che nei prossimi anni scatenerà

una rivoluzione a livello legale e territoriale. In molte città sono partite

campagne per multare, i conducenti che utilizzano UBER come fonte di

reddito senza il permesso e non sottostando alle regole dei taxisti

professionisti. Molte persone, soprattutto tra coloro che la crisi ha

colpito maggiormente, cercano di vivere di sharing economy, affittando

camere stagionalmente, offrono passaggi, cucinano, lavorano. Tutti

questi servizi sono erogati senza pagare tasse e senza un regolare

contratto o assicurazione. Se da un lato può contribuire a migliorare la

44

società e l’utilizzo delle risorse, dall’altro lato crea una serie di problemi

legati alla legalità, responsabilità e contrattualità. Secondo l’Aspen

Institute i problemi, o il lato negativo a livello di lavoro nei confronti

della sharing economy iniziano a mostrarsi e rendersi evidenti oggi.

Infatti come scrive Mauren Conway, esperta dell’Aspen Institute, il

costo del lavoro non solo si è abbassato completamente a causa della

grande offerta causata dalla sharing economy, ma non solo, ha lasciato

alle persone che erogano i servizi il fardello dovuto ad eventuali

problemi legati ai servizi erogati, lasciando essere la piattaforma l’unica

a guadagnarci. Chi contribuisce a formare l’offerta di servizi, è

parzialmente obbligato a doversi caricare il costo di un eventuale

problema. Infatti coloro che, attraverso la sharing economy, danno un

servizio non hanno un contratto, non pagano tasse e non possono

essere assicurati. Questo problema può causare un’inefficienza nel

sistema e, come conclusione, può creare dei lavoratori che lavorano di

più per meno. Una simile conclusione è stata anche elaborata dal

Notaio Federico Tonelli, esperto in StartUp e Business angel, qua

riportata la sua intervista che in quattro risposte analizza il fenomeno a

livello italiano e ne fornisce un personale contributo:

Qual è il suo rapporto con la sharing economy?

La sharing economy è un concetto molto in voga in questo periodo e

sicuramente ho un atteggiamento positivo nei suoi confronti. Tra le sue

potenzialità c’è l’opportunità di creare connessioni tra le persone e il

fatto di mobilizzare risorse latenti che altrimenti resterebbero

inutilizzate creando mercato dove altrimenti non c’era e andando ad

impattare mercati tradizionali che devono adattarsi a questa nuova

forma di concorrenza. Ho quindi una relazione positiva e in generale

apprezzo il fatto che può creare un equilibrio tra produttori e

utilizzatori. Nonostante si possa formare una società più segmentata e

democratica c’è un possibile impatto negativo a breve termine sul

lavoro, infatti sono i canali tradizionali a risentirne perché si impattano

monopoli finora esistiti come ad esempio i taxisti che, con Uber hanno

risentito molto a livello di clientela e che anzi vogliono esporre azioni

legali a riguardo. In un regime di competizione sociale una persona può

avere un progresso e migliorare la sua posizione. Il rischio della sharing

economy è quello di creare una società appiattita dove tutti fanno un

45

po’ di tutto. Quindi si miglioramento ed efficienza ma allo stesso tempo

bassi volumi e pochi fortunati.

E in Italia? Pensa possa rappresentare un contributo positivo per l’economia

italiana?

In Italia ad esempio la distribuzione del patrimonio è molto diffusa

perché basata su manifattura e risparmio. Le innovazioni rischiano di

concentrare in poche mani la ricchezza e questo può minare a lungo

termine le basi di una società democratica. I riflessi immediati visibili

sono comunque positivi, c’è una democratizzazione dell’offerta e una

maggiore liberalizzazione del mercato. Ciascuno di noi ha la doppia

giacca del consumatore e del produttore. Anche gli impatti sul prezzo

sono positivi e in vista di un equilibrio dinamico, tutto ciò chiaramente

rappresenta un’opportunità di lavoro per qualcuno ma un ribasso di

affari per qualcun altro.

Pensa che la Sharing Economy debba essere più regolarizzata?

Sicuramente la legislazione può aiutare a mettere ordine e a

permettere a tutti di guadagnare “senza calpestarsi i piedi”. Infatti un

servizio che crea valore va ripagato in maniera idonea, rendere più

semplice la legislazione è un passo da fare, altrimenti si rischia di

scivolare nella zona grigia dell’illegalità se le tasse da pagare sopra un

servizio sono troppo elevate. Una società florida ha bisogno e offre

servizi di livello altrimenti si rischia di cadere in basso anziché elevarsi

in un circolo virtuoso che crea valore. Il Mercato che è un equilibrio

dinamico procede per eccessi, tuttavia una forte regolarizzazione può

creare dei gatekeeper che non possono essere completamente liberi e

indipendenti quindi non sicuri. Internet è una realtà che è nata

anarchica e si è sviluppata in questo senso ed ha avuto successo anche

grazie a questa libertà. Avere quindi qualche influenzatore può

cambiare lo status di apertura e rendere i feedback meno attendibili.

46

Quale opinione riguardo i feedback e la reputazione online?

Il lubrificante della sharing economy è la fiducia e la rete può

aumentare i comportamenti virtuosi con i feedback che danno una un

riferimento all’attendibilità su servizi, prodotti e persone. Quindi si

instaura un concetto di punizione e virtù indotta. Naturalmente è

fondamentale avere feedback e creare reputazione quando si ha a che

fare con soggetti distanti e che quindi possono creare dubbio sulla

sicurezza e attendibilità. Tuttavia la completa sicurezza non si può

avere neanche in questo modo poiché i rating possono essere falsificati

e ci vuole un controllo per renderlo virtuoso altrimenti soggetti più

smart di altri possono utilizzarlo a proprio vantaggio causando un

disequilibrio di affidabilità e fiducia.

47

13 Le frontiere future

Guardando ai prossimi anni e a come si sta evolvendo la situazione è

facile capire che l’avvento della sharing economy non è solo un evento

passeggiero ma un trend che

continuerà e cambierà il

nostro rapporto con

l’economia, gli oggetti e le

persone. Una rivoluzione

culturale e di consumo. I dati

presenti sopra dimostrano

come lo scambio e l’affitto di

oggetti non è più un

fenomeno isolato ma la

metà della popolazione

americana lo considera

normale se non utile alla

società. Un altro dato

importante è quello che

riguarda la possibilità di

condivisione che viene

considerata fattibile dall’83%

della popolazione se potesse

essere fatto in maniera più

semplice. Sono numeri che

dimostrano un cambiamento

importante nella società e dei

quali i pro e i contro non sono

ancora nettamente definibili, ma come analizzato nei paragrafi

precedenti si iniziano a scorgere. La produzione Industriale sarà toccata

da questo Trend che promuove il possedere meno e l’usare di più.

Meno oggetti saranno prodotti creando un beneficio ecologico ed

economico al pianeta e al sistema ma un costo in termini di impego,

probabilmente sarà da pagare. Tuttavia nuove professioni e possibilità

nasceranno. Sviluppatori di servizi, programmatori e manutentori.

Professioni legati a servizi a lungo termine e lavori che coinvolgeranno

anche la cura dell’ambiente e del decoro urbano, come il designer di

FIGURA 21

Più della metà degli americani ha condiviso, affittato

e prestato oggetti durante gli ultimi due anni.

FIGURA 22

La semplicità aumenta la percentuale di fruitori

dei servizi di sharing economy.

48

aree verdi e orti urbani. Le possibilità sono tutte in creazione e le

professioni in continua mutazione. Per quanto riguarda la produzione

industriale, attualmente, molti prodotti vengono creati con una data

limite di utilizzo, ad esempio le stampanti con un numero di copie dopo

le quali si guastano. Questo fenomeno si definisce: usura programmata,

ed è studiata per permettere alle industrie di continuare a produrre

perché altrimenti una stampante potrebbe andare bene molto più a

lungo e non essere sostituita con un nuovo modello. Questo “non

senso economico” rivolto solo al guadagno, a breve termine, sta

creando una coscienza diversa che sta cambiando gli stili di consumo.

Addirittura le persone si rendono protagoniste della produzione, ad

esempio tramite WikiHouse è possibile scaricare il progetto di una casa

e con pochi skills e materiali rinnovabili è possibile stamparla e

costruirsela da sola. Una rivoluzione che abbasserà i prezzi delle case e

porterà un autonomia di costruzione. Nuove imprese nascono e si

finanziano tramite il crowfunding ad esempio attraverso la piattaforma

di foundings” kick.me”. Questa nuova forma di accesso a prestito non

avviene tramite i channel tradizionali ma gli investors sono persone

comuni che credono nel progetto e lo finanziano donando una somma

a piacere. In un sistema dove le banche non assicurano più una

certezza e che hanno negli ultimi hanno causato la crisi finanziaria che

stiamo tuttora vivendo, nuove forme di finanziamento più etiche e con

dei valori alla base si dimostrano vincenti. Vendere le proprie creazioni

è diventato più facile, ora non c’è bisogno di avere un negozio fisico

online ma si può vendere attraverso delle piattaforme apposite o

Sharing MarketPlace come PoshMark.

Questa piattaforma permette di vendere e acquistare prodotti di moda,

nuovi o usati attraverso il cellulare e con pagamento via Carta di

Credito. In un istante si possono condividere le proprie creazioni,

venderle e spedirle a casa dell’acquirente. Probabilmente alcuni posti

di lavoro nella produzione saranno diminuiti ma molti potranno essere

creati nei servizi alle persone e alle imprese. Una nuova coscienza si sta

facendo spazio creando una Comunità che crede nei valori di

sostenibilità, condivisione, autenticità, creazione condivisa,

trasparenza, semplicità, tracciabilità, comunità, partecipazione e

collaborazione. Un nuovo mindset del consumatore è in cambiamento

nella sharing economy, sono questi i valori che stanno riscrivendo le

frontiere future del mercato e dell’economia.

49

14 I valori condivisi dalla sharing economy

I valori percepiti dal cliente nell'economia della condivisione sono per

lo più legati a vantaggi razionali e benefici emotivi.

I benefici razionali riflettono l'utilità di un prodotto e la qualità ai

consumatori finali, mentre i benefici emotivi sono caratterizzati dalle

emozioni umane (Schmitt, 1999). In altre parole, i benefici razionali

percepiti si concentrano principalmente intorno a semplicità e praticità,

mentre i benefici emotivi ruotano intorno a conferma e appartenenza.

Per fornire valore al cliente, nel contesto della sharing economy,

bisogna concentrarsi sulla creazione di valore in maniera unica e

personalizzata poiché la percezione che si ha di esso è diverso per ogni

singolo cliente. Campbell Mithun, importante impresa di consulenza

marketing e di business innovation, ha condotto una ricerca nel

febbraio 2014 in cui ha chiesto agli intervistati di elencare i benefici

emotivi e razionali dell'economia condivisa. I risultati sono stati i

seguenti, in ordine di importanza dal più al meno importante;

• Generosità - la generosità verso gli altri e se stessi

• Comunità – la necessità di condividere il valore con l’intera comunità

aggiungendo qualcosa di speciale

• Stile di vita - il bisogno di sentirsi intelligenti

• Stile di vita - la necessità di sentirsi più responsabile

• Culturale - sentirsi parte di un movimento culturale più ampio

Le categorie dei benefici razionali sono stati classificati in seguente

ordine;

• finanziaria - la necessità di risparmiare denaro

• ambientale – salvaguardare l’ambiente

• Stile di vita - maggiore flessibilità

50

• Stile di vita - elevata praticità

• Trail - fornire l'accesso ai beni / servizi

Le prospettive finanziarie sono state elencate al primo posto nella lista

dei benefici razionali. Questa risposta riguardo il risparmio di denaro

diventa significativa considerato che il beneficio emotivo più alto in

classifica era 'la generosità verso gli altri e me stesso'. Queste due top

risposte indicano che nei consumatori dell’economia condivisa si vuole

possedere meno ma guadagnare di più. Riguardo ai fattori emotivi, vi è

un beneficio percepito quando attraverso servizi di sharing economy si

dà un beneficio e un valore aggiunto a tutta la comunità. D'altra lato, i

benefici razionali sono valori soggettivi, riflettono ciò che un individuo

è alla ricerca senza considerare gli altri nelle circostanze.

FIGURA 24

E’ importante capire come questi criteri stiano lentamente influenzando le persone e

cambiando le loro abitudini.

51

14.1 Alcuni esempi di sharing platforms Nome Stato Business Innovation Segnali di successo

AirBnB USA

Airb’n’b gestisce una piattaforma

on-line che permette a chiunque di

proporre, scoprire e prenotare

camere e locali messi a

disposizione sulla piattaforma.

E’ attualmente il metodo piu

utilizzato per valorizzare e

monetizzare spazi lasciati vuoti,

renderli disponibili a chiunque e

poterli mettere in mostra a livello

mondiale

Fondata nel 2008, e’

attualmente attiva in

190 paesi. La stima dei

ricavi lordi e’ di circa 150

milioni di dollari nel

2012, destinata a

crescere. Nel 2011 la

company era valutata

1,3 miliardi di euro.

BLABLACAR FRANCE

Blablacar è un servizio di car

sharing che permette a chiunque

di proporre un passaggio nella

propria macchina tramite la

piattaforma. Il servizio è

disponibile a tutti e in seguito alla

creazione di un profilo è possibile

richiedere o prendere un

passaggio. Per il pagamento del

servizio si paga direttamente al

conducente ( in Italia ) mentre in

Francia un metodo di pagamento

sicurizzato accetta solo pagamenti

online tramite l’utilizzo di una

carta di credito o prepagata.

Fondata nel 2004 ma

solo recentemente in

voga, è un servizio in

netta crescita in tutta

Europa e nel mondo.

Colpisce per la sua

facilità, chiarezza e

creazione di una

comunità. Durante i

passaggi si incontrano

molte persone con varie

esperienze e trascorsi. Il

sistema rende piu sicuro

l’autostop con

pagamenti online, profili

e feedback. 100 milioni

di euro sono stati

recentemente raccolti e

la company è in

espansione.

COUCHSURFING USA

Couchsurfing è una piattaforma

che permette a chiunque di

proporre un posto letto, o sul

divano a qualsiasi viaggiatore, in

L’anno di fondazione è il

2004, l’oggetto è di

fornire un servizio a

viaggiatori e permettere

52

maniera totalmente gratuita. E’ un

modo di vivere il viaggio in

maniera diversa, conoscendo

nuove persone e scoprendo posti

nuovi in maniera low-cost.

a chiunque di ospitare

qualcuno a casa sua. Il

concetto prevede

l’ospitalità per brevi

periodi, di solito da 1 a 3

notti. Gratuito e sicuro.

WORKAWAY UK

La piattaforma Workaway

permette di proporre mansioni

lavorative di volontariato in

cambio di vitto e alloggio. E’

disponibile in tutti i paesi ed è

totalmente gratuito. L’unica spesa

è il costo di iscrizione di 15 Euro

annuali per avere accesso al

database.

Il servizio rende

informatizzata la

possibilità di lavorare in

cambio di vitto e

alloggio, e’ pensato per i

giovani viaggiatori che

vogliono spendere poco

e in cambio di poche ore

di lavoro possono

ricevere qualcosa in

cambio eccetto soldi.

L’idea è quella di

pemettere uno scambio

culturale e condividere

un progetto, un

esperienza, un idea con

qualche volontario.

KICKSTARTER UK

KS è una piattaforma per giovani

talenti creativi che vogliono

finanziare il loro progetto e

renderlo realtà. La piattaforma

propone uno spazio virtuale dove,

attraverso la creazione di un

profilo e la spiegazione del proprio

progetto, è possibile raccogliere

fondi per realizzarlo.

Il Crowfunding è una

realtà che si sta

affermando nella

raccolta fondi. Le banche

sono sempre più restie a

prestare denaro ed ecco

così che gli stakeholder

di un progetto possono

essere tutti ricevendo in

cambio la possibilità di

prenderne parte.

HOUSINGANYWHERE NL

HA permette agli studenti, in

forma totalmente gratuita di

proporre direttamente camere e

posti letto ad altri studenti. L’idea

è quella di lasciare agli studenti in

Erasmus in entrata la camera di

La grande innovazione è

di permettere agli

studenti di essere

protagonisti della loro

sistemazione. In maniera

gratuita e senza dover

53

coloro che sono in uscita. Affittarla

ed averla disponibile al rientro

dall’esperienza all’estero.

passare tramite agenzie

o privati. In questo modo

le università riescono a

gestire meglio il traffico

degli studenti in entrata

in Erasmus, dando loro

l’opportunità di cercare

casa tra le offerte

proposte sulla

piattaforma dagli

studenti in uscita.

54

14.2 HousingAnywhere.com, la piattaforma per gli studenti in Erasmus

Quando nel 2009 il fondatore di HousingAnywhere.com, Niels van

Deuren è dovuto partire per un esperienza all’estero a Singapore non

poteva immaginare che mettendo in affitto la sua camera avrebbe

iniziato un nuovo progetto business che ora è presente a livello

mondiale. La sua idea è stata semplice, affittare la sua camera sfitta per

via della sua assenza ad un altro studente in arrivo nella sua home

town (Rotterdam). In questo modo si dà non solo l’opportunità ad un

altro studente di trovare facilmente una sistemazione ma aiuta gli

studenti in partenza a finanziarsi la loro sistemazione all’estero. Una

situazione win-win che aiuta tutti.

Ma come funziona?

Una piattaforma online consente agli studenti di inserire il loro

annuncio gratuitamente e di renderlo disponibile attraverso una mappa

che localizza geograficamente la sua posizione e le sue informazioni.

Molto semplice e intuitiva e consente un rapida ricerca della migliore

sistemazione. Qual è la connessione con il concetto di sharing

economy?

FIGURA 25

La platform come appare agli occhi degli utenti. E’ intuitiva e le stanze possono essere ritrovate

direttamente sulla cartina grazie alla funzione API di Google.

55

Trattandosi di un servizio online che aumenta l’efficienza degli spazi

rendendoli disponibili in maniera istantanea rientra nella categoria

delle piattaforme di sharing economy. Inoltre il contenuto è messo

direttamente online dagli studenti che si rendono protagonisti

dell’housing studentesco. In questa maniera si evitano le

intermediazioni di agenzie specializzate che molto spesso non offrono

molto di più se non chiedere un compenso per arrivare alle

informazioni di contatto necessarie. Tra gli studenti utilizzatori, che

diveentano anche al tempo stesso Ambassadors e promotori del

servizio, si crea un senso di comunità. Per queste ragioni la startup

rientra nella categoria e fornisce un servizio alle Università e agli

Studenti. Le Università e Istituti privati che se ne avvalgono infatti

consentono ai loro studenti di avere accesso alla piattaforma e inserire

i loro annunci, sia quando partono per un esperienza Erasmus sia

quando terminano il loro percorso di studio e la loro abitazione ritorna

disponibile sul mercato immobiliare studentesco. Un mercato in

crescita visto il sempre maggiore numero di Erasmus presenti in Europa

e il crescente numero di attività di Placement, Stage o Volontariato che

sta permettendo alle nuove generazioni di vivere un momento unico

nella storia della costruzione dell’Europa. Il servizio è sicuro, solo chi ha

una mail universitaria di un istituto autorizzato può inserire gli annunci.

Il che lo rende disponibile per tutti ma rimane un servizio prettamente

legato agli studenti.

FIGURA 26

Il Team di studenti-lavoratori con il quale ho lavorato durante il moi periodo di stage a

Rotterdam. Un team internazionale composto da laureandi che si sono messi in gioco per il

proprio mercato. Infatti ogni nazione ha un country manager che si prende cura dello stesso.

56

15 L’analisi del trend

Per rendere più completa la mia Tesi, ho deciso di effettuare un

indagine statistica riguardo la sharing economy. Ho utilizzato un

servizio online gratuito che permette di creare dei survey riguardanti

un qualsiasi oggetto tramite il pagamento di una fee che è valida per il

periodo di utilizzo. Il sito in questione è: http://freeonlinesurveys.com/.

E’ stato scelto per la semplicità di utilizzo e per la possibilità di poterlo

condividere con il pannello di persone indicate per l’indagine.

L’obbiettivo è stato di ricostruire, in piccolo, un’indagine che riportasse

gli stessi risultati statistici che si trovano online riguardo la sharing

economy. Per arrivare ad un risultato soddisfacente ho deciso di

arrivare a 50 risposte totali, rispettando la parità dei sessi, la fascia di

età e la provenienza. In totale sono state selezionate 100 persone, 50

uomini e 50 donne alle quali è stata sottoposta l’indagine. Le persone

derivano dai miei contatti personali con i quali ho condiviso la survey

tramite l’utilizzo di mail e facebook. Con l’invio del link, gli interessati,

hanno potuto compilarlo e fornirmi dei dati riguardo alla loro

esperienza personale, fino ad oggi, con la sharing economy.

La popolazione è proveniente da diversi ambiti sociali, studenti,

laureati, giovani lavoratori, imprenditori, liberi professionisti, con

diverse nazionalità. Ho cercato di rendere più ampia possibile la

popolazione studiata per comprendere in maniera analitica il

fenomeno permettendomi di comprendere come la tendenza della

sharing economy stia rispettando quelli che sono i trend anche presenti

online.

La ricerca rappresenta in piccolo i fruitori dei servizi di sharing

economy, l’obbiettivo è stato capire qual è il rapporto che queste

persone hanno con la sharing economy, cosa ne pensano, se la

utilizzano e se può essere migliorata o modificata.

57

1. Hai mai utilizzato un servizio di sharing economy?

Il grafico riferito alla prima domanda dimostra come la sharing

economy si stia diffondendo e sia in crescita, il 60% della popolazione

studiata ha utilizzato piattaforme online di sharing economy

recentemente. Il dato è indicativo di una tendenza in positivo, lo stesso

grafico qualche anno fa avrebbe mostrato dei dati inversi. Il movimento

culturale dell’economia della collaborazione si sta facendo largo e

sicuramente la tendenza sarà in crescita. La gente inizia a ripensare a

come vestirsi, spostarsi, andare in vacanza e questa ne è la

dimostrazione. La sharing economy va al di là di questi servizi e apporta

un cambiamento sociale In Italia e in Europa.

58

2. Quali tra questi siti hai già usato?

Il sito più utilizzato in assoluto, secondo l’indagine statistica è AirBnB,

che è anche l’emblema della sharing economy a livello mondiale.

Quest’anno i dati riportano un servizio camere maggiore di Hilton, la

più importante catena di hotel al mondo. Subito dopo BlaBlaCar e

Couchsurfing. Questo mostra che la sharing economy si rende

particolarmente protagonista quando si tratta di servizi legati al

turismo. I viaggi organizzati in proprio puntano al risparmio e a vivere

esperienze diverse quasi uniche. Per questo ai primi tre posti ci sono

tre servizi legati alle vacanze e ai viaggi. Sono un modo nuovo, social di

vivere un’esperienza di vacanza e sono anche il motore trainante della

sharing economy.

59

3. Quali tra questi concetti preferisci?

Attraverso questa domanda ho cercato di comprendere quali concetti

attualmente piacciono di più per riuscire a comprendere il trend. I

risultati non hanno dato una netta prevalenza di uno sull’altro, tuttavia

il carsharing è al primo posto, da qui il successo di BlaBlaCar. E’ forse la

cosa più semplice e che monetizza più facilmente. Le persone hanno

bisogno di spostarsi e di spendere meno per farlo. Al secondo posto

due concetti diversi ma apprezzati. L’house sharing, ovvero mettere a

disposizione uno spazio inutilizzato sia esso una camera, un letto, un

ufficio o una sala riunioni. E’ un fenomeno in netta espansione e che

avrà un impatto economico molto rilevante. Crowfundings, è un

concetto nuovo ma molto apprezzato, una sorta di richiesta di denaro

alle persone tramite internet. Le persone vengono attirate e convinte

dalla capacità di sedurre del progetto che si vuole finanziare. Molte

piattaforme nascono con questo intento, alcune permettono solo una

donazione per raggiungere una somma di investimento tenendone una

percentuale, altre invece permettono di investire denaro in diversi

progetti e di avere in cambio una percentuale di rientro assicurata

attorno al 7%.

60

4. Pensi che la sharing economy sia utile per te e la comunità?

La popolazione studiata ritiene i servizi di sharing economy utili alla

società. Molte delle piattaforme di sharing economy sono portatrici di

valore aggiunto sia per chi le utilizza per fornire servizi sia per chi ne

usufruisce come cliente. Molti dei servizi che vengono offerti dalle

piattaforme sono resi disponibili dalle persone comuni, definiti in

linguaggio tecnico peers. Si tratta quindi di una relazione peer to peer o

P2P dove la piattaforma è solo un intermediario che rende possibile,

veloce e facile questa connessione tra peers. La crescente sicurezza e

fiducia nei servizi di sharing economy aiutano la loro espansione. La

sharing economy è sempre più utilizzata e ritenuta utile tanto che

diventerà parte integrante dell’economia e rappresenterà in futuro una

sempre più importante segmento di mercato dei servizi. La tendenza

infatti è di una crescita dei servizi e delle piattaforme, il mercato si

espande e anche le company tradizionali guardano alla sharing

economy come una prospettiva futura di business e innovazione per

ridare credito ad un economia che in questo periodo stenta a ripartire

e a trovare uno slancio.

61

5. Quale valore dai a queste caratteristiche della sharing economy?

Questo grafico, più complesso, dimostra come al primo posto ci sia la

caratteristica dell’offrire un servizio migliore ad un prezzo più basso. La

dimostrazione che le persone cercano metodi alternativi per muoversi,

abitare e condividere e persino lavorare. Subito dopo l’Utilità. I servizi

di sharing economy sono una migliore alternativa ai servizi tradizionali,

più semplici e forniscono una possibilità di utilizzo di risorse inutilizzate.

62

6. Dai un giudizio riguardo la regolamentazione della sharing economy

Le regole nella sharing economy sono ancora molto libere e non esiste

una vera e propria regolamentazione a riguardo. Anche per questo

molte startup possono avere un vantaggio competitivo rispetto ad altri

provider che offrono un servizio analogo pagando molte più tasse e

rispettando molte più regole. Come viene percepito questa necessità

dalle persone? L’opinione generale è di lasciare libero da regolamenti il

più possibile la sharing economy, permettendo di agire in libertà e

fornire dei servizi ad un prezzo più basso. L’idea generale è che così

facendo si possa permettere all’economia di crescere, riuscendo ad

innovare senza essere soffocati da legislazioni molto spesso molto

oppressive. Tuttavia non si può nascondere un effetto secondario

dovuto al fatto che con la crescita del fenomeno una necessità di

regolamentazione è necessaria, per definirne i limiti e permettere una

convivenza dei servizi nel mercato.

63

7. Ordina i valori condivisi dalla sharing economy

La fiducia, le persone condividono bene e servizi se hanno fiducia nel

servizio e nelle persone che lo forniscono. E’ il sentimento più umano

assieme alla sicurezza. In assenza di questi due criteri i servizi di

condivisione non potrebbero funzionare o addirittura potrebbero

chiudere. Grazie ai feedback e l’utilizzo di profili con foto e autentici le

persone hanno più fiducia e anzi il lato positivo è la creazione di

un’eventuale comunità. Interessante notare come all’ultimo posto ci

sia il Customer Service. Gli users della sharing economy non cercano un

servizio clienti di assistenza, sono loro stessi ad essere customers

service e dare lustro al servizio. Infatti il rating delle prestazioni offre un

ottima tecnica per mantenere alta la qualità del servizio fornendo più

valore aggiunto e qualità ad un prezzo più basso.

64

Conclusione

Lo studio effettuato da questa tesi, in maniera globale, riguardo alla

sharing economy e al suo impatto sulla società e sull’economia, mi ha

permesso di comprendere il fenomeno, capirne le potenzialità e i lati

ancora non molto chiari. In una società in continuo e veloce

cambiamento, l’innovazione portata da questo trend, non è ancora

facilmente comprensibile ma si tratta di qualcosa che avrà un impatto

forte, non solo nell’economia, ma nei nostri stili di vita. Si può partire

da un qualsiasi ambito, poiché tutti ne sono toccati. Prima di tutto a

livello ambientale, come descritto nei paragrafi precedenti, c’è un

urgenza ambientale che non può essere ritardata e messa da parte, il

pianeta soffre ed è a causa della presenza dell’uomo e del suo stile di

vita consumistico. Ad esempio per quanto riguarda le risorse

alimentari, che ad oggi per via di una logistica non eccellente sono

trasportate, in Italia maggiormente per via Autostradale per lunghi

kilometri con chiaro dispendio energetico e di qualità. Favorire la

produzione locale e le colture stagionali sarà una delle battaglie della

sharing economy e della cosiddetta collaborative agricolture.

Un’agricoltura collaborativa e sostenibile potrà valorizzare quelle che

sono le risorse vicine a kilometro zero. Persino le aree urbane possono

diventare esse stesse luoghi di produzione di culture locali con l’utilizzo

di aree verdi e creazione di orti urbani: alcuni esperimenti sono

presenti in molte città europee, Parigi, Berlino, Barcellona, Torino.

Nuove Apps stanno nascendo per aiutare la visualizzazione su mappa

degli orti urbani e delle comunità di Collaborative Economy. Una

rivoluzione che allontana la dipendenza dalle grandi multinazionali e

che permette anche un aiuto agli agricoltori locali. Rivedere questo

trend negativo farà bene agli ecosistemi, all’ambiente e anche alle

risorse. Un altro semplice modo, che solo oggi è possibile in maniera

così semplice e veloce, sarà di utilizzare quello che già si ha

valorizzandolo e rendendolo disponibile a chi ne ha bisogno in maniera

universale e semplice. Le prossime generazioni avranno più coscienza

di ciò che abbiamo a disposizione e di quanto preziose sono le tutte le

risorse, da quelle già utilizzate a quelle che sono ancora da utilizzare. La

tecnologia ha permesso questa evoluzione, e con l’avanzare della

stessa nuove frontiere saranno create e altri metodi di produzione

saranno possibili. Con la stampa 3D il concetto di produzione cambierà

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radicalmente e addirittura secondo l’Economist si tratterà di una nuova

rivoluzione industriale. Si passa da un sistema a piramide e lineare ad

uno circolare e interconnesso. La produzione passerà da una

produzione di massa e standardizzata ad una sempre più

personalizzata, in scala minore e direttamente a casa. Alcune industrie

non saranno altro che dei rivenditori di design e sistemi per poi

avviarne la produzione direttamente in casa del cliente finale con

l’utilizzo dei giusti materiali attraverso una stampante 3D. Anche il

settore finanziario e bancario, che da secoli regola il modo in cui

utilizziamo e gestiamo il nostro denaro subirà un cambiamento. Ad oggi

è possibile scegliere come investire i propri fondi, non c’è solo più un

sistema bancario ma piattaforme online che permettono di investire in

progetti sapendo esattamente cosa si va a finanziare e avendo in

cambio trasparenza. In questo modo si può diventare protagonisti ed

attori di un vero cambiamento. Forse il lato più interessante della

sharing economy è che al centro sta ritornando l’individuo attraverso le

sue scelte. Diventare promotori di servizi alle persone prestando un

servizio alla comunità. Creando una collaborazione fruttuosa in una

scala che non era mai stata possibile precedentemente. Le persone

oggi possono decidere come imparare e dove. Le Università saranno

anche toccate da questa rivoluzione. Se prima la conoscenza doveva

essere trasmessa in aule reali, oggi con la tecnologia, università online

e migliaia di corsi sono disponibili per imparare tutte le discipline a

scelta. In maniera gratuita o con un pagamento irrisorio rispetto alle

tasse richieste dal sistema attuale. Il modo in cui viaggiamo, ci

muoviamo cambierà grazie alla sharing economy e ad un modello più

sostenibile ed intelligente di spostarsi. Bike sharing, Car sharing

saranno parte del corredo urbano di domani e che già oggi sta

prendendo piede. Non solo un trend ma un nuovo modo di vivere e

collaborare, tutti, interconnessi con un unico scopo, vivere meglio e più

felicemente consumando meno e utilizzando di più.

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