Sharing economy

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SHARING ECONOMY KAIROS Volontari per l'empowerment territoriale

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SHARINGECONOMY

KAIROSV o l o n t a r i p e r l ' e m p o w e r m e n t t e r r i t o r i a l e

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ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE

Si chiama “sharing economy” e si propone nuovo modelloeconomico, capace di rispondere alle sfide della crisi e dipromuovere forme di consumo più consapevoli basate sul riusoinvece che sull’acquisto e sull’accesso piuttosto che sulla proprietà.Si traduce con “economia della condivisione”, un’espressione cherichiama esperienze di lunga tradizione, soprattutto in Italia, dalmutualismo alle cooperative fino alle imprese sociali.

L' economia della condivisione è unsistema economico costruito intornoalla condivisione delle attività umanee fisiche. Esso include la creazionecondivisa, la produzione, ladistribuzione, il commercio e ilconsumo di beni e servizi da parte dipersone e organizzazioni diverse.

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

L’oggetto della condivisione: beni fisici (mezzi di trasporto, dalla biciclettaalla macchina, fino alle barche e i tir ma anche vestiti, accessori, telefoniecc.) o prodotti digitali (libri, film, canzoni, spettacoli), spazi (case e luoghidi lavoro/coworking), tempo/competenze, idee e denaro.

Il tempo della condivisione: L’utilizzo condiviso può essere sincrono (es.divido la mia casa con un’altra persona) o differito (lascio la mia casatemporaneamente a un’altra persona).

La proprietà è il criterio più controverso: il bene oggetto di condivisionepuò restare al proprietario (es. offro ospitalità a uno sconosciuto),cambiare proprietà (baratto la mia borsa con un paio di orecchini) oessere di proprietà di una parte terza rispetto alla rete tra pari (es. caseautomobilistiche e amministrazioni pubbliche che offrono servizi di carsharing).

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IL VALORE …

Il valore dei beni e servizi condivisi può essere determinato in denarooppure attraverso crediti/monete complementari o, ancora, rientrarenell’ambito di una relazione di dono (come nel couchsurfing). Il prezzopuò tenere in considerazione elementi spesso esclusi dalle logiche discambio, come l’impatto inquinante di un oggetto non utilizzato.

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ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE

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ECONOMIA COLLABORATIVA

Un'economia che viene costruita su reti distribuite di individui connessi ecomunità invece che su istituzioni centralizzate, trasforma il modo concui noi possiamo produrre, consumare, occuparci di finanza, eimparare. Sono quattro le componenti chiave:

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ECONOMIA COLLABORATIVA

1) Produzione: progettazione, produzione e distribuzione diprodotti attraverso reti di collaborazione.Ad esempio, Quirky è una comunità online di inventori cheprogetta idee di prodotto e le condivide.Cittadini/investitori/aziende individuano le migliori ideeper portare al mercato attraverso azioni imprenditoriali,coprendo i costi di produzione e distribuzione dei prodottifiniti, rendendo così l'innovazione accessibile e utile a tutti.

2) Consumo: massimo utilizzo delle attività attraverso modelliefficienti di redistribuzione e di accesso condiviso.Ad esempio, Airbnb abbina le persone che dispongono diun luogo o uno spazio da affittare con persone in cerca diun posto dove stare.

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ECONOMIA COLLABORATIVA

3) Finanza: Person-to-person bancarie e modelli diinvestimento di massa guidati che decentrano la finanza.Es. Zopa sta governando una piattaforma di prestito peer-to-peer che funziona collegando singoli risparmiatori edebitori, senza coinvolgere grandi banche.

4) Educazione: Educazione aperta e modelli diapprendimento person-to-person rendono più democratical’istruzione.Es. Con Coursera milioni di persone stanno prendendolezioni tenute da docenti delle migliori università di tutto ilmondo, creando così un punto d’accesso libero e apertoalla formazione solitamente accessibile a pochi.

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CONSUMO COLLABORATIVO

Un modello economico basato sulla condivisione, lo scambio, il commercio oil noleggio di prodotti e servizi, consentendo l'accesso sulla proprietà. Non sitratta solo di ridare vita a ciò che consumiamo, ma di modificare il modo incui consumiamo. Sono tre sistemi distinti:

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CONSUMO COLLABORATIVO

1) Mercati di ridistribuzione: beni non acquistati osottoutilizzati vengono ridistribuitiEs. La società ThredUp acquista vestiti per donne ebambini invenduti e poi li rivende online, pagando alfornitore il 40% del valore di rivendita.

2) Stili di vita collaborativi: attività, non prodotti, come lospazio, le competenze e il denaro sono scambiati ecommercializzati in modo nuovoEs. TaskRabbit è come "eBay” ma non si acquistanoprodotti, bensì collaboratori per le proprie commissioni.Questi "corridori“ ottengono un guadagno aiutandoindividui e imprese che hanno bisogno di completare efinalizzare le loro to-do list.

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CONSUMO COLLABORATIVO

3) Servizi/Sistemi di prodotto: Pagare per accedere/goderedi un prodotto senza per forza doverlo possedere a titolodefinitivo.Es. BMW di "Drive Now" è un servizio di car sharing cheoffre una valida alternativa a possedere una macchina. Imembri possono utilizzare la loro patente di guida (conincorporato chip elettronico) per accedere a unamacchina quando e dove ne hanno bisogno e pagare peril loro utilizzo di minuto in minuto.

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CONSUMO COLLABORATIVO

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ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE

Un modello economico basato sullacondivisione di risorse sottoutilizzate,dagli spazi alle competenze, per ottenerebenefici monetari e non monetari.Ad esempio, Lyft è una piattaforma "on-demand" ridesharing che soddisfa leesigenze di autisti ordinari, comestudenti, pensionati, genitori, chepossono guadagnare denaro extra dando“passaggi” alle persone che ne hannobisogno.

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PEER - ECONOMIA

Mercati da persona a persona chefacilitano la condivisione e ilcommercio diretto di attività basatesulla fiducia tra pari.È la fetta P2P puro dell'economiacondivisione, ma comprendeanche i mercati artigianalicome Etsy che collega i produttoridi merci direttamente con gliacquirenti.

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CHE COSA HANNO IN COMUNE

QUESTE IDEE…?

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

Il primo è la condivisione, l’utilizzo comune di una risorsa,intesa come profilo distinto dalle forme tradizionali direciprocità, redistribuzione e scambio.

Il terzo è la presenza di una piattaforma tecnologica, chesupporta relazioni digitali, dove la distanza sociale è piùrilevante di quella geografica e la fiducia è veicolata attraversoforme di reputazione digitale.

Il secondo è la relazione peer-to-peer: la condivisione avvienetra persone (o organizzazioni), a livello orizzontale e al di fuoridi logiche professionali, con una caduta dei confini trafinanziatore, produttore e consumatore.

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

Tutte queste idee condividono gli stessi principali quattro asset:

1. Innovazione tecnologica: i social network, i sistemi di pagamento e di

identità on-line e, naturalmente, i dispositivi mobili creano condizioni

di maggior efficienza e fiducia favorendo il lavoro in scala.

2. Condivisione di valore: Una società sempre più “collegata” che si

ripensa, rivedendo il concetto di proprietà e di condivisione.

3. I sistemi economici: cresce la consapevolezza che abbiamo bisogno

di pensare alla ricchezza e ai beni attraverso una lente nuova, e

misurare la 'crescita' in modo più coscienzioso.

4. Pressioni ambientali: è sempre più necessario fare un uso migliore

delle risorse ambientali, ormai limitate.

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

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TRATTI DISTINTIVI E COMUNANZE

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Oltre allo sharing in senso stretto, si possono ricondurre a questo modelloanche:1. il bartering, inteso come baratto tra privati (swapping) o tra aziende,

in un’ottica di reciprocità diretta o indiretta2. il crowding, quando più persone contribuiscono alla creazione di un

bene o un servizio, attraverso risorse creative (crowdsourcing) ofinanziarie (crowdfunding).

ALTRE FORME DI CONDIVISIONE

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PERCHE’ PROPRIO ORA?

risparmiare è un dictat imposto dalla crisi economica trovare soluzioni smart (riciclare, per esempio) è socialmente positivo condividere è socialmente positivo sempre di più cerchiamo e costruiamo esperienze ricche di senso,

piuttosto che consumare, semplicemente abbiamo il mobile e i social network che amplificano la rete di persone e i

momenti con cui siamo connessi e possiamo fare sharing andiamo concentrandoci in zone urbane e questo aumenta la probabilità

che a poca distanza ci sia qualcuno con cui scambiare un oggetto,condividere un viaggio in macchina, scambiare qualche ora di lavoro perla manutenzione del giardino per una ricompensa economica

Innanzitutto, ci si può chiedere quanto questo modello sia legato allacrisi oppure risponda a un ripensamento più strutturale dei rapportitra economia e società …

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QUESTIONE RIVOLUZIONARIA

Uno dei dibattiti piùaccesi riguarda ilrapporto tra distruzionedi valore nei settoritradizionali e creazionedi nuovo valore.

ex.: l’ambito in cui questa ambivalenza si sta ponendo in forma piùevidente è quello dei servizi di ospitalità (come Airbnb), che stannomettendo in difficoltà il comparto alberghiero, mentre incidonopositivamente sui consumi culturali e la ristorazione.

Distruzione di valore nei

settori tradizionali

Creazione di nuovo valore

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QUESTIONE RIVOLUZIONARIA

Una possibile via d’uscitapotrebbero essere forme dipartenariato tra aziendetradizionali e piattaformecollaborative.

ex.: in Italia stiamoassistendo alle primesperimentazioni conBarilla-Gnammo e Adidas-Fubles.

Piattaforme collaborative

Aziende 2

Aziende 1

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Le nuove tecnologie ci permettono di sbloccare la "capacità latenti“generando un plus di valore sociale, economico e ambientale da risorsenon sfruttate o da beni sottoutilizzati. Questa capacità/disponibilitàlatente o inespressa è ovunque, anche se non è sempre è facile davedere e riconoscere: posti vuoti in auto; case per vacanze osemplicemente camere da letto non utilizzate; Wi-Fi sottoutilizzata; spaziper uffici non occupati; abilità latenti e dei capitali non investiti; enaturalmente beni di consumo sottoutilizzati .Le tecnologie social, mobili e location-based ci permettono di collegare inmodo efficiente e sempre più sicuro le persone che hanno questecapacità o disponibilità (beni, servizi o abilità) con coloro che ne hannobisogno. E 'un enorme "ricchezza“ non sfruttata ed i benefici sonoenormi: diminuzione degli sprechi, riduzione dei costi, il valore dellerelazioni umane, l'imprenditorialità e il profitto finanziario. E sì, questa èuna grande opportunità commerciale. Cerchiamo di non fingere ilcontrario.

… WORK IN PROGRESS

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… WORK IN PROGRESS

La sharing economy sta ponendo sfide inedite al sistema regolativo. Levecchie regole spesso non si applicano alle nuove dinamiche sociali edeconomiche e rischiano di soffocare le innovazioni sociali e di mercato.Sono ormai numerose le iniziative prese a livello locale per risolvere lequestioni sollevate dall’economia della condivisione nei singolicomparti, mentre inizia a farsi sentire la richiesta di interventi di piùampio respiro. E’ su questo terreno che si misurerà la forza di quelloche si auto-definisce “movimento” della sharing economy. Se èimprobabile che la sharing economy sostituisca i modelli tradizionali,come auspicato da alcuni suoi sostenitori, ci si può aspettare che – neitempi - le piattaforme di condivisione delle risorse possano risponderea bisogni e desideri finora latenti e, aspetto forse più interessante,favorire l’innovazione dei modelli esistenti, sia profit che non profit. E’dunque importante aprire tavoli di confronto, che coinvolgano anche lapubblica amministrazione, per valorizzare le opportunità offerte daquesta prospettiva.

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