Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno ... · Dal Rapporto di Giovanni Scuderi...

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 17 - 1 maggio 2014 Dal Rapporto di Giovanni Scuderi alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° CC del PMLI LA NOSTRA BATTAGLIA ASTENSIONISTA CONTRO L’UE IMPERIALISTA E LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE BORGHESI ITALIANE PAG. 4 CREIAMO LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE FAUTRICI DEL SOCIALISMO LA NOSTRA BATTAGLIA ASTENSIONISTA CONTRO L’UE IMPERIALISTA E LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE BORGHESI ITALIANE PAGG. 2 PAG. 8 PERCHÉ FUCECCHIO SIA GOVERNATA DAL POPOLO E AL SERVIZIO DEL POPOLO CI VUOLE IL SOCIALISMO NON VOTARE I PARTITI BORGHESI AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO DELEGITTIMIAMO LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE BORGHESI Astieniti. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo LA “RIVOLUZIONE” DEL BERLUSCONI DEMOCRISTIANO RENZI COMINCIA CON UNA GRAVE INGIUSTIZIA Niente bonus a pensionati “incapienti”, partite iva, disoccupati I tagli ai comuni, regioni e ministeri, ai beni e servizi e la soppressione delle municipalizzate li pagheranno i lavoratori e le masse. Il taglio alla Rai è un regalo a Mediaset CANCELLATO UN SOLO F35 A cena a Palazzo Chigi RENZI E BERLUSCONI CONFERMANO IL PATTO SULLE “RIFORME” I PESTAGGI “DEMOCRATICI” DELLA POLIZIA DI RENZI E ALFANO La 4ª Sessione allargata del 5° Comitato centrale del PMLI rappresenta una importante vittoria del Partito e delle masse IL PMLI SI DIMOSTRA UNA ROSSA FUCINA PER LA CULTURA DEL PROLETARIATO Dice bene Scuderi che a vincere non sono i singoli ma il gioco di squadra. Il Partito ha bisogno degli intellettuali del popolo ma anche loro hanno bisogno del Partito IL RAPPORTO DI SCUDERI DIMOSTRA CHE IL PMLI È UN PARTITO SOLIDO, ORGANIZZATO, DECISO E COMPATTO CONSIDERAZIONI DI FRANCESCO CAMPISI SUL CONGRESSO REGIONALE DELLA FILLEA-CGIL Mi sono battuto come un leone per allargare il dissenso contro la linea della Camusso ASTENSIONISTI DI SINISTRA, FAUTORI DEL SOCIALISMO, SOTTOSCRIVETE PER IL PMLI Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze www.pmli.it PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Fuori l’Italia dalla UE L’UNIONE EUROPEA IMPERIALISTA NON SI PUO’ CAMBIARE VA DISTRUTTA per delegittimarla e isolare le sue istituzioni e i suoi governi. Solo il socialismo può realizzare l’Europa dei Popoli Perché le regioni e i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo ASTIENIT IAMO LE ISTITUZ ATIVE DELLE M EL SOCIA NON VOTARE I PARTITI BORGHESI AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi ASTIENIT NON VOTARE I PARTITI BORGHESI AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi PAG. 11 PAG. 7 PAG. 9 PAG. 7 PAG. 6 PAG. 10

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 17 - 1 maggio 2014

Dal Rapporto di Giovanni Scuderialla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° CC del PMLI

LA NOSTRA BATTAGLIA ASTENSIONISTA CONTRO L’UE IMPERIALISTA

E LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE BORGHESI ITALIANE PAG. 4

CREIAMO LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE

FAUTRICI DEL SOCIALISMO

LA NOSTRA BATTAGLIA ASTENSIONISTA CONTRO L’UE IMPERIALISTA

E LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE BORGHESI ITALIANE

PAGG. 2 PAG. 8

PERCHÉ FUCECCHIO SIA GOVERNATA DAL POPOLO E AL SERVIZIO DEL POPOLO CI VUOLE IL SOCIALISMONON VOTARE I PARTITI BORGHESI AL SERVIZIO DEL

CAPITALISMO DELEGITTIMIAMO LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE BORGHESI

Astieniti. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici

del socialismo

LA “RIVOLUZIONE” DEL BERLUSCONI DEMOCRISTIANO RENZI COMINCIA CON UNA GRAVE INGIUSTIZIA

Niente bonus apensionati “incapienti”,partite iva, disoccupatiI tagli ai comuni, regioni e ministeri, ai beni e servizi e la

soppressione delle municipalizzate li pagheranno i lavoratori e le masse. Il taglio alla Rai è un regalo a Mediaset

CANCELLATO UN SOLO F35

A cena a Palazzo Chigi

RENZI E BERLUSCONI CONFERMANO IL PATTO

SULLE “RIFORME”

I PESTAGGI “DEMOCRATICI”DELLA POLIZIA

DI RENZI E ALFANO

La 4ª Sessione allargata del 5° Comitato centrale del PMLI rappresenta una importante vittoria del Partito e delle masse

IL PMLI SI DIMOSTRA UNA ROSSA FUCINA PER LA CULTURA DEL PROLETARIATO

Dice bene Scuderi che a vincere non sono i singoli ma il gioco di squadra. Il Partito ha bisogno degli intellettuali del popolo ma anche loro hanno bisogno del Partito

IL RAPPORTO DI SCUDERI DIMOSTRA CHE IL PMLI È UN PARTITO SOLIDO, ORGANIZZATO, DECISO E COMPATTO

CONSIDERAZIONI DI FRANCESCO CAMPISI SUL CONGRESSO REGIONALE DELLA FILLEA-CGIL

Mi sono battuto come un leone per allargare il dissenso contro la linea

della Camusso

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Fuori l’Italia dalla UE

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per delegittimarla e

isolare le sue istituzioni

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Perché le regioni e i comuni

siano governati dal popolo

e al servizio del popolo

ci vuole il socialismo

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Solo il socialismo può realizzare

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CREIAMO LE ISTITUZIONI

RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE

FAUTRICI DEL SOCIALISMO

ci vuole il socialismo

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2 il bolscevico / 25 Aprile N. 17 - 1 maggio 2014

Il 25 Aprile 1945, di cui oggi si celebra in tutte le piazze d’Italia il 69° Anniversario, concludeva la lunga e dura guerra popola-re di Liberazione dai barbari invasori nazisti e dai loro servi fascisti iniziata con le eroi-che 4 giornate di Napoli del settembre 1943 e terminata solo con la vittoriosa insurrezio-ne armata popolare in tutte le città del Nord con in testa Milano, e di cui la Liberazione di Firenze da parte dei partigiani nell’agosto 1944 rappresentò una tappa intermedia fon-damentale.

Mai libertà fu conquistata a un prezzo tan-to alto di sacrifici e di sangue, con 46 mila partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati, a cui si aggiungono altri 30 mila partigia-ni morti combattendo nei movimenti di Li-berazione di altri paesi e 14 mila caduti e 5 mila feriti tra la popolazione civile che ave-va partecipato in vari modi alla Resistenza. Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo, partecipando in circa 2 milioni alla Resistenza, tra cui 35 mila combattenti nelle file partigiane.

Sacrificando le loro giovani vite per libe-rare l’Italia dal mostro del nazi-fascismo gli eroici partigiani ci hanno lasciato in eredità un insegnamento che non deve essere mai di-menticato. Soprattutto oggi che la classe do-minante borghese, che ha indossato di nuovo la camicia nera sotto la giacca e la cravatta, tenta di approfittare del tempo trascorso per cancellare la Resistenza e l’antifascismo dal-la memoria storica del nostro popolo, così da poter più facilmente affossare la stessa Costi-tuzione borghese del ’48, già di fatto ridot-ta ormai a brandelli, e completare la seconda repubblica neofascista secondo il piano del-la P2.

Si tratta di un disegno neofascista e presi-denzialista a lungo accarezzato dalla borghe-sia, che data quantomeno dai tempi di Craxi, e che è stato portato molto avanti col ven-tennio berlusconiano, ma che proprio ora ha avuto una decisiva accelerazione e rischia di realizzarsi compiutamente grazie al patto di ferro tra Renzi e Berlusconi, benedetto dal presidenzialista Napolitano, sulla nuova leg-ge elettorale ultra maggioritaria e sulla con-troriforma del Senato e del Titolo V della Co-stituzione.

Una legge elettorale denominata Italicum che in realtà è “fascistissimum” peggiore del porcellum e della stessa legge Acerbo di mus-soliniana memoria, e una controriforma isti-tuzionale e costituzionale golpista che aboli-sce di fatto il Senato e le Province per dare poteri di tipo mussoliniano al governo e al presidente del Consiglio, riducendo il potere legislativo e di controllo del parlamento e ta-gliando drasticamente le stesse libertà demo-cratiche, l’elettoralismo e la rappresentanza borghesi. In questo quadro rientra la soppres-sione dei tabelloni elettorali per i “fiancheg-giatori”, che impedisce una maggiore visibi-lità alla propaganda elettorale astensionista del PMLI.

Dopo che sotto il governo Letta-Alfano la controriforma istituzionale e costituzionale piduista patrocinata da Napolitano si era are-nata in parlamento, anche a causa dell’azzop-pamento giudiziario di Berlusconi, la clas-se dominante borghese ha messo in pista il suo nuovo cavallo da corsa, il democristiano Renzi, che pompato dai “poteri forti” in po-chi mesi ha espugnato la direzione del PD, asservito o ammutolito la vecchia dirigenza fallita e opportunista degli ex revisionisti del PCI, defenestrato e sostituito Letta al gover-no e resuscitato il delinquente di Arcore, sta-bilendo con lui un asse privilegiato per fare una legge elettorale a loro uso e consumo e far ripartire le “riforme” prendendole diretta-mente nelle loro mani.

Alla loro rapida realizzazione il Berlu-sconi democristiano ha legato a doppio filo il suo destino politico, ma come il suo mo-dello e partner di Arcore, che lo beneficia di una finta opposizione, è anche molto abile nell’infarcire il suo programma di destra con mirabolanti promesse di “cambiare l’Italia”, travestendolo nel suo caso con provvedimen-ti demagogici sedicenti “di sinistra”, come la mancia di 80 euro massimi per i percettori

di stipendi fino a 1.500 euro. Mancia da cui sono esclusi i pensionati, le partite Iva e i più poveri, assicurata solo per quest’anno e co-munque ricavata tagliando ulteriormente la spesa pubblica per i trasporti, l’Università, la ricerca, il pubblico impiego e i trasferimen-ti a Regioni e Comuni, che la scaricheranno inevitabilmente su lavoratori e masse popo-lari, quindi anche sulla sanità che lui giura di aver “salvato”. Mentre non ha ancora detto se e con quali soldi sarà rifinanziata la cassa integrazione per milioni di lavoratori sospe-si e chiude senza battere ciglio l’altoforno di

Piombino gettando nella disperazione altre migliaia di famiglie di lavoratori. In compen-so strombazza inesistenti tagli alle spese mi-litari consistenti nell’equivalente di un solo cacciabombardiere F35, pari a 150 milioni di euro, l’1% dell’intera spesa stanziata!

Se avesse davvero voluto fare cose “di si-nistra”, perché allora non ha annullato l’inte-ro programma di acquisto dei 90 F35 per ben 13 miliardi di euro? Perché non ritira imme-diatamente tutte le missioni di guerra italia-ne all’estero, a cominciare dall’Afghanistan? Perché si rifiuta anche solo di accennare a

un’imposta progressiva sui grandi patrimo-ni, o all’uso immediato dell’incrocio dei dati per scovare e debellare finalmente l’enorme evasione fiscale? E perché non mette imme-diatamente mano, con la stessa velocità che invece dedica alle controriforme istituzionali e costituzionali, alla reintroduzione del reato di falso in bilancio abolito da Berlusconi, allo smantellamento del suo scandaloso monopo-lio mediatico abusivo e ad efficaci leggi anti-corruzione e antimafia?

Invece va “avanti come un treno” (paro-le sue) sulle privatizzazioni dei beni e delle aziende pubbliche e sulla controrifoma del mercato del lavoro, della contrattazione e della rappresentanza che piacciono tanto ai padroni come il suo amico Marchionne e ai mercati finanziari, alla Ue e alla Bce, che ci impongono questa politica di rapina e di ma-celleria sociale, e che anche per questo vanno delegittimate con l’astensionismo alle pros-sime elezioni europee e amministrative par-ziali. Mentre a chi lotta e protesta nelle fab-briche, nelle scuole e nelle piazze, il governo Renzi-Alfano riserva come e più di prima solo la politica del manganello poliziesco.

È questa Italia – quella della controriforma costituzionale neofascista e piduista, dei con-tinui tagli allo “Stato sociale” e ai diritti dei lavoratori, della svendita e della privatizza-zione dei beni e dei servizi pubblici comprese le municipalizzate, della violenza poliziesca contro le masse e della politica sempre più militarista e interventista dell’imperialismo nazionale, in poche parole l’Italia di Renzi e Berlusconi – il Paese per cui combatterono e morirono i nostri padri partigiani?

Evidentemente non può esserlo, ma esse-re coerenti oggi con i valori della Resisten-za e dell’antifascismo vuol dire invece lottare conseguentemente per spezzare l’asse pidu-ista e golpista Renzi-Berlusconi, per impe-dire il completamento della seconda repub-blica neofascista e l’instaurazione di un altro ventennio col volto di Renzi dopo quello di Berlusconi. Vuol dire anche, per il proleta-riato, riprendere coscienza che il suo compi-to storico è quello di abbattere il capitalismo, prendere il potere politico ed instaurare il so-cialismo, senza il quale non sarà mai possibi-le cambiare veramente l’Italia e liberarsi per sempre dallo sfruttamento e dal fascismo.

Viva il 25 Aprile!Gloria eterna alle partigiane e ai partigia-

ni!Teniamo alta la bandiera della Resistenza

e dell’antifascismo contro il governo del Ber-lusconi democristiano Renzi e la seconda re-pubblica neofascista, per l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

1945. Partigiani entrano vittoriosi a Milano liberata il 25 Aprile

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Perché le regioni e i comuni siano governati dal popolo

e al servizio del popolo ci vuole il socialismo

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RAPPRESENTATIVE DELLE MASSEFAUTRICI DEL SOCIALISMO

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4 il bolscevico / battaglia astensionista del PMLI N. 17 - 1 maggio 2014

Dal Rapporto di Giovanni Scuderi alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° CC del PMLI

La nostra battagLia astensionista contro L’Ue imperiaLista e Le istitUzioni

rappresentative borghesi itaLianeSiamo di fatto già in campagna

elettorale per le elezioni europee e per quelle amministrative parzia-li del 25 maggio. Purtroppo le do-vremo affrontare con meno armi di propaganda rispetto al passato. Perché non potremo più usufrui-re dei tabelloni elettorali dei “fian-cheggiatori” che sono stati vigliac-camente soppressi di soppiatto dal governo Letta-Alfano. Una infa-me misura che colpisce la demo-crazia e l’elettoralismo borghesi e, indirettamente il nostro Partito. Ci appelleremo alla magistratura de-nunciandone l’anticostituzionali-tà. Avremo meno armi di propa-ganda anche perché ci mancano i soldi per stampare dal Centro i manifesti e i volantini necessari.

Tutto quindi peserà sulle spal-le dei compagni delle istanze in-termedie e di base ai quali fin da ora va l’infinita riconoscenza del CC. Dovranno mettercela tutta, svuotando le proprie tasche, per dare un minimo di visibilità elet-torale al Partito e per far giungere il nostro messaggio elettorale a un maggior numero possibile di elet-trici ed elettori di sinistra attraver-so volantinaggi e banchini mirati. Questi ultimi devono avere la mas-sima visibilità e attrattività attrez-zandoli con bandiere dei Maestri e del PMLI, con i nostri manifesti elettorali e col manifesto “Sotto-scrivi per il PMLI”, trasmettendo in continuazione a basso volume i tre Inni del PMLI; dei nostri do-cumenti elettorali preregistrati, fa-cendo scorrere su un computer o televisore le immagini della storia del PMLI, esponendo sul tavolo le principali pubblicazioni del Parti-to, i volantini elettorali e i modu-li per registrare i nuovi contatti e chi vuole aiutarci nella campa-gna elettorale astensionista. È im-portante fare dei brevi comunicati stampa su queste iniziative.

I volantinaggi e i banchini van-no fatti nelle zone in cui è maggio-re l’astensionismo e il voto ai par-titi della “sinistra” borghese e alle fabbriche, alle scuole e alle facoltà

universitarie più avanzate e com-battive. Quando e dove è possibile va fatto un banchino o un volanti-naggio nel pieno centro cittadino per creare scompiglio tra la bor-ghesia e nelle istituzioni borghesi.

Chi ne ha la possibilità, potreb-be addobbare adeguatamente una macchina di propaganda itineran-te, sostando nei punti prefissati per tenere dei brevi comizi, potrebbe essere sufficiente leggere tutto o in parte il documento elettorale. Per richiamare l’attenzione, sareb-be utile trasmettere i tre Inni del Partito o uno solo, a seconda delle circostanze.

Come suggerisce l’esperienza elettorale del Partito, ormai conso-lidata, lo strumento politico e or-ganizzativo per coinvolgere i sim-patizzanti, gli amici e gli alleati del Partito è la Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-leni-nista. A essa va prestata maggiore attenzione e cura, soprattutto sul piano politico.

Il black-out stampa contro il Partito ci penalizza enormemen-te, e non solo sul piano elettorale. Se non ci fossero le compagne e i compagni che portano le bandiere dei Maestri e le bandiere e i cartel-li del PMLI fin sotto il palco dei comizi delle manifestazioni, la vi-sibilità del Partito, a livello nazio-nale, sarebbe zero.

Questi eroici alfieri del Parti-to, che assolvono con estremo co-raggio proletario rivoluzionario e marxista-leninista la loro missio-ne, sopportando vigliacche pro-vocazioni da parte dei “servizi d’ordine” e dei partiti che ci con-tendono lo spazio, hanno un posto stabile nel cuore del CC, e non fi-niremo mai di ringraziare.

Le nostre battaglie elettora-li politicamente più importanti si svolgeranno in Piemonte, dove ci saranno le elezioni regionali, e a Firenze, culla del PMLI e città in cui si è fatto le ossa il Berlusco-ni democristiano Renzi. Abbiamo già visto il manifesto di Firenze e siamo in grande attesa del docu-

mento elettorale che stanno prepa-rando, per la prima volta della loro storia e dell’intero Partito, i com-pagni piemontesi. Per la prima volta saremo presenti, in una cer-ta misura, a Castiglione del Lago, grazie all’iniziativa di una corag-giosa e intraprendente simpatiz-zante locale del Partito.

Non essendo sopraggiunti fat-ti nuovi che ci potevano indurre a cambiare atteggiamento elettora-le, confermiamo il nostro asten-sionismo per le elezioni del par-lamento europeo e del presidente della Commissione europea e per quelle amministrative parziali. Il primo è di principio e strategico in quanto non riconosciamo l’Unio-ne europea imperialista, il secon-do è tattico.

Come per il passato, pratichia-mo e propagandiamo l’astensioni-smo elettorale per elevare la co-scienza politica delle masse, per distaccare le masse dalle istituzio-ni borghesi, per indebolire, disgre-gare e isolare queste istituzioni e creare le condizioni e per realiz-zare le istituzioni rappresentati-ve delle masse fautrici del socia-lismo.

Le elettrici e gli elettori di si-nistra già usano l’arma astensioni-sta in netto e aperto dissenso con i partiti della “sinistra” borghese e con il governo in carica, ma su un piano riformista, costituziona-le e con illusioni governiste. Spet-ta al nostro Partito con la sua pro-paganda e proposta politica, con la sua coerenza, combattività e azione rivoluzionarie portarli sul-le posizioni rivoluzionarie, antica-pitaliste e fautrici del socialismo, e convincerli a considerare il loro astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo.

Non è un’impresa facile, es-senzialmente perché essi non han-no ancora la coscienza che solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare il potere politico al prole-tariato. Questo è il passaggio de-terminante affinché tutto cambi ideologicamente, politicamente e

organizzativamente nel proleta-riato italiano e nell’intera sinistra sociale, e quindi nel rapporto del-le masse rivoluzionarie col PMLI. Ecco perché anche nelle due pros-sime elezioni riproponiamo la questione del socialismo.,

La prima cosa che afferma la parola d’ordine principale per le elezioni europee stabilita dall’Uf-ficio politico è che l’Unione eu-ropea è imperialista. È questo il concetto di fondo che va spiegato all’elettorato. Sui piani economi-co, politico, istituzionale e sociale l’UE non è né neutra, né superpar-tes. Lo dimostrano le guerre inter-ventiste e di rapina a cui ha pre-so parte e la politica di lacrime e sangue e di austerità che ha impo-sto ai paesi membri per fare usci-re il capitalismo dalla crisi in atto dal 2008.

Non l’hanno certo creata i po-poli, altrimenti non ci sarebbero nella regione 120 milioni di pove-ri e il 60% della ricchezza detenu-ta dal 10% della popolazione. Essa invece è stata creata dai monopo-li della regione, inclusi quelli ita-liani, per competere con i mono-poli delle altre regioni e per avere un posto di rilievo al tavolo del-la spartizione del mondo. Le isti-tuzioni dell’Unione europea non sono altro che la sovrastruttura del sistema economico capitalista eu-ropeo di cui ne difendono gli inte-ressi. Sul piano politico esse con-tano relativamente in quanto il potere politico è concentrato nelle mani del Consiglio dei capi di Sta-to e di governo.

Il parlamento europeo è solo un orpello per dare l’illusione che esiste una istituzione rappresen-tativa dei popoli europei. Non di-spone infatti di poteri di indirizzo politico e di iniziativa legislativa. Approva il bilancio, escluso però quando si tratta di adottare le “di-sposizioni relative al sistema”. Conta talmente poco che è sta-to persino estromesso dalle trat-tative in corso tra l’Ue e gli Usa per un accordo di libero scambio

denominato in sigla TTIP che dà tutto in mano alle multinazionali e alla finanza distruggendo i ser-vizi pubblici e le piccole e medie aziende,.

L’elezione per la prima volta del presidente della Commissio-ne europea viene presentata come una democratizzazione dell’Unio-ne, in realtà è solo uno specchiet-to per attirare alle urne l’elettora-to che non ha fiducia nello Stato delle multinazionali e della finan-za europee. L’elezione del presi-dente della Commissione europea nella pratica non potrà cambiare nulla in quanto l’articolo 102 del trattato di Maastricht del 1993 ha costituzionalizzato il primato della competitività nel mercato su qual-siasi altra cosa. Il che vuol dire che ogni decisione dei governan-ti e delle istituzioni europee deve essere subordinata alle necessità dell’economia capitalista dell’Ue.

Che vinca il destro Juncker o il socialdemocratico di destra Schulz o il socialdemocratico di sinistra Tsipras, nessuno di essi potrà sot-trarsi a questa norma. Tanto più che non hanno alcuna intenzione di mettere in discussione il capita-lismo europeo e la sua sovrastrut-tura istituzionale. Tsipras, comun-que, mercoledì scorso ha di nuovo tranquillizzato la borghesia dicen-do: “Siamo una forza politica go-vernativa, non uno spazio di pro-testa”.

Molti partiti, movimenti, grup-pi e personalità della “sinistra” borghese che non sono d’accordo con il PD si sono raggruppati at-torno al leader greco di Syriza con il duplice obiettivo di avere qual-che rappresentante nell’europarla-mento e di creare le condizioni per fondare un “campo della sinistra senza aggettivi”. Un ennesimo tentativo per far digerire all’elet-torato di sinistra la Ue e per im-brigliarlo in una nuova organizza-zione riformista e parlamentarista, visto il fallimento e la perdita di credibilità di quelle precedenti e ancora formalmente esistenti.

La destra borghese sostiene la politica dell’austerità, ossia il libe-rismo di destra secondo cui i mer-cati si autoregolano e trovano sem-pre da soli il loro equilibrio, da qui i tagli alla spesa pubblica. La “si-nistra” borghese sostiene invece la crescita, ossia il liberismo di sini-stra keynesiano secondo cui deve essere lo Stato a regolare i mer-cati, da qui l’aumento della spesa pubblica. Entrambi però sono fa-vorevoli al mercato, cioè al capita-lismo e alle sue istituzioni in Italia e nella Ue. Che prevalga l’una o l’altra per il proletariato e le mas-se cambia relativamente poco. Se vince la “sinistra” borghese posso-no ottenere più briciole dall’opu-lento banchetto dei capitalisti, ma rimangono pur sempre subalterni alla borghesia e schiavi del capi-talismo.

Anche la Lega Nord e il Movi-mento 5 Stelle, il quale si propone ufficialmente di “conquistare i due milioni di schede bianche e nulle”, accettano l’Ue. Vogliono solo abo-lire l’euro. Ma siamo sicuri che re-staurando la lira e rimanendo nella

Ue le masse ricevano più vantaggi che svantaggi? È facile prevedere che l’Unione e la finanza europea metterebbero il bastone nelle ruo-te dell’Italia.

La battaglia vera non è uscire dall’euro ma dalla Ue. Solo così, svincolandosi da ogni vincolo as-sociativo, compreso quello mili-tare, che rischia di coinvolgerci in nuove guerre imperialistiche, l’Italia riacquisterebbe la sovrani-tà e l’indipendenza nazionale, al-meno in riferimento alla Ue. Ciò creerebbe migliori condizioni per lo sviluppo della lotta di classe contro il capitalismo, per il socia-lismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato.

Come dimostra la pratica, l’Ue non si può cambiare, non è rifor-mabile. Va distrutta per il bene dei popoli europei. Intanto va de-legittimata e isolata assieme alle sue istituzioni e governi attraver-so l’astensionismo con la convin-zione che solo il socialismo può realizzare l’Europa dei popoli. Al contempo bisogna battersi per ren-dere dura la loro vita, per rintuz-zare i loro attacchi ai popoli, per rivendicare misure che giovino al nostro popolo, come per esempio l’abolizione del debito pubblico e del Fiscal compact e l’aumen-to dei salari portandoli a livello più alto raggiunto negli altri paesi dell’Unione. Dobbiamo anche lot-tare affinché l’Unione apra le sue frontiere ai migranti.

La parola d’ordine principa-le del Partito per le prossime ele-zioni amministrative, come è noto, recita così: “Perché le città e le re-gioni siano governate dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo”. È una vecchia paro-la d’ordine elettorale del Partito, solo che questa volta è stata for-mulata in modo più chiaro e com-prensibile. Si vuol far capire che nelle condizioni del capitalismo è impossibile che anche i gover-ni comunali e regionali siano in mano al popolo e al suo servizio. Questo può avvenire unicamente nel socialismo in quanto non esi-stono più il capitalismo e lo Stato borghese.

Creare le condizioni rappre-sentative delle masse fautrici del socialismo è anch’essa da tempo una nostra parola d’ordine poli-tica e organizzativa permanente, che non ha solo un carattere elet-torale. Essa invita tutti i fautori del socialismo di qualsiasi partito o movimento, anche se non sono astensionisti, a unirsi e a combat-tere assieme contro il capitalismo, i suoi governi e le sue istituzioni per il socialismo. Questa fonda-mentale e strategica parola d’or-dine andrebbe approfondita, più studiata, più valorizzata e più pro-pagandata.

(Giovanni Scuderi, “La situa-zione del Partito e le elezioni eu-ropee e amministrative”, Rap-porto alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° Comitato centrale del PMLI, 5 aprile 2014, “Il Bol-scevico” n. 15, http://www.pmli.it/20140409_rapportoScuderi4-sessione.html)

Elezioni europee e amministrative parziali del 25 maggio 2014

create sQUaDre Di propaganDa DeLL’astensionismo marXista-Leninista

Bisogna mobilitarsi per dare battaglia anche sul piano elettorale, al siste-ma capitalistico, al suo regime e alle sue istituzioni in camicia nera, alle coali-zioni della destra e della “sinistra” borghese, all’Unione europea imperialista. Come per il passato, bisogna creare ovunque sia possibile delle Squadre di propaganda dell’astensionismo marxista-leninista. Là dove non ci sono militanti e istanze del Partito, l’iniziativa può essere presa da simpatizzanti e amici. Può far parte della Squadra di propaganda chiunque voglia dare una qualsiasi mano alla campagna elettorale astensionista del Partito.

Non è quindi necessario che i membri non di Partito della Squadra siano disponibili a fare tutto quello che occorre alla campagna: volantinaggi, comizi volanti e banchini di propaganda, addobbo sale per i dibattiti, raccolta fondi, ecc. Si può esserne membri anche se si è disposti a fare una sola cosa di tutte queste. Ed è sufficiente offrirsi come autista o mettere a disposizione la propria auto o partecipare ai turni di apertura della sede o finanziare la Squadra. Purché però si condividano le parole d’ordine e la linea astensionista del PMLI.

Le Squadre possono essere composte anche da due compagni. Esse devono tenere almeno due riunioni: una di insediamento nella quale siano discussi i documenti elettorali del Partito e le indicazioni elettorali comparse su Il Bolscevico n. 17/2014, sia stabilito il piano di lavoro e siano suddivisi i compiti; un’altra a conclusione della campagna per trarre il bilancio critico e autocritico del lavoro svolto, che in sintesi va comunicato successivamente alla Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del Partito, e per

sciogliere la Squadra.Le Squadre nel corso del loro lavoro possono inviare delle brevi corri-

spondenze a Il Bolscevico, corredate magari da qualche foto, sugli avveni-menti più importanti della campagna elettorale astensionista.

Il lavoro non manca e quanto più lavoreremo, in qualità e in quantità, tanti più elettrici ed elettori verranno investiti dalla linea dell’astensionismo marxista-leninista, che comprende, oltre l’astensionismo inteso come voto dato al PMLI e al socialismo, la creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta.

Il nostro auspicio è che questo appello a creare delle Squadre di propa-ganda dell’astensionismo sia raccolto da tutti gli anticapitalisti, gli antimpe-rialisti, gli antifascisti, i fautori del socialismo e gli astensionisti che vengono a conoscenza del PMLI, che si sono già liberati da ogni influenza elettorale, par-lamentare, riformista e revisionista e intendano fare qualcosa di concreto nella battaglia elettorale per far avanzare la causa del socialismo e dell’emancipa-zione del proletariato. Pensiamo soprattutto agli operai più avanzati e com-battivi e alle ragazze e ai ragazzi che hanno tutto un mondo da conquistare.

Teniamo alta la bandiera rossa dell’astensionismo elettorale marxista-leninista contro il capitalismo e l’Unione europea imperialista, per il socia-lismo!

Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Il 25 maggio si terranno le elezioni del parlamento euro-peo e, per la prima volta, del presidente della Commissio-ne europea. Prima di decide-re come votare, ogni elettri-ce e ogni elettore cosciente dovrebbe porsi la seguente domanda: Cosa è l’Unione europea (Ue) e qual è il suo scopo? Essa è una coalizione di Stati borghesi e di mono-poli, cioè la concentrazione e la centralizzazione della pro-duzione e del capitale nelle varie branche dell’industria, dell’agricoltura, del commer-cio, dei trasporti, ecc., il cui scopo è quello di curare gli affari e gli interessi dei mo-nopoli europei, in concorren-za con i monopoli dei paesi delle altre regioni, per accre-scere il loro potere economi-co, finanziario, commerciale e politico. Pronta a fare an-che la guerra imperialista per accaparrarsi zone di influen-za, mercati e materie prime.

L’Unione europea è quindi una superpotenza imperiali-sta nemica dei popoli dei pae-si più deboli e degli stessi pa-esi che ne fanno parte. Non l’hanno certo creata i popo-li europei, altrimenti non pa-tirebbero la politica di lacri-me e sangue e dell’austerità che essa ha imposto loro per far uscire il capitalismo dalla crisi in atto dal 2008. Altri-menti non ci sarebbero 120 milioni di poveri, 26 milioni di disoccupati e il 60% della ricchezza detenuta dal 10% della popolazione.

Le istituzioni dell’Unione europea non sono altro che la sovrastruttura del sistema economico capitalista euro-peo di cui difendono gli in-teressi. Sul piano politico esse contano relativamente in quanto il potere politico è concentrato nelle mani del Consiglio dei capi di Stato e di governo.

Il parlamento europeo è solo un orpello per dare l’il-lusione che esiste una istitu-zione rappresentativa dei po-poli europei. Non dispone

infatti di poteri di indirizzo politico e di iniziativa legi-slativa. Approva il bilancio, escluso però quando si trat-ta di adottare le “disposizio-ni relative al sistema”. Con-ta talmente poco che è stato persino estromesso dalle trat-tative in corso tra l’Ue e gli Usa per un accordo di libero scambio denominato in sigla TTIP che dà tutto in mano alle multinazionali e alla fi-nanza distruggendo i servizi pubblici e le piccole e medie aziende.

L’elezione per la prima volta del presidente della Commissione europea viene presentata come una demo-cratizzazione dell’Unione, in realtà è solo uno specchietto per attirare alle urne l’eletto-rato che non ha fiducia nello Stato delle multinazionali e della finanza europee. L’ele-zione del presidente della Commissione europea nella

pratica non potrà cambiare nulla in quanto l’articolo 102 del trattato di Maastricht del 1993 ha costituzionalizzato il primato della competitività nel mercato su qualsiasi al-tra cosa. Il che vuol dire che ogni decisione dei governan-ti e delle istituzioni europee deve essere subordinata alle necessità dell’economia ca-pitalista dell’Ue.

Che vinca il destro Juncker o il socialdemocratico di de-stra Schulz o il socialdemo-cratico di sinistra Tsipras, nessuno di essi potrà sottrar-si a questa norma. Tanto più che non hanno alcuna inten-zione di mettere in discussio-ne il capitalismo europeo e la sua sovrastruttura istituzio-nale.

Il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord fanno un gran bac-cano sull’uscita dall’euro per attirare alle urne l’elettorato scettico verso l’Ue, ma sfug-

gono al problema vero che è quello di fare uscire l’Italia dall’Ue. La sovranità mone-taria non basta, e da sola po-trebbe essere controprodu-cente per le masse, occorre invece battersi per la totale sovranità e indipendenza na-zionale dall’Ue. Solo questo creerebbe migliori condizio-ni per lo sviluppo della lot-ta di classe contro il capita-lismo, per il socialismo e per la conquista del potere politi-co da parte del proletariato.

I marxisti-leninisti italiani non sono nazionalisti, ben-sì internazionalisti. Come ha detto Lenin, il 28 dicem-bre 1919, “Aspiriamo alla stretta alleanza e alla fu-sione completa degli ope-rai e dei contadini di tutte le nazioni del mondo in una unica repubblica sovietica mondiale”. Ma per arrivare a questo bisogna distruggere in tutti i paesi il capitalismo e il suo Stato borghese, com-presa l’Ue, che anche se fos-se riformabile continuerebbe a sfruttare e opprimere i po-poli, a essere razzista e anti-migranti e a fare unicamen-te gli interessi dei monopoli e della borghesia.

Tirando le somme, la scel-ta elettorale di fondo del 25 maggio è tra sostenere l’Unione europea imperiali-sta, votando i partiti della de-stra e della “sinistra” borghe-se, oppure opporsi a essa con il voto astensionista, non re-candosi alle urne o annullan-do la scheda o lasciandola in bianco.

Non c’è altro voto che quel-lo astensionista per delegit-timare l’Ue e isolare le sue istituzioni e i suoi governi. Non c’è altro voto che quello astensionista per esprimere la convinzione che solo il so-cialismo può realizzare l’Eu-ropa dei popoli.

Coi Maestri e il PMLI vin-ceremo!

Il Comitato centrale del PMLI

Firenze, 12 aprile 2014

Documento del Comitato centrale del PMLI

6 il bolscevico / governo renzi N. 17 - 1 maggio 2014

La “rivoluzione” del Berlusconi democristiano Renzi comincia con una grave ingiustizia

NIENTE BONUS A PENSIONATI “INCAPIENTI”, PARTITE IVA,

Come promesso ecco a voi “i mitici 80 euro di aumento in bu-sta paga... il primo passo di una rivoluzione che inizia oggi”: con questo roboante spot elettorale, degno del suo maestro Berlusco-ni, il 18 aprile il premier Renzi, affiancato dai ministri Pier Car-lo Padoan e Graziano Delrio, ha annunciato via streaming all’Ita-lia il varo da parte del Consiglio dei ministri del famigerato decre-to legge sul bonus Irpef promes-so fin dal suo insediamento a Pa-lazzo Chigi.

“Sono felice — ha esordito Renzi in conferenza stampa — Ho mantenuto la promessa, alla faccia dei gufi e rosiconi: avevo parlato di 10 miliardi per 10 mi-lioni di persone, ed ecco a voi le misure. Tutte con coperture se-rie”.

In realta il presunto “regalo di Pasqua” confezionato ad arte dal Berlusconi democristiano Renzi non è altro che uno spot elettorale dal chiaro stampo demagogico in vista delle elezioni europee e am-ministrative del 25 maggio. Infat-ti dal bonus restano esclusi circa 5 milioni di persone fra “inca-pienti” (cioè chi guadagna meno di 8 mila euro all’anno), “false” partite Iva (cioè artigiani che di fatto lavorano come dipendenti in ditte più grosse), disoccupati e pensionati che non avranno nem-meno un euro d’aumento.

“C’erano altre ipotesi, per in-cludere 15 milioni di italiani an-ziché 10 — si è giustificato Renzi — Ma volevamo rimanere sugli 80 euro, perché quelli avevamo promesso”. E mentre per gli “in-capienti” c’è una vaga promes-sa di rivalutare la loro situazio-ne “nelle prossime settimane”, ai titolari di partita Iva, disoccupa-ti e pensionati, Renzi ha invece tolto perfino la possibilità di spe-rare in qualche agevolazione fi-scale confermando che il bonus andrà solo ai lavoratori inclusi tra “8.000 e 26mila euro di reddito annuale, con un piccolo décalage per chi è compreso tra 24 mila e 26 mila”.

Quest’anno, visto che la “ri-voluzione” scatta dal giorno 27 maggio, serviranno almeno 6,9

miliardi di euro per coprire il bo-nus; mentre già dall’anno prossi-mo le stime più ottimistiche par-lano di 14 miliardi.

Una montagna di soldi che Renzi ha promesso di stanzia-re a partire dalla prossima legge di stabilità sottolineando fra l’al-tro che “gli 80 euro sono struttu-rali” ma arriveranno sotto forma di “bonus, quindi per il momen-to senza una riforma o contribu-ti fiscale”. Un modo a dir poco truffaldino per dire, anzi per non dire, che l’aumento se lo mange-rà tutto la nuova tassa in arrivo: la pesantissima Tasi, che comporte-rà una maggiore spesa media di 3-400 euro annuali, e che le co-perture di spesa per il bonus “ver-ranno in gran parte dalla revisio-ne della spesa”, ossia da nuovi e pesanti tagli alla spesa pubbli-ca già previsti dalla Spending re-view commissionata dal prece-dente governo Letta a Cottarelli, e ora presa direttamente in mano da Renzi e Delrio e che graveran-no ancora una volta sui lavoratori e le masse popolari.

In cantiere ci sono già “entro fine aprile la riforma della pub-blica amministrazione della mi-nistra Madia” che colpirà senza pietà ancora una volta i dipen-denti pubblici e lo “sforbicia-Ita-lia” che calerà come una mannaia su comuni, regioni e ministeri, ta-glierà beni e servizi di prima ne-cessità a cominciare dalla sanità, avvierà la soppressione delle mu-nicipalizzate e la privatizzazione della Rai a cominciare dalla ven-dita di Raiway che è un autentico regalo a Mediaset.

Ad esempio i 6,9 miliardi ne-cessari da maggio a dicembre per consentire a Renzi di pagare gli 80 euro di aumento, tolti 1 miliar-do proveniente dalle banche e 1,2 miliardi dall’aumento Iva sul pa-gamento dei debiti della pubblica amministrazione verso i fornito-ri, i restanti 4,5 miliardi dovranno essere trovati tagliando la spesa pubblica per la sanità, i trasporti, la scuola, i servizi sociali e assi-stenziali. E questo solo per l’an-no in corso, poiché i miliardi da tagliare saliranno a 17 già l’anno prossimo, e schizzeranno addirit-tura a 32 nel 2016. Cosicché la mancia che il Berlusconi demo-cristiano elargisce con una mano se la riprende con l’altra e con gli interessi.

Secondo i conti del governo, da Bankitalia verranno (dopo la rivalutazione delle quote, in for-ma di tasse) 1,8 miliardi di euro per il 2014; dalle agevolazioni alle imprese 1 miliardo nel 2014 e 1 nel 2015; dal maggiore gettito Iva 600 milioni nel 2014 e 1 miliardo nel 2015; dall’innovazione del-la pubblica amministrazione 100 milioni nel 2014 e 1 miliardo nel 2015; dal taglio di beni e servizi 2,1 miliardi nel 2014 e 5 miliardi nel 2015; dallo “sfoltimento” del-le municipalizzate (l’obbiettivo è scendere da 8 mila a 1.000) arri-veranno 100 milioni quest’anno e 1 miliardo l’anno prossimo; dalla lotta all’evasione 300 milioni nel 2014 e 3 miliardi nel 2015; dal-la “sobrietà” (ovvero il tetto de-gli stipendi dei manager pubbli-ci, portato da 311 mila a 240 mila euro annui) 900 milioni quest’an-

no e 2 miliardi nel 2015.Altro che “non ci sono tagli

alla sanità” e “se trovate la parola sanità nel file che vi consegno vi pago da bere” come ha inopportu-namente scherzato Renzi durante la conferenza stampa. Infatti, a parte le battute più o meno provo-catorie, una cosa risulta chiara e inoppugnabile e cioè: che nei 2,1 miliardi di euro previsti dai tagli a “beni e servizi” ci rientra un po’ tutto e in primo luogo i tagli alla salute. Infatti, come ha spiegato lo stesso Renzi, si tratta di 700 milioni ciascuno per enti locali, regioni e Stato. Potranno decide-re autonomamente dove tagliare, ma se non lo avranno fatto entro 60 giorni, il governo provvederà a fare da solo, “con tagli lineari” che colpiranno ancora una volta i più deboli e bisognosi di cure dal momento che la spesa delle regio-ni è essenzialmente spesa sanita-ria ma anche scuola, formazione professionale e Università. I ta-gli per i 66 Atenei italiani dunque ci sono, si chiamano “accanto-namenti tecnici” e ammontano a circa 75 milioni di euro che Ren-zi taglierà dal Fondo ordinario di finanziamento tra il 2014 (30 mi-

lioni) e il 2015 (45 milioni). Di fronte a tutto ciò, l’annun-

cio demagogico di inserire un tet-to di 238 mila euro annui agli sti-pendi dei dirigenti pubblici, pari a quello del presidente della Re-pubblica, e l’aumento dal 12,5% al 26% della tassazione alle ban-che sulle plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle loro quo-te detenute in Bankitalia, sono solo delle quisquilie, annunci a effetto che Renzi ha imparato dal suo gran maestro Berlusconi utili a veicolare nell’opinione pubbli-ca l’idea che “la quattordicesima in busta paga agli italiani”, come lui ha chiamato furbescamente il bonus fiscale, la pagheranno i manager pubblici strapagati e le banche.

Allo stesso modo vanno con-siderati l’annuncio di ridurre le auto blu, lo spazio in ufficio per i dipendenti pubblici e il tanto re-clamizzato “taglio delle provin-ce” che prevede la sostituzione dei presidenti e i consiglieri elet-ti con altro personale politico co-optato magari dalle segreterie dei partiti con sicura e conseguente moltiplicazione dei costi e delle ruberie.

Non solo. Spulciando tra le pieghe del provvedimento spun-tano altri tagli veri a comincia-re dalla Rai che dovrà contribu-ire con 150 milioni di euro e che per raggiungere questo obiettivo “l’azienda potrà vendere Raiway o riorganizzare le sedi regiona-li” ha spiegato Renzi a tutto van-taggio della concorrenza privata (cioè di Berlusconi, spieghiamo noi). Si scopre inoltre che l’au-mento della tassazione sulle ren-dite finanziarie dal 20 al 26% ri-tornerà nelle tasche degli stessi padroni e servirà a coprire il ta-glio del 10% dell’Irap per le im-prese private.

Mentre dalla tanto sbadiera-ta “revisione della spesa per gli armamenti” e del “programma di acquisto degli F35” verranno risparmiati soltanto 150 milioni di euro: cioè si taglia l’acquisto di un aereo e mezzo dei 90 co-stosissimi caccia d’attacco del-la Lockheed Martin del valore di 100 milioni cadauno. In sostanza un ridicolo taglio dell’1,1% dello stanziamento di 14 miliardi pre-visto per i prossimi anni.

Per quanto riguarda poi i la-voratori del pubblico impiego va detto che gli 80 euro non ba-stano certo a coprire il blocco contrattuale subito negli ultimi cinque anni e che si dice prose-guirà fino al 2017 (e forse fino al 2020). Senza contare che nel di-segno di legge sul lavoro di Po-letti c’è una norma che prevede la cancellazione delle detrazioni per i coniugi a carico (a favore di un indefinito fondo per l’occupazio-ne femminile) e questa, se verrà approvata, comporterà la vanifi-cazione del 70–80% dei benefici delle riduzioni Irpef.

DISOCCUPATII tagli ai comuni, regioni e ministeri, ai beni e servizi e la

soppressione delle municipalizzate li pagheranno i lavoratori e le masse. Il taglio alla Rai è un regalo a Mediaset

CANCELLATO UN SOLO F35

Rivalutazionequote

bankitalia

Tagli alleagevolazioni

per le impreseAumento

Iva InnovazioneTagli agliacquisti

beni e servizi

Riduzionedelle

municipalizzate

Lottaall’evasione Sobrietà Totale

N. 17 - 1 maggio 2014 interni / il bolscevico 7A cena a Palazzo Chigi

Renzi e BeRlusConi ConfeRmAno il PAtto sulle “RifoRme”

Come c’era da aspettarsi alla fine il nuovo faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi sulle “rifor-me” c’è stato, nonostante che il bugiardo di professione che siede Palazzo Chigi l’avesse smentito per settimane. Ed è stato proprio a “casa” del premier, la seconda sede istituzionale dopo il Quiri-nale, dove il delinquente di Arco-re è stato invitato segretamente a cena il 14 aprile, alla vigilia della decisione del tribunale di Milano sull’affidamento ai servizi sociali per scontare la condanna definiti-va per frode fiscale.

Era da tempo che Berlusconi premeva per essere ricevuto uffi-cialmente da Renzi, dopo essere già stato ricevuto da Napolitano, per avere una nuova legittimazio-ne e dare un “segnale” ai giudici di usare i guanti bianchi con lui, in quanto “statista” e “padre co-stituente” chiamato a cambiare la Costituzione assieme agli altri due. E per un po’ Renzi aveva nic-chiato, per non prestare il fianco

alle critiche di favorire troppo il delinquente, ma poi, preoccupa-to come Napolitano per i segni di sfaldamento di Forza Italia e i ri-schi di impaludamento delle “ri-forme” alle Camere, ha accettato di incontrarlo per avere da lui ras-sicurazioni sulla loro rapida ap-provazione in prima lettura, che vuole concludere prima del 25 maggio, data delle elezioni euro-pee.

Prima della cena, in mattina-ta, Renzi si era recato da Napo-litano per concordare insieme i temi e gli obiettivi dell’incontro, e l’inquilino del Quirinale gli ave-va raccomandato di insistere con l’ex premier per bruciare i tem-pi in parlamento, nel timore che passate le europee, se le urne con-fermassero i sondaggi che dan-no Forza Italia terzo partito dopo PD e M5S, Berlusconi potreb-be non avere più interesse all’ap-provazione dell’Italicum, che lo escluderebbe dal ballottaggio con Renzi in favore di Grillo, e a par-

tecipare alle “riforme” da posizio-ni non più di forza come adesso ma dalle terze file.

Preoccupazioni che si sono ri-velate infondate, perché il neodu-ce non ha nessun interesse, alme-no per ora, a far saltare il patto di ferro del Nazareno che lo tiene politicamente in gioco ed è il solo scudo in grado di proteggerlo dai suoi molti guai giudiziari. E infat-ti il tu per tu di due ore e mezzo con Renzi, alla presenza di Gianni Letta e Verdini e del vicesegreta-rio del PD, Lorenzo Guerini, è an-dato liscio come l’olio, con Berlu-sconi che ha dato ampie garanzie al suo partner sulla tenuta del pat-to sull’Italicum e sulla “riforma” del Senato, tant’è vero che subi-to dopo Forza Italia ha cancella-to ben 50 degli interventi iscritti in Commissione Affari costituzio-nali al Senato, permettendo così al ministro Maria Elena Boschi di annunciare che “l’accordo con Forza Italia tiene ed è stato con-fermato. Ora possiamo procedere

speditamente”. Aggiungendo che si lavorerà anche in seduta nottur-na, compresa la settimana di Pa-squa, per adottare un testo base. E la presidente PD della Commis-sione, la dalemiana Anna Finoc-chiaro, le ha fatto subito eco oc-cupandosi di fustigare i senatori “dissidenti” del suo partito che hanno presentato un progetto “al-ternativo” a firma di Vannino Chi-ti, sentenziando che “ognuno deve avere il tempo di esprimere la pro-pria opinione ma ciò non deve tra-sformarsi in manovre per dilazio-nare i tempi”.

L’altro effetto scaturito subito dopo e come per incanto dalla tre-sca Renzi-Berlusconi-Napolitano, è stata manco a dirlo la sentenza scandalosamente favorevole del tribunale di Sorveglianza, che ha concesso al delinquente di Arcore tutto quello che chiedevano i suoi avvocati: solo quattro ridicole ore la settimana di “servizio sociale” presso una struttura per anziani non lontano dalla sua residenza, e

soprattutto una quasi totale “agi-bilità politica”. A Renzi e a Na-politano il via libera per portare a casa la controriforma golpista e piduista del Senato e del Titolo V della Costituzione prima delle europee, al neoduce la sostanzia-le impunità e libertà di farsi la sua campagna elettorale per ritirare su le sorti di Forza Italia e riportarla al secondo posto davanti al M5S, obiettivo che sta molto a cuore anche al nuovo Vittorio Emanue-le III, Napolitano, e al Berlusconi democristiano, Renzi.

Infine c’è anche un terzo ri-sultato della cenetta intima, che è passato quasi sotto silenzio nella stampa di regime ma non è meno disgustoso e allarman-te dei due suddetti. Berlusconi ha chiesto a Renzi di allargare la partita delle “riforme” anche a maggiori poteri per il premier (premierato forte) e al presiden-zialismo: “Bisogna introdurre finalmente l’elezione diretta del presidente della Repubblica e ho

avuto modo di parlarne col pre-mier”, ha rivelato infatti il ne-oduce, lasciando intendere di aver trovato “orecchie attente” da parte di Renzi.

Quest’ultimo si è mostrato in-teressato soprattutto al premiera-to forte, ma facendogli presente le inevitabili resistenze che questo incontrerebbe all’interno del suo partito, e per non rischiare di ritar-dare l’approvazione dell’abolizio-ne del bicameralismo, ha proposto di inserire il tema in un percorso “parallelo” alla controriforma del Senato. E che le cose siano anda-te effettivamente così lo confer-ma il fatto che la Finocchiaro, pur confermando la necessità di non allargare la materia per non ritar-dare l’iter della “riforma”, ha però iscritto all’ordine del giorno del prossimo Ufficio di presidenza della Commissione, una discus-sione sulle richieste di esaminare i testi sulla forma di governo pre-sentati sia da Forza Italia che dal PD.

i pestaggi “democratici” della polizia di Renzi e Alfano

Roma, 12 aprile, manifestazione nazionale dei movimenti, e 16 aprile, sgombero dell’occupazione di Via Baldassare Castiglione a Montagnola. Il governo Renzi reprime con inaudita violenza i manifestanti. La vicinanza delle date, il luogo, la Capitale, le inaccettabili “teorizzazioni” della liceità “democratica” e costituzionale delle violenze contro i manifestanti inermi, la difesa a spada tratta degli agenti responsabili delle violenze delineano la strategia governativa di violenta repressione del conflitto sociale. È il ministro dell’Interno Angelino Alfano a rivendicare la necessità e liceità della repressione. Non gli basta criminalizzare la protesta e giustificare le manganellate e i feriti tra i manifestanti, minaccia un ulteriore giro di vite neofascista con la proibizione ai cortei dell’“accesso al centro storico delle città”. Proibire le manifestazioni di piazza, negare loro spazi di agibilità e visibilità, soprattutto nella Capitale, soffocarle con la violenza: come durante il ventennio fascista. Questo è il vero volto di Matteo Renzi, la reincar-nazione moderna e tecnologica di Berlusconi e Mussolini.

Cari compagni,ho partecipato con la delega-

zione del PMLI alla manifesta-zione nazionale del 12 aprile a Roma.

Volevo comunicarvi alcu-ne cose che ritengo importan-ti in relazione all’atteggiamen-to delle masse nei confronti del PMLI. Ad inizio manifestazio-ne, quando ancora non eravamo al completo, un paio di giovani, presumo studenti dato che mar-ciavano dietro lo striscione de-gli universitari, hanno intonato a pugno chiuso le note de “Il Sole Rosso” mentre il corteo ci pas-sava accanto. Sempre all’inizio della manifestazione i facchini

migranti di Bologna hanno ri-lanciato a più riprese, facendo fronte unito col PMLI, la paro-la d’ordine del Partito “Renzi se ne deve andare”.

Come è stato scritto nell’ar-ticolo si tratta di eventi che non vanno sopravvalutati, ma nean-che sottovalutati, si tratta infat-ti di segnali di un atteggiamento benevolo e di apertura nei con-fronti del PMLI, come confer-mano anche le interviste rila-sciate a “Il Bolscevico”.

Un simpatizzante, membro della Delegazione del PMLI

alla manifestazione del 12 aprile a Roma

un favore ai mafiosi e ai politicanti loro amici

ReAto dimezzAto e Ridotte le Pene Un grave atto si è consumato lo

scorso 16 aprile, laddove dopo 400 giorni di discussione tra Camera e Senato veniva approvata una leg-ge controversa che incideva e di fatto cambiava, soprattutto nella commisurazione della pena, il reato contenuto all’art. 416 ter del codice penale e rubricato come “scambio elettorale politico-mafioso”. Il rea-to, introdotto nel 1992 all’indomani delle gravissime stragi di mafia che colpirono i magistrati Falcone e Bor-sellino, prevedeva una pena base di 7 anni fino ad un massimo di 12 per coloro i quali ottenevano la promes-sa di voti con la forza di intimidazio-ne del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, in cambio della erogazione di denaro. Il nuovo testo (passato al Senato con 191 sì, 32 no e 18 astenuti) ribalta sia nella

pena che nel contenuto il vecchio, sostituendolo vistosamente: la pu-nizione travolge il politico che paga, o semplicemente “promette”, de-naro o “altra utilità” in cambio della promessa di voti mafiosi con una pena da 4 a 10 anni. Un dato let-terale, quello del nuovo delitto, che è decisamente più ampio dell’esi-stente perché colpisce l’accordo tra il politico e il mafioso e introduce le “altre utilità” come contropartita ri-spetto al solo denaro; nel contem-po l’inciso di “altre utilità” potrebbe essere un’arma a doppio taglio, tenendo conto che può essere sot-toposto ad un vaglio interpretativo

diverso dal giudice che dovrà pro-cedere. Il fatto più grave è il clamo-roso alleggerimento delle pene che da 7-12 anni passano a 4-10, che suscita più di una perplessità, tenu-to conto che con 4 anni non scatta l’interdizione perpetua ai pubblici uffici e poi c’è sempre la prescrizio-ne in agguato. Inoltre una pena così esigua difficilmente può tramutarsi nella detenzione in carcere, visti gli enormi benefici che si hanno, anche con le recenti legislazioni, per colo-ro che hanno avuto una pena dai 4 anni in giù.

Sconcerto contenuto nel mondo della magistratura, con l’appoggio entusiasta dell’Anm, e della Dire-zione nazionale antimafia (il nuovo capo Roberti l’ha definita “una nor-ma perfetta”). Persino il magistrato Raffaele Cantone, neo presidente dell’Autorithy sulla corruzione, che era stato tra i più critici sulla prima formula approvata dalla Camera, ha lodato la norma; stessa posizio-ne dell’Associazione “Libera” che ha espresso giudizi sostanzialmen-te positivi. PD (che tramite il sena-tore Mattiello parla di “rivoluzione

ragionevole”) e FI hanno esultato tra il tripudio di Brunetta e i dubbi della senatrice antimafia PD Rosa-ria Capacchione, cui hanno fatto da controaltare le uniche proteste nel parlamento nero da parte del M5S che hanno parlato di “mor-te del 416 ter” e gridato in Senato “fuori la mafia dallo Stato”. Mentre storcono il naso le Unioni Camere penali, l’organismo dell’avvocatura penale, e alcuni magistrati, come il pm Alessandro Milita, pubblica accusa nel processo contro il plu-rinquisito Cosentino, Salvatore Bor-sellino, fratello del giudice Paolo e a capo del Movimento Agende rosse

critica la nuova normativa: “non capiamo perché bisogna fare un regalo ai politici collusi con la mafia e ai mafiosi che intendono aiutarli, abbassando la pena. Non capiamo perchè rendere ancora più conve-niente per lo Stato deviato trattare con la mafia”.

Noi marxisti-leninisti riteniamo che la modifica posta all’art. 416 ter c.p. non farà altro che favorire mol-to più facilmente che nel passato gli accordi tra le cosche politiche e quelle mafiose. Non è un caso che la norma è stata modificata proprio sotto le prossime elezioni europee quasi a mettere le mani davanti per i prossimi sotterfugi che ci sono e ci saranno sempre tra Stato borghese e mafia e che ora risulteranno an-cora più semplificati dalla norma bi-partisan votata dalla destra e dalla “sinistra” del regime neofascista.

PeR il voto di sCAmBioFrutto dell’accordo tra PD e FI

lettera sulla partecipazione del Pmli alla manifestazione nazionale del 12 aprile a Roma

inteRessAnti segnAli di APeRtuRA

dei mAnifestAnti veRso il Pmli

8 il bolscevico / interni N. 17 - 1 maggio 2014

Per assicurargli la campagna elettorale

Pena irrisoria a BerlusconiVolontario per mezza giornata a settimana a due passi da Arcore

Il “delinquente matricolato” Sil-vio Berlusconi sarà assegnato ai servizi sociali e la sua agibilità politi-ca non sarà compromessa. Preste-rà assistenza agli anziani una volta a settimana in un centro di assisten-za per anziani di Cesano Boscone. Non potrà lasciare la Lombardia ma potrà recarsi a Roma tutte le volte che lo ritiene opportuno per proseguire la sua attività politica e organizzare al meglio la campagna elettorale per le amministrative e le europee già in atto.

Questa è in sintesi la ridicola decisione assunta il 15 aprile dal Tribunale di sorveglianza di Mi-lano, che di fatto ha ceduto alle minacce del neoduce Berlusconi

che il 10 aprile aveva avvertito: “senza agibilità politica scatene-remo l’inferno”.

Non a caso i legali del neo-duce hanno definito la decisione del Tribunale “equilibrata e sod-disfacente anche in relazione alle esigenze dell’attività politica del Presidente Berlusconi”.

Berlusconi lo ricordiamo che è stato condannato definitivamente a quattro anni di carcere per fro-de fiscale, tre dei quali coperti da indulto, nel processo per i diritti tv Mediaset, più due di interdizione dai pubblici uffici.

Ma i giudici, pur ritenendo il condannato ancora una “per-sona socialmente pericolosa”,

hanno accolto tutte le richieste del collegio di difesa e, sulla base di alcuni “elementi” che ne “evidenziano la scemata perico-losità sociale e appaiono quan-tomeno indici di volontà di recu-pero dei valori morali perseguiti dall’ordinamento” hanno deciso che il residuo di pena a carico del condannato Berlusconi deve essere scontato non in carcere ma presso i servizi sociali.

Una decisione resa ancora più ridicola quando nel dispositivo i giudici evidenziano che i cosid-detti “elementi che evidenziano la scemata pericolosità sociale” di Berlusconi sono costituiti dal fatto che egli ha risarcito il danno e pa-

gato tutte le spese processuali.In realtà è sempre vero il con-

trario ossia che un condannato in via definitiva possa ottenere l’affidamento in prova ai servi-zi sociali soprattutto se ritenuto ancora “socialmente pericoloso”. E stupisce ancora di più di come possa beneficiare di una misura alternativa chi mostra: “un’insof-ferenza alle regole dello Stato poste a tutela dell’ordinamento e della civile convivenza”.

Nella nota diffusa dal giudice De Santis si legge che “Silvio Berlusconi andrà ad assistere gli anziani in una struttura indicata dall’Uepe”, l’Ufficio esecuzione penale esterna ossia il centro

di Cesano Boscone a circa una quarantina chilometri in auto da Arcore. L’impegno sarà “di una volta a settimana e per un tempo non inferiore a 4 ore consecuti-ve”. Non potrà lasciare la Lom-bardia “salvo specifiche autoriz-zazioni” (quindi, per partecipare a un comizio a Padova o a Bari dovrà ottenere specifica autoriz-zazione dall’Uepe). Ma “è autoriz-zato a recarsi a Roma, come da sua richiesta, presso il domicilio da lui indicato, dal martedì al gio-vedì, con rientro al suo domicilio in Lombardia, entro le ore 23 del giovedì stesso”.

Non solo. L’estinzione della pena, di fatto, viene ridotta a 10

mesi e mezzo, dato che dopo i primi 6 mesi Berlusconi potreb-be ottenere la riduzione prevista per legge di 45 giorni, svolgendo lavori socialmente utili. Con un rapido calcolo, i giorni effettivi di servizio del neoduce nel centro anziani saranno appena 7 (consi-derando per assurdo 7 giorni da 24 ore, ovvero più realisticamente 28 giorni da 4 ore).

Ecco la vera natura della giu-stizia borghese: chi è ricco e po-tente e ruba o evade miliardi non va in galera mentre un povero che viene beccato mentre “ruba” una mela o un pezzo di formag-gio per sfamarsi finisce dritto in prigione.

invece di soPPrimere la Banca, al centro di oPerazioni sosPette e di riciclaggio, vuole semPlicemente riPulirla

il “papa dei poveri” non rinuncia allo iorDopo l’insopportabile livore

anticomunista dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - che rischiava di affossare la stessa Chiesa agli occhi degli stessi fe-deli sempre più insofferenti dei tanti scandali - nell’ultimo concla-ve i cardinali hanno deciso con scaltrezza di fare indossare alla maggiore organizzazione religio-sa del mondo una maschera più “popolare” con l’elezione di Fran-cesco il quale, ha cambiato sì sti-le e linguaggio ma si guarda bene dallo spingersi fino a cambiare la sostanza profonda dell’organiz-

zazione ecclesiastica.È esattamente ciò che sta av-

venendo con lo IOR: nonostante i continui richiami alla sobrietà e alla carità verso i poveri, e nono-stante l’austerità di vita ostentata dall’attuale inquilino degli appar-tamenti papali, la vera contraddi-zione è che il Vaticano di ‘povero’ non ha proprio nulla, ed anzi uno dei maggiori simboli della sua ric-chezza - non solo cospicua ma anche ambigua, a causa dell’as-soluta mancanza di trasparen-za che lo contraddistingue - è proprio l’Istituto per le Opere di

Religione che Bergoglio non ha nessuna intenzione di chiudere, ma semplicemente riformare.

In tanti nel mondo - anche tanti cattolici - in effetti si aspettavano dal nuovo pontefice, in linea con il suo nuovo stile pastorale, la sop-pressione pura e semplice di una banca che - nata nel 1942 con lo scopo di provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni fi-nanziari che vengono donati come carità ha, invece, nei decenni dato scandalo con accuse di falso e ri-ciclaggio di denaro sporco. Inve-ce Bergoglio ha annunciato che esso continuerà a esistere perché necessario, e la trasparenza sarà garantita, nelle sue intenzioni, at-traverso la supervisione dell’Auto-rità d’Informazione Finanziaria per evitare altri episodi di riciclaggio, una scelta che delude le aspetta-tive di tutti coloro che credevano alla sua vocazione moralizzatrice, e non convince tantissimi laici e anche una notevole parte del mondo cattolico.

Del resto, non è difficile capire il motivo per cui Bergoglio non sopprimere il famigerato istituto di credito: esso accumula an-

nualmente un patrimonio stimato di 5 miliardi di euro, ai quali si ag-giungono lingotti d’oro e titoli di Stato pari a 3 milioni di euro. Fo-calizzando l’attenzione sul 2011, l’anno dello scandalo IOR e del Vaticanleaks, il bilancio consun-tivo della Santa Sede si chiuse in attivo grazie anche allo IOR che ha donato alle casse vaticane ben 50 milioni di euro, oltre ad avere alimentato fondi dedicati a singole finalità pastorali, os-sia 1.000.000 euro per il “Fon-do Amazzonia”, 1.500.000 euro per il “Fondo Pro Orantibus”, 1.500.000 euro per il “Fondo S. Sergio” e 1.000.000 per la “Com-missione per l’America Latina”. La situazione, per il bilancio consuntivo 2013 del Vaticano è molto simile ad allora, ed è altret-tanto chiaro che con questo giro enorme di denaro, e soprattutto con un introito del genere per la Santa Sede, sarebbe un vero e proprio miracolo se la banca chiudesse: ma i miracoli, è ben risaputo, li fanno i santi (per chi ci crede) e non certo i papi, Bergo-glio compreso.

Eppure, anche da un punto di

vista strettamente giuridico, i mo-tivi per chiuderlo non mancano di certo: è dal novembre del 2009 che la procura della Repubblica di Roma indaga su un conto dello IOR aperto presso la filiale roma-na Unicredit, conto sul quale nel 2003 - così hanno appurato i ma-gistrati romani - furono trasferiti 60 milioni di euro che sarebbero diventati 80 milioni nel 2007, e tutto questo in aperta violazione della normativa italiana - legge n. 231/2007 - che impone l’identifi-cazione di chi compie i trasferi-menti, cosa risultata impossibile per l’istituto di credito vaticano, che così ha di fatto eluso tutti i controlli. Il sospetto dei magi-strati romani è chiaramente che dietro a tali ingenti trasferimenti finanziari ci sia riciclaggio di de-naro frutto di attività illecite della criminalità organizzata. Nel mag-gio del 2010 la magistratura con-tinua le indagini che procedono però a rilento a causa di intoppi burocratici dovuti al fatto che il Vaticano è uno Stato sovrano. Il 3 gennaio 2013 la Procura di Roma blocca 80 POS - tra carte di cre-dito e bancomat dell’istituto di

credito religioso perché la Ban-ca d’Italia durante la sua attività di vigilanza riscontra delle gravi anomalie: infatti ben 40 milioni di euro che sono transitati attra-verso questi POS sono sfuggiti al controllo obbligatorio perché non hanno rispettato le normative antiriciclaggio dell’Unione Euro-pea. E non bisogna dimenticare l’arresto nel 2013 di monsignor Nunzio Scarano accusato di aver fatto rientrare clandestinamente dalla Svizzera 20 milioni di euro in contanti.

Insomma, è indiscutibile che il nuovo papa abbia, con la sua per-sona, impresso una svolta nell’im-magine esteriore della Chiesa, ma bisogna dubitare seriamente che egli possa o addirittura voglia imprimere un serio cambiamento anche alla sostanza reazionaria di questa organizzazione che da almeno millesettecento anni ha dimostrato una capacità camale-ontica di adattamento alle istitu-zioni politiche e economiche ba-sate sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che non è riscontrabile in alcuna altra organizzazione umana precedente.

Tutti i mali che affliggono il proletariato, le masse popolari, femminili e giovanili, a comin-ciare dallo sfruttamento dell’uo-mo sull’uomo, dai bassi salari, dalla disoccupazione, dai tagli alla scuola e alla sanità pubbli-ca, dipendono dal capitalismo sostenuto e servito dai partiti di destra, di centro e di “sinistra” borghesi.

Nessuno di essi, infatti, met-te in discussione il capitalismo italiano e la sua integrazione europea. Tantomeno mette in discussione la cornice borghese costituzionale italiana, peraltro in frantumi da tempo attraverso le leggi costituzionali e le contro-riforme politiche, economiche e sociali. Addirittura vogliono rifor-marla ancora più da destra.

Il punto politico e strategico

di fondo per i marxisti-leninisti italiani è invece quello di non accettare l’esistenza del capita-lismo, qualunque sia il suo tutore (Berlusconi, Monti, Letta, Ren-zi o altri), e combatterlo, anche con l’astensionismo tattico elet-torale, per abbatterlo. Ma questo non sarebbe mai possibile per via elettorale, parlamentare, go-vernativa, legale, costituzionale e pacifica.

Il capitalismo è un mostro che per vivere ha bisogno del mas-sacro dei popoli che sfuggono al suo controllo e che gli impe-discono di depredare le risorse dei loro paesi e della macelleria sociale del proprio paese. Per il bene dei popoli, va quindi abbat-tuto con la rivoluzione proletaria e sostituito col socialismo affin-ché il proletariato conquisti il po-

tere politico e tutto, dall’econo-mia alle istituzioni, dall’istruzione alla morale e così via, possa es-sere finalmente cambiato per il bene delle masse lavoratrici e popolari.

Facciamo pertanto appello alla classe operaia, ai giovani a tutti gli anticapitalisti e fautori del socialismo a non votare i partiti borghesi e del regime capitalista, compresi quelli falsi comunisti e il Movimento 5 stelle, ad abban-donare ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, rifor-mista, costituzionale e pacifista, ad astenersi (disertando le urne, annullando la scheda o lascian-dola in bianco) considerandolo come un voto dato al socialismo e al PMLI.

Il voto astensionista marxista-leninista è un’aperta dichiarazio-

ne di guerra al capitalismo e di schieramento militante col so-cialismo, che delegittima, isola, indebolisce e disgrega le istitu-zioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte.

Ma l’impegno dell’astensio-nista marxista-leninista non può certo finire col voto, va conti-nuato giorno dopo giorno, senza mai stancarsi, battendosi in pri-ma fila nella lotta di classe nelle fabbriche, nelle scuole, nelle uni-versità, nelle piazze.

Sul piano politico e organiz-zativo ciò non è però sufficiente. Da tempo proponiamo all’elet-torato di sinistra fautore del so-cialismo, quindi anche a chi non è astensionista, di creare in tut-te le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle

masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.

Le Assemblee popolari de-vono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti – compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni – che si dichiarano anticapitalisti, anti-fascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combat-tere politicamente ed elettoral-mente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghe-si e il sistema capitalista e il suo regime.

Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l’Assemblea dei Co-mitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comita-to popolare cittadino. E così via

fino all’elezione dei Comitati po-polari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.

I Comitati popolari devono essere composti dagli elemen-ti più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapi-taliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qual-siasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini – eleggibili fin dall’età di 16 anni – devono essere rap-presentati in maniera paritaria.

I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contral-tare, la centrale alternativa e an-tagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.

Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse

fautriCi del soCialismo

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886 Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

chiuso il 23/4/2014ore 16,00

N. 17 - 1 maggio 2014 lotta sindacale / il bolscevico 9Considerazioni di FranCesCo Campisi sul Congresso regionale della Fillea-Cgil

mi sono battuto come un leone per allargare il dissenso contro la linea della Camusso

intervento di Campisi al congresso regionale della Fillea-Cgil a palermo

CanCellare tutte le attuali sigle sindaCali e Creare un solo sindaCato

delle lavoratriCi e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati

Cari compagni,buongiorno a tutti. Il punto cen-

trale del Congresso di oggi è quel-lo di riflettere sul fatto se il sinda-cato unitario CGIL-CISL-UIL ha saputo prendere le iniziative di lotta sindacale capaci di respinge-re la gravità della crisi che si è ab-battuta sui lavoratori e sulle classi sociali più deboli. In parole povere se il sindacato è riuscito a contra-stare efficacemente le misure “an-ticrisi”, antipopolari dettate dalla Commissione europea e dal Fon-do monetario ai governi Berlusco-ni, Monti, Letta e Alfano per sana-re il debito pubblico provocato da tutti i partiti che hanno governa-to rovinando l’Italia, riducendo le

persone financo a togliersi la vita per la mancanza di lavoro.

Secondo me il sindacato uni-tario ha fatto troppo poco! Io cre-do che CISL e UIL abbiano fatto il contrario di quello che bisogna-va fare! Si sono dimostrati filo-padronali non solo quando hanno cercato di isolare la FIOM-CGIL, facendo gli accordi separati con Marchionne e la FIAT che peggio-rano i diritti dei lavoratori metal-meccanici, ma anche filogoverna-tivi quando, col ministro Sacconi del governo Berlusconi e la FIAT, si sono accordati “sull’allegato la-voro” Art.8 che stabiliva per leg-ge la deroga dei contratti naziona-li di lavoro in senso peggiorativo, svalutandone i contenuti princi-pali. La CGIL, che prima aveva contestato gli accordi separati, ma poi alla fine per amore di salva-re l’unità sindacale e per rompere l’isolamento, si è tappata il naso e ha seguito la strada di CISL e UIL, ha firmato gli accordi peggiorativi del 28 giugno 2011 e quelli del 31 maggio 2013. Inoltre la CGIL ha fatto una scarsa opposizione quan-do la ministra Elsa Fornero del

governo Monti ha innalzato l’età pensionabile e quando è stato “ri-formato” l’articolo 18 inserendo la clausola che per motivi economi-ci le imprese potevano licenziare. A parte tutto questo non ha sapu-to condannare le spese militari e le missioni di guerra. Inoltre è stata fatta scarsa opposizione alla poli-tica di austerità alla politica di sa-crifici impostaci dalla “Troika”, cioè dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea, dal Fondo monetario internazionale.

La CGIL nazionale su tutti que-sti temi, anziché legarsi al carro dei sindacati crumiri aveva il do-vere di coinvolgere nelle sue de-cisioni tutte le strutture territoriali confederali e settoriali, compresi i lavoratori delle aziende iscritte al sindacato e quelli delle camere del lavoro territoriali, per discutere con loro e stabilire la linea di con-dotta da adottare nei confronti di CISL e UIL, la controparte padro-nale e il governo. Invece di fare questo ha privilegiato la concer-tazione con il governo e la Con-findustria cedendo sul loro terreno e invitando i padroni persino alla festa del 1° Maggio che è la festa di tutti i lavoratori e non certo di chi si arricchisce sfruttando i lavo-ratori. Gli interessi dei lavoratori sono inconciliabili con quelli dei padroni.

Mi auguro che tutta la CGIL ri-fletta bene su queste cose e si fac-cia l’autocritica per non commet-tere più errori di questo genere.

Intanto desidero sottoporre all’attenzione dei presenti alcune proposte rivendicative essenziali che i nuovi dirigenti sindacali che saranno eletti in questo congresso dovrebbero portare avanti:

Lavoro per tutti, a tem-1. po pieno e sindacalmente tutelato;

Contratto nazionale di 2. lavoro senza concedere nessuna deroga;

Abrogazione di tutti i 3. contratti di precarietà previsti dal-la Legge 30;

Abrogazione della con-4. troriforma Fornero sulle pensioni e abbassamento dell’età pensiona-bile per gli edili e gli altri lavori usuranti a sessant’anni;

L’articolo 18 deve es-5. sere ripristinato come all’origi-ne, la controriforma, sbandiera-ta e promossa dal premier Renzi che è quella di abolire l’art.18 per 3 anni per i nuovi assunti. Renzi è la fotocopia di Berlusconi, il suo governo è in continuità con i go-verni antipopolari e guerrafondai che lo hanno preceduto. In campo

istituzionale vuole completare la modifica della costituzione secon-do il piano della P2 di Licio Gelli che ha l’obbiettivo di fascistizza-re l’Italia;

Ripristino della scala 6. mobile per difendere i salari e le pensioni dall’erosione dell’infla-zione;

Fare uscire l’Italia dal-7. la NATO per il ritiro dell’esercito italiano dalle zone di guerra, per una drastica riduzione delle spese militari e per devolvere questi fon-di allo sviluppo economico e so-ciale del nostro Paese;

Aumento dei salari e 8. delle pensioni più bassi.

La CGIL deve essere au-9. tonoma dai partiti e dai governi;

L’unità sindacale con CISL e UIL va ricercata solo se comporta miglioramenti per i lavoratori e per le classi meno abbienti. L’unità va ricercata anche con i sindacati di base e con il movimento studen-tesco. Per essere vincenti bisogna cancellare tutte le attuali sigle sin-dacali e creare un solo sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensiona-ti. Un grande sindacato le cui ca-ratteristiche sono: l’unità sindaca-le con tutti i lavoratori dipendenti (operai e impiegati), di ambo i ses-si, di tutte le categorie dei settori privati e pubblici e di tutti i pen-sionati a basso reddito: la gestio-ne della vita del sindacato fondata sulla democrazia diretta che signi-fica dare il potere sindacale e con-trattuale alle assemblee generali dei lavoratori e dei pensionati, che comporta tra le altre cose la possi-bilità di revoca in ogni momento dei delegati e dei dirigenti non più riconosciuti come tali dalla base, l’assunzione di una piattaforma ri-vendicativa che abbia come scopo l’assunzione di migliori condizio-ni di vita e di lavoro, per quanto sia possibile sotto il capitalismo, il rifiuto a livello di principio della concertazione e del “patto sociale” con le “controparti” governo e pa-dronato. Poiché è solo con la lotta di classe, con l’uso di tutti i meto-di di lotta a disposizione che pos-sono essere conquistati veri ed ef-fettivi avanzamenti sociali per gli sfruttati.

Viva il Congresso della Fillea-Cgil!

Viva l’unità della classe ope-raia!

Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi!

Solo il socialismo può cambia-re l’Italia e dare il potere al pro-letariato!

ASTENSIONISTI DI SINISTRA,FAUTORI DEL SOCIALISMO,SOTTOSCRIVETE PER IL PMLI

Il PMLI sta impegnandosi al massimo per sostenere la campagna elettorale astensio-nista. Si sta svenando economicamente per far giungere la sua voce anticapitalista, contro il regime neofascista e il governo Renzi, contro l’Unione europea imperialista e per l’Italia unita, rossa e socialista a un maggior numero possibile di elettrici e di elettori. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello a tutte le asten-sioniste e agli astensionisti di sinistra e ai sinceri fautori del socialismo, indipenden-temente se voteranno i loro attuali parti-

ti, per aiutarlo economicamente, sia pure con piccoli contributi da uno a 5 euro. Nel

supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Compagne e compagni asten-sionisti di sinistra e fautori del so-

cialismo, aiutateci anche economi-camente per combattere le illusioni

elettorali, parlamentari, riformiste e governative e per creare una coscien-

za, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci

di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il po-

tere del proletariato. Consegnate i contributi nelle nostre

Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, inte-stato a: PMLI - Via A. Del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Ogni euro dato per la campagna eletto-rale astensionista del PMLI è un euro dato per la vittoria del proletariato sulla borghe-sia e sulle sue istituzioni, sull’Unione euro-pea imperialista, del socialismo sul capi-talismo, del marxismo-leninismo-pensiero di Mao sul riformismo e sul revisionismo, del PMLI sui falsi partiti comunisti.

Grazie di cuore per tutto quello che po-trete fare.

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Il 17 marzo si è tenuto a Pa-lermo l’11.mo congresso regio-nale della Fillea-Cgil Sicilia. Era scontatissimo che vincesse il documento n.1 che ha come prima firmataria la Camusso. Gli operai edili siciliani che so-stengono la II mozione hanno perso una battaglia, ma non la guerra contro i servi del potere borghese la quale continuerà.

Stavolta il mio intervento come eletto nella provincia di Catania per la mozione 2, non è stato disturbato, come era suc-cesso al congresso provinciale. Il risultato è stato quello di es-

sere stato ascoltato attentamen-te da tutti. Diversi delegati mi hanno espresso congratulazioni ed elogi per la coerenza politica e la sincerità.

Cari compagni, mi sono bat-tuto come un leone sino in fon-do rispettando le indicazioni del Partito. La mozione II è sta-ta sconfitta, ma si è aperta una breccia nel sindacato che prima o poi mostrerà il dissenso con la linea del gruppo dirigente.

Francesco Campisi - simpa-tizzante di Belpasso (Catania)

del PMLIIl compagno Francesco Campisi (foto Il Bolscevico)

Il 25 maggio si terranno le elezioni del nuovo sindaco e del consiglio comunale. Per Claudio Toni, il sindaco uscente del PD, si concludono 10 anni di governo cittadino sostenuto dal suo par-tito con il puntello del PRC e del PdCI. Ci ritroviamo una città più povera, con meno servizi, con più diseguaglianze. La crisi economi-ca generale causata dal capitali-smo ha colpito anche nella nostra zona mietendo centinaia di posti di lavoro a cui ha contribuito an-che la borghesia locale spostan-do tante fabbriche all’estero per poter guadagnare di più.

Siamo rimasti senza pron-to soccorso e con un ospedale solo in minima parte operativo. Si sono spesi però centinaia di migliaia di euro per dotarlo di un mega parcheggio mentre nei re-parti mancano personale e mac-chinari. L’emergenza abitativa è sempre più grave con il para-dosso di avere centinaia di case vuote e tante persone che non si possono permettere un tetto sot-to cui abitare. I problemi ambien-tali sono sempre all’ordine del giorno. Emblematico il caso del depuratore di Ponte a Cappiano che ha sversato per anni milioni di metri cubi di liquami non trat-tati nei fiumi, un depuratore di proprietà comunale gestito dai padroni delle concerie. Troppo facile scaricare tutto sull’Arpat, le responsabilità per non aver vigi-lato ricadono anche sul sindaco e l’amministrazione.

In questi 10 anni è stata por-tata a termine la privatizzazione dei servizi un tempo comunali. Anche il referendum sulla ripub-blicizzazione dell’acqua è stato snobbato. Il tutto viene giusti-ficato col pretesto che si sono ristretti i cordoni della borsa a causa del patto di stabilità e del pareggio in bilancio in Costituzio-ne senza dire che queste norme

europee e nazionali sono state votate da quasi tutti i partiti, PD e PdL in testa. Alle minori entrate dal governo centrale vanno però considerate quelle locali: Ici-Imu e a Fucecchio anche mini Imu, addizionale Irpef tra le più alte

della Toscana, Tia-Tarsu, tasse scolastiche tra le più care del comprensorio.

Ma se i servizi sono tutti priva-tizzati dove vanno a finire i soldi provenienti da queste imposte? Certamente non vengono dirot-tate verso i lavoratori e le masse popolari. Questi ultimi 5 anni di governo della giunta di Claudio Toni sono coincisi con la fase più acuta della crisi economica capitalistica globale ed era do-veroso sostenere il più possibile le centinaia di persone rimaste senza lavoro con un sostegno per l’affitto, per la scuola dei loro figli, per agevolazioni sulle tarif-fe, i trasporti e i servizi sociali. Ma non abbiamo visto niente di tutto questo, magari si è preferi-to spendere migliaia di euro per installare delle inutili telecamere al solo scopo di fare demagogia sulla “sicurezza”.

Non cambieranno di certo le cose il probabile nuovo sindaco e delfino di quello vecchio, il ren-ziano Alessio Spinelli del PD. Lo

stesso discorso vale per le altre candidature come quella di Si-mone Testai per Forza Italia che chiede ancora maggior spazio ai privati. Non lo farà nemmeno la lista Fabrica Comune con il candidato di Sel Simone Cripezzi

che raccoglie le forze a sinistra del PD con il quale in tutti questi anni hanno governato assieme senza essere capaci d’influenza-re minimamente la politica della giunta. Poi ci sono gli aderenti e gli ex aderenti al Movimento 5 stelle e una lista civica a proporre altre illusioni e tentare magari di recuperare gli scontenti e chi è orientato a non andare a votare.

Noi del PMLI vogliamo che l’I-talia, le regioni, i comuni e quindi anche Fucecchio siano governati dal popolo e al servizio del popo-lo ma per farlo ci vuole il sociali-smo e questo, come dimostra la centenaria esperienza del movi-mento operaio e comunista non lo si conquista con le elezioni. Sul piano elettorale il voto astensioni-sta marxista-leninista è un’aperta dichiarazione di guerra al capita-lismo e di schieramento militante col socialismo, che delegittima, isola, indebolisce e disgrega le istituzioni rappresentative bor-ghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte. Quanto più voti

astensionisti ci saranno, tanto meno rappresentativi risulteranno in questo caso il sindaco, la giun-ta e il consiglio comunale.

Sul piano politico e organiz-zativo ciò non è però sufficiente. Da tempo proponiamo all’eletto-rato di sinistra fautore del socia-lismo, quindi anche a chi non è astensionista, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istitu-zioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta, antagonisti alle attuali istituzioni democratico-borghesi che oramai hanno rimesso la ca-micia nera. La nostra posizione astensionista non c’impedisce di avere un programma dove evidenziamo quelle che per noi sono le questioni più importanti per Fucecchio. Da una parte per porle all’attenzione delle masse popolari, dell’altra come rivendi-cazioni al futuro governo locale.

LAVORO• Piano straordinario per favorire

l’occupazione, specie di giova-ni e donne con il finanziamento degli enti locali.

• Potenziare i centri per l’impiego e qualsiasi struttura pubblica per il collocamento che contra-sti le agenzie interinali.

• Assunzione di nuovo persona-le a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione per reintegrare il turn-over e ade-guare gli organici alle necessità dei servizi.

• Rifiuto dell’amministrazione co-munale a fare ricorso al lavoro precario, trasformare i contratti a termine in assunzioni definitive.

• Controlli rigorosi da parte degli enti locali sulle ditte cui vengo-no assegnati gli appalti pubblici.

• L’ASL 11 deve potenziare i con-trolli sulla sicurezza sui posti di lavoro.

AMBIENTE• Riattivare mettendolo a norma il

depuratore di Ponte a Cappia-no.

• Pieno controllo dell’amministra­zione pubblica e della popola-zione sui depuratori che vanno tolti alla gestione privata.

•Creare nel padule un vero e pro-prio Parco o riserva naturale.

CASA•Rilanciare l’edilizia popolare e

pubblica, anche in concorso con i comuni limitrofi.

•Il comune deve requisire le case sfitte da oltre un anno, locali e palazzi dismessi o incompleti e dopo i necessari lavori destinarli a chi ne ha bisogno.

•Contributi pubblici e agevola-zioni fiscali per chi ristruttura abitazioni nel centro storico e quartieri popolari.

•Bloccare nuove lottizzazioni.

SANITA’ E SERVIZI SOCIALI•No ai tagli indiscriminati alla

spesa sanitaria.•Riaprire al più presto un funzio-

nale pronto soccorso.•Pretendere un nuovo piano sa-

nitario che inverta la politica dell’ASL 11 che favorisce le convenzioni con i privati, esten-dere invece un efficiente e ca-pillare servizio pubblico.

•Potenziare l’assistenza domici-liare per gli anziani e i disabili.

SCUOLA•Assicurare il diritto allo studio

per tutti.•Svolgere nelle scuole un’effet-

tiva e scientifica informazione sull’educazione sessuale e l’uso dei contraccettivi, sugli effetti delle droghe.

•Mensa a prezzi bassi e trasporti gratuiti.

SPORT E TEMPO LIBERO•Rendere la “Buca” del Palio uno

spazio fruibile tutto l’anno con apposita illuminazione e servizi.

•Favorire la pratica popolare del-lo sport con impianti gratuiti su tutto il territorio comunale, per tutti, non solo per le società agonistiche.

GIOVANI•Trasformare Marea in una ma-

nifestazione gestita completa-mente dall’apposito Comitato dove i giovani possano espri-mere la loro creatività artistica, con ampio spazio al dibattito politico e sociale.

DONNE•Realizzare servizi sociali pub-

blici come mense, lavanderie e stirerie per socializzare e alle-viare il lavoro domestico.

•Assicurare per tutti la scuola per l’infanzia pubblica, con orari adeguati agli orari di lavoro dei genitori, specie delle donne.

ANZIANI•Tariffe ridotte di acqua, luce, gas

e rifiuti per i pensionati al mini-mo.

MIGRANTI•Piena parità di diritti politici,

economici e sociali, compreso il diritto di voto in tutte le con-sultazioni.

ANTIFASCISMO•Vietare gli spazi e le piazze

a qualsiasi gruppo che porti avanti idee fasciste, naziste, razziste e antisemite.

•Onorare con un monumento i caduti dell’Eccidio del Padule, per ricordare i martiri di quella strage, la Resistenza e la lotta partigiana contro la barbarie na-zi-fascista.

Partito marxista-leninista italiano

Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio

Firenze, 22 aprile 2014

10 il bolscevico / PMLI N. 17 - 1 maggio 2014

PERChé FUCECChIO SIA GOVERNATA DAL POPOLO E AL SERVIZIO DEL POPOLO CI VUOLE IL SOCIALISMO

NoN votare i partiti borghesi al servizio del capitalismodelegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi

astieNiti. creiamo le istituzioNi rappreseNtative delle masse fautrici del socialismo

Indicazioni per chi partecipa alla campagna astensionista del PMLI per le elezioni europee e amministrative parziali

Qui di seguito pubblichiamo alcune indicazioni utili a chi par-tecipa alla campagna elettorale astensionista del PMLI per le ele-zioni europee, regionali (solo Pie-monte e Abruzzo) e comunali che riguardano comuni come Firenze, Bari, Biella, Civitavecchia, Forlì e altre città, che si terranno dome-nica 25 maggio.

Rimaniamo a disposizione di chi necessita di chiarimenti e ap-profondimenti. Basta telefonare o faxare allo 055.5123164, inviare una mail a: [email protected] oppure scrivere a PMLI via An-tonio del Pollaiolo, 172a 50142 Firenze.

La campagna elettorale inizia ufficialmente venerdì 25 Aprile. Le votazioni si terranno nel solo giorno di domenica 25 maggio, gli eventuali ballottaggi per le ele-zioni comunali si svolgeranno l’8 giugno.

I MANIFESTISecondo la legge che discipli-

na la propaganda elettorale, du-rante la campagna elettorale, dal 30° giorno prima della data delle elezioni, cioè dal venerdì 25 Apri-le non si possono affiggere ma-nifesti elettorali fuori dagli spazi consentiti dal Comune.

La legge di stabilità, comma 400 lettera h, ha abolito i tabel-

loni elettorali per la propaganda indiretta di chi non partecipa alla competizione elettorale, quella dei cosiddetti “fiancheggiatori”, di cui usufruiva anche il PMLI per la sua campagna elettorale astensionista marxista-leninista. Tali tabelloni sono stati vigliac-camente soppressi di soppiatto dal governo Letta-Alfano. Il PMLI si appellerà alla magistratura de-nunciandone l’incostituzionalità.

Pertanto DURANTE LA CAM-PAGNA ELETTORALE NON POSSIAMO AFFIGGERE I MANI-FESTI DEL PMLI, neppure trami-te le pubbliche affissioni.

I VOLANTINII volantini possiamo continua-

re a diffonderli come in preceden-za, facendo delle fotocopie delle matrici pubblicate sul sito del Partito: http://www.pmli.it si trat-ta del Documento del Comitato centrale del PMLI per le elezioni europee e il volantino-manifesto sulle elezioni amministrative, nel-le regioni e comuni in cui si ten-gono queste ultime elezioni.

I volantini possono essere dif-fusi fino al 25 maggio, giorno del-le votazioni, incluso a una distan-za di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali. Per evitare pro-vocazioni, è meglio interrompere le diffusioni il giorno precedente.

I BANCHINILa richiesta del permesso per

i banchini va fatta al sindaco, specificando che si tratta di ban-chini per la propaganda elettora-le. In questo caso non c’è nulla da pagare per occupazione del suolo pubblico e nemmeno per le marche da bollo relative alla domanda.

riore a 150 abitanti, speciali spazi da destinare, a mezzo di distinti tabelloni o riquadri, esclusi-vamente all’affissione degli stampati, dei gior-nali murali od altri e dei manifesti di cui al primo comma dell’articolo 1, avendo cura di sceglierli nelle località più frequentate ed in equa propor-zione per tutto l’abitato.

Il numero degli spazi è stabilito per ciascun centro abitato, in base alla relativa popolazione residente secondo la seguente tabella: - da 150 a 3.000 abitanti:

almeno 1 e non più di 3; - da 3.001 a 10.000 abitanti:

almeno 3 e non più di 5; - da 10.001 a 30.000 abitanti:

almeno 5 e non più di 10; - da 30.001 a 100.000 abitanti e nei capo-

luoghi di provincia aventi popolazione in-feriore:almeno 10 e non più di 25;

- da 100.001 a 500.000 abitanti:almeno 25 e non più di 50;

- da 500.001 a 1.000.000 di abitanti:almeno 33 e non più di 167;

- oltre 1.000.000 di abitanti:almeno 167 e non più di 333Qualora non fosse possibile destinare un

unico spazio per comprendervi il tabellone o riquadro nelle misure prescritte, il tabellone o riquadro potrà essere distribuito in due o più spazi il più possibile vicini. L’insieme degli spazi così delimitati costituisce un’unità agli effetti di cui al comma precedente.

Per le elezioni a sistema uninominale, nei Comuni ripartiti fra più collegi, gli spazi sono distribuiti fra i vari collegi in proporzione della aliquota della popolazione dei Comuni stessi appartenente a ciascun collegio.

In caso di coincidenza di elezioni la Giunta Municipale provvederà a delimitare gli spazi di-stintamente per ciascuna elezione con le moda-lità previste nei commi precedenti.

Nel caso in cui la Giunta Municipale non provveda nei termini prescritti agli adempimenti di cui al presente articolo il Prefetto nomina un suo Commissario. Le relative spese sono an-ticipate, salvo rivalsa verso chi di ragione dal tesoriere comunale.

Nell’ambito delle stesse disponibilità com-plessive, per le elezioni suppletive gli spazi as-segnati ai candidati possono essere aumentati rispetto a quelli previsti dai commi precedenti.

Art. 3 La Giunta Municipale, entro i tre gior-ni di cui all’art. 2 provvede a delimitare gli spazi di cui al primo comma dell’art. 1 ed a ripartirli in tante sezioni quante sono le liste o le candida-ture uninominali ammesse.

In ognuno degli spazi anzidetti spetta, ad ogni lista, una superficie di metri 2 di altezza per metri 1 di base e ad ogni candidatura uninomi-nale una superficie di metri 1 di altezza per metri 0, 70 di base.

L’assegnazione delle sezioni è effettuata seguendo l’ordine di ammissione delle liste o delle candidature, su di una sola linea orizzon-tale a partire dal lato sinistro e proseguendo ver-so destra. Sono vietati gli scambi e le cessioni delle superfici assegnate tra le varie liste o i vari candidati.

Art. 4 Sono vietati gli scambi e le cessioni delle superfici assegnate.

Art. 5 Nei casi in cui, entro il giorno 34° pre-cedente la data fissata per le elezioni non siano state ancora comunicate le liste o le candida-ture uninominali ammesse, la giunta municipale provvede agli adempimenti di cui all’art. 3 entro i due giorni successivi alla ricezione della co-municazione delle liste o delle candidature uni-nominali ammesse.

Art. 6 Dal trentesimo giorno precedente la data fissata per le elezioni è vietata ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti. È vietato, altresì il lancio o il getto di volantini in luogo pubblico o aperto al pubblico e ogni forma di propaganda luminosa mobile.

In caso di violazione delle disposizioni re-cate nel presente articolo si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 103,00 a euro 1.032,00.

È responsabile esclusivamente colui che materialmente è colto in flagranza nell’atto di affissione. Non sussiste responsabilità solidale.

Art. 7 Le affissioni di stampati, giornali mu-rali od altri e di manifesti di propaganda negli

spazi di cui all’art. 1 possono essere effettuate direttamente a cura degli interessati.

Art. 8 Chiunque sottrae o distrugge stam-pati, giornali murali od altri, o manifesti di pro-paganda elettorale previsti dall’art. 1 destinati all’affissione o alla diffusione o ne impedisce l’affissione o la diffusione ovvero stacca, lace-ra o rende comunque illeggibili quelli già affissi negli spazi riservati alla propaganda elettorale a norma della presente legge, o, non avendone titolo, affigge stampati, giornali murali, od altri o manifesti negli spazi suddetti è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 103,00 a euro 1.032,00.

Tale disposizione si applica anche per i manifesti delle pubbliche autorità concernenti le operazioni elettorali.

Se il fatto è commesso da pubblico ufficia-le, si applica la sanzione amministrativa pecu-niaria di cui al comma 1.

Chiunque affigge stampati, giornali murali od altri, o manifesti di propaganda elettorale previsti dall’art. 1 fuori dagli appositi spazi è punito con la sanzione amministrativa pecunia-ria da euro 103,00 a euro 1.032,00. Alla stessa pena soggiace chiunque contravviene alle nor-me dell’ultimo comma dell’art. 1.

È responsabile esclusivamente colui che materialmente è colto in flagranza nell’atto di affissione. Non sussiste responsabilità solidale.

Art. 9 Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indi-retta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda.

Nei giorni destinati alla votazione altresì è vietata ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali.

È consentita la nuova affissione di giornali quotidiani o periodici nelle bacheche previste all’art. 1 della presente legge.

Chiunque contravviene alle norme di cui al presente articolo è punito con la sanzione am-ministrativa pecuniaria da euro 103,00 a euro 1.032,00.

Norme per la disciplina della propaganda elettorale

Legge 4.4.1956 n. 212 e successive modificazioni

Art. 1 L’affissione di stampati, giornali murali od altri e di manifesti di propaganda, da parte di partiti o gruppi politici che partecipano alla competizione elettorale con liste di candi-dati, o nel caso di elezioni a sistema uninomi-nale, da parte dei singoli candidati o dei partiti o dei gruppi politici cui essi appartengono, è effettuata esclusivamente negli appositi spazi a ciò destinati in ogni Comune.

Tra gli stampati, giornali murali od altri e manifesti previsti dai precedenti commi si in-tendono compresi anche quelli che contengono avviso di comizi, riunioni o assemblee a scopo elettorale.

I divieti di cui al presente articolo non si applicano alle affissioni di giornali, quotidiani o periodici nelle bacheche poste in luogo pubbli-co, regolarmente autorizzate alla data di pubbli-cazione del decreto di convocazione dei comizi.

Sono proibite le iscrizioni murali e quelle su fondi stradali, rupi, argini, palizzate e recinzioni.

Art. 2 In ogni Comune la Giunta Municipa-le, tra il 33° ed il 30° giorno precedente quello fissato per le elezioni è tenuta a stabilire in ogni centro abitato con popolazione residente supe-

diffusione elettorale astensionista organizzata dalla cellula “vincenzo falzara-no” durante la campagna elettorale per le europee e le amministrative del 2009 (foto il bolscevico)

N. 17 - 1 maggio 2014 PMLI / il bolscevico 11La 4ª Sessione allargata del 5° Comitato centrale del PMLI rappresenta una importante vittoria del Partito e delle masse

IL PMLI SI dIMoStra una roSSa fuCIna Per La CuLtura deL ProLetarIato

Dice bene Scuderi che a vincere non sono i singoli ma il gioco di squadra. Il Partito ha bisogno degli intellettuali del popolo ma anche loro hanno bisogno del Partito

Il RaPPoRto DI ScuDeRI DImoStRa che Il PmlI è un PaRtIto SolIDo, oRganIzzato, DecISo e comPatto

Un partito solido, organizza-to, deciso e compatto. Ecco cosa emerge dalla lettura del Rapporto del Segretario Generale compa-gno Giovanni Scuderi in occasio-ne della 4a sessione allargata del 5° Comitato centrale del PMLI.

Un resoconto attento e puntua-le, chiaro in ogni suo passaggio senza alcun inutile giro di parole. I politicanti borghesi imbrogliano le carte e utilizzano ogni sotterfugio per ingannare le masse, non così il PMLI ! Il rapporto mostra la reale situazione del Partito senza alcuna sbavatura idealista. Un buon mar-xista-leninista, e Scuderi è un ma-estro in questo campo, deve sem-pre essere sincero, semplice ed esporre i fatti per come sono e non per come si vorrebbero che fosse-ro. All’interno del PMLI tutto fila liscio senza intoppi? Non sussisto-no problemi organizzativi e politi-ci? Crederlo sarebbe idealismo se non addirittura palese malafede! Come diceva Mao: “Noi non cre-diamo a niente altro se non alla scienza, ciò significa che non bi-sogna avere miti. Sia per i cine-si che per gli stranieri, si tratti di vivi o morti, ciò che è giusto è giusto, ciò che è sbagliato è sba-gliato, altrimenti si ha il mito.”

Non bisogna quindi farsi un “mito” del Partito, bensì rimboc-carsi le maniche per rinforzarlo e difenderlo così da farne un vero Gigante Rosso.

Scuderi non esita a “mettere sul tavolo”, citandoli uno ad uno, i problemi sorti in questi anni, i compagni che hanno tradito così come le difficoltà incontrate. Al-cune sono state risolte positiva-mente e in modo dialettico, altre si sono invece rivelate di carattere antagonistico. Il Partito continue-rà a fare tutto ciò che occorre per tenere le file serrate e per risolvere in modo dialettico le contraddizio-ni interne. Chi del resto non sba-glia? Unità-critica-unità, critica

ed autocritica, ammettere serena-mente i propri sbagli e non com-metterli più, ecco dei punti cardi-ne di un buon marxista-leninista. Se invece le contraddizioni inter-ne sono antagonistiche? Se non si ha a che fare con un compagno in buona fede che sbaglia ma con un nemico del Partito che volon-tariamente intende fare danni? Un Partito come il PMLI deve teme-re una simile situazione? No, non deve temerla. La struttura lenini-sta ed il centralismo democratico sono il migliore anticorpo a questi germi. I nemici possono e devono essere cacciati così da essere mes-si in condizione di non nuocere. Lenin affermava che: “Epuran-dosi un partito si rafforza.” Lo stesso, in situazioni non risolvibili dialetticamente, può e deve valere anche per il PMLI.

Il Partito, anche su questo pre-ciso punto Scuderi non ha davve-ro peli sulla lingua, deve ancora risolvere tre importanti proble-mi che ne ostacolano la crescita. Se da un punto di vista ideologi-co il Partito è un Gigante Rosso tale non lo è purtroppo ancora nel corpo. Il PMLI versa in difficoltà economiche poiché a differenza dei partiti borghesi, ben ingrassa-ti dai capitalisti, è esclusivamen-te autofinanziato. Terminata una sua attività esterna ora sopravvive solo grazie ai contributi dei mili-tanti e dei simpatizzanti. Ciascu-no di noi può e deve contribuire al suo finanziamento.

Può un Partito marxista-leni-nista crescere e svilupparsi tra le masse senza un cervello rosso che ne coordini, sulla base del centra-lismo democratico, il corpo? No, non può. Per avere finalmente un corpo da Gigante Rosso il Parti-to deve potere disporre, oltre ad adeguate risorse economiche, an-che di un Centro con più dirigen-ti impegnati a tempo pieno per il Partito. Nello stesso tempo questo

Gigante Rosso deve radicarsi tra le masse ed inserirsi in ogni mo-vimento di resistenza al capitali-smo ed alle sue corrotte istituzioni borghesi.

Scuderi delinea in modo chia-ro i problemi ed in modo altrettan-to chiaro il modo per risolverli: un maggior impegno, una maggiore dedizione ai propri compiti ed una attenta e costante vigilanza rivolu-zionaria per salvaguardare il Par-tito e difenderlo dai suoi nemici. Lavorare meglio concentrando-si sulle priorità insomma, questo a partire dai dirigenti nazionali. Scuderi a differenza dei segreta-ri dei partiti borghesi non tira le file cominciando dal basso, ben-sì dall’alto! I primi a doversi im-pegnare sono i compagni dirigen-ti che possono e devono essere un esempio di militanza marxista-le-ninista per i militanti ed i simpa-tizzanti attivi. Nel PMLI l’anzia-nità non fa grado. A differenza dei partiti borghesi o dei sedicenti par-titi comunisti (falsi comunisti!) un ruolo dirigenziale nel PMLI non è un trampolino di lancio per una carica pubblica lautamente stipen-diata, per uno scranno al parla-mento o per un ruolo dirigenziale in una società partecipata. Nul-la di tutto ciò, avere un ruolo di-rigenziale non comporta onori e prebende di alcun tipo. Tutto ciò non solo non costituisce un osta-colo ma è anzi il miglior terreno di prova per selezionare i dirigenti marxisti-leninisti che non devono cercare nulla per se stessi ma tutto per il Partito!

Il compagno Scuderi, impareg-giabile rivoluzionario marxista-le-ninista, così come non nasconde i problemi e le difficoltà del Partito nello stesso modo illustra i succes-si e le vittorie conseguite. Se l’au-toreferenzialità e l’idealismo sono nemici del Partito anche la falsa modestia è assolutamente perico-losa! In un bilancio critico devo-no essere presenti gli errori ed i problemi così come i meritati suc-cessi. Occorre conoscere in modo completo gli ottimi risultati otte-nuti così da poterli emulare e… migliorare!

Nonostante le enormi difficoltà

il Partito ha conseguito e sta con-seguendo importantissimi succes-si. In ogni manifestazione di massa spiccano sempre le rosse bandiere del PMLI. Le avanguardie rosse del Partito sono sempre in prima fila nel lanciare le parole d’ordi-ne e nell’essere il primo punto di riferimento delle masse avanzate. In ogni iniziativa i compagni del Partito hanno saputo dare il me-glio senza alcun inutile protagoni-smo individuale tanto caro ai trot-zkisti ed agli anarchici. A vincere non sono i singoli individui ma le squadre. È il gioco di squadra a produrre risultati e, come ha bril-lantemente sintetizzato il compa-gno Scuderi, il giocatore che passa la palla a chi fa goal ha la stes-sa importanza del compagno che marca la rete. Questa semplice re-gola vale perfettamente anche nel Partito. Nessuno da solo può farce-la, anzi… da soli l’unica cosa che si riesce a fare bene senza nessun intoppo è… sbagliare! Nessuna questione deve essere lasciata nel-le mani di individui soli in quanto è il lavoro collettivo che premia. Come Stalin ebbe a dire allo scrit-tore tedesco Emil Ludwig: “Indi-vidualmente non si può decide-re. Le decisioni individuali sono sempre o quasi sempre decisio-ni unilaterali. In ogni collegio, in ogni collettivo si hanno uomini con l’opinione dei quali occor-re fare i conti. In ogni collegio, in ogni collettivo si hanno uo-mini che possono esprimere an-che opinioni errate. Sulla base dell’esperienza di tre rivoluzioni noi sappiamo che, all’incirca, su cento decisioni individuali non verificate e non corrette colle-gialmente, novanta di queste de-cisioni sono unilaterali.”

Il Comitato centrale del PMLI, debitamente ripulito dagli elemen-ti non marxisti-leninisti ha, con le sue commissioni, prodotto una mole enorme di studi e di analisi a carattere politico, storico ed eco-nomico. Tutte tematiche impor-tanti strettamente connesse a temi di attualità. Nessuna vuota retori-ca propria degli scienziati borghe-si, integerrimi baroni della cultu-ra borghese e nel contempo servi

senza ritegno nel difendere il capi-talismo e la sua sovrastruttura sta-tale da cui ricevono laute preben-de. Quando si parla di cultura non bisogna mai dimenticare che esi-stono due culture: quella borghe-se (il liberalismo e l’idealismo) e quella proletaria (il marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao). Mao affermava: “Nella società divi-sa in classi, ogni individuo vive come membro di una determi-nata classe e ogni pensiero, sen-za eccezione, porta un’impronta di classe.” Tenendo bene a mente questa netta distinzione il PMLI si è dimostrato una rossa fucina del-la cultura del proletariato! Oltre agli importantissimi documenti su temi di primo piano quali il gover-no Renzi, i giovani ed il precaria-to, Il Bolscevico ogni settimana è, con i suoi articoli, una rossa stel-la polare che indica la strada per il socialismo. Ciascuno di noi può e deve trasformarsi in una Penna rossa e collaborare con esso!

Il compagno Scuderi nel suo Rapporto ringrazia gli intellettuali del popolo che collaborano con Il Bolscevico, augurandosi che pre-sto sappiano trasformarsi in Pen-ne rosse al servizio del Partito. Gli intellettuali del popolo sono utili in quanto dimostrano come anche i non-membri del Partito possa-no dare il loro contributo, mode-sto ma volontario, per conquista-re l’Italia unita, rossa e socialista. Un rapporto unidirezionale? Un intellettuale del popolo al servizio del Partito dà senza nulla riceve-re? No, le cose non stanno affatto così. Collaborare con Il Bolscevi-co implica mettere in gioco le pro-prie convinzioni, le proprie idee ed i propri errori. Cimentandosi nell’emulare le Penne rosse che scrivono gli splendidi articoli rossi non si può fare altro che prendere coscienza dei propri difetti e, poco alla volta, trasformare se stessi.

Il compagno Scuderi nel suo Rapporto indica anche il prossi-mo importantissimo obiettivo per il Partito: le vicine elezioni ammi-nistrative ed europee. Con l’arma dell’astensionismo, tattico per le elezioni amministrative e strate-gico per quelle europee, le masse

possono e devono delegittimare le istituzioni borghesi. Ciascuno di noi deve capire fino in fondo che la sovrastruttura statale, sia essa quella del più piccolo comu-ne così come quella del parlamen-to di Strasburgo, non è altro che il prodotto della base economica che la ha generata: il capitalismo. Il po-tere statale e comunitario non sono altro che strumenti al soldo delle banche, dei potentati economici, dei grandi monopoli e dei capitali-sti. La macchina statale borghese è il mezzo con cui la base economica capitalista si assicura la pace sociale e con cui la classe dominante piega le altre classi. Questa macchina non può essere cambiata, neppure in mi-nima parte, con il voto.

Fermo restando la netta di-stinzione tra astensionismo tatti-co e strategico, rispettivamente per le elezioni a carattere naziona-le e quelle europee, in questo ben preciso momento storico il voto astensionista, anticapitalista e per il socialismo è l’arma giusta da usare. Le masse devono disertare le urne oppure annullare la scheda o lasciarla in bianco senza farsi at-trarre dalla chimera del “voto uti-le” da dare al “meno peggio”.

Nessun voto parlamentare, che questo ci entri bene nella te-sta, potrà mai fare la differenza, o semplicemente incidere, sulla direzione della locomotiva Sta-to borghese, il capitalismo ne ha gettato le rotaie obbligandola ad un unico percorso. Le rotaie soli-damente sistemate costringeran-no sempre la locomotiva a prose-guire il suo percorso caratterizzato dal dominio della classe borghe-se, dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dal razzismo e dal fa-scismo. Anche un nuovo macchi-nista come il socialdemocratico di sinistra Tsipras non potrebbe (am-messo che ne avesse l’intenzione) fare nulla per cambiarne il tragitto. Astenendosi le masse otterranno l’unico importante risultato: quel-lo di levare il combustibile alla lo-comotiva Stato borghese così da costringerla a fermarsi prima o poi! Favorendo l’assalto della ri-voluzione socialista.

orientare la coscienza delle masse verso il socialismo“Ogni cellula, ogni comitato operaio di partito deve di-

ventare ‘un caposaldo del lavoro di agitazione, propaganda e organizzazione tra le masse’, deve quindi essere là dove vanno le masse, cercando in ogni atto di orientarne la co-scienza verso il socialismo, cercando di collegare ogni pro-blema particolare con i compiti generali del proletariato, cercando di trasformare ogni misura organizzativa in uno strumento dell’unità di classe, cercando di conquistare con la propria energia, con la propria influenza ideale (e non, beninteso, con il titolo o i gradi), una funzione dirigente in tutte le organizzazioni proletarie legali... (Occorre) condur-re avanti, in tutte le circostanze, in tutte le possibili situazio-ni la linea del partito, influendo sull’ambiente nello spirito di tutto il partito, non facendosi assorbire dall’ambiente”.

(Lenin, “In cammino”, 10 febbraio (28 gennaio) 1909, Opere complete, Edito-ri Riuniti, vol. 15, pp. 337-338)

I marxisti-leninisti in azione nella propaganda astensionista del PmlI per le europee 2009. Sopra, un banchino organizzato dalla cellula “Vesuvio Rosso” a napoli. accanto una diffusione alla stazione di Sesto San giovanni (milano)

12 il bolscevico / PMLI N. 17 - 1 maggio 2014

Riunione congiunta delle Organizzazioni di Rufina e di Vicchio (Firenze)

PROFica discussiOne sulla linea sindacale del PMli alla luce dell’esPeRienza cOngRessuale

cgil a sOstegnO della MOziOne 2 �Dal corrispondente dell’Organizzazione di Rufina del PMLII militanti e simpatizzanti delle

Organizzazioni di Vicchio e Rufi-na del PMLI hanno tenuto una riu-nione congiunta, il 15 aprile scor-so, per analizzare l’esperienza dei compagni coinvolti nelle assem-blee di base del congresso della CGIL; l’occasione è stata impor-tante, oltre che per scambiarsi pa-reri, riflessioni ed idee, anche per rinfrescare la memoria sulla linea sindacale del Partito e come essa si traduce effettivamente nella no-stra pratica quotidiana.

La relazione a cura del compa-gno Franco ha sottolineato che il lavoro sindacale è il primo fron-te di lavoro del Partito per impor-tanza e che il lavoro dei compa-gni all’interno della CGIL rientra nell’ottica del lavoro di massa fra le lavoratrici e i lavoratori, fermo restando che l’obiettivo strategico rimane la costituzione del Sinda-cato delle lavoratrici, dei lavorato-ri, delle pensionate e dei pensiona-ti. Se aderire e lavorare all’interno di un sindacato o in altro dipen-de esclusivamente da scelte tatti-che in base alla situazione concre-ta in cui ci troviamo, generalmente privilegiamo la CGIL perché rap-

presenta il sindacato di massa più grande dei lavoratori e dei pensio-nati.

Prima degli accordi del 1993 sul lavoro, il Partito considerava il sindacato, secondo la posizione classica di Lenin e del movimen-to comunista internazionale, qua-le “cinghia di trasmissione” fra il Partito, la classe operaia e le mas-se lavoratrici, successivamente il Partito ha rivisto questa posizione ritenendo la CGIL, in base ai fatti, non più riformabile.

Il compagno Andrea, operaio di Borgo S. Lorenzo, ha racconta-to in maniera esaustiva la propria esperienza diretta all’interno del congresso di base della sua cate-goria e sulla sua riconferma all’in-terno del Comitato provinciale di categoria. Molto importante l’e-sortazione a “mantenere sempre un atteggiamento aperto al dia-logo coi lavoratori e contempo-raneamente tenere ben ferme le proprie posizioni”. Di particolare rilevanza la sua esperienza all’in-terno della CGIL che conferma la necessità del lavoro sindacale nel-la CGIL sottolineata nella relazio-ne introduttiva.

Il compagno Massimo, lavo-ratore della scuola, ha relazionato sulla sua esperienza al congresso

di base della FLC al quale è riusci-to ad intervenire a sostegno della mozione due, creando scompiglio in un’assemblea che sembrava già totalmente controllata dai rappre-sentanti della mozione uno, i qua-li, con ogni mezzo hanno cercato di far desistere il compagno sen-za riuscirvi. Un intervento il suo, come quello del compagno An-drea, ai quali “Il Bolscevico” ha dato a suo tempo particolare ri-salto, pubblicandone ampi stralci. Un’esperienza diretta, importante e che fortifica i compagni stessi nell’affrontare con lo spirito giu-sto il lavoro sindacale, estrema-mente necessario e vitale del Par-tito per rimanere al fianco e fra la classe operaia.

Dopo le riflessioni e gli inter-venti di altre compagne e compa-gni, è stato discusso un estratto dal testo “Estremismo, malattia in-fantile del comunismo” nel quale Lenin, fra l’altro, spiega l’impor-tanza del lavoro dei rivoluzionari del 1920 all’interno dei sindacati reazionari. Ne è scaturito un sus-seguirsi di spunti e di riflessioni che hanno dato un importante e

proficuo contributo a tutti i com-pagni in pieno spirito critico ed autocritico e marxista-leninista. Non sono mancati i suggerimenti ai compagni con minor esperien-za sindacale, tenendo sempre ben presente la stella polare della linea sindacale del Partito, che consen-te di poter fare un bilancio obiet-tivo dell’attività svolta, nell’ottica delle finalità stesse che il Partito si pone, prima su tutti il risveglio della coscienza di classe del pro-letariato.

Tale bilancio, considerati gli sforzi profusi dai compagni e la difficilissima situazione nella qua-le si è trovata la mozione due al congresso, considerando anche che Landini sta a tutti gli effetti con la uno della Camusso, è sta-to definito estremamente posi-tivo. Adesso tocca ai compagni coinvolti direttamente sul fron-te sindacale, proseguire il lavoro all’interno dell’area programmati-ca della mozione due, che si costi-tuirà dopo il congresso nazionale della CGIL, per rafforzare ed uni-re la sinistra sindacale cercando di portarla sulle nostre posizioni.

cOMunicatO dell’ORganizzaziOne di Biella del PMli

il PMli celebrerà il 25 aprile

in modo militanteIn occasione del 69° Anniver-

sario della Liberazione dal nazi-fascismo l’Organizzazione bielle-se del PMLI deporrà, alle ore 9 di venerdì 25 Aprile, una corona di garofani rossi con la scritta “I mar-xisti-leninisti biellesi ai partigiani caduti” presso il monumento de-dicato ai 23 partigiani trucidati in piazza Martiri della Libertà a Biel-la. Successivamente militanti e simpatizzanti del Partito si reche-ranno presso la frazione Lace del Comune di Donato per partecipare alle celebrazioni ufficiali del gior-no della Liberazione organizza-te dalle sezioni ANPI della “Valle Elvo e Serra” dove, dalle ore 15 in avanti, prenderà il via un presidio antifascista nel piazzale antistante il monumento partigiano.

Nell’attuale periodo storico ca-ratterizzato dall’abbandono so-stanziale da parte dei partiti della “sinistra” istituzionale, ed in par-ticolare del Partito Democratico, dei valori che hanno ispirato mi-

gliaia di ragazze e ragazzi a farsi partigiani e lottare, anche a prez-zo della propria vita, per un’Italia senza più guerra, fame e violenza e conseguentemente affinché la giustizia sociale e la libertà fosse-ro le basi della società italiana del dopoguerra; ci sembra più che mai opportuno lo slogan presente sul cartello-manifesto che i compa-gni del PMLI impugneranno du-rante il corteo di Lace che ricor-da di essere “Coerenti con i valori della Resistenza, spezziamo l’asse Renzi-Berlusconi” proprio per ac-cusare chi sta esclusivamente tu-telando gli interessi economici di grandi banche e grandi multina-zionali a discapito della dignità e del benessere economico di milio-ni di lavoratrici e lavoratori.

Viva la Resistenza!Viva i Partigiani!Viva il 25 Aprile!

Per il PMLI.BiellaGabriele Urban

Biella, 19 aprile 2014

chiaro e convincente l’editoriale di scuderi per i 37 anni del PMlidi Eugen Galasso

Come sempre, le analisi del compagno Segretario genera-le del PMLI, Giovanni Scuderi sono estremamente acute, oltre ad avere il pregio ineguagliabile della chiarezza, basata su dati di fatto. Come nell’Editoriale in oc-casione del 37° Anniversario di fondazione del PMLI, che cadeva lo scorso 9 Aprile, parlando del governo Renzi, “questo governo di destra”, dopo quelli di Ber-lusconi, Monti e Letta. Nessun camouflage linguistico, nessun bizantinismo da “Repubblica” o “Corriere della Sera”: no, il com-

pagno Scuderi parla chiaro, in modo diretto e inappellabile, par-lando di governo di destra, dove anche la “melina” all’interno del PD, ex DS, ex PDS, ex PCI (già comunque revisionista, poi ultra-revisionista con i “miglioristi” di cui un esponente di punta era Giorgio Napolitano, quintessenza dei “rinnegati”) non regge, rimane appunto un gioco losco che in-ganna le classi popolari.

Contrariamente a quanto so-stengono “raffinati” politologi di casa nostra ma anche del resto d’Europa e del mondo, le classi esistono ancora pienamente e il

compagno Scuderi lo sa, lo dice, lo dimostra: ci parla della falsa ri-forma di quello che ipocritamente ma significativamente la borghe-sia chiama (sic!) “mercato del lavoro”, dei falsi aumenti del sa-lario, dei licenziamenti nel settore pubblico, di tanto altro, come an-che, naturalmente, della violazio-ne alla Costituzione, comunque frutto, nel Secondo dopoguerra, di un compromesso al ribasso tra le forze politiche, per penalizzare le classi popolari e per riaffermare la presunta grandezza dell’ordine borghese, che in realtà è “tigre di carta”, per dirla con il Presidente

Mao.Il Segretario generale ci parla

della complice inerzia dei massi-mi dirigenti sindacali confederali, ormai completamente asserviti ai compromessi con la borghesia. In altri tempi, neppure lontanissimi, per molto meno si sarebbe pro-clamato uno sciopero generale, cosa che invece non avviene più: non era avvenuta ai tempi di Mon-ti (legge Fornero sulle pensioni di fine 2011 e poi legge sul “mercato del lavoro” dell’inverno 2013.

Contro revisionisti, rinnegati, voltagabbana, Giovanni Scu-deri sa riaffermare la centralità

della questione operaia, già fu-mosamente rimossa da Herbert Marcuse, filosofo, sociologo e “psicoanalista alternativo” (ma anche, come noto, sul libro paga dell’OSS, l’ente precursore della CIA, fino al 1945) della “contesta-zione” nelle sue opere clou degli anni 1950-1960, poi in Italia da Paolo Sylos-Labini, etc. Un’ope-ra di mistificazione borghese solo parzialmente riuscita, per fortuna, dato che in tutta Europa, anzi in tutto il mondo c’è ancora resi-stenza al predominio del capita-lismo, che si esprime quasi sem-pre anche imperialisticamente,

come dimostrano tutte le guerre “regionali” (in realtà a respiro molto più ampio, potenzialmente anche mondiale) innescate dagli USA e non solo in tutto il mondo dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale.

In altri termini: quanto altri/e esponenti politici e studiosi/e di-cono in forma oscura e paludata, Giovanni Scuderi lo dice, giu-stamente, senza alcuna remora, in forma assolutamente chiara e convincente, argomentando dia-letticamente e dimostrando sem-pre quanto afferma. Un’opera di verità insostituibile.

il Partito cerca di forgiare nuove teste rosse che

lottino per il socialismoCari compagni,riguardo al rapporto del com-

pagno Scuderi presentato alla 4ª Sessione plenaria allargata del quinto CC del PMLI, penso che tracci un resoconto importante sulle questioni e i problemi at-tuali da affrontare. Ho visto che il Partito nella sua lotta sta incon-trando alcuni ostacoli (soprattutto economici) tra i quali si è aggiun-ta, per opera del governo Letta-Alfano, in pieno stile fascista, la soppressione dei tabelloni elet-torali per i “fiancheggiatori” sen-za tenere conto del solito black out dei media, delle intimidazio-ni, eccetera. Ma l’abnegazione, la combattività, la dedizione, la disponibilità dei compagni del PMLI sono a dir poco ammirevo-li e sapranno far fronte ai nuovi ostacoli. Questo grazie al Partito che cerca sempre di forgiare nuo-ve teste rosse che lottino per il socialismo.

Il Partito è determinato e i compagni che lo compongono anche. Questo penso sia l’impor-tante. Finché Il PMLI sarà armato del marxismo-leninismo-pensiero di Mao terrà sempre alto il suo grado di vigilanza nei confronti degli agenti travestiti della bor-ghesia al fine di salvaguardare la propria purezza. È per questo che il Partito applica la critica-autocritica e i principi del cen-tralismo democratico. Penso che esso dopo questa Sessione ne esca ancora più rafforzato.

Mi trovo pienamente d’accor-do anche sull’astensionismo alle amministrative e alle europee, sulla linea sindacale, sul gran-de sindacato delle lavoratrici/i e pensionate/i, e nella lotta contro la destra della Camusso, per l’a-bolizione del precariato, contro il governo Renzi della grande fi-nanza.

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Saluti marxisti-leninisti.Federico - provincia di Rovigo

analisi inoppugnabile che smaschera l’inganno delle

elezioni europeeAnalisi inoppugnabile, che

smaschera un’associazione a delinquere capitalista, finalizzata al mero conseguimento del più alto profitto, nella logica capitali-sta che la SPA di cui sopra voleva contrapporre alle tigri asiatiche tra cui purtroppo una Cina, che di “Repubblica popolare cinese” ha solo il nome, India, Russia e non

si sa bene quali altra/altre realtà. Avanti con i nostri cinque Ma-

estri e con il PMLI, saldamente guidato dal compagno Scude-ri, per smascherare l’inganno di queste elezioni, vere “pièges aux cons”.

Eugen Galasso

sono d’accordo la ue è irriformabile

Cari compagni,ho letto con grande interesse

il documento del Partito sulle ele-zioni europee, e penso che il pun-to principale che ne esce è che non importa chi vincerà queste elezioni, se il “centro-destra”, il “centro-sinistra”, o la sinistra bor-ghese... alla fine chiunque sia il presidente della commissione (o qualunque sia la maggioranza al Parlamento) il gioco non cambie-rà. Il fatto principale è che l’UE per sua stessa natura, come espres-sione degli interessi del grande capitale transnazionale europeo, è irriformabile dall’interno.

Un rosso saluto!Stefano

da oggi mi definisco con orgoglio marxista-

leninistaCari compagni del PMLI,da un po’ di tempo guardo

con interesse alla storia, alla poli-tica e alla concezione del mondo del vostro straordinario Partito. Sono un trentenne disoccupato di Latina, da sempre comunista, ma da oggi mi definisco con or-goglio marxista-leninista. Sabato alla manifestazione di Roma ho riconosciuto la delegazione del PMLI, Partito che sento mio. È stata una grande emozione vede-re la compagna Vitrano, il compa-gno Picerni. Non so se esiste una mailing list del Partito, comunque mi piacerebbe ricevere regolar-mente i vostri comunicati e qual-siasi vostro materiale.

Colgo l’occasione per ringra-ziarvi della formazione che mi state dando ogni volta che leggo “Il Bolscevico”, e guardo il vostro sito.

Saluti marxisti-leninisti.Coi Maestri vinceremo!

Davide – Latina

un’impostazione politica innegabilmente corretta

Cari compagni,concordo con l’impostazione

politica del vostro documento sulle prossime elezioni europee, che è innegabilmente corretta, se posso permettermi quest’osser-vazione.

Cari saluti e auguri. Nicola Spinosi - Firenze

Riceviamo e volentieri pubblichiamo dall’Anpi sezione “Martiri di Berceto” di Rufina (Firenze)

N. 17 - 1 maggio 2014 cronache locali / il bolscevico 13

IL GOVERNO RENZI CHIUDE LA LUCCHINI DI PIOMBINO

Solidarietà del PMLI ai quasi 4.000 lavoratori:alzare il livello della lotta contro la chiusura della storica fabbrica toscana

BASTA SFRUTTAMENTO E MORTI SUL LAVORO LAVORO STABLE E SICURO DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA CASA JOB-ACT=PRECARIATO

MENO ORE PER CHI LAVORA, PIU' LAVORO PER GLI ALTRI

SCALA MOBILE ALZIAMO I SALARI LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI LIBERA SCELTA DEI PROPRI RAPPRESENTANTI

Giornata Internazionale dei Lavoratori - FIRENZE, PRIMO MAGGIO 2014

LAVORO SI !!

SFRUTTAMENTO NO !!

UNA GIORNATA DI FESTA, UNA GIORNATA DI LOTTA!Riscopriamo la Festa dei Lavoratori come momento di Lotta, Unità e Solidarietà:

Per il Diritto, la Sicurezza e la Qualità del Lavoro, senza rassegnarsi ad essere sfruttati.

"Otto ore di Lavoro, Otto di Svago, Otto per Dormire" con questa parola d'ordine 150 anni fa i lavoratori di tutto il mondo

dettero vita ad una straordinaria mobilitazione che vide il suo apice nella data del 1° Maggio 1886, a partire dalla quale gli

operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno.

Le grandi mobilitazioni che seguirono furono represse nel sangue, con l'uccisione negli stati uniti, di 21 manifestanti e

l'impiccagione a Chicago di 8 sindacalisti anarchici che avevano animato le proteste.

Dopo oltre un secolo la lotta per la riduzione dell’orario di lavoro, che in molti casi supera ancora le 8 ore giornaliere, si

associa alla lotta per un SALARIO ADEGUATO alla capacità di lavoro e alla dignità dei lavoratori, per la STABILITÀLAVORATIVA e per la SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO.

Oggi in Italia i lavoratori sono costretti a turni e ritmi massacranti a fronte di MILIONI DI DISOCCUPATI, SOTTOCCUPATI ELAVORATORI PRECARI, che lavorano SENZA TUTELE, SENZA DIRITTI e SENZA SICUREZZA; sono 1.300 le MORTI BIANCHE nel

2013 e nel 2014 i morti sono già più di 200.

VENITE IN PIAZZA CON NOI IL PRIMO MAGGIO CON LE VOSTRE FAMIGLIE:

• Per un Lavoro stabile ed un Salario Dignitoso per tutti• Per la Sicurezza sul posto di Lavoro

• Per la Solidarietà tra i Lavoratori e l'Unità delle Lotte• Per il diritto alla Casa, alla Salute ed alla tutela del Territorio

FIRENZE, PRIMO MAGGIO 2014

PIAZZA DEI CIOMPI alle ORE 9.30 PRESIDIO, ASSEMBLEA APERTA, CORTEO

Ritroviamoci, Discutiamo e Riprendiamoci il Nostro Futuro

nel pomeriggio le iniziative proseguono

FESTA PRIMO MAGGIO ALL'ISOLOTTO

Piazza dell'Isolotto

Pranzo ore 13.00 – Corteo 15.30

Dibattito con Rappresentanze sindacali 17.30

Organizzazione: Comitato promotore per la celebrazione

del 1° Maggio in Piazza Isolotto

Comitato Organizzativo: CUB Toscana, No Tav Firenze, Comitato Mondeggi Terra Comune, PMLI Firenze, Piattaforma Comunista, RSU47 Bordo Toscana, Clash City Worker, Una Citt in Comune, à PCL Firenze, Associazione il Mondo che Vorrei, RSU 47 Bordo Toscana,Coordinamento RSU\RLS Ferrovieri per la Sicurezza, Comitato No-Inceneritori,

RIVOGLIAMO

SCALA MOBILE

RIDURRE

ETÀ

PENSIONABILEFESTA PRIMO MAGGIO A MONDEGGI

Tendone delle Feste

dalle ore 15 alle ore 20

Musica Rock

Assaggi con prodotti di Mondeggi

Organizzazione: Comitato Mondeggi Terra Comune

Dal nostro corrispondente della ToscanaIl 23 aprile si spegnerà l’al-

to forno della storica fabbrica Lucchini di Piombino che verrà alimentata per un breve periodo solo a carbone, per non fare col-lassare l’impianto, fino ad arrivare allo spegnimento definitivo.

Un processo che sarà irrever-sibile e la cui responsabilità ricade interamente sui governi borghesi che si sono succeduti in questi anni e per ultimo su quello del Berlusconi democristiano Renzi.

Come denunciato dai sinda-cati, in particolare dalla Fiom di Piombino, lasciar morire il secon-do polo siderurgico italiano non è una decisione caduta dal cielo. Dietro questa strategia, vi sono gli interessi della “lobby dell’acciaio” della Germania e soprattutto ita-liana, curati entrambe da Renzi che favorirebbe i magnati Dufer-co, Feralpi e la stessa neo pre-sidente Eni Emma Marcegaglia

per spartirsi i “bocconi migliori”, recuperando quote di mercato.

La Lucchini fino al 1992 è stata di proprietà statale poi è passata al Gruppo Lucchini e nel 2005 alla russa Severstal del magnate Alexei Mordashov che dal 2009 non investe più nell’azienda, pre-ferendo l’acquisto di mega ville in Sardegna. Mordashov lascia la Lucchini che si ritrova in ammini-strazione straordinaria, un’azien-da che con l’indotto conta quasi 4.000 lavoratori e che da sola produce il 46% del Pil della città.

In merito al futuro Lucchini, gli operai hanno denunciato gli in-tralci e intoppi sempre per mano del governo Renzi e del commis-sario Piero Nardi, verso l’unico acquirente che si sia fatto avanti, la tunisina Smc che acquistereb-be tutto, compreso l’altoforno.

Gli stessi amministratori regio-nali come l’assessore al lavoro Gianfranco Simoncini e il gover-natore Enrico Rossi, entrambi del

PD, tentano di gettare acqua sul fuoco, sulla rabbia degli operai, facendo passare per positivi i contratti di solidarietà e l’even-tuale formazione dei lavoratori per traghettarli verso la costruzio-ne di nuovi impianti Corex e il for-no elettrico o trasformando il sito in un luogo di smantellamento navi e non più di produzione. Un progetto ancora fumoso negli im-pegni delle istituzioni, soprattutto dal punto di vista economico e anche pericoloso visti i prece-denti di altre fabbriche in crisi che ancora vedono i lavoratori con un futuro incerto.

Gli operai avvertono chiara-mente puzza di bruciato e sono combattuti nell’accettare gli “am-mortizzatori sociali” (che la rifor-ma Fornero prima e il Jobs act di Renzi elimineranno nei prossimi due anni) con una notevole ridu-zione di stipendio, fino anche a 300 euro, per un futuro incerto.

Comprendiamo la dispera-

zione che però a nostro avviso non va canalizzata nell’inefficace sciopero della fame, bensì in una lotta dura e compatta sprigio-nando tutta la forza e combatti-vità della classe operaia che non deve accontentarsi delle briciole elargite dai capitalisti.

Noi marxisti-leninisti siamo dalla parte degli operai, delle loro famiglie, ed esprimiamo loro la nostra solidarietà di classe. Il sin-dacato deve fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per garantire il futuro lavorativo di questi lavo-ratori, ricorrendo anche a misure di lotta dure e forti. La Lucchini e la sua produzione non deve chiu-dere.

La gestione di questo impor-tante sito siderurgico è la dimo-strazione di quanto le istituzioni borghesi siano colluse con gli in-teressi dei capitalisti, della gran-de borghesia e se ne infischiano del proletariato e delle masse popolari.

CONTRO LA CONVENZIONE GIUNTA PISAPIA-TOURING CLUB CHE IMPONE UN LAVORO GRATUITO “VOLONTARIO” PER IL PERSONALE MUSEALE

Precari e disoccupati comunali in piazza a Milano per il lavoro pagato e non regalato

Ben accolto il PMLI che propaganda il Documento che rivendica l’abolizione del precariato Redazione di MilanoNel pomeriggio di martedì

15 aprile si è svolta la manife-stazione denominata “via crucis precaria”, organizzata dai pre-cari del Comune di Milano, che al grido di “lavoro pagato e non regalato” ha percorso in corteo diverse tappe, la prima davanti a Palazzo Marino, sede della giunta arancione Pisapia, la seconda di fronte alla sede dell’assessorato al personale la cui titolare è l’ex manager padronale alle Risorse Umane della Nestlè Italia e della San Pellegrino Chiara Bisconti, e l’ultima tappa in Corso Italia pres-so la sede del Touring Club.

Motivo scatenante della prote-sta è stata la convenzione firmata dalla giunta arancione del neopo-destà Pisapia del vento che do-veva cambiare Milano (e si è visto come!) con il Touring Club per au-mentare l’uso di volontari al fine di garantire l’apertura dei musei da oggi fino a EXPO 2015; in

barba ai precari del Comune in-seriti in una graduatoria a tempo determinato, che tra l’altro non verrà più prorogata. È inconcepi-bile che il Comune investa deci-ne di milioni di euro per l’EXPO, favorendo lucrosi appalti per gli insaziabili appetiti del capitalismo finanziario e immobiliare, mentre

blocca le assunzioni e sfrutta la-voro gratuito.

L’unico Partito politico a por-tare solidarietà militante ai precari comunali alla manifestazione era il PMLI, tramite i compagni della Cellula “Mao Zedong” di Milano che hanno diffuso centinaia di volantini riportanti gli estratti del

documento dell’UP del Partito, dal titolo “Lottiamo e formiamo un grande fronte unito per aboli-re il precariato”, tra i quali i punti della piattaforma rivendicativa dei marxisti-leninisti sul tema. Sul retro del volantino erano riportati gli indirizzi internet per reperire per intero il suddetto Documento sulla pagina web del sito ufficiale, oppure scaricando il file in PDF de Il Bolscevico n. 13/2014, in più invitando a scaricare settimanal-mente il nostro giornale dall’ap-posita pagina del sito.

I nostri compagni, e il volanti-no da loro diffuso, sono stati ben accolti dai precari in lotta i quali si sono intrattenuti a discutere coi marxisti-leninisti che a loro volta li hanno invitati a non esita-re a rivendicare in modo esplicito il lavoro stabile, a salario intero a tempo pieno e sindacalmente tutelato, mettendo da parte la bandiera perdente del “diritto al reddito di cittadinanza”.

70% di tumori in più. L’azienda manipolava i test per nascondere la verità e continuare a inquinare

700 MILA ABRUZZESI HANNO BEVUTO L’ACQUA INQUINATA DALLA MONTEDISON LE AMMINISTRAZIONI LOCALI SAPEVANO MA TACQUEROL’Istituto Superiore di Sanità

ha reso ufficiale nei giorni scorsi ciò che 700 mila abruzzesi che abitano nelle province di Pe-scara e Chieti temevano da al-meno sette anni, precisamente da marzo 2007, quando il corpo forestale sequestrò la discarica Tremonti di Bussi e nell’agosto dello stesso anno mezzo Abruz-zo si ritrovò senza acqua: cioè che per decenni avevano bevuto e cucinato con acqua fortemente contaminata ed inquinata dalla discarica di veleni tossici dell’ex polo chimico Montecatini Edison di Bussi.

L’Istituto Superiore di Sanità ha indiscutibilmente appurato che l’acqua distribuita in tutta la Val Pescara è stata compromes-sa in modo significativo e persi-stente per effetto dello svolgersi di attività industriali di pesante impatto ambientale in aree ad

alto rischio per la falda acquife-ra e per le azioni incontrollate di sversamento, acqua che poi ve-niva distribuita senza controllo a tutta la popolazione.

E quello che è peggio è che gli enti preposti al controllo lo sapevano sin dal 2004 quando un professore di chimica di Torre de’ Passeri, Fausto Croce, aveva analizzato l’acqua e informato numerose autorità, e - dopo il sequestro nel marzo 2007 della discarica di Bussi - anche il Wwf e il Forum Acqua realizzavano ulteriori analisi dell’acqua che scaturiva dai rubinetti della Val Pescara scoprendo, come il prof. Croce, numerose sostanze con-taminanti, tossiche e pericolose per la salute umana e animale, e informando tempestivamente numerose autorità, tra cui gli enti gestori della distribuzione idrica Acquedotto e Ato oltre a Regione

Abruzzo, comuni e province inte-ressate, ma l’unica risposta fu la minaccia, da parte di Acquedotto e Ato, di una denuncia penale per procurato allarme, mentre dagli enti territoriali l’unica reazione fu il silenzio più assoluto.

Ma il Wwf e Forum acqua non si fermavano, anzi scoprivano che tutti gli enti da loro contattati sapevano dell’inquinamento dei pozzi denominati Sant’Angelo almeno dal 2004, e che la Asl, nel settembre dello stesso anno, aveva fatto allarmate segnalazio-ni al riguardo alla procura della Repubblica di Pescara. Le due associazioni ambientaliste veni-vano anche a scoprire che tra il 2004 e il 2007 c’erano state ripe-tute riunioni riservate nell’ambito degli enti preposti ed anche un intervento del ministero dell’Am-biente, nel giugno del 2005, in cui si metteva in rilievo la pericolosità

di sostanze cancerogene nell’ac-qua distribuita ai cittadini, che comunque non ricevevano alcu-na comunicazione ufficiale né da parte del ministero né da parte della Regione Abruzzo, e tanto meno da parte delle province o dei comuni interessati.

Anzi, nel 2007 la Regione in-viava una lettera riservata agli enti locali interessati invitandoli a “procedere con la massima cau-tela per evitare inutili allarmismi nei cittadini interessati dall’inqui-namento in atto”, in barba alla normativa in tema di potabilità che obbliga gli enti a informare i cittadini nell’immediatezza.

Nel frattempo la procura di Pescara metteva i sigilli ai pozzi nell’agosto 2007, promuoveva un’indagine nei confronti dei diri-genti di Montedison, una ventina dei quali venivano rinviati a giudi-zio di fronte alla corte di assise di Chieti, accusati di avvelenamen-to delle acque, disastro doloso, commercio di sostanze contraf-

fatte e adulterate, delitti colposi contro la salute pubblica, e infine truffa per avere ripetutamente manipolato i test ambientali per poter continuare a inquinare. È nell’ambito di questo processo che l’Avvocatura dello Stato ha richiesto una perizia all’Istituto Superiore di Sanità la quale ha concluso che “ai consumatori delle acque è mancata ogni in-formazione rispetto ai potenziali rischi per la salute associati al consumo di tali acque e a cui pertanto era preclusa la possibi-lità di adottare misure specifiche di prevenzione e mitigazione di tali rischi”. E questi rischi hanno nomi ben precisi, come il cloruro di vinile, il tricloroetilene, il cloro, la soda, la varechina, la formal-deide, il perclorato e il cloruro di ammonio - solo per nominare le sostanze più dannose per la sa-lute - parecchie delle quali sono sostanze cancerogene.

A proposito di tumori, recen-temente il Forum dei Movimenti

per l’Acqua ha reso noto il con-tenuto di un’indagine conoscitiva commissionata nel 2012 a quat-tro esperti dall’Agenzia Sanitaria Regionale dell’Abruzzo: secondo tale documento l’area metropoli-tana di Pescara, insieme alle città di Bussi e di Popoli e una parte dell’entroterra marsicano (proprio le zone interessate dall’inqui-namento idrico provocato dalla Montedison) vede un tasso di incidenza tumorale superiore del 70% a quello ritenuto fisiologico, e non è difficile comprenderne la ragione: la discarica di Bussi, dove sono state interrate quasi 1.800.000 tonnellate di rifiuti tos-sici e scarti industriali, è una vera e propria bomba ecologica sepol-ta alle pendici del Parco del Gran Sasso e di quello della Majella a poca distanza dalla confluenza dei fiumi Tirino e Pescara per un danno ambientale quantificato in 8,5 miliardi di euro e un costo di 600 milioni per la bonifica.

Milano, 15 aprile 2014. La diffusione del documento dell’UP del PMLI per l’a-bolizione del precariato durante la manifestazione dei precari del comune di Mi-lano (foto Il Bolscevico)

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N. 17 - 1 maggio 2014 esteri / il bolscevico 15Tra Usa, Russia , Ue e Ucraina

AccoRdo pRecARio A GinevRA sUll’UcRAinAI russofoni dell’Ucraina orientale non lo riconoscono

Il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, l’Alta rappre-sentante dell’Unione europea per gli Affari esteri Catherine Ashton e il ministro degli Esteri ucraino An-drei Deschytsia hanno firmato il 17 aprile a Ginevra, in sede Onu, un accordo che dovrebbe definire le tappe per arrivare alla smilitarizza-zione delle milizie illegali, all’eva-cuazione dei palazzi pubblici occu-pati e al riconoscimento dei diritti delle minoranze. Un documento che ha lo scopo di “ridurre la ten-sione” nel paese ma che finora si è dimostrato alquanto precario; sia perché i russofoni dell’Ucraina orientale non lo hanno riconosciu-to, sia perché anche se il governo filo-occidentale di Kiev ha sospe-so l’intervento armato nelle regio-ni dove i russofoni hanno occupato edifici istituzionali sono prosegui-ti contro di loro gli attacchi arma-ti da parte di gruppi filogovernati-vi. E fra Mosca e Washington sono subito partite reciproche accuse di violazione dell’intesa.

L’accordo quadripartito di Gi-nevra firmato prevede anzitutto che “tutte le parti in causa devono

evitare ogni violenza, intimidazio-ni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingo-no ogni espressione di estremi-smo, razzismo e intolleranza reli-giosa, compreso l’antisemitismo”. Prevede che “tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente de-vono tornare ai legittimi proprie-tari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati”. Garantisce l’amni-stia a tutti i manifestanti e a colo-ro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avran-no riconsegnato le armi, con l’ec-cezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini”. Afferma che “la missione di monitoraggio spe-ciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le au-torità ucraine e le comunità loca-li nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bi-sogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missio-ne, anche fornendo gli osservato-ri”. Avvia un “processo costituzio-

nale” che “deve essere inclusivo, trasparente e verificabile” a partire dalla “immediata ripresa di un am-pio dialogo nazionale che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina”.

I russofoni dell’autoproclama-ta ‘”Repubblica di Donetsk”, che occupano edifici amministrativi in una decina di città dell’est dell’U-craina affermavano di non sen-tirsi vincolati dall’intesa che loro non hanno firmato, continuavano a chiedere le dimissioni del nuovo governo filo-occidentale di Kiev, per loro “illegittimo”, e si diceva-no disponibili a un accordo col go-verno solo se sarà concesso il refe-rendum per definire lo status delle regioni di Donetsk e Lugansk, se saranno liberati i militanti russo-foni arrestati e disarmato il gruppo fascista Pravi Sektor, braccio ar-mato di fatto del governo di Kiev, nel quale occupano poltrone alcuni suoi dirigenti.

Il governo di Kiev non ritirava le forze militari dislocate nel sud est del paese nell’operazione mili-tare contro i russofoni, la sospen-deva solo per alcuni giorni per le feste pasquali. Poi sbandierava il

ramoscello di ulivo quando sia il presidente Olexandre Tourtchinov che il premier ad interim Arseni Iatseniouk affermavano che erano pronti a “varare una riforma costi-tuzionale che concederebbe ampi poteri alle regioni, accordando uno statuto speciale alla lingua russa e garantendo la protezione di quella lingua”. Verso Mosca la musica era diversa tanto che Kiev decideva di vietare l’ingresso sul suo territorio ai cittadini russi di sesso maschi-le e di età compresa tra i 16 e i 60 anni.

Il presidente russo Vladimir Pu-tin accusava il governo ucraino di usare la forza contro le popolazioni russofone del paese, “un grave cri-mine” che avrebbe portato il pae-se sull’orlo del baratro e auspicava di “non dover ricorrere all’uso del-la forza”, minacciando l’intervento armato. Alle sue parole replicava il presidente americano Barack Oba-ma che partiva dall’affermare che “l’opzione militare in Ucraina non è sul tavolo perché questa crisi non si risolve con il ricorso alla forza, ma con la diplomazia” e finiva per minacciare il Cremlino ricordan-dogli che “le nostre forze conven-

zionali sono di gran lunga più forti delle loro”.

Nel botta e risposta tra Mosca e Washington si inseriva il 19 aprile il ministro degli Esteri russo Ser-gey Lavrov che accusava gli Usa di violare l’intesa siglata a Gine-vra, e il governo di Kiev nel non voler sgomberare il presidio di piazza Maidan, cuore della rivol-ta contro il precedente regime del deposto presidente Viktor Yanuko-vich, e di aver permesso gli attac-chi contro i russofoni nell’est del paese. “La Russia metterà fine a

qualsiasi tentativo di scatenare una guerra civile in Ucraina” minaccia-va Lavrov.

Il sindaco della città di Sla-viansk, attaccata dagli armati fi-logovernativi, in un appello del 21 aprile rivolto a Putin chiedeva “di studiare al più presto la possibilità di inviare forze per il mantenimen-to della pace per difendere la popo-lazione contro i fascisti”.

Un appello che al momento sembra caduto nel vuoto ma che sottolinea la precarietà della “tre-gua” firmata a Ginevra.

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Un grande sciopero degli operai calzaturieri scuote la cina

Più della metà dei quasi 60 mila addetti nei sette stabilimenti cine-si di Dongguan della Yue Yuen, la più grande produttrice di scar-pe sportive al mondo di proprietà taiwanese, sono scesi in sciopero a partire dal 14 aprile per protesta-re contro il mancato versamento dei contributi sociali. Lo sciope-ro era iniziato con la partecipazio-ne di un migliaio di lavoratori che avevano dato vita a un corteo per le strade della città prima di esse-re fermati dalla polizia. Nei giorni seguenti lo sciopero era prosegui-to con manifestazioni in piazza cui partecipavano un numero maggio-re di lavoratori che rivendicavano aumenti salariali del 30%, l’assi-curazione sanitaria, agevolazioni sulle abitazioni, risarcimenti in caso di incidenti sul lavoro.

Gli stabilimenti della fabbri-ca di calzature che si trovano nel distretto industriale compreso tra Hong Kong e Guangzhou, sono della Yue Yuen Industrial Hol-dings, una società taiwanese che ha la propria sede ufficiale ad Hong Kong e stabilimenti indu-striali in diversi Paesi asiatici, ol-tre che in Messico e Stati Uniti. Con un valore di mercato di 5,4 miliardi di dollari, è il gruppo ma-nifatturiero più grande al mondo nel settore delle calzature sporti-ve e casual. Nei siti di Dongguan si costruiscono scarpe per i prin-cipali marchi internazionali quali Nike, Adidas, Reebok, Asics, New Balance, Puma e Timberland. An-che nel settore delle calzature sportive e casual le multinaziona-li hanno delocalizzato in Cina per avere maggiori profitti, grazie alle porte aperte dal regime revisio-nista e capitalista di Pechino che garantisce loro la possibilità di un supersfruttamento dei lavoratori senza sufficienti garanzie sindaca-li. Fino a quando gli scioperi e le

proteste sociali, che nella città si verificano a cadenza regolare ora-mai da circa tre anni, dimostrano che i lavoratori non sono più di-sposti ad accettare passivamente queste condizioni.

Un primo sciopero era già stato indetto lo scorso 5 aprile quando i vertici dello stabilimento di Dong-guan avevano rifiutato di aprire una trattativa con gli operai pro-mettendo comunque di regolariz-zare il versamento dei contribu-ti. Ma non succedeva nulla e una

decina di giorni dopo, il 14 aprile, partiva la prima protesta. La dire-zione della Yue Yuen annunciava un nuovo piano di garanzie socia-li a favore dei propri operai soste-nendo che comunque lo sciope-ro non aveva influito più di tanto sulla produzione. I lavoratori re-spingevano l’offerta dell’azienda e intensificavano lo sciopero che bloccava quasi completamente la produzione per alcuni giorni. La loro richiesta principale restava il versamento completo, compre-

si gli arretrati, dei loro contributi pensionistici.

Molti degli operai che lavorano negli stabilimenti della Yue Yuen di Dongguan provengono dalle provincie limitrofe e a causa delle leggi cinesi non possono trasferi-re la loro assicurazione sociale se non viene pagata dall’azienda una sovrattassa. L’azienda si rifiuta di pagare questo supplemento e non è la sola nel paese. L’associazio-ne China Labor Watch ha recente-mente denunciato che da una pur

limitata indagine è risultato che non sono poche le aziende che non pagano i contributi ai propri di-pendenti, spesso con la complicità

dei governi locali che si limitano a chiedere alle aziende di pagare la copertura assicurativa solamen-te per pochi operai.

durissima la repressione della polizia: 15 morti a maoming, secondo gli organizzatori

Rivolte in Cina ContRo la fabbRiCa dei veleniGli abitanti di Maoming, nel-

la industrializzata provincia me-ridionale del Guangdong, sono scesi in piazza il 30 marzo per chiedere il blocco dell’amplia-mento della locale fabbrica di pa-raxilene (PX), un componente chi-mico fondamentale per l’industria delle bottiglie di plastica e dei tes-suti in poliestere ma estremamen-te dannoso se ingerito o inalato. Un gruppo di alcune centinaia di manifestanti, molti con maschere antigas e cartelli contro le autorità locali e contro l’ampliamento del-la fabbrica chimica che rischia di peggiorare ancora di più la situa-zione ambientale e il tasso di in-quinamento nella città, si era ri-unito davanti alla sede locale del partito revisionista cinese e dava vita a un corteo che si ingrossava mentre sfilava; erano oltre un mi-gliaio i manifestanti quando la po-lizia è intervenuta per disperdere il corteo.

Il 31 marzo la protesta è pro-seguita con un altro corteo per le vie della città e al nuovo interven-

to repressivo della polizia, che ha usato senza risparmio lacrimoge-ni e manganelli elettrici, i mani-festanti hanno risposto lanciando pietre e bottiglie. Negli scontri che sono durati per diverso tempo, se-condo alcune fonti, vi sarebbero stati numerosi feriti e alcuni morti tra i manifestanti. Il bilancio del-la polizia registra 18 arresti e 15 feriti. Le proteste sono continuate fino al 4 aprile solo grazie al mas-siccio schieramento della polizia che è arrivata a piantonare in forze fabbriche e scuole della cittadina.

Le autorità locali affermavano che lo sviluppo dell’impianto non avrebbe danneggiato né l’ambien-te né la salute perché non è accer-tato che il PX sia un canceroge-no mentre era certo che avrebbe portato nuova ricchezza. La po-polazione di Maoming non si fi-dava delle rassicurazioni delle au-torità anche perché negli ultimi anni sono state al centro di inda-gini per corruzione che hanno co-stretto molti dirigenti alle dimis-sioni e perché l’impianto è gestito

congiuntamente da una consocia-ta del governo locale e dalla Sino-pec, il gigante statale del petrolio. L’amministrazione locale è quin-di parte interessata agli affari del-la fabbrica chimica dove tra l’altro secondo un rapporto di Oriental Outlook, settimanale dell’agenzia Xinhua, sono già avvenute negli scorsi anni numerose violazioni nelle procedure di approvazione o valutazione di impatto ambientale dei progetti petrolchimici.

A dare manforte alla battaglia degli abitanti della città sono inter-venuti manifestanti di Shenzhen e Guangzhou, i due grandi cen-tri metropolitani del Guangdong, scesi in piazza con cartelli sui qua-li si potevano leggere frasi come “No al PX di Maoming” o “Can-cellate il progetto PX”. I manife-stanti chiedevano inoltre il rilascio immediato degli arrestati di Mao-ming.

Lo scorso anno il ministero dell’ambiente cinese ha ricono-sciuto per la prima volta l’esisten-za dei “villaggi del cancro”, che

sarebbero non meno di 200, pic-coli centri soffocati da fabbriche inquinanti fuori controllo dove il tasso di mortalità per tumori è di gran lunga superiore alla media nazionale, già alta. Secondo dati ufficiali, 280 milioni di cinesi be-vono acqua insalubre mentre non meno di 110 milioni di persone vi-vono a meno di due chilometri da

un sito industriale pericoloso. Nel marzo scorso, in occasione della riunione annuale dell’Assemblea del Popolo, il premier Li Keqiang ha dichiarato ufficialmente guerra all’inquinamento ma nei fatti nel-la Cina capitalista prevale la legge del massimo profitto, dello sfrut-tamento dei lavoratori e dell’am-biente.

Rivendicano aumenti salariali, diritti e maggiori tutele

Guangdong (Sud della Cina). Una delle manifestazioni di protesta contro l’im-pianto chimico di paraxilene nella città di Maoming

Dongguan, Cina del sud, provincia di Guangdong. Manifestazione a cui hanno partecipato decine di migliaia di lavoratori in sciopero per aumenti salariali, diritti e tutele sindacali e di sicurezza sul lavoro

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 9 - 6 marzo 2014

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69° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo