Settemiglia - anno IV, n°5

28
settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus ...e ritorno Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa anno IV ‐ n°5 “...tu sei colei che scioglie tutti i nostri nodi”

description

Giornale della Parrocchia San Francesco di Paola - Scafati (Sa) Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola

Transcript of Settemiglia - anno IV, n°5

Page 1: Settemiglia - anno IV, n°5

settemigliada Gerusalemme ad Emmaus ...e ritorno

Dioces i d i Nola – Parrocch ia San Francesco d i Paola – Scafat i – Sa

anno IV ‐ n°5

“...tu sei colei che scioglie tutti i nostri nodi”

Page 2: Settemiglia - anno IV, n°5

di REDAZIONE

Una riproduzione del quadrodi MARIA CHE SCIOGLIE I NODI

St. Peter am Perlach, Augusta (Germania)

settemiglia | Giu - Lug - Ago 20142

Page 3: Settemiglia - anno IV, n°5

Maria che scioglie i nodiOrigine storica e iconografica della devozione

L’immagine è quella di Mariaassunta in Cielo e coronata distelle. Essa è giovane, bella, vestita

di rosso con un drappo blu che volteg-gia sopra le spalle e i fianchi. Maria haun atteggiamento sereno, ma è tuttaconcentrata sul compito che le è affida-to: sciogliere i grossi e piccoli nodi di unnastro bianco, aggrovigliato, offertoleda sinistra da un angelo, per poi lasciar-lo scivolare a destra, ormai libero esciolto, nelle mani di un altro angelo. Il dipinto si ispira ad una storia vera:quella del nobile WolfgangLangenmantel sposatosi nel 1612 conSophia Imhoff. Il matrimonio di questisposi entrò presto in crisi. Volendo evi-tare il divorzio ormai imminente,Wolfgang Langenmantel si recò aIngolstadt per consigliarsi con il sacer-dote gesuita Jakob Rem, riverito da tuttiper la sua esperienza, la pietà e la straor-dinaria intelligenza. Grazie alle preghie-re innalzate alla Vergine Maria in com-pagnia con questo saggio sacerdote,Wolfgang Langenmantel ottenne dellegrazie speciali e la sua situazione fami-liare mutò in meglio.

Era tradizione, in quel tempo, che ilgiorno del matrimonio agli sposi venis-se regalato un nastro confezionato damonache, il quale simboleggiava l’unio-ne indissolubile degli sposi. Ognunodei due sposi doveva procurare il nastroche poi, unito, avrebbe legato gli sposiabbracciati durante il rito nuziale. Il 28Settembre 1615, Padre Jakob Rem stavapregando di fronte all’immagine dellaVergine Maria Nostra Signora dellaNeve, e durante il rituale di azionesolenne, sollevando il nastro matrimo-

niale dei coniugi Langenmantel,improvvisamente si sciolsero tutti i nodifacendolo diventare liscio. Confermatada questo evento straordinario la coppiain crisi evitò il divorzio e il matrimoniocontinuò. A commemorazione del-l'evento il figlio del nobile, HieronymusLangenmantel, nel 1700 decise didonare come ringraziamento un altaredi famiglia dedicato alla Madonna delBuon Consiglio nella chiesa di SanPietro in Perlach. Incaricò allora il pit-tore Johann Melchior Schmidtner dieseguire la pala che rappresenta laMadonna nell’atto di sciogliere i nodi diun nastro matrimoniale. Alla base deldipinto è raffigurato l'arcangeloRaffaele mentre conduce Tobia versoSara, la sua futura sposa (Tb 12,6-7;12-18).

Il significato “matrimoniale” del dipin-to assunse presto nuove connotazioni eMaria che scioglie i nodi di Perlachvenne presto venerata e invocata ancheper tante altre situazioni difficili dadistricare. Da questa piccola cappelladella Baviera, l’immagine e la devozionealla Madonna che scioglie i nodi si dif-fuse in tutto il mondo anche grazieall’opera di divulgazione iniziata inArgentina nel 1980 dal cardinaleBergoglio, arcivescovo di Buenos Aires,oggi Papa Francesco.

Significato teologico: la parola del PapaLa fede di Maria scioglie il nodo delpeccato (cfr Con Ecum. Vat. II, Cost.dogm.Lumen gentium, 56). Che cosasignifica? I Padri conciliari [delVaticano II] hanno ripreso un’espressio-ne di sant’Ireneo che dice: «Il nodo

3settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

Page 4: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 20144

della disobbedienza di Eva ha avuto lasua soluzione con l’obbedienza diMaria; ciò che la vergine Eva aveva lega-to con la sua incredulità, la vergineMaria l’ha sciolto con la sua fede»(Adversus Haereses III, 22, 4).

Ecco, il “nodo” della disobbedienza, il“nodo” dell’incredulità. Quando unbambino disobbedisce alla mamma o alpapà, potremmo dire che si forma unpiccolo “nodo”. Questo succede se ilbambino agisce rendendosi conto di ciòche fa, specialmente se c’è di mezzo unabugia; in quel momento non si fidadella mamma e del papà. Voi sapetequante volte succede questo! Allora la relazione con i genitori habisogno di essere pulita da questa man-canza e, infatti, si chiede scusa, perchéci sia di nuovo armonia e fiducia. Qualcosa di simile avviene nel nostrorapporto con Dio. Quando noi non loascoltiamo, non seguiamo la sua volon-tà, compiamo delle azioni concrete incui mostriamo mancanza di fiducia inLui - e questo è il peccato -, si formacome un nodo nella nostra interiorità.E questi nodi ci tolgono la pace e laserenità. Sono pericolosi, perché da piùnodi può venire un groviglio, che èsempre più doloroso e sempre più diffi-cile da sciogliere.Ma alla misericordia di Dio - lo sappia-mo - nulla è impossibile! Anche i nodipiù intricati si sciolgono con la sua gra-zia. E Maria, che con il suo “sì” ha aper-to la porta a Dio per sciogliere il nododell’antica disobbedienza, è la madreche con pazienza e tenerezza ci porta aDio perché Egli sciolga i nodi dellanostra anima con la sua misericordia diPadre. Ognuno di noi ne ha alcuni, epossiamo chiederci dentro al nostrocuore: quali nodi ci sono nella mia vita?“Padre, i miei non si possono scioglie-re!”. Ma, questo è uno sbaglio! Tutti inodi del cuore, tutti i nodi dellacoscienza possono essere sciolti.

Chiedo a Maria che mi aiuti ad averefiducia nella misericordia di Dio, perscioglierli, per cambiare? Lei, donna difede, di sicuro ci dirà: “Vai avanti, vaidal Signore: Lui ti capisce”. E lei ciporta per mano, Madre, Madre, all’ab-braccio del Padre, del Padre della mise-ricordia.

PAPA FRANCESCO, Discorso 12 ottobre 2013

Ecco il testo della «Preghiera a Mariache scioglie i nodi», diffusa con l’im-primatur dell’allora arcivescovo diBuenos Aires monsignor Bergoglio.Santa Maria, piena della Presenza di Dio, durante igiorni della tua vita accettasti con tuttaumiltà la volontà del Padre, e il Maligno mai fu capace di imbro-gliarti con le sue confusioni. Già insieme a tuo Figlio intercedesti perle nostre difficoltà e con tutta semplicitàe pazienza ci desti un esempio di comedipanare la matassa delle nostre vite. E rimanendo per sempre come MadreNostra poni in ordine e fai più chiari ilegami che ci uniscono al Signore.Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra, tu checon cuore materno sciogli i nodi chestringono la nostra vita, ti chiediamo diricevere nelle tue mani... e che ci liberidai legacci e dalle confusioni con cui citormenta colui che è nostro nemico.Per tua grazia, per tua intercessione, conil tuo esempio liberaci da ogni male,Signora nostra, e sciogli i nodi cheimpediscono di unirci a Dio affinché,liberi da ogni confusione ed errore, pos-siamo incontrarlo in tutte le cose, pos-siamo tenere riposti in lui i nostri cuori e possiamo servirlo sempre nei nostrifratelli. Amen.

di REDAZIONE

s

Page 5: Settemiglia - anno IV, n°5

5settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

settemiglia

MESE GIUGNO - LUGLIO - AGOSTO 2014

Supplemento a IN DIALOGOMensile della Chiesa di Nola

Aut.ne Trib. di Napolin. 3393 del 7/03/1985

Direttore ResponsabileMARCO IASEVOLI

Coordinatore RedazioneDON GIUSEPPE DE LUCA

RedazioneVINCENZO FIORENZA

PASQUALE VELLECA

ENZO VITIELLO

ALFONSO QUARTUCCI

ELENA FIORENZA

VINCENZO DONNARUMMA

RubricheROSA MATARAZZO

FRANCO CIPRIANO

FRANCESCO QUAGLIOZZI

VignetteROSARIA SCOTTO

E‐Mail ed [email protected]

Per leggere e scaricare lepubblicazioni precedenti:

www.settemiglia.it

StampaArti Grafiche Bruno

grazie a Coppola Spa

Il tempo libero o il tempo liberato?Essere liberi vuol dire avere tempolibero? L’estate propone sempre que-sto problema. Anche se non ci pen-siamo. Avere tempo libero, anticaprerogativa di nobili e signori, statornando per molti a essere un lusso.Le necessità urgono. E comunquel’estate sembra spesso comunicare amolti la furia di riempirsi il tempoin qualche (a volte qualsiasi) modo.Perché, appunto, l’uomo cerca la

libertà ma non è detto che ciò signi-fichi avere tempo libero. D’estate quindi corriamo tutti ilrischio di «riempirci» il tempo pur dinon sentire il fiato morto di unospazio che lasciato vuoto sembrainghiottirci o spaventarci.Ci auguriamo che questo non sia untempo vuoto riempito, ma untempo in cui la libertà riempie eanima più tempo, più vita.

In questo numero

COPERTINAdi Redazionepag. 3-4

TEMPOdi Luisa Iaccarinopag. 6-7

DIOCESIdi Beniamino Depalmapag. 8

TEMPOdi Rosa Matarazzopag. 9

TEMPOdi Enzo Fiorenza pag. 10-11

VOLTIdi Pasquale Vellecapag. 12-13

TEMPOdi Pasquale Violantepag. 14-15

TRAMEAFRICANEdi Enzo Nuccipag. 16-17

UNASTORIAdal Webpag. 18-19

TEMPOdi Elena Fiorenzapag. 20-21

ARTEdi Franco Ciprianopag. 22 / 26

Page 6: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 20146

Questione di tempoQuando un orologio non basta

Gli antichi greci avevano duemodalità per riferirsi al tempo:Kronos, cioè il tempo crono-

logico che passa inesorabilmente eKairòs, cioè il tempo propizio, ilmomento giusto, l’occasione dacogliere prontamente quando passa.Oggi viviamo schiacciati da Kronos,che non a caso era rappresentato comeun gigante mostruoso che mangia ipropri figli, Kronos è un dio che divo-ra ciò che genera.

Il tempo è denaro e non vogliamospenderne neanche un secondo, prefe-riamo non investirlo oppure, in alter-nativa, lo sperperiamo.

Vivi il momento, consuma il presente,scegli ciò che puoi ottenere nell’imme-diato; la mentalità aziendale ci ha abit-

uati a scelte rapire e immediatamentefruibili, ci interessa il quando non ilperché.Ma noi non siamo fatti per l’attimo. Vivere un tempo composto da unasemplice sequenza di istanti ci esaurisce. Abbandonandoci al capriccio delmomento, ad una voglia che duraquanto il tempo di una pubblicità,troppo spesso trascuriamo il desideriodi felicità che tutti ci portiamo dentro,un desiderio che invece ha bisogno ditempo per poter giungere a pienezza,deve passare attraverso il travaglio e lagioia dell’attesa perché esso possa disp-iegarsi e maturare.

Nel Nuovo Testamento si parla diKairòs come tempo di Dio, tempodove Dio agisce.Il Kairòs è il tempo che ci è stato dona-

di LUISA IACCARINO

Page 7: Settemiglia - anno IV, n°5

7settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

to, non è un tempo vuoto ma untempo da accogliere per dargli valore Come facciamo valore al tempo? Nell’incontro.Dall’incontro significativo con le cose,con le persone, con Dio nasce l’oppor-tunità di costruire la nostra vita non sudate ed ore ma puntando all’Eternità.Non dobbiamo dimenticare che Dioha dato fiducia allo scorrere dei giorni,si è presentato a noi entrando nelladimensione propria dell’uomo e allorail tempo diventa un’occasione donat-aci perché possiamo decidere di noistessi, perché possiamo sceglierel’Eternità. Dio vuole che l’Eternità si giochi neltempo.

In quest’ultimo periodo, però, la paro-la tempo la troviamo solo ed esclusiva-mente associata alla parola crisi manon dobbiamo lasciarci abbattere.È vero che il tempo di crisi è il tempodell’inganno, dell’interesse, dei falsiconsolatori, della violenza, del “si salvichi può”, ma è anche il tempo dei tes-timoni.Non possiamo stare fermi e subire il

corso degli eventi, non possiamo bloc-carci nell’istantaneità.Non possiamo stancarci di cercare ilsenso, l’incontro, il valore, l’opportu-nità per cambiare le cose.Non possiamo, perché non siamo statichiamati all’indifferenza.Eppure molti di noi che con gioiapopoliamo le aule liturgiche ladomenica, nei giorni feriali fuggiamodalle nostre responsabilità e ci fin-giamo sordi al grido di dolore che civiene dall’altro.Ricordiamoci che si può essere credentidi vecchia data ma con il cuore spento.

s

Page 8: Settemiglia - anno IV, n°5

di BENIAMINO DEPALMA

s

settemiglia | Giu - Lug - Ago 20148

Carissimi sacerdoti e fedeli, il tempoestivo non è tempo di riposo per lenostre comunità parrocchiali.

L’attenzione alle persone e al popolo che ilSignore ci ha affidato non va “in vacan-za”. E di questo, abbiamo testimonianzaanche nel fiorire di iniziative e feste che,partendo dalla fervida devozione popolaredelle nostre terre, hanno poi una declina-zione finalizzata a favorire l’aggregazionee le relazioni interpersonali. Alla luce diquesti appuntamenti, come pastore dellaChiesa di Nola vi chiedo alcune attenzio-ni pastorali:- non dimenticate gli ultimi! Nelle orga-nizzazioni, l’aspetto della solidarietà versofamiglie e persone bisognose dei vostri ter-ritori sia posta nettamente dinanzi adaltri tipi di esigenze. È certamente bellovedere fuochi d’artifici belli e colorati cheilluminano il cielo, ciò rallegra tanto inostri figli, ma rallegra il cuore dei bam-bini, e il cuore di Dio, anche la capacitàdi trasformare i nostri momenti di festa inmomenti di generosità;- siate sobri! Non esasperate la dimensio-ne estetica e mondana delle feste: proprioin considerazione della matrice religiosadi tante iniziative, ci sia cura perchéanche i momenti di divertimento non tra-valichino i limiti del buongusto;- tutelate e promuovete la legalità!Quando l’iniziativa è promossa dalla par-rocchia, ci sia massimo coinvolgimento deiConsigli pastorali e dei Consigli affari eco-nomici. L’obiettivo è che i comitati, e gliapparati organizzativi, siano uno stru-mento per rendere protagonista la comuni-tà e le persone di buona volontà. Su que-sti temi non possono esserci “appalti” e

“deleghe in bianco” affidate a singole per-sone o famiglie. È inoltre serio e doverosotenere una contabilità trasparente e con-sultabile da tutti, perché si sappia dove vaa finire ogni euro raccolto.Queste indicazioni, che qui ho riportatoin breve ma che ho avuto già modo dimettere per iscritto in più corposi docu-menti (ricordo inoltre l’importante docu-mento del giugno 2013 della Conferenzaepiscopale campana), hanno il fine di sal-vaguardare la qualità e la forza evangeliz-zatrice delle feste comunitarie. Invito iparroci, e i fedeli tutti, a vigilare conresponsabilità perché dietro il nome di Dioe dei Santi non si celino intollerabili affa-ri opachi e altrettanto intollerabili sprechi.Di recente, in un importante convegno inVaticano, il Papa ha detto: “Quando l’uo-mo non è al centro, il centro viene occupa-to da qualcos’altro di cui l’uomo stessodiviene servo”. Al centro delle nostre festeci siano le persone, la fede e la solidarietà.

Perché questo non siatempo sciupatoLettera alle comunità parrocchiale per un’estate a misura d’uomo

Page 9: Settemiglia - anno IV, n°5

9settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

s

Come dare una definizione ditempo se questo è interpretatoda ognuno in un

modo del tutto unico e differente?Il tempo non passa mai per chi attendeuna risposta, per chi aspetta notizie, perchi si annoia. Il tempo corre troppoveloce per chi è felice, per chi è innamo-rato, per chi fa le cose che ama, per chial mattino deve alzarsi presto.Il tempo è cattivo e allo stesso tempopuò essere prezioso. Chiedetelo ad unamamma che ha partorito il suo bambi-no troppo presto, al conducente diun'ambulanza che ha incontrato unauto fuori posto e avrebbe potuto salva-re quella vita, ad un figlio che, se fossearrivato qualche secondo prima alcapezzale di suo padre, avrebbe potutodirgli "ti voglio bene" per l'ultima o perla prima volta. Chiedete a chi sta male,quanto sia prezioso il tempo trascorsoin compagnia; ad un anziano, chiedetequanto sollievo provi nell' essere ascol-

tato. Chiedete ad un bambino quantosia importante e quanto lo faccia senti-re desiderato, passare del tempo con ipropri genitori e quanto questo lo rendafelice più che trascorrere ore davanti adun computer. Chiedete ad un neonatoquanto il tempo trascorso tra le bracciadella sua mamma sia fondamentale perlo sviluppo dei suoi sensi, delle sueemozioni, delle sue sensazioni.Ma il tempo è anche speranza. Perché èlui che aggiusta le cose, che mette alloro posto tutti i pezzi cambiando noistessi, le situazioni, le relazioni ed è luiche fa sì che ogni momento diventi unbello o un cattivo ricordo.Dunque, ad ognuno e ad ogni cosa, ilsuo tempo.Per amare, per pregare, per sperare, perascoltare, per spiegare, per capire, perriflettere, per non mollare... per respira-re e ricominciare.Perché, ciò che è certo del tempo, è chenon è mai troppo tardi per farlo.

Una riflessioneNessuna cosa ci appartiene, soltanto il tempo. (Lucio Anneo Seneca)

di ROSA MATARAZZO

Page 10: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201410

di VINCENZO FIORENZA

Tempo è vitaTra misure e scelte

Quella del tempo è una nozionecosì complessa che preferisconon entrarci affatto. Mi basta

dire che il tempo esiste se c’è qualcunoche lo misura. Se così non fosse, che dif-ferenza ci sarebbe tra l’eternità e un atti-mo? E se anche c’è chi lo misura, chi nestabilisce la durata esatta? Chi ci diceche sia proprio quella la più giusta? Nonavete mai sperimentato la diversa lun-ghezza di un’ora? Cioè, per meglio dire,nessuno mette in dubbio che in un’oraci siano sessanta minuti, ma, proprioperché sono io a misurare il mio tempo,quei sessanta minuti possono diventaretre o trecento. Se sto con la mia fidan-zata e sto vivendo l’emozione più fortedella mia vita, allora quella stessa oradiventa di tre minuti. Se, invece, devouscire con la persona più antipatica,scostante, pedante e noiosa del mondo(Dio ce ne scampi), per me il tempo siferma, non passa mai e in un’ora possocontare anche trecento minuti. E poi,avete mai assistito ad una finale di cal-cio? Quanto durano i minuti di recupe-ro per la squadra che sta sull’uno a zero?Quanto, invece, per quella che sta per-dendo? Passando poi, alle varie età dellavita, non è vero che fino ai trenta, qua-

ranta, gli anni sembrano non passaremai? Non sembra di essere i padroni ditutto, del tempo come della realtà? E,una volta superata la soglia dei cinquan-ta, non sembra che tutto cominci adaccelerare, quasi che le giornate diventi-no di dodici ore? A dire il vero, oggi lecose sono molto cambiate. Grazie allamedicina, alle palestre, al buon cibo,alla cultura del bello, e alla straordinariavoglia di vivere che hanno le personeanziane, il rapporto giovani-vecchi si èmodificato, a volte addirittura invertitotanto da non sapere bene chi è da defi-nire giovane e chi vecchio. Ovviamentenon si parla di differenze anagrafiche,quanto piuttosto di stati d’animo, dimodi di percepire se stessi e il mondo incui si vive. Ho conosciuto ragazzini cheavevano un tale pessimismo, che silasciavano così tanto condizionare dalleregole loro imposte dall’esterno (fami-glia, scuola, associazioni) che sembrava-no robot, automi, esseri privi di senti-menti e di coraggio. Mi fa ancora tantomale pensare a tutti quei ragazzi che,per motivi a volte veramente incom-prensibili al buon senso, si sono tolti lavita. Non hanno avuto il tempo diriflettere con serenità sulla loro condi-

Page 11: Settemiglia - anno IV, n°5

11settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

zione, erano così spaventati e soli, chescomparire è sembrata loro la soluzionemigliore. Porsi davanti alla realtà edesservi pienamente inseriti, con la pro-pria testa, le proprie gambe, i proprisentimenti e le proprie emozioni, signi-fica regalarsi il tempo della propria vita.Può durare cinquanta o cento anni(meglio cento e in salute!), poco contaperché abbiamo capito che non è ladurata del tempo che dà valore agli anniche viviamo, ma la sua qualità. Direquesto, però, ad un esperto di finanza,tutto proteso verso il massimo profittopossibile e continuamente in lotta con-tro il tempo, significa solo farsi ridico-lizzare. Per lui la qualità della vita non èbere un buon bicchiere di vino sinceroin compagnia dei propri amici, o impa-stare la farina col lievito e aspettare,aspettare, aspettare… fino a veder cre-scere l’impasto che poi diventerà ilmiglior pane del mondo, fragrante, pro-fumato e saporito, o stare vicino al pro-prio bambino e cullarlo dolcemente,con tutto l’amore che si ha, leggendoglifiabe e cantandogli melodie, o passeg-giare con la donna o l’uomo della pro-pria vita, senza il cellulare all’orecchio,

ma tenendosi mano nella mano, guar-dandosi negli occhi e sussurrandosidolci parole d’amore, o ascoltare conattenzione il proprio paziente e leggerenelle sue parole non solo i sintomi dellamalattia, ma una richiesta di aiuto, dicomprensione, di conforto e di speranzaprima ancora che di medicine, o fermar-si davanti alla bottega di un falegname evedere con quanta cura lavora curvo sultelaio di legno dal quale nascerà unasplendida e unica porta d’armadio. Perlui, per l’esperto di finanza, il temponon è mai abbastanza, le giornatedovrebbero essere di quarantotto ore,mentre per il contadino la giornata nonsi conta con l’orologio, ma con il cuoree con le lodi al buon Dio che gli daràfrutti in abbondanza. s

Una scena tratta dal film"The wolf of Wall Street"con LEONARDO DI CAPRIO

nei panni di uno spre-giudicato J. Belfort unodei più famosi brokerdella Borsa Americana.

Da uno dei lavori piùduri della terra, ciò che di più bello ebuono l'uomo ha saputoricavare: il pane.

Page 12: Settemiglia - anno IV, n°5

Chiara Corbella Petrillo“Siamo nati un giorno, e non moriremo mai più”

di PASQUALE VELLECA

Non si può restare impassibili difronte a questa storia di santitàdei nostri giorni. Una storia che

merita di essere conosciuta e raccontata,perché è una dimostrazione di come siapossibile realizzare oggi le parole diGiovanni Paolo II quando disse:“Tuttipossono aspirare alla santità, la misuraalta della nostra vita quotidiana”.Soprattutto è la prova che, nonostantesiamo immersi in una società egoista cheinsegna a salvaguardare il proprio benes-sere prima di ogni altra cosa, c’è ancorachi, con la forza della fede, è capace dimorire per l’altro, di sacrificare la pro-pria vita pur di permettere ad una nuovadi nascere.Chiara, una ragazza romana di soli 28anni, bella, solare, con il sorriso sempresulle labbra, è morta il 13 giugno 2012,per aver rimandato le cure che avrebbe-ro potuto salvarla, pur di portare a ter-mine la gravidanza del suo Francesco.Non era la prima gravidanza di Chiara.Pochi mesi dopo le nozze con Enrico,Chiara era rimasta incinta di Maria, unabimba a cui sin dalle prime ecografie,era stata diagnosticata un’anencefalia,ovvero una malformazione congenitaper cui sarebbe nata priva totalmente oparzialmente dell’encefalo. I due giovanisposi accolsero senza alcuna esitazionequesta nuova vita come un dono di Dio,celebrando il battesimo e accompagnan-dola nella sua «nascita in cielo dopo soli30 minuti di vita della piccola ».Alcuni mesi dopo, una nuova gravidan-za. Anche in questo caso, però, la gioiadella notizia venne minata dalle primeecografie che non facevano presagirenulla di positivo. Il bimbo, un maschiet-

to di nome Davide, sarebbe nato senzagli arti inferiori e con malformazioniviscerali. Chiara ed Enrico deciserocomunque di portare a termine la gravi-danza, dettata soltanto da una scelta difede, frutto della convinzione che lechiavi della vita e della morte sonocustodite solo da Dio.La coppia infatti attese la nascita delbambino, il 24 giugno 2010, e dopoaver celebrato subito il suo battesimoaccompagnò con la preghiera la suabreve vita fino all’ultimo respiro.Nonostante le sofferenze, per questegrandi prove affrontate, Chiara edEnrico non si sono mai chiusi alla vita,tanto che dopo qualche tempo arrivòun’altra gravidanza: Francesco.Questa volta dalle ecografie tutto facevapresagire al meglio per la salute delnascituro, tuttavia al quinto mese aChiara i medici diagnosticarono una

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201412

Page 13: Settemiglia - anno IV, n°5

lesione della lingua che dopo un primointervento, si confermò essere un carci-noma.Chiara senza alcuna esitazione decise difar nascere il suo bimbo Francesco, pursapendo di correre un grave rischio perla sua salute. Rimandò infatti le sue cureportando avanti la gravidanza, facendonascere questo figlio tanto atteso il 30maggio 2011. Solo dopo il parto, infat-ti, poté sottoporsi a un nuovo interven-to chirurgico più radicale e poi ai succes-sivi cicli di chemio e radioterapia. MaChiara, consumata nel corpo fino a per-dere anche la vista dell’occhio destro,dopo un anno, non ce l’ha fatta. Chiara,avrà perso il suo combattimento terre-no, ma ha vinto la vita eterna e ha dona-to a noi tutti una vera testimonianza disantità.“Una seconda Gianna Beretta Molla” l’hadefinita il cardinale Agostino Vallini. “La vita è come un ricamo di cui noivediamo il rovescio, la parte disordina-ta e piena di fili, di tanto in tanto, peròla fede ci permette di vedere un lembodella parte dritta”. È il caso di Chiarasecondo il cardinale: “una grande lezionedi vita, una luce, frutto di un meraviglio-so disegno divino che ci sfugge, ma che c’è”.Nell’omelia funebre, frate Vito, giovanefrancescano, conosciuto ad Assisi, cheha assistito spiritualmente Chiara e lasua famiglia nell’ultimo periodo hadetto:“La morte di Chiara è stata il com-pimento di una preghiera, dopo la diagno-si medica che la dichiarava ‘malata termi-nale’, ha chiesto un miracolo: non la gua-rigione, ma di far vivere questi momentidi malattia e sofferenza nella pace a lei ealle persone più vicine e noi abbiamo vistomorire una donna non solo serena, mafelice”. Una donna che ha vissuto spen-dendo la sua vita per l’amore agli altri,arrivando a confidare ad Enrico “forse laguarigione in fondo non la voglio, unmarito felice e un bambino sereno senza lamamma rappresentano una testimonianzapiù grande rispetto ad una donna che ha

superato una malattia. Una testimonian-za che potrebbe salvare tante persone…”.Chiara ed Enrico hanno potuto serena-mente affrontare tutto questo, che sem-bra essere solo “roba per santi” perché ilSignore li ha condotti passo dopo passo.Avevano adottato la regola delle tre P: i"Piccoli Passi Possibili". Spesso, di fron-te a eventi che ci superano, pensiamoche saremo incapaci di viverli. La tecni-ca di Chiara era di fare ciò di cui eracapace a quel momento, senza lasciarsisommergere dalla paura del domani. “IlSignore non ci chiede di cambiare l'acquain vino, ma di riempire le giare”. La Chiesa propone a ciascuno la santità,attraverso il vivere semplicemente comefigli di Dio e ciascuno a suo modo,risponde, passo dopo passo.Chiara, ora, potrà “accudire i suoi Mariae Davide” e “pregare per Francesco”come scrive nella lettera testamentolasciata a suo figlio una settimana primadi morire: Siamo nati un giorno, e nonmoriremo mai più. Qualsiasi cosa tu fac-cia nella vita, non scoraggiarti mai, figliomio: se Dio ti toglie qualcosa, è per dartidi più. È bello poter disporre di esempi divita che ti ricordano che possiamo raggiun-gere il massimo della gioia già qui, su que-sta Terra, lasciando Dio guidarci. L'amore è la sola cosa che conta. Lo scopo della nostra vita in terra è il para-diso e dare la vita per amore è qualcosa dicosì bello. Me ne vado in cielo a occuparmi di Mariae Davide, tu resta con babbo. Da lassù, pregherò per voi.Francesco, il Signore t'ha voluto da sempree ti mostrerà il cammino da seguire se gliapri il cuore. Dagli fiducia, ne vale la pena. Chiara, tua mamma".

13settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

s

Page 14: Settemiglia - anno IV, n°5

La nostra vita quotidiana è semprepiena di tanti impegni per cuispesso si ha la sensazione di non

essere padroni della nostra vita, vistoche non abbiamo mai tempo libero pernoi stessi. Ma a cosa dobbiamo aspirare,al tempo libero o al tempo liberato? Essere liberi vuol dire avere tempo libe-ro? L’estate ci propone sempre questoproblema. Per l’uomo la libertà ha ungrande valore, ma non necessariamentecolui che ha tempo libero può definirsianche un uomo libero. L’estate è un’esperienza di tempo liberoo di tempo liberato? Qual è la differen-za tra i due? Secondo lo scrittore e poetaDavide Rondoni “il tempo libero è unvuoto da riempire, il tempo liberato ètempo in cui si fa esperienza della liber-tà. Infatti può essere tempo liberato

anche quello «occupato». Anche iltempo del lavoro”. D’estate si corre il rischio di riempire iltempo pur di non sentire l’angoscia dinon saper cosa fare. L’estate è inveceuna grande possibilità per liberare ilproprio tempo e quindi sé stessi. Avere a disposizione tanto tempo è unagrande occasione ma può trasformarsiin un’occasione persa. Dipende dacome il tempo viene usato. Si può usaredel tempo per crescere spiritualmente,per leggere un libro, per aiutare il pros-simo, ma lo si può anche sprecare ousare per fini meno nobili o addiritturaignobili. Avere a disposizione il propriotempo è segno di libertà ma utilizzarebene questo tempo implica un forteimpegno e soprattutto chiarezza di ideesulle scelte da fare, che necessariamente

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201414

Il Tempo liberatoLa verità vi farà liberi

di PASQUALE VIOLANTE

D’estate ognunoraccoglie i frutti diquanta libertà ha

seminato durante imesi precedenti,

così che questo nonsia un tempo vuoto

riempito, ma untempo in cui la

libertà riempie eanima più tempo,

più vita.(Davide Rondoni)

Page 15: Settemiglia - anno IV, n°5

ne precluderanno altre. Il tempo libera-to ci consente di fare qualcosa di diver-so e di migliorare noi stessi. Occorreconsiderare il tempo una risorsa prezio-sa che non può essere sprecata.Ma cosa vuol dire impiegare proficua-mente il tempo? Dipende ovviamenteda cosa per me è proficuo: potrà quindiessere una brillante carriera professiona-le, il potere, oppure l’amore per la pro-pria famiglia o la cura per la propria vitainteriore. Sulla scelta da compiere Gesùci dà un’indicazione moltochiara: “Non accu-m u l a t eper voitesori sullaterra, dovetarma e ruggine con-sumano e dove ladri scassina-no e rubano; accumulate invece pervoi tesori in cielo, dove né tarma né rug-gine consumano e dove ladri non scassi-nano e non rubano. Perché, dov’è il tuotesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt6,19-21). Ecco la chiave di lettura per comprende-

re il rapporto tra l’uomo ed il tempo: laprofondità del nostro essere è legata aciò per cui siamo disposti ad ogni sacri-ficio. Il tempo può essere liberato solo sespeso per ciò che vale davvero, cioè ilRegno di Dio. Perché «Se rimanetenella mia parola, siete davvero mieidiscepoli; conoscerete la verità e la veri-tà vi farà liberi» (Gv 8,31-32).Conoscere Gesù e la sua parola è cono-scere la verità, quella che dà senso allavita dell’uomo e che sola può renderladavvero libera. Cercando di avere gli stessi sentimenti

di Cristo potremo acquisirequell’approccio nei con-

fronti degli eventi dellavita che può darci pacee gioia anche nella sof-

ferenza ed ecco allora cheil nostro tempo sarà

finalmente liberatoda ogni angoscia,

egoismo epreoccupa-zione.

15settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

s

Page 16: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201416

Vogliamo aiutarele persone che

vivono in con-dizioni disagiate,

sostenerle lungo lavia del riscatto

sociale ed economi-co, offrendo loro la

possibilità diriprendere in

mano il propriodestino.

Pasquale Coppola

di ENZO NUCCI

Chi viaggia in Africa è “costretto”a convivere con le più varieorganizzazione non governa-

tive, benefiche, onlus (e chi più ne hane metta) sulla cui incisività e validitàdi azione si comincia ormai a discuterelaicamente. Se fino a poco tempo facriticare l’operato “dell’industria dellabeneficenza” equivaleva a violare undogma, oggi è una priorità su cui ciinvitano a riflettere proprio intellet-tuali ed economisti africani, allarmatidal mancato sviluppo del continente eda nuove forme di colonialismo.Ricordo il mio primo viaggio a Goma,martoriata città sul lago Kivu nellaRepubblica Democratica del Congo,dove rimasi sbalordito perché all’in-gresso del centro abitato c’erano palinesegnaletiche (uguali a quelle che potete

trovare a Rimini o in costiera amalfi-tana per gli alberghi) che indicavanodove si trovavano le oltre 400 ongoperanti sul territorio. In anni di“vagabondaggi” per il mondo mi sonoimbattuto nelle organizzazioni eroga-trici dei più eclettici servizi alle popo-lazioni sofferenti, non ultima l’assis-tenza psicologica della setta statu-nitense di Scientology ai sopravvissutidello tsunami a Jakarta. Insomma,tutto questo mi ha educato ad unasana diffidenza. Questa è la premessa necessaria perparlare di Trame Africane e di quelmanipolo di “pazzi benefattori”(medici, magistrati, fisioterapisti,infermieri, gente comune realmentevolontari non retribuiti che spende ipropri giorni di vacanza per aiutare

Trame Africane Onlus Io ci credo!!!

Page 17: Settemiglia - anno IV, n°5

17settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

Il nostro compito èquello di creare lecondizioni per unosviluppo sostenibilesenza fermarciall’assistenzialismo,che seppur neces-sario, non creaautonomia.

Pasquale Coppola

kenyani bisognosi) capitanati daPasquale Coppola, un imprenditoreche considera “vacanze” le ore passate ascavare, pulire, guardare conti, e chenon trascorre un giorno al mare con lafamiglia, pur avendolo dietro l’angolodi casa. Insomma un manipolo direfrattari che ha rinunciato darsi unacostosa organizzazione per alimentarela cultura del fare, dell’operare. Laprova del 9 è l’ospedale di Santa Teresaa Kiirua, nella regione del Meru inKenya, ricostruito grazie ai fondi ed allavoro realmente non retribuito deisuoi soci. Una struttura necessaria inun’area priva di tutto e che prima erapoco più che un ambulatorio. Oggi cilavorano 200 tra medici, infermieri,tecnici locali che sono un importantesnodo di sviluppo di quello che erauno sperduto villaggio. Qui, nel solo2013, sono nati oltre 3.000 bambini,sono state visitate oltre 100 mila per-sone, ricoverati 8.500 pazienti ed effet-tuati 2500 interventi chirurgici mag-giori. L’emergenza sanitaria nel Merubussa alle porte anche per quanto con-cerne la cura e l’assistenza dei malati diAids e di tubercolosi, malattie stretta-mente correlate tra loro. Per questoTrame Africane sta affrontando la sec-onda fase della ristrutturazione del-l’ospedale che prevede i laboratori diradiologia, analisi, vaccinazioni.Visitando l’ospedale e vivendo conquesti volontari (nel senso vero e pienodel termine) si comprende fino infondo la caparbia determinazione difare qualcosa di reale, concreto, al di làdelle parole di circostanza per miglio-rare le vite di persone meno fortunatedi noi. Ricordo la gioia sul volto diPasquale Coppola quando mi annun-ciò che per la prima volta nella storiadel villaggio un giovane si era diplo-mato ed iscritto all’università, grazieall’aiuto di Trame Africane. PerPasquale era come aver portato allalaurea un suo figlio.

ASSOCIAZIONE ONLUS

TRAME AFRICANE

Tel +39 081 863 3370Fax +39 081 863 5579Contatti @[email protected]

ENZO NUCCI

Dall’agosto 2006 è corrispondentedella Rai per l’Africa sub sahariana. Hamaturato una grande esperienza inter-nazionale seguendo i conflitti nella exJugoslavia, nel Kosovo, inAfghanistan, Iraq. Ha seguito la rivol-ta in Albania del '96 e tutte le vicendepost dittatura. Come inviato ha realiz-zato reportage in Zimbabwe,Repubblica del Congo, Sudafrica,Turchia, Algeria e Somalia. Ha vintotra gli altri il premio “Testimone diPace” di Ovada e il premio “AndreaBarbato” di Mantova.

Page 18: Settemiglia - anno IV, n°5

Una volta un anziano professorevenne contattato per tenere unalezione di formazione sulla “Piani-

ficazione efficace del tempo” ad un gruppodi una quindicina di dirigenti di importantiaziende. Il corso faceva parte di una delle cin-que sessioni della loro giornata di formazio-ne, e il professore aveva a disposizione sola-mente un’ora “per fare lezione”.

In piedi, davanti a questo gruppo d’elite(pronto a prendere appunti su tutto ciò chel’esperto stava per insegnare), l’anziano pro-fessore li guardò ad uno ad uno, lentamente,e poi disse: “Adesso faremo un esperimento”.

Da sotto al tavolo che lo separava dagli allie-vi, il vecchio professore tirò fuori un granderecipiente di vetro da più di 4 litri, e lo posòdelicatamente davanti a sé. Poi tirò fuori unadozzina di ciottoli grandi all’incirca comedelle palle da tennis ed uno ad uno li misedelicatamente dentro il vaso. Quando questo fu riempito fino al bordo efu impossibile aggiungere ancheun solo sasso, alzò lentamente gliocchi verso i suoi allievi e doman-dò: “Questo vaso è pieno?” Tutti risposero “Sì”.

Attese qualche secondo e aggiunse:“Davvero?” Allora si chinò dinuovo e tirò fuori da sotto al tavo-lo un secondo contenitore, questavolta pieno di ghiaia. Con attenzione versò questa ghia-ia sui grossi sassi e poi scosse leg-germente il vaso. I pezzettini dighiaia si infiltrarono tra i sassi fino alfondo del recipiente. L’anziano pro-fessore alzò nuovamente lo sguardo

verso il suo uditorio e ridomandò: “Questovaso è pieno?” Questa volta i suoi brillantiallievi cominciavano a comprendere il suoarmeggiare.Uno di essi rispose: “Probabilmente no!”“Bene” rispose l’anziano professore. Si piegò di nuovo e questa volta tirò fuori dasotto al tavolo un secchio di sabbia. Con delicatezza versò la sabbia nel vaso. Lasabbia andò a riempire gli Spazi tra i grossiciottoli e la ghiaia. Ancora una volta domandò: “Questo vaso èpieno?” Questa volta, senza esitare e in coro,i suoi allievi risposero: “No!”“Bene!” soggiunse il vecchio professore. E, come ormai si aspettavano i suoi prestigio-si allievi, prese la brocca dell’acqua che stavasul tavolo e riempì il vaso fino al bordo.

L’anziano professore alzò allora gli occhiverso il gruppo e domandò: “Quale grandeverità ci dimostra questo esperimento?” Il più furbo, il più audace dei suoi allievi,ripensando all’argomento del corso rispose:

“Dimostra che anche quando si crede chela nostra agenda sia completamente

piena, ci si possono aggiungerealtri appuntamenti, altre cose dafare.”“No” rispose il vecchio professo-

re “Non è questo. La grande veritàche quest’esperimento ci dimostra è laseguente: se non si mettono per primii sassi più grossi all’interno del vaso,non ci si potrà mettere tutto il restoin seguito”.

Ci fu un profondo silenzio, men-tre ciascuno prendeva coscienza

dell’evidenza di questa affermazio-ne. L’anziano professore disse allo-

I sassi più grossiUna storia, un insegnamento...

dal WEB

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201418

Page 19: Settemiglia - anno IV, n°5

ra: “Quali sono i sassi più grossi nella vostravita? La vostra salute? La vostra famiglia? I vostri amici e le vostre amiche? Realizzare ivostri sogni? Fare ciò che vi piace? Imparare?Difendere una causa? Essere rilassati? Darsi iltempo? O cose del tutto diverse? Quello che dob-biamo ricordarci è l’importanza di mettere perprimi nella propria vita i sassi più grossi, altri-menti si rischia di non riuscire a fare . . . la pro-pria vita. Se si dà Priorità alle minuzie (laghiaia, la sabbia) ci si riempirà la vita di ine-zie e non si avrà a sufficienza del tempo prezio-so da consacrare alle cose importanti della vita.

Allora non dimenticate di porvi la domanda:«Quali sono i sassi più grossi nella mia vita?»E poi metteteli per primi nel vostro vaso”. Conun cenno amichevole della mano l’anzianoprofessore salutò il suo uditorio e lentamenteuscì dall’aula.

19settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

s

Page 20: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201420

“Dicono che c'è un tempo perseminare/ e uno che haivoglia ad aspettare/ un

tempo sognato che viene di notte/ e unaltro di giorno teso/ come un lino a sven-tolare.” *Anni ’60, un decennio di sconvolgi-menti, i cui protagonisti rimangonotutt’ora pilastri della nostra cultura. In questo periodo diciassette colonieafricane ottengono l’indipendenza,John Fitzgerald Kennedy diventaPresidente degli Stati Uniti d’America,Jurij Gagarin è il primo uomo nellospazio, seguito poi da Neil Armstrong eBuzz Aldrin che il 20 luglio 1969approdano sulla Luna. Sono anni di rivoluzioni: Malcom X eMartin Luther King in America lottanoper l’integrazione razziale, ErnestoGuevara capeggia la rivolta Bolivianacontro la dittatura di Barrientos, in

Cina Mao Tze Tung dà vita alla Granderivoluzione cuturale, e Nelson Mandelafa sentire la sua voce dal carcere, mentrela signora Gandhi diventa primo min-istro dell’India. Sono gli anni dellaguerra del Vietnam, della “primavera diPraga” e del Muro di Berlino, delleContestazioni Studentesche e dei colpidi stato (in Libia sale al potereGheddafi, in Grecia Papadopulos).“C'è un tempo d'aspetto/ qualcosa dibuono che verrà/ un attimo fotografato,dipinto, segnato e quello dopo perduto via/ senza nemmenovoler sapere come sarebbe stata/ la suafotografia.” *Sono gli anni del boom economico,della minigonna e del “personal com-puter”, della diga di Assuan e delTraforo del Monte Bianco, della com-parsa sul grande schermo dell’intra-montabile fascino dell’agente 007,

Corsi e ricorsi storici...Ma noi dove siamo?

di ELENA FIORENZA

Page 21: Settemiglia - anno IV, n°5

21settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

accompagnato da La Pantera Rosa, IlLaureato, Mary Poppins, Colazione daTiffany, 2001: Odissea nello spazio,Psyco… della nascita degli aerei super-sonici e dei boeing 747, delle parole diPapa Giovanni XXIII («Cari figlioli,sento le vostre voci. La mia è una vocesola, ma riassume la voce del mondointero. Qui tutto il mondo è rappresen-tato. Si direbbe che persino la luna si èaffrettata stasera - osservatela in alto - aguardare a questo spettacolo.») e diPaolo VI che, l’8 dicembre 1965, chiudeil Concilio Vaticano II. “C'è un tempo bellissimo tutto sudato/una stagione ribelle/ l'istante in cui scoccal'unica freccia/ che arriva alla voltaceleste/ e trafigge le stelle/ è un giorno chetutta la gente/ si tende la mano/ è ilmedesimo istante per tutti/ che saràbenedetto, io credo/ da molto lontano” *Sono gli anni dei Beatles e dei RollingStones, ma anche di Gianni Morandi,Mina, Gaber e De André, degli Who, iPink Floyd e i Beach Boys… sono glianni di Woodstock, del rock, del beat,del pop e delle radio pirata che trasmet-tevano questa musica “immorale” 24 oresu 24. Anni di fermento, di ricerca eprofonda insoddisfazione per un mondovecchio che ormai calzava stretto.“C'è un tempo negato e uno segreto/ untempo distante che è roba degli altri […]

C'è un giorno che ci siamo perduti/ comesmarrire un anello in un prato/ e c'eratutto un programma futuro/ che non abbi-amo avverato.” *Anni ’60, anni di crisi. Come oggi.Anni ’60, anni di cambiamenti. Comeoggi? Chissà se quegli uomini e donne,quei ragazzi, quegli artisti portavanocon sé la consapevolezza della storia, deltempo che stavano forgiando, dellastaffetta che avrebbero consegnato. E noi? Quanto siamo schiavi del nostrotempo, delle realtà prestabilite, deibisogni fittizi, delle paure, del futuro?Ma, più d’ogni altra cosa, che stiamofacendo per trovare una soluzione?«Vorrei che l’anello non fosse mai venutoda me, vorrei che non fosse mai accadutonulla» «Vale per tutti quelli che vivono in tempicome questi, ma non spetta a loro decidere.Possiamo soltanto decidere cosa fare con iltempo che ci viene concesso.» **

* C’è tempo canzone di Ivano Fossati** Il signore degli anelli film di P. Jackson

s

Page 22: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201422

di FRANCO CIPRIANO

In altri tempilontananza e presenza dell’opera d’arteda Oplonti verso Antonio Davide.

“Se nessuno mi chiede cos'è iltempo, lo so; se debbo spiegarloa chi lo chiede, non lo so più”.

Agostino di Ippona così s’interrogava.Solo se siamo nel tempo sappiamo cos’èil tempo? Fuori dell’esperienza non riu-sciamo a definirlo e quindi neanche apensarlo logicamente. Lo possiamoimmaginare solo in relazione con lenostre giornate, fatte di atti concreti,d’interazioni con le cose e gli esseri, conciò che è passato e con il non ancoraaccaduto. Relazioni che sono il nostrodivenire, il nostro “essere nel tempo”. Viviamo nel tempo ma non ne coglia-mo l’essenza perché da esso non possia-mo uscire per comprenderlo dall’ester-no; anche la nostra riflessione sul tempo

è nel tempo. Sulla questione si è interrogato dal suoinizio il pensiero occidentale. Il sensodel tempo è negli accadimenti che men-tre nascono sono passati? La percezioneche abbiamo del tempo è essa stessamutevole, sfuggente. Appunto, è comeil tempo stesso: “moto circolare”, “eter-no ritorno”, “freccia del tempo”. Dalnulla al nulla il divenire porta le cose, onel perenne movimento degli essenti, onella soglia del non-tempo inafferrabile.Dell’infinito nel finito delle coseumane? Così, dagli antichi alle ultimegrandi riflessioni sul senso dell’essere edel tempo l’interrogarsi sul tempo èsempre un problema e forse una viasenza uscita. Forse è l’irresolubile rifles-

ANTONIO DAVIDE, Modificazione della

costa tra Capo Palinuroe Marina di Camerota,

1970-71

Page 23: Settemiglia - anno IV, n°5

23settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

sione a costituire essa medesima possibi-lità di verità: il tempo lo creiamo noicon la nostra coscienza e “numerazione”del divenire e la sua ‘originarietà’ è inde-finibile. Senza anima il tempo non è. Il senso deltempo è cruciale pensiero per cercare laverità dell’essere. È nel mutamento chepercepiamo il trascorrere. Se le cose noncambiano non avvertiamo il movimen-to temporale. Ma nel divenire avvertia-mo anche un tempo non ‘temporale’,che è insieme dentro e al di là del tra-scorrere? Il non-tempo è dell’essere neltempo. Come il silenzio nella parola ol’invisibile nel visibile. Il divenire avvie-ne spazialmente, ha prospettive, piani,percorsi, ritorni, costruzioni, e catastro-fi. È una topologia in movimento. Lospazio è tempo orizzontale, compresen-za di diversi istanti che segnano la formadel tempo? L’istante, dunque, nucleo deltempo? Parte in-temporale del tempo?Là eventualmente dove si contrae ildivenire e insieme si annuncia il suomovimento attraverso altri istanti?

Questioni aperte.E nella “interrogazione” sul tempo l’ar-te opera i suoi linguaggi. L’arte ha coltempo un rapporto necessariamentestratificato. Come pratica eccedente ilsenso comune, la pratica artistica rivolgeil tempo e le sue mondane coordinatenelle spire dei suoi linguaggi. Nelleopere dell’arte più che altrove si accedea una dimensione plurale dove il temponon è la cadenza delle cose ma la loroproiezione immaginaria. L’arte è tempomultiforme perché le sue espressioni simanifestano come spazio di un tempointeriore. L’arte è contro il tempo, fuoridel tempo, nel tempo. Perché il movi-mento dell’arte è ‘irregolare’ se pensatonelle progressioni temporali consuete.Le sue orbite si allontanano e/o si riav-vicinano, spariscono e riappaiono dovenon le prevedevi. Mentre sembra essereimmagine del tempo condiviso, l’artesprofonda nella sua alterità temporale,indicando un altrove irrangiungibile. Equesto avviene nello stesso corpo del-l’opera. Con il medesimo tremore del-

digitalizzazione di unaffresco di una villa diOplonti (Na)

Page 24: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201424

di FRANCO CIPRIANO

l’anima “e mi sovvien l’eterno” concluseLeopardi la sua poesia più importante.L’arte dunque è in movimento dentro efuori del tempo così come lo vive lacoscienza. L’arte diviene ma nel suodivenire porta un’originarietà non tem-porale. L’arte inganna sul tempo comesullo spazio, perché immagina nel pre-sente ma l’oltrepassa e dunque rompe inqualche modo il nesso logico-descrittivopassato-presente-futuro, per reinterro-garne il senso e persistentemente riarti-colarne il movimento. Perciò la memo-ria nell’arte è cosa differente dallamemoria comune - storica, individualeo collettiva che sia. La contiene ma neoltrepassa la dimensione temporale.L’arte ha memoria anche di ciò che è

dimenticato. Il suo ‘gesto originario’ èmemoria dell’immemorabile. Il linguag-gio dell’arte, anche il più “costruttivista”e “concettuale” è il portato di una neces-sità indicibile, quella dell’espressionesimbolica, e di un’indicibilità necessaria,quella del mistero delle cose. L’originearcaica del potere di rappresentazionedelle cose dice di esse anche l’inafferra-bilità che nelle immagini si mostra. Ilpossibile confina con l’impossibile.L’arte vive “in altro tempo”, dove le cosesono i segni dell’indicibile, un tempoche muta nell’altrove, delle immagini,dei colori, delle forme. Nella sospensio-ne melanconica di una esposizione lasua irrisolvibile nostalgia del legame trapensiero e terra, memoria del sacro che

A latoGIORGIO DE CHIRICO,

L’enigma dell’arrivo e delpomeriggio,

1911-12, Olio su tela, cm 70 x 86

collezione privata.

GIUSEPPE CAPOGROSSI,Ballo sul fiume,

1935-36

ANTONIO DONGHI,Il giocoliere, 1936

Olio su tela

LUCIO FONTANA,Il gesto del taglio

Page 25: Settemiglia - anno IV, n°5

25settemiglia | Giu - Lug - Ago 2014

nel gesto dell’arte è rivelazione ulterioredel tempo indefinibile, quando ci “sov-vien l’eterno”. Ad Oplonti, nella Villa di Poppea, aTorre Annunziata, tra le altre stupendepitture ve n’è una che rappresentando lecose, un portico che apre su un paesag-gio, rivela anche l’impossibilità a dire ilvero della rappresentazione immediata,facendo vedere il paesaggio in due spec-chi dipinti in alto tra le colonne, i qualiriflettono ciò che è occultato da undrappo nero, dipinto tra le stesse colon-ne e che impedisce la visione completa. È il tempo della pittura che facendosispazio si declina nelle sue variazioni. Èil senso della pittura: far vedere le cosedicendone anche la lontananza. Dopo Giotto, Piero della Francesca,Pontormo, lo spazio oltre il tempo lo hadipinto Giorgio de Chirico, nella suavia metafisica all’invisibile. Nel Novecento italiano dimensioni disospensione immaginale del tempo siavvertono nelle opere di AntonioDonghi, del primo Capogrossi, diCasorati. E, con imprevedibile conso-nanza, il tempo sospeso nel gesto simanifesta, nella lontananza più estremadagli artisti della figurazione novecenti-sta, nell’opera di Lucio Fontana, dove itagli e i buchi sono l’opera radicale dellanegazione del tempo e insieme della suaconversione come spazio oltre la super-ficie. E la “metamorfosi del tempo” si faieratica riflessione sull’arte stessa nelleopere di Giulio Paolini, ‘pensatore’ sospe-

so nei frammenti della storia artistica.Ad aver fatto, da artista, un viaggio neltempo - nella storia, nella memoriaantropologica, nella memoria culturale,nell’ambiente come paesaggio e comesociale - bensì disegnandone delle mappecome di un altro tempo, destinato a unmondo dove i codici e le immaginimutano in sogno, ovvero nella possibili-tà di parlare di una alterità delle cose, èAntonio Davide. Dalle sue origini sca-fatesi Antonio Davide ha portato con séla nostalgia di un paesaggio dove fiume,terra e cose umane erano in un circolonecessario di esistenza. La sua memoriaha poi incrociato diverse geografie,nuove città. Ha altri spazi, altri tempi,divenendo un percorso complesso, con-tinuamente aperto sul possibile, sullarelazione e sulla ‘modificazione’ checoinvolgevano il reale e la cultura nella

A latoANTONIO DAVIDE,S.P.Q.R. Passeggiataromana,1976

FELICE CASORATI, Beethoven, 1928, olio su tela

GIULIO PAOLINI,L’altra figura, gesso.

Page 26: Settemiglia - anno IV, n°5

settemiglia | Giu - Lug - Ago 201426

di FRANCO CIPRIANO

A lato e in bassoANTONIO DAVIDE,Promontorio e

Arcobaleno,1972

Topografia verde,1974

Cartografia perAuschwitz,

2013

sua visione dell’arte. Il tempo nelle sueopere ha circolato sotto diverse ‘inclina-zioni’, intercettando la cronaca e i miti,l’architettura e la natura, la storia e ilrito, la scienza e la magìa.Davide, nell’articolato e lungo processodella sua pratica artistica, ha tenutosempre aperto lo sguardo sul mondocon la tenacia di rivoltarne i punti divista, per “cercare ancora” nelle profon-dità del visibile. Il suo operare si dislocasull’ironia delle “modificazioni” del pae-saggio o sulla drammaticità degli assem-blages dei primi anni sessanta, sulla ana-liticità delle azioni urbane o sulle mito-grafie delle sue scritture sceniche, o nel-l’evocazione metafisica dei tableauxlignei bianchi che tra quinta teatrale,ripartizione analitica dello spazio,oggettualizzazione degli elementi ( figu-rali e strutturali), presenza frammenta-ria di parole, preannunciavano, penso,molto del suo futuro procedere. Nonfacendone qui la storia ma accennandoalle domande che la sua opera pone, siindica come il tempo nell’arte possaessere un circolo di mutamenti dove è illinguaggio a creare uno spazio/tempoaltro. Non esterno ma interno al sogget-to, un tempo che si fa opera bloccando ildivenire, persino quando cerca dimimarne il movimento (vedi futuristi,cinetici, azionisti). Davide ha camminato sapendo che ilpercorso è da costruire cammin facen-

do, ma fedele alla sua intensità etica del-l’arte. L’arte è un modo di abitare ilmondo spostando continuamente ipunti di vista, anche spostandoli fuoridel mondo stesso. Il tempo dell’arte è,così, dentro, oltre e contro l’esistente. Davide ne testimonia con la sua opera lanecessità e la possibilità come praticaeccedente del conoscere. Con l’esperien-za di un sondaggio nelle cavità delsenso, della vita e dell’arte, lungo i cam-minamenti di un labirinto che nelle sueimpossibilità si presenta come l’enigmadell’esistenza medesima. Che l’arte non‘rappresenta’ ma incarna.

s

Page 27: Settemiglia - anno IV, n°5
Page 28: Settemiglia - anno IV, n°5