Insiem Studenti Anno II Numero IV

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Periodico d'informazione promosso dagli studenti del Collegio Nuovo Joanneum

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Insieme Studenti Anno II — Numero IV Ottobre-Dicembre 2010

Promosso dagli studenti del Collegio “Nuovo Joanneum”

Direttore Paolo Bonini Responsabile Giacomo Lipsi Redazione Biagio Bianchimano, Andrea Paladini, Achille Pece, Francesco Randisi, Stefano Settimi, Luca Zavatto Collaboratori Pietro Bufano, Luigi La Via, Giuseppe Occhipinti, Vincenzo Piccoli Impaginazione e Design Carmine Petruzziello

Sommario Pag. 3: Lettera del Prof. Leonardo Antico

Pag. 4: Dies Academicus

Pag. 6: Ad Fontes: Si entra in una storia per fare

storia

Pag. 7: Incontro con il Card. Vallini

Pag. 8: Scusa (?) se non ti chiamo più Amore

Pag. 9: Il Significato del Presepe

Pag. 10: Alla riscoperta di Roma

Pag. 11: Gita a Firenze

Pag. 11: CNJ Join the Night

Pag. 12: Radici dell‟Ateneo: Origini e finalità

dell‟Università Cattolica del Sacro Cuore

Pag. 14: Nero su Bianco: Panama, missione don

Bosco

Pag. 16: Editoriale

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Lettera del Prof. Leonardo Antico

Quando con la guida del mio Maestro Prof. Gioan Battista dell‟Acqua iniziammo l‟attività della Clinica Medi-

ca, ero anch‟io „‟un fuori sede‟‟, un giovane medico assistente universitario, ''matricola'' di questa Facoltà di

Medicina e Chirurgia. Per diversi anni ebbi semplice ed ottimale ospitalità in una foresteria inserita piena-

mente in un nostro Collegio, nel campus Universitario. Possiamo dire il ''primo'' Collegio Joanneum. Vi

giunsi dalla mia città di Ferrara, accompagnato dai miei genitori, che avevano condiviso la mia decisione.

Ebbi l‟entusiasmo di potere partecipare agli inizi dell‟attività clinica della Facoltà di Medicina e Chirurgia ed

il benessere di far parte a tempo pieno di una bella comunità, ricca di motivazioni e di fatti positivi, con un

operare insieme sereno e costruttivo . Una vita per gli altri e cogli altri in una Istituzione efficace, giusta e

solidale, ricca di Spiritualità. Non sarei venuto a Roma se non si fosse trattato di venire nell‟Università Cat-

tolica del Sacro Cuore. In questa grande Opera della Provvidenza voluta e fondata da P. Agostino Gemelli,

che io avevo cominciato a conoscere nella mia città di Ferrara, per mezzo anche del mio Vescovo Mons.

Natale Mosconi. E conservo forte gratitudine per questa scelta che mi aiutò a fare.

''L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha lo scopo di contribuire allo sviluppo degli studi e di preparare i

giovani alle ricerche scientifiche, agli uffici pubblici, ed alle professioni libere con un‟istruzione superiore

adeguata ed un‟educazione morale informata ai principi del cattolicesimo''. E di questo mi resi pienamente

conto sin dai primi tempi dell‟impegno nella Facoltà. Con un lavoro insieme, molto coinvolgente ed intera-

gente nei diversi ruoli, nel rispetto di ciascuno.

P. Agostino Gemelli intendeva la formazione intellettuale come ricerca della Verità che dà senso alla vita,

rendendola buona. Ricercare la Verità è un fatto personale ma non fiorisce nell‟isolamento, come ci ricorda

Mons. Lanza, sottolineando come sia necessario valorizzare le differenze nel positivo e correggerle nel

negativo, sempre nella ''dolcezza del vivere insieme'' che non nasconde le difficoltà del vivere insieme. Vi-

vere insieme com'è nei nostri Collegi, antica tradizione e prezioso patrimonio dell‟Università, voluti da P.

Agostino Gemelli, non come semplici luoghi di ospitalità, ma come comunità in cui formare persone che

sappiano coniugare elevate qualità professionali coll‟impegno di fede e di mediazione culturale cristiana. Il

loro significato fondante è infatti la formazione integrale della persona umana ''secondo una concezione

per cui la conoscenza ed il sapere sono messi al servizio dell‟uomo . Essi devono essere luoghi di crescita

umana e spirituale alla luce dei valori cristiani e degli insegnamenti della Chiesa, accolti come proposta su

cui confrontarsi''.

Un forte benvenuto a chi inizia la sua vita in Università e nei Collegi, con speranza ben fondata. Un vivissi-

mo augurio per tutti di ''essere responsabili, presenti, di essere terreno solido su cui l‟umanità possa edifi-

care qualcosa di stabile''.

''Che le vostre menti e le vostre mani abbiano un cuore''. Che abbiate una vita buona e serena, con acqui-

sizione di elevata professionalità e consapevolezza della Verità, radice autentica di libertà nella responsa-

bilità. Una vita buona in cui il carisma principale sia la vostra armonia spirituale. Sono certo che il Colle-

gio potrà darvi un aiuto determinante.

E‟ un momento di grande valore per la vostra vita. Sappiatelo cogliere, con guide sicure come avete e pas-

sione gioiosa capace di guardare avanti e sognare il futuro.

Auguri di tutto cuore. prof. Leonardo Antico

Direttore dei Collegi della sede di Roma

dell'Università Cattolica del S. Cuore

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Lo scorso 11 Novembre 2010, la Sede di Ro-ma dell‟Università Cattolica del Sacro Cuore ha festeggiato l‟inaugurazione del nuovo anno Accademico. Non si tratta di una mera consuetudine, né di una trovata propagandistica: è l‟occasione in cui volti di ieri e di oggi si incontrano, discuto-no e tracciano la strada su cui incamminarsi per affrontare un nuovo anno, preservando quali indicazioni, i valori che mai, in una uni-versità come la nostra, verranno meno di fron-te alle avversità del tempo e delle circostanze. L‟idea di una cultura che combini Scienza e Fede, l‟impegno per la formazione personale oltre che culturale dello studente, il continuo tentativo di migliorarsi, sono i temi che hanno contraddistinto il dies academicus. La giornata è cominciata con la solenne Celebrazione Eu-caristica nella Chiesa Centrale, presieduta da S. Ecc. Fernando Filoni, Sostituto per gli af-fari generali della segreteria di Stato Vaticana. Alla presenza di un‟assemblea numerosa, egli ha incentrato la propria omelia sul significato che l‟aggettivazione “cattolica” assume per la nostra università. Non è una semplice etichet-ta, non si tratta neppure di assumere una po-sizione, in termini religiosi, piuttosto che un‟altra. E‟ una discriminante identitaria, una motivazione, un suggerimento. Il bisogno di cultura cattolica deve essere una prerogativa costante del nostro fare cultura, in accordo con l‟idea che mosse Padre Gemelli quando fondò la nostra Università, la quale si prepara a festeggiare proprio quest‟anno il 90° anni-versario della sua fondazione. Al termine della Celebrazione Eucaristica, la manifestazione si è spostata nell‟Auditorium della Facoltà. Sul palco: il collegio docenti in toga accademica; al tavolo d‟onore il Rettore dell‟Università, prof Lorenzo Ornaghi, il neo-

Preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, prof Rocco Bellantone, il prof Giovanni Scambia, direttore del dipartimento per la tu-tela della salute della donna e della vita na-scente del Policlinico Gemelli. In una platea gremita, perfetta cornice di tale evento, spiccavano personalità come quella di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, Bruno Vespa, noto gior-nalista e conduttore televisivo, Sua Eminenza Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto emeri-to della Congregazione delle Chiese Orientali. L‟introduzione del Rettore è stata incentrata sui risultati raggiunti dall‟Università nell‟anno che si è concluso, avvalorandosi di numerosi dati, nonostante i quali il discorso ha conser-vato il proprio carattere solenne e direttivo, te-nendo sempre ben chiare le linee guida su cui l‟ateneo dovrà muoversi. Il Rettore ha tenuto a precisare, sulla scia di quanto detto da s. Ecc. Filoni, che la Cattolicità della nostra Università sta tutta nel conciliare, in un‟opera di lavoro

News _______ Dies Academicus

L'Università Cattolica del Sacro Cuore celebra l'inaugurazione

dell'anno accademico 2010 – 2011 nel 90° anno dalla sua fondazione

di Stefano Settimi

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intellettuale costante e sempre in crescita, fe-de e ragione. Due sono gli obiettivi principali da seguire: la formazione intellettuale, religio-sa e morale degli studenti e la ricerca scientifi-ca, strumento d‟eccellenza attraverso il quale la comunità d‟intellettuali cattolici vuole contri-buire al progresso scientifico. Ha quindi espo-sto i dati relativi all‟operato del precedente an-no accademico: le immatricolazioni sono cre-sciute del 9% per quanto riguarda le lauree magistrali e del 2% quelle triennali. Intensa l‟attività di internazionalizzazione: 7000 gli sta-ges internazionali, 2500 gli studenti stranieri, 600 le relazioni ufficiale con le maggiori uni-versità del mondo (i dati sono riferiti all‟Università in tutte le sue sedi). Il Rettore, tuttavia, ha manifestato preoccupa-zione per quanto riguarda il settore finanziario: i finanziamenti ottenuti dallo Stato Italiano non equiparano il rango di classificazione in cui è inserita l‟attività di ricerca dell‟Università. Dal 2005 i fondi da parte del Ministero dell‟Istruzione si sono ridotti del 18% e solo nello scorso anno si sono persi 4 milioni di eu-ro destinati alla ricerca. ''Se le università priva-te venissero ancora escluse dall‟assegnazione statale di fondi anche nel 2010 si evidenzie-rebbe un‟incapacità di pensare all‟università come organo di internazionalizzazione. Ciò

contrasta con il prin-cipio di sussidia-rietà del governo'', ha aggiun-to il Retto-re che, co-munque, si tiene fidu-cioso e pieno di speranze per gli anni a venire. E‟ stata, quindi, la volta del

nuovo preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, prof Rocco Bellantone, il quale ha tenuto una relazione non priva di cifre in-dicative, ma sicuramente di efficace impatto per schiettezza, concretezza e lucidità di ide-e. Egli ha esposto i dati relativi agli ultimi test di ingresso alla facoltà, manifestando la propria volontà di modificare le modalità di ammis-sione, in modo da garantire meritocrazia e genuinità di intenti. Ha ribadito, poi, che gli iscritti al test devono essere molti non perché si tiene in un giorno diverso da quello dell‟università statale, ma perché qui al Ge-melli ''lo studente mangia pane e medicina''. Il preside ha dedicato forti ed efficaci parole alla delineazione di un‟ immagine del Policli-nico quale risorsa indispensabile per i romani e l‟Italia tutta: è l‟unico policlinico universita-rio in cui si ha un numero di ore di didattica e di reparto 4 volte superiore alle più grandi università, è il 1° centro di sperimentazione no profit sui medicinali, ha il costo più basso in Italia per paziente dimesso, il minor nume-ro di posti letto per medici e infermieri. Di qui la necessità di garantirne il sostegno anche dal punto di vista economico, e il messaggio, date le personalità sedute in prima fila ad a-scoltarlo, ha poche difficoltà nel giungere a destinazione. La prolusione è stata tenuta dal prof. Scambia, il quale ha effettuato una breve presentazione sulla “medicina di gene-re”, perorando la causa di una pratica medi-ca che tenga in considerazione, seppur con le dovute differenze, il sesso del paziente, in ordine ad una sua cura specializzata ed an-cor più efficace. Anche quest‟anno il dies academicus è stato

un momento fondamentale nella crescita spi-

rituale e culturale di tutta la comunità univer-

sitaria. Non ci si sorprende della sua impor-

tanza, sebbene si tenga proprio agli inizi

dell‟anno accademico. In fondo, si sa: “chi

ben comincia è già a metà dell‟opera”.

________News

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Si chiude a questo punto per 256 ragazzi l‟intensa stagione iniziata col quinto anno di liceo e terminata con i giorni dei tanto attesi test di ammissione all‟università. Giovedì 21 ottobre, il Centro Pastorale dell‟Università Cattolica della sede di Roma ha organizzato una conferenza dal titolo “Ad Fon-tes. Si entra in una storia per fare storia”, per spiegare alle matricole, da poco in questa nuo-va realtà, il senso profondo della nostra uni-versità. A prendere la parola sono stati il Magnifico Rettore, prof. Lorenzo Ornaghi, l‟Assistente Ecclesiastico Generale, mons. Sergio Lanza, il Preside della facoltà di Medici-na e Chirurgia, prof. Paolo Ma-gistrelli e i professori Numa Cel-lini, docente di Diagnostica per immagini e Radioterapia, e Giu-seppe Noia, docente di Gineco-logia e Ostetricia. L’incontro si è aperto con un documentario sulla vita e la storia di Padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore non-ché grande religioso, medico e psicologo. Per capire le origini e lo spirito di questa sede romana e l‟idea del suo policlinico all‟avanguardia nel mondo, è necessario, infat-ti conoscere la personalità del suo fondatore ed è stato suggestivo per tutti i presenti sentire chi lo aveva conosciuto, parlare del suo carat-tere pungente, la sua curiosità e il suo spirito critico, come esempio che ogni medico do-vrebbe seguire per ottenere risultati di eccel-lenza. I relatori hanno tenuto a precisare che è ne-cessario uno sforzo maggiore e un impegno costante; bisogna, come ha sottolineato il

prof. Magistrelli: ''non essere fugaci frequen-tatori delle aule, né passivi contenitori di nozioni'' ma, come ripetuto da mons. Sergio Lanza alla fine del suo discorso: ''realizzare la verità della vita, lavorando insieme con passio-ne ed entusiasmo, senza cedere alle difficoltà che inevitabilmente si manifestano''. I mezzi utilizzati per condividere un gran nu-mero di ricordi, di emozioni del passato sono stati la parola e la fotografia. Quando immagini di giovani volti si univano alle scalinate degli istituti biologici, allo sfondo del policlinico in costruzione o all‟insegna dell‟ex collegio Joanneum; quando un sorriso

sul volto di uno di quegli stima-bili professionisti lascia traspa-rire il ricordo di un‟emozione incomunicabile, ecco che due storie così distanti come quella del professore e del giovane aspirante medico si uniscono. Le giacche eleganti, le cravat-te le borse di quegli studenti insieme per la foto di gruppo si caricano di un pizzico di umo-rismo quando chi indica la foto dice: “quello ero io”, e pensa: “è passato davvero tanto tem-

po”. Che l‟Università Cattolica fosse un posto spe-ciale per chi volesse studiare per una laurea in medicina, i primi 256 ragazzi in graduatoria del test di ammissione, lo sapevano già di certo ma al fatto che lo fosse tanto da rappresentare una grande famiglia di persone unite per il rag-giungimento un unico grande scopo, a cui a-desso anche loro erano chiamati a concorrere, molti non avevano forse pensato. Non è un caso che il tema “Si entra in una sto-ria per fare storia” viene ribadito da tutti i rela-

News _______ Ad Fontes. Si entra in una storia per fare storia

Una affascinante incontro in aula Gemelli per spiegare, motivare e coinvolgere

i neo-studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

di Francesco Randisi

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tori sem-pre in quel modo ori-ginale, co-struttivo e marcata-mente per-sonale che più di ogni altro riesce

a comunicare la nostalgia di quel sentimento di grande attesa che è facilmente individuabile in ogni matricola. Con l‟emozione di questi momenti mons. Lan-za ha voluto motivare una nuova spinta alla responsabilità: si entra in una storia, appunto, ma la storia della Cattolica non è fine a se stessa, quei ricordi sono utili a produrre altra storia, sempre attuale, sempre di prima quali-tà, per far si che il lavoro sinora fatto non si dimostri vano. La Cattolica è un‟università che crede nei gio-vani, ora come in passato, e insieme alla fidu-cia, fornisce loro i mezzi per crescere in prepa-razione scientifica e quella fede cristiana che ha sempre dato ai medici del Policlinico Ge-melli una maggiore humanitas che ha permes-so una migliore qualità degli interventi medici e il grande esempio etico e morale di scelte a volte anticonformiste ma sempre efficaci nella

qualità. In un momento di crisi internazionale come quello che stiamo vivendo, la professione medica sembra la più sicura tra le vie che uno studente volenteroso può seguire per assicurarsi una carriera professionale varia e sempre aperta, e irripetibili occasioni di re-sponsabilità e soddisfazioni professionali. Tutto ciò è indiscutibile ma ciò che viene me-no fra la miriade di considerazioni che si è portati a fare è spesso il punto cardine, ciò che da senso a tutto e che può darne uno anche all‟esistenza umana: il primordiale i-stinto a cambiare la storia e, se possibile, es-sere ricordati come esempio da seguire. L‟incontro Ad Fontes ha reso chiaro a tutti i partecipanti che quella del medico è molto più che una professione: una autentica scelta di vita dalle cui responsabilità non si potrà prescindere in alcun momento o circostanza. All‟interno dell‟Università Cattolica non si for-mano solo uomini di scienza ma professioni-sti in grado di lavorare insieme per gestire i mezzi e gli interventi tecnici non mancando mai il primo e unico obbiettivo di un medico che è la salute e il benessere psico-fisico della persona.

Incontro con il Card. Vallini di Francesco Randisi

Tra le varie iniziative, mercoledì 20 ottobre, le matricole dell‟Università Cattolica hanno pre-so parte ad un appuntamento veramente for-mativo, proposto dal Vicariato di Roma: l‟incontro col Card. Agostino Vallini presso la Pontificia Università Lateranense. Accompagnati da alcuni colleghi più grandi, i giovani studenti hanno preso parte all‟incontro in gran numero ed hanno ascoltato entusiasti le parole degli eminenti relatori, fra i quali era presente anche Mons. Sergio Lanza, Assi-stente Ecclesiastico Generale dell‟Università Cattolica. Durante la prima parte alcuni rap-presentanti degli atenei invitati hanno letto un

breve discorso nel quale hanno manifestato il loro forte orgoglio per aver avuto la possibilità di accedere ad una università ad indirizzo cat-tolico, poi sono seguiti alcuni brevi interventi delle personalità presenti e il tanto atteso di-scorso del Cardinale Vicario. Quando alla fine del convegno gli studenti si

sono riversati nell‟atrio dell‟università, si perce-

piva dai loro sguardi la grande soddisfazione

per le parole di augurio ed un rinnovato senso

di appartenenza ad una realtà universitaria

con valori cristiani.

________News

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L‟incontro è stato particolarmente avvertito da tutti gli studenti dello Joanneum, i quali hanno sentito un clima aperto al dialogo e al confron-to. Il dibattito tenuto da don Dino non si prefigurava come mera lezione, fine all‟insegnamento di un tema a tutti noto, come quello dell‟amore, ma si prefiggeva invece, lo scopo di creare un momento di partecipazione, e successivamente un altro momento più personale di riflessione. Presso la sala Giovanni XXIII, don Dino ha illustrato le due facce dell‟amore: l‟amore visto e sentito come sentimento puro e bello, mo-mento d‟infinita sensibilità e impe-gno, e di contro, l‟ amore come momento di do-lore e incomprensione. Infatti, l‟amore, seppur sentimento puro e genuino, può nascondere in-numerevoli insidie e in alcuni casi, può trasfor-

marsi in peg-gior nemico: si parla in tal caso di „‟delusione d‟amore‟‟. Tanti giovani hanno avuto l‟occasione di

affrontare una delusione del genere, la quale lascia in noi innumerevoli domande senza alcu-na risposta, profonda amarezza, senza riuscire a distaccarsi minimamente dal pensiero di „‟lei‟‟ o „‟lui‟‟. La delusione d‟amore è proprio la peg-gior controfigura di un sentimento puro e così entusiasmante e quando questa arriva, molti giovani si lasciano andare, vivendo un momento di lunga introspezione, senza la giusta voglia nell‟affrontare le cose. L‟errore che molti po-

trebbero compiere dopo una delusione di que-sto genere potrebbe essere quella di chiudersi in se stessi, come se questa fosse la soluzione migliore, per non sembrare fragili dinanzi agli altri. Questo è il male peggiore: non c‟è cosa migliore che parlarne con qualcuno, come la

famiglia o i migliori amici, persone delle quali ci si può fidare, persone che staranno sempre al nostro fianco, pronti ad ascoltarci nei mo-menti peggiori e migliori, quando tutto sembra andare bene e quando tutto sembra stia cadendo inesorabilmen-te, dandoci così la forza di ripartire.

E‟ proprio questa la cosa più importante: riparti-re, guardare nuovamente il mondo con grande fiducia, perché è solo così che riusciremo ad assaporare nuove emozioni coinvolgenti ed en-tusiasmanti, con la consapevolezza che qualsi-asi esperienza che compiamo nella nostra vita, ci permette di maturare e di affrontare i proble-mi quotidiani con maggiore fiducia e responsa-bilità. Da studente del primo anno, questo è sta-to il primo incontro del progetto formativo al quale ho preso parte e sono contentissimo che nel mio collegio ci siano occasioni del genere, dove possiamo confrontarci l‟uno con l‟altro, co-sa che fa parte dello „‟spirito‟‟ dello Joanneum. Inoltre si è trattato di un dibattito aperto e coin-volgente, grazie a don Dino Cecconi che ci ha „‟strappato‟‟ innumerevoli sorrisi, coinvolgendoci in maniera unica. Spero vivamente che non manchino occasioni del genere, che ci permettono di riflettere su realtà quotidiane, sulle quali solitamente non ci soffermiamo, ma che dovrebbero farci pensare e riflettere.

News _______ Scusa (?) se non ti chiamo più Amore

Il 27 Ottobre 2010 si è tenuto presso il Collegio ‗‘Nuovo Joanneum‖ un interessante incontro, presieduto da don Dino Cecconi

di Achille Pece

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I primi a descrivere la Natività sono stati gli evangelisti Luca e Matteo, nei cui brani viene disegna-ta la Sacra rappre-sentazione, che a partire dal medioevo prenderà il nome lati-no di “praesepium”,

ovvero mangiatoia. Proprio Luca, infatti, narra dell‟umile nascita di Gesù: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangia-toia, perché non c‟era posto per loro nell‟albergo”, dei Magi venuti da oriente a Ge-rusalemme per adorare il re dei Giudei, dell‟annuncio dato da un Angelo del Signore ad alcuni pastori: “Non temete, ecco, vi annun-zio una grande gioia, che sarà di tutto il popo-lo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salva-tore, che è il Cristo Signore”. Questo evento così vicino alla dimensione u-mana, se da un lato colpisce la fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall‟altro li esorta a focalizzare gli aspetti trascendenti, quali la divinità del Pargolo e la verginità di Maria. Quanto alla divinità di Gesù, i libri del Nuovo Testamento rivelano che Egli è il Messia-Dio-Incarnato: dal Vangelo di Giovanni appren-diamo che il Verbo di Dio, Gesù, si è incarnato e si è posto al livello dell‟uomo, prendendo un corpo umano. Questa condizione umana è in-feriore alla natura divina, ma non l‟ annulla. Gesù è quindi uomo e Dio. Anche il Santo Padre, Benedetto XVI, ci ha esortato a riportare la nostra attenzione sul Mistero dell‟Incarnazione, perché davanti al

presepio sappiamo rinnovare la nostra fede, il nostro amore verso l‟Infante nella mangiatoia, impariamo ad unirci allo stupore infinito dei pa-stori accorsi ad adorare il Messia e soprattutto, a cantare la nostra gioia insieme al coro angelico che loda il Signore, così: “Gloria a Dio nell‟alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Insomma, in un mondo così materialistico ed uti-litaristico, il presepio ci invita a ritrovare il vero significato del Natale, affinché accanto alla tradi-zione, che prevede lo scambio di auguri, di visi-te, di regali e l‟allestimento delle case a tema na-talizio, ci sia posto per un rinnovamento ed un risveglio della nostra fede, attraverso la riscoper-ta del vero significato del presepio: l‟ adorazione di Gesù nelle dolci sembianze del Bimbo nella culla, la consapevolezza che Gesù si è fatto uo-mo perché noi possiamo diventare figli di Dio. Dio è nato perché noi possiamo rinascere.

Il giorno 6/12/10 numerosi collegiali del „‟Nuovo

Joanneum‟‟, come da tradizione, hanno realizza-

to il presepe nella hall del Collegio e l‟albero di

Natale, ornando gli ambienti comuni con decora-

zioni natalizie. È seguito un breve momento di

preghiera, attorno il presepio, organizzato dalla

Commissione Liturgica del Collegio.

________News Il significato del Presepe

Riscoprire l‘importanza del presepio è ritornare alle origini e riflettere sul senso della vita

di Pietro Bufano

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Giorno 14 Novembre, alcuni collegiali del Nuo-vo Joanneum si sono dati appuntamento alle 10 di mattina presso l‟ingresso della Riserva Na-turale di Monte Mario per un’escursione gui-data del parco. La guida faceva parte del pro-getto Roma Natura, che ha il fine di far cono-scere e apprezzare ai cittadini le bellezze natu-rali della città di Roma. Dopo una breve salita fra le querce e i pini del parco, il gruppo di e-scursionisti (circa trenta persone di tutte le età) hanno ammirato il panorama di Roma dalla ci-ma del Monte Mario, così chiamato per deriva-zione dal latino Mons Maris (Monte del Mare): su quest‟altura, infatti, vennero trovate più di 140 nuove specie di conchiglie e animali marini fossili, mentre le impronte geologiche del luogo (principalmente sabbia e argilla), non lasciano dubbi sull‟origine marina del monte. Il gruppo ha poi attraversato la vallata adiacente, ammi-rando le impronte e le tane degli animali che popolano la zona, tra cui moscardini, istrici e volpi. Successivamen-te, dopo essere passati davanti a Villa Stuart, chiamata così perché appartenuta ai reali scozzesi (ed oggi di-ventata una clinica pri-vata), l‟escursione ha fatto tappa su un‟altra altura, da cui è stato possibile ammirare un‟ampia veduta com-prendente lo Stadio Olimpico, la Farnesina, l‟Auditorium Parco della Musica, oltre che buona parte del fiume Tevere. La guida ha sfruttato il panorama per raccontare la storia del fiume, e come esso sia stato, nei secoli, un pe-ricolo costante per gli abitanti di Roma, che do-vettero fare i conti con le frequenti esondazioni,

fino a che non venne costruito un argine capace di impedirle. Per concludere l‟escursione, la gui-da ha letto un brano del Viaggio in Italia di Goe-the e una poesia in romanesco sul Tevere, invi-tando i presenti a riflettere su come le azioni che noi reputiamo importanti siano, confrontate con l‟eterno fluire del fiume, solamente “episodi insi-gnificanti per una vita infinita”. Per il giorno 20 Novembre, il Collegio Nuovo Jo-anneum ha proposto un altra visita guidata nella Chiesa di Santa Maria del Rosario, sempre Riserva naturale di Monte Mario. La sua posi-zione lungo la via Trionfale ne faceva l'ultimo luogo di sosta dei pellegrini che per questa stra-da giungevano a Roma, il cui panorama si apriva qui per la prima volta davanti ai loro occhi. Fu fatta costruire nel 1628 dal romano Giovanni Vit-torio de Rossi in cima a Monte Mario e ampliata dai frati del Monastero di Sant'Onofrio, a cui la chiesa era passata in proprietà, ed i lavori furono

affidati all‟architetto Camillo Ar-cucci, allievo del famoso Borro-mini. L'interno è ellittico, con quattro cappelle adorne di stuc-chi e presbiterio absidato non in asse con la navata centrale e qu in d i i n a cco rd o co n l‟asimmetria tipicamente barocca, arredi e pitture per lo più risalenti al Settecento. Da notare l'icona della Madonna di San Luca, in quanto la tradizione vuole che sia stata dipinta miracolosamente dal Santo. Si tratta della più anti-

ca delle immagini della Madonna a Roma, risa-lente al VII-VIII secolo, anche rispetto a quelle di Santa Maria in Trastevere, del Pantheon e di San Francesca Romana. Da circa un secolo è presente anche una lapide in memoria del musi-cista Franz Liszt che qui compose alcune delle sue opere tra cui il “Christus”.

News _______ Alla riscoperta di Roma

Il Collegio Nuovo Joanneum organizza delle visite guidate nella Riserva

naturale di Monte Mario tra storia e paesaggio

di Luigi La Via e Giuseppe Occhipinti

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Sabato 16 Ottobre i Collegi dell’Università Cat-

tolica del Sacro Cuore della sede di Roma

hanno organizzato una gita a Firenze. Primo

fra tutti, il Collegio „‟Nuovo Joanneum‟‟, che

contava il numero di presenze più sostanzio-

so. Radunati in largo

Francesco Vito alle ore 6

si parte in pullman, de-

stinazione Toscana. Il

viaggio di ben tre ore ha

consentito di recuperare

il sonno perduto e, non

appena arrivati, si è cominciato a girare per la

città in gruppo, muniti di una mappa topografi-

ca della città, con i musei più importanti da vi-

sitare e i recapiti degli organizzatori. Il capo-

luogo toscano è il fulcro artistico e storico di

una delle più importanti regioni italiane, e, con

una sola giornata a disposizione si ha

l‟imbarazzo della scelta su cosa visitare: tra i

luoghi più interessati c‟è la Basilica di Santa

Croce, Palazzo Pitti, la Galleria degli Uffizi.

Nel tentativo di non deludere nessuno si è de-

ciso di andare in centro con l‟idea di visitare i

musei e le chiese più vicine. Merita nota, tra le

tante, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore

in piazza Duomo, terminata dal Brunelleschi,

la cui cupola, vista da

fuori, appare come una

rossa collina. Dopo un

pranzo veloce, si salta

da un negozio all‟altro,

poi al bar, e veloce-

mente si visita la Chie-

sa dove è sepolta Beatrice Portinari, resa dal

poeta Dante uno dei personaggi più noti della

letteratura italiana.La Firenze che ha ospitato

noi collegiali, che ospita milioni di turisti in tutto

il mondo, si è rivelata una tappa piacevole,

sebbene non poco lontana. Un energico ed

intenso progetto dunque, quello di Sabato 16

Ottobre, destinato molto probabilmente, a ripe-

tersi, con l‟augurio di essere sempre di più nu-

merosi.

CNJ: Join the Night L‘evento dell‘anno che riscalda la notte romana

di Andrea Paladini

Grande festa e grande divertimento al Collegio Nuovo Joanneum in occasione della Festa d' Autunno 2010. Ragazze e ragazzi sono usciti più che soddisfatti da una serata di gala che ha visto l' esibizione di numerosi gruppi musicali del CNJ oltre che le performance dei Disk Jo-ckey che si sono alternati alla console. L‟evento

è iniziato al piano S1 del Collegio ed è prose-guito fino a notte inoltrata. Non c' è che dire: una serata "unica" che ha reso bollente questo Autunno 2010 e mandato in delirio la folla di invitati!

________News Gita a Firenze

La Commissione Organizzativa dei Collegi promuove un giornata piacevole da trascorrere nel capoluogo toscano

di Vincenzo Piccoli

Page 12: Insiem Studenti Anno II Numero IV

Padre Agostino Gemelli con la collaborazione di grandi personalità illustre, quali Ludovico Necchi, Armida Barelli, Francesco Olgiati ed Ernesto Lombardo, riuscì in breve tempo a concretizzare il suo proposito di fondare un'U-niversità Cattolica che potesse rivestire un ruolo determinante per lo sviluppo culturale dell‟Italia di tutti i tempo. Padre Gemelli stesso, nella famosa lettera “Perché i cattolici italiani aspirano ad avere una Facoltà di Medicina e Chirurgia” racconta:

''Sul finire del 1917 mi trovai al letto di Giuseppe Toniolo in compagnia di Vico Necchi, mons. Olgiati e la signorina Barelli. Il Toniolo con animo inspirato dopo avere ascoltato la signorina Barelli riguardo l‟idea della fondazione della nostra università, te-nendo la mia robusta mano nella sua ossu-ta mi disse: „‟Fatela

presto, per amore dell‟Italia''. Nel febbraio del 1920 a 3 anni di di-stanza da quel gior-no, senza non poche difficoltà vanne fon-dato l‟Istituto Giusep-pe Toniolo di Studi Superiori che svolse il ruolo di un ente ga-rante e promotore della fondazione uffi-ciale dell‟Università Cattolica del Sacro Cuore. Il decreto di approvazione venne firmato dall‟allora Ministro dell‟Istruzione Benedetto Croce e promosso con grande impegno anche da Papa Benedet-to XV il quale, come riportato nella lettera dis-se rivolgendosi a padre Gemelli: “fate, e fate una cosa grandiosa degna del nome Cattoli-co”. La prima sede fu istituita a Milano in via Sant‟Agnese 2, nell‟edificio donato dal conte Lombardo, e in occasione dell‟evento Padre Agostino celebrò una messa a quale fu pre-

Origini e Finalità dell‘Università Cattolica

''Fate, e fate una cosa grandiosa degna del nome cattolico'' così

Papa Benedetto XV diede impulso e motivazione alla nascita

dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

di Luca Zavatto

Agostino Gemelli

Armida Barelli

Radici dell‘Ateneo _______

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s e n t e a n c h e l‟Arcivescovo di Mi-lano nonché futuro Papa Pio XI. Da al-lora il cammino di crescita e sviluppo di questo Ateneo fu molto lungo e se-gnato dalla fonda-zione di numerose altre sedi sparse in tutta Italia. Infatti, ad oggi, l‟Università Cattolica può essere definita come una

vera e propria università di carattere naziona-le. Bisogna sottolineare però, come il Francesca-no, nonostante i numerosi successi e traguardi ottenuti con la crescita del suo Ateneo, avesse in mente, ormai da molto tempo, l‟idea di fon-dare una Facoltà di Medicina e Chirurgia e questa come disse lui stesso, era “ il sogno della sua anima”. Era sua premura, infatti, quella di istruire dei medici cristiani che come è riportato nella Lettera agli italiani: “Sarebbero stati in grado di esercitare un sa-cerdozio in quanto la loro opera può avere in-fluenza anche per l‟anima. Ma per ottenere questo non basta dare al giovane un aiuto di consigli ma deve essere assistito in un periodo che non può essere breve, durante il quale la sua personalità si svi-luppa, si integra di convinzioni, di propo-siti, di ideali; in una parola si forma una uomo”. Interessante, è come l‟organizzazione di questa facoltà proget-tata nella mente di Padre Gemelli non avesse come unico obbiettivo quello di istruire i giovani solo da un punto di vista

professionale con lo scopo quasi di fare una sorta di concorrenza ai medici dello Stato ita-liano, ma punto essenziale dell‟istruzione era proprio quello di “ formare una personalità il cui nocciolo fondamentale siano le credenze cristiane e la pratica cosciente del cattolicesi-mo; per formare un uomo, un uomo maturo che ogni cosa e ogni evento giudica e valuta dal punto di vista cristiano”. Fu così che dopo queste illuminanti parole, nel 1958 fu emanato il decreto di istituzione della facoltà di Medicina e Chirurgia a Roma ma l‟anno successivo Padre Agostino Gemelli mo-rì e non vide mai l‟inizio dei lavori di costruzio-ne sulla terra di Monte Mario e l‟inaugurazione della sede romana e del Policlinico che porta il suo nome. E‟ necessario ricor-dare, che venne ri-volta una particolare attenzione alla Fa-coltà di Medicina da parte di Papa Gio-vanni Paolo II il qua-le in occasione del Giubileo del 2000 disse: ''Rivolgendomi so-prattutto a voi, caris-s i m i d o c e n t i dell‟Università Catto-lica del Sacro Cuore, mi preme darvi una consegna: siate veri e au-tentici educatori; abbiate cura di manifestare chiaramente a quale progetto educativo vi ispi-rate, dando ragione, da veri discepoli di Cristo, della speranza che è in voi. Sia vostro impegno e vostro onore offrire alla

Chiesa e al Paese giovani professionalmente

ben preparati, cittadini politicamente sensibili

e, in particolare, cristiani illuminati e coraggio-

si.''

Ludovico Necchi

Francesco Olgiati

Ernesto Lombardo

________Radici dell’Ateneo

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Recarsi dall’altra parte del mondo solamente per vedere il sorriso e gli occhi di un bambino potrebbe sembrare una follia; ma quel sorriso, credetemi, apre il cuore e vale una ricompen-sa inestimabile. Proprio con questa convinzione, maturata in precedenti esperienze dello stesso tipo, mi so-no proposto di tentare nuovamente il “tuffo nel buio” verso una realtà effettivamente tanto lon-tana dal nostro modo di intendere e concre-tizzare le cose; e se le precedenti volte avevo espresso qual-che titubanza, qual-che preoccupazione e perplessità circa la mera “utilità” di un simile viaggio (in termini personali e di aiuto agli altri), in questa occa-sione non ho avuto il minimo dubbio. Evidente-mente, l‟entusiasmo di partire non deriva da una presumibile consapevolezza delle proprie capacità - che, al contrario, l‟esperienza di missione sicuramente denuda al fronte delle tante esigenze che, con tutto l‟impegno e la buona volontà, non è in ogni caso possibile soddisfare – ma piuttosto dalla promessa di gioia su cui quest‟avventura prende forma. Indescrivibile la felicità che scaturisce dal sen-tirsi accolti in un posto tanto remoto, oserei direi fuori dalla nostra concezione dell‟ordinario, e che tuttavia rappresenta la routine per la gente di lì: non ci sembra norma-le che gli avvoltoi si occupino di consumare i rifiuti umidi, o che il proprio animale domestico sia un tigrotto, o che, per andare a scuola, sia necessario viaggiare su un‟imbarcazione sca-vata in un tronco, o ancora sperare nell‟acqua alta del fiume perché possa arrivare la barca con le provviste… direi di no!

Ma la gente di Sambú vive così. Il villaggio di Sambú, situato nella provincia orientale di Pa-nama, la più povera e disagiata dello stato ist-mico, è un agglomerato di casette e capanne che accoglie poche centinaia di persone, vero punto di riferimento per le comunità indigene emberá che si trovano nel circondario. In que-sti luoghi dell‟America Latina, così ancora vi-s c e r a l m e n t e legati alla materna offerta della natura

che regola il ciclo vitale, si vive il di-sagio cau-sato dall‟ “Occidente” che è brutal-mente en-trato in un

angolo di mondo c h e , per quanto possi-b i l e , a n c o r a conserva un modus vivendi di tutt‟altra epoca. La gente del luogo, e soprattutto la popolazione autoctona – gli indigeni Emberá – abitualmente utilizza l‟abbigliamento tipico (guayuco e pa-ruma); ancor più comuni sono i dise-gni che si dipingono sulla pelle con pol-veri coloranti natu-rali. I ragazzi crescono e i m p a r a n o l a “sopravvivenza” in un luogo talvolta ostile a causa di a-nimali pericolosi

Panama, Missione ―Don Bosco‖ Dall‘altra parte dell‘Atlantico… per un sorriso!

di Biagio Bianchimano

Nero su Bianco _______

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(serpenti, aracnidi e parassiti varî), ma anche qui c‟è il rimedio: le anziane sono espertissime conoscitrici delle proprietà delle più diverse erbe medicinali. Ci si sposta in piragua, un‟imbarcazione es-senziale ma comoda e maneggevole per spo-starsi lì dove non ci sono strade, ma solo albe-ri e arbusti. Insomma, si tratta di una civiltà flu-viale in piena regola, dove il fiume è una risor-sa talmente importante da vincolare la vita dei suoi abitanti. Purtroppo questa simbiosi uomo-natura è stata rotta dall‟ingresso della novità occidentale: l‟abitudine era di mangiare un frutto e restituirne al suolo la buccia; la stessa cosa non vale per la confezione in plastica dei biscotti… ma questo non appare affatto scon-tato. Così il fiume, sorgente di vita, diventa anche discarica. Cosa fare, allora? Bloccare forse la novità oc-cidentale, frutto di un progresso di secoli nato da esperienze, storie, anche culture diverse che hanno dialogato? Certamente no. Tanto-meno è possibile che venga introdotta così, ex abrupto, solo per allargare la piazza con un‟altra fetta di mercato. È ben più utile inse-gnare questa novità, o meglio, insegnare a trarne quanto di buono ne dà all‟uomo e quelle che sono le conseguenze del suo utilizzo.

Anche con questo obiettivo la missione “Don Bosco” del Vica-riato Apostolico del Darién si colloca in tale scenario, dove anche il Centro di Solidarietà Internazionale del nostro Atene-o, nell‟estate del 2010, ha deci-

so si esser presente. Il Ce.S.I. ha offerto infatti la possibilità a tre studenti dei collegi dell‟Università Cattolica – tra cui io - di recarsi a Panama in missione, accompagnati dall‟Assistente Pastorale don Paolo Bonini. Lì siamo stati accolti dal sa-cerdote missionario, don Héc

tor Quiros, ora anche lui Assistente Pastorale presso la sede romana della nostra Università. La missione “Don Bosco” si configura come u n ‟o pe ra n o n so lo a l se rv i z i o dell‟evangelizzazione, ma anche di utilità so-ciale, visto l‟impegno di tutti i missionari, laici e consacrati, finalizzato allo sviluppo socio-culturale della zona. Sicuramente fondamentale l‟aspetto pastorale e di cura delle anime, basato sull‟educazione a essere cristiano con tutto ciò che da esso deri-va in ogni altro aspetto della vita personale e comunitaria, fin dall‟inizio non è stato messo in secondo piano l‟aspetto socio-economico. Preoccupazione dei missionari è garantire l‟educazione primaria a tutti i bambini e ragaz-zi in età scolare, con la costruzione di strutture di accoglienza che possano ospitare anche coloro che abitano nelle zone più lontane e mano facilmente raggiungibili. Si è favorito un modello di allevamento del bestiame più pro-duttivo e iniziative del genere. La presenza di un Centro di Salute d‟istituzione statale, che offre le prime cure al-la popolazione e garantisce il trasporto in o-spedali qualificati della capitale panamense, ha permesso a noi studenti di Medicina cui e-rano riservati i viaggi-borsa di studio del Ce.S.I. di approfondire anche in ambito sanita-rio la conoscenza di una terra di missione. Grazie alla collaborazione del personale medi-co ed infermieristi-co abbiamo potuto constatare con mano la difficoltà – m a n o n l‟impossibilità! – di lavorare col solo aiuto della semeio-tica e poco altro più. La conclusione? Valorizzare le opportunità che il nostro Ateneo e i Collegi ci offrono. In ogni caso, attraversare l‟oceano per un sor-riso davvero val più di tutto l‟oro del mondo!

________Nero su Bianco

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“Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene”. E per fare del bene bisogna avere un po‟ di coraggio, essere pronti a soffrire qualun-que mortificazione, non mortificare mai nessuno, essere sempre amorevole … ci rammen-ta san Giovanni Bosco. Ma non solo! La sfida culturale dei nostri giorni risiede nel porre dimensioni quali la carità e la soli-darietà alla base della persona, della famiglia, dell‟intera società. Si tratta di avere il corag-gio intellettuale di pensare a un nuovo umanesimo, che abbia come fondamento, come sorgente e come espressione la cultura del dare, che altro non è se non la cultura del Vangelo: date e vi sarà dato. Vi sarà versata in grembo una misura piena pigiata e traboc-cante (Lc 6,38). Ma bisogna fare attenzione. Prima di programmare iniziative concrete, occorre promuove-re una rinnovata spiritualità, facendola emergere come principio educativo in tutti quei luo-ghi dove si forma l‟uomo e il cristiano, dove si educano le nuove generazioni, dove si co-struiscono le famiglie e la società. Questo perché non ogni atto di dare è generatore di un‟autentica cultura del dare. Esiste, infatti, un dare che è contaminato dalla voglia di pre-valere sull‟altro. Esiste un dare che cerca soddisfazione e compiacimento nell‟atto stesso di dare. C‟è anche un dare interessato, utilitaristico che, in fondo, cerca sempre il proprio tornaconto. E c‟è infine il dare evangelico; un dare che si apre all‟altro nel pieno rispetto della sua dignità, in grado di suscitare un nuovo slancio creativo, che si manifesta a volte nella genialità di una soluzione inattesa, che ci introduce nell‟esperienza del date e vi sarà dato. Si tratta di educarsi ad una solidarietà che non abbia il timore di spingersi fino alla compassione. Ma non ad una compassione intesa come una sorta di misero pietismo, ma una compassione vera, una compassione che non può prescindere dagli autentici senti-menti di benevolenza e di beneficienza. Si tratta di un impulso nuovo che ci spinge ad agi-re a favore dell‟altro in virtù dell‟autentico desidero che nutriamo circa il suo bene. “Caritas Christi urget nos”. Per fare tutto questo occorre innanzi tutto compiere il passaggio da una concezione del dare inteso in senso puramente materiale a quella del darsi sul piano dell‟essere. Una forma del dare che non va considerata come un‟espressione di filantropia o di assistenzia-lismo - virtù entrambe individualistiche – quanto piuttosto di comunione. Tutto questo signi-fica innanzi tutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Significa inoltre la capacità di sentire il fratello come uno che mi appartiene, per saper condividere le sue gioie e le su-e sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni. Coraggio dunque: non dobbiamo avere paura. Il bene è possibile farlo bene anche oggi. Anche in Cattolica. Anche in Collegio!