Settemiglia - anno II, n°2

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settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno Periodico Mensile Anno I - N°11 Dicembre 2011 Mail ed Info: [email protected] www.settemiglia.it Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa UNA FINESTRA SUL NATALE La speranza di una luce Pagina 2 Libertà e/è AMORE Amatevi come io vi ho amato!Pagina 3 Solenne investitura dei nuovi cavalieri dell’O.E.S.S.G. Pagina 4 Trame Africane Notizie dalla nostra parrocchia in Africa Pagina 6 Maria Theotókos Pagina 7 Il libro del mese In nome della Madre Così Padre Beniamino, il Vescovo, ha scriƩo di Santa Maria nell’invocazione alla nostra Madre della Speranza. Maria ha, infaƫ, portato in sè la Luce vera e per prima l’ha vista brillare sul viso sporco del neonato Dio. La sua gravidanza, la sua aƩesa è stato un per- corso misterioso verso la Luce come la nostra esistenza che passa aƩraver- so i dolori e le domande nchè non si scopre un’ulteriore vita, un’altra luce, un’altra nestra... come il seme caduto a terra ...nel freddo dell’inverno, che ri- sale nel buio verso la primavera . Maria nella sua aƩesa è per noi sorella d’umanità, donna che si da di Dio, ma- estra di speranza. Questo nostro stare alla nestra della vita non può diventare, però, un aƩen- dere oziosamente che le cose cambino È un aacciarsi, invece, con sguardo gravido d’aƩesa sulle nostre vite, illu- minate dalla certezza che questa no- stra storia è stata visitata e assunta in quella carne, un giorno crocissa e per sempre risorta, che è nata una noƩe a Betlemme. In quella noƩe lo sguardo di Dio si è po- sato sul viso stupito, incerto ma amore- vole di Maria e di Giuseppe. In quella noƩe la divinità ha rischiarato di salvezza la nostra umanità. La salvezza che è Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, che ci visita nel nostro in- verno, come seme caduto a terra che ci sospinge verso il cielo. TuƩo questo avviene a Natale, quando la nestra di Dio si apre sul mondo ...per sempre. Vi benidico tuƫ, don Peppino De Luca, parroco “Dovunque c’è un uomo, c’è l’occasione per fare del bene” Seneca Vi invito per un aƫmo / a distogliere lo sguardo dai giorni che verranno / e da quelli che sono passaƟ. / Vi invito per un aƫmo / a guardare dalla nestra / che aaccia sulla vostra vita / e osser- vare che tuƩo ciò che fate / e che farete non andrà perduto, / e in questo picco- lo, misero aƫmo / vi accorgerete quale inesƟmabile mondo / avrete costruito, / senza saperlo / senza averlo pensato / e anche se su questa nestra / rieƩe- rà solo un Ɵmido sorriso / vuol dire che avrete seminato buoni fruƫ / e un do- mani saranno raccolƟ nel modo miglio- re / solo grazie a voi. / Questo componimento, dal Ɵtolo “Il Presepe del Coraggio”, di Nicola Schia- vone, l’ho notato incorniciato accanto ad un suggesƟvo presepe che, in que- sto strano e doloroso avvento, ho am- mirato, segno di un Natale che tarda ad arrivare, in un reparto di ospedale. L’ho leƩo una volta di freƩa, poi ancora una volta, e poi ancora... no a ricorda- re alcuni passaggi... Mi colpiva quel riferimento alla nestra, come quella esposta in bella mostra ac- canto al nostro altare e che abbiamo aperto ogni domenica per far apparire i manifesƟ del percorso di Avvento. Una nestra per dire la vita, una ne- stra per descrivere il Natale. Finestra del Cielo, aƩraverso di te splende sul mondo la Luce della Spe- ranza: il Cristo tuo Figlio”.

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Giornale della Parrocchia San Francesco di Paola - Scafati (Sa) Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola

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settemigliada Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Periodico MensileAnno I - N°11Dicembre 2011Mail ed Info:[email protected]

Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa

UNA FINESTRA SUL NATALELa speranza di una luce

Pagina 2

Libertà e/è AMORE“Amatevi come io vi ho amato!”

Pagina 3

Solenne investitura dei nuovicavalieri dell’O.E.S.S.G.

Pagina 4

Trame AfricaneNotizie dalla nostra parrocchia in Africa

Pagina 6

MariaTheotókos

Pagina 7

Il libro del meseIn nome della Madre

Così Padre Beniamino, il Vescovo, ha scri o di Santa Maria nell’invocazione alla nostra Madre della Speranza.Maria ha, infa , portato in sè la Luce vera e per prima l’ha vista brillare sul viso sporco del neonato Dio. La sua gravidanza, la sua a esa è stato un per-corso misterioso verso la Luce come la nostra esistenza che passa a raver-so i dolori e le domande fi nchè non si scopre un’ulteriore vita, un’altra luce, un’altra fi nestra... come il seme caduto a terra ...nel freddo dell’inverno, che ri-sale nel buio verso la primavera .Maria nella sua a esa è per noi sorella d’umanità, donna che si fi da di Dio, ma-estra di speranza.Questo nostro stare alla fi nestra della vita non può diventare, però, un a en-dere oziosamente che le cose cambino

È un aff acciarsi, invece, con sguardo gravido d’a esa sulle nostre vite, illu-minate dalla certezza che questa no-stra storia è stata visitata e assunta in quella carne, un giorno crocifi ssa e per sempre risorta, che è nata una no e a Betlemme.In quella no e lo sguardo di Dio si è po-sato sul viso stupito, incerto ma amore-vole di Maria e di Giuseppe. In quella no e la divinità ha rischiarato di salvezza la nostra umanità.La salvezza che è Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, che ci visita nel nostro in-verno, come seme caduto a terra che ci sospinge verso il cielo. Tu o questo avviene a Natale, quando la fi nestra di Dio si apre sul mondo ...per sempre.Vi benidico tu ,

don Peppino De Luca, parroco

“Dovunque c’è un uomo, c’è l’occasione

per fare del bene”Seneca

Vi invito per un a mo / a distogliere lo sguardo dai giorni che verranno / e da quelli che sono passa . / Vi invito per un a mo / a guardare dalla fi nestra /che aff accia sulla vostra vita / e osser-vare che tu o ciò che fate / e che farete non andrà perduto, / e in questo picco-lo, misero a mo / vi accorgerete quale ines mabile mondo / avrete costruito, /senza saperlo / senza averlo pensato /e anche se su questa fi nestra / rifl e e-rà solo un mido sorriso / vuol dire che avrete seminato buoni fru / e un do-mani saranno raccol nel modo miglio-re / solo grazie a voi. /Questo componimento, dal tolo “Il Presepe del Coraggio”, di Nicola Schia-vone, l’ho notato incorniciato accanto ad un sugges vo presepe che, in que-sto strano e doloroso avvento, ho am-mirato, segno di un Natale che tarda ad arrivare, in un reparto di ospedale.L’ho le o una volta di fre a, poi ancora una volta, e poi ancora... fi no a ricorda-re alcuni passaggi...Mi colpiva quel riferimento alla fi nestra, come quella esposta in bella mostra ac-canto al nostro altare e che abbiamo aperto ogni domenica per far apparire i manifes del percorso di Avvento.Una fi nestra per dire la vita, una fi ne-stra per descrivere il Natale.“Finestra del Cielo, a raverso di te splende sul mondo la Luce della Spe-ranza: il Cristo tuo Figlio”.

settemigliasettemiglia Riflessioni 2

Nel numero di novembre scorso ci siamo lascia con questa frase: “[…] occorre educare i giovani

alla Libertà e bisogna farlo parados-salmente sopra u o oggi, nella no-stra comunità sociale, nella quale, da un lato, è stata eliminata ogni forma di limite e di barriera, ma, dall’altro, si corre il rischio di rimanere ingabbia nell’idea di una Libertà intesa come opportunità”. Partendo dalla mia esperienza di inse-gnante, infa , mi accorgo che i nostri ragazzi fanno molta fa ca a dis nguere tra “essere liberi” e “vivere liberi”. Per loro la Libertà si iden fi ca con tu o ciò che sanno e possono fare giorno per giorno. Senz’altro hanno ragione. Ma posso ritenermi libero solo perché de-cido io cosa fare, quando farlo, come farlo e se farlo? Se così fosse, allora la mia vita sarebbe molto triste per-ché estremamente condizionata dagli altri e dalle barriere davan alle quali potrei trovarmi. Pensiamo ai carcera . Persone che scontano una pena per aver commesso un reato e, proprio per questo, persone private della Libertà. Eppure, anche in carcere si può essere liberi. Vi cito un’esperienza molto in-teressante proposta dalla Coopera va Sociale Gio o di Padova sul suo sito h p://coopgio o.org. Si tra a di una delle tante coopera ve che operano coi detenu : “persone che, secondo la società, non valevano niente, stavano in branda dalla ma na alla sera sen-za nessuna prospe va futura, e invece con questa opportunità si sono messe in moto; il lavoro da solo non basta, è uno sguardo su se stessi che fa cam-biare, è questo sguardo che fa sì che un individuo non sia defi nito da quello che ha fa o ma da quello che può desi-derare; ad un certo punto emerge una verità di te che prima non immaginavi e cominci ad avere fi ducia. Quello che stupisce i detenu è che questa possi-

bilità sia data gratuitamente, inizial-mente mol cercano di capire dov’è la fregatura, dove sta il trucco. Quando poi si arrendono e si accorgono che non ci sono secondi fi ni o strumentalizzazio-ni, allora il loro sguardo cambia”. È lo sguardo su se stessi che fa cambiare… La libertà, dunque, non è tanto vivere liberi, quanto (e sopra u o) esserlo. Pensiamo al Natale. Se proviamo an-che noi a cambiare il nostro angolo di visuale e a guardare con occhi diversi la Gro a di Betlemme, ci accorgiamo del fa o che Dio è libero non perché deci-de di creare, ma perché ama in modo del tu o gratuito. Il pensiero dell’incar-nazione è contestuale alla creazione. Sul piano umano è come quella don-na che ha già pensato a suo fi glio an-cor prima di concepirlo e, dopo averlo messo al mondo, lo cura con iden co amore, sempre, anche se le fosse nato con due teste, anche se da grande le si rivolterà contro, anche se dovesse sce-

gliere vie lontane dalle sue aspe a ve di madre. Gesù nella mangiatoia è l’esempio defi -ni vo della grandezza di Dio, della Sua maternità donata fi no alla prova supre-ma dell’amore. Essere liberi, dunque, vuol dire essere aper all’amore in tu e le sue sfaccet-tature, in tu e le sue manifestazioni e sfumature. Essere liberi vuol dire, inoltre, sapersi rinnovare giorno dopo giorno proprio in quanto l’amore è il sen mento che più di tu ha bisogno di essere ravvi-vato come il fuoco nel camino, come l’olio nella lampada, come il ricordo di chi non c’è più. Essere liberi, infi ne, vuol dire essere capaci di acce are l’amore dell’altro. Non solo l’amore di Dio, ma anche di chi ci è vicino, dell’amico, della madre, del coniuge, del fratello, del collega… Davan alla gro a di Betlemme con-templiamo il mistero più grande dell’u-niverso, quello di un Dio che non misu-ra le azioni del suo popolo, di un Padre che non conta le buone risposte del fi glio, di un fratello che non si aspe a contropar te dal fratello. Dio, nella gro a di Betlemme, non si propone come modello di vita, non ci dice “Fate come ho fa o io”. Il suo messaggio è: “Amatevi come io vi ho amato!”. Per questo gli Angeli cantano: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di BUONA VOLONTÀ”. Sì, parliamo di buona volontà perché Dio, nella sua infi nita sapienza, conosce l’uomo e la sua fallibilità. Proprio per questo non gli ha promesso il Paradiso in funzione delle sue azioni.In altre parole non si avrà la vita eterna dopo essere passa per l’uffi cio ragio-neria. La valutazione fi nale sarà fa a soltanto sull’Amore che avremo sapu-to dare e, per amare, dovremo impa-rare ad essere liberi.

Vincenzo Fiorenza

LIBERTÀ E/È AMORENella Grotta di Betlemme si realizza la Libertà di Dio

Ma davvero per uscire di prigionebisogna conoscere il legno della porta,la lega delle sbarre, stabilire l’esattagradazione del colore? A diventarecosì grandi esperti, si corre il rischioche poi ci si affezioni. Se vuoi uscire

davvero di prigione, esci subito,magari con la voce,

diventa una canzone. [Patrizia Cavalli]

dalla Parrocchia San Francesco di Paola...dalla Parrocchia San Francesco di Paola...

Buon Natale!Buon Natale!

settemigliasettemiglia Cronaca della Parrocchia... 3

Con una solenne celebrazione pre-sieduta da S.E. Mons. Beniamino Depalma, Gran Priore della Luo-

gotenenza, Sabato 26 novembre si è tenuta, nella chiesa di San Francesco di Paola di Scafa , l’inves tura dell’Ordi-ne Equestre del Santo Sepolcro di Ge-rusalemme. Sono entra a far parte dell’Ordine 19 Cavalieri e 2 Dame, tra cui il nostro Par-roco don Giuseppe De Luca, il Coman-dante della Stazione dei Carabinieri Ten. Paolo Volontè e sei Emeri ci a-dini di Scafa . Il Vescovo ha ricordato ai Cavalieri, inves col rito della spada sulla spalla e la consegna della croce, che “essere Cavalieri del Santo Sepol-cro oggi vuol dire lo are per il regno di Cristo e per la diff usione della Chiesa, essere gius e ones , tes moniare il cris anesimo, tenendo bene in mente che il Regno di Dio non si conquista con

INVESTITURA DEI CAVALIERI E DELLE DAME DELL’ O.E.S.S.G.Solenne Cerimonia del 26 Novembre

la spada, ma con la Fede e la Carità”.Momen vissu con grande intensità ed intensa preghiera, con l’immancabi-le scenografi a dei mantelli con la visto-sa Croce di Gerusalemme, che ha fa o da richiamo ai più curiosi. L’Ordine ha oggi lo scopo di raff orzare nei suoi membri la pra ca della vita Cris ana, in assoluta fedeltà al Som-mo Pontefi ce secondo gli insegnamen della Chiesa, osservando i principi della

carità dei quali l’Ordine è un mezzo fon-damentale per gli aiu alla Terra Santa. All’ordine, infa , è affi dato il compito di sopperire alle necessità del Patriar-cato La no di Gerusalemme e di tu e le a vità ed inizia ve a sostegno della presenza Cris ana in Terra Santa. Le oblazioni dei suoi membri rappre-sentano dunque la principale fonte contribu va is tuzionale del Patriarca-to. Dalla fi ne del secolo scorso ad oggi, l’Ordine ha fi nanziato la realizzazione di 41 scuole Patriarcali (orfanotrofi , asili nido, scuole elementari, medie e supe-riori) in Israele, Pales na e Giordania.Gli allievi che le frequentano sono circa 19.000, tra Cris ani, Ortodossi e Musul-mani, con l’obie vo di creare fi n dalla tenera età una convivenza pacifi ca tra le varie religioni anche grazie, quindi, alla generosità dell’Ordine.

Comm. M.D. Vincenzo Santonicola

S. MESSA IN ONORE DI SANTA CECILIA E DELLA VIRGO FIDELISUn grande impegno ...una grande emozione

È il terzo anno che il parroco della chesa parrocchiale San Francesco di Paola, don Giuseppe De Luca,

il maestro Francesco Scarico, dire ore del coro “Alba Plena” e dell’orchestra “l’Aurora”, il maresciallo dei Carabi-nieri Martone cav. Angelo, presidente dell’associazione Carabinieri di Scafa si incontrano per rinnovare un impor-tante appuntamento e per unire le pro-prie forze nella realizzazione di ancor di più grande evento. Quale?:Il 12 Novembre, commemorazione vit- me di Nassiriya (Iraq); Il 21 Novembre,

ricorrenza “Virgo Fidelis” patrona dei Carabinieri; Il 22 Novembre, ricorrenza “Santa Cecilia” prote rice della musica e dei musicis . Perché: Il 12 Novembre 2003, a Nassiriya, uno spregevole a acco au un avamposto di militari italiani, in missione di pace, provocò gravi feri e tante mor , fra ques 12 Carabinieri, 5 militari di altre armi e 2 civili. Tra le vi me, il brigadie-re dei Carabinieri Giuseppe Cole a, al quale è stata in tolata la sezione Cara-binieri di Scafa . Il 18 Dicembre 1949, Sua San tà Pio XII, accogliendo l’istanza di Sua E. Mons. Carlo Alberto Ferrero di Ca-

vallerleone, proclamava uffi cialmente Maria “Virgo Fidelis patrona dei Ca-rabinieri” fi ssando la sua celebrazione il 21 Novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tem-pio. Lo scutore archite o Giuliano Le-onardi, a seguito di concorso ar s co, bandito dal comando Generale dell’Ar-ma, rappresenta la Vergine in a eggia-mento raccolto mentre, alla luce di una lampada legge in un libro le parole pro-fe che dell’Apocalisse “Sii fedele sino alla morte”. La scelta della Madonna come Patrona dell’Arma è sicuramente ispirata alla fedeltà di ogni soldato che serve la patria, cara eris ca dell’Arma dei Carabinieri che ha per mo o: “nei secoli fedele”. Il 22 Novembre, in tu o il mondo si sinnova l’appuntamento per celebrare la fes vità in onore di Santa Cecilia, una fanciulla vergine e mar re che secondo un’an ca tradizione sposò, per volere dei genitori, Valeriano, convertendolo con il cognato Tiburzio al Cris anesimo. Da una interpretazione della frase (A dei Mar ri) “…mentre risuonava la musica, Cecilia in cuor suo cantava la sua preghiera…” ebbe origine il culto della Santa come Patrona dei musicis .

Anche quest’anno il coro Alba Plena e l’orchestra l’Aurora, magistralmente dire dal maestro Francesco Scarico, hanno dato risalto, con musiche di il-lustri compositori, i vari momen della celebrazione Eucaris ca offi ciata dal Vicario Generale Mons. Don Lino D’O-nofrio e dal parroco don Giuseppe De Luca. La celebrazione provoca in ognuno pro-fonde emozioni per la sua mis cità e per la compostezza dei fedeli, interve-nu numerosi, tanto da occupare tu gli spazi all’interno della chiesa. Un silenzio commovente scende nel momento in cui l’orchestra introduce il Jubilate Deo di F. Bühler ed il Vicario Generale inizia la celebrazione Eucari-s ca, emozione che con nua per tu a la sua durata.Al termine dell’evento, il maresciallo Martone cav. Angelo, pronuncia il suo discorso evidenziando l’impegno nel sociale dell’Associazione Carabinieri di Scafa . La preghiera alla Virgo Fidelis e a Santa Cecilia completa la cerimonia lasciando nel cuore dei fedeli, ancora una volta, la gioia ed il ricordo dei no-stri fratelli cadu a Nassiriya.

Martone cav. Angelo

settemigliasettemiglia

dove è costruito il nostro ospedale e per ben 3 volte di seguito hanno dan-neggiato tu o ciò che posava per terra fi no oltre i 30-40 cm, la buona volontà e il lavoro non indiff erente di tu o il no-stro personale ha sempre ripulito tu o dopo ogni fi umana ma ciò che non è più usabile dovrà essere sos tuito.Il Signore è stato tanto buono con noi facendo nascere nel cuore del Fondato-re e Dire ore di Trame Africane il desi-derio di lavorare per l”Africa (in questo

caso per il Kenya e ancor più specifi ca-mente per noi). Con la costante e gene-rosa assistenza di Trame Africane il no-stro ospedale dal 2009 sta rifi orendo. La vecchia stru ura della maternità ha lasciato il posto ad un reparto ben fun-zionante e spazioso dove oltre 200/230 mamme al mese danno alla luce i loro bimbi. Due sale operatorie ben a rez-zate sono aperte tu i giorni per i casi di urgenza ma ospitano pure lunghe liste di interven programma sia orto-pedici che per altre specialità. Come una sola Persona sia riuscita a coinvolgere tan altri noi non lo sap-

e della Nostra Parrocchia in Africa 4

LITTLE SISTERS OF ST. THERESE OF THE CHILD JESUSNo zie dalla nostra parrocchia ...in Africa!

Rev.mo e carissimo Don Giuseppe e tu gli amici della Parrocchia di San Francesco di Paola di Scafa ,

nel Signore pace e gioia sempre!Quest’anno nell’occasione della S. Pa-squa ci incontrammo proprio di perso-na, ora nell’approssimarsi del S. Avven-to eccomi ancora accanto a voi, questa volta per le era, per rinnovare l’aff e o e la gra tudine.No zie recen di voi le abbiamo rice-vute dai nostri carissimi amici e grandi Benefa ori Pasquale Coppola ed alcu-ni rappresentan di Trame Africane e siamo conten di sapervi bene.Per due volte ebbi la gioia di conoscere la vostra Ci à e dintorni, visto e sen -to quanto sia grande la partecipazione alla S. Messa, termometro della vita Cris ana di un paese. Con piacere, con gli occhi della memoria, rivedo la gran-de Chiesa gremita di bambini e fedeli, ricordo pure quanto conoscete e amate le nostre opere qui in Kenya sia a Ma-chaka che a Kiirua. Come ringraziare tu ? Abbiamo qui con noi Pasquale Coppola, a lui diamo l’incarico di portare i nostri auguri, gra tudine e aff e o. Chiediamo a Dio di benedirvi sempre e tanto. Insieme prepariamo il cuore ad accogliere Gesù con il vivere il più san-tamente possibile il periodo dell’Av-vento.La nostra Missione nel Meru è proprio nel cuore del Kenya, zona montagnosa cosparsa di vulcani spen che hanno lasciato come patrimonio lava, ghiaia, e roccia vergine. Le grandi piogge di que-s giorni si sono versate sul territorio

piamo! Possiamo solo fare un para-gone rivedendo i giorni passa : da un rigagnolo formatosi con la pioggia su a N rimi tan altri rigagnoli si sono incontra scendendo a valle sempre più ricchi di acqua e sono arriva a noi con violenza in forma di fi umana …Non sempre le fi umane sono dannose. Tra-me Africane è per noi sorgente di vita nuova! La sua forza di a razione è stata forte e ...l’unione fa la forza!Il villaggio di Machaka, primo amore di Trame Africane, dopo anni di sponsoriz-zazione e preparazione a scuola di tan ragazzini molto poveri sta raccogliendo i primi fru con le prime persone qua-lifi cate. Molte ragazze hanno ricevuto un diploma in sartoria, altri come inse-gnan di Scuola primaria e tu hanno trovato subito lavoro.Credo ciascuno possa sen rsi felice nel sapere quan fi li d’oro queste Trame stanno tessendo qui da noi assieme a voi ed è oro puro, ossia un futuro con dignità per tan nostri giovani.Come già saprete qui le feste Natalizie e Pasquali non sono ricche di tan se-gni esteriori, forse neppure tanta co-noscenza religiosa: queste sono feste dell’amicizia …feste del cuore. Ci si va a trovare. Si sta insieme per una tazza di Chiai (te e la e) si sta insieme senza neppure parlare tanto, perchè anche il silenzio qui ha il suo signifi cato profon-do.Se potessi fare una decorazione che esprimesse la gioia del Natale prepa-rerei un grande albero “Trame Africa-ne” e vi appenderei tan palloncini e su ciascuno di esse me erei il vise o sorridente di un nostro piccolo e gran-de, aiutato da Trame. Gli occhi di tut- brillerebbero come stelle ma i rami

sarebbero così carichi da non poterne sopportare in peso.Me amo allora come decorazione sul nostro albero una stella cometa quella della Fede, che sia fede profonda, lu-minosissima e a ri, indichi, guidi tan tu alla vera felicità che è GESÙ.Dio vi benedica e centuplichi le grazie per voi e vostri cari. Grazie, grazie a tut- da tu noi con tanto aff e o, ricono-

scenza, preghiera.Buon AVVENTO e Buon NATALE!

Suor Mariapia e tu a la Comunità

Trame Africane è una Onlus nata nel luglio del 2001 dall’impegno di un gruppo di persone già a ve da anni nel se ore del volontariato.Il suo obie vo è quello di creare concrete possibilità di crescita nei paesi in via di sviluppo, fornendo alle persone che vivono in condizioni disagiate strumen e opportunità di risca o, per migliorare le proprie condizioni di vita a raverso l’educazione sanitaria, l’istruzione, la formazione professionale ed il lavoro.La realizzazione dei proge avviene esclusivamente grazie alla collaborazione con partner locali, conoscitori del contesto sociale e culturale, e a raverso incon-tri con le persone del luogo a cui l’intervento è rivolto. In questo modo si riesce a rispondere alla reali necessità di quan coinvol , rispe andone tradizioni e cul-tura, senza imporre modelli predefi ni .

settemigliasettemiglia Rubriche 5

RITAGLI ...DI VITA

Siamo davvero liberi? O siamo ingranaggi di

una catena produ va che im-piega ed espelle? Nella nostra

società, de a “del fare”, capita, infa - e recentemente troppo spesso - di ritrovarsi senza lavoro. Per vivere ci si deve perciò ada are a quel che si trova senza poter valorizzare le pro-prie capacità. L’inevitabile disastrosa conseguenza è la svalutazione delle proprie azioni. Al riguardo, già Aristo-tele dis ngueva tra l’agire ed il fare; ques due verbi, apparentemente sinonimi, hanno signifi ca molto di-versi. Agire, signifi ca dare al nostro movimento una meta, indirizzarlo, dis nguere tra il bene ed il male, vuol dire essere responsabili e consapevoli di quel che si fa. Il fare coincide, inve-ce, con la semplice esecuzione di un compito (Igor, in “Frankenstein” la sa-peva lunga a riguardo). A questo pun-to è lecito chiederci chi è tolare delle “nostre scelte” e dov’è che cadono le rispe ve responsabilità. Qual è il va-lore, più o meno legale, delle nostre azioni? Provate a rispondere sen-za dover toccare l’ambito poli co...cos’è, non ci riuscite?

palma, che attualmente è Vescovo, e anche il vicario del vescovo che è don Lino D’Onofrio.A un mese e mezzo ho fa o un cam-mino di fede per diventare fi glio di Dio a raverso il sacramento del Ba esimo, poi tra 10 e 12 anni ho preso un altro sacramento che è la Prima Comunione che signifi ca incontro con Dio, poi a 18 anni ho preso un altro sacramento, del-la comfermazione, che è la Cresima.In questa parrocchia ho fa o i nuovi amici, ho conosciuto il sacrista, che è Enzo, che prima non conoscevo e mi voleva bene ed ora pure, poi ho co-nosciuto don Giuseppe De Luca come parroco e mi trovo benissimo con lui, ogni tanto, no spesso mi rimprovera e mi fa capire dove sto sbagliando, e mi fa vedere cose molto più im-portan . Poi ho conosciuto anche come amico Gennaro e mi trovo molto bene con lui perché mi vuo-le molto bene e io pure.

Sono Lupacchio Achille, ho 26 anni, è da tanto tempo che faccio parte della comunità parrocchiale di San

Francesco di Paola. Prima ho fa o il “volontariato” di que-sta parrocchia, dopo tan anni mi sono formato a raverso la formazione dello scau smo e faccio sempre parte di quel gruppo, faccio parte anche come mem-bro del consiglio pastorale e sto pure nel gruppo teatro della compagnia di San Francesco di Paola. Mi sto molto impegnando e ogni tanto do una mano giù nel teatro. Ho fa o un percorso di fede per diventare ministrante e sono diventato un esperto nel servire messa, ed ora sto facendo un cammino di fede per diventare Cerimoniere.Appena sono venuto in questa parroc-chia ho conosciuto Don Aniello Marano come parroco, sono stato tan anni con lui ed abbiamo fa o molte cose insie-me, mi trovavo benissimo con lui e mi faceva capire tante cose belle ed impor-tan e come si serve una messa. Stavo con lui nelle feste parrocchiali, poi col passare del tempo ho conosciuto i vice parroci ad esempio don Angelo Masul-lo e don Mimmo Cirillo e mi trovavo be-nissimo con loro due, poi più tardi ho conosciuto S. E. Mons. Beniamino De-

di Joshua

una cate

nn l luiui,,vvereraaoo,,--eeo o --

Quando servo la messa mi me o in silenzio, quando è arrivato il momen-to della liturgia della parola ascolto la parola di Dio, quando arriva l’ora della consacrazione, che si ricorda l’ul ma cena, che è cioè la Santa Messa, là in quel preciso istante mi me o in ginoc-chio e mi me o in dialogo con Dio.Vorrei fare un cammino di fede per di-ventare tes mone di Dio e di portare la sua parola nelle case, nelle famiglie bisognose come avevano fa o gli Evan-gelis Giovanni, Marco, Ma eo e Luca. Quando vado in Cappella Eucaris ca io porto tu a la mia vita nelle mani del Signore e contemplo il Suo Volto a ra-verso il pane disceso dal cielo che è l’o-s a divina, quando leggo la Bibbia poi capisco cose che Gesù ha de o a tu noi; mentre leggo i Vangeli mi sto avvi-cinando di più al Signore Gesù.

Achille Lupacchio

settemigliasettemiglia Vita dei Santi 6

MARIATheotókos

Maria è il più grande dono che Dio ha fa o all’umanità. È la Madre Divina: « Capolavoro

del Creatore. Rifl esso evidente di Dio. Miracolo di natura e di grazia. Bellez-za inenarrabile. Splendidissima aurora. Corona dei San . Santuario delle mi-s che altezze. Ministra del trionfo. La tu a Santa ... È Colei a cui è toccato il prodigio unico di essere immacolata, perfe ssima, purissima... » (Paolo VI).La Madonna non è un personaggio in-ventato dalla fantasia popolare, né un mito leggendario creato dalla tradizio-ne, ma è una persona storicamente esi-s ta come tan altri personaggi della storia.Le no zie che riguardano la vita della Madonna le troviamo nel Vangelo, il quale, oltre ad essere un testo sacro perché ispirato da Dio, è anche ve-ri ero, perché narra fa realmente accadu . La prova certa che le no zie sulla Madonna sono vere, l’abbiamo dal fa o che tre dei qua ro autori del Vangelo (Marco, Luca e Giovanni) la co-nobbero personalmente.Dalla tradizione e da tes monianze sappiamo che i genitori della Madonna furono Gioacchino ed Anna, ques era-no due sposi profondamente religiosi che condussero una vita esemplare. Per mol anni implorarono dal Signo-re la grazia di un fi glio, e solo in tarda età fu esaudita la loro preghiera. Dio

al quale nulla è impossibile, si servì di ques san sposi per donare al mondo la creatura più santa: Maria.Dal vangelo non si deduce che la Ma-donna avesse fratelli o sorelle di san-gue.Ella come fi glia unica ereditò la picco-la casa di Nazaret e perché questa non passasse ad altra famiglia, Maria spo-sò Giuseppe appartenente alla stessa s rpe di Davide. Secondo la tradizione Maria trascorse la sua infanzia nel tem-pio di Gerusalemme dove rimase fi no all’età di circa quindici anni. Mol padri della chiesa e teologi sostengono che la Madonna mentre era al tempio si con-

sacrò al Signore con il voto di verginità, infa nel vangelo di Luca risulta che la Madonna abbia fa o il voto di ver-ginità prima che le venisse annunziato di diventare madre del Redentore e prima ancora del matrimonio con Giu-seppe. Alle parole dell’angelo Gabriele “ecco concepirai un fi glio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” la Madonna risponde “come è possibile? Non co-nosco uomo” (Luca 1, 34). Nelle parole di Maria appare evidente la sua ferma volontà di rimanere vergine. Solo dopo essere stata rassicurata che suo fi glio Gesù sarebbe nato senza intervento di uomo ma per opera dello Spirito Santo, acce ò umilmente di diventare la Ma-dre del Signore, “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai de o” (Luca 1, 38).La verginità in Maria non fu un ostacolo ma il mezzo più degno per la realizza-zione dei disegni di Dio. Il vangelo non dice nulla degli anni trascorsi a Nazaret dalla santa famiglia fi no all’inizio della vita pubblica di Gesù. La Madonna du-rante i tre anni della vita pubblica del fi glio, fu sempre presente al suo fi anco, una conferma la troviamo nel vangelo di Giovanni, il quale dopo aver riferito il miracolo avvenuto a Cana di Galilea, dice “Gesù discese a Cafarnao insieme con sua madre i fratelli e i suoi discepo-li” (Giovanni 2, 12).Dalla frase del vangelo appare chiaro che la Madonna non tornò a Nazaret ma con lui discese a Cafarnao. Quindi Maria accompagnava suo fi glio in ogni luogo dove si spostava, non solo per amore a Gesù ma sopra u o per il vivo desiderio di ascoltare la parola di Dio. Maria fu prescelta da Dio, fra tu e le donne, a compiere la missione di ma-dre del Salvatore e madre universale di tu e le creature. Dio preparò la Ver-gine Maria a questa grande missione arricchendola di grazie ele ssime e privilegi singolari che fanno di Lei la Creatura più eccelsa, il capolavoro più bello, dopo Gesù, compiuto da Dio. Maria San ssima è la Madre della Di-vina grazia, è Lei che di fa o genera in noi la Grazia avendo generato la stessa fonte della Grazia: Gesù il fru o bene-de o del suo seno.

Pasquale Velleca

MAGNIFICATL’anima mia magnifi ca il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tu e le generazioni mi chiameranno beata.Grandi cose ha fa o in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome:di generazione in generazione la sua misericordiasi stende su quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i poten dai troni, ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli aff ama ,ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come aveva promesso ai nostri padri,ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

settemigliasettemiglia Il Libro del Mese 7

settemigliada Gerusalemme ad Emmaus ...e ritorno

Supplemento a IN DIALOGOMensile della Chiesa di NolaAut.ne Trib. di Napolin. 3393 del 7/03/1985Direttore Responsabile:MARCO IASEVOLI

Coordinatore Redazione:DON GIUSEPPE DE LUCARedazione:VINCENZO FIORENZAENZO VITIELLOALFONSO QUARTUCCIELENA FIORENZAVINCENZO DONNARUMMA

E-Mail ed Info:[email protected]

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IN NOME DELLA MADRE“«In nome del padre»: inaugura il segno della croce. In nome della madre s’inaugura la vita”

Miriàm riceve la visita di un vento e un angelo durante un giorno di marzo. Le lasciano un fi glio. Nascerà a dicembre. Miriàm diventa ragazza madre.Luca e Ma eo sono i soli a parlarne. Ma Erri De Luca, per una volta, dà voce a lei e a nessun’altro, riprende una sto-ria an ca di secoli, la storia delle sto-rie e ci me e dentro la vita. Va oltre la fede, oltre il miracolo. Non disquisisce la verginità della donna chiamata ad essere la madre di Dio, prova ad inter-pretarne il sen re. Supera il dogma per accentuarne la dimensione umana, re-galandoci, di Maria, un ritra o nuovo, di una bellezza che incanta.Miriàm è promessa a Iosef. Per gli ebrei di Galilea, nel tempo in cui Miriàm vis-se, era come dire di essere già moglie. Con fi ducia e candore, la ragazza par-la della visita ricevuta e del suo nuovo stato al futuro sposo. Iosef conosce la legge, come tu gli uomini, e sa che Miriàm dovrebbe morire lapidata. Lui invece la ama e la sposa lo stesso: Non ascoltò ragioni. Fu uno scandalo. Il vil-laggio era contro di lui.Perde tu o con questo suo fare. Apre una nuova bo ega e lavora comunque perché è un falegname eccellente.Miriàm è circondata da malcelate off e-se e ges perfi di: Le donne sputavano dietro il mio passaggio. Uscivo per la funzione del sabato. Ai loro insul ra-vo più dri a la schiena, più in fuori la pancia. Dicevo a bassa voce e per scon-giuro: “Lo stesso pure a voi, benedizio-ne per benedizione”. Avevo paura del loro malocchio.Ma lei è felice e piena. Sente la perfe-zione del suo stato, la purezza inconta-minata della sua maternità. Parla con quel bambino inaspe ato e gli spiega il sole e un po’ di quel mondo che troverà al di fuori di lei. Il bimbo sembra rispon-derle con calci e altri mo .Alle nozze di Miriàm e Iosef non ci sono mol invita . Solo paren stre e nes-suno di più alle nozze della vergine in-cinta. Occupata nel ventre e nella men-te, Iosef non la tocca, per rispe o di un fi glio non suo che diventa suo due volte perché difeso sposando sua madre.L’ordine del censimento obbligatorio voluto dai governan romani, li costrin-ge a par re. Devono andare a sud, a

Bet Lèhem, il luogo in cui Iosef è nato. Miriàm si fa spiegare tu o: sa che quel bambino nascerà in viaggio. Lontano dagli occhi secchi delle donne di Naza-ret. E lei ne è felice. Dovrà farlo nascere da sola perché agli uomini è proibito assistere, ha bisogno solo di un coltel-lo affi lato per tagliare il cordone che la lega a suo fi glio.Lungo la strada incontrano altri viaggia-tori, costre a tornare per farsi conta-re. E ogni locanda si riempie, ogni casa torna ad ospitare lontani paren , ogni luogo è occupato da viandan . Iosef trova solo una stalla con un bue. Ed è lì che Miriàm diventa madre. Ieshu nasce spezzando l’unità con la madre, “sgu-scia dalla sua pienezza senza lasciarla vuota perché il vuoto lo porterà con sé” sulla croce.Il nodo si scioglie in quella Bet Lèhem (Casa del Pane) che “da noi non è più un luogo, è una no e di veglia senza nuvole e senza luna, rischiarata dallo strascico di ghiaccio di una cometa e dalle lampadine accese su un albero di Natale, a confondere il sen ero dei Magi che fi niscono per portare i loro doni so o l’abete”.Il nodo si scioglie nel canto di Miriàm e nella sua paura per quel fi glio, ora non più solamente suo.Un racconto in qua ro stanze. Non capitoli, ma stanze. Un de aglio non irrilevante. Una misura poe ca, in sen-so più stre o, un minuscolo universo nell’accezione che, immagino, De Luca volesse dare. La scri ura è densa e compa a, come sempre. Ogni parola si allarga ad occupare tu a l’ampiezza

seman ca possibile. E anche oltre, a volte. Perché il signifi cato di ogni termi-ne racchiude potenzialità diverse e im-pensate. È ciò che adoro nei libri di Erri De Luca e nel suo scrivere. Un testo che diventa ricerca e scoperta, come costel-lato da minuscole e preziose epifanie di simboli e sensi.La nascita di Gesù è stata scri a e de a milioni di volte. Sen rla raccontare da Miriàm ha un fascino nuovo perché si fa ricca degli occhi e dei pensieri della madre, una voce a cui nessuno, nella storia, ha dato spazio. Non ci sono ter-ze persone né voci fuori campo. È lei che tramanda e spiega, lei che genera e commuove. Un corpo che incarna un mistero e, semplicemente, lo rivela.

La redazione

Il villaggio era contro di lui. “Si è fatto abbindolare dalla chiacchiere di quella lì”, gli

dicevano. “Iosef è un ingenuo”. “Iosef non è un uomo”. “Iosef

ha infranto la legge”. Sulla sua testa grondavano

insulti e stava quasi per farsi lapidare al mio posto…

Ma più forte della morte è l’amore e il misterioso progetto

di Dio.

settemigliasettemiglia I nostri Amici 8

Il Natale sta arrivando e noi di Trame Africane abbiamo tante “buone” idee per trasformare i prossimi regali ed omaggi aziendali in concre ge-s di speranza e sostegno ai nostri tan proge .Vi suggeriamo i nostri Pacchi Dono, in cui pane oni, dolci, torroni, bi-sco , pasta, so ’olio, spumante, vino, confe ure e tante altre preliba-tezze si combinano con i gadget dell’associazione realizza in Kenya.Vi proponiamo inoltre le grafi che a ratura limitata o le carte da gioco disegnate dal Maestro Maurizio Vinan in esclusiva per Trame Africane.Per gli aman della buona musica i Musici Aurei, ex Orchestra da Camera della Campania, hanno realizzato per noi un CD del concerto “Le qua ro stagioni di Vivaldi”.Ci sono, infi ne, i calendari, i cartoncini augurali, gli addobbi natalizi e gli originali presepi in foglie di mais o banano.Insomma, scoprite come può essere semplice fare o farsi un bel regalo; donare una speranza a chi è stato meno fortunato di noi e, allo stesso tempo, regalare un sorriso a se stessi, perché fare del bene fa sempre e solo Bene...

V G XXII, 6 - S (S ) - 081 009 48 49 / 3349934130- : 2000 .