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E D I T O R I A L E

Le ragioni deL Sud e La tuteLa

deLLa profeSSioned i F i l i p p o A n e l l i , P r e s i d e n t e d e l l ’ O M C e O d e l l a P r o v i n c i a d i B a r i

Il Consiglio Nazionale della Fnomceo, riuni-

to a Roma l’8 e 9 Luglio scorsi, ha accolto

le motivazioni e lo spirito del documento

proposto dall’OMCeO Bari e fatto proprio

da tutti gli Ordini meridionali, in cui si pone-

va il problema delle diseguaglianze di livelli

di finanziamento tra le regioni, che mettono

in crisi la Sanità del Sud e di conseguenza

la professione. Sono particolarmente soddi-

sfatto del risultato ottenuto e onorato di aver

potuto rappresentare la voce e le ragioni di

tutto il Sud in Consiglio nazionale.

Abbiamo infatti fatto comprendere a tutti i

colleghi che la professione è una dalle Alpi

alla Sicilia e che è necessario difenderla indi-

pendentemente dalla latitudine a cui opera.

Solo mettendo tutti i medici nelle condizioni

di operare dignitosamente possiamo tutelare

i valori e le prerogative della nostra profes-

sione.

Quindi, solo attraverso una ripartizione equa

dei finanziamenti in Sanità e una revisione dei

criteri di attribuzione delle risorse possiamo

rispettare l’art. 3 della Costituzione italiana,

secondo cui è compito della Repubblica ri-

muovere gli ostacoli che limitano l’eguaglian-

za dei cittadini. Il fatto che le nostre rivendi-

cazioni siano state accolte in sede nazionale

è un grande risultato e dimostra come la no-

stra non sia una battaglia di parte. Non è il

solito scontro del Sud contro il Nord. Si tratta

di una battaglia volta a garantire il carattere

universalistico del nostro sistema sanitario e

a superare il malfunzionamento e le disegua-

glianze di una Sanità pubblica che non riesce

più a garantire compiutamente il diritto alla

salute dei cittadini. Ci aspettiamo ora che i

governatori avviino una discussione sui nuovi

criteri, che dovranno rendere più equa la ri-

partizione delle risorse, offrendo ovunque gli

stessi standard strutturali, in modo da con-

sentire a tutti i professionisti della sanità di

operare a parità di condizioni.

La politica ha il dovere di mettere i medici

nelle condizioni di poter esercitare la profes-

sione in serenità, a tutela dei cittadini.

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I dati recentemente pubblicati nel Rapporto

Osservasalute 2015 e nel Rapporto Istat 2016

hanno portato nuovamente all’attenzione dei

media la situazione drammatica in cui versa la

Sanità Italiana ed in particolare delle Regioni del

Sud, come da tempo gli Ordini dei Medici denun-

ciano pubblicamente attraverso campagne di

sensibilizzazione e prese di posizione sugli or-

gani di stampa.

Tra le cause, un periodo ininterrotto di definan-

ziamento, come si evince dal Rapporto GIMBE

sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Na-

zionale 2016-2025: “dopo i 25 miliardi di euro

sottratti da varie manovre finanziarie nel pe-

riodo 2012-2015, la sanità pubblica ha lasciato

per strada altri € 6,79 miliardi, rispetto a quanto

definito nel Patto per la Salute. Insistendo su

questa linea, il DEF 2016 prevede che il finan-

ziamento del SSN nel 2019 si riduca al 6.5%

del PIL, una soglia che non solo mina la qualità

dell’assistenza, ma rischia di ridurre l’aspet-

tativa di vita […] Di conseguenza la sanità pub-

blica, a parità di potere di acquisto, nel triennio

2017-2019 disporrà delle stesse risorse solo se

la ripresa economica del Paese raggiungerà

previsioni più che ambiziose; in caso contrario,

ulteriori tagli alla sanità pubblica saranno ine-

vitabili”.

L’analisi sullo stato di salute della popolazione e

della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Re-

gioni italiane pubblicata dall’Osservatorio Na-

zionale sulla Salute nelle Regioni Italiane con-

ferma che in conseguenza dei tagli alla Sanità

cala l’aspettativa di vita, si fa meno prevenzione

e si muore prima. Come sottolinea il presidente

dell’Istituto Superiore di Sanità, Ricciardi, con ri-

ferimento al dato nazionale: “I tagli hanno dimi-

nuito i servizi dati ai cittadini e questo può aver

contribuito insieme ad una scarsa prevenzione,

al calo delle vaccinazioni, e ai pochi screening

oncologici”, dando vita ad un fenomeno che ha

pochissimi precedenti nel mondo occidentale. Il

rapporto conferma però, oltre al trend in dimi-

nuzione delle risorse pubbliche a disposizione

per la sanità, l’aumento dell’incidenza di alcune

patologie tumorali prevenibili e le esigue risorse

destinate alla prevenzione, anche le persistenti

iniquità che assillano il Paese e il settore della

sanità, penalizzando

le regioni meridionali.

In Puglia nel 2015 una

donna alla nascita

aveva una speranza

di vita inferiore alla

media nazionale (84,6

anni contro 84,7) con

valori in decremento

rispetto al 2014 e dati

relativi alla mortalità

maggiori rispetto ai

valori Italia e in con-

trotendenza rispetto

al dato nazionale. Anche la Calabria registra va-

lori inferiori alla media nazionale, con un’aspet-

tativa di 79,6 anni per gli uomini (contro 80,1

anni della media nazionale) e 84,3 per le donne

e dati sulla mortalità femminile nettamente su-

periori alla media Italia. In Campania addirittura

la speranza di vita è di 78,3 anni per gli uomini e

di 82,9 per le donne, con i valori di mortalità più

alti tra tutte le regioni italiane.

Il fatto che la popolazione del Sud sia svantag-

giata quanto a speranza di vita è confermato dai

Dati Istat 2016, che rilevano del resto un trend

negativo a livello nazionale e aspetti di fragilità

soprattutto tra chi ha un basso titolo di studio.

Secondo i dati OsservaSalute 2015, in Puglia il

tasso di ospedalizzazione per diabete non con-

trollato senza complicanze non è mai sceso al

di sotto del valore medio nazionale, mentre il

valore dei tassi di ospedalizzazione e dell’effi-

cacia assistenziale delle patologie croniche in

termini di performance raggiunta nel 2014 varia

da media, scarsa o molto scarsa.

Una ripartizione piU’ eqUa del fondo sanitario

per fronteggiare le disegUaglianze tra

le regioni in sanità

La qualità del servizio ospedaliero reso ai citta-

dini ha subito pesanti ricadute negative da un ul-

tradecennale blocco del turnover e dalla conse-

guente carenza di personale, aggravata in molte

aree del sud dalla mancata razionalizzazione

della rete ospedaliera.

La spesa sanitaria pubblica pro capite, nel 2014,

in Puglia è pari a 1.783 € (contro un valore na-

zionale di 1.817 € e con un decremento del 3,3%

nel periodo 2010-2014). Per un calabrese nel

2014 si sono spesi in media 1.711€ (con un trend

negativo del 3,8%), solo 1.689 € per un campano,

il valore più basso a livello nazionale, con una di-

minuzione nel periodo 2010-2014 del 5,7%. Una

disparità confermata anche dai dati Agenas: la

spesa sanitaria in Puglia nel 2014 è stata di 7,1

miliardi di euro, mentre a parità di popolazione

una regione come l’Emilia Romagna ha speso

8,7 miliardi. E secondo il rapporto OASI 2015 tut-

te le regioni meridionali, ad eccezione del solo

Molise, hanno un numero di posti letto per acuti

e non acuti inferiore alla media nazionale. Per

l’assistenza domiciliare integrata nel 2006-2013,

in Puglia si è registrato un decremento pari a

-6,5% (valore nazionale -1,5%). Sempre in Pu-

glia la prevalenza di coloro che dichiarano di non

praticare sport è pari al 56,2% contro una media

nazionale di 39,9%, mentre la Campania registra

la percentuale più alta tra le regioni italiane di fu-

matori (22,1%), di persone in sovrappeso (41,5%)

e un dato rilevante di incremento sulle persone

obese rispetto all’anno precedente (+5,7%).

La percentuale di persone obese è superiore

alla media nazionale anche in Molise e Calabria,

dove si registra una percentuale bassissima di

rifiuti solidi urbani raccolti in modo differenziato

(22,3% in Molise, 18,6% in Calabria, contro una

media nazionale del 45,2%). Se guardiamo ai dati

della mobilità sanitaria del 2014, lo squilibrio

tra nord e sud è ancora più evidente: ad eccezio-

ne del Molise, tutte le regioni meridionali sono

in deficit, con un saldo negativo che va dai 38,7

milioni della Basilicata ai 270,4 della Campania,

la regione in assoluto più indebitata, a fronte

di regioni come Lombardia ed Emilia Romagna

che hanno un attivo rispettivamente di 533,9 e

di 327,9 milioni. Si verifica la situazione para-

dossale per cui le regioni che hanno un sistema

sanitario con più finanziamenti finiscono con il

drenare ulteriori risorse a regioni che sono già

in difficoltà e hanno una sanità sottofinanziata.

Le stesse iniquità territoriali nella distribuzione

delle risorse e nelle conseguenze sulla salute

dei cittadini erano state del resto confermate dai

Dati Eurocare 5.

Dal report emerge come la sopravvivenza al

tumore sia correlata con la spesa sanitaria e i

maggiori incrementi si siano registrati nei paesi

e nei territori dove la spesa è aumentata mag-

giormente.

La disparità territoriale nella distribuzione delle

risorse investite in Sanità, certificata anche dalla

Corte dei Conti - “La fruibilità del diritto alla sa-

lute da parte dei cittadini non sembra uniforme

sul territorio nazionale” (Relazione 2014, Corte

dei Conti sugli andamenti della finanza territo-

riale) – deve essere affrontata rivalutando i para-

metri di attribuzione del fondo sanitario.

Al momento infatti le risorse vengono assegnate

in base a fattori demografici come l’invecchia-

mento della popolazione che penalizzano le re-

gioni del sud – storicamente caratterizzate da

una popolazione più giovane – e non tengono in

considerazione fattori socio-economici come la

povertà e la scarsa consapevolezza culturale.

La povertà espone le persone a fattori di

rischio comportamentali per determinate pa-

tologie, e l’insorgere di queste ultime, a sua

volta, può diventare un elemento fondamentale

nell’innescare la spirale discendente che con-

duce le famiglie alla povertà. Non vengono presi

in considerazione nemmeno i fattori ambientali

come l’inquinamento, che incidono sul rischio

sanitario. Taranto è per esempio secondo l’OMS

un’area “ad elevato rischio ambientale” con una

mortalità da mesotelioma pleurico di +419% per

gli uomini e +211% per le donne. In tali zone gli

interventi di screening e sensibilizzazione della

popolazione sono fondamentali per la prevenzio-

ne che fa risparmiare il sistema nel lungo perio-

do ma richiede risorse investite nell’immediato.

Secondo il rapporto OASI 2015, il Sud e le Isole

non solo sono le aree in cui gli indicatori di salute

della popolazione sono i peggiori, ma dove è più

elevato il numero delle persone che rinunciano

ad una visita specialistica a causa del costo.

L’attuale sistema ha prodotto disparità così

evidenti tra i servizi sanitari regionali, da

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mettere a rischio in alcune aree del paese il rag-

giungimento dei LEA e rendere difficile l’eserci-

zio della professione medica. Alla luce di questi

dati c’è da chiedersi, citando il rapporto OASI

2015, “quanto questo blocco del naturale trend

di crescita della spesa è stato ottenuto tramite la

razionalizzazione dei processi produttivi e quan-

to tramite il razionamento dei livelli qualitativi o

quantitativi di servizi?”.

Al prolungarsi del periodo di rigido contenimento

della spesa, le leve disponibili per la razionaliz-

zazione tendono ad esaurire i loro effetti positivi

mentre crescono le manovre di razionamento,

per rispondere alla crescente pressione dei bi-

sogni o delle innovazioni tecniche più costose a

fronte di un livello di finanziamento immutato.

I risultati si vedono del resto nel recentissimo

rapporto Censis dove emerge come dal 2012 a

oggi siano in costante aumento coloro che fanno

a meno di curarsi per risparmiare. Erano 9 mi-

lioni nel 2012, oggi sono 11 milioni.

In particolare, a soffrire di più sono gli anziani e i

millennials, giovani nati tra gli anni ‘80 e il 2000.

Crescono inoltre coloro che per evitare le liste

di attesa ricorrono alla sanità privata (+3,2%

tra il 2013-2015 la spesa dei cittadini italiani per

la sanità privata). Il risultato della stretta sulla

spesa è un sistema spezzato in due e a due ve-

locità: nord/sud, sanità pubblica/sanità privata.

Un quadro confermato anche dal rapporto della

Fondazione Gimbe nel suo “Piano di salvataggio

per la Sanità pubblica”: “Se vogliamo realmente

salvare il SSN – dice il Presidente Cartabellotta

– abbiamo poco tempo: dopo aver raccolto per

anni inequivocabili evidenze sulle diseguaglian-

ze regionali, sulla scarsa qualità dell’assistenza,

sulle iniquità di accesso alle prestazioni e sulla

rinuncia dei cittadini alle cure, oggi iniziamo a

vedere i primi disastrosi effetti anche sulla mor-

talità, un dato che dovrebbe muovere senza in-

dugi coscienza sociale e volontà politica”.

Le disuguaglianze tra regioni italiane sono an-

che il frutto di un’organizzazione che ha permes-

so la formazione di 21 sistemi sanitari regionali

che oggi non garantiscono più l’uguaglianza dei

cittadini. Quando, una quindicina di anni fa, sono

stati decisi i criteri per la ripartizione del fondo

sanitario nazionale, è stato chiesto alle regioni

del sud (con una popolazione più giovane) un atto

di responsabilità e di solidarietà verso le regioni

settentrionali, che oggettivamente spendevano

più soldi per l’assistenza sanitaria alla popola-

zione anziana. In questi anni però la forbice de-

mografica tra nord e sud si è avvicinata, mentre

fattori sociali ed economici hanno fatto sentire

tutti i loro effetti sull’assistenza sanitaria.

Per questo ora è necessario un atto di equità,

questa volta verso le regioni del sud, affinché si-

ano riequilibrati il numero del personale, i posti

letto e le infrastrutture tecnologiche.

Di fronte al protrarsi di questa emergenza e

all’assenza di provvedimenti riteniamo che la

professione medica si debba assumere la re-

sponsabilità della gestione efficiente del siste-

ma sanitario, ma al tempo stesso debba esigere

un suo maggior coinvolgimento in modo tale che

le scelte in ambito sanitario siano realmente

indirizzate al raggiungimento degli obiettivi di

salute e si scardini una volta per tutte il clien-

telismo politico. È necessario che vi sia una ri-

partizione equa dei finanziamenti in Sanità e che

questo avvenga attraverso una revisione dei cri-

teri di attribuzione delle risorse, in nome dall’ar-

ticolo 3 della Costituzione italiana, secondo cui è

compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli

che limitano l’eguaglianza dei cittadini.

Occorrono maggiori risorse al sud in un rinno-

vato sistema sanitario pubblico, che superi il lo-

calismo e gli sprechi e abbatta le diseguaglianze

sociali e territoriali. Non possono essere uguali

cittadini che vivono situazioni di deprivazione e si

avvalgono di un sistema sanitario più povero. E

non è eticamente accettabile che proprio al sud

dove c’è una popolazione più giovane e con meno

risorse ci siano meno fondi da destinare alle

cure. Così il diritto alla Salute sancito dall’ar-

ticolo 32 della Costituzione viene sacrificato in

nome dell’obbligo di pareggio di bilancio.

LUTTO PER LE VITTIME DI ANDRIAIn occasione del drammatico inci-dente ferroviario dello scorso 13 lu-glio molti colleghi si sono spesi con generosità e hanno dato esempio di grande competenza professionale, meritandosi i ringraziamenti del Pre-sidente e di tutto l’Ordine: “In que-sto momento drammatico, voglio ringraziare, anche a nome del Consi-glio Direttivo dell’Ordine dei Medici di Bari, tutti i medici e gli operatori sanitari che hanno prestato soccor-so alle vittime e assistenza ai paren-ti nel tragico incidente ferroviario di martedì 13 luglio. Tutto il personale sanitario coinvolto ha dimostrato, ol-tre a un elevato livello di competenza nella gestione dell’emergenza, gran-de dedizione e capacità di portare conforto ai parenti delle vittime ed ai feriti. Ancora una volta i medici, e con loro tutti i professionisti della sanità, hanno dato una grande lezione di ci-viltà e di adesione ai principi etici che regolano e animano la professione. Sono vicino, insieme a tutti i membri del Consiglio Direttivo dell’Ordine, ai familiari delle vittime ed ai Sinda-ci delle Città così duramente colpite, ed esprimo il cordoglio e la solidarie-tà dell’intera classe medica barese al Presidente dell’OMCeO BAT. Ai cit-tadini, che con immediatezza hanno aderito all’invito di donare il sangue, esprimo un sentito encomio per la loro generosa gara di solidarietà. Filippo Anelli - Presidente OMCeO Bari”Filippo Anelli.

PAzIENTI ChE RINUNCIANO A CURARsI. sITUAzIONE EsPLOsIVA AL sUDIl rapporto tra salute e povertà as-

sume contorni drammatici in regioni meridionali come la Puglia. È quanto emerge dai dati del sondaggio CGM Health Monitor, in collaborazione con Il Sole-24Ore Sanità e dell’Omceo della Provincia di Bari uscito lo scor-so Aprile. In Puglia quasi 9 medici su 10 nella loro pratica quotidiana si trovano di fronte a pazienti che non affrontano le terapie o gli esa-mi diagnostici prescritti perché non possono permetterselo. Secondo i medici pugliesi i pazienti rinunciano più spesso a cure odontoiatriche (per l’82% dei medici), fisioterapia e tera-pie riabilitative (per il 68%), ma anche esami diagnostici (per il 57%) e far-maci (per il 18%). Secondo il 39% dei medici pugliesi i loro pazienti hanno spesso rinunciato per ragioni econo-miche ad esami o a terapie essenziali per il proprio benessere. Un medico su 4 (il 27%) - ben superiore alla me-dia nazionale (20%) - ritiene che la percentuale di pazienti che rinuncia-no a curarsi per ragioni economiche sia del 35% o superiore. Con gravi conseguenze: diabete, obesità, ma anche malattie psichiatriche sono le patologie che secondo i medici pu-

gliesi si sono diffuse di più a causa della rinuncia a curarsi per ragioni economiche, con potenziale perico-lo per la salute pubblica. “L’OMCeO di Bari ha promosso questo sondag-gio perché come medici negli ultimi anni di crisi abbiamo visto crescere il disagio dei pazienti rispetto al costo

delle medicine e degli esami diagno-stici, con conseguenze sulla loro sa-lute, ma anche sulla relazione di cura - spiega Filippo Anelli, Presidente OMCeO Bari.

U LT I M E D A L L’ O M C e O

27 SETTEMBRE 2016Corso di aggiornamento

“La sepsi nel 2016: come diagnosticarla

precocemente e come trattarla correttamente nel DEA”Hotel le terrazze

Barletta

29 SETTEMBRE 2016Congresso

“La malattia di Alzheimer tra fede, scienza e tecnologia” Salone degli affreScHi, Palazzo ateneo - Bari

30 SETTEMBRE 2016Convegno

“La Dimensione Psicosociale del Cancro nell’Adolescente

e nel Giovane Adulto” Sala conSiliare città MetroPolitana di Bari

8 OTTOBRE 2016Corso “Tromboembolismo

venoso e patologia arteriosa acuta: dalla diagnosi alla

terapia. Linee guida e nuove evidenze”

caStello Svevo, Sala roSSa - Barletta

27-29 OTTOBRE 2016Seminario nazionale S.I.P. “Pneumology around the

clock” Hotel la cHiuSa

di cHietri - alBeroBello

A g E N D A

La professione è una dalle Alpi alla Sicilia

ed è necessario difenderla indipendentemente

dalla latitudine a cui opera.

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FOTORACCONTO52. Una risata vi guariràdi Salvatore Spaltro

MEDICINA61. La coincidenza in chirurgia: mito o realtà?di Sallustio, Carbotta,De Leo, Palasciano

spAzIO ODONTOIATRIA64. Regime autorizzativo: l’Odontoiatria scrive al Ministrodi Nicola Esposito

DOssIER DIsAGIO sANITà26. La prospettiva del direttore generalea cura della Redazione

32. Affetti da ipovedenza. L’inefficenza che uccide la salute. Intervista a Mario Concadi Roberta Franceschetti

38. Regolamentazione? Una cosa buona e giusta, se nasce dal confrontodi Domenico Giannuoli

41. Una Sanità dal volto umano di Antonella Daloiso

43. URP, che potere l’ascolto!di Anna Maria Di Natale

46. Il disagio della professionea cura della Redazione

EDITORIAlE3. Le ragioni del Sud e la tutela della professionedi Filippo Anelli

7. UlTIME DAll’OMCeO

7. AGENDA

FORMAzIONE10. Bari, capitale della Formazione del Medicodi Franco Lavalle

12. NOTIzIE IN pIllOlE

pROFEssIONE14. Il C.P.D. Processo Ineludibile per il futurodi Franco Lavalle

GIORNATA DEllA RICERCA18. Luci e ombre della Ricerca in Italiaa cura della Redazione

24. lE CIFRESanità: i numeri del collasso meridionalea cura della Redazione

68. Pubblicità sanitaria comparativa: cade l’ultimo tabùdi Nicola Achille

MEDICINA IN TV70. Nip & tuck: due Chirughi plastici A miamidi Angela Lomoro

72. ARTE E MEDICINA

74. NOVITà lEGIslATIVEE pREVIDENzIAlI a cura di Giancarlo Tricarico

76. NOTIzIE DAl MONDO

78. NOTIzIE DAll’AIFAa cura di Giancarlo Tricarico

80. BANDI FORMAzIONE E OppORTUNITà

81. CERCA/TROVA

82. ThERE’s AN App FOR ThAT!

s O M M A R I O

FORsE NON TUTTI sANNO ChE...Una passeggiata nel parco più vicino, almeno una volta la settimana, è la “dose” di verde per restare in salute. lo dice uno studio pubblicato su “nature scientific reports”, nel quale emerge come stare in un luogo verde per almeno 30 minuti ogni sette giorni riduce il rischio di depressione e di pressione alta.

Problemi organizzativi, mutato ruolo del medico all’interno

del team sanitario, crisi del rapporto di fiducia con i pa-

zienti, mancato turnover, carenza di personale e carichi di

lavoro eccessivi, tagli ai finanziamenti. Sono solo alcuni dei

fattori della crisi che attraversa il nostro sistema sanitario e

che ha profonde ricadute sia sui professionisti che lavorano

in Sanità, sia, inevitabilmente sui cittadini. Medici e pazienti

vivono un profondo senso di disagio e di frustrazione cau-

sato da un sistema che non funziona e che deve trovare

soluzioni di lungo periodo, credibili e condivise. Il dossier

di questo numero del Notiziario racconta queste “storie di

ordinario disagio sanitario”.

sANITà IN CRIsI. MEDICI E pAzIENTI

TEsTIMONI DEl DIsAGIO

S t o r i A d i c o p e r t i n A

notiziario | Numero 2/2016rivista dell’ordine dei Medici Chirurghi e odontoiatri della provincia di Bari

Registrata al Tribunale di Bari n. 50 del 7/8/1976Anno 2016 - Num. 2

direttore responsabileFilippo Anelli

direzioneOrdine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari70126 Bari - Via Capruzzi, 184Tel. 080-5566855 - 080-5575512080-5426521 - 080-5560212Fax [email protected] - www.omceo.bari.it

responsabile di redazioneFilippo Anelli

comitato di redazioneFilippo Anelli, Franco Lavalle, Antonio Martiradonna, Nicola Esposito, Gianvito Chiarello

consiglio dell’ordine dei Medici chirurghi e odontoiatridella Provincia di BariAnelli Filippo, Presidente

Lavalle Franco, Vice-Presidente Chiarello Gianvito, Segretario Martiradonna Antonio, Tesoriere Amendola Antonio, Consigliere Bozzi Michele, Consigliere Ciracì Giuseppe, Consigliere D’auria Giuseppe, Consigliere De Fazio Michele, Consigliere Esposito Nicola, Consigliere Grasso Giuseppina, Consigliere Iannuzziello Donato Rosario, Consigliere Liguori Patrizia, Consigliere Russo Roberto, Consigliere Scalera Pietro, Consigliere Schiavone Salvatore, Consigliere Sportelli Giovanni Battista, Consigliere

collegio dei revisori dei contiDi Bari Sebastiano, PresidenteGuerra Rocco, RevisoreVillani Angelo Pio, RevisoreAgostini Augusto, Rev. supplente

commissione odontoiatriEsposito Nicola, PresidenteAchille Nicola, Componente Cirulli Nunzio, Componente Chiarello Gianvito, Componente Fiandaca Chiara, Componente

redazione e pubblicità

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10.000 copie inviate

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contributi fotografici

Foto Banca Immagine

Liberti Foto e Video

Hanno collaborato:

Filippo Anelli, Franco Lavalle,

Angela Lomoro, Roberta Franceschetti,

Domenico Giannuoli, Antonella

Daloiso, Anna Maria Di Natale,

Salvatore Spaltro, Pierluca Sallustio,

Giuseppe Carbotta, Giuseppe De Leo

Nicola Palasciano, Nicola Esposito,

Nicola Achille, Giancarlo Tricarico 32

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Il medico è un protagonista centrale nel

processo di cambiamento in atto del no-

stro sistema sanitario e la riflessione sull’e-

voluzione nei prossimi anni della sua figura è

un momento essenziale per permettergli di

giocare un ruolo strategico al servizio della

società.

In questo scenario il medico è oggi chiama-

to, in modo consapevole e proattivo, a:

• essere regista del proprio percorso pro-

fessionale, cogliendo i momenti chiave

di ogni fase (es. giovane specializzando,

leader professionale, mentore per i col-

leghi più giovani, ecc.);

• approfondire le proprie competenze,

tecniche e non-tecniche, utilizzando al

meglio gli strumenti del Continuous Pro-

fessional Development;

• agire come attore competente, econo-

mico, sociale e politico nella propria co-

munità;

• adattarsi allo sviluppo e contribuire a

determinare i cambiamenti delle orga-

nizzazioni sanitarie e del loro governo,

cogliendo le opportunità offerte dal

cambiamento e valorizzando la centrali-

tà del paziente in ogni attività.

L’allungamento della vita lavorativa associato

ad una veloce evoluzione dei bisogni di sa-

lute, delle conoscenze tecnico scientifiche e

degli strumenti disponibili richiede, oltre ad

investimenti sui nuovi professionisti, anche

significative capacità di adattamento e di

trasformazione per quanti già sono occupati.

Partendo da queste premesse, anche

quest’anno a Bari sarà discusso con un Con-

vegno Nazionale dal titolo “The Continuous

Professional Developement – La proposta Ita-

liana” il tema della Formazione post laurea

del Medico ponendo al centro dello studio il

C.P.D. e come fare una corretta rivalidazione

delle competenze professionali acquisite.

Siamo orgogliosi del fatto che la FNOMCeO,

ben conscia della rilevanza dell’argomento,

ha convocato in quei giorni, omaggiando

l’OMCeO Bari, il Comitato Centrale ed il

Consiglio Nazionale dei Presidenti degli Or-

dini d’Italia, a Bari. La stessa Fnomceo sarà

presente con relatori di primo piano e con-

tribuirà all’organizzazione del Convegno.

Siamo certi che dal Convegno emergeranno

utili proposte per le Istituzioni competenti af-

finché il tema Formazione e la stessa E.C.M.

possano essere adattate alle esigenze reali

del medico ed al recupero delle finalità per

le quali erano nate.

c o n V e G n i

Malvagità, scandali, vizi e lusso: nip & tuck parte

dalla medicina, dalla vita professionale e privata di due medici,

per presentare una pungente satira della

società contemporanea.

BAri, cApitALe deLLA ForMAzione deL MedicoA settembre al Castello Svevo una nuova iniziativa organizzata

da FNOMCeO – OMCeO Bari: le giornate di approfondimento,

dedicate a “The Continuous Professional Development.

La Proposta Italiana”, da cui bisogna partire per ripensare la professione

di FRANCO LAVALLE

Franco Lavalle Vice-Presidente OMCeO di Bari

[email protected]

PROGRAMMA

8.30 - inaugurazione presentazione del Convegno, Lavalle F.saluti del presidente oMCeo, Bari Anelli F.saluti del presidente fnoMCeo, Chersevani R.saluti autorità

Moderatori: F. Lavalle – M. Scassola

8.45 - Bovenga S. “Cpd nelle altre nazioni”

9.00 - Stella R. “Cpd: la realtà in italia”

9.15 - Renzo G. “Cpd in odontoiatria”

9.30 - Vacca A. “Cpd e ruolo dell’Università”

9.45 - Arru L. “Cpd e governance dei sistemi sanitari”

10.00 - Lavalle F. “Cpd in italia: proposta di cambiamento”

10.15 - disCUssione

10.30 - tavola rotondaformazione post laurea del medico: proposte per un’adeguata rivalidazione delle competenze professionali

Moderatori: Anelli F. – Ibba R.Ugenti R. – Conte L. – Gorgoni G. – Gesualdo L. – Vimercati F.

12.30 - Commento: Moschetta A., Stella R., Ungaro F.

13.00 - discussione

13.30 - Chiusura del Convegno

BARI, 17 SETTEMBRE 2016 - CASTELLO SvEvO

GIORNATE DI APPROFONDIMENTO

SULLA FORMAzIONE DEL MEDICO - II EDIzIONE

The Continuous Professional DevelopmentLa Proposta Italiana

presidenti: Roberta Chersevani – Filippo Anelli

responsabile scientifico: Franco Lavalle

evento organizzato da fnoMCeo e oMCeo Bari

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dell’Associazione italiana malattia di Alzheimer e del Censis. E il futu-ro non sembra essere roseo. Infatti, nonostante sia in Europa che negli Usa sembra diminuire l’incidenza del rischio Alzheimer nelle nuove gene-razioni di anziani, si stima che i mala-ti potrebbero aumentare addirittura del 400%, con il progressivo invec-chiamento della popolazione.La necessità di investire nella ricerca rimane, dunque, urgentissima. Ne-gli ultimi anni, in diversi luoghi del mondo, si sono realizzate numerose ricerche per elaborare un vaccino anti-Alzheimer.Proprio di malattie degenerative, di assistenza e dei progressi per la ricerca di un vaccino si è parlato a Pistoia, durante il 7° Congresso na-zionale sui Centri diurni Alzheimer.

UN AMBULATORIO ODONTOIATRICO PER EMOFILIACI IN CALABRIAÈ stato realizzato a Reggio Calabria ed è il primo ambulatorio odonto-iatrico dedicato interamente ai pa-zienti emofilici. Nato grazie a una collaborazione tra il Centro emofilia di Reggio Calabria e il Servizio di odontoiatria, l’ambulatorio fa parte dell’iniziativa “Il sorriso fa buon san-gue”, realizzata dall’Associazione emofilici di Reggio Calabria Onlus.

Il progetto verrà presto trasportato anche in altre regioni italiane e ha l’obiettivo di offrire ai malati emofili-ci un percorso di cura ambulatoriale che non abbia bisogno di ricoveri. Per il paziente emofilico è fonda-mentale che si crei collaborazione e sinergia tra il dentista e l’ematologo. Con questa tipologia di pazienti, l’o-dontoiatra deve infatti praticare pro-cedure a basso rischio di sanguina-mento, intervenendo con manovre emostatiche personalizzate.

ADDIO ChEMIO: UN NUOVO FARMACO CONTRO LA LEUCEMIASi chiama “Ibrutinib” ed è il nuovo farmaco intelligente, recentemente approvato dalla Commissione Euro-pea, che sostituisce la chemiotera-pia. Si assume per via orale e potrà essere utilizzato sia per i pazienti con recidive (che hanno già eseguito al-tre terapie, tra cui la chemio), sia per i pazienti con prima diagnosi (come iniziale opzione di cura).Fino a poco tempo fa, la molecola “ibrutinib” era utilizzata esclusiva-mente per il trattamento dei pazienti adulti con leucemia linfatica cronica, che avessero già ricevuto una pre-cedente terapia. Lo studio clinico “Resonate 2” ha, invece, dimostrato che questa molecola è in grado di

migliorare notevolmente la soprav-vivenza libera dalla progressione della malattia e anche la sopravvi-venza globale rispetto alla terapia standard. “Ibrutinib”, dunque, è indicato anche come prima terapia per i pazienti con CLL al momento della prima progressione di malattia.

COLEsTEROLO NEgLI ANzIANI: NEssUN RIsChIO PER IL CUOREIl British Medical Journal (Bmj) ha pubblicato la ricerca di un gruppo internazionale di esperti, secondo cui il colesterolo alto nelle persone di età superiore ai 60 anni non sa-rebbe pericoloso per il cuore. La tesi si fonda su 19 diversi studi sull’argo-mento condotti su 68mila persone. Gli studiosi sostengono che non ci sarebbe alcun legame tra le malattie cardiache e i livelli alti di colesterolo Ldl, negli over 60. A dimostrazione di questa tesi, il 92% degli anziani con colesterolo alto ha vissuto mag-giormente di chi aveva livelli bassi di colesterolo. E nessuna associazione è stata rintracciata nel restante 8%.Dallo studio pubblicato sul British Medical Journal emerge, addirittura, una tendenza contraria e cioè che gli alti livelli di colesterolo potrebbero essere utili per prevenire altre malat-tie, come ad esempio il cancro.

TUMORI? NON E’ COLPADEL CAFFE’: L’OMs AssOLVE LA TAzzINAIl caffè non provoca il tumore: a confermarlo è lo IARC (Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro) che ha analizzato ben 500 studi, smontando una convinzione diffusa intorno agli anni ‘90. Studi prece-denti, infatti, avevano insistito su un presunto collegamento tra il con-sumo di caffè e il rischio di tumori. In particolare, nel 1991, il caffè era stato inserito nella posizione 2b di un elenco di sostanze considerate cancerogene, in riferimento al tu-more alla vescica. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha spiegato, però, che il pericolo di ammalarsi di cancro deriverebbe non dal caffè in sé, bensì dalle bevande bevute a temperatura elevata. Secondo gli esperti dello Iarc, “il consumo di be-vande molto calde è una probabile causa di cancro all’esofago” e, come ha dichiarato Christopher Wild, di-rettore del Centro internazionale sulla ricerca sul cancro (Circ/Iarc), è “la temperatura a essere in causa, piuttosto che la bevanda stessa”.

La nuova ricerca assolve dunque il caffè, abbassandolo nella categoria 3 dove non ci sono evidenze di ri-schio.

TRAPIANTO DEL FEgATO: AUMENTANO I DONATORI OVER 90E se a donare il fegato fosse un novantenne? Sembra strano, ma è vero. E’ quanto emerge da una ca-sistica sui trapianti di fegato, pubbli-cata sulla rivista specializzata “Tran-splantation” da un gruppo dell’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell’Aoup di Pisa, diretta dal professor Franco Fi-lipponi. Gran parte dei donatori che si sono fatti asportare parte del fe-gato sono ultranovantenni. Questa

pratica tradizionalmente considerata “di frontiera” e comunque relativa a casi isolati, sta diventando una vera e propria routine clinica. Nel centro toscano, negli ultimi 10 anni, il nu-mero di donatori non più giovani è progressivamente aumentato, pas-sando dal 6% al 30%. Del resto, l’A-oup di Pisa possiede un macchinario specifico che consente di conserva-re il fegato a 37° prima del trapianto: un’ulteriore agevolazione per organi un po’ più avanti con l’età.

ALzhEIMER: UN’EMERgENzA PREOCCUPANTE600 mila casi di Alzheimer ogni anno, per un totale di 12 miliardi di euro all’anno, 8 dei quali a cari-co delle famiglie: a diffondere que-sti allarmanti dati, l’ultima ricerca

N O T I z I E I N P I L L L E

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16 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 17

Il medico è un protagonista fondamen-

tale nel processo di cambiamento in atto

del nostro sistema sanitario e la riflessione

sull’evoluzione nei prossimi anni della sua fi-

gura è essenziale.

Il medico è oggi chiamato a:

•essereregistadelpropriopercorsoprofes-

sionale;

•approfondirelepropriecompetenze,tecni-

che e non-tecniche, utilizzando al meglio gli

strumenti del Continuous Professional Deve-

lopment;

•agirecomeattorecompetente,economico,

sociale e politico nella propria comunità;

• adattarsi allo sviluppo e contribuire a de-

terminare i cambiamenti delle organizzazio-

ni sanitarie e del loro governo, cogliendo le

opportunità offerte dal cambiamento e va-

lorizzando la centralità del paziente in ogni

attività.

la formazione del medico

La formazione del medico, anche in relazione

alle novità legislative, è un processo lungo (ol-

tre 10 anni) e richiede un forte investimento

della società per ogni professionista formato.

Il processo è dinamico e non si esaurisce con

la sola formazione di base e specialistica ma

accompagna il medico nei diversi momenti

della sua vita professionale in funzione dei

ruoli/incarichi assunti. Da qui deriva il legame

con strumenti come la Job Description (pro-

filo di ruolo).

Una efficace formazione passa anche attra-

verso alcuni requisiti che le istituzioni depu-

tate debbono soddisfare. In particolare, i per-

corsi formativi:

•devonoesserebasati susistemidiqualità

condivisi e dimostrabili, riferiti ai diversi stadi

della formazione (formazione di base, specia-

listica, post-graduation, continua);

•devonocorrelarsiaimutevolibisognidisa-

lute della popolazione ed alle evoluzioni de-

gli scenari epidemiologici;

• devono avvenire in accordo con gli stan-

dard stabiliti a livello internazionale ed eu-

ropeo per facilitare la libera circolazione dei

professionisti;

•devonomisurareeriportareleperformance

individuali e di sistema;

il medico e il continuous Professional

development (cPd)

La formazione deve avere nel medico un pro-

di FRANCO LAVALLE

Franco Lavalle Vice-Presidente OMCeO di Bari

[email protected]

iL c.p.d. proceSSo ineLudiBiLe per iL FuturoUn regista del proprio percorso professionale, capace di utilizzare al meglio

gli strumenti del Continuous Professional Development e di cogliere le opportunità

offerte dal cambiamento. È l’identikit del medico di domani

p r o F e S S i o n e

tagonista attivo nelle scelte, nella definizione

del fabbisogno, nella definizione delle moda-

lità di formazione.

L’allungamento della vita lavorativa associato

ad una veloce evoluzione dei bisogni di sa-

lute, delle conoscenze tecnico scientifiche e

degli strumenti disponibili richiede, oltre ad

investimenti sui nuovi professionisti, anche

significative capacità di adattamento e di tra-

sformazione per quanti già sono occupati.

I processi formativi per i medici si caratteriz-

zano per:

•lacrescenterilevanzadel“ContinuousPro-

fessional Development”,

•ilruoloattivodelsingolooperatoreneldi-

segnare il proprio percorso professionale e i

bisogni formativi,

•l’attenzionealproprio“benessere”,

• lamisurazione e il confronto delle perfor-

mance tra pari.

L’identificazione di alcune attività condivise

che rappresentano il nucleo essenziale del-

le diverse discipline è il fondamento di ogni

strategia sulla formazione. Dalle attività es-

senziali si possono articolare le così dette

“Core Competencies” ovvero quell’insieme

di “abilità per la pratica” basate sui servizi

essenziali e fondanti per professionisti attivi

nella pratica, nella formazione e nella ricerca

attinenti alla disciplina.

Lo strumento “Core Competencies” rappre-

senta il perno attorno al quale definire per-

corsi formativi. Lo stesso strumento impatta

sulla vita delle organizzazioni risultando ne-

cessario per definire la “job description”, per

riconoscere le capacità di affrontare alcune

tipologie di situazioni complesse (credenzia-

li), per valutare le performance e, non ultimo,

per pianificare il percorso professionale.

La formazione continua dei professionisti ha

pertanto un ruolo centrale nell’utilizzare al

meglio le potenzialità esistenti, mirando tra

l’altro ad allineare le qualificazioni acquisite,

spesso generali, con le esigenze specifiche

delle organizzazioni e a trovare il corretto

bilanciamento tra le abilità richieste e quelle

disponibili da parte del professionista così da

evitare, o quantomeno ridurre, i fenomeni di:

a) “over-skilling” (professionista qualificato

più di quanto richiesto da quella specifica po-

sizione)

b) “under-skilling” (il professionista necessita

di ulteriore formazione per poter garantire

quanto richiesto dalla posizione).

La commissione europea, nelle sue

recenti raccomandazioni, enuclea le “azioni-chiave” che ogni paese membro dovrebbe adottare per

allineare le competenze dei professionisti sanitari

attraverso le cpd.

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Inoltre, la formazione continua è funzionale

ad:

•evitareilverificarsidi“vuoti”inalcunisettori

per carenza di investimenti specifici nella for-

mazione o per scarsa attrattività degli stessi;

• mantenere e sviluppare le professionalità

esistenti in linea con l’evoluzione scientifico –

tecnologica.

C’è consenso, infatti, sul fatto che vengano

erogati servizi migliori da coloro che manten-

gono le competenze attraverso un apprendi-

mento continuo sistematicamente valutato.

Sappiamo anche che, ad oggi, non ci sono

standard condivisi rispetto a:

•organizzazioneegestionedelleattività;

•modalitàdiincentivazioneallapartecipazio-

ne;

•sistemidiclassificazionedeicreditiedelle

attività;

•standarddiaccreditamento;

•discrezionalitàdelmediconellasceltadelle

modalità di apprendimento continuo;

•accreditamentodeiproviders,sponsorizza-

zioni.

Un approccio CPD presuppone che il medico

debba possedere delle competenze, quali:

•l’abilitàadescrivereiproblemiegliaspetti

dell’attività personale nell’ambito del proprio

profilo;

• l’abilità ad esplorare sistematicamente ed

efficacemente il proprio ambiente ricercando

nuove e rilevanti idee;

• l’abilitàadefinireun sistemapersonaledi

gestione delle conoscenze;

• l’abilità a formulare “buone” domande e

trasformarle in opportunità di apprendimen-

to;

•l’abilitàadusareprocessiestrumentiperva-

lutare costantemente l’impatto dell’apprendi-

mento su conoscenza, abilità e performance.

Anche la Commissione Europea, nelle sue

recenti Raccomandazioni, enuclea le “azioni-

chiave” che ogni paese membro dovrebbe

lO sTRUMENTO “CORE COMpETENCIEs” RAppREsENTA Il pERNO ATTORNO Al qUAlE DEFINIRE pERCORsI FORMATIVI.

il medico di domani: cosciente del proprio

ruolo sociale e politico: il fatto di poter intervenire

sulla salute e sulla vita conferisce un “potere”

di advocacy.

• cosciente di essere un attore economico:

determina e gestisce risorse economiche in-

genti;

•capacediascoltare/comunicareconlaper-

sona nel bisogno;

•capacedi tenerecontodelladialettica tra

risposta alla singola persona e quello della

comunità (public health);

•attentoaperseguireilmiglioramentocon-

tinuo proprio e della organizzazione in cui è

inserito e a dimostrarlo;

In una parola, il medico del futuro deve es-

sere proattivo nell’affrontare l’innovazione

partendo dalla proprie radici. Alcune azioni

possono essere utili nell’accompagnare e so-

stenere questa evoluzione:

• approfondire lo studio sulle modalità più

efficaci per supportare la Continuous Profes-

sional Development sfruttando anche le po-

adottare per allineare le competenze dei pro-

fessionisti sanitari attraverso le CPD, in parti-

colare:

•l’assicurareaiprofessionistisanitari,aisensi

delle Direttive europee in materia di forma-

zione dei professionisti sanitari, attività di for-

mazione continua e il mutuo riconoscimento

delle qualificazioni professionali tra i Paesi

membri;

• il facilitare il ricorso ad attività di forma-

zione dei professionisti sanitari, rimuovendo

ostacoli di vario genere: umano, economico-

finanziario, temporale;

•l’analizzarel’impattodelleinterrelazionitra

il sistema di formazione professionale e il si-

stema di qualità, sicurezza ed esiti delle cure

per il paziente;

• il tenere in considerazione l’importanza

della formazione continua, in ogni raccoman-

dazione europea relativa alla forza lavoro nel

settore sanitario per evitare riduzioni della

forza lavoro e favorendo il più possibile la dif-

fusione tra i professionisti di una cultura alla

formazione continua in sanità.

elementi di un profilo del Medico

Il medico italiano nei prossimi anni dovrebbe

essere:

•detentoredicompetenzeprofessionaliche

continuamente sviluppa e mantiene aggior-

nate;

•detentoredi unmetodo scientificoedat-

tento alla produzione di nuove conoscenze;

• attento alla dimensione etica quotidiana

della professione partendo dalla adesione

alla pratiche raccomandate e sostenute dalle

evidenze scientifiche;

•capacediesercitareunaleadershipprofes-

sionale rispetto a colleghi, professionisti, pa-

zienti e cittadini;

•coscientedelproprio ruolosocialeepoli-

tico: il fatto di poter intervenire sulla salute e

sulla vita conferisce un “potere” di advocacy;

il medico del futuro deve essere proattivo

nell’affrontare l’innovazione partendo

dalla proprie radici.

tenzialità che i nuovi strumenti didattici (es.

ICT, simulatori, ecc.) offrono;

•promuoveremodalitàformativecheutilizzi-

no standard mutuamente riconoscibili a livel-

lo Europeo;

•sviluppareemettereadisposizionesistemi

di “appraisal” (autoriflessione critica) rispetto

alle diversi ambiti di sviluppo professionale

anche sfruttando la competenza e disponibili-

tà di colleghi esperti (mentori);

•promuovereesupportare l’adozionesiste-

matica di “job description” (profilo di ruolo)

come strumento di trasparenza per confron-

tarsi rispetto a livelli di abilità, competenza

e performance da garantire e mantenere nel

tempo o da raggiungere per chi ambisce a

determinati livelli di sviluppo professionale;”

In conclusione, il medico di domani dovrà es-

sere un medico diverso.

Riflessioni sull’evoluzione della figura del Medico in Italia

Nell’ambito della III Conferenza nazionale della Professione

Medica “Guardiamo al Futuro: quale medico, quale paziente, quale medicina nel SSN?”, che si è svolta il maggio scorso a Rimini, è stato stilato il documento finale “Riflessioni sull’evoluzione della figura del Medico In Italia”. “Il medico” si legge nella premessa “è un protagonista centrale nel processo di cambiamento in atto del nostro sistema sanitario e la riflessione sull’evoluzione nei prossimi anni della sua figura è un momento essenziale per permettere a questo professionista di giocare un ruolo strategico nel servizio alla società.

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Si è celebrata, per il terzo anno consecu-

tivo, presso l’OMCeO di Bari la Giorna-

ta della Ricerca istituita dall’Ordine dei

Medici di Bari sotto la direzione scientifica del

vice-Presidente franco lavalle, per promuo-

vere le attività scientifiche in ambito medico e

premiare l’impegno dei giovani ricercatori sul

territorio. “Uno stato che investe in innovazio-

ne e ricerca garantisce un futuro ai giovani e

la crescita di una nazione. Crescita culturale,

economica e di risultati. Il confronto fra i vari

sistemi stimola la crescita di tutti, per cui fare

rete è essenziale – sottolinea Lavalle – “Il titolo

del convegno di oggi Ricerca: dall’intuizione

al risultato. Esperienze a confronto”, è emble-

matico di quello che intendo per ricerca: inno-

vazione, ideazione e non una copia dei lavori

di altri centri.” La giornata ha visto infatti un

momento di eccellenza nel convegno a carat-

tere internazionale “ricerca: dall’intuizione

al risultato. esperienze a confronto”, aper-

to da filippo anelli, Presidente dell’OMCeO

Bari che ha sottolineato come senza ricerca la

medicina non possa esistere. “È importante

rilanciare questo tema in una regione come

la Puglia, che attraversa un momento diffici-

le sia sul piano dell’assistenza sanitaria che su

quello della ricerca” - ha sottolineato Anelli

– “Affinché la ricerca non sia sterile, occorre

ricollegarla al mondo produttivo, soprattutto

al sud che al momento dispone di risorse infe-

riori alle regioni settentrionali, a causa di una

ripartizione iniqua del fondo sanitario, che av-

vantaggia il nord rispetto alle regioni meridio-

nali. 15 anni fa, quando ci fu la riforma, il nord,

che ha storicamente una popolazione più an-

ziana, chiese alle regioni meridionali un atto

di solidarietà, con criteri di ripartizione

Luci e oMBre deLLA ricercA in itALiAPochi fondi, scarsa mobilità dei ricercatori, mancato collegamento

con il mondo produttivo. Sono solo alcune delle criticità della ricerca

medica nel nostro Paese, di cui si è discusso durante la Giornata della Ricerca

organizzata per il terzo anno dall’Ordine di Bari

a cura della Redazione

GiornAtA deLLA ricercA

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che di fatto avvantaggiavano il settentrione. In

questi anni il nord ha costruito un sistema che

funziona e attrae pazienti e quindi guadagna

anche sulla mobilità dei pazienti provenienti

dalle regioni meridionali. È ora di riequilibrare

il sistema, stabilendo nuovi criteri di ripartizio-

ne, più equi. Solo così potremo rilanciare non

solo il sistema sanitario, ma anche la ricerca

scientifica e biomedica.”

Le differenze tra i sistemi sanitari delle di-

verse regioni è uno dei problemi che vanno

affrontati anche secondo la Presidente del-

la FNOMCeO, roberta chersevani, che ha

presieduto il convegno manifestando ap-

prezzamento per l’iniziativa e per la vitalità

con cui l’Ordine barese stimola il dibattito su

temi importanti come la ricerca scientifica, un

potenziale volano capace di far ripartire l’e-

conomia del paese. Una delle maggiori criti-

cità per la ricerca in Italia emerse durante il

convegno è l’emorragia di cervelli. Come ha

sottolineato loreto gesualdo, Direttore della

Scuola di Medicina dell’Università di Bari “le

università sono invecchiate e noi perdiamo

le risorse migliori. Abbiamo il dovere etico

e morale di cambiare il sistema”. E anche in

ambito accademico rimane quindi essenziale

fare rete tra i vari dipartimenti, come eviden-

zia Roberto Perrone, Direttore del Diparti-

mento di Farmacia dell’Università di Bari, e

scambiarsi esperienze per giungere a risulta-

ti più importanti. Oltre che il basso tasso di

investimento (solo l’1,3% sul PIL contro il 3%

della media europea), la bassa attrattività in-

ternazionale e la scarsa capacità brevettuale,

un altro problema della ricerca in Italia, come

emerge dal Piano 2015-2020 per la ricerca del

MiUR citato da francesco giorgino, delega-

to dell’Università di Bari alla Ricerca, è rap-

presentato dal mancato coordinamento tra

ricerca e mondo produttivo, tra università e

imprese. Pesa anche un eccesso di burocratiz-

zazione, che rende spesso complessa e irta di

ostacoli l’attrazione ma anche la gestione dei

fondi. Qualcosa però sta cambiando, come

dimostrano i tentativi dell’IRCCS oncologico

di Bari di istituire insieme all’Università e alle

imprese del distretto pugliese della meccatro-

nica una Fondazione, capace di promuovere

nuove modalità di collaborazione tra pubblico

e privato. Fa ben sperare anche l’inserimen-

to di dottorandi all’interno del mondo delle

Le università sono invecchiate e noi perdiamo

le risorse migliori. Abbiamo il dovere

etico e morale di cambiare il sistema.

imprese – finora il grande assente nel mon-

do della ricerca in Italia – come ha raccontato

cecilia laschi del Sant’Anna di Pisa, che ha

fatto un’interessante panoramica delle nuove

frontiere della robotica biomedica e della soft

robotics, uno dei settori in cui l’Italia è all’a-

vanguardia. E se non è facile avere i fondi,

perché le call europee sono sempre più com-

petitive, occorre sfruttare al meglio tutte le

opportunità, tra cui quelle offerte dalle regio-

ni, per evitare il paradosso che i finanziamen-

ti a disposizione ritornino al mittente perché

non utilizzati. I fondi POR, FSE e FESR rap-

presentano un’importante risorsa su cui il Sud

può contare per portare avanti innovazione di

prodotto e di processo, come ha sottolineato

anche giovanni gorgoni, intervenuto in colle-

gamento video al convegno.

Il problema in Puglia, ha ribadito il Direttore

Area Salite Regione Puglia, è governare il fer-

mento creativo e fare in modo che i tanti semi

germoglino, diventino piante e diano poi

frutti. Finora è mancato il dialogo tra i diversi

dipartimenti, tra domanda e offerta, per cui i

risultati della ricerca non si sono poi tradotti in

applicazioni con ricadute sul territorio.

“La sfida ora è avere il coraggio di fare del-

le scelte” ha affermato Gorgoni – “occorre

scegliere su cosa puntare e concentrare gli

sforzi a livello di ricerca e di sue applicazioni

produttive”. È inoltre emerso dal convegno il

contrasto tra il sistema italiano e quello ame-

ricano, raccontato dalla ricercatrice anna la-

sorella che lavora da anni negli USA come

pediatra oncologica e attualmente è Assistant

Professor alla Columbia University di

CAlARE Il MODEllO AMERICANO sUl sIsTEMA ITAlIANO, sAREBBE COME FAR INDOssARE UN ABITO DI AUDREy hEpBURN A UN FIsICO DI 80 ChIlI.

Qui sopra, a sinistra Anna Lasorella, ricercatrice presso la columbia university di new York;

sopra, a destra Walter Marrocco, responsabile scientifico FiMMG. nella foto grande a destra, Filippo Anelli, Michele Bozzi e nicola esposito.

nelle pagine successive, alcuni momenti della Giornata della ricerca 2016.

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24 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 25

New York. Fondi e condizioni di lavoro ca-

paci di attrarre ricercatori da tutto il mondo,

accompagnati da un metodo severissimo di

reclutamento dei membri dell’apparato acca-

demico, una grande mobilità e competizione

a tutti i livelli di carriera, un’accountability che

prevede verifiche costanti dei risultati e una

responsabilità diretta nell’acquisizione dei fi-

nanziamenti per la propria ricerca. “Importa

solo il curriculum, la vision del ricercatore e

le potenzialità per il progetto di attrarre fon-

di per l’Università” - ha raccontato Lasorella

– “La morte del ricercatore è rimanere dove

è stato formato. La mobilità è fondamentale,

perché la ricerca non è un lavoro come un al-

tro. Se non si assumono rischi non si può fare

ricerca. Per questo non riesco a capire quando

in Italia sento dire che bisogna “stabilizzare” i

ricercatori”. Ma secondo Maria Svelto, Diret-

tore del Dipartimento di Bioscienze, Biotec-

nologie e Biofarmaceutica dell’Università di

Bari, calare il modello americano sul sistema

italiano, sarebbe come far indossare un abito

di Audrey Hepburn a un fisico di 80 chili. Il

sistema della ricerca negli USA si inserisce in

un sistema sociale e produttivo molto diverso

da quello italiano. Occorre quindi valorizzare

le peculiarità italiane, pensando che il nostro

servizio sanitario offre per esempio a diffe-

renza di altri assistenza a tutti, indipendente-

mente dalle proprie condizioni economiche.

Quello su cui bisogna insistere, secondo la

Svelto, è la valutazione dei progetti di ricer-

ca, sia in fase di selezione, che ex-post, per

verificare che gli obiettivi siano effettivamente

stati raggiunti. E ovviamente è importante co-

gliere tutte le opportunità, come ha sottoline-

ato Walter Marrocco, responsabile scientifico

FIMMG, che ha individuato nella ricerca in

medicina generale in Italia una grande risorsa

ancora poco sfruttata dal nostro paese, unica

in Europa, grazie ad un sistema sanitario na-

zionale con distribuzione capillare. In chiusura

della giornata sono stati proclamati da Franco

Lavalle, Vice-Presidente OMCeO e da Pietro

Scalera, coordinatore del Corso di Medicina

Generale e Consigliere Omceo Bari, i vincitori

del Premio OMCeO Bari per la Ricerca 2016

e del Premio per la Miglior Tesi in Medicina

Generale, ai quali hanno concorso giovani

ricercatori e corsisti della medicina generale

iscritti all’Ordine di Bari. Il Premio alla Ricer-

ca è andato a leonarda rella per il lavoro su

“MRI evaluation of post-mastectomy irradia-

ted breast implants: prevalence and analysis

of complication”. Il secondo posto è andato

a corinna altini, con un lavoro sul carcinoma

dello stomaco, mentre al 3° posto si sono col-

locati ex aequo Pietro cirillo, francesco Pe-

sce, carla Mastorilli e andrea Ballini. Il primo

premio per la miglior tesi in medicina genera-

le è andato ex aequo a lucia Marasciulo (tesi

sull’applicabilità del Test MNA in medicina

generale) e Katia lofano (tesi sull’appropria-

tezza prescrittiva dell’endoscopia). Al secon-

do posto Maria cacciapaglia. Una menzione

speciale è invece stata assegnata a francesca

centrone, con una tesi in medicina di genere

focalizzata sul diabete.

oMCeoGiornata della ricercaMercoledì 25 Maggio 2016 si è celebrata per il terzo

anno consecutivo presso l’Auditorium Bonomo la

Giornata della Ricerca istituita dall’Ordine dei Medici di

Bari per promuovere le attività scientifiche in ambito

medico e premiare l’impegno dei giovani ricercatori

sul territorio. Durante la giornata sono stati proclamati

da Franco Lavalle, Vice Presidente OMCeO e da Pietro

Scalera, coordinatore del Corso di Medicina Generale e

Consigliere Omceo Bari, i vincitori del Premio OMCeO

Bari per la Ricerca 2016 e del Premio per la Miglior Tesi

in Medicina Generale, ai quali hanno concorso giovani

rvicercatori e corsisti della medicina generale iscritti

all’Ordine di Bari.

UNO sTATO ChE INVEsTE IN INNOVAzIONE E RICERCA GARANTIsCE UN FUTURO AI GIOVANI E lA CREsCITA DI UNA NAzIONE. CREsCITA CUlTURAlE, ECONOMICA E DI RIsUlTATI.

La morte del ricercatore è rimanere dove è stato

formato. La mobilità è fondamentale, perché

la ricerca non è un lavoro come un altro.

Se non si assumono rischi non si può fare ricerca.

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26 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 27

SAnitÀ: i nuMeri deL coLLASSo MeridionALe

L e c i F r e

a cura della Redazione

OsservaSalute 2015: in conseguenza dei tagli alla Sanità cala l’aspettativa di vita, si fa meno prevenzione e si muore prima. Inoltre, il Sud è penalizzato nella distribuzione dei fondi.

sPEsA sANITARIA PRO CAPITE

PUgLIA 1.783 € CALABRIA 1.711€ CAMPANIA 1.689 € **Decremento del 5,7% nel 2010-2014

MEDIA NAzIONALE 1.817€

(Fonte Osservasalute 2015)

Secondo il rapporto OASI 2015 tutte le regioni meridionali, ad eccezione del solo Molise, hanno un numero di posti letto per acuti e non acuti inferiore alla media nazionale.

Il Sud e le Isole sono le aree in cui gli indicatori di salute della popolazione sono i peggiori e dove è più elevato il numero delle persone che rinunciano ad una visita specialistica a causa del costo.

FUMATORI 22,1%

PERsONE IN sOVRAPPEsO

41,5%

+5,7% RIsPETTOALL’ANNO PRECEDENTE

La Campania registra la percentuale più alta tra le regioni italiane di:

MOBILITà sANITARIA

COLORO ChE FANNO A MENO DI CURARsI PER RIsPARMIARE

-270,4 milioni Campania

+533,9 milioni Lombardia

sPERANzA DI VITA ALLA NAsCITA

Puglia 84,6 anni Calabria 84,3 anniCampania 82,9 anniMedia nazionale 84,7

Puglia 80,3Calabria 79,6 Campania 78,3Media nazionale 80,1

FONDI ALLA SANITà PUBBLICA: 2012-2015 meno 25 miliardi di euro 2016 meno 6,79 miliardi 9

11LA sPEsA DEI CITTADINI ITALIANI PER LA sANITà PRIVATA

+3,2%TRA IL 2013-2015

+327,9 milioni Emilia Romagna

-38,7 milioni Basilicata

2015

2012

milioni

milioni

(Fonte Osservasalute 2015)

Rapporto gIMBE sulla sostenibilità del servizio sanitario Nazionale 2016-2025

(Fonte Osservasalute 2015) Fonte Rapporto Censis 2016

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28 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 29

LA proSpettiVA deL direttoreGenerALeDue Direttori Generali, Vito Montanaro e Vitangelo Dattoli, l’attuale crisi sanitaria,

il futuro ruolo dei medici e le possibili vie di uscita. Ecco il punto di vista di chi si

confronta quotidianamente con i bilanci e con i fondi sempre più esigui. Di coloro

che spesso sono portatori di priorità in conflitto con quelle della professione

Nell’attuale crisi della Sanità, oltre

alla voce dei medici e dei pazienti

abbiamo voluto avere anche quella

di due direttori generali. Il loro è il punto

di vista di chi si confronta quotidianamente

con i bilanci e con i fondi sempre più esigui

ed è quindi portatore di priorità che spesso

entrano in conflitto con quelle dei profes-

sionisti della sistema sanitario. Vito Monta-

naro è il Direttore della ASL Bari, Vitangelo

Dattoli è Direttore generale del Policlinico

di Bari.

Carenze di personale, dotazioni finanzia-

rie ridotte, problemi organizzativi e con-

flitti tra le professioni sanitarie: il sistema

sanitario sta vivendo una profonda crisi

che crea disagio ai pazienti, ma anche ai

medici e ai professionisti che lavorano in

Sanità. Quali sono, a suo avviso, le cause

profonde di questa crisi? Quale la via per

uscirne?

Montanaro: Parto da una prima conside-

razione: l’attuale crisi di transizione della

Sanità italiana colpisce prevalentemente le

Regioni del Mezzogiorno. Perché per un ri-

parto storico del fondo sanitario nazionale

sono state le più penalizzate. Questa pena-

lizzazione, tuttora persistente, ha determi-

nato un arricchimento tecnologico e pro-

fessionale nelle Regioni del Centro-Nord

a scapito delle Regioni meridionali, con un

gap diagnostico-assistenziale molto alto.

Tale gap giustifica così la cosiddetta mobili-

tà passiva, per cui i cittadini del Sud vanno

a farsi curare al Nord, con ulteriore sovra-

finanziamento di strutture e contesti già di

eccellenza. Alle nostre Regioni è mancata

tempestività nel dar luogo alla razionaliz-

zazione della rete ospedaliera, consen-

tendo, per motivazioni né economiche né

assistenziali, di tenere in attività per trop-

po tempo strutture ospedaliere piccole,

diffuse e deprofessionalizzanti. Il concetto

dell’Ospedale sotto casa è stato per lungo

tempo il baluardo di anacronistiche difese

territoriali a scapito della concentrazione in

strutture medio-grandi in grado di assicu-

rare una compiuta e puntuale assistenza ai

cittadini e una sostenibilità economica. La

conservazione dei piccoli ospedali ha anche

ritardato la valorizzazione e il potenziamen-

to dell’assistenza sanitaria territoriale. Oggi

il processo di razionalizzazione della rete

ospedaliera è in fase avanzata di attuazione

e l’assistenza territoriale, grazie anche a ri-

conversioni di ospedali in presidi territoria-

li d’assistenza, finalmente sta iniziando ad

assumere il ruolo di diagnosi e cura delle

cronicità, decongestionando i reparti di de-

genza per acuti. Ovviamente il disagio degli

operatori sanitari è maggiormente avvertito

al Sud per i motivi strutturali accennati, tut-

to ciò implica ricollocazioni e riqualificazioni

professionali, ovvero cambiamenti di ruoli

e funzioni, non sempre ben accetti. In tale

orizzonte si colloca poi la perdita d’identità

della classe medica che sempre più è attinta

da provvedimenti normativi che ne limitano

la libertà diagnostica e prescrittiva, talora

riducendola a mera esecutrice di dettami

normativi ovvero a un ruolo impiegatizio.

Ben lontana dalla figura medica liberale del

secolo scorso. L’Ordine dei Medici dovreb-

be porsi oggi con più forza la definizione

dell’identità del medico nell’attuale

a cura della Redazione

d o S S i e r

L’ordine dei Medici dovrebbe porsi oggi

con più forza la definizionedell’identità del medico

nell’attuale contestostorico e normativo,

riscoprendonela tensione ideale

di servizio.

VITO MONTANARODirettore della ASL Bari

VITANGELO DATTOLIDirettore generale

del Policlinico di Bari.

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30 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 31

contesto storico e normativo, riscoprendo-

ne, a mio parere, la tensione ideale di ser-

vizio, oggi troppo spesso trascurata se non

del tutto dimenticata.

A mio parere l’attuale e acuta crisi della

Sanità può essere superata in una logica di

corresponsabilità a ogni livello sugli obiet-

tivi comuni cui tendere: decisori politici,

operatori sanitari, pazienti, cittadini. Va de-

finito con chiarezza e uniformità sull’intero

territorio nazionale ciò che il Servizio Sani-

tario Nazionale può garantire e ciò che non

può garantire più, le cure essenziali e irri-

nunciabili, l’organizzazione dell’emergen-

za, gli standard organizzativi diagnostici e

assistenziali ospedalieri e territoriali (moduli

– in risorse umane e tecnologiche - omoge-

nei e confrontabili ovunque), la certezza dei

costi e della qualità delle prestazioni ero-

gate, le modalità di sostenibilità economica

del sistema. In altri termini si esce dalla crisi

solo se tutti gli attori saranno in grado di

darsi e rispettare poche regole a condizione

che le stesse siano certe e condivise, chiare

e inviolabili, per un tempo certo di medio

termine che consenta a tutte le Regioni di

raggiungere uno standard organizzativo-

assistenziale nazionale unico. Il persistere

nelle disparità, di contro, non farà che ag-

gravare la crisi sia in termini di fruibilità assi-

stenziale che di motivazione degli operatori

sanitari con scenari futuri non certo sereni.

Dattoli: Le cause dell’attuale crisi sono fi-

siologiche e la situazione è sofferente da

anni. Tuttavia si sta procedendo a una rior-

ganizzazione complessiva della sanità che

ridurrà i disagi. La via è proprio questa: con-

tinuare a riordinare, attuando processi che

utilizzino al meglio le risorse umane.

Pesano di più i tagli ai finanziamenti o la

cattiva gestione che a volte si è fatta dei

fondi destinati alla Sanità?

Montanaro: I tagli hanno indotto alla razio-

nalizzazione della spesa, ma la cattiva ge-

stione ha fatto sì che si rendessero necessa-

ri i tagli, sussistendo oggettivi sperperi. Ma

deve essere chiaro che i tagli sono possibili

fino a un certo punto: oltre è solo depaupe-

ramento ulteriore dell’offerta assistenziale.

Penso che oggi tutti i tagli possibili siano

stati fatti e che il virtuosismo gestionale in-

dotto stia dando i primi buoni risultati. Ma

oggi per recuperare il divario Nord/Sud è

necessario pensare non più a tagli, ma ad

investimenti straordinari. Su questi, quando

erogati, si misurerà la capacità dei direttori

generali nel saper rendere “di eccellenza”

anche la nostra sanità meridionale: oggi i

vincoli e le ristrettezze economiche non

consentono assolutamente di mutare “remi

in ali”.

Dattoli: Nessuno dei due. I fondi per i fi-

nanziamenti straordinari sono stati utilizzati

al meglio, senza alcun ritardo. A livello re-

gionale non abbiamo subito tagli, sebbene

ci sia stata qualche razionalizzazione. L’im-

portante è gestire bene i finanziamenti.

I recenti dati Censis dicono che 11 milio-

ni di italiani rinunciano a curarsi per via

dei costi, mentre cresce la spesa sanitaria

privata degli italiani. La crisi della sanità

pubblica rischia di favorire quella priva-

ta?

Montanaro: Voglio sottolineare che il Ser-

vizio Sanitario Nazionale oggi assicura, co-

munque e ovunque, le cure emergenziali,

gli screening e i trattamenti essenziali per

malati acuti e per i cronici. La rinuncia alle

cure non è per patologie rientranti in tali

ambiti, ma per cure “aggiuntive”, quali

quelle già altrove in Europa non garantite:

sono i trattamenti estetici, le cure riabilita-

tive integrative, le indagini non connotate

da classe di priorità e prive di significanza

medica immediata e indifferibile. I ticket

sono gli stessi da molti anni e l’offerta pri-

vata oggi è concorrenziale per offrire stesse

prestazioni a prezzi inferiori ai ticket pubbli-

ci: nessun motivo per rinunciarvi. La sanità

privata pura è ben poca da noi e non ha

sostanziale mercato: oggi definire privata

la sanità accreditata è un errore. Il privato

accreditato fa parte del SSN a tutti gli effet-

ti e le prestazioni sono, infatti, remunerate

dal SSN. Esso rappresenta un’integrazione

al pubblico e può anche far meglio, perché

pone in essere una reale aziendalizzazione

sia in ambito organizzativo che gestionale

economico, oggi non ancora possibile nel-

le aziende sanitarie pubbliche. Sono

oggi per recuperare il divario nord/Sud

è necessario pensare non più a tagli, ma ad

investimenti straordinari. Su questi si misurerà

la capacità dei direttori generali nel saper rendere

“di eccellenza” anche la nostra sanità

meridionale.

FINANzA PUBBLICA• 2011-2014

• SPESA SANITARIA DELLA PA -1,1%

• ALTRA SPESA PA +4,9%

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32 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 33

convinto che la sovra offerta di servizi sa-

nitari privati stia creando un incremento

della domanda di prestazioni da parte dei

cittadini, ma con ampie alee di scarsa ap-

propriatezza e con finalità talora meramen-

te lucrative. Qui sì che v’è incremento di

spesa, ma non per fini sempre e realmente

assistenziali. A mio parere oggi non vi sono

cittadini che non si curano, ma cittadini che

vorrebbero fruire di servizi non essenziali

(come l’omeopatia, ecc.) a onere pubblico.

Dattoli: Ho letto anche io questo dato.

Penso, però, che la sanità italiana sia una

delle più universalistiche del mondo. Gli ita-

liani che si rivolgono al privato (per ottenere

prestazioni sanitarie più velocemente) ap-

partengono, nella maggior parte dei casi,

alle fasce più abbienti della popolazione.

Non è il ceto più indigente che rinuncia alla

sanità pubblica.

Quali sono, secondo Lei, le sfide del futu-

ro per la nostra organizzazione sanitaria

di domani?

Montanaro: La sfida prioritaria è il determi-

nare regole condivise tra decisori, operatori

e cittadini sul tipo di sanità pubblica che si

vuole perseguire. Non è facile contempera-

re le diverse esigenze perché veniamo fuori

da decenni di “tutto a tutti” e dover ricali-

brare l’intero sistema su standard di ogget-

tiva necessità non è semplice e soprattutto

darà luogo a inevitabili resistenze. Questa

sfida si lega a una rinnovata motivazione

solidaristica tra le Regioni italiane capace di

poter assicurare ovunque un sistema di as-

sistenza sanitaria di buon livello, colmando

le disparità del presente. Mi chiedo: sapran-

no le Regioni del Nord comprendere che la

quota capitaria deve essere maggiorata e

non sminuita ancora per le Regioni del Sud

e che ciò implica una riduzione della cresci-

ta prestazionale dei sistemi sanitari setten-

trionali? Io spero che una rivisitazione del

riparto del fondo nazionale realmente soli-

daristica sia la sfida che i decisori naziona-

li debbano porsi come obiettivo fondante

per una nuova Sanità pubblica.

Dattoli: La sfida è continuare sulla strada

della riorganizzazione generale, perfezio-

nando i sistemi a rete e razionalizzando i co-

sti e le risorse. Fondamentale è poi puntare

e investire sull’innovazione tecnologica.

Quale sarà il ruolo del medico nell’orga-

nizzazione sanitaria di domani?

Montanaro: Premesso che in Sanità il ruolo

centrale spetta al cittadino malato, va det-

to che il medico ha un ruolo fondamenta-

le nella credibilità del SSN. Il medico oggi

è chiamato dalle norme (per esempio la

Legge di conversione della Balduzzi) ad es-

sere aggiornato, bravo, in grado di saper

lavorare con gli altri. I migliori reparti sono

quelli in cui i medici e gli infermieri sanno

lavorare insieme, non quelli dove c’è un di-

rettore bravo. La medicina oggi è più che

mai un gioco di squadra, dove tutti sono

chiamati a far bene, con competenze chiare

e complementari. Nella Sanità di domani il

medico è un componente di una “comunità

di pratiche” (le società scientifiche e l’Or-

dine dovrebbero far comprendere che in

Sanità non c’è più spazio per i “solisti” di

fordiana memoria), capace di condividere

con i colleghi il sapere e il saper fare per il

bene del paziente. Gli altri operatori sani-

tari sono parte integrante di questa nuova

dimensione di condivisione dei saperi e del

fare, perché in sinergia con i medici si possa

costruire squadre vincenti. Un ruolo nuovo,

quindi, per i medici come promotori del sa-

per lavorare bene insieme: questa è la sfida

per i medici della Sanità di domani.

Dattoli: I medici sono l’ossatura della sani-

tà e continueranno a esserlo, attraverso la

formazione continua. Il ruolo del medico è

e sarà quello di lavorare per garantire l’effi-

cienza dell’offerta sanitaria.

La medicina oggi è più chemai un gioco di squadra,

dove tutti sonochiamati a far bene,

con competenze chiaree complementari

IL DECRETO LEGISLATIVO SULLA NOMINA DEI DIRETTORI GENERALI

A gennaio 2016 il consiglio dei ministri nell’ambito della

legge delega sul pubblico impiego ha approvato il decreto

legislativo che disciplina il conferimento degli incarichi

per i direttori generali, sanitari, amministrativi

e socio sanitari di asl e aziende ospedaliere

e universitarie. la scelta dei direttori generali avverrà

solo tra quelli inseriti in un apposito elenco nazionale.

All’atto della nomina di ciascun direttore generale,

le regioni dovranno definire e assegnare, aggiornandoli

periodicamente, gli obiettivi di salute e di funzionamento

dei servizi con riferimento alle relative risorse,

gli obiettivi di trasparenza, finalizzati a rendere i dati

pubblicati di immediata comprensione e consultazione

per il cittadino. Trascorsi 24 mesi dalla nomina

di ciascun direttore generale, la regione, entro sessanta

giorni, dovrà verificare i risultati aziendali conseguiti

e il raggiungimento degli obiettivi e, in caso di esito

negativo, dichiarare la decadenza immediata dall’incarico

con risoluzione del relativo contratto.

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di RObERTA FRANCESChETTi

AFFetti dA ipoVedenzA. coMe L’intrico di ineFFicienze uccide LA SALute puBBLicAAbbiamo chiesto a Mario Conca, componente delle Commissioni consiliari al Bilancio,

Sanità e Welfare della Regione Puglia, quali siano le cause dell’attuale collasso

del sistema sanitario. E se i parametri di ripartizione del fondo sanitario siano equi.

Ci ha raccontato quanto pesino le inefficienze e perché Emiliano non avrebbe

dovuto firmare il riparto in Conferenza Stato-Regioni…

d o S S i e r

Dott. Conca, la crisi che sta attra-

versando la sanità pubblica è sotto

gli occhi di tutti. Lei ha presenta-

to recentemente una mozione sulla catti-

va gestione della spesa farmaceutica. Nel

collasso del sistema quanto e come pesano

malaffare, inefficienze, interessi?

Il sistema è un SISTEMA complesso nel quale

si annidano sacche di malaffare o interessi il-

leciti soprattutto nel settore dell’acquisizione

di beni e servizi e nella gestione delle ope-

re pubbliche. Esistono strumenti legislativi

ed operativi per individuare ed eliminare tali

aberrazioni, ma il vero problema è che molto

spesso manca la volontà politica di agire in

tal senso. Per esempio: perché per anni non

si è proceduto in Puglia ad istituire un Os-

servatorio dei prezzi che avrebbe obbligato

le Aziende Sanitarie ad acquistare prodotti

uguali al prezzo più basso ottenuto nella re-

gione? Quante volte è stato verificato se nel-

le Aziende esista una vera programmazione

di acquisti&investimenti e se questa viene

portata avanti coerentemente finalizzando

l’utilizzo delle risorse al raggiungimento di

obiettivi di salute? Quante volte si è interve-

nuti, anche dietro segnalazione, sull’irrego-

larità amministrativa e sulla sua incoerenza

rispetto alla programmazione e rispetto alle

norme vigenti? Perché Emiliano ha ritirato la

delibera di Giunta che avrebbe dato avvio al

Nucleo Ispettivo Regionale Sanitario?

Quello della spesa farmaceutica è un esem-

pio emblematico di spreco e considerato che

vale circa 29 miliardi di euro, per il 76% co-

perta dal SSN, va certamente vivisezionata,

questo è l’intento della mozione presentata.

C’è una legge dello Stato infatti, la 405 del

2001, che all’articolo 8 lettera C recita testual-

mente: “disporre, al fine di garantire la con-

tinuità assistenziale, che la struttura pubblica

fornisca direttamente i farmaci, limitatamen-

te al primo ciclo terapeutico completo, sulla

base di direttive regionali, per il periodo im-

mediatamente successivo alla dimissione dal

ricovero ospedaliero o alla visita specialistica

ambulatoriale”, perché quasi nessun ospeda-

le lo fa? Se questi farmaci fossero acquistati

per il tramite delle farmacie ospedaliere, si

sarebbero potuti acquistare con uno sconto

fino al 60%. Tenuto conto che ogni giorno

sono almeno duecentomila gli italiani che si

sottopongono a visite ambulatoriali o vengo-

no dimessi da ospedali e pronto soccorso, è

presto detto che si potrebbero risparmiare

miliardi di euro.

Sono tutte pieghe della pubblica ammini-

strazione nelle quali si costruiscono sprechi

e anche presupposti illegittimi per carriere

facili che magari poi portano ai massimi ver-

tici delle amministrazioni persone facilmente

‘raggiungibili’.

In verità la “malapolitica” preferisce invadere

la gestione per favorire piccoli e grandi inte-

ressi particolari. Non per niente la dirigen-

za, spesso, non è selezionata sulla base del

merito e della correttezza dell’azione ammi-

nistrativa, fino ad arrivare a sorvolare anche

sul fatto che qualche direttore generale sia in-

teressato da indagini dell’autorità giudiziaria

per fatti di non poco conto.

Quanto all’inefficienza, bisogna distin-

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iL SiSteMA VA AdeGuAtAMente FinAnziAto perché iL tentAtiVo Miope e continuo di ArriVAre Ai pAreGGi di BiLAncio AttrAVerSo L’eFFicientAMento

e i tAGLi LineAri StA portAndo Ad unA SeMpre più eVidente riduzione dei SerVizi.

perché per anni non si è proceduto in puglia

ad istituire un osservatorio dei prezzi che avrebbe obbligato le Aziende

Sanitarie ad acquistare prodotti uguali al prezzo

più basso ottenuto nella regione?

guere quella prodotta artatamente da una

vetero burocrazia strumentale al malaffare

- si inefficienta volutamente il pubblico per

favorire il privato convenzionato e per giusti-

ficare le chiusure degli ospedali - da quella

che spesso affligge l’erogazione di servizi e

prestazioni e che quasi sempre è dovuta alla

scarsezza di personale, vincolato ad un tetto

di spesa fissato nel 2004, alla penuria di beni

disponibili e alle conseguenti difficoltà di co-

ordinamento.

Tra le cause dello sfascio della Sanità pub-

blica c’è anche un periodo ininterrotto di

definanziamento, come si evince dal Rap-

porto GIMBE sulla sostenibilità del Servi-

zio Sanitario Nazionale 2016-2025: “dopo

i 25 miliardi di euro sottratti da varie ma-

novre finanziarie nel periodo 2012-2015, la

sanità pubblica ha lasciato per strada altri

6,79 miliardi”. Una migliore gestione e una

razionalizzazione dei costi può riuscire a

compensare i tagli?

Come ho detto prima, una migliore gestione

delle risorse e una razionalizzazione dei costi

sono senz’altro utili nell’ottica dell’abolizione

degli sprechi e dell’utilizzo delle risorse pub-

bliche a favore dei cittadini al fine di soddisfa-

re i loro bisogni di salute. Questo è possibile

soltanto se l’utilizzo delle risorse viene cana-

lizzato verso obiettivi ben individuati attraver-

so una valutazione epidemiologica seria che

consenta la programmazione e l’allocazione

di servizi sanitari laddove veramente neces-

sitano.

Bisogna riprogrammare complessivamente

il sistema e riequilibrarlo non soltanto all’in-

terno della regione Puglia, dove urge questo

bisogno, ma anche tra le altre regioni perché

tutti i cittadini possano avere pari opportuni-

tà di prevenire le malattie, di potersi curare

quando si ammalano e di avere pari opportu-

nità di accesso alle prestazioni.

Però il sistema va adeguatamente finanziato

perché il tentativo miope e continuo di arriva-

re ai pareggi di bilancio attraverso l’efficien-

tamento e i tagli lineari sta portando ad una

sempre più evidente riduzione dei servizi e

alla perdita di efficacia del sistema sanitario.

Non è più possibile assistere alla farsa di un

Ministro che continua a dire che non si stanno

effettuando tagli e all’ipovedenza dei Gover-

natori che in Conferenza Stato-Regioni danno

l’assenso alla distribuzione di un “fondo sa-

nitario” che non soltanto è ridotto in termini

assoluti rispetto a quello che gli stessi aveva-

no sottoscritto nel Patto per la Salute 2014-

2016, ma è anche ingannevole perché con lo

stesso fondo, spostando al suo interno i soldi

da una voce all’altra, si finanziano cose nuove

come ad esempio l’aggiornamento dei LEA

o l’erogazione dei farmaci ad alto costo, o

ancora, si danno soldi a qualche regione o si

destinano a questo o a quell’altro organismo.

In sostanza, si fa finta di dare nuovi servizi

togliendo finanziamenti a quello che già esi-

ste, la solita storia della coperta troppo corta,

copri la testa e scopri i piedi. Oppure, para-

dosso ancora più evidente, si stima, non si sa

come, un risparmio presunto dalla cosiddetta

medicina difensiva e si fa finta che quello sia

un vero finanziamento per un altro tipo di at-

tività sanitaria.

In questo modo si operano veri e propri tagli

ai servizi essenziali e non c’è razionalizzazione

o migliore gestione che li possa compensare.

Il rapporto Osservasalute 2015 ha messo in

evidenza le iniquità della distribuzione ter-

ritoriale dei fondi in Sanità, con una penaliz-

zazione delle Regioni Meridionali. Secondo

i dati Agenas la spesa sanitaria in Puglia nel

2014 è stata di 7,1 miliardi di euro, mentre

a parità di popolazione una regione come

l’Emilia Romagna ha speso 8,7 miliardi. Esi-

ste una nuova “Questione meridionale” che

investe il servizio sanitario? Come andreb-

be ripartito a suo avviso il fondo sanitario?

Esiste, eccome! La sperequazione di finan-

ziamento tra Regioni del Nord e Regioni del

Sud è evidentissima. Basta fare, come detto

da Lei, il confronto tra Regioni che hanno una

popolazione simile per rendersene immedia-

tamente conto.

Il M5S l’ha fatto rilevare immediatamen-

MARIO CONCA

Nato a Esslingen

(Germania) il 3 maggio 1971,

è residente a Gravina di Puglia

(BA). Laureato in Lingue

straniere e padre di 4 figli,

svolge attività

imprenditoriale nei settori

della comunicazione

multimediale e del trasporto

pubblico locale.

Eletto consigliere regionale

nella circoscrizione di Bari

per la lista Movimento

5 Stelle, è alla sua prima

esperienza al Consiglio

regionale. Dal 2012 è attivista

del M5S. È componente

delle Commissioni consiliari

al Bilancio, Sanità e Welfare.

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Si inefficienta volutamente il pubblico per favorire il privato convenzionato

e per giustificare le chiusure degli ospedali.

te e ha chiesto al Presidente/Assessore alla

Salute Emiliano di non sottoscrivere il riparto

in Conferenza Stato-Regioni perché le minori

risorse destinate alla Puglia avrebbero con-

dannato i pugliesi ad essere cittadini di serie

B in quanto a tutela del diritto alla salute. Non

che ci aspettassimo molto, ma non siamo stati

per nulla ascoltati ed Emiliano ha sottoscritto.

Questo sotto finanziamento aggiunge danno

alla beffa perché va ad alimentare un sistema

come quello pugliese (ma anche meridionale

più in generale) che avrebbe bisogno di mag-

giori investimenti per essere portato al livello

dei sistemi sanitari settentrionali sia dal punto

di vista strutturale che dal punto di vista della

dotazione di personale e, quindi, in sostanza,

per riequilibrarlo in quanto a capacità di ero-

gazione di servizi.

Il riparto va operato tenendo conto del fatto

che la popolazione meridionale (e quella pu-

gliese più di tutte) sta invecchiando, pochissi-

ma immigrazione straniera e molta emigrazio-

ne giovanile, ed è una popolazione che vive

serie condizioni di difficoltà sociale, oltre 800

mila pugliesi vivono al di sotto della soglia di

povertà stabilita dall’Istat.

Va assolutamente eliminato il criterio di ripar-

to sulla base dei costi standard che premia

le regioni cosiddette “virtuose” perché non

tiene conto di tutti i fattori produttivi e quin-

di anche delle risorse umane che concorrono

alla determinazione del costo della presta-

zione, perché la sanità la fanno soprattutto le

persone!

La Puglia è partita in piano di rientro già con

16 mila unità di personale in meno rispetto

all’Emilia-Romagna e ha perso, a causa del

blocco del turnover, altre 6 mila persone in

questi anni. Se teniamo conto di questo, chi è

più virtuoso? Dove la stessa prestazione costa

di meno? In Puglia o in Emilia-Romagna?

Nel recentissimo rapporto Censis emerge

come dal 2012 a oggi siano in costante au-

mento coloro che fanno a meno di curarsi

per risparmiare. E chi può ricorre alla sa-

nità privata: crescono coloro che per evi-

tare le liste di attesa ricorrono alla sanità

privata (+3,2% tra il 2013-2015 la spesa

dei cittadini italiani per la sanità privata).

Stiamo rinunciando al servizio sanitario uni-

versalistico ed egualitario a cui siamo stati

abituati?

Recenti studi hanno messo in evidenza, per la

prima volta dopo decenni, una inversione di

tendenza nell’aspettativa di vita che si è ab-

bassata sia per gli uomini sia per le donne.

Nel Mezzogiorno, poi, i valori della speranza

di vita si confermano al di sotto della media

nazionale. Un pericoloso segnale d’allarme

dovuto secondo gli epidemiologi soprattutto

a uno scarso investimento in prevenzione e

ai pesanti tagli alla sanità pubblica. Dall’altro

lato, a conferma del fatto che l’offerta pubbli-

ca è sempre più incapiente, cresce la spesa

privata degli italiani salita ormai a quasi 35

miliardi di euro, con un trend in continua cre-

scita anno per anno. Si allungano da un lato

le attese nel pubblico, complici l’intramoenia

ed extramoenia, e si amplia il ricorso al priva-

to che ormai coinvolge anche i redditi bassi,

vista le persistenza dei super ticket, ma ovvia-

mente non tutti sono in grado di sostenerne i

costi e quindi vi rinunciano. Ci pare che sia in

atto una operazione di attacco al servizio sa-

nitario pubblico ed universalistico come deli-

neato nell’art. 32 della costituzione. Ci sem-

bra infatti che l’obiettivo sia smantellare un

sistema di welfare che per anni ci ha invidiato

il mondo per aprire anche questo settore agli

appetiti degli speculatori. Questo certamen-

te non vuol dire ostacolare l’iniziativa privata

che vede anche nella nostra regione delle

punte di eccellenza ma certamente pone dei

seri spunti di riflessione sul futuro del servizio

pubblico da un lato e dall’altro anche sulla

necessità di garantire aspetti etici all’offerta

da parte dei privati per evitare inaccettabili

spinte speculative sulla pelle di cittadini fra-

gili e bisognosi.

In conclusione posso affermare, senza pau-

ra di essere smentito, che ci troviamo in una

situazione di forte difficoltà per il manteni-

mento dello stato di salute degli italiani. Non

possiamo dimenticare che soltanto il sistema

pubblico garantisce la prevenzione e che il

privato, in genere, ha poco interesse ad in-

vestire nelle terapie intensive e nel sistema di

assistenza all’emergenza.

QueStione di FirMA

Lo scorso aprile il M5S aveva chiesto al presidente emiliano di non firmare l’intesa in conferenza Stato-regioni sul riparto del fondo sanitario nazionale, perché anche per il 2016 la regione puglia vede una forte penalizzazione rispetto alle regioni settentrionali di pari popolazione, come emilia romagna e toscana. Alla puglia mancherebbero in pianta organica all’incirca 20 mila unità lavorative e 800 milioni. i pentastellati hanno inoltre chiesto ad emiliano di trattenere in puglia le quote di finanziamento legate alla mobilità passiva (220 milioni di euro) che i pugliesi sono costretti a generare per carenze strutturali del servizio sanitario regionale e di proseguirela battaglia per ottenere la possibilità di utilizzare il finanziamento per potenziare i servizi anche attraverso assunzioni, indispensabili per offrire un’assistenza dignitosa senza vincoli.

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reGoLAMentAzione? unA coSA BuonA e GiuStA, Se nASce dAL conFrontoIn tema di appropriatezza prescrittiva serve condivisione più che imposizione.

Per evitare una serie di codicilli incongrui e illogici, non corrispondenti

all’esperienza della “buona pratica”

Si assiste, in questi giorni di aspettati-

ve, confusione e poche certezze, ad

una possibile svolta, che può definirsi

epocale, e che riguarda sia l’esercizio della

professione medica, sia le conseguenti rica-

dute che determineranno, prevedibilmen-

te, un notevole impatto sulla serenità e sul

benessere della popolazione tutta, opera-

tori del settore compresi. Va senza dubbio

confermato, che una regolamentazione ca-

pillare, di qualsiasi umana attività, è da con-

siderare “cosa buona e giusta”. È ovvio che

la ponderata pianificazione di un’attività, sia

essa stessa riferita a un’azienda di commer-

cio, una società di distribuzione di servizi,

un’associazione di medici, è da considerarsi

primum movens, volto ad ottenere risultati

positivi e concreti, nell’offrire prestazioni,

nel prevedere ricavi. Sul piano teorico, tutto

questo è scontato. Sul piano pratico, inve-

ce, è necessario operare dei distinguo fon-

damentali, che non sono certo argomento

da sottovalutare o disconoscere. Se è vero,

infatti, che una qualsiasi azienda debba fon-

dare il suo benessere su una serie di cardi-

ni commercialistici ben definiti (l’offerta, il

ricavo, i costi, la manutenzione), non ci si

può aspettare che singoli professionisti o,

in futuro, una obbligatoria aggregazione

di medici possa ricalcare, semplicemente e

facilmente, questi modelli organizzativi, in

quanto il lato “umano”, “etico”, di questo

lavoro, predomina su mere considerazioni

aziendali.

L’organizzazione del lavoro dei medici è,

per esempio, già diversa, a seconda che si

consideri il lavoro in strutture ospedaliere,

private o pubbliche, o il lavoro di profes-

sionisti che si sono e sono stati considerati

sempre Liberi Professionisti (pur con carat-

teristiche particolari, nebulose, di una su-

bordinata dipendenza). Altrimenti, si abbia

il coraggio di considerare annullata, per

legge, la libera professione, sì da assorbi-

re tali figure (impraticabile utopia, legata

anche a costi difficilmente accettabili) nella

pubblica amministrazione. Già in un ospedale

le capacità decisionali di un medico, basate

su elementi professionali di cultura, esperien-

za, equilibrio, pur confrontandosi con dina-

miche di assunzione di responsabilità di tipo

“piramidale” (personale amministrativo coor-

dinatore, primario, i suoi collaboratori) con-

serva una fondamentale autonomia. Nel caso,

invece, completamente diverso, della figura

di un libero professionista, deve prevedersi

certamente un processo di pianificazione, di

controllo dell’attività, ma non si possono ac-

cettare per imposizione di legge modelli di

comportamento previsti e studiati da altre fi-

gure, prive dell’esperienza necessaria a com-

prendere le dinamiche e le problematiche

insite nell’esercizio libero professionale della

professione medica stessa. E, pur volendo

comprendere le motivazioni (spesso mera-

mente economiche) che spingono a compor-

tamenti impositivi, le stesse motivazioni de-

vono imprescindibilmente essere largamente

condivise prima, assolutamente prima,

di DOMENiCO GiANNuOLi

Domenico Giannuoli Medico di Medicina Generale

Specialista in [email protected]

d o S S i e r

Con l’approvazione del Dpcm che include

i nuovi LEA sarà abrogato il Decreto

Appropriatezza, che aveva sollevato forti

obiezioni da parte dei medici.

Le prestazioni per cui ci saranno

condizioni di erogabilità scendono

a circa 40 e l’appropriatezza torna

così ad essere una prerogativa della

professione medica. L’applicazione

viene infatti demandata all’autonomia

e all’indipendenza del singolo

professionista, che rendono superfluo

l’intervento delle Forze dell’Ordine

nel controllo e valorizzano le competenze

del medico e il suo rapporto di fiducia

con il paziente. Inoltre, i nuovi LEA

rappresentano un ulteriore passo

in avanti nella tutela al diritto alla salute

dei cittadini italiani perché il decreto

introduce nuove prestazioni a carico

del SSN a salvaguardia dei Livelli

Essenziali di Assistenza.

“Un grazie al Ministro Lorenzin per

aver sostenuto il lavoro di preparazione

effettuato in collaborazione con

la Presidente Roberta Chersevani

e con tutto il gruppo di lavoro della

FNOMCeO – dichiara Filippo Anelli,

Presidente OMCeO Bari, che ha preso

parte ai lavori in commissione – Il

dialogo tra i rappresentanti della

professione e il Ministero ha permesso

di togliere le note sulle indicazioni di

appropriatezza, correggere le numerose

imprecisioni contenute nel decreto e

ridurre drasticamente le limitazioni alla

erogabilità delle prestazioni.”

NUOVI LEA E ABROGAzIONE DECRETO APPROPRIATEzzA

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di essere arbitrariamente imposte. È il caso

della famigerata appropriatezza prescritti-

va, per esempio. Una serie di codicilli, spes-

so incongrui e illogici, non corrispondenti

all’esperienza della “buona pratica”, fatti

passare come regolamentazione, e che,

invece, sortiscono solo un effetto di confu-

sione, caos, e irritazione (messi in dubbio,

tardivamente, dagli stessi, solerti, compi-

latori). Le ricadute sgradevoli che si verifi-

cano, coinvolgono pesantemente i medici,

che vedono depredata la loro esperienza e

professionalità, ritrovandosi a dover rispet-

tare regole astruse, difficilmente integrabili

con l’esperienza quotidiana. E purtroppo,

prevedibilmente, si verificano disagi anche

tra gli assistiti, che devono scontrarsi con li-

mitazioni capziose, la cui effettiva efficacia

sul piano del risparmio a tutti i costi, solleva

legittimi e confermabili dubbi. Il contrasto,

tra un Medico prescrittore e il suo Pazien-

te, è un’evenienza penosa e spiacevole, da

esecrare e detestare, e da considerare alla

stregua di un fallimento nel raggiungimen-

to del primario rapporto di fiducia, stima e

rispetto reciproco, fondamento della nostra

professione (oltre che logico ingrediente di

qualsiasi buon rapporto sociale). Non di-

menticando, per tornare alle considerazioni

organizzative professionali, che questo pre-

teso aggravio burocratico, non condiviso,

non prevede risvolti economici, concreti

e legittimi, in spregio a qualsiasi logica di

mercato e di rispetto sociale. In definitiva,

si deve desumere che il confronto aperto,

rispettoso, preventivo, tra parte pubblica

ed operatori del settore, resti l’unica via

percorribile, per evitare deprecabili disagi

ed un dissolversi amaro, evitabile, di attivi-

tà professionali nobili e insostituibili. “Nel

dolore un orbo è avvantaggiato, piange

con un occhio solo.” (Totò). Adoperiamoci

affinché il “dolore”, indotto da un disagio

professionale non voluto, ed evitabile, pos-

sa svanire in un sorriso fiducioso e in uno

sguardo (con due occhi sani) sereno.

Smarrimento e confusione. Questi

i primi sentimenti, misti a paura,

all’indomani della diagnosi di can-

cro. Molti tumori, un tempo mortali, hanno

oggi grandi possibilità di cure e la Regione

Puglia, in quanto a farmaci, non lesina. In

genere sono molto costosi, ma con le ade-

guate prescrizioni, al bisogno, tutti possono

accedervi. La consapevolezza che in Puglia

l’accesso ai farmaci anche innovativi sia un

dato di fatto, non mi impedisce di ritenere,

in una visione globale di fruizione della sa-

nità, che il comparto dovrebbe consentire

identiche opportunità in tutte le regioni ita-

liane, a cominciare dalla ricerca scientifica,

trampolino di lancio per far ripartire l’eco-

nomia. Ma questa è un’altra storia.

Non altrettanto promettente è ciò che ac-

cade quando si parla di esami diagnostici,

soprattutto se riferiti alla prevenzione e alla

diagnosi precoce. Qui le code sono lunghe,

anche se in netto miglioramento rispetto al

passato, per non parlare della farraginosità

delle prescrizioni, a causa della normativa

del sistema sanitario nazionale che, di fatto,

ha penalizzato fortemente l’attività dei me-

dici di base a discapito dei pazienti. Eppure

la salute, fondata su un diritto costituzio-

nale, non dovrebbe essere considerata un

costo, ma una occasione di investimento a

beneficio dei cittadini.

Non entro in merito al riordino delle rete

ospedaliera pugliese, che deve adeguarsi

ai nuovi standard nazionali. Tutto è suscetti-

bile di miglioramento, ma certamente – per

dirla con il presidente della Regione Puglia

Michele Emiliano – “si è cercato di fare il

massimo possibile in questa fase”. Apprez-

zo le parole di Emiliano: mi lasciano ben

sperare che strutture d’eccellenza, con casi-

stiche importanti ed un know how specifico

e di altissimo livello, non vengano penaliz-

zate, sulla base di questi standard nazionali,

ma che ne diventino il fiore all’occhiello.

Comunque, per quanto il riordino della rete

ospedaliera pugliese, tra lacci e lac-

unA SAnitÀ dAL VoLto uMAnoUn “incidente di percorso”, che proietta improvvisamente l’autrice nel firmamento

oncologico. Dove professionalità e buona volontà non bastano. E dove il volontariato

supplisce alle carenze del pubblico, soprattutto nei processi di umanizzazione

d o S S i e r

di ANTONELLA DALOiSO

Antonella DaloisoPresidente Associazione

Gabriel – [email protected]

“nel dolore un orbo è avvantaggiato, piange

con un occhio solo” totò

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urp, che potere L’AScoLto!Uno sguardo all’attività dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico

di una grande azienda ospedaliera. Per comprendere quali sono le cause

del disagio dei pazienti e come vengono fronteggiate

L’Ufficio Relazioni con il Pubblico

dell’Azienda Ospedaliero Universi-

taria Policlinico – Giovanni XXIII di

Bari, attivo dal 1995, è concepito come un

servizio di comunicazione che garantisce ai

cittadini la possibilità di esercitare il diritto

di essere ascoltati e informati in modo chia-

ro ed esauriente, partecipando con un ruolo

attivo alle scelte che li riguardano. Gli Uffici

per le Relazioni con il Pubblico, conosciuti

semplicemente con l’acronimo URP, sono

stati introdotti dall’art. 12 del D.Lgs 3 feb-

braio 1993, n. 29 (ora art. 11 del D.Lgs 30

marzo 2001, n. 165) per rispondere da una

parte a esigenze relative alla trasparenza

amministrativa e alla qualità dei servizi (esi-

genze già evidenziate dalla legge 7 agosto

1990, n. 241 sulla trasparenza amministra-

tiva) e dall’altra per fornire uno strumento

adeguato alle funzioni di comunicazione

istituzionale e contatto con i cittadini.

Con il completamento delle riforme ammi-

nistrative, ad opera della legge 7 giugno

2000, n. 150, riforme che hanno interes-

sato tutti gli anni novanta, l’URP viene ri-

conosciuto come elemento fondamentale

dell’informazione e della comunicazione

della pubblica amministrazione. L’Ufficio

Relazioni con il Pubblico opera in modo da

facilitare:

- il dialogo tra il cittadino e l’Azienda garan-

tendo il diritto d’accesso all’informazione

per cittadini e per operatori;

- il diritto dei cittadini ad essere ascoltati e

ricevere una risposta;

- l’accessibilità e orientamento all’interno

della struttura.

È chiaro, quindi, che l’URP non si limita

solo a fornire informazioni di primo livello,

ma svolge molte funzioni articolate come

“ascolto”, la verifica e la valutazione dei

servizi, la comunicazione all’interno e all’e-

sterno dell’organizzazione. In questo senso,

perché le attività siano eseguite effi-

d o S S i e r

di ANNA MARiA Di NATALE

Anna Maria Di NataleResponsabile URP Policlinico di Bari

[email protected]

ciuoli imposti dai decreti ministeriali, cerchi

di assicurare efficacia nelle cure ed efficien-

za di gestione, la sanità pubblica non può

fare a meno del volontariato, in grado di

supplire alle inevitabili carenze del sistema.

Ancor più vero, quando si parla di umaniz-

zazione dei reparti di oncologia. Un mondo,

quello del volontariato, che conoscevo già

in quanto componente del Comitato Puglia

della Susan G. Komen per la lotta ai tumori

del seno, presieduto dal prof. Vincenzo Lat-

tanzio. Poi, “un incidente di percorso” ha

colpito anche me. Ma pure nelle situazioni

più cruciali non sono mai riuscita a spogliar-

mi di quello che sono: una giornalista che

cerca di andare al nocciolo del problema.

Ho vissuto giorni molto intensi, in cui una

parte di me lottava contro il male; l’altra os-

servava come da una finestra il mondo cir-

costante. Ho visto pazienti quasi terminali,

sostenere chi come me era una new entry,

medici e paramedici lavorare senza sosta

fronteggiando con dolcezza anche famiglie

cariche di ansia. Ho visto oncologi spender-

si con determinazione per aiutare gli amma-

lati a prenotare esami strumentali e diagno-

stici affrontando una burocrazia che mal si

sposa con la parola urgenza. E ho letto nei

loro volti anche tanto dolore ogni qualvolta

hanno dovuto salutare per sempre qualcuno

di noi. Chi mi ha curato mi aveva detto che

me la sarei cavata. Il Signore mi aveva con-

cesso una buona proroga ed io non avrei

dovuto sprecarla. Proiettata all’improvviso

nel firmamento oncologico e dall’osserva-

zione dei dati di fatto, ho compreso che

la buona volontà e la professionalità non

possono bastare. E la sanità pubblica non

offre di più. Almeno per il momento. Chi ha

conosciuto il cancro sa quanto sia importan-

te il sostegno di chi ti possa condurre per

mano accompagnandoti lungo un percorso

non sempre facile. Supporto indispensabile

anche per le famiglie.

L ’associazione GabrielAntonella Daloiso ha fondato insieme al dott. Gennaro Palmiotti, direttore del reparto di Oncologia

dell’Ospedale Di Venere di Bari (in via di trasferimento all’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II con

tutto il suo staff), l’Associazione Gabriel per l’umanizzazione dei reparti di oncologia, che oggi è una on-

lus. È stato dapprima redatto il progetto architettonico (ing. Rolando Andriani) nel quale attraverso arredi,

colori e ambientazioni sono stati indicati i criteri per l’umanizzazione. A questo è seguito il progetto, in

corso di svolgimento, “Abitare la mia nuova vita”(dr. Ma-

ria Ronchi). Finanziato dal Comitato Puglia della Komen,

prevede il sostegno psichico, fisico ed emotivo attraverso

assistenza psicologica, shiatsu terapia, pilates, massaggi,

trucco e parrucco, musicoterapia, spettacoli con il coin-

volgimento delle pazienti. Sempre sostenuto da Komen,

quest’anno ha preso il via un progetto nutrizionale realizza-

to dalla scuola di cucina naturale di Corte Bracco dei Ger-

mani - Corato che prevede l’intervento medico (dott. Maria

Grazia Forte) e di biologia molecolare (dr. Betta Sbisà) per

una corretta alimentazione personalizzata del paziente in

chemio, ed una scuola di cucina dedicata (dr. Adolfo Sbisà).

La sanità pubblica non può fare a meno del

volontariato, in grado di supplire alle inevitabili

carenze del sistema. Ancor più vero, quando si parla di umanizzazione dei reparti

di oncologia.

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46 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 47

cientemente, è opportuno che l’Ufficio per

le Relazioni con il Pubblico suddivida il la-

voro e le competenze in back office e front

office. Questi due aspetti sono sicuramen-

te gli elementi portanti dell’Ufficio URP in

quanto, se il primo è il motore che fa muo-

vere tutte le attività dell’Ufficio, il secondo

ne rappresenta certamente la massima visi-

bilità. Per questo motivo, tra back office e

front office deve esserci un rapporto lineare

e complementare, caratterizzato da una co-

municazione chiara e continua. Il back office

è il cuore dell’ufficio, all’interno del quale si

svolgono tutte le attività di progettazione,

costruzione e verifica degli strumenti, dei

processi e delle procedure di lavoro, non-

ché di presidio dei flussi informativi inter-

ni. In sostanza, al back office arrivano tutti i

flussi informativi interni affinché questi pos-

sano essere “lavorati”.

In particolare, il back office si occupa di:

- gestire la comunicazione interna e i rap-

porti con i referenti interni;

- aggiornare le “banche dati” (consultate

dal front office);

- predisporre tutta la modulistica per la frui-

zione dei servizi offerti;

- coordinare campagne di comunicazione;

- monitorare i flussi comunicativi interni ed

esterni;

- analizzare il grado di soddisfazione dell’u-

tente e i dati raccolti dal front office.

Il front office, invece, è il luogo fisico dove

il cittadino entra in contatto con l’Azienda;

è il luogo dove si concretizza realmente l’e-

sperienza di servizio e dove il cittadino è “il

protagonista” assoluto. In questo senso, è

fondamentale che il front office abbia tutti

gli strumenti necessari a sviluppare meto-

dologie innovative di lavoro e di contatto

con i cittadini. Il front office si occupa di:

- ascoltare il cittadino;

- soddisfarne le richieste di informazioni;

- avviare iter procedimentali;

- raccogliere suggerimenti;

- rilevare il grado di soddisfazione degli

utenti;

- monitorare gli utenti e le loro richieste;

- gestire eventuali disservizi.

Rappresenta inoltre un centro di raccolta di

tutte le proposte ed i suggerimenti volti a

migliorare la qualità dei servizi offerti. Rive-

i disagi più frequenti sono determinati

da una comunicazione poco chiara da parte

del personale sanitario, dalle liste d’attesa

per prestazioni ambulatoriali.

Altro disagio in questo periodo è determinato

dalla confusione generata dalla “ricetta

dematerializzata”.

ste il ruolo di promotore di iniziative finaliz-

zate a rendere l’ospedale più trasparente,

più efficiente e più attento ai bisogni degli

utenti.

Quali sono i principali motivi e ambito di

disagio manifestati dai pazienti?

I disagi più frequenti sono determinati da

una comunicazione poco chiara da parte

del personale sanitario, dalle liste d’attesa

per prestazioni ambulatoriali – anche se al

momento della prenotazione c’è disponibi-

lità presso gli ambulatori specialistici della

ASL – i cittadini prediligono l’AOU Policli-

nico. Altro disagio in questo periodo è de-

terminato dalla confusione generata dalla

“ricetta dematerializzata”.

L’URP dell’AOU Policlinico – Giovanni XXIII

ha sviluppato, grazie all’innovazione tecno-

logica, una modalità di comunicazione ade-

guata ai tempi, rendendo un servizio più

veloce, accessibile ed efficiente attraverso

l’utilizzo della posta elettronica e il costan-

te impegno nell’aggiornamento del Portale

Regionale della Salute – pagine Aziendali

www.sanita.puglia.it.

A tal proposito dal mese di settembre 2015

al 30 giugno 2016 sono state distribuite cir-

ca 3000 credenziali per il servizio “Referti

Online”.

Presso l’URP, è possibile ritirare le creden-

ziali di accesso al servizio “Referti Online”

che consente ai Cittadini di visualizzare on-

line i referti del Laboratorio Analisi e del

Centro TAO, gratuitamente 24 ore su 24, in

alternativa al tradizionale ritiro cartaceo, un

click per accedere ai risultati delle analisi,

direttamente da dispositivi come pc con-

nessi a internet.

In questi anni c’è stato un grande cambia-

mento nell’approccio con le strutture sani-

tarie determinato anche dall’informazione

attraverso i mass media, internet e i so-

cial network; il cittadino si rivolge all’URP

sempre di più per far valere i propri diritti

o si avvale dell’ausilio delle Associazioni di

Volontariato Accreditate, che svolgono la

loro opera meritoria all’interno dell’Azienda

in stretta collaborazione con tutto lo staff

dell’Ufficio, assicurando un servizio sempre

più efficiente a misura d’uomo che vada ol-

tre la professionalità e tenga conto dell’u-

manizzazione delle cure.

68% risolti

21% segnalazioni suggerimenti

10% in via di risoluzione

12.346

99 Pratiche relative ad accesso atti

201 RECLAMI

L’URP IN CIFRE - ANNO 2015:

Elogi per il lavoro svolto dal personale sanitario delle Unità Operative.6

Tutti i contatti dell’URP Policlinico di Bari Responsabile URP: DR.SSA ANNA MARIA DI NATALEColl. Amministrativo addetto alla comunicazione

RECAPITI TELEFONICI: 080 5593061 - 2678 - 2994 Fax: 080 5592678

NUMERO VERDE: 800 349 349

PEC: [email protected]

E_MAIL: [email protected]

ORARI AL PUBBLICO: dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 14.00, il martedì anche dalle ore 15.30 alle ore 18.30.

Chiamate telefoniche per informazioni, chiarimenti e/o procedure varie

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48 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 49

L’esercizio della professione medica sta

conoscendo diverse forme di disagio

legate a problemi organizzativi delle strut-

ture sanitarie, a rapporti con i pazienti pro-

fondamente cambiati rispetto al passato,

a un difficile riconoscimento sociale ed

economico del proprio ruolo, a una dimen-

sione professionale che vede minacciata

autonomia e libertà. Nella sua esperienza

personale di medico, può raccontare quale

disagio/disagi avverte maggiormente?

Molteplici sono le criticità che i medici devo-

no affrontare al giorno d’oggi; innanzitutto è

innegabile che il rapporto medico-paziente

spesso si traduca in un conflitto, generato da

diversi fattori fra cui la ridotta comunicazione

fra queste due figure che entrano in relazione

all’interno di un sistema che manifesta tutte le

proprie carenze e che vede vittime non solo

i malati, ma anche tutti gli operatori sanita-

ri che vi operano. La cassa di risonanza data

alla cosiddetta malasanità, che molto spesso

si denuncia sulle pagine dei giornali, ma non

trova altrettanti riscontri nefasti nelle aule dei

tribunali, contribuisce ad amplificare la diffi-

denza dei pazienti già dal primo contatto con

il medico e/o con la struttura ospedaliera. Ciò

non toglie che gli errori ci siano e continuino

ad esserci, molto spesso non per la singola

colpa dell’operatore ma per una carente or-

ganizzazione che finisce per non tutelare né

il malato né il medico, in quello che deve es-

sere il corretto esercizio della propria profes-

sione.

Altrettanta rilevanza negativa va data all’in-

sostenibile carico burocratico da cui sono

gravati specialmente i medici ospedalieri:

lettera di dimissione informatizzata, certifica-

zione di ricovero e di convalescenza, registra-

zione online di piani terapeutici, prescrizione

e prenotazione di esami specialistici all’atto

della dimissione, compilazione della scheda

di dimissione ospedaliera, per non parlare

del controllo di qualità della cartella clinica e

della ricetta informatizzata (non ancora a regi-

me), allontanano sempre di più il medico dal

letto dell’ammalato per relegarlo dietro ad

un computer, con conseguenze facilmente

intuibili. Da ultimo le continue minacce all’au-

tonomia ed alla libertà dei medici: valgano

per tutti i continui paletti alle prescrizione di

farmaci, specie innovativi ed il continuo do-

versi districare fra norme, note per la prescri-

zione, circolari applicative; se il controllo della

spesa farmaceutica è un indubbio imperati-

vo, soprattutto etico, in un contesto di dif-

ficile congiuntura economica, è pur vero che

le valutazioni vanno fatte in un’ottica di largo

raggio: un farmaco può anche essere costo-

so, e quindi con impatto finanziario gravoso,

ma la valutazione va completata con quello

che è il risparmio che deriva dalla sua effica-

cia e quindi, in ultima analisi, dalla riduzione

di ospedalizzazioni e decessi per le patologie

che cura.

Dove sono le cause dei problemi della sa-

nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva

organizzazione o carenza di fondi e perso-

nale?

I problemi della sanità sono tutti quelli appe-

na citati. Certamente non si può contestare il

dato di fatto che il nostro Paese investe molto

poco nella sanità pubblica, specie in termini

di personale e di organizzazione con conse-

guente demotivazione degli operatori e ina-

deguatezza dei livelli assistenziali, che spesso

vengono assicurati solo con l’abnegazione di

medici e personale infermieristico e socio-sa-

nitario; e questo è sotto gli occhi di tutti. Da

tempo il nostro Ordine dei Medici sta denun-

ciando i rischi di una politica sanitaria

iL diSAGio deLLA

proFeSSioneLe difficoltà quotidiane dei medici.

Raccontate da quattro professionisti provenienti

da esperienze differenti, ma accomunati

dalla sensazione che il sistema sanitario

vada cambiato.

Problemi organizzativi, mutato ruolo del medico all’interno del

team sanitario, crisi del rapporto di fiducia con i pazienti,mancato

turnover, carenza di personale e carichi di lavoro eccessivi, tagli

ai finanziamenti. Sono solo alcuni dei fattori della crisi che attraversa il

nostro sistema sanitario e che ha profonde ricadute sia sui professionisti

che lavorano in Sanità, sia, inevitabilmente sui cittadini. Medici e pazienti

vivono, da due opposti lati della barricata, un profondo senso di disagio

e di frustrazione causato da un sistema che non funziona e che fatica

a trovare soluzioni di lungo periodo, credibili e condivise. Per questo

abbiamo chiesto a una serie di medici di raccontarci le loro “storie di

ordinario disagio sanitario”

d o S S i e r

ANGELO PIO VILLANIDirigente Medico di I livello

presso l’U.O. di Cardiologia Ospedaliera dell’Azienda Ospedaliera

Universitaria Policlinico di Bari

[email protected]

a cura della Redazione

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50 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 51

L’esercizio della professione medica sta

conoscendo diverse forme di disagio

legate a problemi organizzativi delle strut-

ture sanitarie, a rapporti con i pazienti

profondamente cambiati rispetto al passa-

to, a un difficile riconoscimento sociale ed

economico del proprio ruolo, a una dimen-

sione professionale che vede minacciata

autonomia e libertà. Nella sua esperienza

personale di medico, può raccontare quale

disagio/disagi avverte maggiormente?

Quando decidi di fare il medico lo fai col

cuore, quando indossi il camice per la prima

volta ti senti forte, quando diventi chirurgo ti

senti invincibile. Scontrarsi con la realtà della

sanità e le sue problematiche organizzative e

non, diventa uno degli ostacoli maggiori. Da

chirurgo posso dire che viviamo tanti disagi,

sempre più radicati, con cui ci confrontiamo

giorno dopo giorno. I maggiori sono caratte-

rizzati da una inadeguata formazione duran-

te gli anni della specializzazione, dal sempre

maggior numero di cause legali e richieste di

risarcimento, spesso anche fomentate da un

effetto mediatico quasi incontrollabile; dalla

precarietà di un lavoro e dalla disperata rin-

corsa al posto in una graduatoria di un con-

corso pubblico; dalla “medicina difensiva”

che si sta visceralmente estendendo in tutti

i campi medici, raggiungendo spesso, a mio

avviso, una connotazione quasi grottesca.

La disperata ricerca del capro espiatorio per

la incapacità di accettare la malattia e/o la

perdita da una parte, e il sempre meno ap-

prezzato ruolo del medico (e del chirurgo!)

costituiscono dei fenomeni sociali sempre più

diffusi.

Dove sono le cause dei problemi della sa-

nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva

organizzazione o carenza di fondi e perso-

nale?

La cattiva organizzazione è uno dei problemi

più critici. Non è vero che mancano le risorse,

forse un po’ si sprecano, ma ottimizzarle al

meglio dovrebbe essere lo sforzo vero su cui

dover investire. È un po’ come una famiglia di

5 persone che riesce a vivere e mangiare con

spesso miope che salvaguarda i bilanci a bre-

ve raggio non curandosi dell’impatto a lungo

termine. A questo si aggiungono gli evitabili

sprechi e talora anche gli interessi di chi nella

sanità vede terra di conquista per il proprio

tornaconto personale. Pur riconoscendo il

ruolo delle strutture accreditate e conven-

zionate, la sanità pubblica resta un bene da

salvaguardare e potenziare.

Un episodio emblematico della sua espe-

rienza professionale di disagio in ambito

sanitario.

L’ultimo decreto inerente la prescrivibilità di

alcune prestazioni specialistiche strumentali,

nato da una condivisibile necessità di razio-

nalizzazione della spesa sanitaria, alla fine si

è tradotto in una inutile frammentazione con

rimbalzo di responsabilità prescrittiva fra i

medici di base, ossessivamente controllati

per i famigerati budget di spesa e gli specia-

listi ospedalieri, già gravati da insostenibili

carichi di lavoro e da una normativa europea

, recentemente recepita dal nostro Stato, che

regolamenta gli orari di servizio, ma che vie-

ne costantemente disattesa da molti operato-

ri solo per poter continuare a prendersi cura

del malato. Con il disagio di vedere spesso

il paziente peregrinare dall’ospedale all’am-

bulatorio del medico di base. Se una prescri-

zione strumentale o di esami di laboratorio è

appropriata, cosa importa se viene richiesta

dal medico di base anziché dallo specialista?

Come al solito l’impossibilità ad effettuare

adeguato controllo viene vicariata da una se-

rie di norme e divieti che hanno solo effetto

di creare difficoltà e conseguente scelta, per

chi se lo può permettere, verso il privato.

Siamo forse vicini ad un modello di sanità,

privato ed assicurativo, sull’esempio degli

Stati Uniti, che tuttavia, proprio recentemente

hanno invertito in tal senso la rotta?

Quali sono a suo avviso le priorità per su-

perare l’attuale momento di difficoltà del

servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero

avere i medici?

Prioritaria è una riqualificazione della sanità

pubblica, che non può continuare ad essere

penalizzata: è facile “fare cassa” riducen-

do gli investimenti in un settore che per sua

stessa natura non può che essere in perdita,

specie se non si valuta il vantaggio, anche

economico, della riduzione di patologie ed

ospedalizzazioni che derivano da una miglio-

re attività di prevenzione e cura.

Fermo restando che la politica può e deve

accollarsi l’impegno dell’applicazione di una

strategia che coniughi il mantenimento dei

Livelli Elementari di Assistenza (a rischio nel-

la nostra Regione) con la doverosa raziona-

lizzazione della spesa pubblica, non si può

prescindere dal ruolo attivo dei medici, quelli

impegnati in prima linea, che meglio di chiun-

que altro sono a conoscenza di bisogni e di

criticità e il cui contributo è imprescindibile

all’interno degli organi istituzionali preposti a

tali compiti.

soli 600 euro al mese, contro il single bene-

stante che si lamenta sempre perché manca

qualcosa nella sua cucina.

Un episodio emblematico della sua espe-

rienza professionale di disagio in ambito

sanitario.

Il disagio maggiore? Da neospecialista in chi-

rurgia generale, in Puglia non c’erano possibi-

lità concrete di lavoro nella mia branca in una

struttura pubblica. Le alternative sarebbero

state lavorare al Pronto Soccorso, magari in

un piccolo ospedale di provincia, con poche

risorse a disposizione, pazienti impazienti e la

medicina difensiva che fa da padrona.

Il disagio è doversi spostare pur di lavorare, è

dover accettare un lavoro, un bel lavoro per

carità, tra capo e collo, a 1000 km da casa,

non perché sei tu che lo vuoi, ma perché non

hai altra scelta. Chi ama il proprio lavoro è

disposto a spostarsi ovunque e comunque,

sebbene il desiderio di tornare a casa e poter

lavorare in mezzo alla tua gente sia un pen-

siero fisso.

Quali sono a suo avviso le priorità per su-

perare l’attuale momento di difficoltà del

servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero

avere i medici?

Il ruolo dei medici dovrebbe essere rispetta-

to e protetto dal sistema, perché il medico

stesso, nell’esercizio non solo del suo ruolo,

ma anche in nome di un’etica, non dovrebbe

essere considerato il capro espiatorio. Proba-

bilmente tale tematica è, a me come chirur-

go, molto cara; d’altronde vi assicuro che, se

pur neospecialista, ho avuto modo di poter

toccare con mano cosa è in grado di fare la

incapacità di rassegnarsi.

La collaborazione dovrebbe provenire non

solo dall’atteggiamento dei pazienti, ma an-

che dalle istituzioni, che dovrebbero stilare

una scala di priorità dei problemi e risolverli

passo dopo passo.

Le riunioni, i meeting, le assemblee, la buro-

crazia eterna non servono a nulla se non por-

tano a un risultato concreto, ma piuttosto al-

lungano una minestra che è da tempo ormai

sempre la stessa.

SIMONA GIURATRABOCCHETTAMedico Chirurgo, Specialista

In Chirurgia Generale, Dirigente Medico Presso U.O.

Chirurgia Generale “Humanitas Gavazzeni”

[email protected]

L’ultimo decreto inerente la prescrivibilità di alcune prestazioni specialistiche

strumentali alla fine si è tradotto in una inutile

frammentazione con rimbalzo di responsabilità

prescrittiva

Quando decidi di fare il medico lo fai

col cuore, quando indossi il camice per la prima

volta ti senti forte, quando diventi chirurgo ti senti

invincibile. Scontrarsi con la realtà della sanità e le sue

problematiche organizzative e non, diventa uno degli

ostacoli maggiori

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52 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 53

L’esercizio della professione medica sta

conoscendo diverse forme di disagio

legate a problemi organizzativi delle strut-

ture sanitarie, a rapporti con i pazienti pro-

fondamente cambiati rispetto al passato,

a un difficile riconoscimento sociale ed

economico del proprio ruolo, a una dimen-

sione professionale che vede minacciata

autonomia e libertà. Nella sua esperienza

personale di medico, può raccontare quale

disagio/disagi avverte maggiormente?

Da giovane odontoiatra, considero un disa-

gio l’impossibilità, da parte di tanti cittadini,

di accedere alle cure per motivi economici.

La prevenzione delle principali patologie

odontoiatriche, quali la carie o la parodonti-

te, richiede, talvolta, uno o due appuntamen-

ti annuali con sedute di igiene orale profes-

sionale; un piccolo investimento sulla salute

del cavo orale che, a mio avviso, dovrebbe

essere priorità dello Stato e non solo del sin-

golo cittadino. Di certo la difficile situazione

economica degli ultimi anni ha influito nega-

tivamente, svuotando la figura del medico

di quella autorevolezza che rappresentava la

cifra del suo ruolo sociale; non da ultimo, bi-

sogna tenere conto dell’incomprensibile sov-

vertimento di valori che rende uno smartpho-

ne più importante di una visita medica.

Dove sono le cause dei problemi della sa-

nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva

organizzazione o carenza di fondi e perso-

nale?

Le cause risiedono nella cattiva gestione del-

le risorse, un meccanismo iniziato decenni fa

che ha lasciato in eredità una Sanità a tratti

impossibile da amministrare, per la carenza di

strutture e di medici, paramedici e posti letto

nelle poche strutture ancora in funzione.

Di conseguenza liste di attesa e tempi di ac-

cettazione lunghissimi.

Un episodio emblematico della sua espe-

rienza professionale di disagio in ambito

sanitario.

Lavorando in privato come collaboratore di

studio, il mio disagio più grande è non poter

somministrare cure a persone che non posso-

no permettersele, pur aiutandole con tutti i

mezzi a mia disposizione. Deve esserci un’O-

dontoiatria pubblica, sociale, ospedaliera,

che possa rispondere tempestivamente alle

esigenze di una fetta di popolazione in co-

stante aumento.

Quali sono, a suo avviso, le priorità per su-

perare l’attuale momento di difficoltà del

servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero

avere i medici?

L’ingresso nel mondo della Sanità di investito-

ri privati potrebbe rivelarsi un’arma vincente.

Un ticket variabile a seconda della fascia di

reddito del cittadino e, negli interessi dell’in-

vestitore, una razionalizzazione dei costi di

gestione opportunamente controllata da par-

te del SSN e a tutto vantaggio della popola-

zione. I medici fanno tanto, spesso a scapito

del riposo, della famiglia e, talvolta, a spese

della propria salute. Dovrebbe esserci più

personale medico, con turni sostenibili, per

ottenere performance eccellenti, come da

tradizione nella Medicina italiana.

L’esercizio della professione medica sta

conoscendo diverse forme di disagio

legate a problemi organizzativi delle strut-

ture sanitarie, a rapporti con i pazienti pro-

fondamente cambiati rispetto al passato,

a un difficile riconoscimento sociale ed

economico del proprio ruolo, a una dimen-

sione professionale che vede minacciata

autonomia e libertà. Nella sua esperienza

personale di medico, può raccontare quale

disagio/disagi avverte maggiormente?

Il maggior disagio che percepisco durante

lo svolgimento della mia attività di medico

è legata principalmente al fattore economi-

co-retributivo, mi spiego meglio: per il tipo

di attività che svolgo, sono vincolato per la

maggior parte del tempo a confrontarmi con

strutture private, esse per una propria politica

gestionale, quasi sempre similare, con i medi-

ci di guardia o di reparto applicano contratti

di collaborazione professionale le cui presta-

zioni ogni fine mese vengono fatturate, e in

più la retribuzione lorda prevista risulta essere

alquanto esigua per le ore svolte e il carico

di lavoro e responsabilità che ne derivano;

molto spesso il tariffario dei medici libero

professionisti non specialisti, come nel mio

caso, risulta essere inferiore agli emolumenti

corrisposti al personale infermieristico. Tolti

gli adempimenti con il fisco e le spese fisse,

è facile immaginare come il guadagno netto

sia veramente al di sotto di ogni pessimistica

previsione. L’unica maniera per raccimolare

uno stipendio dignitoso, consiste nel sovrac-

carico di turni e ore di lavoro, con tutti i di-

sagi psicofisici che conseguono in termini di

performance professionale, a causa di questa

cattiva, ma necessaria, abitudine.

Dove sono le cause dei problemi della sa-

nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva

organizzazione o carenza di fondi e perso-

nale?

A mio avviso i guai della sanità italiana ri-

siedono nella commistione fra il pubblico e

il privato. Un sistema sanitario intelligente e

razionale si caratterizza per essere comple-

tamente pubblico o completamente privato,

la sovrapposizione delle due entità genera,

secondo il mio modesto parere, spreco e cor-

ruzione... Facile intuire le motivazioni per gli

addetti al settore!

Un episodio emblematico della sua espe-

rienza professionale di disagio in ambito

sanitario.

Non ho fortunatamente vissuto episodi par-

ticolari di disagio professionale che posso

raccontare, e questo solo grazie al mio perso-

nale senso di sacrifico e dedizione, ogni gior-

no però il disagio costantemente percepibile

consiste nel confrontarsi con la supponenza

dell’utenza che tende a sfiduciare e a mettere

in dubbio la bontà dell’operato dei medici, in

ogni luogo e circostanza.

Quali sono a suo avviso le priorità per su-

perare l’attuale momento di difficoltà del

servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero

avere i medici?

Credo che per superare il momento di impas-

se del SSN servano delle vere riforme con-

seguenti ad una grande volontà politica di

strutturarle e applicarle. Mi riferisco alla pos-

sibilità di uniformare le scelte e le strategie

su tutto il territorio nazionale (una siringa non

può costare un euro in una regione e cinque

centesimi in un’altra), oppure come dicevo

prima, all’opportunità di indirizzare il sistema

verso una impostazione unicamente pubbli-

ca o privata e non a doppia frequenza come

oggi accade. Quale dovrebbe essere il ruolo

dei medici nel superare le attuali difficoltà del

sistema sanitario? Scusate ma penso, nessu-

no! Abbiamo bisogno di una classe politica

capace di prendersi tutta la responsabilità

delle proprie scelte, che abbia una precisa

idea di sanità moderna efficiente e sostenibi-

le, noi medici siamo vittime tanto quanto lo è

il resto della popolazione!

DONATO PINTOMedico Chirurgo

libero professionista, in attesa di svolgere il concorso

per le Scuole di Specializzazione, esercita la professione

come medico di guardia o presso la Continuità

[email protected]

ALESSANDRO COLELLAOdontoiatra,

libero professionista.

Abbiamo bisogno di una classe politica capace

di prendersi tutta la responsabilità delle

proprie scelte, che abbia una precisa idea di sanità

moderna efficiente e sostenibile, noi medici

siamo vittime tanto quanto lo è il resto della

popolazione!

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54 | Notiziario | Settembre 2016

unA riSAtA Vi GuArirÀ

F o t o r A c c o n t o

di SALVATORE SPALTRO Presidente VIP Bari

La clownterapia, attraverso attività gioco-

se, ludiche e divertenti mira al benessere

del degente ospedaliero…e non solo.

Il volontario clown si avventura tra le corsie

ospedaliere al fine di restituire al bambino

il diritto alla serenità e al gioco, migliorare

la qualità della vita, alimentare il benessere

psicofisico, offrire sollievo alle famiglie e ab-

battere le barriere erette dalla malattia, che

separano il paziente dal mondo esterno e dal-

la quotidianità. I clown di corsia di Vip Bari,

una delle 57 associazioni federate a Vip Italia

onlus, sperimentano ogni giorno gli effetti be-

nefici della terapia del sorriso, riconoscendo il

nesso tra salute e buon umore.

Molteplici sono le attività svolte e le aree d’in-

tervento (ospedali, case di riposo, comunità

terapeutiche, comunità psichiatriche, case

famiglia, scuole, ecc.). Si rivelano particolar-

mente efficaci i percorsi di circo sociale edu-

cativo finalizzati ad alimentare resilienza, as-

sertività e autostima, i progetti realizzati dalla

Federazione nelle scuole per favorire l’integra-

zione, la collaborazione e la cooperazione nel

rispetto della diversità, i progetti in carcere,

i servizi svolti in Italia e in Missione all’este-

ro nei paesi in via di sviluppo. Il naso rosso

diviene così uno strumento importante per

relazionarsi con l’altro, mostrare e divulgare i

valori Vip, mettersi in gioco e sperimentarsi,

rompere gli schemi di pensiero che inducono

al pessimismo, ritrovare il proprio bambino

interiore, preservare o cercare di raggiunge-

re l’equilibrio. Accompagnando il bambino in

una dimensione fantasiosa e colorata, il clown

risveglia la creatività, colora l’ambiente circo-

stante e stimola una reazione per affrontare

la sofferenza. Il servizio clown in corsia mira

a creare un’atmosfera serena, allegra e priva

di tensioni, i cui benefici giovano non solo al

degente ma anche alla famiglia e alle figure

professionali preposte alla cura del paziente.

Le emozioni positive dell’uno sono trasmesse

all’altro, creando una sorta di reazione a ca-

tena. Con naso rosso, pochi tratti colorati sul

viso, gag, trucchi di magia, improvvisa-

La medicina non è divertente, ma c’è molta medicina nel

divertimento”. È questa citazione di Cowan che ispira il lavoro

quotidiano dei clown di corsia dell’associazione Vip Bari,

che porta il sorriso nei reparti di oncologia pediatrica, nelle

comunità psichiatriche e nelle case di riposo per anziani.

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zione, il volontario clown distoglie l’attenzione dalla

malattia, fa leva sulla naturale tendenza verso il gioco

e il divertimento e opera nel massimo rispetto dell’am-

biente e della gente a cui è dedicato il servizio. Il sorriso

cambia l’”atteggiamento mentale”.

Solitamente sia i degenti che il personale ospedaliero

rispondono in maniera molto positiva alla nostra pre-

senza in corsia ma è opportuno imparare ad accettare il

rifiuto e non imporre il proprio servizio. In base alla no-

stra esperienza, comunque, l’umorismo e il naso rosso

rappresentano una chiave universale per instaurare una

relazione empatica con l’altro.

Vip Italia fornisce ai suoi Clown una formazione costan-

te avanzata e specializzata per tutta la permanenza in

associazione: la formazione verte su tecniche di comi-

coterapia, personaggio clown, tecniche del clown, igie-

ne e comportamento in ospedale, il clown nel sociale,

fiducia e coesione di gruppo, e costituisce un elemento

essenziale per espletare le attività in corsia e in ogni

situazione di disagio in cui sia richiesta la nostra pre-

senza. Vip Bari presta servizio regolarmente presso il

reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico di Bari,

l’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII e la Casa dell’An-

ziano Villa Giovanni XXIII a Bitonto ma è impegnata an-

che in “servizi extra” in orfanotrofi, centri diurni, case di

riposo, scuole, Centri di Salute Mentale, ecc.

Riconoscere un clown Vip è possibile grazie al partico-

lare camice indossato durante ogni attività associativa:

i tratti distintivi sono il bavero rosso, le maniche a righe

bianche e verdi e bianche e gialle, la scritta “Viviamo in

Positivo” e il nome clown sul retro, il logo “Vip Italia”

sul taschino e il tesserino.

La Giornata Nazionale del Naso Rosso è l’unico ap-

puntamento federativo annuale per raccogliere fondi

utili a finanziare i progetti federativi. Il 15 maggio di

quest’anno 3800 volontari sono scesi in Piazza in tutta

Italia per sostenere le missioni Vip all’estero, la forma-

zione dei volontari e la stampa del giornalino Vip Clown

News (distribuito gratuitamente nelle strutture e negli

Enti dove la nostra Federazione presta regolarmente

servizio). L’evento si è svolto anche a Bari, in Piazza del

Ferrarese e presso Parco Due Giugno.

Il naso rosso è il mezzo attraverso il quale il volontario

clown di corsia si fa promotore di gioia, sdrammatizza

ma non minimizza il dolore, cerca di migliorare l’adat-

tamento alla realtà ospedaliera nel degente adulto o

bambino e umanizza la corsia.

“Ridere è una cosa seria.” Parola di Vip.

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58 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 59

Nella pagina di apertura e in queste pagine alcune immagini dei clown dell’associazione Vip. Ogni anno in tutta Italia

si celebra la Giornata nazionale del naso rosso, che prevede manifestazioni di piazza per la raccolta fondi. Il 15

maggio scorso sono stati 3800 i volontari che hanno partecipato all’evento. A Bari l’evento si è svolto in Piazza del

Ferrarese e presso il Parco Due Giugno. L’associazione Vip, presente in Italia con 57 associazioni federate, opera in

ospedali, carceri, case di riposo, comunità terapeutiche psichiatriche, case famiglia, scuole. Opera anche all’estero

in missioni nei paesi in via di sviluppo.

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Tra le attività dei Vip, sono particolarmente efficaci i percorsi di circo sociale educativo, finalizzati ad alimentare

resilienza, assertività e autostima. Nelle scuole la federazione organizza attività che promuovono l’integrazione,

la collaborazione e la cooperazione nel rispetto della diversità. Qui sopra e nelle pagine seguenti, alcune foto che

raccontano la presenza dei Vip nella tendopoli allestita in seguito al terremoto de L’Aquila. I volontari dell’associazione

intervengono infatti anche in contesti critici, post calamità naturali, affiancando gli uomini della protezione civile,

laddove occorra affrontare il trauma e il disagio .

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62 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 63

LA coincidenzA in chirurGiA: Mito o reALtÀ?Pazienti con lo stesso nome o data di nascita, patologie rare che si presentano

contemporaneamente e sagre della frattura del femore. Talvolta le coincidenze che si

verificano in medicina sono davvero troppo imponenti, per essere il prodotto del caso.

Quindi, come possiamo spiegarle?

Ricordo con precisa ed indelebile me-

moria quando appena strutturato in

un ospedale di provincia,sono capita-

ti alla mia osservazione due pazienti, nella

stessa giornata, giunti in ospedale con lo

stesso quadro clinico mai visto prima, di

migrazione di plug post ernioplastica; dopo

quei due casi sono passati 15 anni e non mi

è mai più successo di vederne altri; né tan-

tomeno pazienti giunti in consulenza con la

stessa data di nascita o con lo stesso nome.

Mi sono sempre chiesto quale fosse il moti-

vo di tali “coincidenze”. Questa curiosità mi

ha sempre stimolato; dopo varie discussioni

con colleghi di altre specialità, anche loro

ricordavano, con dovizia di particolari, la

“ripetitività” di pazienti simili, ed il classico

esempio era dato dal fatto che in una stes-

sa giornata lavorativa capitassero pazienti

sintomatologicamente e patologicamente

simili tanto da attribuire al turno nomignoli

del tipo la “sagra” della frattura di femore,

o dell’ Infarto e della patologia X.

Un mio maestro di vita e poi di chirurgia,

con la sua decennale esperienza, mi ha

“passato” la definizione, creata da lui, del-

la cosiddetta “sindrome della vopa”(pesce

osseo marino appartenente alla famiglia

degli Sparidae, abbastanza saporito, tipi-

co delle coste pugliesi, che vive sempre in

coppia). Questa consiste in un concetto se-

condo il quale, in ambito medico e partico-

larmente chirurgico, accadono situazioni o

quadri clinici simili o complicanze o eventi X

in tempi ravvicinati senza una spiegazione

plausibile e tali situazioni poi non tendono

a riverificarsi nel tempo.

Accade spesso che eventi quali medesi-

mo quadro clinico, pazienti con lo stesso

nome, eventi clinici uguali mai successi

prima, stessa alterazione anatomica, etc,

avvengono nello stesso periodo o momen-

to per poi non succedere più per tutta una

vita lavorativa, tanto da far pensare ad una

coincidenza sporadica. Solitamente quando

si cerca di spiegare un determinato feno-

meno lo si può fare in termini scientifici se

vi è un dato di fatto, ma se questo è as-

sente, non si cerca una verità assoluta ma

qualcosa di individuale che soddisfi

di PiERLuCA SALLuSTiO,

GiuSEPPE CARbOTTA,

GiuSEPPE DE LEO,

NiCOLA PALASCiANO

M e d i c i n A

Nel 2009 i Vip sono presenti in Abruzzo con servizi mensili di volontariato (da aprile a dicembre) presso gli

accampamenti a L’Aquila e nei paesi colpiti dal sisma. Nel 2012 in occasione dell’Emergenza Terremoto Emilia

hanno prestato servizio nelle tendopoli dell’Emilia. Sono inoltre stati impegnati in missioni all’estero in Argentina,

Camerun, Cambogia, Tanzania, Romania e India.

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64 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 65

il nostro bisogno di dare una spiegazione

quanto più razionale ad un determinato

evento o fenomeno accaduto, apparente-

mente inspiegabile.(es. due ricoveri di pa-

zienti diversi ma con lo stesso nome). Ogni

qual volta si cerca di spiegare qualcosa di

inspiegabile, ci si può ridurre ad analizza-

re l’evento con scetticismo, negando tutto

ciò che non possiamo analizzare e misura-

re, e quindi a definirlo come superstizione.

Nella scienza applicata, il fenomeno delle

coincidenze è stato analizzato dallo psico-

logo Carl Jung, che chiamò “sincronicità”

la relazione tra due eventi collegati tra loro

da un significato, ma non da una connes-

sione di causa e effetto. La sincronicità è un

concetto introdotto nel 1950, definito come

«un principio di nessi acausali» (1) che con-

siste in un legame tra due eventi che av-

vengono in contemporanea, connessi tra

loro in maniera non causale, cioè in modo

tale che l’uno non influisca materialmente

sull’altro; il concetto junghiano ha un’ori-

gine rintracciabile nel Neoplatonismo. (2)

Infatti già Platone sosteneva l’esistenza di

una realtà intelligente, le idee, che formano

e indirizzano quella materiale, in maniera

tale che i fenomeni della natura risultano

collegati tra loro da una legge superiore

che egli denominava dialettica. Quindi, la

sincronicità rappresenta di fatto un modali-

tà di apparente “assemblaggio di fenome-

ni” attraverso il quale si arriva a coincidenze

e a corrispondenze significative. Gli avve-

nimenti che ciascuno di noi vive, benché

strani e ricorrenti, non sono altro che una

normale espressione della percentuale di

casi simili nell’ ambito di tutti casi possibili.

Ma talvolta le coincidenze che si verificano

sono davvero troppo imponenti, per esse-

re il prodotto del caso. Quindi come pos-

siamo spiegarle? Le ultime scoperte della

fisica e della meccanica quantistica, della

geometria e della matematica del caos, ci

dimostrano come il tempo e lo spazio siano

concetti relativi, influenzati dall’ osservato-

re, e che ci sono limiti ben definiti, a ciò

che può essere conosciuto con il metodo

dobbiamo esserepronti ad ammettere che gli avvenimentinon sono casuali, ma che seguono

un disegno preordinato che sta a noi scoprire

e utilizzare.

scientifico classico. Quindi dobbiamo esse-

re pronti ad ammettere che gli avvenimenti

non sono casuali, ma che seguono un di-

segno preordinato che sta a noi scoprire e

utilizzare. In base a quello che si è precisa-

to bisogna partire da un punto base e cioè

che le coincidenze esistono, e che dipen-

de dal nostro stato mentale il riconoscerle

e comprenderle. Per coincidenza (con, lat.;

incidere, lat. : cadere insieme) si intende un

fatto accidentale e casuale. Da un punto di

vista statistico le coincidenze sono inevita-

bili e spesso meno casuali di quanto pos-

sano apparire intuitivamente. Per cercare

una spiegazione plausibile bisogna tornare

un po’ indietro nel tempo e far riferimento

alla “Teoria del caos e teoria dell’ordine”.

Dal concetto di caos deriva quello di caso.

Per “caso” si intende solitamente un avve-

nimento che si verifica senza una causa de-

finita; deriva dal latino casus che significa

“caduta”. Fin dai tempi della Grecia antica,

il caso è stato oggetto di riflessione da par-

te di molti filosofi come Democrito, Spino-

za, Leibniz, Hume. Fondamentale è stato lo

studio dell’argomento fatto da Paul Auster,

(3) il quale esplora tutti i fatti accidentali ed

apparentemente insignificanti che fanno

sempre deviare il corso della nostra esisten-

za. Egli afferma di non credere nel destino

e pensa che le nostre vite siano una “pro-

gressione di contingenze multiple”. Rap-

portando quanto detto alla medicina ed in

particolare alla medicina legale per coinci-

denza si intende il complesso indifferente di

circostanze di luogo e di tempo, nelle quali

la causa agisce e l’evento si produce; esso

implica un rap¬porto puramente cronologi-

co o/e topografico tra i due fenomeni ed

è, quindi, un evento slegato dai fatti ante-

cedenti e successivi, osservato semplice-

mente perché verificatosi simultaneamente

ai fatti considerati. Da questa definizione si

evince una dissociazione con eventi logici

e consequenziali che quindi appare slega-

ta da ogni legge naturale. Quindi ha senso

parlare di coincidenza o di caso in ambito

medico? Come spesso avviene non si può

dare una risposta definitiva a questa do-

manda. E’ pero indubbio che eventi di vita

vissuta lavorativa condizionino, senza una

spiegazione plausibile, la normale evoluzio-

ne e crescita professionale di ciascun medi-

co. Ad maiora.

•(1)CarlGustavJung,Lasincronicità,BollatiBoringhieri,1980.•(2)GiovanniFiloramo,ReligioneeragionetraOttocentoeNovecento,pag.294,Laterza,1985.•(3)PaulAuster,TheNewYorkTrilogy,London:FaberandFaber,1987.

PIERLUCA SALLUSTIODirigente medico Policlinico di Bari

Chirurgia Bonomo [email protected]

NICOLA PALASCIANODirettore U.O.

Chirurgia Generale V. Bonomo Policlinico di Bari

[email protected]

GIUSEPPE DE LEODirettore U.O.

Chirurgia Generale Ospedale di Molfetta

[email protected]

SINCRONICITA’ E DIALETTICAÈ stato lo psicologo Carl Jung, nel 1950, a introdurre il concetto di “sin-cronicità”, definendola «un principio di nessi acausali» che collega due eventi contemporanei e connessi tra loro in maniera non causale, cioè

in modo tale che l’uno non influ-isca materialmente sull’altro. In realtà già il filosofo greco Platone aveva teorizzato l’esistenza di una realtà intelligente, le idee, che forma e indirizza quella materia-le, per cui i fenomeni della natura risultano collegati tra loro da una legge superiore: la “dialettica”.

GIUSEPPE CARBOTTADirigente medico Policlinico di Bari

Chirurgia Bonomo [email protected]

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66 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 67

reGiMe AutorizzAtiVo: L’odontoiAtriA ScriVe AL MiniStroCon un blitz ingiustificato la Conferenza Stato Regioni ha approvato

il documento sui Requisiti minimi per le strutture sanitarie deputate all’erogazione

di prestazioni odontostomatologiche. Poiché il documento non è stato condiviso

con la professione, gli Stati Generali dell’Odontoiatria hanno deliberato

l’uscita dal Tavolo Tecnico ministeriale in materia.

Il regime autorizzativo per l’apertura degli

studi odontoiatrici è da sempre un annoso

problema che vede disparità di trattamen-

to tra regione e regione e nell’ambito della

stessa regione diversità di applicazione tra gli

stessi organi di ispezione deputati alla verifica

e controllo della normativa.

Il Ministero della Salute pertanto ha voluto,

creando un tavolo tecnico, approfondire la

problematica al fine di dirimere la questione

e far si che ci fosse univocità di regole in tutte

le regioni d’Italia. L’iter legislativo prevedeva

che la Conferenza Stato Regioni valutasse

quanto dal Ministero della Salute proposto

dopo che il tavolo tecnico avesse validato

una bozza di decreto. Il documento, inizial-

mente nato con buoni propositi e frutto del

lavoro del Tavolo Ministeriale al quale hanno

partecipato esponenti ordinistici, poi modi-

ficato dal Ministero della Salute e trasmesso

nel mese di marzo alla Conferenza Stato Re-

gioni.

Solo grazie all’intervento di alcuni Assessori

regionali, la Conferenza delle Regioni si era

espressa allora in modo negativo, rimandan-

do il testo al Ministero e chiedendo di appor-

tare delle modifiche che erano state suggeri-

te e più precisamente:

•Irequisitipropostidovrannoapplicarsisia

agli studi che agli ambulatori.

•Irequisitiprevistidall’Accordosidovrebbe-

ro definire “requisiti strutturali, impiantistici,

tecnologici e organizzativi” piuttosto che “re-

quisiti minimi di qualità e sicurezza”.

•Dovrebberoesseretenutidistintiipercorsi

di autorizzazione (obbligatoria) e di accredi-

tamento (facoltativo per le strutture private):

il paragrafo 3 dell’Accordo riporta i criteri

generali della normativa di revisione dell’ac-

creditamento istituzionale: si sottolinea che i

percorsi sono distinti e che l’autorizzazione

è propedeutica e condizione necessaria per

l’accreditamento.

•Lacomplessitàdeglistudi(punto3.4)non

può essere solo organizzativa (indicata dal nu-

mero dei professionisti o dei riuniti presenti),

ma deve essere stabilita in base alla comples-

sità delle prestazioni: sarebbe necessa-

di NiCOLA ESPOSiTO

Nicola Esposito Presidente CAOOMCeO - Bari

[email protected]

rio che venissero modificati i criteri di “com-

plessità” (ad es: intervento contemporaneo

di più operatori, tipo di anestesia, altro…)

•Glistudigiàfunzionantidovrannogarantire

immediato adeguamento ai requisiti tecnolo-

gici ed organizzativi dell’Accordo, mentre per

quelli strutturali bisognerà prevedere anche

un tempo di adeguamento; in particolare le

barriere architettoniche (punto 3.1.) rappre-

sentano un concreto problema, la cui risolu-

zione per molti studi già esistenti della nostra

regione renderebbe indispensabile il trasferi-

mento in nuova sede. Il Ministero della Salute

ha però accolto solo in parte le osservazioni

proposte e poi ritrasmesso il testo modifica-

to alla Conferenza Stato Regioni nella seduta

del 9 giugno us., che lo ha approvato. Infatti,

con un blitz ingiustificato la Conferenza delle

Regioni ha inserito all’ultimo momento con

una “integrazione all’ordine del giorno”, la

discussione della “Intesa in materia di auto-

rizzazione all’esercizio di attività sanitarie in

ambito odontostomatologico, ai sensi dell’ar-

ticolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003,

n. 131”. Il Documento sui “Requisiti minimi

di qualità e sicurezza richiesti per l’auto-

rizzazione all’apertura e all’esercizio delle

strutture sanitarie deputate all’erogazio-

ne di prestazioni odontostomatologiche”,

oggetto dell’intesa, siglata tra il Governo, le

Regioni e le Province autonome di Trento e

di Bolzano, non è stato condiviso con la Pro-

fessione. Per questo motivo gli Stati Generali

dell’Odontoiatria hanno deliberato l’uscita

della Commissione Albo Odontoiatri della

FNOMCeO e di tutte le Componenti della

Professione afferenti agli Stati Generali stessi

dal Tavolo Tecnico ministeriale in materia.

Il testo licenziato dalla Conferenza Stato-Re-

gioni tradisce infatti in buona parte le aspet-

tative e le risultanze derivanti dal lavoro svol-

to per più di un triennio {il suo insediamento

è del 26 febbraio 2013, n.d.r.] dal Tavolo

Tecnico, pur con riunioni un po’ ‘a singhioz-

zo’, intervallate da periodi di incomprensibile

assenza. Come organo ausiliario dello Stato,

chiamato a fornire il proprio contributo, non

possiamo non rilevarne le criticità, pe-

il testo licenziato dalla conferenza

Stato-regionitradisce in buona parte

le aspettativee le risultanze derivanti

dal lavoro svoltoper più di un triennio

dal tavolo tecnico

o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i t o i at r i a

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raltro già fatte presenti, in linea generale, al

Ministro Lorenzin. E si tratta di criticità non di

poco conto, se è vero, come scrive la CAO

al Ministro – nella lettera che si allega – che

si rischia di “paralizzare l’assistenza odontoia-

trica nel nostro paese”. Ma quali sono i rile-

vi posti dalla CAO? Innanzitutto l’eccessiva

burocrazia, per cui addirittura si ritornerebbe

al concetto farraginoso di “autorizzazione”,

già ampiamente superato dalla normativa e

dalla giurisprudenza. Nel testo proposto dal-

la Commissione ministeriale, invece, veniva

chiaramente stabilito che la presentazione

della documentazione, ove rispettati i requisi-

ti richiesti, era già di per sé idonea all’apertura

della struttura, salvo difforme provvedimento

regionale. Lo stesso titolo, che fa riferimen-

to ai ‘requisiti minimi di qualità e sicurezza,

anziché ai requisiti strutturali, tecnologici ed

organizzativi indica che si intende prevedere

un’autorizzazione all’esercizio professiona-

le, dimenticando che i requisiti della laurea,

dell’abilitazione e dell’iscrizione all’Albo sono

in sé necessari e sufficienti a garantire, secon-

do la legge, la qualità del professionista e la

sua legittimazione all’esercizio professionale.

nel testo si fa riferimento all’abbattimento

delle barrierearchitettoniche,

senza comprendere che un’immediata

e retroattiva applicazione comporterebbe

la chiusura di molti studi odontoiatrici

o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i t o i at r i a

La professione odontoiatrica ritiene necessario evidenziare che nonostante fosse stato costituito

con apposito decreto ministeriale (decreto dirigenziale 26 febbraio 2013) un Tavolo Tecnico che vedeva presenti i rappresentanti ordinistici della professione odontoiatrica, il testo definitivo sui “Requisiti minimi di qualità e sicurezza richiesti per l’autorizzazione all’apertura ed all’esercizio delle strutture sanitarie deputate all’erogazione di prestazioni odontostomatologiche” presentato alla Conferenza Stato Regioni non è stato portato a conoscenza nella sua ultima stesura ai rappresentanti ordinistici stessi. Tutto ciò premesso l’esame del testo licenziato dalla Conferenza Stato Regioni ad avviso dei rappresentanti della professione tradisce in buona parte le aspettative e le risultanze derivanti dal lavoro svolto per quasi un biennio del Tavolo Tecnico Ministeriale. Nel confermare l’importanza di definire regole certe per tutti gli iscritti agli albi, le norme che facciano

richiamo al rispetto e tutela del diritto alla salute della persona, presupposti imprescindibile che haanno indotto l’istituzione CAO - Organo ausiliario - chiamato a fornire il proprio contributo al tavolo, si conferma quanto più volte puntualizzato nel lungo iter. In primis va sottolineato che lo stesso titolo dello schema del documento che fa riferimento ai “requisiti minimi di qualità e sicurezza” anziché ai “requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi” fa comprendere che si intende ancora una volta prevedere una autorizzazione all’esercizio professionale laddove il possesso della laurea, della abilitazione e dell’iscrizione all’Ordine professionale garantisce in pieno, ai sensi di legge, la qualità del professionista e la sua legittimazione all’esercizio professionale. Nel testo della Conferenza si fa riferimento all’abbattimento delle barriere architettoniche senza comprendere che una immediata e retroattiva applicazione di questo requisito comporterebbe la

immediata chiusura di moltissimi studi odontoiatrici con particolare riferimento a quelli ubicati nei centri storici delle città metropolitane e a molte strutture che per motivi burocratici avrebbero immensa difficoltà a rispondere a questo requisito. Inoltre nel ribadire quanto sopra (che nulla ha a che vedere con la sicurezza delle cure) è necessario chiarire che lo studio medico odontoiatrico non è un luogo aperto al pubblico. Andrebbe sancito, cosi come emerso durante le faticose riunioni intervallate da incomprensibili periodi di assoluta assenza, che i requisiti (lo ribadiamo ancora e con più forza), specialmente quelli strutturali, devono valere soltanto per le nuove strutture e non essere applicati retroattivamente con il rischio di paralizzare l’assistenza odontoiatrica nel nostro Paese. È ancora da sottolineare che seppure prevista la distinzione fra strutture sanitarie complesse facendo riferimento al numero di riuniti odontoiatrici presenti (superiori a cinque) e al numero dei professionisti

odontoiatri operanti (superiori a tre unità) dall’altro questa distinzione non comporta sostanziali differenze in relazione ai requisiti necessari per l’apertura rispetto a quelli previsti per gli studi monoprofessionali a tutto svantaggio dell’esercizio libero professionale e sistematicamente favorevole all’ingresso dei capitali. Si rileva ancora che nel testo proposto dalla Commissione ministeriale veniva chiaramente stabilito che la presentazione della documentazione, ove rispettati i requisiti richiesti, era già di per sé idonea all’apertura ed esercizio della struttura salvo difforme provvedimento regionale. Nel nuovo testo si fa invece riferimento al rilascio del titolo autorizzativo che dovrebbe poi essere notificato all’interessato ai competenti uffici regionali ecc ... Si ritorna quindi al concetto amministrativo di autorizzazione peraltro ormai ampiamente superato dalla normativa di cui alla legge 24l/90, nonché da costante giurisprudenza sia amministrativa che civile.”

La lettera al Ministro Lorenzin

Ancora, si legge nella lettera, nel testo si fa

riferimento all’abbattimento delle barrie-

re architettoniche, senza comprendere che

un’immediata e retroattiva applicazione com-

porterebbe la chiusura di molti studi odon-

toiatrici, in particolare quelli dei centri storici

delle città. I requisiti strutturali dovrebbero

valere soltanto per le nuove strutture e non

essere applicati retroattivamente, con il ri-

schio di paralizzare l’assistenza odontoiatrica

nel nostro paese. Si vuole anche sottolineare

che, pur essendo prevista la distinzione tra

studi monoprofessionali e strutture sanitarie

complesse, tale distinzione non comporta,

in sostanza, differenze nei requisiti richiesti

per l’apertura, a tutto svantaggio dell’eser-

cizio libero professionale e a favore, invece,

dell’ingresso del capitale. Seppur i tempi di

recepimento da parte delle Regioni saranno

comunque lunghi l’Associazione Nazionale

Dentisti Italiani ha deciso di dare mandato ai

propri legali per impugnare il provvedimento

nelle opportune sedi giudiziarie.

Da parte nostra monitoreremo la problema-

tica affinché venga garantito un principio sa-

crosanto della tutela degli studi esistenti.

Documento inviato dal Presidente della CAO nazionale, Giuseppe Renzo, al Ministro Lorenzin.

GIUSEPPE RENzOPresidente CAO nazionale

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70 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 71

o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i t o i at r i a

puBBLicitÀ SAnitAriA coMpArAtiVA: cAde L’uLtiMo tABù FNOMCeO cambia l’articolo 56 del Codice di deontologia medica

e autorizza la pubblicità sanitaria comparativa.

In presenza di indicatori misurabili, certi e condivisi.

Cade un altro tabù per quanto riguarda

la pubblicità sanitaria anche sul fron-

te del Codice di deontologia medica.

Nei giorni scorsi la FNOMCeO ha aggiornato

l’articolo 56 del Codice di deontologia medi-

ca, quello che riguarda la pubblicità sanitaria.

Rispetto al precedente testo viene “consen-

tita la pubblicità sanitaria comparativa delle

prestazioni mediche e odontoiatriche solo in

presenza di indicatori clinici misurabili, certi

e condivisi dalla comunità scientifica che ne

consentano confronto non ingannevole”.

La revisione dell’articolo ha riguardato sia la

semplice posposizione di termini che la rifor-

mulazione del testo stesso con l’eliminazio-

ne di aggettivazioni. E’ stato anche rivisto il

comma riguardante la pubblicità comparativa

che è stato formulato in positivo rispetto alla

precedente stesura e che viene strettamente

collegato alla presenza di elementi indicatori

certi e condivisi. Ribadito, anche, che “spetta

all’Ordine professionale competente per ter-

ritorio la potestà di verificare la rispondenza

della pubblicità informativa sanitaria alle re-

gole deontologiche del presente Codice e

prendere i necessari provvedimenti.

Il nuovo testo elaborato dalla Consulta per la

deontologia professionale era stato sottopo-

sto, con la proposta di revisione, al Comitato

Centrale del 28 aprile u.s. e che l’ha approva-

to con alcune modifiche.

Il testo riformulato è stato posto all’esame del

Consiglio Nazionale lo scorso 19 maggio in

occasione della riunione tenutasi a Rimini ed

è stato approvato a maggioranza con un voto

contrario e tre astenuti.

La revisione dell’art. 56, attraverso una nota

inviata ai presidenti CAO, rientra nel percorso

di approfondimento sui temi in questione che

la Federazione ha deciso di avviare dopo i ri-

lievi già prospettati dall’Antitrust, vista pure la

sentenza n. 00167/2016 dello scorso 19 gen-

naio con la quale il Consiglio di Stato ha ac-

colto l’appello della FNOMCeO annullando

il provvedimento di condanna dell’Autorità

Garante per la Concorrenza e del Mercato

del 4/9/2014.“I lavori della Consulta deonto-

logica nazionale continueranno al fine di con-

sentire al Comitato Centrale e al Consiglio

Nazionale l’eventuale approvazione di quelle

modifiche del testo codicistico che possano

renderlo più aderente alle esigenze della Pro-

fessione e soprattutto alla tutela della salute

dei cittadini”.

di NiCOLA AChiLLE

Nicola AchilleComponente CAO Bari

[email protected]

ART. 56 - PUBBLICITà INFORMATIVA SANITARIA

Di seguito si riporta il nuovo testo dell’articolo

56 del Codice deontologico, relativo alla

pubblicità sanitaria.

“La pubblicità informativa sanitaria del medico

e delle strutture sanitarie pubbliche o private,

nel perseguire il fine di una scelta libera e

consapevole dei servizi professionali, ha per

oggetto esclusivamente i titoli professionali e

le specializzazioni, l’attività professionale, le

caratteristiche del servizio offerto e l’onorario

relativo alle prestazioni.

La pubblicità informativa sanitaria, con

qualunque mezzo diffusa, rispetta nelle

forme e nei contenuti i principi propri della

professione medica, dovendo sempre essere

veritiera, corretta e funzionale all’oggetto

dell’informazione, mai equivoca, ingannevole e

denigratoria.

È consentita la pubblicità sanitaria comparativa

delle prestazioni mediche e odontoiatriche solo

in presenza di indicatori clinici misurabili, certi

e condivisi dalla comunità scientifica che ne

consentano confronto non ingannevole.

Il medico non diffonde notizie su avanzamenti

nella ricerca biomedica e su innovazioni in campo

sanitario non ancora validate e accreditate dal

punto di vista scientifico, in particolare se tali da

alimentare attese infondate e speranze illusorie.

Spetta all’Ordine professionale competente per

territorio la potestà di verificare la rispondenza

della pubblicità informativa sanitaria alle regole

deontologiche del presente Codice e prendere i

necessari provvedimenti.”

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72 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 73

La serie tv statunitense Nip & Tuck rac-

conta la vita di due chirurghi plastici di

Miami, Sean McNamara (Dylan Walsh) e

Christian Troy (Julian McMahon). I due, pro-

prietari di una importante clinica, conducono

una vita molto lussuosa, dividendosi tra belle

donne e macchine da sogno. I problemi della

quotidianità, però, rimangono nell’armadio:

Sean McNamara è sposato con l’insoddisfat-

ta Julia, ha due figli e finge che la sua vita sia

perfetta e inimitabile; Christian Troy, miglio-

re amico e socio di Sean, esaspera tutte le

esperienze della sua vita (è amante del sesso

e delle donne), per cercare di dimenticare un

passato fatto di violenze e abusi. Christian è

innamorato, in segreto, di Julia, ma l’incontro

con Kimber, una donna molto affascinante,

cambierà la sua vita.

In ogni puntata e attraverso diversi episodi,

il regista Ryan Murphy ha messo in luce la

psicologia dei personaggi e gli intrecci (a

volte scandalosi e pericolosi) tra le vicende.

Non solo medicina, allora, in Nip & Tuck: nel-

la serie, piuttosto, le operazioni chirurgiche

servono da pretesto, da motore iniziale per

un’azione molto più trasversale che ha tocca-

to, nel corso delle numerose puntate, molti e

svariati temi, tra cui l’amore, l’etica, la crimi-

nalità, ecc.

La serie conduce, insomma, una lucida rifles-

sione sul contrasto tra la bellezza esteriore

(inseguita e realizzata dalla chirurgia estetica)

e un’interiorità vuota, priva di valori e spec-

chio di una certa miseria umana.

Certo, come lamentano gli spettatori più fe-

deli, la serie ha un po’ perso il suo appeal,

dopo la terza puntata; mentre ha lasciato in-

tatto, fin troppo centrale, l’aspetto del sex.

Il paradosso, tuttavia, è che i nudi (non tantis-

simi) che ci aspetteremmo alla luce di queste

premesse compaiono quasi esclusivamente

nei momenti medici, cioè durante le opera-

di ANGELA LOMORO zioni chirurgiche e le visite.

L’introduzione di nuovi personaggi, poi, ha

insistito molto su questa deriva un po’ trash

della serie; tendenza che sembra aver diviso

il pubblico in spettatori curiosi e divertiti da

un lato, un po’ smarriti e alla ricerca di un filo

logico, dall’altro.

Nel bel mezzo della storia compare, per

esempio, Olivia, una donna affascinante

che avrà un’ambigua relazione con Julia,

ex-moglie di Sean e a suo tempo amante di

Christian. O ancora Eden, figlia diciottenne

di Olivia, che cercherà in ogni modo di osta-

colare la nuova relazione omosessuale di sua

madre, tramando contro Julia.

Malvagità, scandali, vizi e lusso: Nip & Tuck

parte dalla medicina, dalla vita professionale

e privata di due medici, per presentare una

pungente satira della società contempora-

nea, avvezza ai piaceri molto più che ai do-

veri.

M e d i c i n A i n t V

Malvagità, scandali, vizi e lusso: nip & tuck parte

dalla medicina, dalla vita professionale e privata di due medici,

per presentare una pungente satira della

società contemporanea.

NIP & TUCk GUEST STARS

La V stagione di Nip & Tuck ha avuto diverse guest star. Oltre a Madonna, Nicole kidman e Sandra Bullock, anche Catherine Deneuve ha accettato

di recitare nella serie americana. L’attrice francese ha interpretato un ruolo vagamente macabro scritto appositamente per lei dall’autore, Ryan Murphy. Veste infatti i panni di una francese che si rivolge alla clinica dei due protagonisti della serie con l’intenzione di farsi iniettare nelle protesi al seno le ceneri del marito.

nip & tucK: due chiruGhi pLAStici A MiAMiCento puntate, sei stagioni e un Golden globe come miglior Serie Tv

drammatica: Nip & Tuck è uno dei Medical drama più amati

negli Stati Uniti e uno dei più seguiti in Europa.

Tra scandali, vizi e lusso presenta una pungente satira sociale.

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74 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 75

“il cavadenti”Michelangelo Merisi detto il caravaggio

(Caravaggio 1571 - Porto Ercole 1610)

Olio su tela, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti

L’opera, la cui attribuzione a Michelangelo

Merisi fu proposta per la prima

volta da Mina Gregori nel 1985,

non è unanimemente accettata

come autentica. Si tratta di una scena

di genere, un tipo di opera frequente

nella pittura del Seicento, in cui venivano

raffigurati temi “bassi” e popolari.

In questo caso un chirurgo sta estraendo

un dente a un contadino che si contorce

per il dolore, mentre una serie

di personaggi assiste alla scena.

La scena permette a Caravaggio

di soffermarsi sui dettagli della realtà,

rappresentandola senza filtri e senza

abbellimenti.

ARTEe medicina

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76 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 77

legislative e previdenzialiNOVITA,

AVVio deL FAScicoLo SAnitArio eLettronico deLLA reGione puGLiAÈ stato avviato a maggio scorso il Fascicolo Sanitario Elettro-nico della Regione Puglia con un primo nucleo di documenti, così come previsto dall’art.12 della legge 17 dicembre 2012, n. 221, di conversione del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 e dal DPCM 29/09/2015, n. 179. Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è la raccolta di dati e documenti sanitari relativi ad una persona. Il FSE dei cittadini pugliesi è disponibile tra i servizi on line con autenticazione del Portale Regionale della Salute, la piat-taforma unica di accesso ai servizi sanitari on line della Regio-ne Puglia. Da tale sezione il cittadino può aprire il proprio fa-scicolo, prendendo visione dell’informativa per il trattamento dei dati personali e rendendo il consenso all’alimentazione ed alla consultazione dei dati e documenti sanitari, che da quel momento in poi saranno conferiti al suo Fascicolo. A seguito del consenso reso per l’alimentazione, il Fascicolo inizierà a popolarsi di documenti sanitari in formato elettro-nico, che il cittadino e gli operatori sanitari abilitati potranno visualizzare. Nella prima fase in Puglia il FSE viene alimentato dalle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche dematerializ-zate (prodotte su promemoria), dai certificati di malattia, dai documenti di erogazione delle farmacie e, a breve, dai verba-li di Pronto Soccorso. Affinché le prescrizioni dematerializzate ed i certificati di malattia confluiscano nel fascicolo dei propri assistiti, si invitano i medici di medicina generale ed i pedia-tri di libera scelta ad attivare nel proprio software di cartella clinica la funzionalità di raccolta della volontà dell’assistito al conferimento dei documenti nel FSE. Informazioni sulle modalità di attivazione di tale funzione pos-sono essere richieste al proprio fornitore di cartella clinica.

SiSteMA edotto. reGiStrAzione deL SoStituti e deL preScrittoriI medici che possono sostituire i medici di medicina generale ed i pediatri titolari per poter prescrivere ricette in modalita

dematerializzata in Regione Puglia devono essere muniti di credenziali di accesso al 51ST Puglia, ovvero di Carta Nazio-nale dei Servizi (CNS) o di token-CNS, nonche essere regi-strati nel sistema Edotto con assegnazione del relativo codice regionale da parte della ASL.Da ciò deriva che i medici “sostituti” che non sono ancora registrati in Edotto e non sono in possesso di credenziali di accesso 51ST Puglia, fino a quando non le ottengono, de-vono utilizzare unicamente II ricettario cartaceo del SSN per effettuare le prescrizioni.Al fine di consentire al sostituto in possesso delle suddette credenziali e registrato in Edotto di utilizzare la ricetta dema-terializzata è necessario che il medico titolare o la ASL regi-strino tempestivamente in Edotto l’incarico di sostituzione. A tal fine sono state implementate specifiche funzioni, descritte in allegato “A”.

GESTIONE DEI MEDICI PRESCRITTORICon l’avvento della ricetta dematerializzata è stata imple-mentata una nuova funzionalita mediante la quale è possibile registrare nel sistema Edotto un medico non convenzionato quale prescrittore anche se non viene assegnato un ricetta-rio allo stesso medico. Tale funzionalita disponibile nell’area applicativa “Ricettari” del sistema Edotto ed é descritta nel documento in allegato “B”.

LA ASL BA BAcchettA L’uSo inAppropriAto dei FArMAci oppioidi FortiL’AIFA, già lo scorso anno, ha evidenziato un incremento dell’uso dei farmaci per il dolore, in particolare, tra gli anti-dolorifici ad azione centrale, si registravano rilevanti aumen-ti del consumo degli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, idromorfone, oxicodone e codeina in associazione) e degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo). Nell’ASL Ba, nell’ar-co dell’anno 2015, c’e stato un incremento di prescrizioni di specialità a base di tapentadolo pari al 49% da gennaio a dicembre 2015. L’oxicodone in associazione va di pari passo al tapentadolo con un 20% in piü di numero di pezzi prescrit-

ti (fonte: Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia, EDOTTO).Si rammenta che il tapentadolo:1. è un farmaco oppioide e come tale ha:a) il problema della tolleranza, per cui va aumentato progres-sivamente ii dosaggio per ottenere lo stesso beneficio;b) nel trattamento cronico, produce effetti negativi sulle ca-pacita funzionali;2. è classificato, assieme alla buprenorfina, ii fentanyl, la mor-fina solfato, l’idromorfone, ii metadone e l’ossicodone Ira gli oppioidi forti, utilizzati per alleviare il dolore oncologico;3. è indicato unicamente “per il trattamento, negli adulti, del dolore cronico severo che puo essere trattato in modo ade-guato solo con analgesici oppioidi.” e non per ii trattamento di forme non severe di dolore;4. non esistono studi controllati sull’impiego degli oppioidi forti nel dolore di origine muscolo-scheletrico e comunque mancano studi clinici che ne dimostrino l’efficacia e la sicu-rezza nel trattamento a lung° termine del dolore cronico non oncologico (Chou, 2015).

Alla luce di quanto descritto, l’ASL invita alla prescrizione e all’uso responsabile degli antidolorifici oppiacei, al fine sem-pre di tutelare la salute del paziente.

inpS: Linee GuidA eSenzioni reperiBiLitÀ per i LAVorAtori in MALAttiA deL Settore priVAtoE’ stata pubblicata la circolare INPS n.95/2016 che detta gli indirizzi operativi e le linee guida in meri-to alle esenzioni dalla reperibilità per i lavoratori in malattia del settore privato. Costituisce parte integrante della circolare, oltre all’ allegato 1 in cui si riporta il decreto ministeriale, l’al-legato 2 che contiene le linee guida INPS approvate

a cura di:GiANCARLO TRiCARiCOMedico di Medicina Generale

[email protected]

dai ministeri lavoro e salute per la individuazione delle pato-logie che danno diritto agli esoneri. In particolare, per i medici certificatori: “…..Le suddette linee guida sono rivolte ai medici che redigono i certificati di malat-tia e che, solo in presenza di una delle situazioni patologiche in esse enumerate, dovranno: apporre la valorizzazione dei campi del certificato telematico riferiti a “terapie salvavita”/ “invalidità” (decreto ministeriale 18 aprile 2012); nel caso di certificati di malattia redatti in via residuale in modalità car-tacea, attestare esplicitamente l’eventuale sussistenza delle fattispecie in argomento ai fini della esclusione del lavoratore dall’obbligo della reperibilità. Al riguardo, si ricorda che i medici del Servizio Sanitario Na-zionale o con esso convenzionati che redigono i certificati at-testanti lo stato morboso dei lavoratori in malattia agiscono, secondo consolidata giurisprudenza, in qualità di pubblici uf-ficiali e sono tenuti, pertanto, ad attestare la veridicità dei fat-ti da loro compiuti o avvenuti alla loro presenza nonché delle dichiarazioni ricevute senza ometterle né alterarle, pena le conseguenti responsabilità amministrative e penali…..”.

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ThE INDPENDENT 22 giugno 2016Un CanCro Contagioso dilaga tra i MollUsCHiCellule tumorali contagiose si stanno diffondendo tra le diverse specie del mare, mettendo il mondo scientifico davanti alla domanda: è possibile che questa “epidemia” possa diven-tare pericolosa per l’uomo? L’allarme arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista Nature. L’anno scorso, un paziente di Aids (con sistema immunitario compromesso) è stato infettato dalle cellule cancerogene di una tenia. O ancora, in Tasmania, la popolazione è stata devastata da un cancro contagioso alla faccia, causa-to dal morso dei cani che avevano contratto sessualmente il tumore. Questi casi, però, non sono abba-stanza per impedire all’uomo di nuotare o di mangiare pesci. I ricercatori, infatti, assicurano che al momento non esistono rischi per l’essere umano, poiché egli è provvi-sto di un sistema immunitario capace di reagire ai tessuti estranei. Il problema sussiste solo tra mol-luschi, ha sottolineato il professor Stephen Goff del Columbia Univer-

sity Medical Centre, che aggiunge: «Non c’è nessuna prova che i tumori dei molluschi abbiano contagiato non molluschi».

LE MONDE 20 giugno 2016sColiosi, Un pesCe pilota per la riCerCaLa rivista Science ha pubblicato un nuovo studio che mette in relazione la scoliosi della colonna vertebrale con alcune cellule che deteriore-rebbero la circolazione. Si stima che il 3% della popolazione soffre di scoliosi idiopatica, un problema che provoca una vera e propria deforma-zione della colonna vertebrale.

La causa potrebbe essere una muta-zione genetica che altera la circola-zione del liquido cefalorachideo. La scoperta arriva attraverso le ricer-che su un particolare tipo di pesce d’acqua dolce, appartenente alla famiglia Cyprinidae: il danio zebrato (altrimenti noto come “pesce ze-bra”). Il pesce ha manifestato precise malformazioni, in diverse fasi della crescita e i ricercato hanno potuto osservare che esse dipendono da alcuni geni, presenti anche negli esseri umani. Un punto di partenza interessante che potrebbe far fare buoni passi avanti alla ricerca di una terapia. L’osservazione del pesce zebra continuerà proprio in questa direzione.

EL PAIS 23 giugno 2016Crispr: parte la speriMentazione sUll’UoMoL’Istituto Nazionale della Salute degli Stati Uniti ha recentemente appro-vato una sperimentazione clinica del CRISPR sugli esseri umani. Si tratta del primo studio, applicato sull’uo-mo, ad usare la tecnica di modi-ficazione genetica CRISPR a scopi terapeutici, e in particolare nella terapia del cancro. Lo scopo di questo primo studio clinico, che coinvolge 18 pazienti con mieloma, sarcoma e melanoma, è verificare se CRISPR è sicuro negli esseri umani. Lo studio - progettato da ricercatori dell’Università della Pennsylvania - prevede che dai pazienti siano prelevati linfociti T, che saranno poi modificati e potenziati in modo da renderli più aggressivi verso le cellu-le tumorali. Successivamente saran-

no reimmessi nei donatori. In par-

ticolare nel linfocita sarà introdotto

un gene che permette di identificare

selettivamente le cellule tumorali.

Questa nuova sperimentazione

clinica può essere davvero importan-

te, in quanto introduce, nel genoma

dei linfociti, modifiche in grado di

aumentare la loro efficacia antitumo-

rale.

NEW YORk TIMES 22 giugno 2016stop alle sigarette, non solo per le donne inCinteIl fumo diminuisce le possibilità di

fecondazione negli uomini. E’ quan-

to emerge da una ricerca brasiliana

basata sull’analisi dello sperma.

In particolare, i ricercatori hanno confrontato lo sperma di 20 fumatori e quello di 20 non fumatori, sco-prendo che nei primi il Dna risultava frammentato. La ricerca, pubblicata sul sito BJU International, ha attribuito questo fenomeno alla nicotina presente nelle sigarette. Il messaggio è chiaro, ha dichiarato il professor Ricardo Pimenta Bertolla dell’Università di San Paolo: «Il fumo altera la capacità dell’uomo di fecondare corretta-mente». La frammentazione del Dna spermatico, inoltre, è associata an-che ad altri rischi, come ad esempio il cancro infantile.E’ questo un ulteriore motivo per smettere di fumare, una scelta che dovrebbe riguardare non solo le donne in gravidanza, ma anche i futuri papà.

N O T I z I E D A L M N D O

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resta attualmente isolata e non confermata. Mentre il farmaco è in fase di studio, i medici dovrebbero con-tinuare a prescriverlo, mo-nitorando con attenzione la comparsa di sintomi agli arti inferiori quali dolore, ferite o infezioni, sottolinea l’avviso di sicurezza pub-blicato sul sito istituzionale della Fda. Dello stesso avviso è anche il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell’Ema, che ha richiesto maggiori informazioni all’azienda produttrice per valutare se sono necessarie modifiche nella modalità d’uso del farmaco nei paesi dell’Unione Europea. In una nota l’Agenzia Italiana del Farmaco ricorda infine che nei pazienti trattati con ca-nagliflozina sono importanti la routinaria cura preventiva del piede e l’attento moni-toraggio dei pazienti con fattori di rischio per ampu-tazione oltre alla garanzia di una sufficiente idratazione, in quanto disidratazione e deplezione di volume po-trebbero svolgere un ruolo nello sviluppo di gangrena e amputazioni.

gravidanza e rischi connessi a farmaci contenenti valproatoL’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con le aziende titolari di AIC dei medicinali a base di valproato, ha promosso la distribuzione di nuovi ma-teriali educazionali rivolti sia gli operatori sanitari che alle pazienti per migliorare la consapevolezza dei rischi legati all’uso dell’acido valproico in gravidanza.Il Valproato è un anticon-vulsivante, generalmente utilizzato nel trattamento

dei disordini bipolari e dell’epilessia, la cui somministrazione è stata sconsigliata - laddove cli-nicamente possibile - alle bambine, alle adolescenti, alle donne in età fertile o in gravidanza.Una revisione condotta a livello europeo, infatti, ha evidenziato che i bambini esposti al valproato in ute-ro sono a rischio significati-vo di gravi disordini dello sviluppo e/o di malforma-zioni congenite.La Guida per gli Opera-tori Sanitari, l’Opuscolo Informativo per le Pazienti, il Modulo di Accettazione dei Rischi ed il Promemo-ria per le pazienti (tutto disponibili sul sito AIFA) sono strumenti concepiti per aiutare gli Operato-ri Sanitari a gestire e a minimizzare i rischi legati all’uso di valproato e per accertarsi che le pazienti o chi se ne prende cura abbiano ben compreso e accettino i rischi legati a tale terapia.Al momento della prima prescrizione e per tutta la durata del trattamento,

gli operatori sanitari e le pazienti possono utilizzare i nuovi materiali educaziona-li pubblicati nella sezione dedicata del Portale AIFA per discutere e valutare insieme i benefici e i rischi dell’uso di valproato in età fertile ed in relazione ad una possibile gravidanza. Il Valproato è un Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale, per consentire la rapida identificazione di nuove informazioni sulla si-curezza. L’AIFA ricorda che i pazienti possono contri-buire segnalando qualsiasi effetto indesiderato riscon-trato durante l’assunzione di questo medicinale.

Farmaci esclusi dalla ricetta dematerializzataSulla base di alcune se-gnalazioni pervenute, si è proceduto ad un approfon-dimento sui farmaci esclusi dal processo di demateria-lizzazione, come previsto dal DPCM 14 novembre 2015 sulla circolarità farmaceutica. Sulla base di tali approfondimenti, oltre ai farmaci già esclusi dal

D.M 2/11/2011 ed a quelli in distribuzione per conto, si conferma che vengo-no esclusi dal processo di dematerializzazione i farmaci soggetti a piano terapeutico AlFA, come previsto dall’art. 4 comma 1 lettera a) del DPCM in og-getto. Inoltre, alla luce del Regolamento Regionale n. 17/2003 che stabilisce che i medici specialisti possano prescrivere esclusivamente prestazioni specialistiche, anche i farmaci soggetti a prescrizione medica limitativa sono esclusi dal processo di demateria-lizzazione. In tutti questi casi il Sistema Informativo Sanitario Territoriale (SIST) esegue i necessari con-trolli al fine di impedire la prescrizione delle suddette categorie di farmaci da parte del MMG/PLS su ricetta dematerializzata, consentendo che la stessa avvenga su ricetta rossa cartacea. InnovaPuglia S.p.A., che gestisce il SIST Puglia, provvede ad inviare al Sistema di Accoglienza Centrale (SAC) l’elenco puntuale dei farmaci esclusi dal processo di demateria-lizzazione ed a pubblicarlo nelle sezioni dedicate del SIST Puglia.

AIFA: Chiarimenti sulla classificazione dei medicinaliL’Agenzia Italiana del Far-maco (AIFA) ha pubblicato una Comunicazione per fornire dei chiarimenti sulla classificazione dei medi-cinali in base al regime di rimborsabilità e al regime di fornitura. La classificazio-ne è stata analizzata dalla Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) dell’AIFA nel corso della riunione del 4-7 aprile scorso. La CTS ha rimarcato la necessità di distinguere i regimi sempre attentamente: il regime di fornitura deve soprattutto tenere in considerazione le problematiche relative alla sicurezza d’uso di un me-dicinale, mentre il regime di rimborsabilità è legato a problematiche di natura

economica e di so-stenibilità del

SSN.

Per quanto riguarda la prescrizione limitativa sono stati sottolineati i seguenti punti:• il regime di fornitura OSP individua farmaci utilizzabili esclusivamente in ambien-te ospedaliero o ad esso assimilabile;• il regime di fornitura RRL (ricetta limitativa ripetibile) - RNRL (ricetta limitativa non ripetibile) individua farmaci prescrivibili da medici afferenti ad un centro ospedaliero e/o da specifici medici specialisti individuati dalla CTS: in ambito territoriale (extrao-spedaliero), la prescrizione del medicinale può essere effettuata dagli specialisti individuati dalla CTS, men-tre in ambito ospedaliero, o ad esso assimilabile, la prescrizione non è limitata agli specialisti individuati;• il regime di fornitura USPL (medicinali soggetti

a prescrizione medica limitativa, utilizza-bili esclusivamente

da specialisti) individua farmaci

utilizzabili soltanto da specifici medici

specialisti individuati dalla CTS, anche in ambiente ospe-daliero salvo par-ticolari eccezioni

opportunamente speci-ficate dalla CTS stessa.

Infine, relativamente alla Ricetta Non Ripetibile (RNR), si precisa che la normativa non prevede, oltre alla durata temporale della ricetta e al fatto che la stessa venga trattenuta dal farmacista, un numero massimo di confezioni da indicare nella ricetta stessa. Sarà quindi il medico a specificare il numero di confezioni necessarie alla copertura di un congruo periodo di trattamento (ad esempio, fino alla successi-va visita specialistica).Insieme alla Comunicazio-ne è resa disponibile una tabella (vedi sito AIFA) che riassume la classificazione dei medicinali in relazione al regime di fornitura, così come disciplinati dal De-creto Legislativo 219/2006, e alla rimborsabilità, defi-nendo gli elementi qualifi-canti ai fini della compila-zione della ricetta.Dalla tabella sono esclusi i medicinali non soggetti a ricetta medica (OTC: medicinali da banco; SOP: medicinali senza obbligo di prescrizione).

Canagliflozina (Invokana) e aumento del rischio di cancrena e amputazioniLa Food and Drug Admi-nistration statunitense sta indagando su un potenziale

aumento del rischio di cancrena e amputazioni a gambe e piedi nei pazienti diabetici che assumono ca-nagliflozina, commercializ-zata con il nome diInvokana e Vokanamet, quest’ultimo preparato in associazione con metformina. Finora nessun aumento di ampu-tazioni era stato osservato negli studi clinici svolti con l’inibitore del cotrasportato-re di glucosio sodio-dipen-dente 2 (SGLT2), un farma-co che abbassa la glicemia riducendo il riassorbimento di glucosio a livello renale. Da dati recenti, tuttavia, emerge che il rischio di amputazione nei gruppi trattati con canagliflozi-na è risultato 6 per 1.000 anni-paziente, rispetto a 3 per 1.000 anni-paziente in quelli trattati con placebo. Questo rischio aumentato è stato osservato indipen-dentemente da fattori predisponenti, sebbene fosse maggiore nei pazienti con precedenti amputazio-ni, con malattia vascolare periferica o neuropatia. Non è stata osservata una correlazione dose-risposta. La segnalazione relativa all’aumento di amputazioni, che riguardano soprattutto le dita del piede, arriva dallo studio CANVAS, CANagliflozin cardioVascu-lar Assessment Study, ma

N O T I z I E D A L L’ A I FA

a cura di GiANCARLO TRiCARiCO

GiANCARLO TRiCARiCOMedico di Medicina Generale

[email protected]

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84 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 85

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86 | Notiziario | Settembre 2016

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