Sestri, oh cara!

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Sestri, oh cara! Storia di una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva (parte I) Dagli albori del movimento operaio all’occupazione delle fabbriche Sestri Ponente è Sestri e basta. È l’altra, l’omonima del Tigullio, che ha bisogno dell’aggettivazione: Sestri Levante. Sestri è Sestri e non è Genova, come non sono Genova le altre delegazioni ponentine e valpolceverasche (comuni autonomi fino al ’26) e a rimarcare queste specificità rimangono i modi di dire comuni: ancora oggi non si dice andare in centro, ma andare a Genova. In queste due specificazioni c’è tutta la singolarità del ponente del genovesato e di Sestri in primo luogo (senso forte di identità, attaccamento alle tradizioni, manifestazioni di autonomia, associativismo territoriale ecc.) che a tutt’oggi permangono, sia pure in forma attenuta. A ben vedere le radici di questa separatezza sono in buona misura legate all’asprezza della costa del genovesato; ancora nel 1658 il cronista della grande peste, padre Antero, scriveva nelle sue cronache che per recarsi da Sestri a Genova nella stagione invernale l’unico mezzo era la barca. Pochi chilometri di costa con rivi resi impetuosi dalle piogge e promontori impervi erano intransitabili sul percorso dell’antica strada romana. Bisognerà aspettare l’epoca napoleonica per avere un asse viario degno di questo nome e riportare il mare alla dimensione della pesca o in epoca più tarda a quella degli stabilimenti balneari. Il mare, tuttavia, Sestri lo perderà molto presto: nella seconda metà dell’ottocento la nascita e la crescita delle attività manifatturiere colonizzerà le spiaggie. Cantieri navali (Cadenaccio e Odero), ferriere (Raggio), officine (Piaggio), Manifattura tabacchi inizieranno a trasformare Sestri in una città industriale. La costituzione del gruppo industriale Ansaldo e l’insediamento dei suoi primi grandi stabilimenti (i Cantieri Navali) completeranno la trasformazione. A fine secolo il decennale conflitto per l'uso dell'arenile è ormai risolto a favore dei cantieri, mentre l’edificazione avanza intanto a mare dell'insediamento storico con i nuovi quartieri destinati agli operai. Parallelamente all’industrializzazione cresce la proletarizzazione: migliaia sono gli operai che lavorano nelle fabbriche sestresi. Nascono le prime lotte e le prime forme di organizzazione di difesa operaia. La classe operaia genovese è ancora, per la maggior parte inquadrata nelle vecchie società di mutuo soccorso mazziniane, ma “la parte combattiva seguiva gli anarchici, attivissimi in Liguria sotto la guida del Galleani e del Pellaco” (1). Quest’ultimo, ricordiamo, era il direttore del giornale anarchico Il Nuovo Combattiamo! che tra il 1888 e il 1890 ebbe uno straordinario successo tra i lavoratori genovesi. È certo che in quegli anni esistessero a Sestri circoli anarchici e gruppi socialisti attivi e consistenti, così come in città, a Sampierdarena e a Rivarolo. Nel 1891 il nascente movimento operaio influenzato dai “sovversivi” (anarchici e socialisti della tendenza rivoluzionaria) è messo per la prima volta alla prova. Lo sciopero per il primo maggio, indetto da anarchici e socialisti ottiene un buon successo a Sestri e nelle altre cittadine del ponente: duemila persone assistono a un comizio a Sampierdarena. Oratori principali gli anarchici Garfagnoli, Pellaco, Panzacchi e i socialisti Chiesa e Premarcia. Alla fine del comizio i manifestanti si scontrano con guardie di finanza e soldati, numerosi gli arresti. È la prova del fuoco per la classe operaia genovese e sestrese che negli anni successivi dovrà affrontare ben altre battaglie. Negli anni successivi, da un lato, si completa la trasformazione del ponente cittadino in un insediamento industriale di grandi proporzioni: Sestri e Sampierdarena (chiamata allora la piccola Manchester) primeggiano per concentrazione di fabbriche e di proletariato. Si espandono a Sestri i Cantieri navali, lo stabilimento Fossati e le fonderie Raggio che passano alla Società Ligure Metallurgica. Dall’altro lato, cresce l’organizzazione operaia che si svincola gradatamente dalla tutela dei repubblicani e dall’associativismo di mutuo soccorso. Le prime forme di organizzazione sindacale in senso moderno sono le leghe di resistenza, che gradualmente si associano per categoria e per territorio (sul modello francese delle Bourses du Travail). La prima Camera del Lavoro a costituirsi è quella di Sampierdarena (1895, circa 2000 iscritti), la seconda è quella di Genova

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Storia di una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva. Dagli albori del movimento operaio alla Resistenza

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Sestri, oh cara!

Storia di una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva (parte I)

Dagli albori del movimento operaio all’occupazione delle fabbriche

Sestri Ponente è Sestri e basta. È l’altra, l’omonima del Tigullio, che ha bisogno

dell’aggettivazione: Sestri Levante. Sestri è Sestri e non è Genova, come non sono Genova le altre

delegazioni ponentine e valpolceverasche (comuni autonomi fino al ’26) e a rimarcare queste

specificità rimangono i modi di dire comuni: ancora oggi non si dice andare in centro, ma andare a

Genova.

In queste due specificazioni c’è tutta la singolarità del ponente del genovesato e di Sestri in primo

luogo (senso forte di identità, attaccamento alle tradizioni, manifestazioni di autonomia,

associativismo territoriale ecc.) che a tutt’oggi permangono, sia pure in forma attenuta. A ben

vedere le radici di questa separatezza sono in buona misura legate all’asprezza della costa del

genovesato; ancora nel 1658 il cronista della grande peste, padre Antero, scriveva nelle sue

cronache che per recarsi da Sestri a Genova – nella stagione invernale – l’unico mezzo era la barca.

Pochi chilometri di costa con rivi resi impetuosi dalle piogge e promontori impervi erano

intransitabili sul percorso dell’antica strada romana. Bisognerà aspettare l’epoca napoleonica per

avere un asse viario degno di questo nome e riportare il mare alla dimensione della pesca o – in

epoca più tarda – a quella degli stabilimenti balneari.

Il mare, tuttavia, Sestri lo perderà molto presto: nella seconda metà dell’ottocento la nascita e la

crescita delle attività manifatturiere colonizzerà le spiaggie. Cantieri navali (Cadenaccio e Odero),

ferriere (Raggio), officine (Piaggio), Manifattura tabacchi inizieranno a trasformare Sestri in una

città industriale. La costituzione del gruppo industriale Ansaldo e l’insediamento dei suoi primi

grandi stabilimenti (i Cantieri Navali) completeranno la trasformazione. A fine secolo il decennale

conflitto per l'uso dell'arenile è ormai risolto a favore dei cantieri, mentre l’edificazione avanza

intanto a mare dell'insediamento storico con i nuovi quartieri destinati agli operai.

Parallelamente all’industrializzazione cresce la proletarizzazione: migliaia sono gli operai che

lavorano nelle fabbriche sestresi. Nascono le prime lotte e le prime forme di organizzazione di

difesa operaia. La classe operaia genovese è ancora, per la maggior parte inquadrata nelle vecchie

società di mutuo soccorso mazziniane, ma “la parte combattiva seguiva gli anarchici, attivissimi in

Liguria sotto la guida del Galleani e del Pellaco” (1). Quest’ultimo, ricordiamo, era il direttore del

giornale anarchico Il Nuovo Combattiamo! che tra il 1888 e il 1890 ebbe uno straordinario successo

tra i lavoratori genovesi. È certo che in quegli anni esistessero a Sestri circoli anarchici e gruppi

socialisti attivi e consistenti, così come in città, a Sampierdarena e a Rivarolo.

Nel 1891 il nascente movimento operaio influenzato dai “sovversivi” (anarchici e socialisti della

tendenza rivoluzionaria) è messo per la prima volta alla prova. Lo sciopero per il primo maggio,

indetto da anarchici e socialisti ottiene un buon successo a Sestri e nelle altre cittadine del ponente:

duemila persone assistono a un comizio a Sampierdarena. Oratori principali gli anarchici

Garfagnoli, Pellaco, Panzacchi e i socialisti Chiesa e Premarcia. Alla fine del comizio i manifestanti

si scontrano con guardie di finanza e soldati, numerosi gli arresti. È la prova del fuoco per la classe

operaia genovese e sestrese che negli anni successivi dovrà affrontare ben altre battaglie.

Negli anni successivi, da un lato, si completa la trasformazione del ponente cittadino in un

insediamento industriale di grandi proporzioni: Sestri e Sampierdarena (chiamata allora la piccola

Manchester) primeggiano per concentrazione di fabbriche e di proletariato. Si espandono a Sestri i

Cantieri navali, lo stabilimento Fossati e le fonderie Raggio che passano alla Società Ligure

Metallurgica. Dall’altro lato, cresce l’organizzazione operaia che si svincola gradatamente dalla

tutela dei repubblicani e dall’associativismo di mutuo soccorso. Le prime forme di organizzazione

sindacale in senso moderno sono le leghe di resistenza, che gradualmente si associano per categoria

e per territorio (sul modello francese delle Bourses du Travail). La prima Camera del Lavoro a

costituirsi è quella di Sampierdarena (1895, circa 2000 iscritti), la seconda è quella di Genova

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(1896, circa 4000 iscritti). Entrambe vengono sciolte d’autorità nel dicembre del 1896. È un duro

colpo, ma solo due anni dopo sulla scia della repressione antiproletaria di Bava Beccaris c’è una

ripresa generalizzata di iniziativa del movimento operaio genovese. Si arriva, il 20,21 e 22 dicembre

del 1900, al grande sciopero generale (il primo in una città italiana) per la libertà di associazione. La

partecipazione è grande – totale a Sestri – e il governo deve cedere: nel gennaio dell’anno

successivo viene ricostituita la CdL di Genova, di cui, in una prima fase, Sestri, Sampierdarena e

Voltri sono sezioni distaccate. Nel 1902 la CdL di Sestri si rende autonoma, primo segretario è il

socialista rivoluzionario Dino Bruschi.

È l’inizio di una storia – fuor di ogni retorica – gloriosa per il proletariato sestrese e per le

avanguardie che esso esprime: anarchici, ma anche sindacalisti rivoluzionari e socialisti

intransigenti. È un percorso di lotte dure (ricordiamo le agitazioni operaia del biennio 1901/1902 e

lo sciopero generale nazionale del 1904 che a Sestri ebbe un corollario di incidenti e di feriti) ma

anche di chiarificazione politica. Ricordiamo che dopo la scissione della Sala Sivori del 1892,

anarchici e socialisti avevano continuato a collaborare sul terreno sindacale. Tuttavia le continue

oscillazioni di questi ultimi tra l’ipotesi istituzionale e quella intransigente provoca, oltre che

lacerazioni nel partito, disorientamento nel movimento sindacale. Così alla costituzione della

Confederazione Generale del Lavoro (1906) corrisponderà la fuoriuscita di gran parte degli

anarchici e della frazione dei socialisti intransigenti che si era convertita al sindacalismo

rivoluzionario. Così mentre a Genova e a Sampierdarena accanto alle CdL confederali nasceranno

Camere sindacaliste, a Sestri l’intera CdL si schiererà compattamente sul fronte sindacalista

rivoluzionario. Proprio dalle fila dei “sindacalisti” usciranno i due segretari, Angelo Faggi e

Antonio Negro, che si alterneranno alla guida della CdL sestrese dal 1912 (anno in cui viene

costituita l’U.S.I.) fino alla sua caduta ad opera del fascismo.

Si apre, a partire dall’inizio degli anni ’10, la stagione più feconda delle lotte del proletariato

sestrese: lotta per le otto ore, lotte per miglioramenti salariali, scioperi generali di solidarietà con

altre categorie di lavoratori, lotta contro il liberticida «Regolamento d'officina» imposto dai

confederali in combutta con il patronato, costellano la vita in fabbrica operai sestresi. Citiamo ad

esempio lo sciopero alla Ligure Meccanica del 1911, quello allo Stabilimento Artiglierie del

novembre 1912; lo sciopero all'Allestimento Navi dell'aprile 1913, che poi si estende a tutta Genova

fino all'agosto; le lotte per migliorie salariali al Cantiere Navale Ansaldo di Sestri Ponente e al

Cantiere Allestimento Navi di Genova del gennaio 1914; la lotta alle Grandi Fucine Fossati di Sestri

Ponente per aumento salariali e l'erogazione di una percentuale di maggiorazione per lavoro

straordinario, del marzo-maggio 1914; gli scioperi per la Settimana rossa del giugno 1914 e lo

sciopero alla Piaggio Materiale Mobile di Sestri Ponente, del secondo semestre 1914. Neppure

durante i difficili anni della guerra il proletariato sestrese si ferma, nonostante le defezioni – a

livello nazionale, ma anche cittadino – di una parte del sindacalismo rivoluzionario, diventato

interventista, l’organizzazione tiene e le lotte continuano. Citiamo solo lo sciopero generale

metallurgico di Sestri del 19171, in appoggio agli operai dei Cantieri Odero che avevano subito 300

arresti a seguito di una vertenza aziendale.

Finita la guerra iniziano i grandi processi di riconversione dell'industria bellica e le fabbriche

sestresi sono pesantemente coinvolte. La difesa dei posti di lavoro si aggiunge dunque ai

tradizionali temi rivendicativi della riduzione d'orario, degli incrementi salariali e del

miglioramento delle condizioni di lavoro. Ma ormai il proletariato sestrese, quello genovese sono

all'attacco, si avvicinano il Biennio rosso e il grande movimento dell'occupazione delle fabbriche.

La CdL di Sestri Ponente (circa 14.000 iscritti) è controllata dai militanti dell'U.S.I., e in essa

giocano un ruolo di primo piano numerosi e stimati militanti anarchici: ricordiamo solo Giovanni

Mariani, Pietro Caviglia, i fratelli Dettori (Angelo e Antonio), i fratelli Piana (Cristoforo e

Lorenzo), i fratelli Stanchi (Carlo, Attilio, Dante) e tanti altri compagni che solo ragioni di spazio ci

impediscono di citare.

L'organo di stampa della Camera del Lavoro di Sestri Lotta operaia non cessa di incitare gli operai

alla lotta decisiva. Lo stesso fanno i dirigenti e i militanti più attivi dell'U.S.I. e dei sindacati (come

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il Sindacato Nazionale Metallurgici diretto da Alibrando Giovannetti) ad essa affiliati. Il prologo è

la lotta per le sei ore dei lavoratori della latta di Sampierdarena che si prolunga dal giugno al

settembre del 1919. Il 1920 è una data epocale; nel febbraio c'è una prima occupazione di fabbriche

nel genovesato, a settembre si sviluppa in tutta la sua ampiezza il movimento per «la presa di

possesso delle fabbriche» come tendono a precisare dirigenti e militanti anarcosindacalisti.

Il movimento cresce, dilaga, ma poi viene battuto dal tradimento dei socialisti e dall’acquiescienza a

questi della maggioranza della CGdL. Il proletariato sestrese esce battuto, ma non domo, da questa

esperienza. Altre durissime lotte lo aspettano negli anni successivi e queste saranno battaglie per la

pura e semplice sopravvivenza contro la marea montante della reazione e del fascismo.

Guido Barroero

Note:

1 – Gaetano Perrillo, Socialismo e classe operaia in Liguria dallo sciopero del 1900 alla scissione

sindacalista, in Movimento Operaio e Socialista in Liguria, n.4 del 1960.

Fonti e bibliografia:

- Gaetano Perrillo, articoli pubblicati su Movimento Operaio e Socialista in Liguria (MOSL):

Il Primo Maggio del 1890 e del 1891 in Liguria; n.3-4 del 1956

Socialismo e classe operaia in Liguria; n.4,5,6 del 1960, n.1,3/4 del 1961

Lo sciopero generale del dicembre 1900; n.3/4 del 1956

Il settimanale degli anarchici genovesi negli anni 1888-1890; n.1/2 del 1958

- Claudio Costantini, Gli anarchici in Liguria durante la prima guerra mondiale, MOSL n.2 del

1961

- Gino Bianco, L’attività degli anarchici nel biennio rosso, MOSL n.2 del 1961

- Guido Barroero, Una storia industriale, in Di Base, n.9 del 1999

- Marco Genzone, Composizione di classe e disciplina industriale all'Ansaldo 1911-1922. Le lotte

operaie sotto i Perrone, Tesi di Laurea

- Alibrando Giovannetti, Raccolta di articoli apparsi su il giornale in lingua italiana dell'IWW, Il

Proletario, tra il 1925 e il 1926.

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Sestri, oh cara!

Storia di una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva (parte II)

Dall’avvento del fascismo alla resistenza

Quattro luglio 1921: squadre fasciste assaltano la Camera del Lavoro di Sestri. Nelle loro intenzioni

è l’attacco decisivo dopo mesi e mesi di provocazioni e di aggressioni contro i lavoratori e la

popolazione della cittadella sovversiva del genovesato. Se si passa a Sestri, si passa a Genova, e se

si passa a Genova anche il nord Italia cadrà in fretta. E’ questo il ragionamento – d’altra parte

fondato – che ispira i capoccia fascisti e che porta a pianificare l’azione con cura. Sono presenti

squadristi di altre regioni (prevalentemente toscani) e come di consueto carabinieri e polizia (con

due autoblindo) che devono garantire “l’ordine”. Dentro la Camera del Lavoro sono però attestati

un centinaio di operai e militanti, in gran parte armati, che sono decisi a resistere. La sparatoria è

violenta e dura fino all’alba del 5, due saranno i feriti gravi tra gli aggressori. Solo allora i difensori

si ritirano da un’uscita secondaria e i fascisti possono entrare, preceduti da un autoblindo che sfonda

il cancello. E' vittoria per i fascisti, ma una vittoria molto parziale. Infatti nei mesi successivi la CdL

sarà riaperta, di nuovo chiusa e così via (1) fino alla chiusura definitiva nel settembre del 1922, in

un altalenarsi di vicende (2) che testimoniano tutte le difficoltà dei fascisti ad espugnare la "fortezza

proletaria" del ponente. Tuttavia la lotta è impari e alla fine i fascisti passano, la resistenza della

classe operaia sestrese è vinta, ma non schiacciata. Duri scontri tra fascisti, guardie regie da una

parte, operai, Arditi del Popolo, sindacalisti, anarchici e comunisti si protraggono per quasi tutto il

1922. Le spedizioni punitive dei fascisti ormai sono all'ordine del giorno, ma continuano a trovare

opposizione, anche se sempre più debole. Nelle fabbriche si cerca di resistere, l'ultimo sciopero

generale, proclamato il 31 luglio del '22, viene seguito con grande compattezza dalla classe operaia

sestrese, ma è veramente il canto del cigno. Il 3 agosto i fascisti scatenano l'attacco definitivo contro

Genova e Sestri. Dopo un paio di giorni di vera battaglia la resistenza antifascista è piegata,

centinaia di squadristi controllano le strade e presidiano gli stabilimenti. Si scatena la caccia al

"sovversivo". Solamente a Sestri oltre seicento operai, per sfuggire alle persecuzioni fasciste,

devono espatriare (prevalentemente in Francia) entro la fine del 1922. Molti altri vengono arrestati

o, comunque, perdono il posto di lavoro.

Con la vittoria e l'insediamento stabile del fascismo al potere si chiude così la prima fase di una

lotta che si protrarrà, in diverse forme, fino all'aprile del '45. Se, come scrive Gino Bianco: "La

resistenza opposta dagli operai e le drammatiche vicende che accompagnarono la penetrazione del

fascismo a Sestri, offrono un modello in certo modo esemplare di ciò che accadde e ciò che

significò l'irruzione in una 'cittadella rossa' della violenza fascista e di Stato, eversiva e

sconvolgente di tutti i vecchi rapporti solidaristici e di quell'insieme di valori , di credenze e anche

di miti che costituiscono una 'comunità operaia'" (3) è pur vero che, nonostante la totale distruzione

del tessuto associativo solidaristico e produttivo, una comunità proletaria fortemente integrata alla

città, come quella sestrese, ha tutte le risorse per ricomporsi, anche nelle forme più inusuali.

Sei giugno 1938. Mussolini è in visita a Genova. Decine di migliaia di operai vengono coattamente

avviati a presenziare al discorso del Duce a Sestri. E' un bagno di folla, ma non di quelli a cui è

abituato il gerarca fascista: l'atteggiamento della massa operaia è gelido e ostile. Mussolini se ne va,

inferocito, e giura che non tornerà più a Genova. E' la seconda fase della lotta antifascista del

proletariato sestrese, quella della resistenza sotterranea, nascosta, ma palpabile.

Per il proletariato sestrese non ci sono più, ormai da anni, le condizioni per scendere in campo: gli

ultimi scioperi risalgono al 1927 e si tratta di episodi molto limitati. Le organizzazioni sindacali e

politiche della sinistra sono state spazzate via, l'ultimo segno di vita dell'USI è il convegno

clandestino tenuto proprio a Sestri nel 1925 (4). E' la stagione più cupa in cui il fascismo trionfante

e stabilizzato celebra i suoi "fasti". Ma è anche la stagione nella quale, nel contesto di un sentimento

antifascista generalizzato, i compagni rimasti tentano faticosamente, ma incessantemente, di tenere

vivi i rapporti e di ricostituire reti di contatti. E' la stagione, potremmo dire parafrasando Danilo

Montaldi, dell'antifascismo da osteria: chiuse le sedi politiche e sindacali, anarchici, comunisti e gli

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altri antifascisti eleggono a sedi di ritrovo bar e osterie e non solo per bersi un bicchiere di vino. E'

la stagione nella quale - distrutte le reti dell'associazionismo solidaristico e produttivo - gli

antifascisti sestresi eleggono a sede cospirativa "interpartitica" i locali della Croce Verde Sestrese.

Molti dei caduti sestresi nella resistenza furono militi volontari di questa associazione. Volontari

nella Croce Verde furono anche diversi esponenti di quella straordinaria famiglia di anarchici e

antifascisti sestresi che è stata la famiglia Stanchi. Quattro degli otto figli del "sovversivo" Edoardo

(1855-1929) furono sempre in prima linea nelle battaglie sindacali e politiche dal biennio rosso alla

resistenza. Carlo detto Carlin (1897-1981) e i suoi fratelli Dante (1891-1957), Attilio (1894-1967) e

Roberto (1900-1952) militanti anarchici e dell'USI, parteciparono alle lotte del biennio rosso,

all'occupazione delle fabbriche e alla difesa della Camera del Lavoro dagli attacchi delle squadre

fasciste. Obbligati all'esilio nel 1922 espatriano in Francia. Nel 1923 Attilio e Carlo rientrano in

Italia, mentre Dante e Roberto rimangono a Marsiglia. Per i primi due si apre così una lunga

stagione di persecuzioni fasciste, di confino e di mancanza di lavoro. Dante e Roberto nel 1936

vanno a combattere volontari in Spagna sotto falsa identità e vi restano per tutta la durata della

guerra. Nel 1939 rientrano in Francia e allo scoppio della guerra mondiale Dante ritorna a Sestri,

dove si riunisce ai fratelli rimasti e ne condivide le sorti. Due dei giovani Stanchi, Dario (figlio di

Enrico, fratello di Carlo e degli altri) e Walter (figlio di Attilio) cadranno, uccisi dai tedeschi, in

azioni partigiane in Piemonte nei primi mesi del 1944. Walter non aveva ancora diciassette anni

Sono i militanti della generazione dei fratelli Stanchi che, nei brevi periodi strappati a carcere, esilio

e confino, nella fabbriche di Sestri, tengono vivo l'ideale anarchico e rivoluzionario. Sono i fratelli

Dettori, i fratelli Piana, Francesco Alverino, Giovanni Mariani, Umberto Raspi, Armando Bugatti,

Piero Ferioli, Giacomo Marcenaro, Antonio Castello, Mario Colandro, Folco Landi e un pugno di

altri anarchici e sindacalisti che mantengono una rete di contatti e avvicinano a sé altri giovani

operai con la propaganda e distribuendo, quando possibile, stampa anarchica clandestina (5).

Martedì 7 dicembre 1943. Preceduto da alcune altre agitazioni locali e da uno stato di forte tensione

all'interno dello stabilimento, entra in sciopero l'Ansaldo Fossati, una delle fabbriche più grandi di

Sestri. E' il primo dei grandi scioperi che investiranno, di lì in avanti, le grandi fabbriche di Genova

e del Norditalia. E' uno sciopero quasi esclusivamente economico provocato in parte dalle pessime

condizioni di vita degli operai, che tre anni di guerra e la recente occupazione tedesca hanno

stremato. E' uno sciopero importante perché è il primo, perché riesce al di là di ogni aspettativa e

perché è preparato e diretto da anarchici e sindacalisti (6) che hanno ricostituito a Sestri una solida

anche se piccola rete organizzativa. Chi sono questi compagni? Uno lo abbiamo già citato, Bugatti,

ma ci sono altri "vecchi militanti": Francesco Rangone, Cipriano Turco, Giorgio Serena. E poi ci

sono i giovani, come Dario Stanchi, Mario Daccomi e altri. E' il primo risultato di un deciso

processo di riorganizzazione degli anarchici genovesi (che come negli anni '20 hanno il lor

caposaldo a Sestri) e che ha come tappa fondamentale una riunione clandestina che ci fu nei primi

di giugno del '42 a Sestri Ponente a resoconto della quale non resta che una relazione che vi tenne

Emilio Grassini. In questa riunione giunsero ad una prima sintesi gli sforzi per ricostruire i

collegamenti tra i nuclei anarchici dell'alta Italia e quelli per ricostruire l'organizzazione a Genova.

Si apre così la terza fase, quella dell'attività cospirativa clandestina e armata che porta alla

cortituzione dei GAP prima e della brigate SAP in un secondo tempo. Ai primi partecipano

numerosi anarchici (tra cui i sestresi Rinaldo Ponte, Bruno Raspino, Emanuele Sciutto, Ernesto

Rocca, Spartaco Graffioni e Carlo Stanchi).

Per quanto riguarda le seconde, la questione è un po' più complicata: nei primi mesi del '44 si

costituisce la Brigata S.A.P. Malatesta il cui comandante è Nicola Turcinovich, vicecomandante

Francesco Ogno e commissario politico Emilio Grassini. I suoi quattro distaccamenti agiscono nella

zona tra Pegli e Cornigliano, al centro della quale c'è Sestri. Verso l'estate di quello stesso anno la

Malatesta viene - per motivi logistici - divisa in due brigate: la Malatesta (con zona d'operazione

Pegli) e la Pisacane (con zona operativa Cornigliano). Turcinovich diventa comandante della

Pisacane e Ogno della Malatesta. Il distaccamento sestrese (7) della Malatesta, diventato

distaccamento libertario "P.Gori", opera in relativa autonomia e in coordinamento con le altre

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brigate S.A.P. di Sestri Ponente, in particolare con la Brigata S.A.P. Longhi ( le altre due sono la

Alpron e la Sordi) all'interno della quale agiscono numerosi anarchici (8).

Il distaccamento Gori e gli anarchici sestresi partecipano attivamente a tutte le azioni contro i

nazifascisti a partire dall'occupazione militare di Sestri, tenuta per due giorni, il 25 e 26 ottobre

1944, dall'azione congiunta di tutte le brigate SAP che vi operavano, per finire ai giorni

dell'insurrezione, 23-24 e 25 aprile 1945.

Per concludere, l'importanza della presenza anarchica a Sestri nella lotta partigiana è testimoniata

da alcuni semplici dati: Giovanni Mariani è uno dei tre membri del direttivo dei Comitati di

agitazione sindacale clandestini, che a livello genovese dirige le lotte di fabbrica; Antonio Castello,

Pietro Caviglia e Giacomo Marcenaro fanno parte, in diversi periodi, del CLN sestrese in quanto

rappresentanti del Partito comunista libertario; c'è rappresentanza anarchica nei CLN aziendali

delle fabbriche più importanti di Sestri: dal Cantiere Ansaldo al Fossati, dalla Piaggio alla

Manifattura Tabacchi. C'è infine l'elenco degli anarchici sestresi caduti nella lotta antifascista e

partigiana, sono venti e questo articolo non può che terminare citandoli uno ad uno: Pietro Bigatti,

Mario Bisio, Natalino Capecchi, Antonio Castello, Giacomo Catani, Emanuele Causa, Mario

Colandro, Mario Daccomi, Domenico De Palo, Otello Gambelli, Attilio Parodi, Rinaldo Ponte,

Umberto Raspi, Bruno Raspino, Ernesto Rocca, Emanuele Sciutto, Dario Stanchi, Walter Stanchi,

Cipriano Turco, Rizzieri Vezzola.

Note:

(1) E' dell'estate del 1921 il patto di pacificazione tra dirigenti della CdL (firmato da Angelo Faggi,

ma che vede contrario Negro, allora segretario, gli anarchici e i comunisti) e fascisti, che segnerà un

illusorio tentativo di "neutralizzare" il conflitto, presto spazzato via dal radicalizzarsi dello scontro.

(2) A partire dal maggio del '21 con l'uccisione del simpatizzante fascista Manlio Cavagnaro da

parte dell'anarchico Attilio Parodi, si moltiplicano gli scontri armati tra fascisti e anarchici e

sindacalisti che culminano - dopo una lunga serie di aggressioni armate ai sindacalisti Negro e

Faggi e agli anarchici Costa e Mariani - nell'assassinio dell'anarchico e Ardito del Popolo Cesare

Rossi (Segretario amministrativo della CdL) avvenuto, per mano fascista il 21 febbraio del '22.

(3) Gino Bianco, art. citato in bibliografia.

(4) Precisamente il 28 e 29 giugno con la partecipazione di delegati della Lombardia (Milano e

Bergamo) del Piemonte e della Liguria con 5 (Sestri Ponente e La Spezia).

(5) Segnaliamo a questo proposito la diffusione clandestina di una gran quantità di giornali e

manifesti, arrivati dalla Francia, nel maggio-giugno del '31 e in seguito al quale un gran numero di

compagni - particolarmente a Sestri P. - furono indagati, arrestati, ammoniti o confinati.

(6) La verità su questo sciopero è ormai ristabilita, dopo anni di "dimenticanze" e omissioni da parte

della storiografia ufficiale sulla resistenza. Ma d'altra parte per rendersi di come erano andate le

cose sarebbero bastate le reazioni stizzite dei dirigenti comunisti dell'epoca (Pajetta e Scappini in

primis) che rimproverano i militanti comunisti locali.

(7) L'organico del distaccamento era di 24 elementi. Pietro Mascarino il comandante, Sergio

Marchelli vicecomandante, Andrea Ottonello commissario politico e Paolo Nozza vice

commissario.

(8) Nella brigata Longhi combatterono numerosi anarchici. Ne citiamo solo alcuni: Luigi Chiappori,

Giuseppe Perdomi, Sergio Ponte, Elio Scotto, Emanuele Traverso, Armando Bugatti, Pietro Bigatti,

Mario Bisio, Natalino Capecchi, Giacomo Catani, Otello Gambelli.

Fonti e bibliografia:

- Gino Bianco, L’avvento del fascismo a Sestri Ponente, MOSL n.2 del 1962.

- Clara Causa, La Resistenza sestrese, Genova, 2000.

- Guido Barroero, Una storia industriale, in Di Base, n.9 del 1999.

Page 7: Sestri, oh cara!

- Guido Barroero, Gli anarchici nella resistenza in Liguria, in Rivista Storica dell’Anarchismo, n.2

del 1998.

- Manlio Callegari, Comunisti e partigiani. Genova 1942-1945, Genova, 2001.

- Intervista a Rosa Stanchi (figlia di Attilio) del 22 maggio 2002.

Guido Barroero