Villa Domus sulla scogliera di Sestri Levante. Luigi Carlo Daneri

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Autore: vari Testi di Enrico Bona, Bruno Zevi, Guido Campodonico, Pietro D. Patrone, Gio Ponti, Luciano e Francesco Panero.Luogo ed.: MilanoEditore: Abitre Anno: 1997Testo sulla villa detta "Domus" a Sestri Levante

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VILLA DOMUSSULLA SCOGLIERADI SESTRI LEVANTE

Luigi Carlo Daneri

.M.c.

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Pubblicazione non in vendita,ma di esclusivo uso della proprietà di Villa Domus.

Finito di stampare nel dicembre 1997da Galli e Thierry, Milano

© 1997, Editrice Abitare Segesta Spa, Milano

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A Sestri Levante, sulla penisola, un meraviglioso tratto di costa,mi offerse un luogo ideale per edificarvi una villa ...

~da: Riccardo Gualino, Frammenti di vita, Arnoldo Mondadori Editore, 1931, p. 184

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LUIGI CARLO DANERIdi Enrico D.Bona

Noto ma non indagato, Luigi Carlo Daneri è stato oggetto solo di recente di un primoapproccio critico e sistematico, dal quale sono emersi alcuni caratteri del personaggio,intuibili e forse già intuiti, ma dei quali solo ora ci si rende conto in termini più circo-stanziati. Operante quasi esclusivamente a Genova, più raramente in Liguria, quasi maifuori di questi confini, Daneri si configura come operatore locale, ma con la straordina-ria capacità di non essere mai provinciale: soprattutto per la convinzione che anche dalpiù piccolo particolare si può sempre raggiungere l'universale.Con questo Daneri si schiera in quell'esiguo drappello di "puristi" che ostentaronoquasi rigorosità e intransigenza, qualità oggi ahimé sorpassate se non spesso mortificate.Per questo la meticolosa continuità del suo operare, la resistenza caparbia alle "oscilla-zioni del gusto", di fatto un suo calvinismo latente, lo rendono testimone e interpretedi quel miglior razionalismo europeo sul quale non credo sia obiettivo sparare con l'aci-dità zitellesca e la superficialità di chi vede nell'architettura solo gioco e palestra divanità, controproponendo architetti, colonnine e carte colorate.Vi è una possibile identificazione di un Daneri "costruttore" più che architetto o inge-gnere, di un Daneri operante cioè al di fuori delle categorie canoniche professionali,con lo scopo prefissato e insistentemente perseguito di edificare la città. Per questomaggiormente significative sembrano le tte opere che più integralmente realizzano taleintenzione: piazza Rossetti e i due quartieri Bernabò Brea e Forte Quezzi.La prima (1934), realizzata a soli quattro anni di distanza dalla vicinissima Piazza dellaVittoria, e cioè dopo il trionfalismo piacentiniano e la precedente esuberanza dell'e-clettismo (che chiuse un periodo, Coppedé in testa, senza aprire nulla), è stata lamigliore occasione per rilanciare l'immagine della città. Questa piazza, tema storico sulquale il razionalismo sembra non potesse riservarsi alcun ruolo, è la carta d'identità delDaneri tra le due guerre. Essa viene rilanciata, nel secondo dopoguerra e sempre percostruire la città, con il quartiere Bernabò Brea, oggi devastato dai conflitti sociali checon diverse forme di violenza si sono in esso manifestati, ma che ha rappresentato aglialbori degli à1mi '50 una esperienza trainante per la politica edilizia della ricostruzione.Sul finire degli stessi anni '50 Daneri fa un passo avanti per una nuova esperienza conil "biscione" - così chiamano a Genova il complesso di Quezzi - che pur tradendo unapretesa origine corbusiana giunge con estrema chiarezza a una sua completa autonomia(purtroppo alcuni dei soliti ignoti contraddistinti dal marchio dell'ignoranza hannolasciato degradare anche questo intervento, contaminato per contatto diretto dalla sot-tostante edilizia speculativo-palazzinara).In questa prospettiva si possono leggere anche quasi tutte le opere di Daneri in cuicomunque prevale il senso del costruito pur quando il rapporto con la natura diventadominante rispetto ad altre componenti; e fra queste citiamo la colonia Piaggio a S.Stefano d'Aveto (1938/39) e la casa a Sestri Levante (1938/40).

da: Abitare n. 212, marzo 1983

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In occasione della morte di Luigi Carlo Daneri

REGNANDO PIACENTINI ADORO LE CORBUSIERdi Bruno Zevi

In fondo, è stato uno dei più qualificati e certo il più coerente dei raziona listi italianiperchè ha saputo scegliere un maestro. Era convinto che il linguaggio di Le Corbusieroffrisse una sorgente da esplorare e canalizzare almeno per mezzo secolo; dallo stupendopiano di Algeri del '31 poteva derivare, a distanza di trent'anni, il vermicone di ForteQuezzi, senza sprecare nulla dell'originaria fragranza. Pertanto rifiutò ogni alternativa,compresa quella wrightiana, rimase impervio ad ogni suggestione scandinava, brasilia-na o giapponese, ad ogni moda neorealista "spontanea", informale.Principalmente, non cadde mai negli equivoci della "mediterraneità", dello "spiritolatino", dell'architettura "ambientata", cioè in tutti i luoghi comuni che servono perrituffarsi nella palude del provincialismo.Bilancio: fra le centinaia di quartieri realizzati dall'Ina-casa e dalla Gescal, i due piùvalidi sono, senza alcun dubbio, quelli genovesi di Daneri. Egli non credeva in unosclerotizzante rispetto per le preesistenze naturali e artistiche, ma in interventi che,tutelando il passato, configurassero nuovi scenari. Non s'interessava di storia, ma il suorestauro del castello di Gaglianico presso Biella è eccellente, anche per la ricostruzionedel giardino."Roba degli anni trenta", obietterà qualcuno. D'accordo, ma guardiamoci attorno, spe-cie nel settore del "design'', in cui l'Italia conta: si torna al razionalismo, si produconofinalmente in serie i prototipi di Le Corbusier, Mies, Rietveld, Breuer. È un segno salu-tare di riscossa, dopo la lunga parentesi di abbandoni, revival, utopie, masochismi.Prima o poi, persino gli architetti capiranno che il funzionalismo costituisce in Europala matrice inevitabile di ogni avanzamento in senso organico, brutalista, urbatettonico;fuori di esso, come ripeteva Daneri, c'è la "marcia dei gamberi".

da L'Espresso, 8 ottobre 1972, p. 18...,

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A Sestri Levante vo vengono in questa dimora qualitativamente sostanziati proprio per mezzo dell'ar-chitettura e della natura come elemento integrante l'architettura stessa. Il rapportocon il mare e con la balza rocciosa emergente, anima estroversa dell' "isola", vieneottenuto mediante effetti a sorpresa. Soltanto dopo aver percorso il viale che con orga-nica naturalezza avvolge dall'alto l'ampia conca del parco, dopo aver varcato la sogliadella piccola ma solenne porta rivestita in rame, aver attraversato l'atrio tutto soffusodi luce velata intorno alla fontanella, ipostasi decorativa che concentra una verdemusicale attenzione, e aver salito non senza esitazione l'ambigua trimorfa scala inardesia, ci si trova dentro la grande sala di ricevimento. Qui, in uno spazio internoassoluto nel suo rigore geometrico, viene imposto con generosa immediatezza l'assolu-to spaziale esterno dell'infinito cielo-mare, attraverso la nitida specchiatura vitrea diuna grande finestra orizzontale a tutta parete. Il confronto personale con l'infinitocielo-mare viene ricercato, in tutta la sua radicale qualità metafisica, dentro la stanzadi studio individuale del proprietario. Per contrasto, adiacente al salone di rappresen-tanza, l'ambiente più contenuto in altezza che ospita il soggiorno con caminetto e ilpranzo riservati alla vita quotidiana esprime un' atmosfera più intima e familiare, nonsoltanto nei rapporti dimensionali e nell'accordo delle tonalità materiche e cromati-che, ma soprattutto nell'aprirsi verso una loggia in mura tura - a cielo aperto - dai netticonfini spaziali, elemento di necessaria mediazione dell'amplissimo orizzonte marino edella troppo intensa luminosità solare. L'uso del loosiano "Raumplan" consente anchedi vivere, all'interno della villa, prospettive insolite dai diversi livelli di percorrenza edi sosta (scale, ballatoi). Il patio del primo piano rivolto a settentrione, chiuso su trelati e aperto sul quarto al bosco del parco, anima interna dell' "isola", oltre a rievocarenelle forme - convergenza delle falde dei tetti, impluvio, statua - la domus romana,potrebbe interpretare antiche atmosfere domestiche del clima mediterraneo. Quantoall'evocazione di una memoria locale, sembra di poter ravvisare un collegamento, nonarbitrario se pur soltanto ideale, tra la villa di Daneri e la tradizione della villa genove-se o grande dimora patrizia di campagna. Anche qui troviamo l'ampio atrio, che assu-me connotazioni solenni oltre che archeologiche; la scalea; il salone di rappresentanzaa doppia altezza, passante, quasi si trattasse del piano nobile; la sala di abitazione difamiglia, riservata e sobria ma impreziosita nei materiali e nei dettagli; i mezzanini perla privacy individuale dei padroni, degli ospiti, della servitù; le logge esterne che guar-dano il parco e il mare; il parco costruito con un chiaro intendimento scenografico: sinoti la scalinata a gradoni che collega, diritta e indefettibile, i viali curvi e concentri-ci. Ma, oltre che nella struttura compositiva, è in una serie di particolari architettoni-ci, già alterati in parte da inopportune trasformazioni e oggi restituiti dall'autore delrestauro con fedeltà e acutezza di conoscenze alla gioia dell'occhio, del tatto e dell'udi-to, che riconosciamo in questa villa un Daneri forse più vicino alla sensibilità delnostro momento storico di quanto non appaia nelle sue opere successive, un Danerioscillante tra un razionalismo ortodosso, del quale non sempre supera lo schematismoe un classicismo novecentista raffinato.

VILLA DOMUSdi Guido Campodonico

Questa casa appartata, costruita dall'architetto genovese Carlo Daneri negli anni fra il1938 e il 1940, è un'opera di grande maestria e di notevole fascino, oltre ad essere unodei pochi esempi di villa razionalista non alterati irrimediabilmente. Fu infatti abitataper pochi anni, poi a lungo abbandonata. La villa Domus, ex villa Mantelli, di LuigiCarlo Daneri a Sestri Levante, restituita di recente al suo originale valore architettoni-co dall'ottimo restauro eseguito con amorevole cura dall'architetto Luciano Panero, sipresta oggi a una rinnovata lettura che tenga conto, rispetto all'angolazione criticadella pubblicistica dei primi anni '40, di nuove acquisizioni della cultura specialisticacontemporanea. Opera singolare e diversa dalle altre nella produzione daneriana, essaci consente di conoscere aspetti meno noti o meno esplicitati della personalità del suoautore, scontroso e aristocratico, riconosciuto esponente genovese del razionalismo ita-liano. Inoltre, le tematiche che la villa propone e il modo con cui le sviluppa la rendo-no partecipe del dibattito in corso.Vi si coglie innanzitutto un' attenzione al sito, certo favorita dall'eccezionale caratteredi questo, già di per se stesso luogo, "locus'' marino, ben al di là del distaccato rapportoche l'architettura razionalista intrattiene con la natura. Pur nel rigore razionale, mani-festo soprattutto nella decisa collocazione e nella salda impostazione dell'impianto edi-lizio sul terreno irregolare, la villa dialoga con il contesto ambientale nella sua totalitàe interpreta, senza alterarne i significati, sia il dato morfologico, sia le due diverseanime dell' "isola": quella estroversa drammatica e quella introversa intima. Si direbbequasi che un istintivo e misterioso senso del "genius loci" abbia suggerito a Daneri dicollocare nel patio a monte della villa - il suo cuore esterno - una statua del Gallettiraffigurante, si presume, la dea Diana. Questa attenzione al sito si rivela nel dettaglioattraverso le differenti e calcolate mediazioni che l'architetto stabilisce di volta involta tra gli spazi interni e quelli esterni. Logge, patio, terrazzi, o semplici finestre magi-stralmente tagliate rispondono biunivocamente, da un lato, al carattere dell'ambientenaturale che varia sensibilmente secondo l'esposizione, dall'altro, allo spazio abitativovero e proprio e ai suoi significati, oltre che funzionali, soprattutto simbolici. Infatti lavilla che può essere additata come esempio di rigore funzionale, di chiarezza distributi-va, di accuratezza tecnologica - richiami fondamentali alla responsabilità etica e allapadronanza di mestiere dell'autore - interessa oggi assai più per i significati simbolicidell'abitare, per l'evocazione di una memoria locale condotta senza indulgenze stilisti-che e per l'assunzione di riferimenti culturali di una sottile quanto attuale ambiguità.Per quanto riguarda i significati Simbolici, v'è chi ha riconosciuto in quest'opera dane-riana un particolare rispetto per la vita individuale. Se tale osservazione è provatadalla rigorosa difesa della privacy dei singoli in relazione ai momenti di vita comuneattraverso una perfetta organizzazione distributiva delle parti dell'edificio, ciò che piùconta sottolineare è il modo con cui tanto il momento privato quanto quello colletti-

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da Abitare n. 212, marzo 1983.

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li, scompaiono in alto mediante comando elettrico; il lavabo e gli armadi a muro neilocali degli ospiti; la scala formata da lastre di marmo incastrate lateralmente in dueparapetti-trave. Anche l'arredamento, ricco ma non sovrabbondante, venne studiatodall'Architetto che, come per la sistemazione degli elementi decorativi, ha lasciatosignificativi schizzi prospettici. Originale l'arredo della sala da pranzo, per una parte inmarmo giallo di Siena, il tavolo in cristallo "securit'' con massello centrale in marmoverde, le seggiole in noce. L'effetto di movimento degli esterni, causato dalla accentua-ta articolazione dissimmetrica dei locali, riesce a collegare funzionalmente e visiva-mente i principali ambienti interni con la natura circostante, contrapponendosi peròal suo aspetto accidentato con la purezza delle forme tipicamente razionaliste anche seinconfondibilmente legate alla sensibilità di Daneri.Questo fu sostanzialmente il concetto sostenuto dal Podestà in due distinte presenta-zioni dell'opera; il critico tenne a precisare che la villa, pur chiaramente di lusso per laricchezza dei mezzi e dei materiali usati, era coerente stilisticamente ed esente da solu-zioni banali. Poco tempo dopo il noto articolo di Ponti metteva in luce il "mestiere" diDaneri, risultante da certe soluzioni architettoniche (i balconi) e dal senso di conti-nuità degli interni; oltre alle capacità costruttive moderne ed all'inserimento nel pae-saggio, individuava nell'architetto una attitudine all'innovazione ed alla sperimenta-zione architettonica, come nel caso dell'accostamento antico-moderno.La Selem infine ha giustamente sottolineato, nella composizione di questa villa (acco-standola in ciò a quella di Borgofornari), la continua attenzione di Daneri per l'esisten-za individuale. Il progetto della villa venne esposto alla V Triennale di Milano, nel1933, nella Sezione 'Mostra fotografica di Architettura moderna".

VILLA SULLA SCOGLIERA DI SESTRI LEVANTE

di Pietro D. Patrone

La villa venne costruita sulla scogliera nel tratto meridionale della penisola di SestriLevante, denominata "Isola" per il fatto di essere stata anticamente separata dal litora-le. L'ambiente è quanto mai pregevole per i valori panoramici e per la varietà dellavegetazione sviluppata su una dorsale rivolta verso il mare e lungo una valletta retro-stante. Nell'ampio parco di pertinenza della villa si trovano piante d'alto fusto alterna-te a prati ed a scarpate regolari, di cui Daneri curò la sistemazione insieme con il vialed'accesso e con la rete delle passeggiate pedonali; i pendii del terreno soprastante e lealberature nascondono la visuale del fabbricato dal borgo marinaro.Disposta approssimativamente secondo l'asse nord-sud, la villa è sviluppata volumetri-camente in funzione dell'andamento del terreno e dell'esposizione sul mare; da setten-trione appaiono due piani, da levante quattro, dagli altri lati uno solo.Dal viale si accede ad una loggia e quindi al patio a nord: questo risulta definito dai treblocchi di volume componenti la villa. A levante si trovano l'appartamento del pro-prietario, quello degli ospiti, camere e locali di servizio; a meridione la sala di soggiornoed a ponente la sala da pranzo e la cucina con "officio".L'ingresso principale si apre in una parete di vetro-cemento attraverso un portale rina-scimentale in pietra; al centro del patio si trova un fonte battesimale bizantino.Dall'atrio si accede ai tre nuclei della villa: a sinistra le camere di servizio collegate congli appartamenti ai piani superiori e con il seminterrato; in fondo una scala in ardesiaconduce all'appartamento del proprietario ed alla sala di soggiorno; a destra i locali diservizio, dotati di apposito ingresso a ponente.È notevole la sala di soggiorno (alta m. 5,50) dotata di una finestra panoramica a sud,di una grande vetrata sul patio a ponente e di una parete in vetrocemento sul patio anord; una rampa a vista la collega al piano della foresteria; a destra si passa nell'antisalaformante quasi un ambiente unico con la sala da pranzo, che è chiusa da due paretiinteramente vetrate ed apribili. L'appartamento del proprietario venne studiato daDaneri in modo da garantire l'isolamento dal resto dell'edificio; esso inoltre, trovandosisull'angolo di levante, possiede l'esposizione migliore. Il patio sul versante a mare èprotetto da una pensilina interna ed è delimitato da elementi architettonici con fun-zione sia estetica che protettiva.Le pavimentazioni sono in legno nelle camere, nella sala e nell'antisala, in ceramicanei servizi, in ardesia e marmo bianco nella sala di soggiorno, marmo verde a mosaiconel patio a monte; i vialetti e le zone di accesso esterne sono lastricate in pietra irrego-lare. Le pareti interne sono del tipo Terranova a grana grossa, le facciate in areninonaturale a tinta chiara, le coperture in ardesia e le falde inclinate in modo da formareuna camera d'aria per l'isolamento termico dei locali otto tanti.Alcune porte sono in legno, altre in cristallo "securit". Vanno segnalate alcune partico-lari caratteristiche tecnologiche qui adottate e riportate su pubblicazioni specializzateper la loro novità: le grandi pareti vetrate con telaio metallico che, come gli avvolgibi-

da: Pietro D. Patrone, Daneri, Sagep Editrice, 1982

Villa Mantelli - sezioni (orig. scala 1:100)

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LO STILE DI DANERI

di Gio Ponti

"... un architetto così unitario come Daneri si è fatto compositivo nella Villa a SestriLevante. Ciò è esatto. L'adunazione di partiti ripetuti (appartamento ecc.) porta ad unaunità complessiva: l'abitazione singola per l'Uomo, in mezzo alla natura è un'altra cosa.L'Uomo è qui il supremo personaggio e la sua vita individuale vuole differenti e conco-mitanti atteggiamenti dell'architettura. Questa composizione pur legata, un po' apaese, è fra le più umane per la dimora non intesa come alloggiamento ma come teatroper le azioni umane di vita e di pensiero, di opera e di contemplazione, per quelladignità umana che è tanto cara a Michelucci e che egli vorrebbe misurasse non solo lacasa ma la città.La sicura competenza, l'eccellente "mestiere" di Daneri son palesi in questa villa sia neiparticolari esterni (per noi architetti notevolissimo il balcone dello studio) sia negliinterni con la continuità degli ambienti comunicanti fra loro e con l'esterno attraversovetrate totali.L'architettura complessiva di questa bella villa, sotto alcuni aspetti, non è così raggiun-ta come lo sono certi particolari: essa rimane tuttavia come una delle più nobili testi-monianze non solo dell'opera di Daneri, ma della recente architettura italiana in que-sto campo.Gli interni di Daneri sono sempre viventi, mossi, esenti da "raffinatisrni" e da "deca-dentismi", sono "vera" casa, non divertimento lezioso e facile o scenario astratto. Altrisuoi particolari come la porta con lo stipite antico fra il vetrocemento e la bellissimascala mostrano un Daneri sempre attento e pronto a sperimentare e sempre fecondo divere invenzioni architettoniche ..."

da Stile, febbraio 1943

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DATI BIOGRAFICINasce a Borgofornari (Genova) il 20 maggio 1900.Studia presso la Scuola di Applicazione per Ingegneri Civili di Roma, SezioneArchitettura, dove si laurea nel 1923, dopo aver concluso il biennio di Ingegnerianell'Università di Genova nell'anno precedente.Accademico di merito nella Classe di Architettura dell'Accademia Ligustica di BelleArti, dal 1930.Appartenne al Gruppo Italiano dei Congressi Internazionali di Architettura ModernaC.l.A.M. ed al Movimento Studi Architettura M.S.A., rispettivamente dal 1947 e1948.Membro effettivo e Vice Presidente della Sezione Ligure dell'Istituto Nazionale diUrbanistica, Membro del Museum ofModern Art di New York, per invito, dal 1939.Conseguì per concorso la libera docenza in architettura e composizione architettonicanell'anno 1954.Docente incaricato del corso ufficiale di "Architettura e Composizione" pressol'Università di Genova, Facoltà di Ingegneria, dall'anno accademico 1954/55.Classificato idoneo nel concorso a cattedra - Composizione Architettonica - Facoltà diArchitettura, Università di Venezia, nel 1958.Accademico corrispondente dell'Accademia Nazionale di San Luca, dal 1960.Accademico di merito della Classe degli Architetti della Pontificia Insigne AccademiaArtistica dei Virtuosi al Pantheon, dal 1961.Ternato nel concorso a cattedre "Elementi di Composizione" Politecnico di Milano -Facoltà di Architettura - nel 1963.Professore straordinario di "Architettura e Composizione" alla Facoltà di Ingegneriadell'Università di Genova, nel 1964.Professore ordinario dall'1.11.1967 nella medesima disciplina.Muore a Genova il 7 settembre 1972.

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Progetto Arch. Luigi Carlo DaneriRestauro Ach. Luciano Panero

Villa Mantelli o Villa DomusSestri Levante (GE) - anno: 1938/40

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Appena costruita, la villa fu pubblicata su "Costruzio-ni Casabella" (ottobre 1940) e su "Domus" (gennaio1941) con testi di Attilio Podestà e con le foto quiriprodotte in bianco e nero (Archivio Crimella). Inqueste immagini del 1940, l'altra faccia della villa,immersa nel suo habitat vegetale.Alle rigorose lineeorizzontali che caratterizzano la facciata verso ilmare fa riscontro da questo lato il movimento aimpluvium dei tetti di ardesia. Materiali e formeinsoliti in un'architettura razionalista, e tuttaviamolto appropriati in questo contesto: scelte chedenotano la capacità di fondere senza pregiudizi edesitazioni i canoni di un verbo architettonico, segui-to con convinzione, ad elementi di una tradizionecostruttiva locale (i tetti di ardesia genovesi) pro- •fondamente sentita e amata. Nel disegno a carbon-cino il progetto originale per la sistemazione delparco: zone a prato, a orto, a frutteto, lecci, pini,roseti, agavi, un belvedere sul mare, una serra e trepasseggiate in piano a livelli diversi raccordate dauna scalinata fiorita. Nulla è cambiato da allora, lacasa e il suo intorno sono ancora esattamente così.

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La casa vista da levante. Le balconate proteggono la zona di riposo.

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Il portale d'ingresso alla villa corrispon-de alle antiche mura di Sestri Levante.La strada di accesso è stata scavata nelterrapieno.Sotto: il viale d'ingresso; a destra salgonole pendici della penisola; a sinistra unadepressione forma una valletta sistemataa prato, circondata da boschi di leccipini, cipressi e collegata da terrazze escale fiori te.

Come descritto da Attilio Podesta' su "Casabella" n" 154, ottobre 1940, " ... il terreno esterno,che comprende la valletta dominata dalla romanica cuspide di S. Nicolò e tutta la parte al mare,che si può raggiungere con scalinata nella roccia, venne sottoposto a una vasta opera di sistema-zione per regolarizzare le scarpate, accrescere la vegetazione d'alto fusto, formare nel fondo dellavalletta il breve ripiano circondato dalle anse riposanti dei grandi prati verdi. La stessa rattenutae misurata immaginazione che ha ordinato la casa e il suo interno ha creato l'ambiente delparco, nell'equilibrio delle proporzioni di chiaro e di scuro, di zone libere e di accenti, nella pre-cisa nettezza degli orizzonti che apre e che chiude. L'entrata è stata scavata nella roccia e l'acces-so esternO è chiuso tra due pareti folte di verde. Oltrepassato il portale si domina il giardino, lacasa di fronte, oltre la valletta, i grandi secolari pini ad ombrello, che creano inconsce rispon-denze con la forma del tetto, col rude basamento e vivaci contrasti con tutto il bianco della casa

alzato sul cielo.A sinistra la modesta portineria dai chiari e netti volumi, addossata al vecchio muto di cinta equasi coperta dagli eucalipti. Sotto è ricavata, pressochè invisibile, l'autorimessa. Un viale pavi-mentato in lastre di pietra a mosaico descrive pianeggiante un grande arco e, dopo aver lasciatoa sinistra una larga scala rustica fiorita che scende al prato del fondo valle, accompagnata dacipressi, lecci ed eriche, raggiunge la casa tra i tronchi dei pini e gruppi di alte camelie. La pen-denza della valletta ripara perfettamente la zona del parco dal vento del mare e permette uninconsueto rigoglio di verde e riposanti ombre. Due viali pavimentati a mosaico, pedonali, ven-nero eseguiti a quote diverse, seguendo le curve di livello, consentendo così passeggiate orizzon-

-:t tali di qualche centinaio di metri. Scorci panoramici di una intensa, suggestiva plasticità sihanno dalla valletta, dalle groppe della penisola, al mare, da cui la casa appare posata tra le roccecon la fluida aderenza di una cosa viva.I ... )

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La portineria e il viale.

La scala fiorita.

Particolare del parco.

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Soggiorno all'aperto della sala

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Dalla netta e unitaria linea orizzontale di gronda, che dàordine e compattezza al disegno, la costruzione scende adassestarsi sul terreno assorbendone i dìslivelli. L'altezzadel costruito varia quindi da un lato all'altro pur nell'unità del profilo superiore. Variano quindi le prospettivequando si gira attorno alla casa, incontrando l'alto zocco-lo di pietra dall'andamento irregolare o lungo le liscesuperfici dei muri intonacati di colore giallo chiaro onella distribuzione delle ombre prodotte dai tagli dellefinestre e dei loggiati.

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L'ingresso principale è verso monte, sul fronte nord, ed è segnato da una cornice rinascimentaledi pietra scolpita, inserita entro una parete di vetrocernento un po' arretrata rispetto alla lineadel perimetro, a formare un breve portico che ripara l'ingresso. Al piano superiore, in corrispon-denza di questa cavità, vi è il bellissimo taglio orizzontale che crea un patio pensile, estrapolandoil verde del parco in una inquadratura quanto mai suggestiva.

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Al patio si accede attra-verso una scala esternaa una rampa, al tempostesso solida e leggera,con parapetti rivestitidi ardesia e gradinisenza alzata di marmobianco.

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Fra i fondi di magazzino di mezza Italia si sono dovute andare a cercare le piastrelle di vetroce-mento dalla particolare sfumatura verde in uso negli anni 30, necessarie alla ricostruzione di que-sta parete che dà luce al grande atrio. Anche l'originaria soluzione per la chiusura del portale -due ante di rame che si ripiegano a libro nello spessore del controstipite- è stata fedelmente rico-struita. l'atrio è pavimentato di marmo verde Alpi e impreziosito da alcune sculture antiche cheappartenevano alla collezione del primo proprietario della casa; fra queste, un fonte battesimalebizantino posto al centro della sala entro un anello luminoso ricavato nel pavimento, e usatocome fontana fiorita.In basso: particolare della scalea ad angolo in ardesia e della soprastante apertura vetrata chescherma il pianerottolo e la rampa verso il soggiomo.Si noti la sapienza delle due linee conver-genti (il profilo della scalea e il corri mano della rampa successiva) che hanno la stessa inclina-zione. A sinistra del fonte battesimale si intravede la scultura di Alik Cavaliere "l'albero delGìamaica".

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Il soggiorno è arredato con poltrone di oggi (Tecno, design Leonardo Fiori) che riprendono neicoloritarancio e avorio) quelli del rivestimento di seta delle poltrone originali andate perdute.Addentrandosi nel grande soggiorno a tutta altezza(m.5.50) rivolto verso il rnarel ma saggiamen-te schermato da leggere tende interne di Rhodia e da tende esterne di tela a grosse righe bianchee blu), si conferma la " rattenuta e mi urata immaginazione" di cui parlava Attilio Podestà su"Casabella". l disegni, i materiali, le finiture sono raffinatissimi e di grande pregio, ma assoluta-mente mai ostentati, bensì inseriti con tranquilla naturalezza quali fossero ovvi: e questo é untratto molto genovese.La scala che dal soggiorno porta alle stanze del piano superiore è come una scultura che nasce dalprezioso pavimento a grandi lastre quadrate di marmo nero di Svezia incorniciate da giunti di mar-mo bianco, e si staglia contro il reticolo più fitto del grande pannello di vetrocemento che dà sulpatio pensile. La scultura di Alberto Giacornetti ai piedi della scala è intitolata "Ragazza acefala".

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Dal soggiorno si passa alla saletta del camino (sotto, in primo piano, la scultura"Crisalide" di Mario Negri) e da questa alla sala da pranzo (nelle pagine succes-sive). Le grandi vetrate di queste due stanze, comandate elettricamente, scom-paiono in alto con le loro intelaiature, e con esse scompare il già sottile limitefra l'interno e l'esterno, fra le stanze e il patio verso il rnaretche opportunamen-te fa da filtro al sole e ai venti). Da notare il pavimento di legno e due pezzidell'arredamento nati con la casa: il grande tavolo da pranzo con piano in cri-stallo e base in marmo e il lineare lampadario di Murano che lo illumina.

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1. atrio2. toeletta degli ospiti3. ingresso di servizio4. cantina e di pensa5. guardaroba e stireria6. camere personale di servizio7. lavanderia8. bagno di servizio9. ricovero antiaereo

Piano dell'ingresso a livello del giardino a monte (orig. scala l: 100)

Piano principale a livello del giardino sul mare (orig. scala 1:100)

Piano superiore

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1. patio a monte2. soggiorno3. sala da pranzo4. saletta del camino - gioco - bar5. soggiorno all'aperto6. biblioteca7. camera da letto dei parenti8. camera da letto del proprietario9. spogliatoiolO. bagnoIl. ufficio12. cucina

1. camere degli ospiti(ora quella verso il mare è lo studio);2. salotto degli ospiti(ora camera dei figli);3. spogliatoio;4. bagno

l due patii; in alto quello verso il parco, in basso quello verso il mare.

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La cucina.! mobili sono laccati in grigio-verde chiarissimo. Le pareti e i I pavimento sono in tes-sere di ceramica color avorio con liste azzurre e filettatura di ardesia.

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Una delle porte rivestite di pergamena dai toni di colore morbidissimi e profilate d'alluminio, e ilrivestimento in lastre di raro marmo giallo di Siena del muro di quinta fra la saletta del camino eil pranzo con la porta che dà verso l'office e la cucina e il taglio per il vano del termosifone.A destra: una delle porte in cristallo greggio temperato e un particolare del piccolo guardarobad'ingresso con pavimento e pareti in te sere di ceramica.

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Nelle foto in bianco e nero alcuni esempi degli ambienti e dell'arredamento originari:lo studio,una camera degli ospiti, un'altra camera degli ospiti con il particolare di un' armadiatura moltotipica di quegli annil e tuttora esistente), comprendente una parte appendiabiti e una parte tuttarivestita di tesserine blu in cui è rinchiuso un lavabo con il suo specchio.

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... Pur essendo stata "cucita" addosso al primo proprietario e committente, la casa ha retto eregge in modo perfetto l'ingresso di abitanti molto diversi proprio per la finissima analisi fatta asuo tempo delle necessità che lo svolgersi della vita domestica impone, sotto i tre aspetti dellafunzionalità, della privacy e della socialità. Questa analisi è sfociata in una composizione, comedisse Già Ponti, "fra le più umane per la dimora non intesa come alloggiamento ma come teatroper le azioni umane di vita e di pensiero, di opera e di contemplazione".Originariamente al piano principale c'era l'appartamento del proprietario, con la biblioteca stu-dio verso il mare e la camera da letto in posizione più centrale e rìparatatoggi sono tutte camereda letto e lo studio è stato spostato al piano superiore, sempre di fronte al mare): al piano supe-riore c'erano e ci sono le camere ospiti, mentre il piano terreno era ed é occupato dai locali guar-daroba e dalle stanze per il personale. Ogni ala è servita da un proprio sistema di scale, per cui lecomunicazioni in verticale possono svolgersi autonomamente senza interferenze. Equilibrataseparazione degli ambiti, quindi, e fluidità di funzionamento: sono queste le doti che rendono lacasa "abitabile" pur cambiando gli abitanti.

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IL PADIGLIONE DEGLI OSPITI

progetw di Luciano e Francesco Panero

Nel parco un piccolo edificio rurale addossato a un antico muro di pietra è stato ogget-to di una ristrutturazione "leggera", che ne ha rispettato l'articolazione volumetricaoperando "con piccoli ritocchi nei rapporti tra pieni e vuoti per renderli più armonici,con un uso di materiali "poveri" e poco costosi, con colori di deciso contrasto."Si è voluta mantenere la grande vetrata che corre lungo la facciata - e che rivela unpassato uso a serra dell'edificio - e si è voluto mantenere il vecchio eucalipto che cresceall'interno della casa e che ora, protetto da un involucro vetrato, ne costituisce il cen-tro ideale. Questa piccola "casa-serra" rimane nascosta, quasi invisibile nel parco circo-stante, e la si scopre solo per gradi, man mano che si percorre il sentiero d'accesso - delresto la volontà di non alterare in alcun modo l'ambiente naturale ben si accorda conlo spirito sapiente mente discreto dell'intervento.

da Abitare n. 308, giugno 1992

Il grande eucaliptoprotetto da una strutturavetrata che rappresenta

il centro ideale della casa.

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Due vedute esterne dell'edificio.

Pianta del primo piano:1. soggiorno2. cucina3.4.7. camere da letto5. bagno6. magazzino

Pianta del pianterreno.

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La vetrata del soggiorno, con una strut-tura di profilati di ferro verniciato az-zurro e pannelli apribili a sportello ver-so l'esterno.In alto: dettaglio di uno dei pilastri cheall'esterno sostengono il tetto.

Nella pagina successiva: uno scorciodella struttura vetrata che contiene ilvecchio eucalipto, I mobili, di legnochiaro, sono stati realizzati su disegno.

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BIBLIOGRAFIA:

A. Podestà, Una villa sulla costa ligure, da "Cosrruzioni-Casabella", ottobre 1940.A. Podestà, Una villa sulla scogliera della penisola di Sestri Levante, da "Domus", gennaio 1941.G. Ponti, Lo stile di Daneri, da "Stile", febbraio 1943.P. D. Parrone, Daneri, Sagep Editrice, Genova, 1982.E.D. Bona, Daneri, da "Abitare", marzo 1983.G. Campodonico, Villa Domus, da "Abitare", marzo 1983.Il padiglione degli ospiti, da "Abitare", giugno 1992.G. Albera, N. Monti, Mediterranean House in ltaly, Editorial Gustavo Gilì, Barcellona, 1992.

La villa è stata pubblicata da:A. Podestà, Una villa sulla costa ligure, da "Costruaìoni-Casabella", ottobre 1940.A. Podestà, Una villa sulla scogliera della penisola di Sestri Levante, da "Domus", gennaio 1941.Mobili in vetro, spogliatoio, da "Stile" (numero speciale dedicato al vetro), maggio/giugno 1941.G. Ponti, Lo stile di Daneri, da "Stile", febbraio 1943.p. Artaria, Ferien und Land Hauser, Erlenbach, Zurigo, 1947.C. Braga, Casati, C. Lucchi, Documenti-Serramenti, Vallardi, Milano, 1948.L. Figini, L'elemento verde e l'abitazione, ed. Domus, Milano, 1950.G. Harbers, Die Schone Wohnung, Verlag Bruckmann, Monaco, 1951.ltalie-Una villa a Sestri Levante, da "L'Architecture d'Aujourd'hui", giugno 1952.G. Harbers, Der Wohngarten, ed. Callwey, Monaco, 1952.C. Braga, G. Orlandi, Documenti-Scale, Vallardi, Milano, 1952.Shihji Koike, World 's Contemporary Architecture, ed. Shokokusha, Tokyo, 1953.H. Selem, Opere dell'architetto L.C. Daneri: 1931-1960, "L'Architettura, cronache e storia", giu-gno 1960.P. D. Parrone, Daneri, Sagep Editrice, Genova, 1982.E.D. Bona, Daneri, da "Abitare", marzo 1983.G. Campodonico, Villa Domus, da "Abitare", marzo 1983.Il padiglione degli ospiti, da "Abitare", giugno 1992.G. Albera, . Monti, Mediterranean House in ltaly, Editorial Gustavo Gili, Barcellona, 1992.

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La villa è stata tema di esposizione e dibattito durante il convegno che si è tenuto a Genova il27 ottobre 1997 dal titolo: "L'architettura razionalista a Genova: la figura di Luigi Carlo Daneri,nella ricorrenza del venticinquesimo anno dalla sua scomparsa".

Le fotografie in bianco e nero pubblicate in questo libro sono del fotografo Crimella e sono trattedai servizi pubblicati da "Casabella" nel 1940 e da "Domus" nel 1941.Le fotografie a colori sono tratte dal servizio pubblicato su "Abitare" marzo 1983 e "Abitare" giu-gno 1992.