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SERVIZIO SOCIALE E POLITICHE SOCIALI 3 dicembre 2012 UDINE IRSSeS Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Friuli Venezia Giulia Urban Nothdurfter Libera Università di Bolzano [email protected]

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SERVIZIO SOCIALE E POLITICHE SOCIALI

3 dicembre 2012UDINE

IRSSeSIRSSeSOrdine degli Assistenti Sociali della Regione Friuli

Venezia Giulia

Urban NothdurfterLibera Università di Bolzano

[email protected]

OBIETTIVI DELLA GIORNATA

• ANALISI DI E CONFRONTO SUI PROCESSI DICAMBIAMENTO NELL‘AREA DEL WELFARE EDELLE POLITICHE SOCIALI

• CONFRONTO SUL RAPPORTO TRA POLITICHE• CONFRONTO SUL RAPPORTO TRA POLITICHESOCIALI E PRATICA DI SERVIZIO SOCIALE

• CONFRONTO SUL RUOLO DEL SERVIZIO SOCIALECOME PROFESSIONE DI UN WELFARE INMUTAMENTO

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ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA

3 INPUT

TENDENZE DI SVILUPPO DELLE POLITICHESOCIALISOCIALI

RAPPORTO TRA POLITICHE E PRATICHE

RUOLO E FUTURO DELLA PROFESSIONE

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ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA

DOPO OGNI INPUT:

RIFLESSIONE IN PICCOLI GRUPPI SU ALCUNIRIFLESSIONE IN PICCOLI GRUPPI SU ALCUNIQUESITI

RESTITUZIONE E DISCUSSIONE IN PLENARIA

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PREMESSAPREMESSA

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PREMESSASVILUPPO DEI SISTEMI DI WELFARE E...

Sviluppo dei sistemi di welfare nei paesidell‘Europa occidentale (pur con significativevariazioni regionali e nazionali) sulla basevariazioni regionali e nazionali) sulla basedell‘ampio consenso del dopoguerra secondoil quale lo sviluppo economico e la sicurezzasociale erano da armonizzare e che vedevanell‘organizzazione della solidarietà sociale uncentrale obiettivo politico;

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PREMESSA...NASCITA DELLA PROFESSIONE

Nascita veria e propria della professione di assistentesociale nel rilancio democratico a seguito del ventenniofascista e dell‘esperienza della seconda guerramondiale;

Tremezzo 1946: duplice necessità di una riformaassistenziale per la costruzione di una realtàorganizzativa di servizi in grado di affrontare i problemisociali di allora e dello sviluppo di una nuova figuraprofessionale capace ai ripsondere ai bisogni dellepersone;

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PREMESSAIMPORTANZA DI QUESTA RIFLESSIONE STORICA

Storia della professione fortemente connessaai processi dell‘organizzazione dellasolidarietà nelle società moderne e allosolidarietà nelle società moderne e allosviluppo dei sistemi di welfare;

Stretto legame tra politiche sociali e serviziosociale professionale;

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PREMESSAPROFESSIONE SOCIALE

È proprio questo legame, il non potersi distanziare daiprocessi sociali dai quali il servizio sociale trae il suomandato, che lo identifica come professione SOCIALE.

In questa prospettiva il stretto legame tra laprofessione ed ‚il sociale‘ non è visto come attributonegativo o processo di professionalizzazioneincompleto, ma viene invece messo in rilievo comeelemento distintivo e modus operandi dellaprofessione. (Lorenz 2010)

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PREMESSAPROFESSIONE SOCIALE

Il servizio sociale „(t)rae il senso del proprio agirenell‘intersezione dei mondi vitali delle personecon i sistemi organizzati della società ed abita iluoghi in cui il bisogno emergente dalla vitaluoghi in cui il bisogno emergente dalla vitaprivata incontra un processo di rispostastrutturato; l‘essere impegnato sui due fronti(delle persone e delle istituzioni) non costituisceuna debolezza o una fragilità ma rappresenta la‚specialità‘ del servizio sociale.“ (Bertotti 2012: 3)

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PREMESSAAUTONOMIA PROFESSIONALE?

In questo senso, il concetto di autonomia professionalenon può essere inteso come un prendere le distanze dacondizioni sociali e politiche e un ritiro in una ritenutadimensione neutrale della relazione d‘aiuto e dellametodologia professionale.

Deve invece manifestarsi come pratica fondata su unariflessione professionale che sappia leggere i bisogni dellepersone nella loro dimensione sociale e costruire soluzioniche colleghino l‘aiuto al singolo, alla famiglia o al grupposistematicamente ai processi sociali e politici di promozionedella solidarietà, dell‘uguaglianza e dei diritti sociali.

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PREMESSACARATTERE STORICO E POLITICO DELLA PROFESSIONE

Questo approccio sottolinea il caratterestorico e politico della professione e mette inevidenza che ‚il sociale‘ in cui la professione èevidenza che ‚il sociale‘ in cui la professione ècosì profondamente radicata non può esseremai dato per scontato.

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PREMESSASERVIZIO SOCIALE – POLITICHE SOCIALI

Tra il servizio sociale e il contesto politico esistequindi un nesso inscindibile che è costitutivodell‘identità della nostra professione.dell‘identità della nostra professione.

Questo significa che è anche caratterizzata da unaambivalenza di fondo in quanto è costantementechiamata a rispondere ai bisogni dei cittadini eallo stesso tempo a contribuire al riequilibriodelle problematiche sociali. (Lorenz 2010)

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PREMESSASERVIZIO SOCIALE E POLITICHE SOCIALI

Lo sviluppo delle politiche non può mai essereconcepito come al di sopra o al di fuori dellaprofessione o addirittura come qualcosa da cui laprofessione o addirittura come qualcosa da cui laprofessione può prendere le distanze.

Ma il processo di organizzazione della solidarietànella società ha un impatto diretto e profondosul servizio sociale come professione.

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PREMESSA

Quindi è vero che siamo una professioneparticolarmente esposta, ma abbiamo anchequalcosa da dire e qualcosa da fare con riguardoalle politiche sociali.

Gli attuali scenari di profondo mutamento deisistemi di welfare richiedono una riflessionecritica sulla nostra professione sotto questaprospettiva e una rideclinazione del nostro ruoloe delle nostre competenze che chiamano in causaun importante dimensione etica.

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PREMESSADIMENSIONE ETICA

La professione si fonda sul valore, sulla dignità esulla unicità di tutte le persone, sul rispetto deiloro diritti universalmente riconosciuti e delleloro qualità originarie, quali libertà, uguaglianza,loro qualità originarie, quali libertà, uguaglianza,socialità, solidarietà, partecipazione, nonché sulleaffermazioni dei principi di giustizia ed equitàsociale.

(art. 5 Codice Deontologico)

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PREMESSADIMENSIONE ETICA

La professione è al servizio delle persone, dellefamiglie, dei gruppi, delle comunità e delle diverseaggregazioni sociali per contribuire al loro svilupp, nevalorizza l‘autonomia, la soggettività, la capacità diassunzione di responsabilità; li sostiene nel processo diassunzione di responsabilità; li sostiene nel processo dicambiamento, nell‘uso delle risorse proprie e dellasocietà nel prevenire ed affrontare situazioni dibisogno o di disagio e nel promuovere ogni iniziativaatta a ridurre i rischi di emarginazione.

(art. 6 Codice Deontologico)

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PREMESSADIMENSIONE ETICA

L‘Assistente sociale deve contribuire apromuovere una cultura della solidarietà edella sussidarietà, favorendo o promuovendodella sussidarietà, favorendo o promuovendoiniziative di partecipazione volte a costruire untessuto sociale accogliente e rispettoso deidiritti di tutti. (...)

(art. 33 Codice Deontologico)

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PREMESSADIMENSIONE ETICA

L‘Assistente sociale deve contribuire alla promozione,allo sviluppo e al sostegno di politiche sociali integratefavorevoli alla maturazione, emancipazione eresponsabilizzazione sociale e civica di comunità eresponsabilizzazione sociale e civica di comunità egruppi marginali e di programmi finalizzati almiglioramento della loro qualità di vita favorendo, ovenecessario, pratiche di mediazione e di integrazione.

(art. 36 Codice Deontologico)

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PREMESSADIMENSIONE ETICA

L‘Assistente sociale ha il dovere di porreall‘attenzione delle istituzioni che ne hanno laresponsabilità e della stessa opinione pubblicaresponsabilità e della stessa opinione pubblicasituazioni di deprivazione e gravi stati didisagio non sufficientemente tutelati, diiniquità e ineguaglianza.

(art. 37 Codice Deontologico)

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INPUT 1

TENDENZE DI SVILUPPOTENDENZE DI SVILUPPODELLE POLITICHE SOCIALI

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MUTAMENTI DEI SISTEMI DI WELFARE

Il forte consenso del dopoguerra hacominciato a traballare a partire dagli anniSettanta ed ha dato avvio ad una lungaSettanta ed ha dato avvio ad una lungastagione di „crisi“, „transformazione“,„riforma“ dei sistemi di welfare ...

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MUTAMENTI DEI SISTEMI DI WELFARE

Da un lato fattori esogeni come i processi diglobalizzazione economica e l‘integrazioneeuropea;

Dall‘altro processi di cambiamento endogeniDall‘altro processi di cambiamento endogenicome la terziarizzazione del sistema economico,la pluralizzazione degli stili di vita, ilcambiamento dei tradizionali ruoli di genere edel ruolo della famiglia, lo sviluppo demograficoe la diminuzione della produzione di welfarefamiliare ed informale;

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MUTAMENTO DEI SISTEMI DI WELFARE

Processi di mutamento sociale ed economicoche hanno completamento ridisegnato lamappa dei rischi sociali e progressivamenteeroso i principali pilastri su cui era statoeroso i principali pilastri su cui era statocostruito welfare state

Stagione delle riforme del welfare

„transizione infinita“ (Conti/Silei 2005)

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IL CASO ITALIANO

Da sempre difficile superamento di un sistema diwelfare frammentato;

Manifestarsi di nuovi rischi e bisogni dagli anni ’80 inpoi ed inasprimento della situazione nei primi anni ’90in seguita alla grave crisi della politica italiana e dellapoi ed inasprimento della situazione nei primi anni ’90in seguita alla grave crisi della politica italiana e dellacrescente pressione dei costi dovuti ai criteri diMaastricht;

Indebolimento dei pilastri del welfare state e capacitàmolto limitata del sistema italiano a fronteggiare inuovi rischi sociali;

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IL CASO ITALIANO

Cambiamenti per lungo tempo prevalentementeoggetto di analisi di macro livello e in termini diun‘analisi approfondita spesso molto lontani daidibattiti di servizio sociale;dibattiti di servizio sociale;

Il clima generale, anche interno alla professione,rimase ancora quello di fiducia nell‘affermazionedel welfare state e nelle sue promesse diredistribuzione ed integazione sociale;

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WELFARE MIX E IDEA DI UN WELFARERELAZIONALE

I primi contributi che hanno messo in luce lemutate condizioni sottolineavano soprattutto lapluralizzazione degli snodi del benessere ed ilriassetto organizzato nell‘emergente welfare mixriassetto organizzato nell‘emergente welfare mixcollegando questa prospettiva, sul pianometodologico, ad un ottica di lavoro di rete.

Si faceva strada l‘idea piuttosto ottimistica di unwelfare relazionale individuando per il serviziosociale sfide stimolanti e fermenti di innovazione

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SVILUPPI

Crescente importanza del terzo settore comesupplenza nei confronti del sistema pubblico e comeagente di sviluppo ed innovazione;Processi di decentramento e territorializzazione dellecompetenze per lo sviluppo delle politiche e la gestionedei servizi;dei servizi;In questi scenari di sussidarietà orizzontale e verticalesi aprivano, da un lato, nuovi ambiti di operatività perla professione nel terzo settore e, dall‘altro, le funzionidel sttore pubblico si spostavano progressivamenteverso una funzione di governance in un sistema diservizi pluralistico.

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328/2000 ...

Riforma dell‘assistenza con forte valoresimbolico e culturale per le professioni sociali

Interpretazione molto positiva dei suoi fattoripropulsivi di sussidarietà e di una societàpropulsivi di sussidarietà e di una societàcivile attiva;

Clima di cambiamento promettente in cui laprofessione auspicava un ruolo più forte e piùpromozionale;

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... e poi ?

Bilancio sull’impatto e l’eredità della riformadell’assistenza alquanto negativo rispetto alleaspettative iniziali (Gori 2010)aspettative iniziali (Gori 2010)

“’(S)ospensione’ della carica emotiva e anchemotivazionale sollevata tra moltiprofessionisti del sociale a seguitodell’approvazione della 328” (Fazzi 2010: 6)

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CAMBIAMENTI

• Passaggio ai governi di centrodestra molto più orientatialla liberalizzazione ed esternalizzazione;

• Congelamento del processo di definizione dei livelliessenziali di assistenza

• Riduzione della spesa sociale (Fondo Nazionale per le• Riduzione della spesa sociale (Fondo Nazionale per lePolitiche Sociali e altri fondi di carattere sociale)

• Crescente aggravamento degli enti territoriali

• Sospensione o ridimensionamento di iniziative e servizi

• Introduzione di cash for care policies

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CRISI DI LEGITTIMAZIONE

Crisi di legittimazione del welfare e clima dimessa in discussione che si esprimevafortemente anche nei confronti dei servizi edei loro destinatari, ma anche nei confrontidei loro destinatari, ma anche nei confrontidegli stessi operatori;

Influenza crescente di posizioni populiste epressioni verso contenimenti discriminatoridegli interventi;

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CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA

Questi sviluppi si sono ancora più aggravaticon la crisi economica e finanziaria degliultimi anni.

Anche se con l‘insediamento del governoAnche se con l‘insediamento del governotecnico Monti si è verificato un notevolecambiamento del clima sociale e politicopersiste una forte situazione di incertezza perquanto riguarda il futuro del welfare e dellepolitiche sociali.

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CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA

Riforma delle pensioniRiforma del lavoroRiforma dell‘ISEE

ASSISTENZA ?!ASSISTENZA ?!CONTINUITÀ NEI TAGLI (Gori 2012)

-> ENTI TERRITORIALI IN CRESCENTEDIFFICOLTÀ DI GARANTIRE I SERVIZI

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CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA

Da un lato i rischi sociali e i bisogni dellepersone aumento in seguito alla crisi(aumento disoccupazione, ecc.);

Dall‘altro lato forte contrazione delle risorse;Dall‘altro lato forte contrazione delle risorse;

Regioni ed enti territoriali si trovano da unlato a dover fare fronte a nuove situazioni dibisogno mentre dall‘alto sono sotto crescentepressione per la contrazione delle risorse.

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IMPATTO SUL SERVIZIO SOCIALE

È evidente che il significato di questi processi dimutamento del welfare non si esaurisce in unmero cambiamento delle condizioni esterne allequali il servizio sociale si può semplicementeadattare senza doversi porre delle domande.adattare senza doversi porre delle domande.Vengono invece toccati i punti di riferimentoentro i quali il servizio sociale si è sviluppato eprofessionalizzato e quindi si apre un vastoorizzonte di interrogativi che toccano il cuore deldibattito sull’identità della professione.

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PARADIGMI E PAROLE D‘ORDINE

Alla luce di questi condizioni vanno anchecriticamente analizzate i paradigmi verso cui siorienta lo sviluppo delle politice sociali e leorienta lo sviluppo delle politice sociali e leparole di ordine con cui esse vengonopresentate!

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SUSSIDARIETÀDECENTRAMENTO E TERRITORIALIZZAZIONE

Sussidarietà in entrambe le sue direzionicostituisce un paradigma centrale dellosvillupo delle politiche;

Decentramento;Decentramento;

Territorializzazione;

Partecipazione del privato sociale non solonell‘ambito della gestione ed erogazione diservizi ma anche ai processi di pianificazione eprogrammazione;

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SUSSIDARIETÀDECENTRAMENTO E TERRITORIALIZZAZIONE

Possibili vantaggi ed effetti positivi:• Maggiore vicinanza ai cittadini, ai mondi di vita ed ai

bisogni delle persone;• Pluralizzazione degli attori del welfare;• Più forte coinvolgimento del terzo settore spesso più vicino

ai bisogni, più al polso dei cambiamenti e più capace diai bisogni, più al polso dei cambiamenti e più capace dicreare soluzioni innovative e di realizzare interventi disostegno mirati coinvolgendo le risorse del territorio;

• Ruolo di governance del settore pubblico, forte ruolo diregia;

• Costruzione di un welfare più partecipato e più inclusivo;• Piú forte leggittimazione;

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PERÒ ...

Redistribuzione delle responsabilità?

Risorse messe a disposizione sui vari levelli eper i diversi attori?

Standard si assistenza e delle prestazioni cheStandard si assistenza e delle prestazioni chedevono essere garantiti?

Riconoscimento ed integrazione dei potenzialidiversi di attori diversi?

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SUSSIDARIETÀDECENTRAMENTO E TERRITORIALIZZAZIONE

Possibili rischi e criticità:

• Crescente scarico di responsabilità sugli entiterritoriali a loro volta fortemente colpiti dallacontrazione delle risorse;

Chiamata in causa della società civile che a sua• Chiamata in causa della società civile che a suavolta rischia di esprimersi in modo più localisticoe defensivo provocando nuove forme diesclusione sociale;

• Dissolvimento della rete dei servizi a sostegnodella cittadinanza;

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ATTIVAZIONECITTADINANZA ATTIVA

Paradigma dell‘attivazione come riferimentonormativo per il ruolo dello Stato e dei suoiinterventi, promozione di una cittadinanzaattiva;attiva;

„Attivazione“ degli individui, delle famiglie,della comunità nella loro autoresponsabilitàed alla propria salvaguardia contro i rischisociali -> responsabilizzazione

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ATTIVAZIONECITTADINANZA ATTIVA

Il paradigma dell‘attivazione si adopera di unlinguaggio che di primo acchito sembra simileal linguaggio della professione!

Aiuto all‘autoaiuto come principio cardineAiuto all‘autoaiuto come principio cardinedella professione;

Attenzione a non creare dipendenze e adevitare forme di assistenzialismo;

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ATTIVAZIONECITTADINANZA ATTIVA

Fenomeno dell‘attivazione assume un nuovorilievo nel contesto delle attuali tendenzepolitiche.

Quali sono le finalità ed i rischi delle misure diQuali sono le finalità ed i rischi delle misure diattivazione?

Quali sono le condizioni di cui le persone, lefamiglie ma anche le comunità e la cittadinanza ingenerale hanno bisogno per potersi „attivare“?

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ATTIVAZIONECITTADINANZA ATTIVA

Nel suo risvolto negativo, il paradigmadell’attivazione può anche significare che chi sitrova in situazione di disagio è ulteriormentetrova in situazione di disagio è ulteriormentegravato dalla responsabilità per ilmiglioramento della propria condizione, equesto, in primis, per ragioni di risparmio nellaspesa sociale.

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AMBIGUITÀ DI FONDO

I paradigmi centrali dello sviluppo dellepolitiche non si presentano in modo univocoma sono caratterizzate da ambiguitàintrinseche e e vengono spesso presentati conuna semantica che sembra essere molto vicinauna semantica che sembra essere molto vicinaal linguaggio della professione.

Necessità di un’attenta valutazione dellepolitiche per poter cogliere i loro risvoltipositivi o negativi.

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ANALISI CRITICA DELLE POLITICHE SOCIALI

Il servizio sociale non dovrebbe fare l’errore diarrangiarsi in modo acritico e imprudente conle tendenze politiche.

Al contrario, lo studio delle conseguenze realiAl contrario, lo studio delle conseguenze realidelle politiche diventa essenziale per la lorocomprensione e per cogliere le sfide e lecriticità che ne derivano da un punto di vistadella professione.

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RICADUTE SUL LAVORODELL‘ASSISTENTE SOCIALE

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QUESITI DA DISCUTERE

• Nella Vostra pratica quotidiana sonoriscontrabili elementi che indicano deicambiamenti delle politiche sociali? Come simanifestano? E che significato hanno per ilmanifestano? E che significato hanno per ilVostro lavoro?

• Come si collegano questi elementi con glispunti forniti? Percepite delle ambiguità?Qual è l‘impatto di esse sul Vostro operato?

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INPUT 2

RAPPORTO TRA POLITICHERAPPORTO TRA POLITICHEE PRATICHE

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TRADUZIONE DI POLITICHE INPRATICHE

Come funziona la traduzione di politiche inpratiche operative?

Cosa succede quando una strategia politicaCosa succede quando una strategia politicaastratta, una policy, deve essere attuata,tradotta in una soluzione reale per unasituazione specifica?

Cosa succede quando le strategie politicheincontrano i bisogni delle persone?

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TRADUZIONE DI POLITICHE INPRATICHE

Una idea è quella che una determinata politica(policy) costistuisce un set di regole fisse,chiare ed univoche che sono semplicementechiare ed univoche che sono semplicementeda seguire in pratica.

In questa prospettiva i processi diimplementazione ed attuazione delle politichesono solo una questione di seguire delleregole.

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TRADUZIONE DELLE POLITICHE INPRATICHE

Un‘altra prospettiva vede la traduzione dellepolitiche in pratiche come un processo piùcomplesso che richiede degli spazi discrezionaliper produrre delle soluzioni nel mondo reale.per produrre delle soluzioni nel mondo reale.

Secondo questa prospettiva le interpretazioni e leazioni di chi è responsabile per la loroimplementazione sono delle determinanticentrali per le forme in cui le politiche sitrasformano in pratiche.

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STREET LEVEL BUREAUCRACYQuesta idea sta alla base del famoso approccio dellastreet level bureauracy di Michael Lipsky (1980).Lipsky mette in evidenza come i street-levelbureaucrats, cioè gli operatori che stanno sul frontlinedei servizi pubblici e tra cui Lipsky stesso annoveraanche gli assistenti sociali, devono trovare versionianche gli assistenti sociali, devono trovare versionipraticabili di realizzazione delle politiche nella loropratica quotidiana.La pratica degli operatori è caratterizzata di solito danumeri elevati di casi da seguire, dalla scarsità sia diinformazioni che di risorse e dalla necessità di dovercomunque prendere delle decisioni concrete entrotempi spesso molto limitati.

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DISCREZIONALITÀSecondo questo approccio la discrezionalità decisionaledegli operatori determina quindi in modo decisivo latraduzione delle politiche in pratiche reali.Lipsky mette in evidenza come le organizzazionicerchino da un lato di controllare il lavoro deglioperatori attraverso forme di controllo burocratico, macome dall’altro esse lascino comunque degli spazicome dall’altro esse lascino comunque degli spazidiscrezionali, accettando tacitamente le possibilidistorsioni tra strategie politiche ufficiali e soluzionireali.Questa ambiguità non nasce solo dall’impossibilità diun controllo totale sugli operatori, ma fa invece partedalla consapevolezza che l’implementazione dellepolitiche deve ricorrere alla discrezionalità di trovarneversioni praticabili.

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DISCREZIONALITÀ

Il tema della discrezionalità trova un importantespazio anche nel dibattito sullaprofessionalizzazione del servizio sociale.

Essere professione vuol dire di disporre degliEssere professione vuol dire di disporre deglispazi di autonomia sia rispetto all‘utenza siarispetto alle gerarchie.

Entro questi spazi di autonomia il professionistadecide ed agisce con riferimento alle conoscenzeed ai valori propri della professione.

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DISCREZIONALITÀ

Abbiamo detto che il servizio sociale abita lospazio intermedio tra le linee della politicasociale e la risposta al singolo bisognoindividuale.

In questo spazio intermedio le/gli assistentisociali esercitano delle discrezionalità ed è intale esercizio di discrezionalità che si esprimela dimensione professionale del loro agire.(Bertotti 2012)

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DISCREZIONALITÀ E DEONTOLOGIA

In questo senso, l‘orientamento valoriale ela capacità di valutare i propri interventi,fanno dell‘assistente sociale uno streetlevel bureaucrat particolarmenteresponsabile.level bureaucrat particolarmenteresponsabile. (Stame/Lo Presti/Ferrazza 2010)

L‘esercizio di discrezionalità nella traduzionedi politiche in pratiche è mediata da unaprofessionalità metodologicamente edeontologicamente orientata.

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PATTO TRA POLITICA SOCIALE EPROFESSIONE

Sia la traduzione di politiche in pratiche sia un‘agireprofessionale hanno bisogno di spazi discrezionali.

Qui torniamo al rapporto tra servizio sociale e politicasociale al patto tra il sistema del welfare pubblico e ilsociale al patto tra il sistema del welfare pubblico e ilservizio sociale come professione del welfare.

Nello sviluppo del sistema di welfare come sistemaorganizzato di aiuto basato su erogazione di risorsepubbliche è stato trasferito all‘assitente sociale sempreanche il compito di valutatore di bisogni e diamministratore di risorse. (Fargion 2009)

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PATTO TRA POLITICA SOCIALE EPROFESSIONE

Il sistema di welfare ha avuto bisogno diquesto ruolo cruciale dell‘assistente sociale dicontribuire all‘implementazione dellepolitiche, di fare da tramite, di valutare lepolitiche, di fare da tramite, di valutare lesituazioni di bisogno, di portare la normagenerale sul livello della situazione concreta especifica di bisogno della persona.

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MANDATO SOCIALE - ISTITUZIONALE –PROFESSIONALE

Nel caso ideale questo patto si esprime in unaconvergenza valoriale e nella congruenza deimandati della professione.mandati della professione.

Ma cosa succede quando il mandatoistituzionale e il mandato professionaleentrano in conflitto?

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CONFLITTO TRA MANDATOISTITUZIONALE E PROFESSIONALE

Cambiamenti nell‘orientemento della politicasociale, trasformazioni sul piano normativo,riduzione delle risorse e l‘inversione del processoriduzione delle risorse e l‘inversione del processodi sviluppo dei diritti delle persone possonoaumentare la tensione tra il mandato istituzionalee il mandato professionale, tra quello che le/gliassistenti sociali vengono chiamate/i a fare e laloro deontologia professionale.

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Per esempio...

Il messaggio alla persona che adesso deve cercarea farcela da solo, quando e perchè lo do?

Lo do sulla base di una valutazione professionaleche mi dice che la persona ha fatto un percorso,che mi dice che la persona ha fatto un percorso,che ha le risorse e gli strumenti utili per farcela,che il cambiamento della situazione richiedel‘attivazione della persona?O lo do invece sulla base di un imperativo politicoo perchè non ci sono le risorse per offrire unsostegno?

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Per esempio...

Il „caso“ (o meglio il progetto con la persona)quando lo chiudo?

Quando la mia valutazione professionale (omeglio la nostra valutazione partecipata) mi (ci)dice che il progetto può o deve essere terminato?

O perchè c‘è la regola dell‘organizzazione che diceche entro 6 mesi devo chiudere il caso?

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Per esempio...

Alle mamme sole con figli piccoli del quartiereposso aiutare a mettersi insieme, ad attivarsi ea sostenersi tra di loro?

O devo dire a loro di attivarsi perchè non ciO devo dire a loro di attivarsi perchè non cisono possibilità e risorse per dare loro unsostegno?

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QUESITI DA DISCUTEREQuali sono gli spazi discrezionali di cui disponetenella Vostra pratica quotidiana?

Quando potete utilzzare questi spazi per applicarele Vostre conoscenze e competenze professionali equando invece siete costretti a prendere dellequando invece siete costretti a prendere delledecisioni imposte da parte del livello politico e/odirigenziale?

Nel Vostro ruolo Vi sentite più come meri esecutoridi regole dettate dalle politiche sociali e dal Vostroente o potete in qualche maniera mediare tra lelinee di politica del Vostro ente e i singoli bisogniindividuali?

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INPUT 3

QUALE RUOLO PER LAQUALE RUOLO PER LAPROFESIONE?

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QUALE FUTURO?QUALI RISCHI?

• Rischio dell’acquiescenza, cioè dell’adattarsi agli orientamentipolitici anche quando sono contrari ai valori ed ai principi fondantidella professione

• Rischio di un professionalismo sempre più asettico e distaccato• Rischio di concentrarsi sulla difesa del proprio status, anche

attraverso rappresentazioni della professione mirate alla suaattraverso rappresentazioni della professione mirate alla sualegittimazione sociale

• Rischio di spostare le domande centrali sul futuro del serviziosociale in un contesto di presunta neutralità e quindi al di fuori daun discorso politico

• Rischio di processi di scostamento e deprofessionalizzazione chefanno diventare sempre più marginale una professionalità riflessivae critica

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RESPONSABILITÀ POLITICA

“(È) richiesto un impegno costruttivo perpartecipare ad un processo di influenzamentoe orientamento delle politiche sociali verso lae orientamento delle politiche sociali verso larealizzazione dei principi di uguaglianza ecoesione sociale.” (Campanini 2009: 14)

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RESPONSABILITÀ POLITICA

Ci dobbiamo “domandare se nell’operativitàcorrente sia sufficientemente approfondita,anche dal punto di vista teorico, ma soprattuttoaccettata e messa in pratica l’importanza dellosviluppo della responsabilità politica deglioperatori dei servizi alla persona e della centralitàsviluppo della responsabilità politica deglioperatori dei servizi alla persona e della centralitàdell’integrazione nei suoi diversi aspetti e se nonsia necessario un maggiore sforzo, sia nell’ambitodella formazione di base che nei programmi diformazione permanente, per approfondire questiaspetti, queste mete della professionalità delservizio sociale.” (Dal Pra Ponticelli 2010, p. 157).

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FORMAZIONE

Sfida doppia della formazione di base di fornireuna buona preparazione teorica che rafforza ilservizio sociale come disciplina e comeinterlocutore in un dibattito scientificointerdisciplinare, nonché di formare unainterdisciplinare, nonché di formare unaprofessionalità dotata di competenze operativeconcrete e spendibile nel contesto dei servizi

Rischio di un disequilibrio e soprattutto di unamancata integrazione tra le due assi formative,quella più teorica e quella più operativa.

FORMAZIONE

Rischio di puntare più su una dimensione diacquisizione di tecniche - quelle più associateal contatto diretto con l’utenza nella laureatriennale e quelle di management nella laureatriennale e quelle di management nella laureamagistrale – anziché alla comprensionecomplessiva e alla riflessione continua diquella che deve essere l’asse portante dellaformazione di servizio sociale.

FORMAZIONE

Sfida centrale per la formazione di servizio socialenon si esaurisce nella trasmissione di competenzetecniche ‘neutrali’, ma consiste nellacomprensione più approfondita delle condizionisociali e politiche dalle quali il servizio sociale nonpuò mai essere sconnesso e entro le quali ognisociali e politiche dalle quali il servizio sociale nonpuò mai essere sconnesso e entro le quali ogniagire professionale di servizio sociale,indipendentemente se all’interno di un serviziopubblico o nel privato sociale, si deve evolvere.Dimensione sottolineata anche dai GlobalStandards for Social Work Education and Training(IASSW & IFSW)

L‘ASSISTENTE SOCIALE DI FRONTEALLA CRISI...

Quali ricadute ha la forte contrazione dellerisorse sul lavoro quotidiano dell‘assistenterisorse sul lavoro quotidiano dell‘assistentesociale, sul processo di aiuto e sul rapportocon l‘organizzazione?

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RAPPORTO CON I CITTADINI

Bertotti (2012) mette in rilievo che glioperatori gestiscono le situazionidilemmatiche nel rapporto con gli utentidilemmatiche nel rapporto con gli utentiattraverso due modalità prevalenti: laprotezione della persona dalle incongruenze einadeguatezze del sistema e un assunzione„individualizzata“ del processo di aiuto.

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DERIVA INIDIVIDUALISTICA ERITORNO ALLA BENEFICIENZA

Rischio di una deriva individualistica,distanziamento dall‘organizzazione e un farsicarico dei problemi in termini personali,progressivo sfumarsi del confine tra il lavoroprogressivo sfumarsi del confine tra il lavoroprofessionale e l‘impegno volontario.

Rischio di un ritorno ad una versione privatisticadel welfare in cui l‘idea delle beneficienza edell‘assistenza caritatevole (e discrezionale)prevale sull‘idea di un sistema basato sui diritti.

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RAPPORTO CON LE ORGANIZZAZIONIBertotti (2012) individua tre categorie di assistenti sociali:

• le/gli assistenti sociali che si sentono appartenenti, chemanifestano appartenenza e forte vicinanzaall‘organizzazione, si sentono riconosciuti e ritengono disvolgere un buon lavoro di connessione tra il mandatoistituzionale e il bisogno degli utenti;

• le/gli assistenti sociali che si separano dall‘organizzazione a• le/gli assistenti sociali che si separano dall‘organizzazione acausa della progressiva divaricazione tra il mandatoistituzionale e quello professionale -> divorzio (interiore oesteriore) tra operatore e organizzazione -> rassegnazione oricerca di altro;

• le/gli assistenti sociali che si adattano in modo acritico alcontesto, accogliendo le trasformazioni delle propriefunzioni senza troppo interrogarsi sulle ragioni e suisignificati in termini di snaturamento die valori edell‘identità professionale.

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COSA POSSIAMO FARE?

• Incrementare la consapevolezza sulla dimensionesociopolitica del servizio sociale;

• Incrementare la capacità di prendere voce e di creareconvergenze ed alleanze;

• Superare la tendenza alla chiusura ed alla dimensione• Superare la tendenza alla chiusura ed alla dimensionerivendicativa ed autoreferenziale;

• Riattivare lo scambio e la comunicazione traprofessionsiti di diverse generazioni;

• Ridare valore al mandato sociale della professione e alpatto triangolare tra cittadini, istituzioni e professioni.

(Bertotti 2012)

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La professione si fonda sul valore, sulla dignitàe sulla unicità di tutte le persone, sul rispettodei loro diritti universalmente riconosciuti edelle loro qualità originarie, quali libertà,uguaglianza, socialità, solidarietà,uguaglianza, socialità, solidarietà,partecipazione, nonché sulle affermazioni deiprincipi di giustizia ed equità sociale.

(art. 5 Codice Deontologico)

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La professione è al servizio delle persone, dellefamiglie, dei gruppi, delle comunità e dellediverse aggregazioni sociali per contribuire al lorosvilupp, ne valorizza l‘autonomia, la soggettività,la capacità di assunzione di responsabilità; lisostiene nel processo di cambiamento, nell‘usodelle risorse proprie e della società nel preveniresostiene nel processo di cambiamento, nell‘usodelle risorse proprie e della società nel prevenireed affrontare situazioni di bisogno o di disagio enel promuovere ogni iniziativa atta a ridurre irischi di emarginazione.

(art. 6 Codice Deontologico)

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L‘Assistente sociale deve contribuire apromuovere una cultura della solidarietà edella sussidarietà, favorendo o promuovendoiniziative di partecipazione volte a costruire untessuto sociale accogliente e rispettoso deitessuto sociale accogliente e rispettoso deidiritti di tutti. (...)

(art. 33 Codice Deontologico)

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L‘Assistente sociale deve contribuire allapromozione, allo sviluppo e al sostegno dipolitiche sociali integrate favorevoli allamaturazione, emancipazione eresponsabilizzazione sociale e civica di comunitàe gruppi marginali e di programmi finalizzati ale gruppi marginali e di programmi finalizzati almiglioramento della loro qualità di vitafavorendo, ove necessario, pratiche dimediazione e di integrazione.

(art. 36 Codice Deontologico)

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L‘Assistente sociale ha il dovere di porreall‘attenzione delle istituzioni che ne hanno laresponsabilità e della stessa opinione pubblicasituazioni di deprivazione e gravi stati disituazioni di deprivazione e gravi stati didisagio non sufficientemente tutelati, diiniquità e ineguaglianza.

(art. 37 Codice Deontologico)

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QUESITI DA DISCUTERE

• Nel Vostro lavoro quotidiano, è possibileesprimere la responsabilità politica dellaprofessione? Come?

• Dove può e deve essere esercitata la funzionedi advocacy?di advocacy?

• Qual‘è il significato della comunitàprofessionale in questo contesto?

• Con chi possiamo collaborare e costruiredelle alleanze?

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Bertotti, T. (2012): «Gli assistenti sociali di fronte alla contrazione delle risorse: individualizzazionedel processo di aiuto e dilemmi nel rapporto con l’organizzazione», paper presentato alla Quintaconferenza annuale ESPAnet Italia 2012 «Risposte alla crisi. Esperienze, proposte e politiche diwelfare in Italia e in Europa» (Roma, 20 — 22 Settembre 2012)http://www.espanet-italia.net/images/conferenza2012/PAPER%202012/Sessione_L1/L1_1_BERTOTTI.pdfCampanini A. (a cura di) (2009): Scenari di welfare e formazione al servizio sociale in un’Europache cambia. Milano: Feltrinelli.Conti F./Silei G. (2005): Breve storia dello Stato sociale. Roma: CarocciDal Pra Ponticelli M. (2010): Nuove prospettive per il servizio sociale. Roma: Carocci.Fargion S. (2009): Il servizio sociale. Storia, temi e dibattiti. Roma/Bari: Laterza.Fazzi L. (2010): Trasformazione dello Stato sociale, privatizzazione e identità professionale degliFazzi L. (2010): Trasformazione dello Stato sociale, privatizzazione e identità professionale degliassistenti sociali in Italia: alcune rilevanze empiriche. La rivista di servizio sociale, n. 3/4, 4 – 29Gori C. (2010): A dieci anni dall’approvazione della legge 328. Prospettive Sociali e Sanitarie, vol.50, n. 1, 2 – 8.Gori C. (2012): Politiche sociali, il piatto piange. Il Sole 14 Orehttp://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-10-22/politiche-sociali-piatto-piange-074705.shtml?uuid=AbsAaWvGLipsky M. (1980): Street-level Bureaucracy. Dilemmas of the individual in public services. Sage,New York.Lorenz W. (2010): Globalizzazione e servizio sociale in Europa. Roma: Carocci.Nothdurfter U. (2011): Servizio sociale e politiche sociali: quali professionisti per quale welfare?Autonomie locali e servizi sociali, n. 3, 521 – 534.Stame N./Lo Presti V./Ferrazza D. (2010): Segretariato sociale e riforma dei servizi. Milano: FrancoAngeli.3 dicembre 2012 SERVIZIO SOCIALE E POLITICHE SOCIALI 85

Grazie dell‘attenzione!

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