Serristori

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PICCOLI OSPEDALI MUOIONO Le piccole eccellenze rischiano la chiusura mentre la media dei posti letto è inferiore del 50% sulla quella europea, l’esempio del Serristori di Figline 1) L’Italia è uno dei pochi paesi con un sistema sanita- rio pubblico ad accesso uni- versale. Due fatti però stanno mi- rando alle basi l’università e l’omogeneità del Servizio sanitario Nazionale: La devolution, che affida alle regioni l’assistenza sanità e il suo finanzia- mento e accentua le differenze territoriali. La sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come un’azienda e a fare prevalere gli obbiettivi eco- nomici rispetto a quelli della salute e della qua- lità dei servizi. La salute è un bene comune che deve essere garantito secondo principi di equi- tà. Il Movimento 5 Stelle sostiene fermamente la sanità pubblica e intende porre l’attenzione sul- la politica di dismissione dei servizi , soprat- tutto sui territori più periferici e più distanti ai centri di potere economico. 2) Sanità pubblica non è un business. Non si può trarre profitto da essa ma solo trarre van- taggi in termini di salute pubblica, prevenzione primaria e secondaria, benessere sociale e della comunità. E invece nell’ottica del profitto e degli obiettivi aziendali che sono sempre più vicini al calcolo economico e sempre più lontani ai bisogni dei cittadini, dimentichiamo che FARE DI PIU’ NON SI- GNIFICA FARE MEGLIO ! 3) Sul mercato sanita- rio, grazie all’asimmetria dell’informazione, l’offerta è quindi in grado di mani- polare la domanda indu- cendo il consumo o facendo del razionamento implicito senza che il paziente-con- sumatore se ne renda conto. In più, il finanziamento delle prestazioni si basa su criteri meramente quantitativi e NON quali- tativi e nemmeno sul loro valore aggiunto, cioè su un più efficiente rapporto costo-benefici. Il pilotaggio verso un sistema più controllabile ri- schia di essere fondato su decisioni politiche di tipo “autoritario” e su tagli “lineari”. 4)I cittadini non debbono essere inerti “spetta- tori paganti”, ma avere un ruolo attivo nel tu- telare il proprio benessere, e nel vigilare sulla mission del sistema sanitario regionale. I piccoli ospedali debbono essere inseriti sta- bilmente all’interno del percorso di cura, cia- scuno con le sue caratteristiche, ma mantenen- doli funzionali al territorio. Esistono numerosi modelli di piccoli ospeda- li convertiti in strutture territoriali intermedie che fanno un lavoro eccellente con grande ri- sparmio di spese per la sanità. L’Ospedale Serristori è un riferimento per il territorio; non solo. Esso rappresenta un rife- rimento futuro in quanto riqualificabile a costo

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PICCOLI OSPEDALI MUOIONOLe piccole eccellenze rischiano la chiusura mentre la media dei posti letto è

inferiore del 50% sulla quella europea, l’esempio del Serristori di Figline

1) L’Italia è uno dei pochi paesi con un sistema sanita-rio pubblico ad accesso uni-versale.Due fatti però stanno mi-rando alle basi l’università e l’omogeneità del Servizio sanitario Nazionale:• La devolution, che affida

alle regioni l’assistenza sanità e il suo finanzia-mento e accentua le differenze territoriali.

• La sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico.

Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come un’azienda e a fare prevalere gli obbiettivi eco-nomici rispetto a quelli della salute e della qua-lità dei servizi. La salute è un bene comune che deve essere garantito secondo principi di equi-tà. Il Movimento 5 Stelle sostiene fermamente la sanità pubblica e intende porre l’attenzione sul-la politica di dismissione dei servizi , soprat-tutto sui territori più periferici e più distanti ai centri di potere economico.2) Sanità pubblica non è un business. Non si può trarre profitto da essa ma solo trarre van-taggi in termini di salute pubblica, prevenzione primaria e secondaria, benessere sociale e della comunità.E invece nell’ottica del profitto e degli obiettivi aziendali che sono sempre più vicini al calcolo economico e sempre più lontani ai bisogni dei

cittadini, dimentichiamo che FARE DI PIU’ NON SI-GNIFICA FARE MEGLIO !3) Sul mercato sanita-rio, grazie all’asimmetria dell’informazione, l’offerta è quindi in grado di mani-polare la domanda indu-cendo il consumo o facendo del razionamento implicito senza che il paziente-con-sumatore se ne renda conto.

In più, il finanziamento delle prestazioni si basa su criteri meramente quantitativi e NON quali-tativi e nemmeno sul loro valore aggiunto, cioè su un più efficiente rapporto costo-benefici. Il pilotaggio verso un sistema più controllabile ri-schia di essere fondato su decisioni politiche di tipo “autoritario” e su tagli “lineari”.4)I cittadini non debbono essere inerti “spetta-tori paganti”, ma avere un ruolo attivo nel tu-telare il proprio benessere, e nel vigilare sulla mission del sistema sanitario regionale.I piccoli ospedali debbono essere inseriti sta-bilmente all’interno del percorso di cura, cia-scuno con le sue caratteristiche, ma mantenen-doli funzionali al territorio. Esistono numerosi modelli di piccoli ospeda-li convertiti in strutture territoriali intermedie che fanno un lavoro eccellente con grande ri-sparmio di spese per la sanità. L’Ospedale Serristori è un riferimento per il territorio; non solo. Esso rappresenta un rife-rimento futuro in quanto riqualificabile a costo

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zero. 5)Tra i punti del programma sanità a 5 stelle sono nominati:-il potenziamento della medicina del territorio.-Lo sviluppo e diffusione capillare a livello di tutto il territorio regionale di servizi integrati socio-psico-sanitari di sostegno al disagio so-ciale. Il welfare è un diritto, non un affare!-La limitazione alle esternalizzazioni dei servizi e alle convenzioni con i privati.6) Nel nostro programma sanitario i SERVIZI TERRITORIALI hanno un ruolo pregnante: l’assistenza sanitaria territoriale ha il ruolo di “governo del territorio”,attraverso il migliora-mento dell’integrazione e della continuità con i servizi sociali e con l’ospedale nella rispettiva chiarezza di competenze.Occorre Sviluppare e valorizzare percorsi di continuità tra la fase acuta di ospedalizzazione ed il post ricovero, come Ospedale di Comuni-tà. Si parla tanto di garantire una sanità efficace per la comunità e non per il singolo.7)Ebbene, se il cittadino malato deve avere un costo sociale, per la famiglia , che supera la di-sponibilità economica e di tempo, impedendo di svolgere una vita serena, una attività lavorati-va efficace, di avere tempi e costi proporzionati alle possibilità, se il sistema sanitario impedisce tutto questo, producendo nelle famiglie, ritardi, spese, stress, quale potrà essere il risultato in termini di efficacia sulla salute della comunità ?Al territorio deve essere demandata la funzione di promozione della salute e sostegno delle per-sone e della comunità dell’area di riferimento territoriale,tramite l‘erogazione di prestazioni sanitarie appropriate e di alta qualità.8)In particolare andrà incentivata e supportata la medicina di iniziativa (cronic care modem). A tale scopo deve essere data la possibilità ai singoli operatori ed alle cooperative sanitarie di poter usufruire dei fondi CEE e Regionali. E questo si può ottenere solo se esiste una rete ca-pillare di servizi sul territorio. Bisogna individuare le necessità a livello locale ,valutando l’offerta da un lato e l’efficienza e la sicurezza delle cure dall’altro.Mantenere SERVIZI DI PROSSIMITA’, per una

sanità vicina ai cittadini; saranno da mantenere e rivedere i servizi per le zone più disagiate,ad esempio per le zone montane,per le isole,anche utilizzando metodiche innovative,quali la tele-medicina, il teleconsulto.

9)Due giorni fa la Fondazione GIMBE , Grup-po Italiano per la Medicina Basata sull’Eviden-za (Nino Cartabellotta) ha lanciato un appello: “Le Regioni, piuttosto che impegnarsi a ridurre inefficienze e sprechi per recuperare 4 mld ri-chiesti dalla Legge di Stabilità, rinunciano ai 2 miliardi di aumento del (FSN) fondo sanitario nazionale. Nel frattempo tutte le criticità conseguenti alla mancata attuazione delle misure contenute nel Patto per la Salute continuano a ricadere sui cit-tadini-contribuenti-elettori, in particolare sulle fasce più deboli” Le regioni hanno definitiva-mente rinunciato ai 2 miliardi previsti dal Patto per la Salute.10) «Con questa rinuncia le Regioni hanno di-mostrato che, in assenza di una regia nazionale, non sono in grado di attuare una spending re-view “interna”, perché avvezze a difendere stre-nuamente servizi e prestazioni sanitarie ineffi-caci, inappropriati e spesso dannosi per mere logiche di consenso elettorale».Peraltro, alla notizia della rinuncia ai 2 mld, tranne la Regione Veneto che ha alzato le barri-cate, solo portatori di interesse privati (Farmin-dustria, Assobiomedica, AIOP, Federfarma, As-sobiomedici) hanno pubblicamente espresso il loro disappunto chiedendo al Governo di inter-venire, ragionevolmente preoccupati per i loro profitti.11) Se la salvaguardia del Ssn non rientra nell’a-genda di Governo perché è già stata silenziosa-mente imboccata la strada dell’intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati e la politica non intende più tutelare la salute dei cittadini italiani, che sia comunque #lavoltabuona per riformulare l’art. 32 della Costituzione (La Re-pubblica tutela la salute come fondamentale di-ritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.)».