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magazine SERENA numero 9 anno 2012 SERENA...MENTE È l’anima, a costituire la vera essenza dell’uomo... Socrate

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il numero 9 del magazine del Gruppo Serena Assistenza

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magazine SERENA numero 9 anno 2012

SERENA...MENTE

È l’anima, a costituire la vera essenza dell’uomo...

Socrate

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EditorialeUna buona fine…ed un bell’inizio

Anna Ragone

L’anno trascorso è stato un anno che ci ha visti impegnati su più fronti, quindi tanti sacrifici, ma anche un anno ricco di soddisfa-zioni............il Gruppo Serena ha realizzato tutto quello che aveva programmato e preannunciato: l’organizzazione di servizi di quali-tà- con l’eccellenza che ci distingue da sempre- è stata suffragata dalla Certificazione di Qualità ottenu-ta e dai numerosi nuovi assistiti acquisiti, l’apertura di una nuova sede a Taranto ci ha già visti prota-gonisti attivi nella realizzazione di una importante rete di solidarietà in terra jonica con la realizzazione di un evento in una storica casa di riposo e la partecipazione attiva al Meeting del Volontariato, gli ap-palti vinti e quelli rinnovati in Isti-tuti per anziani hanno convalida-to i nostri progetti di gestione dei servizi di assistenza residenziale, la realizzazione del format televi-sivo “Alzheimer che vita è” ha rac-contato la storia vera di otto ospiti di Villa Maria Martina e dei loro familiari che quotidianamente vivono il dramma della patologia dell’Alzheimer. Ma sono davvero tante le cose di cui si è occupato il gruppo: realizzazione di eventi di natale in ogni sede, realizzazione di corsi di formazione, cura quo-tidiana del blog e aggiornamento del sito, realizzazione puntuale e precisa delle attività inserite nel calendario dell’animazione della R.S.S.A. Villa Maria Martina, tanti impegni testimonianza di migliaia di persone che quotidianamente condividono la mission del Grup-po Serena.Il nuovo anno ripercorrerà la scia del precedente: nuove sfide e nuo-vi progetti in tutti i settori di at-tività del gruppo; nella formazio-ne, oltre ai consueti corsi, è stato introdotto dalla nostra psicologa, la Dott.ssa Anna Santoruvo, un training sull’assertività, nel set-tore dell’assistenza domiciliare. I risultati raccolti dalla certificazio-

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ne di qualità e dalle statistiche tra-durranno in numeri la quantità e la qualità dei servizi di assistenza offerti; nel settore dell’assistenza residenziale nuovi progetti realiz-zeranno la costruzione e l’apertu-ra di nuove R.S.S.A.; nelle attività di socializzazione tante tante ini-ziative si potranno giornalmen-te condividere sul nostro blog e sulla pagina Facebook e infine al-tre energie saranno indirizzate al consolidamento di un nuovo set-tore di attività del gruppo: il fran-chising.I ringraziamenti sono doverosi: agli assistiti di Serena e agli ospiti di Villa Maria Maria che ci rinno-vano ogni anno la fiducia, ai re-sponsabili di ogni sede che tradu-cono in fatti le disposizioni della direzione centrale del gruppo, ai nuclei di lavoro di Serena e di Vil-la Maria Martina che tutti i giorni fanno si che questa meravigliosa realtà cresca sempre più.

A cura di Anna Ragone

Coordinatrice nazionale Gruppo Serena Assistenza

Direttrice di Villa Maria Martina

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AttualitàDalla SIGG un importante riconoscimento agli operatori del settore assistenziale

Dal 29 novembre al 3 dicem-bre scorso si è svolto a Firenze il 56esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Geronto-logia e Geriatria (SIGG); il titolo dell’evento congressuale lascia davvero poco spazio alle cattive notizie e molto entusiasmo al no-stro lavoro “Prepàrati a vivere 100 anni”.Due dei tre temi cruciali trattati all’ordine del giorno sono stati il ricorso permanente a terapie ap-propriate e il prezioso ausilio di case di riposo molto accoglienti; ed in entrambi i casi ci sentiamo davvero molto coinvolti. Il Grup-po Serena che da vent’anni lavora per gli altri ma soprattutto per migliorarsi costantemente guarda con ottimismo al plauso della co-munità scientifica agli operatori del settore.Negli ultimi anni, se da un lato abbiamo assistito ad una diffusio-ne del fenomeno assistenziale sia sul fronte della domanda che su quello della offerta, la qualità del servizio erogato ha sempre fatto la differenza. E per noi - che nel nostro lavoro quotidiano attra-verso Villa Maria Martina e tutte le prestazioni domiciliari - siamo alla continua ricerca del “miglio-ramento” è importante rilevare che una comunità scientifica offra riconoscimenti oggettivi alla cate-goria di riferimento.A pronunciarsi in tal senso è sta-to il Prof. Marchionni, Ordinario di Geriatria alla Università di Fi-renze e Presidente della SIGG che spiega “ in genere le strutture ac-colgono da venti a ottanta anzia-ni; le realtà più grandi vengono organizzate in piccoli gruppi in modo da rendere l’ambiente il più possibile familiare”; segue poi un cenno all’Alzheimer e al fatto che molte di queste strutture stiano implementando “moduli specia-lizzati” dedicati a questa demenza senile in forte ascesa.La circostanza secondo cui una

RSSA – quindi preposta - possa migliorare le condizioni di vita dell’assistito ed in alcuni casi al-lungargli la vita è un dato concre-to; cure appropriate, musicotera-pia, spettacoli teatrali, escursioni, corsi di cucina, consueling filosofi-co, pittura e pet therapy.I vantaggi delle cure appropriate in termini di mortalità sono più evidenti nei più anziani e nei più fragili: una buona aderenza alle terapie evita ogni anno la morte a circa 200 persone tra i 65 e i 74 anni e nel caso degli over 75 sal-vano la vita mediamente a 2700 persone.Questo, abbinato al comfort di un ambiente sicuro e che riproduce in parte le condizioni del nucleo familiare, riconosce alle case di ri-poso e alle RSSA un ruolo davvero importante.

Vivere 100 anni e prepararsi a vi-verli significa anzitutto avere cura di se stessi; l’età media di vita si allunga sempre più e questo dato incrociato con un calo della natali-tà, proprio nel nostro Paese, è de-stinato a cambiare profondamen-te lo scenario di chi vive e opera nell’universo della assistenza.

A cura diFlavio Fornelli

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La felicità dipende dal lato del letto su cui si dorme

Perchè qualcuno è più allegro di altri? Oppure è più sereno, felice, poco influenzato dallo stress? Che sia un fattore mentale? Genetico? No, strano a dirsi, ma pare che il segreto stia nel lato del letto (quel-lo matrimoniale) sul quale si dor-me. Infatti, secondo uno studio, il coniuge che occupa il lato sinistro durante le ore di riposo, sarebbe quello più sereno. A donare la palma di persone felici ai “sinistri” addormentati è un’in-dagine condotta per conto di una nota catena di alberghi britannica, la “Premier Inn”.Gli esperti hanno indagato su come le persone vedano la vita e quanto si ritengano felici. In base alle risposte degli intervistati, che dovevano ovviamente dichiarare da quale parte del letto dormiva-no, si è scoperto che il 25% delle persone partecipanti al sondaggio che avevano una visione ottimisti-ca e luminosa della vita erano pro-prio quelle che dormivano sul lato sinistro del talamo nuziale.Che dire di quelle che invece, per loro disgrazia hanno dichiarato di dormire dalla parte destra? Beh, tra loro, soltanto il 18% ha affer-mato di avere una visione lumino-sa della vita (sette punti percen-tuale di pessimismo in più). Ma non è tutto. I due terzi degli inter-vistati, tra coloro che dormono a sinistra, ha dichiarato di essere più calmo rispetto al proprio partner, in particolare durante i momenti di crisi. E, in più, chi dorme dalla parte sinistra, pare sia anche più fiducioso nei confronti degli altri e della vita in genere.Per chi è più venale, dormire a destra tuttavia pare sia un van-taggio; infatti, dal sondaggio è emerso che chi dorme dal lato de-stro del letto tende a guadagnare di più. Per contro, i “sinistri” sono più felici sul posto di lavoro e han-

no maggiori probabilità di avere un impiego stabile. Lo stress, in-fine, li condiziona e influisce poco e riescono ad affrontare meglio e con più serenità i carichi di lavoro.

Ora che lo sapete però non litigate con il vostro partner perchè volete cambiare lato del letto in cui dor-mite.

Le conoscenze sono più impor-tanti del curriculum

Le imprese per assumere prefe-riscono affidarsi a conoscenze personali piuttosto che al curricu-lum, a società di lavoro interinale o a centri per l’impiego. È quanto emerge dall’ultima indagine Ex-celsior di Unioncamere e ministe-ro del Lavoro, che rileva come nel 2010 oltre sei imprese su dieci per la selezione del personale abbiano fatto ricorso al cosiddetto canale informale, “conoscenza diretta in primo luogo e segnalazioni perso-nali”, attraverso conoscenti o for-nitori.Rispetto all’anno precedente l’uti-lizzo del canale informale ha regi-strato un forte aumento, passan-do al 61,1% dal 49,7% del 2009. “Il clima economico ancora incerto spinge evidentemente le imprese alla massima cautela nella sele-zione di nuovi candidati: la cono-scenza diretta, magari avvenuta nell’ambito di un precedente pe-riodo di lavoro o di stage, e il rap-porto di fiducia da essa scaturito

diventano quindi premianti ai fini dell’assunzione”, spiega il rappor-to.Nel 2010 è anche cresciuto il ricor-so da parte delle imprese a stru-menti interni, ovvero alle banche dati costruite dalle stesse aziende sulla base dei curricula raccolti nel tempo (al 24,6% dal 21,5%), ma la quota resta limitata a poco più di due imprese su dieci. Perdono in-vece terreno le modalità di reclu-tamento “tradizionali” (annunci su quotidiani e riviste specializ-zate), preferite solo nel 2,3% dei casi. Sono pochissime e in diminu-zione anche le aziende che utiliz-zano intermediatori istituzionali, come società di lavoro interinale, di selezione (5,7%) e quelle che si affidano ad operatori istituziona-li, ovvero ai centri per l’impiego (2,9%).

Se si guarda alla dimensione d’im-presa il quadro cambia, dopo i 50 dipendenti le aziende iniziano a fare più affidamento sulle loro banche dati interne, a basarsi sul-la “carta”, ovvero sui curricula. Ecco che, quindi, al crescere della dimensione d’impresa il rapporto diretto del candidato con il datore di lavoro o tramite conoscenti per-de importanza. Basti pensare che nelle realtà con più di 500 dipen-denti il ricorso al canale informale scende al 10,2%, mentre l’utilizzo di strumenti interni sale al 48,9%.È inutile, nel lavoro, come nella vita, ciò che conta sono le relazio-ni!

Dal nostro blogwww.assistenzaserena.eu/blog

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Economia e FinanzaIn Europa inizia l’era del “Fiscal Compact”

Probabilmente, è il segnale più forte che ci si potesse attendere dall’Unione Europea, in questo de-licato momento storico.Dopo i due maxi-finanziamenti concessi dalla BCE di Mario Dra-ghi al sistema bancario europeo, atti a scongiurare il temutissimo “credit crunch” (blocco del credi-to), è arrivata la sottoscrizione del “fiscal compact” da parte di 25 paesi dell’Unione (restano escluse Gran Bretagna e Repubblica Ceca), a coronamento di una ritrovata in-tesa tra i leader europei.Il fiscal compact- più semplice-mente “patto di bilancio”- è un trattato intergovernativo europeo riguardante “stabilità, coordina-mento e governance dell’unione economica e monetaria” e contie-ne, in 16 articoli, una serie di re-gole che diverranno vincolanti per i firmatari immediatamente dopo la ratifica formale di almeno 12 dei paesi sottoscrittori.Con il fiscal compact, i governi si sono impegnati ad introdurre “l’obbligo del pareggio di bilancio” nelle proprie legislazioni (preferi-bilmente nelle Costituzioni).I governi si sono impegnati, inol-tre, a prevedere una serie di mano-vre correttive obbligatorie in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio concordati, la cui mancata adozione farà scattare sanzioni a carico dei paesi inadem-pienti.I commenti dei leader europei, ri-guardo al buon esito del trattato, sono stati quasi euforici.Il presidente dell’UE, Herman Van Rompuy, ha auspicato “una celere ratifica del patto” in quanto “ren-derebbe possibile una crescita eco-nomica ed occupazionale di lungo periodo”.Il nostro premier, Mario Monti, ha affermato di essere “soddisfat-to che i governi si siano finalmen-te occupati di qualcosa di diverso dalla crisi finanziaria”, visto che “negli ultimi due anni non si erano

occupati di altro”.Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha affermato che adesso “l’Europa ha girato la pagina della crisi finanziaria”, anche “grazie ai provvedimenti del governo Monti che hanno permesso di abbassare le tensioni sui mercati finanziari”.La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha addirittura affermato che il trattato del fiscal compact rappresenta“una pietra miliare nella storia dell’Unione Europea” anche se ha tenuto ad evidenziare che “la situazione è ancora fragile e non siamo ancora fuori dal tun-nel”.

La ritrovata sintonia tra i leader europei è, pertanto, la migliore risposta a tutti gli speculatori e fi-nanzieri d’assalto che, negli ultimi mesi, avevano assediato i mercati obbligazionari europei nel malce-lato tentativo di affossare l’Euro e, quindi, la nascente politica unita-ria dell’Europa.

Il paventato pericolo dell’aboli-zione della moneta unica europea sembra, quindi, definitivamente scongiurato ed i prezzi dei titoli di stato dell’area Euro ne stanno già beneficiando in maniera rilevante.

Certamente, non potrà bastare un trattato a risolvere i problemi eco-nomici che attanagliano i paesi eu-ropei, ma la grande paura vissuta nei mesi scorsi è sicuramente ser-vita da lezione ed ha spinto i go-verni a riflettere sulla necessità di dare un forte segnale di coesione politica e ad agire di conseguenza, quasi all’unisono, come forse mai, prima d’oggi, era successo.

A cura di Fabio Mura

Operatore bancario e finanziarioper info: 328.0080903

e-mail: [email protected]

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La zuppa di lenticchie

Il baccalà alla vicentina

Il baccalà alla vicentina

La nostra sede di Vicenza consiglia di cucinare e soprattutto assaggia-re un secondo tipico della tradizio-ne veneta. Prepararlo è una vera arte, addirittura esiste una confra-ternita che detiene il segreto per la perfetta riuscita di questo piatto. Gli amanti del pesce non rimar-ranno delusi dall’assaggio.

Ingredienti

1 Kg di stoccafisso secco 250 gr di cipolle1/2 litro di olio d’oliva extravergi-ne3 sarde sotto sale½ litro di latte fresco Farina bianca50 gr. di formaggio grana grattu-giatoun ciuffo di prezzemolo tritatosale e pepe

Procedimento

Ammollare lo stoccafisso già ben battuto, in acqua fredda, cambian-dola ogni 4 ore, per 2-3 giorni.Aprire il pesce per lungo, togliere

la lisca e tutte le spine. Tagliarlo a pezzi. Affettare finemente le cipolle; ro-solarle in un tegamino con un bic-chiere d’olio e aggiungere le sarde sotto sale tagliate a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unire il prezzemolo tritato.Infarinare i vari pezzi di stocca-fisso, irrorati con il soffritto pre-parato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o alluminio oppure in una pirofila (sul cui fondo si sarà versata, pri-ma, qualche cucchiaiata di soffrit-to); ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il grana grattugiato, il sale, il pepe.Unire l’olio fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli.Cuocere a fuoco molto dolce per circa 4 ore e mezzo, muovendo ogni tanto il recipiente in senso rotatorio, senza mai mescolare.

Questa fase di cottura, in termine “vicentino” si chiama “pipare”.Solamente l’esperienza saprà defi-nire l’esatta cottura dello stoccafis-so che, da esemplare ad esemplare, può differire di consistenza.Il baccalà alla vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12/24 ore. Servire con polenta.

GastronomiaLa cucina di Serena: il primo e il secondo

La Zuppa di lenticchie

Con l’arrivo del freddo, le zuppe e le minestre iniziano ad esse-re sempre più presenti nei menu quotidiani. Se non avete le len-ticchie già bollite, mettetele per mezz’ora in acqua e bicarbonato, quindi sciacquatele e poi mettetele in una pentola con acqua fredda e cuocetele per 1 ora.

Ingredienti

600 gr di lenticchie bollite 150 gr di pancetta 400 gr di pomodori pelati 1/2 cipolla 1 peperoncino sale olio

Procedimento

Tritate finemente la cipolla e fa-tela rosolate in un tegame con un paio di cucchiai d’olio. Aggiungere ora la pancetta tagliata a dadini, un peperoncino e fate cuocete un paio di minuti.Aggiungere i pomodori pelati e cuocete a fuoco moderato per una decina di minuti.Aggiungere le lenticchie bollite in precedenza, aggiustare di sale e cuocere una decina di minuti an-cora.Servite la zuppa di lenticchie con crostini di pane abbrustoliti.

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Biscotti cioccolato e grappa

Biscotti cioccolato e grappa

E, infine, per rimanere in tema col clima freddo vi proponiamo una ricetta di biscotti a base di ciocco-lato e grappa. Se non vi piace que-sto distillato potrete sostituirlo con del limoncello o un liquore a base di arancia che ben si abbina-no al cioccolato.

Ingredienti per 30 biscotti

225 gr di cioccolato fondente 45 gr di burro 2 cucchiai di grappa 2 uova 65 gr di zucchero 100 gr di farina 1/2 cucchiaino di lievito per dolci 1 pizzico di sale zucchero a velo

Procedimento

In un pentolino far sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente insieme al burro e alla grappa.In una ciotola montare le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il composto al cioccolato intiepidito e mescolare fino a far amalgamare il tutto. Aggiungere mescolando dall’alto verso il basso la farina setacciata con il lievito. Una volta ottenuto un composto omogeneo, metterlo a raffreddare in frigo per 2 ore. Appena freddo, formate con le mani delle palline grandi come una noce che andrete a far rotolare nello zucchero a velo. Poggiate i bi-scotti al cioccolato, distanziando-li bene, su una teglia ricoperta di carta forno e cuocete i biscotti in forno a 180° per circa 20 minuti.

Fate raffreddare i biscotti prima di sollevarli dalla teglia e servirli.

GastronomiaLa cucina di Serena: il dolce

Per chi è a dieta…Tiramisù con ricotta

Ingredienti

300 gr di Ricotta75 gr di Zucchero Semolato75 gr di Zucchero a Velo3 Uova300 gr di biscotti PavesiniCaffè ZuccheratoCacao in Polvere per guarnire

Procedimento

Con le fruste elettriche montare la ricotta con lo zucchero. Quando la ricotta sarà diventata una crema quasi spumosa aggiungere uno alla volta i tuorli d’uovo conser-vando gli albumi e continuando a mescolare. Aggiungere gli albumi montati a neve con lo zucchero a velo. Incorporare delicatamente gli albumi alla crema di ricotta fa-cendo attenzione a non smontar-la.Bagnare leggermente i biscotti

con il caffè zuccherato, disporli in un recipiente alto almeno 5 cm, ri-coprirli con la crema e proseguire così fino ad esaurimento degli in-gredienti.

Cospargi con il cacao in polvere e servire il dolce ben freddo dopo averlo fatto riposare per alcune ore in frigo.

Tiramisù con ricotta

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Avete una cena o un pranzo a cui tenete particolarmente? O più semplicemente volete saperne di più per poter rendere la vostra tavola bella ogni giorno e fare il modo che il convivio diventi un momento piacevole anche alla vi-sta?Ecco, allora, l’articolo che fa al caso vostro.

Come si apparecchia una tavo-la

Una tavola ben apparecchiata è indice di raffinatezza e di buona educazione e dimostra inoltre, l’at-tenzione e la cura che i padroni di casa hanno verso gli ospiti o per il momento di unione che un pranzo o una cena quotidiani rappresen-tano per la famiglia.

Innanzitutto è importante che la tavola sia della giusta grandezza per poter accogliere tutti i com-mensali, farli sentire a proprio agio e non costretti nei movimen-ti. Sarebbe opportuno, prima di stendere la tovaglia, ricoprire il tavolo con un mollettone utile ad attutire il rumore di piatti e bic-chieri o a proteggere il tavolo dal calore. Importante è che la tova-

glia sia intonata al servizio di piat-ti che si decide di utilizzare. Per le occasioni più informali si possono utilizzare le tovagliette americane che andranno posizionate diretta-mente sul tavolo, ma è sempre me-glio che il loro uso sia limitato alla colazione.

Una bella tavola non può mancare del centrotavola, di fiori o frutta, o più semplicemente di una coppia di candelieri che la renderanno in-dubbiamente più romantica e raf-finata. In entrambi i casi è impor-tante che centrotavola o candelieri non ostruiscano la vista dei com-mensali e non ne limitino i movi-menti. I colori delle composizioni di frutta e fiori devono essere in-tonati allo stile della tavola.

I piatti, posati su sottopiatti o di-rettamente sulla tovaglia, devono essere equidistanti gli uni dagli al-tri e, se volete, si possono apparec-chiare, dal principio del pasto, fino a tre piatti, per l’antipasto, il pri-mo e il secondo. Gli altri saranno a portata di mano su un tavolino o su un carrello.

Come per i piatti, anche il numero delle posate varia in base al menù, l’importante è che le forchette sia-no alla sinistra del piatto, i coltelli

Per saperne di piùIl Galatelo

a destra (con la lama rivolta all’in-terno) insieme al cucchiaio. Le po-sate per il dolce vengono posizio-nate orizzontalmente davanti al piatto (le forchette con il manico rivolto verso sinistra e il cucchiaio verso destra). Tra i due può essere inserito anche il coltello da frutta nello stesso senso del cucchiaino.

I bicchieri vanno messi legger-mente a destra del piatto davanti al coltello. Devono essere almeno due, uno per l’acqua e, alla sua de-stra, uno per il vino.

Il tovagliolo si posa sul piatto o a fianco delle posate: alcuni lo met-tono a destra, altri a sinistra. Per pranzi non molto importanti può anche essere piegato artisticamen-te e infilato in un bicchiere.

Davanti ad ogni coperto a volte si mette un cartellino con il nome del commensale. L’ uso dei segna-posto è consigliabile soprattutto quando gli invitati sono numerosi.

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La ricerca sull’Alzheimer per fortu-na non si arena e una nuova buona notizia arriva dagli Usa. Un’equipe di neuroscienziati della Case We-stern Reserve University School of Medicine di Cleveland ha sco-perto che un medicinale usato da anni contro i tumori è in grado di annullare rapidamente i sintomi dell’Alzheimer, almeno nei topi. Il farmaco utilizzato è capace di invertire i deficit cognitivi, com-portamentali e di memoria causati dalla comparsa di questa forma di demenza. I risultati dello studio, pubblicato su Science, sono giu-dicati “più che promettenti” dagli stessi ricercatori pur con la pru-denza che si deve a un trial con-dotto, per ora, solo su animali.Il medicinale oggetto dello studio è il bexarotene, da oltre 10 anni approvato dalla Food and drug administration (Fda) per il tratta-mento del cancro. Il team di Gary

Landreth, che da anni studia la for-mazione dell’Alzheimer, aveva già scoperto che il vettore principale del colesterolo nel cervello, l’apo-lipoproteina E (ApoE), funziona come uno ‘spazzino’ facilitando la pulizia delle proteine beta ami-loidi. Nel nuovo studio, Landreth e i suoi colleghi hanno voluto te-stare l’efficacia del bexarotene per aumentare l’espressione di ApoE e, dunque, ripulire il cervello dalle placche tipiche della malattia neu-rologica, ed hanno accertato che il farmaco stimola i recettori dei re-tinoidi X (RXR), che controllano la quantità di ApoE prodotta. Il risultato ha sorpreso gli stessi scienziati, soprattutto per la velo-cità con cui il bexarotene migliora i deficit di memoria e gli altri pro-blemi legati al morbo di Alzhei-mer.

Speciale AlzheimerUn farmaco antitumorale annulla i sintomi del morbo

Entro sei ore dalla somministra-zione del medicinale, infatti, i li-velli di beta amiloide solubili sono scesi del 25% e l’effetto è durato fino a tre giorni. Un cambiamento correlato con un rapido migliora-mento in tre diversi modelli di ro-ditori affetti dal morbo.

Il farmaco ‘spazzino’ ha inoltre cancellato più della metà delle placche amiloidi nel cervello dei topolini entro 72 ore dal trat-tamento. La ricerca suggerisce dunque che l’aumento dei livelli di ApoE nel cervello può rappre-sentare una strategia terapeutica efficace per eliminare le sostanze associate ai disturbi di memoria e cognitivi legati all’Alzheimer.È una scoperta che ha del sensa-zionale se si pensa che in passato il miglior trattamento per la malat-tia di Alzheimer nei topi aveva ri-chiesto diversi mesi per ridurre le placche nel cervello. Ovviamente, nonostante il gran passo avanti, gli scienziati si mantengono cauti poichè la sperimentazione è riu-scita sui topi e ora bisognerà veri-ficare che anche gli umani possano trarre benefici dal bexarotene.

Associazione Alzheimer BariViale Unità D’italia 67 Bari

tel. [email protected]

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Qualche tempo fa la d.ssa Rago-ne, direttrice del Gruppo Serena, mi chiese cortesemente se potessi scrivere un articolo da pubblica-re sul giornale “Serena…mente”. La struttura di cui sto parlando, presente in più città italiane, è certamente un operatore molto importante nel settore dell’assi-stenza domiciliare, attento alle problematiche della salute altrui e che impiega anche addetti abi-litati al trattamento di pazienti portatori di particolari patologie. È anche, il Gruppo Serena, molto attivo nel campo dell’informazio-ne visto che utilizza pure i più noti social network. Mi sono chiesto, quindi, quale interesse avrebbe potuto suscitare nei lettori un mio scritto dato che non sono né un ricercatore né uno scrittore di grido, ma solo un anziano signo-re la cui moglie continua a lottare contro la malattia di Alzheimer diagnosticatale nel 2003. Non voglio sprofondare nel racconto della nostra disgrazia, ma dire del modo col quale abbiamo raggiunto la prima seria diagnosi potrebbe essere istruttivo. Nella primavera del 2003, Francamaria cominciò a non ricordare gli eventi recenti, i numeri telefonici ed altro. La feci visitare subito da alcuni neurologi locali particolarmente informa-ti sulle demenze; anche dopo la somministrazione dei test allora disponibili, questi minimizzarono del tutto il problema. Non soddi-sfatto delle risposte, nell’autunno seguente telefonai alla professo-ressa Mecocci, aiuto di Geriatria di Perugia, allora uno dei tre più importanti centri italiani che si occupavano della malattia di Al-zheimer. Dopo due giorni ottenni una visita associata ad una genti-lezza di modi che mi lasciò inter-detto. Purtroppo, però, ebbi anche la certezza di un Alzheimer in fase iniziale. Perchè raccontare tutto ciò? Anzitutto perché non tutti credono che si debba inseguire la

Speciale AlzheimerLettera per Serena…mente - Trovare la forza nella malattia

verità con tutte le forze possibili. Non ci si deve accontentare delle prime risposte, se queste lasciano dei dubbi, non deve esserci timore nel richiedere altri pareri ed altre visite. Una certezza raggiunta pri-ma possibile regala anni di vita. Non voglio scrivere della tragedia che, improvvisamente, si abbatté sulla mia famiglia, del mio dolore e di quello delle mie figlie, dell’an-nullamento di tutte le mie aspet-tative; voglio dire, invece, che per sette anni siamo riusciti a gestire Francamaria in casa e con l’aiuto di alcune badanti. Poi, non ci è sta-to più possibile: le trasformazio-ni profonde che la malattia aveva generato in Franca, ben conosciu-te da tutti coloro che disgrazia-tamente si trovano a lottare con questa patologia, e lo stress che avevamo accumulato negli anni ci costrinsero ad una scelta molto ponderata ma terribilmente dolo-rosa. Fummo costretti, cioè, a la-sciare Francamaria alle cure di una casa protetta dotata di un settore specializzato. Fu, questa, una deci-sione di comodo oppure una deci-sione giusta.

Ho impiegato molto tempo per metabolizzare il dramma dell’ab-bandono, per raggiungere la cer-tezza d’aver fatto il meglio soprat-tutto nell’interesse di mia moglie che, così, poteva usufruire di cure adeguate, dello aiuto di personale specializzato, di medici ed infer-mieri sempre disponibili, di un ambiente gradevole e coinvolgen-te. Ormai penso che l’avventu-ra terrena di Francamaria si stia avvicinando alla sua fine per cui ritengo di dover ringraziare, ora, Villa Maria Martina per aver dato a mia moglie ed a noi tutto quello di cui avevamo disperato bisogno. Da qualche tempo ho il privile-gio di far parte dell’Associazione Alzheimer di Bari, associata alla federazione italiana, creata e di-

retta dai dottori Schino e Pinto. L’incarico mio e dei miei colleghi è quello di donare alcune ore del nostro tempo all’ascolto di chi si presenta all’ufficio di viale Unità d’Italia n. 67 con molteplici richie-ste d’aiuto; ho potuto, così, toccare con mano la vastità di questa tra-gedia e l’impreparazione di tutti. I racconti che ascoltiamo sono tutti pressoché simili e potrebbero es-sere condensati in unico copione: all’inizio nessuno sa cosa fare, a chi rivolgersi per sostegno morale e consigli pratici. A tutti loro non si può, certamente, continuare a suggerire soltanto il massimo af-fetto da offrire al congiunto am-malato, argomento principe di tutte le riunioni cui ho partecipa-to; a mio parere un simile atteg-giamento dipende, e ne ho avuto le prove, dalla situazione familiare preesistente per cui diventa qua-si inutile parlarne. Infatti, le più frequenti domande concernono il settore pratico e burocratico. E cosa dire, poi, a coloro che con-fessano, dramma nel dramma, l’impossibilità di sostenere le in-genti spese che un aiuto concreto da parte di terzi richiede? Nel mio piccolo non posso che mostrare la mia comprensione, ad esempio, verso il fatto che una popolazione di ammalati in così rapido incre-mento meriterebbe una maggiore attenzione, al momento relativa, da parte della Società e delle Am-ministrazioni. Ci vorrebbero un maggior numero di strutture ade-guate, non come molte di quelle esistenti che mi è capitato osser-vare, dotate di reparti dedicati e di operatori realmente preparati, affidabili, capaci di trattare questi ammalati ancora come persone e non come ruderi in attesa di de-molizione. Ci vorrebbero maggiori fondi da stanziare per aiutare con-cretamente chi, per sua disgrazia accessoria, non è realmente in gra-do di sostenere gli oneri necessa-ri. La burocrazia, infine, dovrebbe

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Proviamo ad immaginare un cuc-ciolo che aspetta dietro la porta di casa, accasciato in un angolino, che il suo padrone infili le chiavi nella toppa o pensiamo ai primi passi impacciati di un bimbo che cerca di raggiungere le braccia tese della mamma e, intanto, gof-famente inciampa. Quello che ac-comunerebbe i nostri stati d’ani-mo in seguito a queste immagini è indubbiamente la tenerezza. Si tratta di un’emozione piacevole, orientata verso qualcuno, di bassa intensità che suscita commozione o momentaneo turbamento psi-cologico. La tenerezza, affinchè possa definirsi tale, necessita di alcuni indispensabili ingredienti cognitivi. L’assetto cognitivo della tenerezza prevede, innanzitutto, la percezione dell’altro come vul-nerabile, come qualcuno che non può o non è in grado, come fanno tutti gli altri, di difendere se stesso da potenziali pericoli o sofferenze. A suscitare tenerezza sono, infatti, tutti quegli stimoli le cui caratteri-

stiche rientrano nelle categorie di deboli e indifesi (bambini, cuccioli, anziani…). Ma se questo bastasse potremmo anche essere in un altro universo emozionale, quello della pena e della commiserazione, che proveremmo se pensassimo a quel cucciolo sul ciglio di una strada o quel bambino solo e abbandonato. Ci s’intenerisce, invece, di fronte a qualcuno che pensiamo comunque protetto e accudito. Si prova tene-rezza, quando la vulnerabilità per-cepita è ben compensata da premu-ra, coinvolgimento e cure da parte di altri o da parte nostra. Tuttavia, se quel cane non fosse un cucciolo, ma un cane vecchio moribondo o quel bambino gravemente amma-lato, ci consolerebbe sapere che c’è qualcuno dedito a proteggerli e a occuparsi di loro? La tenerezza presuppone un altro importante ingrediente: la consapevolezza che si tratti di una vulnerabilità mo-mentanea o, in ogni caso, comple-tamente compensabile con la cura e l’accudimento. Altra condizione non trascurabile e necessaria per poter parlare di tenerezza è che chi ci intenerisce non debba osta-colare i nostri scopi: proveremmo tenerezza se il cane, nell’attesa del suo padrone, abbaiasse continua-mente e noi fossimo i vicini di casa o se quel bambino, inciampando, distruggesse un oggetto a noi caro o, peggio ancora, il prodotto di un nostro lavoro?

La presenza di tutti questi ele-menti favorisce la possibilità di esperire questo vissuto emotivo,

definibile come tenerezza compas-sionevole o protettiva. Si tratta di un sentimento delicato che dispo-ne generalmente a un comporta-mento accudente, a risposte affet-tuose e ad attenzioni amorevoli. Esiste, inoltre, un’altra forma di tenerezza, definita affettuosa o da vicinanza, provata da chi è in uno stato di vulnerabilità, avverte il senso di debolezza e sente la vici-nanza di qualcuno che lo accudisce e dal quale si sente prontamente aiutato e protetto. Se la tenerez-za è questa, una RSSA ne è for-temente impregnata. È comune-mente provata da oss, infermieri, direttrice, medici, psicologi, ospiti e familiari. La tenerezza è quoti-diana in tutti i gesti di assistenza, nei semplici sguardi, nelle carezze, nelle richieste d’aiuto, nelle mani tese, negli scambi affettivi, nelle piccole gentilezze, nelle voci che comunicano e nelle parole che con-fortano, perchè la vulnerabilità, la debolezza, la percezione e l’auto-percezione di queste condizioni, da un lato, e lo sforzo e l’impegno costante per fronteggiarle, dall’al-tro, sono l’essenza e l’anima di Villa Maria Martina. La tenerezza oltre che piacevole, risulta anche vantaggiosa perchè, come molti studi hanno dimostrato (Carneva-le, Isen, 1986; Isen, Baron, 1991; Isen, 1987) le emozioni positive di intensità non elevata incrementa-no i comportamenti prosociali e i comportamenti volti ad aiutare gli altri e influenzano positiva-mente anche i processi cognitivi come la flessibilità, le capacità di problem solvine e i processi de-cisionali (Isen, Levin, 1972; Isen et al. 1978). Ne consegue banal-mente, e neanche troppo, che non risparmiare in carezze, oltre alla piacevolezza di un’emozione, rega-la maggiore serenità ed efficienza.

A cura dellaDott.ssa Anna Santoruvo

Psicologa di Villa Maria Martina

Vita di Villa Maria MartinaLa tenerezza: assetto cognitivo e RSSA

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essere semplificata al massimo per non creare ulteriori ostacoli, così come avviene sempre, ad esem-pio, nel caso delle commissioni mediche deputate all’erogazione degli attuali miseri contributi per accompagnamento ed invalidità. Queste poche cose io e, soprattut-to, le psicologhe che ho il piacere di affiancare, possiamo suggerire per tentare di lenire le preoccu-pazioni delle persone che si rivol-gono a noi. Con una raccomanda-zione: tutto deve essere tentato per offrire il massimo dell’aiuto a quelle persone che, pian piano, perdono il principale dono della vita, l’intelletto, considerando che la Società è fatta, purtroppo, in modo da consentire che, come si dice nella mia Regione, “chi pecora si fa il lupo se la mangia”.

A cura diGiuseppe D’Auria

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Al fine di qualificare l’offerta dei servizi alla persona, il Gruppo Serena Assistenza, provvede alla formazione continua dei suoi operatori e del mantenimento dell’efficienza delle loro competenze professionali con riunioni e incontri di aggiornamento. L’ iniziativa mira a fornire un’edu-cazione specifica che permetta ai nostri operatori di intervenire nelle situazioni caratterizzate dalla mancanza di autonomia psicofisica dell’ assistito, con un approccio che privilegia l’attenzione alla persona, alle sue esigenze e alle sue potenzialità residue.

Nel mese corrente parte la prima delle sessioni di formazione del 2012. I corsi previsti sono 3:

• Corso Base di I livello “Formazione per operatori addetti all’assistenza”. Il corso si articola in 4 incontri tenuti dal Dott. Car-lo Memeo,medico generico; dalla sig.ra Maria Coletta, infermiera; dal Dott. Christian Spinelli, psicologo.

• Corso avanzato “Riabilitazione dei pazienti con Alzheimer- te-rapia non farmacologia”.La durata complessiva del corso è di 20 ore. Le lezioni saranno a cura della Dott.ssa Anna Santoruvo, psicologa di Villa Maria Martina.

• “Training sull’assertività”. L’assertività o asserzione (intesa come affermazione di sé), è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocuto-re. Sono previsti 7 incontri a cura della Dott.ssa Anna Santoruvo

A scuola con SerenaLa formazione degli operatori

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Momenti di vita a Villa Maria Martina

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Festa San. Rocco

Natale 2011

Torneo di dama

Festa dell’Epifania

Festa di Carnevale

Torneo di burraco

Gita a Capitolo

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Noi del Gruppo Serena

Serena - Cuore Gruppo AssistenzaAssistenza Domiciliare 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

via Amendola 174/A 70125 [email protected]

per info e prenotazioni tel. 0805423300 fax. 080.5428082

www.assistenzaserena.eu - www.assitenzaserena.eu/blog

I nostri servizi

• Ausilio e assistenza• Accompagnamento• Assistenza infermieristica• Assistenza medica generica e

specialistica• Supporto psicologico e consulen-

za familiare• Cure parasanitarie podologo,

fisioterapista, odontotecnico• Sportello informativo su tutte le

istituzioni e i servizi del terri-torio

• Esami diagnostici a domicilio• Gestione e appalti di strutture

assistenziali, sanitarie e case di riposo

le nostre sedi

Foggia via Dante 14tel. [email protected]

Andria viale Istria 24tel. [email protected]

Tranivia Badoglio 22tel. [email protected]

Busano (To) via Valperga 15tel. [email protected]

Vicenzavia Maganza 91tel. [email protected]

Napoli via Nicolò Garzilli 44tel. [email protected] Casertavia Ferrara 26tel. [email protected]

Tarantovia Regina Margherita 51tel. 099.4707993fax. [email protected]

Pescaravia Rigopiano 69tel. [email protected]

Assistenza domiciliare14

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Noi di Villa Maria Martina

Servizi Offerti

R.S.S.A. Villa Maria MartinaCasa di riposo

via Vecchia per Ceglie 70010 Valenzano (Ba)per info e prenotazioni tel. 080.4675008

oppure Linea Cuore del Gruppo Serena Assistenza Onlus tel: 080.5423300

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• Assistenza medica polispeciali-stica• Assistenza infermieristica• Programmi individualizzati di riabilitazione fisica e cognitiva• Assistenza e cura quotidiana dell’Ospite, assicurata da persona-le qualificato• Alimentazione personalizzata• Servizio di assistenza psicologi-ca e sociale• Palestra attrezzata

• Animazione con attività ludiche e culturali• Spazi attrezzati per il tempo li-bero, zona cinema, zona relax, fa-legnameria, sala per feste e ballo, laboratorio teatrale, laboratorio cucito e decorazioni• Spazi all’aperto• Servizio taxi

Villa Maria Martinacasa di riposo

Assistenza residenziale15

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Vita del Gruppo SerenaFrasi, pensieri, poesie

Dicembre 2011

Caro Gesù Bambino,arriva Natale e viene fra noi.

Auguriamo a tutto il mondo pace, amore e lavoro. Preghiamo di

stare tutti bene, uniti e in buona salute. Auguriamo alla signora

Antonia la forza nelle gambe per camminare bene, alla signora

Bettina di essere socievole come sempre, alla signora Lisetta di essere felice nella sua casa, alla

signora Angela che i nipoti conti-nuino a volerle bene, alla signora

Ester di essere più serena e di fermarsi in un posto, alla signora Rosa auguriamo una vita buona e sana, a tutti gli altri ospiti felicità

e soprattutto salute.Auguriamo alla dottoressa Santo-ruvo tanta fortuna e tanto amore. Agli infermieri di esercitare il loro

lavoro con perizia e diligenza, a tutti gli operatori che nell’insieme si formi grande allegria e che svol-gano il loro lavoro, alla Direttrice di guidare con saggezza la casa in

cui abitiamo.Tanti auguri anche a tutti voi ed

alle vostre famiglie.Buon Natale

Atonia, Bettina, Lisetta, Angela, Ester e Rosa

Ospiti del piano Alzheimer di Villa Maria Martina

Dicembre 2011, Ceglie del Campo

Sono un’umile operatrice di questa grande Associazione che

si chiama Serena; mi chiamo Angela, ma non sono un angelo, però qualcuno mi definisce così,

forse perchè sono affettuosa, amo il mio lavoro e soprattutto sono

coscienziosa. Nonostante lavori 7 giorni su 7 e con molte ore lavora-tive, mi piacerebbe tanto dedicare più tempo alle persone con grandi

disagi, ma il dovere di madre e moglie purtroppo mi chiama. Mi

dispiace vedere le persone che soffrono, eppure io vivo bene con loro, molti penseranno che sono

una donna apatica, ma non è così: la verità è che voi tutti siete un

insegnamento di vita, una prova che spinge l’uomo ad essere più

bravo e buono, o per meglio dire, la testimonianza che la vita è bella

e va vissuta.È per queste ragioni che auguro a tutti voi un felice e buon Nata-le, con l’augurio che la medicina possa fare sempre più passi da gigante possa alleviare le pene delle persone più sofferenti. Vi amo tutti, con grande affetto.

AngelaAssistente domiciliare

Ricordi del cuore

Giannetto, mio adorato Amore,non ti meravigliare se ti scrivo

col foglietto appoggiato sul tavolo di una casa di risposo,seria ed accogliente.

Come sempre sei legato a meCol vincolo d’amoreOltre la lontananza

Che nessuno potrà mai distrug-gere.

La pazienza è dei forti;attendimi con l’amore di sempre

per non lasciarci mai più.

Isabella LosaccoOspite di Villa Maria Martina

L’Amico

Il sole, la luna, le stelleSono tutte cose belle,ma più bello sei tu che

ami chi è solo, triste e poverello.Sei generoso,

un po’ virtuosoed ami soprattutto chi al mondo

hasoltanto il sorriso di un volto

amico.

Vittoria

Poesia di San Valentino

Oggi è la festa dei cuori in fiammeE dal mio ti mando una scintilla

Che più del sole brillaSperando che sul tuo visoAccenda un dolce sorriso.

Alla mamma Giuseppina da Marisa

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Vita del Gruppo SerenaChristmas in Joy: cronaca di un successo annunciato

Grande successo per “Christmas in Joy”, il concerto di Natale orga-nizzato dall’Associazione Serena e dalla Associazione Alzheimer Bari presso la Basilica di San Nicola. Il freddo sceso sul capoluogo non ha fermato le circa 600 persone che hanno riempito la chiesa de-dicata al Patrono barese. Fin dalle 19.30 i posti a sedere erano tutti occupati e in molti hanno dovuto assistere allo spettacolo in piedi.Importante è stato il segnale volu-to lanciare dalle Istituzioni, in pri-mis i Consiglieri comunali Ninni Cea, Marcello Gemmato e Angelo Tomasicchio che hanno conferma-to la loro sensibilità e il sostegno alla causa presenziando all’evento e cedendo i loro posti a sedere ai cittadini (n.d.r.).

La Direttrice del Gruppo Serena, Anna Ragone, dopo i saluti di rito ha subito ceduto la parola al nuo-vo (e giovanissimo) Priore della Basilica, Padre Lorenzo, il quale, da buon padrone di casa ha accol-to con parole di benvenuto tutti i partecipanti. A Padre Lorenzo sono succeduti, poi, gli interventi del Presidente dell’Associazione Alzheimer Pietro Schino, dell’As-sessore comunale Palmiotti- pri-ma che politico, oncologo-, del Presidente della circoscrizione San Nicola-Murat, Mario Ferorel-

li altro “padrone di casa” data la location, e, last but not least, del Presidente del Gruppo Serena As-sistenza, Gerardo Cancellaro.Accordati gli strumenti, l’Orche-stra Sinfonica della Provincia di Bari ha subito scaldato l’atmosfera diretta magistralmente dal pathos del Maestro Di Mele, armonizzata dalla voce di Fabrizio del Re e sup-portata da un eccellente Trio Jazz. Una fusione che ha reso il riarran-giamento delle musiche tipiche del Natale, un vero e proprio miele per le orecchie dei presenti che sono stati coinvolti in più di un’occasio-ne mantenendo il ritmo col battito delle mani.

A seguire, Mario Rosini, col suo trio e il supporto di Marinella Mi-lella, ha dato prova delle sue abilità di musicista jazz e cantante rein-terpretando brani tra i quali I Be-lieve I can fly di R.Kelly, Heal the world di Michael Jackson, Smile di Charlie Chaplin e, in conclusione, Oh Happy days con lo stupefa-cente fuori programma dell’inter-pretazione della cantante Serena Brancale. Eccezionale dunque la performan-ce di Rosini che ha lasciato tutti i presenti entusiasti a tal punto da alzarsi per l’applauso finale.Una piccola curiosità: una bam-bina, uscendo dalla Basilica, dice-va ai genitori “Peccato che Natale venga una volta l’anno, altrimen-ti andremmo sempre a concerti così!”

A cura di

Alessia SilecchiaEdito su www.barilive.it

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Vita del Gruppo SerenaLa vecchiaia: l’età della felicità

Chi lo dice che vecchio è triste? Più vecchi, ma più felici. È que-sta la conclusione cui sono giunti i ricercatori dell’Association for Psycological Science secondo cui i capelli grigi non portano soltanto attacchi e malattie, ma al contra-rio ci rendono più ottimisti e felici.Lo studio, pubblicato sulla rivi-sta Perspectives on Psychological Science, dimostra che molto di-pende dai processi cognitivi e in particolare dal fatto che con l’età si intende rimuovere i ricordi do-lorosi e a focalizzarsi solo sulle esperienze più belle e piacevoli. L’età, inoltre, ci insegna a gestire le emozioni, a dare la giusta impor-tanza a ciò che accade e a sorridere alla vita. Dallo studio emerge che gli anziani tendono ad allontanare i ricordi più dolorosi in favore di quelli piacevoli, così come si tende, durante la senescenza, a vivere le situazioni che possono migliorare il proprio stato d’animo, allonta-nado tutto ciò che causa depres-sione.

Altro vantaggio della terza età è la saggezza che induce ad abban-donare senza troppi rimpianti gli obiettivi non raggiunti per con-centrarsi sul proprio benessere. Ci si tiene in forma, si cerca di con-durre una vita “attiva”, si coltiva-no nuovi interessi. Forse è proprio la consapevolezza di avere poco tempo davanti a sè che li porta ad ottimizzare il tempo e a vivere al meglio; due sono i fattori determi-nanti: condizioni di salute stabili e disponibilità economiche, il tutto supportato da un’indole positiva e propositiva.

Tra i due sessi, il più avvantaggiato è quello femminile. Le donne vivo-no più a lungo, reagiscono meglio alle avversità della vita, manten-gono più saldi i rapporti con i figli e sanno come occupare il tempo durante le giornate.E allora non ci resta che prendere esempio!

A cura di Alessia Silecchia

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Dalla nostra sede di Andria

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Corso di formazione per assistenti domiciliariFebbraio 2012

Festa di Natale e tombolataper gli assistenti e gli anziani di Serena Assistenza - Andria

Dicembre 2011

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Vita del Gruppo SerenaVoglio vivere così, col sole in fronte…

Che si viaggi per piacere, per lavo-ro, per amore, per inseguire un so-gno o perchè un esso si è infranto, è sempre qualcosa che introduce nella mente il cambiamento e il movimento. Bisogno, desiderio o necessità è bello pensare di darsi la possibilità di sorprendersi, di aprirsi a percezioni nuove, di per-dersi e, perchè no, di confondersi e mescolare le carte. Quando la mente viaggia i ricordi si mettono a giocare sbarazzini, le immagini si sbizzarriscono per non sbiadire e noi ci sentiamo più recettivi. L’emozione che ti cresce planando verso il Brasile è proprio quella di atterrare placidi sulla natura, quel-la vera.

Un’ esplosione in petto che avrei voluto mostrare a tutti. In poco tempo sono finita in un altro mon-do, in un altro spazio, in un altro tempo. In Brasile ho scoperto una nuova, diversa idea del tempo.

Una sorta di presente continuo, di vita interamente distesa sul letto del quotidiano. Una morbidez-za che farebbe bene anche a noi, sempre cosi stretti nell’ansia del futuro, sempre cosi angosciati nel pensiero del passato. Il mio vuole essere un omaggio ad una terra che mi fa provare un male profon-do. La saudade. Quel sottile velo di nostalgia che si deposita sulla tua pelle quando torni a casa. Una pellicola d’ovatta che ti cambia la vista sul mondo, sulle cose, sulle persone. La mia saudade la curo così: ritrovandola con due righe scritte e rivedendo qualche foto.

E il bello del viaggio è ricostruir-lo poi nella mente come preferia-mo, senza una logica apparente e senza sentirci costretti a riviverlo nell’esatto ordine in cui lo abbia-mo fatto. Perchè, come scriveva Benjamin Disraeli: “Come tutti i viaggiatori ho visto più di quanto ricordo e ricordo più di quanto ho visto”.

A cura diDaniela Melchionna

Sede di Foggia

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Vita del Gruppo SerenaDalla nostra sede di Vicenza

L’anziano e l’inverno

L’inverno, si sa, arriva ogni anno e con sè porta freddo, intemperie e a volte anche un po’di malinconia. Malinconia che colpisce soprattut-to gli anziani, che spesso vivono soli e senza nessuna compagnia. Alcuni hanno la fortuna di avere i propri figli vicini, altri si coccolano con le fusa di un gatto o con le fe-ste di un cagnolino, altri si ritrova-no nei circoli anziani dove giocano a tombola o, durante la settimana, chiacchierano, giocano a carte, in-somma stanno in compagnia.I meno fortunati sono quelli che, a causa di qualche acciacco di salute, non si possono permettere di usci-re, vuoi il freddo, vuoi i marciapie-di ghiacciati vuoi che “Onco’ fora ghe se i geloni….xe meio che staga in casa” (oggi fuori è tutto ghiac-ciato…è meglio stare in casa)!Gli anziani che vivono nelle case di riposo, possono almeno contare sulla compagnia degli altri ospi-ti e sulla figura delle animatrici o animatori che con la loro attività e bravura allietano le loro giornate fredde.Ma tutti quei nonni che vivono nelle proprie case non sempre han-no queste fortune. Li vedi spesso dal dottore dove sperano sempre di trovare una soluzione ai propri malanni, o nelle file delle farmacie o nei piccoli supermercati di quar-tiere, intenti a darsi da fare perchè la loro solitudine sia alleviata da piccole commissioni quotidiane.L’inverno e il freddo insomma non risparmiano nemmeno questa pic-cola grande ricchezza che molte volte tutti noi ci dimentichiamo di avere.

A cura diPaola Lovato

Sede di Vicenza

La solitudine degli anziani

La casa degli anzianiÈ la solitudine

Nessuno può immaginareCom’è brutto viverci dentro.

Gli anziani hanno dentroUn vento di ricordi:Difficoltose guerre

E gioie infinite.Gli anziani

Sono come i bambini,Perchè sono umani

E sono anche gentili.Gli anziani sonoUn libro aperto

Rivolto alla storia precedenteTutto da ascoltare.

Francesca A.Sede di Vicenza

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Natale è arrivato anche quest’anno! Poteva la sede di Vicenza

esimersi dall’organizzare momenti di svago e interesse per la

cittadinanza e i nonnini delle case di riposo? Certo che no!Ad allietare il cupo pomeriggio dell’8 Dicembre ci ha pensato il

Coro la Rocca di Altavilla Vicentina che con le sue voci soavi ed

angeliche ha riscaldato il cuore del pubblico con le musiche di

De Marzi, Rossini e Verdi. Incantati dalla tonante voce del Te-

nore Enrico Pertile e rapiti dalle veloci mani del pianista Denis

Zanotto il tutto esaltato dallo splendore di una delle chiese più

antiche di Vicenza. A fare da cornice alla riuscita dell’evento,

l’intervento dell’Assessore alla famiglia e alle politiche sociali, il

Dott..Giuliari, che ha lodato l’iniziativa promossa dall’Associa-

zione Serena, ringraziandoci pubblicamente con tanto di calo-

roso applauso.Come in ogni Natale che si rispetti, ecco che a divertire l’allegra

combriccola di giovincelli che riempie le case di riposo è arri-

vato un Babbo Natale in versione femminile, che tra lo stupore

di alcuni e il divertimento di altri ha consegnato ad ogni ospite

un pensierino molto gradito. Com’è bello vedere la gioia negli

occhi delle persone di una certa età che si entusiasmano come

bambini alla vista di una carta colorata e un fiocco lucente! Così,

tra una ambo e un terno, una fetta di pandoro e una cioccola-

ta calda ecco andarsene un altro Natale che avrà portato forse

qualche chilo in più, ma che si conclude con la consapevolezza

che l’affetto rimane sempre e comunque il regalo più gradito!

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Vita del Gruppo SerenaDalla nostra sede di Taranto

Sanità tarantina, l’ennesima sconfitta?

Lo scorso 24 gennaio la giunta re-gionale, su proposta del governa-tore Nichi Vendola, ha approvato la delibera con la quale si revoca la partecipazione della Regione Pu-glia alla Fondazione San Raffaele del Mediterraneo; la fondazione, forte di un budget regionale di 210 milioni di euro, di cui 60 già stan-ziati, aveva come obiettivo la rea-lizzazione di una nuova struttura ospedaliera e di ricerca scientifica all’avanguardia nella città dei due mari in partnership con la Fonda-zione San Raffaele Monte Tabor, che gestisce l’omonima struttura nel capoluogo lombardo.Gli scandali giudiziari che nei mesi scorsi hanno investito la Fonda-zione San Raffaele, segnati inoltre dal suicidio dell’ex vicepresidente Mario Cal e dalla morte improv-visa del suo fondatore Don Verzè, hanno compromesso pesante-mente sia a livello finanziario che d’immagine la fattibilità del pro-getto che avrebbe fatto di Taran-to un polo di eccellenza sanitaria a livello europeo e riscattato dal punto di vista socio-economico il quartiere Paolo Sesto, sede pre-scelta per l’opera.Un’altra occasione persa per la no-stra città? Forse no. Il presidente Vendola e l’assessore al bilancio Michele Pelillo hanno precisato che, come da delibera, i fondi non saranno dirottati verso altri obiet-tivi, ma dovranno comunque es-sere destinati alla realizzazione di un nuovo ospedale pubblico, sulla base delle esigenze indicate “dal ri-ordino della rete ospedaliera”.A questo punto però i cittadini si interrogano sui tempi di questo nuovo progetto e soprattutto su come, le ardue battaglie politiche in vista delle elezioni comunali di maggio 2012, influiranno sul destino di un’opera che oltre ad un’indiscussa importanza per la

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qualità di vita della provincia joni-ca (penalizzata pesantemente dai tagli al bilancio sanitario regiona-le) rappresenta, in un momento così critico, un’opportunità irri-nunciabile per via dei positivi ri-flessi occupazionali sul territorio.Non mancano infine le voci criti-che da parte dei rappresentanti della sanità privata convenzionata tarantina e dei relativi sindacati, che auspicherebbero la destina-zione di quei fondi alle strutture già esistenti sul territorio; una richiesta da non trascurare consi-derando che negli ultimi due anni la riduzione dei contributi Asl ha determinato cassa integrazione e mancati rinnovi contrattuali per il personale delle strutture accre-ditate e, per l’utenza, ad un allun-gamento delle liste d’attesa per analisi e visite specialistiche tale da aver attirato l’attenzione dei media a livello nazionale.

A cura diAntonio Rizzo

Sede di Taranto

“La sede Serena di Taranto esprime la massima soddisfazione per la riuscita dell’evento natalizio svoltosi il giorno 18 dicembre 2011 e ringrazia calorosamente i partner che hanno reso possi-bile questo successo, ovvero la Casa di Riposo Beato Nunzio Sulprizio, della quale siamo stati graditi ospiti e l’A.S.D. Studio Teatro Danza di Taranto che ha allestito per l’occasione coreogra-fie di danza moderna, coinvolgendo in particolar modo i suoi allievi più piccini.Questi spettacoli insieme al prezioso contribu-

to degli ospiti, che per l’occasione hanno letto i propri componimenti, ha reso speciale questa serata, caratterizzata da una sentita e numerosa partecipazione come testimoniano le splendide foto.Grazie a tutti e alla prossima!”

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AttualitàIl sorriso della Terza Età

L’ universo della cosiddetta terza età appare oggi – più che mai in un momento in cui le proiezioni ren-dono note un aumento rilevante dell’età media in vita dell’essere umano-oggetto di interessanti studi che spesso ne rivelano incre-dibili scoperte.Così se negli ultimi anni la “medi-cina applicata”, e più in generale la scienza, si è occupata di alcuni aspetti molto importanti orien-tati al fattore “cura e assistenza” dell’anziano, non meno importan-ti sono apparse invece le ricerche sulla sfera emotiva ed affettiva che questo mondo vive.L’esperienza di Villa Maria Mar-tina, degli assistiti, di ciò che gli attenti operatori registrano quoti-dianamente nel giorno dopo gior-no, nella vicinanza con gli ospiti, ci ha aiutato a capire che nonostante la personalità sia un fattore psi-cologico relativamente stabile nel tempo, nel corso della senescenza gli assetti affettivi ed emozionali subiscono delle varianti impor-tanti.A fronte di una parziale riduzio-ne del coinvolgimento emotivo soggettivo, l’attenzione emotiva dell’anziano è immersa in proble-matiche personali che vanno dal benessere fisico allo status socia-le; l’affettività cioè ruota intorno al presente del momento vissuto, sviluppa preoccupazioni ipocon-

driache e il relazionarsi con gli altri equivale al catalizzare l’atten-zione verso di sè.Questa caratterizzazione tuttavia spesso presta il fianco a conside-razioni errate: “l’anziano non sa amare”, “l’anziano non sa darsi”, “l’anziano non ha bisogno di es-sere corrisposto”; il nostro lavoro, infatti, rappresenta quasi una pro-va scientifica dell’esatto contrario.

Ci accorgiamo che l’anziano– pro-prio per una serie di complessità e controversie che vive nel suo io-deve necessariamente esse-re amato e in questo conosce alla perfezione il meccanismo del “ri-cambio”; l’anziano è un’inesauri-bile fonte di altruismo anche se a volte il suo concedersi è atipico; l’anziano deve ricevere attenzioni ed affetto e vive questa necessità alla stregua di tutti gli esseri uma-ni di qualsiasi età.Il piacere e il dovere di saper co-niugare nello stesso tempo queste attitudini, rispettando chi ci è di fronte, è uno dei segreti di questo lavoro.Nel corso di questi anni spesso ci siamo ritrovati in presenza di soggetti che nonostante la sene-scenza avanzata non rinunciano al sentimento – per esempio– del piacersi e del piacere. Villa Maria Martina nel suo nucleo raccon-

ta di “storie di amore”nate o mai nate o solo ideali; ma questo non è importante, nel senso che poco o a pochi può importare se tra due anziani ci sia un affetto.Il fattore rilevante è un altro: tra persone anziane, nonostante l’età, non si ha la voglia di rinunciare a provare un sentimento di qualsiasi natura; e se da un lato le mutazio-ni affettive-emotive spesso riesco-no a sommarsi a quelle cognitive, il compito di chi assiste e veglia un anziano consiste nel non accen-tuare quelle mutazioni.

Spesso un cambiamento emozio-nale “scivola” in un decadimento fisico o in malattia e questa è la fattispecie più pericolosa, quel-la su cui tutti noi lavoriamo; ecco perchè devo ancora una volta ripe-termi ricordando che fare un lavo-ro è adempiere ad una mansione; farlo con il sorriso e credendoci significa dare un valore aggiunto che non ha prezzo.

A cura diFlavio Fornelli

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Page 24: serenamente 9

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SERENA...MENTEmagazine SERENA | numero 9| anno 2012

la presente pubblicazionenon ha periodicità regolare

Redazionesede direzionale delGruppo Serena Assistenzavia Amendola 174/A 70125 [email protected]

Segreteria di redazionetel. 080 5423300fax. 080.5428082www.assistenzaserena.euwww.assistenzaserena.eu/blog

Direttore ResponsabileGerardo Cancellaro

Direzione EditorialeAnna RagoneFlavio Fornelli

Progetto Grafico Chiara Loiudice

ImpaginazioneChiara Loiudice

Serena - CuoreGruppo Assistenza

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