Sentieri del Sulcis - SIC Foresta Monte Arcosu · angolo sud occidentale della Sardegna. Il nome di...

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RELAZIONE NATURALISTICA Sentieri del Sulcis M. Lattias M. Is Caravius Provincia di Cagliari Provincia de Casteddu Unione Europea

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RELAZIONE NATURALISTICA

Sentieridel Sulcis

M. LattiasM. Is Caravius

Provincia di CagliariProvincia de Casteddu

Unione Europea

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Notizie generali.

Il territorio in cui si sviluppa la rete sentieristica dell’Area Sic Monte Arcosu è quello del Sulcis che costituisce l’estremo angolo sud occidentale della Sardegna. Il nome di questo territorio deriva da quello della antica città punica di Sulcis, situata dove ora è S. Antioco.Il complesso montuoso che va da M. Arcosu, a Nord, ai monti di Pula, a Sud, e che tocca la massima elevazione con il M. Is Caravius di 1112 m racchiude un immenso complesso forestale di ampiezza e densità tali da non avere eguali nel resto dell’Isola. La selva è interrotta solo dalla strada provinciale n. 1, peraltro ancora a fondo naturale, che, seguendo il corso del Gutturu Mannu, unisce Capoterra a Santadi. Dal punto di vista geologico il massiccio ha una struttura interamente granitica, con estesi tratti di scisti paleozoici, spesso ricchi di depositi fossili. Questi scisti appaiono metamorfosati per contatto con grandi espansioni eruttive granitoporfiriche e

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risalgono probabilmente al Cambriano. I massicci hanno una tormentata morfologia, con valloni alternati a pianori e vette elevate oltre i mille metri. Per completare la descrizione geologica di questi monti, la cui formazione è per la massima parte da ascriversi all’era paleozoica, occorre aggiungere che sono presenti verso Nord e verso Ovest anche formazioni, anch’esse paleozoiche, carsiche, mentre ai contorni dell’area paleozoica, verso Ovest e verso Sud lungo la costa, sono presenti manifestazioni vulcaniche terziarie.Dal punto di vista della vegetazione, a parte le formazioni ripariali costituite dall’oleandro associato a boscaglie di ontani e salici rossi lungo il corso dei torrenti, l’intera zona montuosa era, in tempi lontani, coperta da foresta primaria ad alto fusto, la lecceta, nella quale il Leccio è la specie dominante, con le tipiche specie associate a questa formazione vegetale quali il corbezzolo, l’erica arborea e l’ilatro (Phyllirea latifolia). Tuttavia dopo i molti tagli, solo in qualche parte si è mantenuta la fustaia a leccio; ma quasi dappertutto il bosco si è degradato a macchia alta, con erica e corbezzolo misti al leccio e a sparsi popolamenti a Sughera; dove hanno imperversato pascolo eccessivo e ripetuti incendi il bosco si è degradato anche a macchia bassa dominata dalle varie specie di cisto e dal lentisco. La copertura arborea è abbastanza omogenea e ricchissima di lecci, con le specie ad essi associate alle quali, nelle schiarite, riesce ad inserirsi anche il biancospino o la sughera; è molto frequente anche il ginepro (Juniperus oxycedrus), molto rari e localizzati invece sono l’agrifoglio e il tasso ormai presente solo in un piccolo popolamento in un canalone del Monte Lattias.Merita di essere citata anche la formazione delle aree cacuminali, scarsamente rappresentata nelle aree sommitali del Lattias e in altre vette spoglie dalla copertura vegetale, costituita da camefite pulvinate come elicriso, stachide (Stachys glutinosa), Teucrium marum e ginestre.Infine sono tantissime le specie endemiche che si possono

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incontrare nell’area, dalle valli alle vette; il contingente endemico annovera specie anche molto localizzate o rare: l’elicriso del monte Linas, presente, oltre che nella catena da cui prende il nome, anche nelle vette del Lattias, la ginestra dell’Etna, lo spillone del Sulcis, sono solo alcuni esempi, oltre a endemismi più diffusi come il gigaro sardo-corso, il giglio di monte, la sassifraga corsa e lo zafferano minore. Dal punto di vista faunistico la zona è nobilitata dalla presenza del cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), concentrato in particolare nella foresta demaniale di Gutturu Mannu e nella Riserva naturale WWF di M. Arcosu. È abbondante ovunque il cinghiale (Sus scrofa meridionalis), sono presenti anche la volpe, la martora e il gatto selvatico (Felis lybica sarda). L’avifauna comprende alcune coppie nidificanti di aquila reale, oltre a rapaci come il gheppio, l’astore, presente nei boschi maturi, ma molto elusivo, e il falco pellegrino, colombacci, picchi. Riguardo alla presenza dell’Aquila del Bonelli non si hanno notizie e segnalazioni da diversi anni.Circa la zona del M. Lattias si può dire che essa è ancora relativamente intatta dal punto di vista naturalistico. Sono inoltre presenti insediamenti minerari, insediamenti archeologici e di antica cultura contadina.La foresta demaniale di Gutturu Mannu, in particolare, faceva parte, sin dalla metà del 19° secolo, del complesso minerario di S. Leone, gestito dalla “Sociètè des Hauts Forneaux”; questa Impresa, anche dopo la chiusura delle miniere, aveva continuato l’esercizio della foresta, utilizzando la decauville (linea ferroviaria a scartamento ridotto) che, partendo dalla spiaggia della Maddalena e passando per Capoterra, terminava alla stazione di Is Pauceris, nel cuore della foresta.Gli escursionisti del Club Alpino Sardo, che nel maggio del 1895 traversarono la zona per compiere la prima salita escursionistica nota del M. Lattias, fanno rilevare l’attenzione con cui la società proprietaria curava la ricrescita delle zone boscose già soggette al taglio, diversamente da quanto

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avvenuto nella seconda metà del secolo scorso quando si ricavò dai boschi tutto il legname possibile, cedendo poi la foresta alla Regione e da allora il manto boschivo si è nettamente ripreso.A questa foresta si accede dalla SS 195 e percorrendo una dozzina di km sulla rotabile provinciale n. 1, oltre la chiesetta di S. Lucia. Si giunge così alla caserma forestale della cosidetta “Dispensa Gambarussa”, già “Stazione Villa Moras” della citata ferrovia. La rotabile provinciale sale poi, passando per Is Antiogus, all’Arcu Su Schisorgiu e da qui discende, nella foresta demaniale di Santadi – Pantaleo, a 7 km circa da Santadi. Nella località di Pantaleo esisteva un complesso industriale minerario-forestale, servito anch’esso da una ferrovia a scartamento ridotto che, per Santadi, portava fino a Porto Botte. Gli edifici industriali, che, durante la prima guerra mondiale, comprendevano anche una fabbrica di esplosivi, sono stati ora restaurati e resi fruibili.

Bibliografia- Guida alla natura della Sardegna, ed. Mondadori 1973 - F. Pratesi e F. Tassi;- Guida ai sentieri del Monte Lattias, ed. Club Alpino Italiano Sezione di Cagliari 1998 - A. Berio e M. Secci.

A cura di Pierfrancesco Boy, Alessio Mereu e Marco Dessì (Guida Ambientale Escursionistica

iscritto nel Registro Regionale di cui alla legge Regionale L.R. N 20 del 18/12/2006 con il

n 313 in data 28/01/08)

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Carta Geologica

a cura di Simone Piga

Informazioni geologiche tratte dalla Carta Geologica di base della SardegnaRegione Autonoma della Sardegna, 2008 - 2010

SENTIERI M.LATTIAS E M. IS CARAVIUS SCALA 1:50000

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Schede tecniche dei sentieri

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SENTIERO N. 220: S.P. 1 (Dispensa Gambarussa) – M. Lattias

Percorso: Dispensa Gambarussa – Arcu Sa Grutta – Arcu Su Suergiu – Arcu Su Tronu – M. Su Tronu – M. Lattias

Segnavia bianco-rossiTempo di percorrenza in salita: ore 6Lunghezza: 8,3 kmQuota minima: 159 mQuota massima: 1086 m Dislivello: 927 mDislivello totale (sola andata): in salita 1.061 m; in discesa 156 m.Difficoltà: EE

Il percorso ripropone, nei limiti del ragionevole e di quanto si può ricostruire a distanza di oltre un secolo dalla relazione pubblicata sul Bollettino del Club Alpino Sardo, la storica ascesa alla cima del Monte Lattias, nel maggio del 1895, da parte di sette soci di quel Club che il celebre geologo triestino Domenico Lovisato aveva costituito a Cagliari due anni prima.

Illustrazione1:PanoramadelM.LattiasdaArcusaGrutta

Panorama del M. Lattias da Arcu sa Grutta

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Descrizione generale

Il Monte Lattias è la più elevata delle cime granitiche presenti nei monti del Sulcis e, assieme alle vicine Punte di Genna Spina e di Rocca Steria, costituisce una vasta zona in cui la roccia granitica è praticamente scoperta.

Il Lattias è situato in una delle aree più suggestive della Riserva WWF di Monte Arcosu. Esso segna il confine fra i territori comunali di Siliqua (NO), Uta (NE) e l’isola amministrativa di Assemini (S) ed è ben visibile da Est e da Nord, per il suo caratteristico aspetto, in quanto il massiccio è composto da una serie di guglie modellate dall’erosione, disposte a formare una cresta lunga quasi due chilometri. Il profilo della cresta è inciso nettamente dal valico di “S’Ena Manna”, che separa

l’altopiano granitico in cui si trova la cima del Lattias (SE) dalla cresta dei tre “torrioni del Lattias” (NE). A Ovest del torrione Sud si salda una cresta boscosa che, attraverso il valico di “S’Arcu S’Arbutzus”, collega il Lattias al monte Is Caravius la cui vetta, costituita invece da scisti paleozoici, è la più elevata del Sulcis (m 1112).Dalla vetta del Lattias il panorama è molto esteso, sia verso la cresta principale del Sulcis e sia sulle vallate verso Cagliari ed il Campidano. È inoltre particolarmente suggestivo il contrasto tra la spianata rocciosa terminale, chiusa a N dai tre massicci torrioni, e le vallate inferiori verdeggianti di

Illustrazione1:LeccioprimarioLeccio primario

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boschi e di macchia; tutta la zona è infatti ricca di acque, anche nei mesi di siccità.

Come si arriva

Raggiunta la chiesa campestre di S. Lucia di Capoterra, si percorre la SP 1 Capoterra – Santadi per circa 5 km fino alla caserma dell’Ente Foreste “Dispensa Gambarussa”. Da qui inizia il percorso a piedi.

Itinerario a piedi

Il percorso, noto anche come “Via dei primi salitori”, parte dalla “Dispensa Gambarussa” (m 163 s.l.m.), ora caserma dell’Ente Foreste, sulla S.P. 1 Capoterra - Santadi. Dopo aver costeggiato la recinzione della caserma, lasciandola a destra, si attraversa il Rio Gutturu Mannu presso un ponte in ferro già appartenente all’antica ferrovia a scartamento ridotto (che serviva al trasporto dei prodotti minerari e del legname fino all’imbarco presso La Maddalena Spiaggia) e si raggiunge un ovile. A monte dell’ovile, parte una mulattiera che si dirige verso O e che permette di raggiungere il passo (Arcu Sa Grutta) a quota 500 m (h 1.30), presso la Conca de Is Pillais (m 525). Attraversato il passo, si svolta a sinistra su un’altra mulattiera che proviene da NE (segnata come sentiero 217) e, proseguendo su questa verso SO1, si raggiunge la pista forestale che proviene dalla Foresteria Perdu Melis (segnata come sentiero 205). Svoltando a sinistra su questa, si raggiunge in pochi minuti S’Arcu Su Suergiu, m 487, h 1.20 - 2.50). Dal passo parte verso SO una sterrata che proviene da Mitza Fanebas (sentiero 205), continuando invece verso O su un’altra pista forestale, si raggiunge in pochi minuti, e dopo un tornante, Arcu Su Tronu (h 0.10 - 3). Dall’Arcu

1 - Questo tratto del percorso è particolarmente panoramico con magnifiche vedute sulle creste del Lattias, verso O, e su M. Arcosu verso N. Ci troviamo all’interno dell’Oasi fau-nistica del WWF e non è raro avvistare animali selvatici (cinghiali, cervi e talvolta perfino l’aquila).

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Su Tronu si svolta a sn su una pista forestale che sale a tornanti in direzione O. Raggiunta la quota più alta da cui la sterrata proseguirebbe verso S, si svolta a destra su un ripido sentiero.

Da qui il percorso, proseguendo molto ripidamente su tracce di sentiero, diventa “per esperti” e, risalendo il costone in direzione O-SO porta ad un’anticima del M. Su Tronu (m 679) e quindi, cambiando direzione verso S, a M. Su Tronu (m 685, h 0.45 – 3.45). Da qui, salendo per cresta, superata una guglia a forma di baionetta (Su Gorteddu) e attraversato un tratto di foresta primaria2, si incrocia il sentiero che sale da Costa Castangias (sentiero 2093; m 895, h 1.15 – 5); proseguendo verso O, si raggiunge in breve il pianoro granitico del M. Lattias, su

cui spicca l’anticima sormontata da un’antenna radio, e proseguendo ancora verso O, lungo il corso di un piccolo ruscello, su placche e su tracce di sentiero4, si raggiunge la cima del M. Lattias (punto trigonometrico m 1086, h 1 - 6).

2 - Si tratta di emergenze geologiche e botaniche di grande interesse, da preservare assolutamente: occorre muoversi seguendo rigorosamente il sentiero, lasciando i luoghi asso-lutamente intatti.

3 - Lungo il sentiero 209, poche centinaia di metri a valle dell’incrocio col sentiero 220, a quota 800 m circa, si può ammirare un tratto di calcare paleozoico…

4 - In questo tratto si possono ammirare suggestive formazioni rocciose granitiche

Illustrazione1:SuCorteddu(roccia"abaionetta")

Su Corteddu (roccia "a baionetta")

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Pianoro granitico del Lattias

La discesa può svolgersi sullo stesso percorso dell’andata (ore 5 circa) oppure lungo uno degli altri sentieri che dalla S.P. 1 conducono sul Lattias (es. sent. 209-205/208).

Profilo altimetrico (fino alla cima del Monte Lattias - sola andata)

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SENTIERO N. 221: S.S. 293 km 49,1 (Bau Pressiu) – M. Is Caravius

Percorso: S.S. 293 km 49,1 – Medau Mancas - Arcu de Sa Mossa – Cuile Giriadroxiu – Arcu Sa Gruxitta – M. Is Caravius

Segnavia bianco-rossi Tempo di percorrenza in salita: ore 5.15Lunghezza: 11,7 kmQuota minima: 231 m Quota massima: 1112 m Dislivello: 881 mDislivello totale (sola andata): in salita 1.176 m; in discesa 300 m.Difficoltà: EE

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Panorama da Arcu de Sa Mossa: M. Is Caravius, Arcu Sa Gruxitta, vallata del Riu Matzeu Matta, Cuile Giriadroxiu

L’itinerario propone la traversata dalle vallate di Siliqua e Nuxis (lago artificiale Bau Pressiu – Riu Mannu), alla cima del Monte Is Caravius e, per gli escursionisti più esperti muniti di cartina, bussola, altimetro e buone capacità di orientamento, proseguendo su tracce di sentiero, alla cima del Monte Lattias, dove ci si può congiungere al sentiero n. 220, o a Porcili Mannu dove ci si può congiungere ai sentieri n. 209 e 208.

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Descrizione generale

La vetta del Monte Is Caravius, costituita da scisti paleozoici, è la più elevata del Sulcis (m 1112); il confinante Monte Lattias (m. 1086) invece è la più elevata delle cime granitiche presenti nei monti del Sulcis e, assieme alle vicine Punte di Genna Spina e di Rocca Steria, costituisce una vasta zona in cui la roccia granitica è praticamente scoperta.I due monti sono situati al confine della suggestiva Riserva WWF di Monte Arcosu e segnano il confine fra i territori comunali di Nuxis, Siliqua ed Uta, a Nord, e l’isola amministrativa di Assemini a Sud.A differenza del Lattias, ben visibile da Est e da Nord, per il suo caratteristico aspetto composto da una serie di guglie modellate dall’erosione, il M. Is Caravius è poco evidente: una cresta boscosa, a Ovest del torrione Sud del Lattias, attraverso il valico di “S’Arcu S’Arbutzus”, collega il monte Is Caravius al Lattias.Il panorama dalla vetta del Caravius è parzialmente coperto dalla fitta vegetazione boscosa e dai vicini P.ta Sa Gruxitta e M. Lattias; si può comunque godere di belle vedute verso il Sulcis nord-occidentale, a N-NE sul M. Arcosu e verso il Golfo e la Città di Cagliari che spuntano dalle creste del Lattias a Est. Dalla vicina cima del Lattias invece il panorama è molto esteso, sia verso la cresta principale del Sulcis (Is Caravius, sa Gruxitta, sa Mirra, Tiriccu) e sia sulle vallate verso Cagliari ed il Campidano.

Come si arriva

Sulla SS 293, in direzione Nuxis – Santadi, al km 49,1 (m 231 s.l.m.), si imbocca sulla sinistra una vecchia rotabile mineraria che, con una coppia di tornanti, guadagna quota e, dopo 2 km circa, raggiunge il Medau Pilisi (m 397 s.l.m.), e dopo ulteriori 3 km circa Arcu de Sa Mossa.

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Da tutti questi punti si può iniziare il percorso a piedi.

Itinerario a piedi

Il percorso parte dall’innesto della vecchia rotabile mineraria al km 49,1 della SS 293 (m 231 s.l.m.). Si percorre la rotabile, che con una coppia di tornanti guadagna quota, per circa 1,2 km; si imbocca, quindi, il tracciato di una vecchia carrabile, che si innesta sulla sn della rotabile (m 320 s.l.m.), e la si percorre in direzione SE, fino a guadare il Riu Fluminiadamu (m 340, h 0.45).

(Questa parte del percorso potrebbe essere leggermente accorciata di circa 1,5 – 2 km e 130 m di dislivello, parcheggiando le auto in loc. Medau Pilisi 5(m 397), imboccando il sentierino dirimpetto alla stradina di accesso a Medau Mancas (m 368) che porta in 5 min. sulla vecchia carrabile e quindi, in ulteriori 10 min., al guado sul Riu Fluminiadamu, dal quale si prosegue seguendo il percorso sotto descritto).

Guadato il rio, superato poche decine di metri più avanti un tornante a sinistra, si prosegue su mulattiera in direzione NE, fino a quando la mulattiera proseguirebbe in direzione SE; qui si svolta invece a ds, in direzione S – SO (h 0.10 – 0.55), su una mulattiera che risale il costone in decisa salita. Si percorre questa mulattiera che, dopo la salita iniziale, si dirige verso SE fino a attraversare la rotabile mineraria (m 510, h 0.35 – 1.30). Attraversata la rotabile, si imbocca una carrabile, esattamente dirimpetto, e la si percorre per circa 150 m in direzione SO, svoltando quindi a sn su mulattiera in direzione E che, in leggera salita, parallelamente alla rotabile, porta fino ad Arcu de Sa Mossa (m 588, h 0.20 – 1.50).

5 - Si segnala nelle vicinanze la presenza di una miniera di barite abbandonata.

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(Questa parte del percorso potrebbe essere evitata raggiungendo Arcu de Sa Mossa direttamente in auto lungo la rotabile mineraria).

Da Arcu de sa Mossa6 si riprende la rotabile mineraria (in peggiori condizioni) e la si percorre in direzione S-SE per circa 1 km, scendendo verso il fondovalle in cui scorre il Riu Mannu, quindi si svolta a sn su altra rotabile (che riporterebbe ad Arcu de Sa Mossa) in direzione NE fino al Cuile Giriadroxiu (m 469, h 0.20 – 2.10). Dall’ovile si stacca, inizialmente diretta a N, una mulattiera che porterebbe a traversare il Riu Mannu e, contornando la P.ta s’Eni su Pani (m 481), a raggiungere dopo un lungo giro i ruderi del Medau di Conca Carrogas7 (m 440). Noi raggiungiamo quei ruderi seguendo un sentiero più breve che si innesta sulla destra della mulattiera, immediatamente a valle dell’ovile, e che porta ad attraversare il Riu Mannu a monte della confluenza del Riu Matzeu Matta (h 0.10 – 2.20). Quindi, con direzione E, guadato un paio di volte il rio, si raggiungono i ruderi predetti (h 0.20 – 2.40).

La località è suggestiva, dominata dai torrioni granitici di P.ta Carrogas (m 629) e Conca su Murigau (m 529). Si prosegue sulla ds in direzione S, trascurando la mulattiera che a sn proviene da Giriadroxiu e una diramazione, sempre a sn, che andrebbe verso Rocca Steria. La mulattiera ora risale il rio Matzeu, attraversandolo più volte e dirigendosi verso SE, finchè raggiunge, a quota 750 m circa (h 1.10 – 3.50), la carreggiabile, ora in pessime condizioni, che proviene, dopo 6 - Da Arcu de Sa Mossa si può ammirare un magnifico panorama: da sinistra verso destra, la cresta granitica di M. Genna Spina (m 971), la Rocca Steria (m 1009, il M. Is Caravius (m 1112) e quindi, dopo l’Arcu Sa Gruxitta (m. 996), le punte di Sa Gruxitta e Sa Mirra e i monti Tiriccu (m 1104) e Nieddu oltre che sulle boscose e verdeggianti valla-te sottostanti e sul Cuile Giriadroxiu.

7 La mulattiera che contorna la P.ta S’Eni su Pani meriterebbe di essere percorsa, per la suggestività dei luoghi (torrente, ruscelli, cascatelle), da chi non avesse il tempo o l’alle-namento necessari per proseguire la salita verso il M. Is Caravius, realizzando un giro ad anello con il tratto segnato del sentiero 221.

Alcuni guadi sul Riu Mannu non sono però attraversabili in caso di piena del fiume

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aver risalito la valle del Riu Mannu, da Arcu de Sa Mossa. Si attraversa questa carreggiabile, trascurando la sua prosecuzione sulla sn, e, proseguendo in direzione SE, si imbocca un’altra vecchia carrabile in ripida salita e completamente disastrata, esattamente difronte. Raggiunta una sorgente (h 0.10 – 4) la vecchia carrabile prosegue sotto il bosco con una seria di 5 tornanti, fino ad arrivare, in leggera discesa verso E, ad Arcu Sa Gruxitta (996 m, h 0.45 – 4.45), dove si può sostare comodamente. Dal passo, risalendo la boscosa cresta S su tracce di sentiero, si arriva alla vetta del Monte Is Caravius (m 1113, h 0.30 – 5.15), la cima più elevata del Sulcis. Il panorama è assai ampio, dominato a NO, oltre il sottostante Arcu s’Arbutzus (m 1000), dagli imponenti torrioni granitici del Lattias.La discesa può svolgersi sullo stesso percorso dell’andata (ore 4 circa).Tuttavia, se si dispone di un mezzo di trasporto sul posto, risulta più breve e molto più interessante, la discesa sul versante S fino ad incontrare i sentieri 209 e 208, raggiungendo, ad Arcu Su Schisorgiu (m 473), la S.P. 1 Santadi – Capoterra. Gli escursionisti più esperti possono inoltre congiungere questo itinerario con l’itinerario n. 220, raggiungendo la cima del M. Lattias. Per far ciò si può scendere dalla cima del M. Is Caravius per tracce di sentiero sotto il fitto bosco fino ad Arcu Sarbutzus e quindi ad Arcu S’Ena Manna, oppure, rientrati ad Arcu sa Gruxitta (h 0.20 – 5.35), si imbocca una vecchia carrareccia che in direzione E, perdendo progressivamente quota lungo il versante S-E del M. Is Caravius porterebbe fino a Porcili Mannu. A quota 850 m circa, si imbocca sulla sn una traccia di sentiero (h 0.35 – 6.10) segnata con bolli rossi che, passando accanto ai ruderi di alcune baracche, sale ripidamente a tornanti verso Arcu S’Arbutzus e, traversato un canale sulla destra, permette di raggiungere il valico di Arcu S’Ena Manna (h 0.20 – 6.30). Da qui, una traccia di sentiero segnata da “ometti” permette di raggiungere la

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cima del Lattias dal versante S (m 1086, h 0.15 – 6.45).Dalla cima del Lattias, ci si congiunge quindi al sentiero 220 (“via dei primi salitori”) segnato con segnavia bianco-rossi.

Profilo altimetrico (fino alla cima Is Caravius)

Pierfrancesco Boy,Marco Dessì (Guida Ambientale Escursionistica iscritto nel Registro Regionale di cui alla Legge Regionale L.R. N 20 del 18/12/2006 con il n 313 in data 28/01/08)

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Si consiglia di rispettare le seguenti indicazioni

• Se possibile non affrontare un’escursione da soli. Calco-lare il tempo necessario e gli eventuali imprevisti meteo-rologici.

• Comunicare l’itinerario e la meta ad una persona di fidu-cia, soprattutto in caso di escursioni lunghe. Nella scelta dell’itinerario considerare attentamente le proprie com-petenze ed il proprio grado di allenamento.

• Informarsi riguardo le condizioni del tempo e le regole di comportamento da osservare all’interno delle aree na-

turali (in particolare per quanto riguarda l’accen-sione di fuochi, il taglio della legna, il bivacco e quant’altro).• Curare l’abbiglia-mento in funzione della stagione e dei possibili cambiamenti climatici, specialmente in località senza rifugi, bivacchi o ricoveri.• Rifornirsi adegua-tamente di bevande e cibo, secondo le proprie esigenze.• Riportare a valle i rifiuti.

LINEE GUIDA PER UNA CORRETTA GESTIONE E FRUIZIONE DEI SENTIERI

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In caso di emergenza o infortunio- Se necessario, allertare il Soccorso Alpino e Speleologico al seguente numero di emergenza: 118

- Non mettere a repentaglio la propria sicurezza

Schema di chiamata al 118

Fornire le seguenti informazioni:

1. Luogo esatto dell’incidente2. Attività svolta e numero delle persone coinvolte3. Numero dei feriti e condizioni sanitarie degli stessi4. Condizioni meteorologiche sul luogo dell’incidente5. Recapito telefonico da cui si chiama.

Per permettere un efficace intervento del soccorso alpino:

1. Rispondere dettagliatamente all’intervista dell’operatore2. Lasciare libero il recapito telefonico fornito, mantenere

la ricezione del telefono, dove la ricezione è limitata evitare di spostarsi dal luogo di chiamata

3. Mantenere e diffondere l’autocontrollo4. Concordare con il soccorso Alpino tutte le azioni che si

ritengono da compiere

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Chiamata: lanciare 6 volte in un minuto un segnale ottico o acustico, ripetere i segnali dopo 1 minutoRisposta: lanciare 3 volte in un minuto un segnale ottico o acustico, ripetere i segnali dopo 1 minuto

posizioni da assumere:

SERVE AIUTO(posizione a “Y” = YES)

Braccia sollevate, spalle al vento (ho bisogno di aiuto)

NON SERVE AIUTO (posizione a “N” = NOT)

un braccio sollevato e uno abbassato (non ho bisogno di aiuto)

Comportamento in presenza dell’elicottero

Spostare le persone circostanti dal punto di operazione. Lasciare solo una persona accanto al feritoRecuperare e mettere tutti gli oggetti dentro lo zainoSegnalare la posizione alzando le braccia aperte (Y)

In caso di atterraggio elicottero:• distanza di sicurezza: minimo 25 metri• non lasciare incustoditi oggetti che possano essere sollevati dal flusso

d’aria dell’elicottero• proteggersi gli occhi• non avvicinarsi all’elicottero senza autorizzazione• dopo il decollo, non occupare la piazzola finché l’elicottero è in zona

Segnali ottici per l'elicot-tero

Segnali acustici e luminosi

!!

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1. Preparate il vostro itinerario: consultate cartine, guide ed informatevi presso professionisti locali sulle condizioni meteo e ambientali;

2. Scegliete un percorso adatto alla vostra preparazione: nel programmare l’itinerario, tenete conto del vostro livello tecnico e dello stato di allenamento;

3. Scegliete equipaggiamento ed attrezzatura idonei: accertatevi di saper usare l'attrezzatura e non dimenticatevi un set di pronto soccorso;

4. Consultate i bollettini nivometeorologici: in montagna, soprattutto in alta quota, le condizioni meteo possono mutare radicalmente anche in pochi minuti;

5. Partire soli è più rischioso: se scegliete questa opzione, portate con voi un telefonino;

6. Lasciate informazioni sul vostro itinerario e sull’orario approssimativo di rientro: i rifugi sono attrezzati con un registro dove potete scrivere provenienza e destinazione certa del vostro itinerario. Usatelo!

7. Non esitate ad affidarvi ad un professionista: le Guide Alpine possono consigliarvi o accompagnarvi in sicurezza;

8. Fate attenzione alle indicazioni e alla segnaletica che trovate sul percorso;

9. Non esitate a tornare sui vostri passi: se le condizioni del tempo o la difficoltà vi consigliano di rientrare, non vergognatevi di ciò. La montagna rimane lì per la prossima escursione;

10. In caso di incidente date l’allarme chiamando il numero breve 118

Guida alle escursioni sicure

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Cosa mettere nello zaino per un’escursione giornaliera:

1. Giacca e copripantaloni impermeabili e traspiranti2. Maglietta di ricambio3. Copricapo4. Guanti5. Occhiali da sole6. Telefono7. Set pronto soccorso8. Borraccia piena9. Cibo10. Cartina (eventualmente bussola e altimetro)11. Fischietto12. Macchina fotografica13. Binocolo14. Coltellino15. Torcia elettrica

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Novembre 2015.

grafica: antoniopalumbo.it