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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lanciano Seminario gratuito La famiglia oggi: politiche e significati MIDIBI FORMAZIONE 2014 Dott. Mimmo Di Biase - 2014

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lanciano

Seminario gratuitoLa famiglia oggi: politiche e significati

MIDIBI FORMAZIONE 2014Dott. Mimmo Di Biase - 2014

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LE NUOVE POLITICHE PER LA FAMIGLIA

Introduzione La famiglia in Italia e in Europa ha subito grandi trasformazioni e la recessione economica globale ha assestato un duro colpo alla famiglia tradizionale: creare e sostenere una nuova famiglia, matrimonio compreso, è divenuto economicamente sempre più difficile. La spinta a legarsi e vivere insieme ha trovato una soluzione di ripiego nella “vita di coppia”. La convivenza tuttavia non ha il valore giuridico di un matrimonio, e spesso le coppie non riescono a distanza di anni a trasformarsi in vere e proprie famiglie. Due persone sole convivono per un breve periodo di tempo per tornare presto alle loro solitudini. Il matrimonio viene evitato, almeno nelle fasi iniziali di convivenza, per non incorrere nelle conseguenze legali ed economiche di una separazione futura che oggigiorno è sempre più frequente. Le politiche per la famiglia in Italia non hanno certo favorito il vivere assieme e il percorso graduale che culmina in un matrimonio (e soprattutto in una durata dello stesso). Il valore pubblico, giuridico, religioso di una semplice coppia fondata sulla convivenza è ovviamente molto inferiore a una coppia sposata. Non dobbiamo colpevolizzare i giovani: alcuni di loro hanno effettivamente difficoltà psicologiche nel mantenere una relazione di coppia, altri sono schiacciati dal peso della recessione economica nonostante il loro sano equilibrio psicologico, altri ancora iniziano a perdere fiducia nonostante una buona situazione reddituale ed affettiva. Quali soluzioni mettere in campo? Favorire una cultura della tolleranza e del pensarsi come coppia basata su valori profondi (e non come unione di single dalle mille pretese) è un primo passo, fare scelte politiche a favore della famiglia tradizionale è il secondo. Se il quadro economico e politico non favorisce il matrimonio o comunque nemmeno una lunga convivenza, quale aspetto potrebbe assumere in futuro la nostra società? Un gruppo eterogeneo di single che si comportano da adolescenti sino ad età avanzata? Si tratta di un orizzonte certamente non piacevole, una società senza famiglia, quella vera, è destinata ad implodere, è una società senza senso, senza basi sicure e durevoli. Numerose coppie che vivono in condizioni sempre più fragili, precarie, senza prospettive affidabili per il futuro.Dott. Mimmo Di Biase - 2014

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Nuove culture dominanti Divorzio, aborto, libertà di ogni genere: dalle costrizioni morali all'individualismo sfrenato. E dove siamo giunti? Nel vuoto, anzi, nel baratro. La società moderna, direi “postmoderna” in accordo alle visioni attuali, anche se oramai è terminato anche il postmodernismo, non offre nulla di valore. Semmai contribuisce a generare una sensazione ancora più effimera e pone le basi per nuove patologie psicologiche. I mass media veicolano messaggi legati al polpettone mediatico di turno, adesso è quello della violenza domestica, alternato al gossip delle coppie vip; la politica è passata in secondo piano con l'arrivo del governo “tecnico”, la famiglia sembra essere un problema e non una risorsa. Coppie improvvisate in cui dominano la fantasia, la spinta romantica del momento, la “creatività” e i bisogni personali dei singoli partner. Spesso è il gradino preliminare per costituire una “seconda” famiglia, in seguito a separazioni e divorzi: fallita la prima famiglia con figli, vengono spese tutte le energie per costruirne subito un'altra, quasi a voler sopprimere il fallimento della precedente, senza avere neppure il tempo di rimarginare le ferite emotive, costituendo una “famiglia aperta” fatta di primi e secondi genitori, fratelli acquisiti, genitori già anziani, giovani donne che sposano il padre dei loro coetanei, un universo sconfinato di situazioni in cui solo la famiglia tradizionale sopravvive con maggiore forza e certezza di generare felicità e non ulteriore solitudine. Le coppie si formano senza progetti ulteriori, si vive insieme per avere tutto e subito, senza avviare un dialogo mirato ad un'unione più profonda. A volte si ha l'impressione che anche la coppia sia divenuta una forma di consumismo. Ovviamente sono impressioni generali, legate ai risultati degli ultimi studi sulla famiglia, eppure sono condivisibili anche dal senso comune: è difficile fare coppia e chi vi riesce ha difficoltà (economiche e/o psicologiche) a trasformare la coppia in famiglia. Qualora arrivino i figli, crescono in un'atmosfera con poche certezze, l'eventuale divorzio genera in loro il bisogno di “fare da soli”, di diventare subito autonomi e indipendenti, di non fare troppo affidamento sulla loro famiglia e quindi abbiamo generato già un giovane solo, esposto al rischio di divenire individualista, di “far da sé” senza curarsi degli altri. Un giovane che non avrà molte speranze di costruire relazioni stabili perché egli stesso non ha avuto in famiglia modelli validi: paura di coinvolgersi profondamente dal punto di vista sentimentale, paura di legarsi all'altro, difficoltà di ragionare nella coppia come “due che si aiutano”” invece di “uno che chiede”, difficoltà nel considerare la coppia come un valore e una realtà degni di essere curati, problemi nel tollerare e perdonare l'altro (tanto è “tutto effimero”...). Aggiungi un pizzico di crisi che motiva soprattutto alla sopravvivenza individuale ed ecco servita la nuova cultura, e il cerchio si chiude.Dott. Mimmo Di Biase - 2014

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La coppia unione di single I giovani moderni hanno grandi difficoltà nel vivere, nonostante i loro sogni, i loro molteplici sforzi, la loro creatività, la loro ricerca di valori sani e profondi. Mancano punti di riferimento, le tradizionali fondamenta culturali e religiose cristiane vengono rifiutate da molti perché considerate “obsolete” e si vive un giorno per volta, navigando “a vista”. Nascono nuove forme d'ansia e depressione legate alla difficoltà di “fare coppia”, “vivere in coppia”, convivere senza alcun matrimonio e soprattutto al far durare nel tempo la relazione. Le coppie sembrano essere piccole isole immerse in un oceano di solitudine, in cui giovani adulti tentano di dare un senso alla propria esistenza, delusi oramai da tutto, nemmeno il lavoro riesce a dare significati e speranze, la crisi economica è riuscita anche a sottrarre qualsiasi visione ottimistica del futuro. E invece bisogna tornare a sperare, a non perdere la fiducia, il futuro nasce all'interno di ogni persona, a prescindere dal panorama politico ed economico europeo e mondiale, bisogna trovare nuove soluzioni per costruire e mantenere una vita degna di essere vissuta, tralasciando quella nuova cultura dominante in cui tutto sembra essere incerto e temporaneo. Recuperando un minimo di fiducia e i valori storici della nostra cultura è possibile ricominciare a costruire. I mass media hanno veicolato disvalori che rendono “normale” e legittimo costituire qualsiasi tipologia di vita di coppia: anziano-ragazza, famiglia aperta, coppia non etero, divorzi in serie, etc. etc., costruisci la coppia come desideri, tutto è possibile. Purtroppo queste forme di coppia moderna sono già destinate, da un punto di vista “strutturale” ad un elevato rischio di fallimento. Dunque sono fragili e precarie. Viene riposta nella forma moderna della coppia un grande desiderio di felicità ma sembra quasi che sia un sogno, non un progetto davvero realizzabile. Un sognare simile a quello degli adolescenti, ma in fondo se oggi i “giovani” di 50 o 60 anni giocano ancora a fare i seduttori e le femme fatale, come gli adolescenti, offrendo uno spettacolo fuorviante ai poveri nipoti, non possiamo aspettarci grandi cambiamenti. E chi desidera costruire una famiglia tradizionale si sente quasi ostacolato dagli altri, magari in un gioco inconscio di invidia e negazione di ciò che gli altri non hanno potuto o voluto fare. Le coppie inoltre hanno breve durata, le prime difficoltà divengono ostacoli insormontabili e la coppia “scoppia”. La capacità di tollerare le frustrazioni è evidentemente ridotta ai minimi termini, e una società senza valori forti e tradizionali ma deboli e precari genera inesorabilmente una scarsa capacità di sopportare l'altro, di comprenderlo, di crescere insieme. Quando l'altro non è più conforme ai propri bisogni, alle aspettative desiderate, si manifestano rabbia e aggressività. Avanti il prossimo, fino a quando non verranno nuovamente deluse Dott. Mimmo Di Biase - 2014

MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianole aspettative. Dovremmo riscoprire una cultura della condivisione, della crescita assieme. Il partner è diventato un oggetto per il piacere personale, un bene da esibire, ma come possiamo cercare e sperare di trovare la felicità nell'altro se ognuno di noi non si pone, per primo, in una condizione di ascolto e di tolleranza? Siamo bravi a pretendere ma nessuno dona e siamo tutti poveri, come al solito. Comunisti dei difetti e capitalisti delle richieste affettive. Se la coppia è la relazione di due individualisti, cioè di persone che loro malgrado tendono a mettere facilmente in primo piano la loro persona (per motivi legati alla storia personale, alla mancanza di stabilità lavorativa, etc.) allora possiamo comprendere i motivi che vedono il continuo fallimento della coppia. Quando l'altro risponde ai propri bisogni, proviamo un interesse, una “passione” e la chiamiamo erroneamente “amore”. L'anziano ama la ragazza di 20 anni e viceversa, ad esempio. Ma amore non è, spesso è solo corresponsione di un bisogno personale. Soggettivismo spinto, ma verso dove? Verso una scadenza certa, la fine prematura, con tutta la sofferenza psicologica ed emotiva che ne consegue. La buona coppia

E' possibile costruire oggi una “buona coppia”? Una coppia che funziona? In generale, i risultati delle ricerche dedicate a questo tema hanno mostrato come un rapporto di coppia soddisfacente e stabile sia frutto di buone competenze interattive, quali una buona capacità di comunicazione di gestione dello stress e dei conflitti, ma hanno soprattutto evidenziato l’importanza di una compresenza nella relazione di coppia di dimensioni affettive, quali l’intimità, la passione, l’empatia e di componenti che potremmo definire etiche, quali l’impegno e la fedeltà verso il legame, il supporto reciproco, la capacità di accettare e perdonare anche i limiti dell’altro, lo spirito di sacrificio. Inoltre le ricerche hanno sottolineato l’importanza delle componenti intergenerazionali (in particolare i rapporti con le famiglie d’origine) e sociali (in particolare i rapporti con le reti amicali e sociali formali e informali) che definiscono la coppia e ne influenzano il benessere e la stabilità. Da qui l'importanza dei valori legati ad una famiglia tradizionale e a politiche che aiutino davvero i giovani. Oggi tuttavia domina l'individualismo: se costruire una buona carriera e trovare un partner ricco sono bisogni comprensibili, presenti in ogni epoca storica, oggi sono obiettivi ancora più difficili da raggiungere all'interno di uno scenario di recessione economica mondiale. Se le premesse sono legate a spinte individualistiche, anche se connotate da buone motivazioni (ad es: “mi realizzo così poi potrò avere una buona relazione”) il vivere insieme rischia sempre di Dott. Mimmo Di Biase - 2014

MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianoridursi al proprio benessere psicofisico. La procreazione, ovviamente, è ancora un obiettivo importante, ma non il primario. Prima di tutto viene la felicità personale, che va perseguita: il diritto/dovere di scegliersi ogni mattina, a seconda dei propri sentimenti e indipendentemente dai ruoli che occorre incarnare all’interno della propria famiglia. La parità nel matrimonio è la garanzia di diritti acquisiti, più che di doveri assunti. Gli accordi prematrimoniali sottoscritti in presenza del notaio ci dimostrano che di frequente ci si organizza per separarsi ancora prima di sposarsi. Una situazione paradossale in cui la coppia non sposata sembrerebbe essere la migliore soluzione, pochi svantaggi a fronte di buoni vantaggi, ma anche il semplice convivere rimane un compito arduo per molti giovani. La coppia funziona bene se ognuno ha conservato la sua vita da single! La coppia moderna sembra assumere i contorni di una nuova fase adolescenziale (una terza adolescenza) proprio come gli adolescenti: ognuno vive a casa sua e la relazione è semplicemente incontrare il partner per un breve periodo di tempo. Non si vive assieme mirando a un progetto condiviso, ma si decide in seguito di convivere mirando a un progetto personale. Sembra quasi non esistere la famiglia: nella coppia l'altro è vissuto come estensione narcisistica del proprio Sé, come contenitore delle proprie angosce, come appoggio ad uso e consumo. Il ragionare in termini di coppia, cioè pensare per due, fatica a partire. Si ragiona ancora come single, in cui il partner è una sorta di “oggetto pensante”, un generatore di emozioni positive. E così assistiamo a un fenomeno assai preoccupante, quello delle crescenti disgregazioni nei primissimi anni di formazione della famiglia, con la presenza di uno o due figli piccoli. Le difficoltà nel passaggio da un amore romantico a due a una dimensione affettiva a tre, in cui la passione inevitabilmente si sposta nel rapporto genitore-figlio, possono causare la fine prematura del rapporto, se i partner non possono o non riescono ad abbandonare la logica dei single. Fare coppia in modo stabile e soddisfacente oggi non è operazione semplice, sia dal punto di vista di una solidità ed esclusività del legame nella sua dimensione affettiva, sia dal punto di vista della responsabilità e della fiducia reciproche. E' necessario entrare il prima possibile in una logica “a due”, in cui io penso sia a me che al partner e sono il primo ad andargli incontro con favore nei momenti difficili. Una relazione da adulti (e non da adolescenti) costituisce inoltre un modello di legame sano per i figli. Il dialogo autentico, il confronto razionale, l'amore tollerante tra due persone si impara rapidamente in famiglia osservando i genitori. Persino la possibilità di far uscire dal nido della famiglia i figli e di lasciarli andare, dunque di insegnare a separarsi per crescere, dipende dalla solidità della coppia e dalla sua interna capacità di alimentare Dott. Mimmo Di Biase - 2014

MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianocontinuamente il significato profondo del legame. La coesione, sempre rinnovata, della coppia consente di attuare quelle transizioni fondamentali per la crescita della famiglia e, in particolare, dei figli che implicano il passaggio da una fase all'altra del ciclo di vita familiare.Matrimonio in tempi di crisi I matrimoni, dunque, sono cambiati sia in termini quantitativi che qualitativi. Dal punto di vista della dimensione, la tendenza alla riduzione delle nozze (tanto in assoluto quanto rapportata alla popolazione residente) è in atto dal 1972 e nell’ultimo biennio il calo è stato particolarmente accentuato (quasi 30 mila matrimoni in meno), interessando tutto il territorio nazionale. Tra gli aspetti più rilevanti si possono individuare la diminuzione delle prime nozze, l’aumento delle seconde e delle successive, la progressiva ascesa del numero di matrimoni misti, il crescente orientamento a favore del matrimonio civile e della convivenza, in particolare quella prematrimoniale, quand’anche tuttora generalmente marginale e con rilevanti differenze territoriali. Essere sposati o meno diventa meno discriminante agli effetti della configurazione della famiglia e delle sue condizioni materiali di vita, ma il matrimonio rimane un discrimine quando si analizza più in profondità la qualità della relazione di coppia e soprattutto le sue potenzialità, in base al progetto più o meno esplicito della coppia. La stabilità del progetto e l’impegno a sostenere il legame decidono il futuro della coppia. Il progetto matrimoniale non è più il punto di partenza della coppia, ma è piuttosto un punto di arrivo. Le coppie, soprattutto quelle più modernizzate, vogliono sperimentare la solidità del rapporto e la sua capacità di gratificazione personale prima di orientarsi al matrimonio. La logica del “provare” ha sostituito quella del crescere insieme migliorandosi a vicenda, in un perfetto stile consumistico. Per un numero crescente di coppie, il matrimonio diventa l’oggetto di una decisione di totale affidamento all’altro, che si prende quando si ritiene che la relazione con il partner abbia raggiunto una sua maturità e sicurezza. In questo senso, il matrimonio non perde la sua rilevanza, ma la modifica, in quanto acquista la funzione di marcatore simbolico del passaggio da una identità prettamente individuale ad una identità istituzionale nella quale investire la propria identità relazionale per garantirsi un futuro che si desidera irrevocabile. Il peso dell’istituzione è utilizzato per tentare di costringere il futuro a rispondere alle proprie elevate aspettative, una volta che queste siano state ponderate.

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lanciano La coppia tuttavia è per molti anni un fatto privato, una semplice convivenza, non si giunge subito alla dimensione istituzionale, tradizionale, del matrimonio. Meno obblighi ma meno diritti. Si ragiona se il legislatore debba andare incontro alle nuove forme di vita di coppia (scelta pragmatica utile oppure un riconoscimento implicito del fallimento politico ed economico?). Acquista invero rilievo giuridico un modello sociale familiare polimorfico, in quanto considera la famiglia quale fenomeno associativo aperto, sorto sul fondamento di un fatto (basti pensare alla legge portoghese dell’11 maggio 2001, che ai fini dell’identificazione dei soggetti beneficiari delle “medidas de protecção” ivi determinate, non richiede una formale dichiarazione, ma solamente –art. 1, § 1- che due persone “vivem em união de facto há mais de dois anos” – “vivano in unione di fatto da più di due anni”), della mera affettività, ovvero di un negozio che può anche non essere il matrimonio come tradizionalmente considerato, bensì quello posto in essere con uno scambio di volontà sempre modificabili, il trionfo dell'effimero. Sviluppo professionale ed impegno familiare L’omogamia nella posizione professionale riguarda oltre il 57% delle coppie e tra queste sono poche quelle omogame con posizioni elevate (solo il 3,2%). Contrariamente a quanto emerso per il titolo di studio, l’ipergamia maschile (la percentuale di coppie in cui l’uomo ha una posizione professionale superiore a quella della partner) è quasi il doppio di quella femminile. Tale disparità si concentra pressoché esclusivamente sulle posizioni alte, dove il rapporto tra le ipergamie è di 1 a 3 in favore dei maschi. La contraddizione fra quanto si verifica nell’assortimento delle coppie rispetto al titolo di studio e alla condizione professionale può trovare almeno due possibili spiegazioni. Una prima ipotesi riguarda l’esistenza di vincoli e/o barriere nel mercato del lavoro che penalizzano lo sviluppo delle professionalità femminili, ancorché provviste di titoli adeguati. Una seconda spiegazione riguarda le scelte di disinvestimento (o quantomeno di non investimento) nella carriera professionale da parte delle donne che vivono in un nucleo familiare, a fronte di un maggiore impegno nelle attività legate alla gestione e alla cura della famiglia; scelte spesso forzate dai limiti di un sistema di welfare che fatica a fornire i supporti necessari affinché uomini e donne abbiano le stesse opportunità di sviluppo professionale. Va anche osservato che la conseguente specializzazione dei ruoli per genere nel nucleo familiare è, al contempo, causa ed effetto delle minori opportunità che si offrono alle donne nel mercato del lavoro. In generale, l’instabilità nelle coppie appare fortemente associata anche alle differenze di status economico, culturale e religioso fra i coniugi. Le caratteristiche strutturali degli individui che risultano

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianopiù strettamente correlate alla rottura dell’unione sono l’istruzione, il reddito, la posizione professionale e l’età. In particolare, è nell’eterogamia rispetto alle diverse caratteristiche che viene individuata una delle cause principali della rottura del rapporto di coppia: la mancanza cioè di forti valori condivisi mina l'integrità del rapporto.Il divorzio e la vita di coppia L’istituzionalizzazione del divorzio su scala mondiale è stata la modalità più significativa di riconoscere la legittimazione della coppia come realtà a parte, come un mero contratto a due su basi individuali, in assenza di altri soggetti e altri vincoli, ponendo solo delle condizioni a tutela dei figli, sempre come individui. Siamo oramai abituati a dare tutto questo per scontato. Ma si può riflettere sul fatto che il riconoscere la coppia come soggetto a sé stante che si forma e si cancella a prescindere da qualunque altra considerazione, soggetto o relazione in atto o potenziale, comporta una modificazione sostanziale del carattere relazionale della famiglia e della società. Storicamente il divorzio si è inizialmente diffuso nelle classi sociali più elevate (borghesi) ed è poi gunto a poco a poco verso il basso della scala sociale, fino ad arrivare agli strati più poveri. In questo modo anche le classi sociali meno abbienti sono state sottratte ai vincoli matrimoniali. Ma queste ultime hanno pagato il prezzo della perdita di quella rete di sostegno costituita intorno al matrimonio che per loro è stata, e tuttora è, più essenziale che per le classi sociali benestanti, le quali possono farne a meno. La coppia ha così avuto un grande impulso come modello di vita liberato da vincoli e costrizioni, salvo poi constatare che tale processo ha portato e porta con sé degli effetti negativi per le parti più deboli, a livello non solo economico ma anche psicologico. Il divorzio è il segnale postumo della difficoltà di dialogo, dell'incapacità di trovare spazi emotivi di condivisione. Ma il compito permanente della coppia, durante l’arco di tutta la sua storia, è proprio quello di rinnovare la coniugalità nelle transizioni di vita, altrimenti non dovremmo nemmeno parlare di “coppia”. E' un continuo superare problemi, un giorno per volta. E se uno dei partner getta definitivamente la spugna e si arrende, fine della coppia. È molto importante, a seconda della fase evolutiva che si sta attraversando, riuscire a non cambiare partner, ma cambiare tipo di “contratto relazionale” con lo stesso partner per mantenere quel rapporto intimo, complice e squisitamente privato che dia forma e sostanza all’identità di coppia. È essenzialmente questa capacità di trasformazione che contraddistingue una coppia ben riuscita. Rinegoziare giorno

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianoper giorno le possibili soluzioni senza danneggiare se stesso e l'altro, lontani dalle logiche di dominio emotivo dell'altro, è un'abilità da apprendere nel tempo, sul campo. Nel trascorrere degli anni i partner si modificano, le persone cambiano, ma il sentimento rimane, anche se cambia forma. Tradizione e modernità Vivere assieme è sempre fonte di felicità, anche per la semplice coppia convivente, tuttavia, la soddisfazione diminuisce considerevolmente nel passaggio dalla coppia tradizionale alle forme postmoderne a causa delle loro caratteristiche strutturali; le variabili condivise quali l’età dei partner, l’area geografica e la dimensione della città di residenza, il grado di istruzione, la professione, lo status socioeconomico, risultano non significative nel differenziare le coppie; ciò sembra indicare un processo di globalizzazione progressivo anche per la coppia. La coppia tradizionale è più passionale, più impegnata nel legame, più romantica, più netta nell’accentuare la separazione fra la vita privata e quella pubblica, anche se ha più reti sociali primarie e maggiore impegno civico: la coppia postmoderna non crede molto nel valore della vita di coppia, e anche quando potrebbe farlo ne ha timore. La coppia tradizionale è più sensibile ai fattori esterni dovuti alla cultura locale, cioè alla integrazione nei mondi vitali che trasmettono il senso della famiglia e si basano su processi di socializzazione ispirati a consuetudini ed eredità del passato (famiglie di origine), dunque sono coppie che operano in buona misura sulla base dell’habitus. La coppia postmoderna, per contro, non ha più, oppure rifiuta intenzionalmente, le influenze di tutto ciò che affonda le radici nella cultura del passato, evita le costrizioni esterne trasmesse dal contesto locale, evita il passato percepito come “superato”, è più globalizzata, il che significa che diviene maggiormente sensibile ai fattori interni e soggettivi della relazione di coppia, mentre al contempo presenta una maggiore permeabilità all’influsso dei mass media che portano con sé opinioni e orientamenti di valore più liberali, permissivi, sino a giungere ad una svalorizzazione (o comunque ad una perdita di fiducia a causa dei fallimenti sentimentali) della coppia stessa. Dunque la coppia postmoderna pone da sola le basi per la sua fragilità. La coppia tradizionale sembra avere una serie di premesse e una rete valoriale e culturale di supporto tali da supportarla nel tempo, la coppia postmoderna naviga a vista senza aiuti e senza grandi motivazioni (con tutte le conseguenze negative in termini psicologici).

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Vita di coppia e supporti legislativi La famiglia dovrebbe essere maggiormente valorizzata dal legislatore e sostenuta durante l'intero ciclo di vita, con azioni concrete ed agevolazioni. La coppia di partner non può usufruire dei vantaggi di essere famiglia e riceve comunque scarse attenzioni, ricevendo l'impressione che in fin dei conti la coppia non ha bisogno di particolari aiuti. Sono in aumento invece i servizi psicologici destinati alle coppie: percorsi per apprendere la convivenza efficace, psicoterapia di coppia, sostegno a chi è separato ed è tornato ad essere coppia (con un altro partner), etc. in uno scenario in cui la coppia non sposata convivente con figli è sicuramente quella che soffre maggiormente, non essendo giuridicamente una vera e propria famiglia. La coppia senza figli non sembra interessare particolarmente a nessuno, non a coloro che immaginano le relazioni amorose in maniera totalmente de-regolata e privata, neppure a coloro che si sono distinti nell’attenzione alla famiglia, ma che di questa essenzialmente sostengono le relazioni genitoriali e di cura, con particolare attenzione ai bambini e agli anziani, e/o soggetti deboli, non interessa inoltre gli osservatori delle condizione della donna, di cui si sottolinea però soprattutto il ruolo di madre e lavoratrice. La coppia non genitoriale non suscita dunque particolare interesse, a giudicare dalla legislazione e dalle ricerche in merito. La psicoterapia di coppia La coppia oggi, con o senza figli, anche quella sposata da anni, rischia oggigiorno di avere frequenti battute di arresto e molti decidono di avvalersi di un supporto psicologico o di un percorso di psicoterapia. Possiamo distinguere due tipi di richieste di intervento terapeutico con la coppia: un tipo diretto, che vede due partner consapevolmente chiedere aiuto per la propria relazione, e un altro tipo di richiesta, che potremmo definire “indiretto”: si tratta di quelle situazioni in cui un bambino o un adolescente, attraverso una sua problematica psicologica, psicosomatica o comportamentale, porta i genitori in terapia, così da permettere a questi ultimi di affrontare i propri problemi di coppia. Il disturbo del bambino, insomma, spesso fornisce il lasciapassare per affrontare i problemi degli adulti e, così facendo, aiuta la famiglia in un momento di crisi. La richiesta specifica di psicoterapia di coppia è un fenomeno relativamente recente nel panorama italiano. Il rischio attuale per gli operatori e i legislatori è quello di trasformare il supporto per la coppia in interventi separati, come se i partner fossero due single in relazione, è bene invece utilizzare il setting della consulenza o della

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianopsicoterapia, in ospedale o presso psicoterapeuti privati, come spazio per un confronto sereno e razionale, come terra di mezzo dove poter finalmente esprimersi senza farsi guerra a vicenda (a condizione che entrambi le parti abbiano il desiderio autentico di rafforzare il legame di coppia). Nella vita della coppia le sfide poste dalle odierne circostanze socioeconomiche, le difficoltà legate ai compiti educativi nei confronti dei figli, il procedere degli anni, con gli inevitabili problemi di salute e di assistenza, introducono elementi di crisi che, per essere ben gestiti, rendono necessario introdurre cambiamenti nella relazione. La crisi può diventare un’occasione di maturazione psichica che permette anche una crescita psicologica verso una consapevolezza migliore dei desideri dell’uno e dell’altro e dei limiti di ciascuno, con l’esito di una nuova organizzazione stabile degli affetti. Perché sia possibile realizzare, anche attraverso riaggiustamenti successivi, un rinnovamento del legame amoroso iniziale, occorre che la coppia, nel percorso della sua storia, possa incontrare occasioni di aiuto che le consentano di “rilanciare il legame”. La vita di coppia è un percorso di crescita condivisa, le crisi dovrebbero essere vissute infatti come prove per crescere e migliorarsi, come sfide, come ostacoli da superare insieme e non come ostacoli da vivere in senso narcisistico ed egoistico, minacciando l'integrità del rapporto. Se ogni partner imparasse ad aiutare per primo l'altro, a comprenderlo e sostenerlo sinceramente senza egoismi personali, sarebbe tutto molto più semplice, ma spesso ognuno di noi è il primo a pretendere dall'altro, ad assegnare le colpe al partner. Non è facile tuttavia chiedere aiuto, e lasciar correre troppo tempo prima di farlo complica il lavoro dello psicologo e dei partner. È molto raro che le coppie chiamino in concomitanza dell’inizio della loro crisi. Da sempre, la tradizione, l’educazione nei suoi aspetti più formali, una certa forma di religiosità e di riserbo relazionale tendono a far sottovalutare i problemi interni a una coppia o a scoraggiarne una presa di coscienza che porti a una richiesta d’aiuto. Tra i panni sporchi che vanno lavati in casa, per usare un vecchio proverbio popolare, quelli di coppia sono da nascondere: gli stereotipi relativi alle problematiche sessuali e ad eventuali tradimenti coniugali sono deleteri. Su ogni coppia e sulla sua presunta armonia pesa fortemente la paura dei partner di venir giudicati dalle rispettive famiglie, come se si dovesse soffrire, oltre che per le proprie difficoltà personali e di rapporto, anche per la sofferenza che si va a produrre nelle famiglie d’origine. Tutto ciò scoraggia una richiesta di terapia di coppia nei momenti importanti di crisi coniugale; spesso, si sceglie la strada più semplice della terapia individuale, o si aspetta qualche sintomo a livello dei figli. Richiedere aiuto per le difficoltà di un bambino o di un figlio adolescente è più facilmente accettato, sia in seno alla famiglia, sia nel tessuto sociale.Dott. Mimmo Di Biase - 2014

MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lanciano Anche sulla data d’inizio delle difficoltà nella relazione di coppia incontriamo spesso risposte differenti tra i partner, lasciandoci comprendere quanto sia a volte incomprensibile il proprio percorso nella convivenza: alla richiesta di indicare la data di inizio della crisi solo in pochi casi riscontriamo una concordanza tra i partner. Spesso le risposte sono totalmente divergenti (ad esempio lui indica 3 mesi, mentre lei sostiene che la crisi dura da 3 anni!), in altri casi le risposte sono confuse. Tra le varie indicazioni date dai rispettivi partner della coppia sulla data di inizio della loro crisi due risposte sono particolarmente interessanti: la prima è “dall’inizio della relazione”, che ci viene data nel 30% dei casi, mentre la seconda è “dalla nascita dei figli”, anche questa fornita in un altro 30% dei casi. Il 60% delle crisi sembra collocarsi proprio durante la costruzione della famiglia. In particolare, la risposta “dalla nascita dei figli” è quella che vede la maggior percentuale di concordanza tra i partner (53,8%), a conferma di come la destabilizzazione fisiologica del nucleo familiare che si verifica con la nascita di un figlio venga vissuta da entrambi i partner come una possibile minaccia al legame e non come naturale occasione di crescita. Comprendere le crisi di una coppia prevede un tipo di osservazione che supera la semplice visione di “clienti in terapia”. Il mondo affettivo è fondamentale, le esperienze passate anche, ma dobbiamo porre l'accento in particolare sul presente, su cosa non funziona adesso, nelle relazioni esterne, nel mondo del lavoro, quello delle amicizie e quello sociale in genere perché hanno un profondo valore per la coppia, che delinea la propria identità anche in funzione dei propri confini esterni. Le ferite, i dispiaceri inferti dalla vita, siano essi dovuti a lutti familiari, a malattie gravi, oppure ad eventi esterni particolarmente destabilizzanti dal punto di vista psicologico per ognuno dei partner possono costituire potenziali mine vaganti nella storia della coppia e della sua famiglia, basti pensare alle popolazioni emiliane colpite nel 2012 da un terremoto mai visto prima in quelle zone. La rivelazione degli eventi “traumatici” avviene gradualmente nel percorso di aiuto alla coppia ed occorre agire a piccoli passi, trovando una soluzione per volta (una procedura utile a motivare i partner a tornare ad una relazione basata sulle soluzioni quotidiane, da trovare assieme, senza chiudersi in atteggiamenti non costruttivi). La coppia moderna, anche quella sposata, sembra avere maggiori difficoltà di dialogo e minore tolleranza delle frustrazioni rispetto alle generazioni precedenti. Le trasformazioni sociali ed economiche della fine del secolo scorso hanno influito pesantemente. La coppia dovrebbe essere un punto di forza della società e costituire la premessa per la formazione di una vera famiglia ed invece appare come un anello debole della catena sociale. A questo proposito è Dott. Mimmo Di Biase - 2014

MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianoimportante ricordare il significativo spazio che possono avere le reti primarie, parentali e amicali nel sostenere e accompagnare la crescita e la maturazione dell’esperienza di coppia. In particolare l’importanza delle reti associative presenti nei diversi contesti di vita: le uniche, in molti casi, a offrire sostegno e occasioni di confronto nella costruzione dell’identità adulta. Esperienze indicative a questo riguardo sono le associazioni familiari all’interno delle quali vengono affrontati temi rilevanti per la vita delle coppie e delle famiglie. Quando la rete informale e associativa non è sufficiente, è indispensabile attivare forme di aiuto competenti, in grado di individuare ed incrementare le risorse delle coppie e sostenerle nelle transizioni più difficili, per affrontare le inevitabili crisi che si potrebbero produrre. E' da sottolineare un aspetto molto critico emerso dalle ricerche sulla vita di coppia: l'ambivalenza rispetto alle capacità di riflessività della coppia stessa su di sé e sulla propria buona salute emotiva; se da un lato sembra crescere in essa la capacità di autodiagnosticare una propria situazione di difficoltà e di impasse attraverso la richiesta di sostegno, di consulenza psicologica o di psicoterapia, dall’altro, nella maggioranza dei casi, le coppie immaginano il loro legame come qualcosa di quasi automatico, che non ha bisogno di crescere e di trasformarsi, dunque che non ha bisogno di essere curato particolarmente perché mantenga le sue caratteristiche di fecondità e ricchezza per ciascun componente della coppia e per la famiglia nel suo insieme. Si vive partendo dall'assunto che il semplice fare coppia sia di per sé un traguardo e una condizione che generi subito determinati atteggiamenti positivi: invece il vivere assieme e arrivare a costituire una famiglia è un percorso che non finisce mai, è in continuo divenire, fondato sul tollerare, aggiustare, riparare le emozioni ferite, trovare compromessi che non siano troppo costosi in termini di sofferenza per nessuno dei due partner; le politiche per la famiglia dovrebbero favorire dunque un'attenzione maggiore al vivere in coppia, alla psicologia del vivere insieme, non soltanto alla coppia con figli o a quella già sposata, altrimenti la giovane coppia rischia di non arrivare mai ad essere famiglia e la società continuerà a decadere inesorabilmente.I corsi di preparazione al matrimonio in Chiesa: un raro esempio di preparazione alla vita di coppia Fino ad oggi una proposta sistematica e vincolante di preparazione al matrimonio è presente solo all’interno delle Diocesi, che vantano una tradizione consolidata nella formazione delle coppie che chiedono il matrimonio religioso. In una recente indagine sono stati analizzati 512 percorsi di preparazione al

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianomatrimonio realizzati dalle varie diocesi italiane e organizzati prevalentemente dalle singole Parrocchie, nel 64% dei percorsi. Complessivamente emerge che la Chiesa italiana è impegnata a proporre annualmente quasi 9.600 percorsi che coinvolgono circa 70.000 operatori e 190.000 coppie di fidanzati.Oggi in Italia dire “coppia” significa spesso dire “famiglia”: secondo i risultati della più recente indagine Istat, le coppie, con o senza figli, rappresentano oggi l’87% degli oltre 17 milioni di nuclei familiari; tra questi, 9.581 (il 56% dei nuclei) sono le coppie con figli mentre solo 5.272 (il 31%) quelle che risultano senza figli. Il 97% delle coppie vive in famiglie mononucleari. In generale, la presenza dei figli costituisce l’elemento caratterizzante la formazione e/o l’esistenza del 65% delle coppie. I figli rappresentano anche la principale caratteristica distintiva del differenziale rispetto allo stato civile dei partner: la proporzione di coppie non coniugate tra quelle senza figli è quasi doppia (7,6%) dell’analoga proporzione tra le coppie con figli. In complesso, sono oltre 45 milioni (il 76%) gli italiani che vivono in nuclei familiari basati sulla coppia: di questi, quasi 16 milioni vi partecipano in qualità di figli.Il contributo dei consultori familiari pubblici Nei servizi consultoriali, religiosi o pubblici, è da notare la presenza di interventi che vanno sotto il nome di Percorso Nascita, oltre all’attività di accompagnamento alle scelte adottive e affidatarie. Si tratta di un’area che dovrebbe avere come utente privilegiato la coppia, impegnata in una fase generativa della vita a due. Purtroppo il riferimento principale che orienta le priorità del consultorio è il Progetto Obiettivo Materno Infantile del 2000 (POMI) che è impostato secondo un’attenzione privilegiata alla salute della donna nelle diverse fasi della vita. Al riguardo l’Istituto superiore di Sanità scrive “L’evento nascita rappresenta una formidabile occasione per i servizi sociosanitari di verificare la propria capacità di favorire l’empowerment delle donne in una fase della loro vita in cui si esprime al massimo livello la loro potenza creativa”. Quindi, in questo periodo storico, la donna sembra essere predsa in considerazione come se fosse sola, è sola e non è la coppia il beneficiario dell’intervento. Sembra davvero incredibile: una grande attenzione per il minore, per la donna, la figura del padre invece sembra dimenticata (una dimenticanza che appare quasi un simbolo della mancanza di punti di riferimento nella società attuale...) ma la coppia dov'è? Protezione per il minore e per la donna, ma la famiglia..? Quotidianamente vediamo soprattutto single o separati/divorziati e una logica di protezione della donna e del minore sembrerebbe rispondere a tale situazione. Tuttavia sembra non esservi una visione nel suo insieme, gli

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianointerventi sono di per sé scollegati. Ecco dunque la necessità di un piano unitario per la famiglia, un compito, anzi, un dovere per qualsiasi Stato europeo. A partire da questa impostazione, è logico aspettarsi che i corsi di accompagnamento alla nascita, anche se, in qualche caso, proposti alla coppia, siano seguiti quasi esclusivamente da donne, con al massimo la presenza del partner solo in alcune fasi. Per quanto riguarda l’organizzazione dei corsi osserviamo un notevole impegno dei consultori, nelle diverse regioni, a presidiare questo momento. Complessivamente, il Percorso Nascita appare come un’occasione non ancora utilizzata in pieno, da parte dei servizi, per intervenire in senso preventivo e di crescita nella vita delle coppie. L'Io, l'Altro, la Nostra relazione Parlavamo in precedenza di “terza adolescenza”: se la prima è fisiologica, la seconda riguarda il prolungato stazionamento in famiglia anche se oramai divenuti adulti, la terza sembra essere la convivenza con un partner. L'adolescenza prolungata dei giovani non favorisce la tolleranza all'interno della relazione di coppia: i bisogni dell'Io prendono spesso il sopravvento e le colpe vengono facilmente attribuite al partner. Il relazionarsi e pensare “come due” è precario e di conseguenza anche la coppia lo è, giorno dopo giorno. Bisogna cambiare prima se stessi prima di pretendere qualcosa dall'altro e se entrambi i partner cambiano per primi, la coppia funziona. Ovviamente coniugare interessi personali e altrui non è semplice e farlo senza prevaricare l'identità del partner è un'arte da apprendere un po' alla volta, umilmente. Entrare in una logica fondata su due persone, con pregi e difetti, con aspetti e problematiche comuni o meno, con visioni della vita che possono anche differire, è un passo obbligato per porre le basi di un rapporto duraturo, altrimenti la coppia vivrà in una logica di potere in cui un partner domina più o meno apertamente e l'altro sopporta per mantenere un equilibrio. La cultura moderna non è a favore di questo approccio maturo perché spinge quasi sempre verso posizioni individualistiche. Il “Noi” rischia per uno strano paradosso di essere un rifugio temporaneo di partner alla ricerca di una realizzazione personale, del proprio Io: essere autonomi, liberi, mal si concilia con la riflessività, la tolleranza, la condivisione, il sacrificio, e a volte un partner può accettare una quota minima di sacrificio al solo fine di avere una “buona coppia” che invece si regge in tal caso su un bastone poco robusto. La logica del Noi deve cioè essere quella matura di due persone che tenteranno di crescere assieme, in un percorso di prove ad ostacoli, e non il comportarsi in maniera diversa solo per avere una vita di coppia. Dovrebbe essere un dono reciproco, un

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MIDIBI Formazione 2014 – Formazione in Psicologia Cognitivo Comportamentale - Lancianoatteggiamento ben diverso dalle continue pretese fondate sull'avere a tutti i costi e sul mantenere la coppia solo per avere una vita insieme: questo approccio è meramente superficiale, è un cambiamento a livello comportamentale ma i partner sono rimasti ancora single alla ricerca di piacere personale, non vi è stata alcuna maturazione psicologica, emotiva e valoriale. Fare famiglia dunque implica una profonda riflessione esattamente sul tema del diventare coppia: essere davvero una coppia è un traguardo, ed è il passo preliminare per trasformarsi in famiglia. Occorre favorire un saltus verso una logica superiore da cui discendono comportamenti diversi ma autentici. La coppia è il nucleo fondamentale, orientato per natura a divenire famiglia e le politiche devono favorire tali passaggi. Non si tratta di “cambiare l'altro” o “manipolarlo”, ma di crescere assieme e ciò significa che entrambi i membri della coppia devono compiere questo salto psicologico. Divenire capaci di ragionare non solo su se stessi e sul partner, ma anche sulla relazione fra sé e l'altro, distinguendo queste tre componenti: l'Io, l'Altro, la Nostra relazione. Le difficoltà sorgono nella capacità dei due partner di assumere ciascuno il punto di vista dell’Altro e di impegnarsi reciprocamente con esso e attraverso di esso nel promuovere il bene della relazione che ne scaturisce. I partner si muovono in un campo relazionale oggi che consente sempre più azioni libere, anche se condizionate dalle strutture culturali ed economiche. Una coppia è riflessiva nella misura in cui sa tematizzare la propria relazione come una continua riattivazione del circuito di doni che intercorre fra i partner ed è naturalmente portata, ad espandersi nei frutti dell’amore reciproco, rappresentati in particolare dai figli. La presenza di figli implica un ulteriore salto psicologico, la coppia diventa protagonista e si apre ad un maggior confronto e dibattito con la società di appartenenza, tende verso un approccio relazionale più orientato alla comprensione e al sacrificio. Ma anche qui si corre il rischio di spostare l'attenzione, e l'empatia per i figli non si traduce automaticamente in una maggiore disponibilità verso il partner. In alcuni casi la vita frenetica fra lavoro e famiglia cementa in apparenza la coppia, “rinviando” la possibile crisi al periodo in cui i figli saranno adolescenti o giovani studenti. Una politica non attenta all'istruzione, all'inserimento professionale dei giovani, alla famiglia al completo offre ulteriori difficoltà e prove da superare per mantenere viva e sana la relazione di coppia. Una politica non attenta al lavoro e alla famiglia è fallimentare ed è inutile per la società: se la famiglia viene favorita nel suo essere tale, esce dall'autoreferenzialità e diviene risorsa non solo per se stessa ma per l'intera società, in un circolo virtuoso che arricchisce tutti noi. Se invece le coppie finiscono per divenire mondi isolati, fonte di esclusivo piacere personale, torniamo di nuovo ad una situazione simile a quella dei single.Dott. Mimmo Di Biase - 2014

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Il Piano nazionale per la famiglia Nel giugno 2012 l'Italia si mette al passo degli altri paesi europei, adottando finalmente un piano di riferimento per gli interventi sulla famiglia: su proposta del Ministro Andrea Riccardi, nella seduta del Consiglio del Ministri del 7 giugno 2012 è stato approvato il Piano nazionale per la famiglia. È la prima volta che nel nostro Paese viene adottato uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi. Il testo, elaborato dal Comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, è stato approvato come bozza dall'Assemblea dell'Osservatorio il 23 giugno 2011 dopo un ampio confronto, sia in sede di Osservatorio sia attraverso la Conferenza nazionale di Milano del novembre 2010. Tale bozza, successivamente illustrata in Consiglio dei Ministri, è stata sottoposta alla Conferenza Unificata per la prescritta intesa - ai sensi dell'art. 1, comma 1251, lettera a) legge n. 296/2006 - che è stata sancita il 19 aprile scorso, dopo un approfondito lavoro istruttorio tra tutti i livelli di Governo (Stato, regioni ed enti locali). Spetta ora ai diversi livelli amministrativi, centrali e locali, dare applicazione ai contenuti del Piano del quale offriamo di seguito una sintesi dei principi ispiratori, delle priorità e delle linee di intervento principali. Nel tempo si è avvertita, anche in Italia, nel confronto con le altre realtà europee, sempre più pressante l’esigenza di politiche dirette ed esplicite per favorire le tutele giuridiche dei soggetti della vita familiare, nonché la promozione della famiglia come soggetto sociale di primario interesse pubblico in considerazione della rilevanza delle funzioni che essa svolge. L’urgenza di un Piano nazionale di politiche familiari si colloca nell’ambito delle nuove politiche auspicate dall’Unione europea, che ha indicato la necessità di promuovere politiche pubbliche di sostegno alla vita familiare attraverso la programmazione di linee di intervento che considerino la famiglia quale soggetto sociale su cui investire concretamente per il futuro del Paese, in termini di valorizzazione delle sue funzioni di coesione sociale ed equità fra le generazioni. Quanto ai contenuti del Piano, i principi ispiratori sono:• cittadinanza sociale della famiglia, intendendo la famiglia quale soggetto su cui investire per il futuro del Paese, valorizzando la sua funzione per la coesione sociale e per un equo rapporto tra le generazioni;

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• politiche esplicite sul nucleo familiare: finora nel nostro Paese gli interventi a favore delle famiglie sono stati o dettati dall'emergenza e quindi necessariamente frammentati e disorganici, o indiretti, cioè riflesso a volte inconsapevole di altre politiche. Si tratta invece ora di delineare un quadro organico di interventi che abbiano la famiglia come specifica destinataria;• sussidiarietà e sviluppo del capitale umano e sociale, nel senso che gli interventi devono essere attuati in modo da non sostituire ma per sostenere e potenziare le funzioni proprie e autonome delle famiglie. Una logica di empowerment quindi e non di mero assistenzialismo delle famiglie e dei loro membri, che faccia leva sulla loro capacità di iniziativa sociale ed economica;• solidarietà, intesa anche come rafforzamento delle reti associative delle famiglie, soprattutto quando si tratti di associazioni che non solo forniscono servizi alla persona, ma costituiscono sostegno e difesa dalla solitudine, luogo di confronto e di scambio.

Le priorità individuate dal Piano, quali aree su cui intervenire con maggior urgenza sono:• le famiglie con minori, in particolare quelle numerose;• le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti;• le famiglie con disagi conclamati sia nella coppia, sia nelle relazioni genitori-figli.

Gli interventi si articolano secondo le seguenti direttrici:• equità economica (fiscalità generale, tributi locali, revisione dell'ISEE);• politiche abitative per la famiglia;• lavoro di cura familiare: servizi per la prima infanzia, congedi, tempi di cura e interventi sulla disabilità e non autosufficienza;• pari opportunità e conciliazione tra famiglia e lavoro;• privato sociale, terzo settore e reti associative familiari;

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• servizi consultoriali e di informazione (consultori, mediazione familiare, centri per le famiglie);• immigrazione (sostegni alle famiglie immigrate);• alleanze locali per le famiglie;• monitoraggio delle politiche familiari.

- § [In allegato il testo originale del Piano] § -Dott. Mimmo Di Biase

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