Seminario Di Sintesi Parola Chiave

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Seminario di Sintesi Parola Chiave: Libertà Parlare della libertà ci porta riflettere sul rapporto che l’uomo ha con le altre realtà, e, in particolare di considerare il suo rapporto causale con essa. A differenza del materiale, l’uomo è un soltanto un oggetto passivo che riceve delle modificazione che vengono dal di fuori, piuttosto la nostra esperienza sostiene che lui è un fonte di cambiamento nel mondo che lo circonda. Lui agisce. Come, però, capire questa capacità di agire? Iniziamo distinguendo tra un atto volontario e un atto libero. Un atto volontario è quando non c’è costrizione, in questo senso si può parlare di un tipo sociale e negativo di libertà: libertà della coscienza, della parola, religiosa, etc. Un atto libero, invece, nel senso comune del termine, fa riferimento a una libertà positiva, una possibilità dell’uomo di autodeterminazione. «Essa riguarda la condizione interiore di autonomia dell’agente, in forza della quale egli stesso è principio d’iniziativa e di elezione tra contenuti diversi ed eventualmente tra percorsi alternativi di azione esterna» 1 . La Libertà Moderna: Spinoza, Kant, Hegel Nel pensiero spinoziano, la libertà s’intende come un punto d’arrivvo, che si compie mediante la sostituzione della dispersione degli affetti dalla potenza dell’intelletto. L’uomo libero è, dunque, «pienamente in possesso di se stesso e dunque capace di esprimere effettivamente la propria natura» 2 . Più che libertà, tuttavia, Spinoza parla di un essere libero, di fronte al suo opposto, costretto. L’essere libero riguarda «l’agire conforme all’essere causa di sé, [ne segue che] Dio è libero non in quanto può fare quello che vuole, bensì in quanto in esso la causa necessari dell’essere e dell’agire coincidono» 3 . Succede, quindi, che Spinoza si trova nella difficolta di dover definire «la cosa libera come necessitata da sé e, allo stesso tempo, il suo opposto la cosa necessaria come necessitata da altro. Con questo, Spinoza nega il significato comune della libertà e la riduce allo sviluppo e conservazione dell’essenza naturale. «Così, come 1 MELCHIORRE, V. – al., Enciclopedia filosofica, VII, Milano 2010 Ed. speciale per il Corriere della sera , 6394. 2 D’AGOSTINO, S., Sistemi filosofici moderni: Descartes, Spinoza, Locke, Hume, Pisa 2013, 94. 3 Ibid., 107.

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Seminario di Sintesi Parola Chiave: Libertà

Parlare della libertà ci porta riflettere sul rapporto che l’uomo ha con le altre realtà, e, in particolare di considerare il suo rapporto causale con essa. A differenza del materiale, l’uomo è un soltanto un oggetto passivo che riceve delle modificazione che vengono dal di fuori, piuttosto la nostra esperienza sostiene che lui è un fonte di cambiamento nel mondo che lo circonda. Lui agisce. Come, però, capire questa capacità di agire?

Iniziamo distinguendo tra un atto volontario e un atto libero. Un atto volontario è quando non c’è costrizione, in questo senso si può parlare di un tipo sociale e negativo di libertà: libertà della coscienza, della parola, religiosa, etc. Un atto libero, invece, nel senso comune del termine, fa riferimento a una libertà positiva, una possibilità dell’uomo di autodeterminazione. «Essa riguarda la condizione interiore di autonomia dell’agente, in forza della quale egli stesso è principio d’iniziativa e di elezione tra contenuti diversi ed eventualmente tra percorsi alternativi di azione esterna»1.

La Libertà Moderna: Spinoza, Kant, HegelNel pensiero spinoziano, la libertà s’intende come un punto d’arrivvo, che si compie mediante la

sostituzione della dispersione degli affetti dalla potenza dell’intelletto. L’uomo libero è, dunque, «pienamente in possesso di se stesso e dunque capace di esprimere effettivamente la propria natura»2. Più che libertà, tuttavia, Spinoza parla di un essere libero, di fronte al suo opposto, costretto. L’essere libero riguarda «l’agire conforme all’essere causa di sé, [ne segue che] Dio è libero non in quanto può fare quello che vuole, bensì in quanto in esso la causa necessari dell’essere e dell’agire coincidono»3. Succede, quindi, che Spinoza si trova nella difficolta di dover definire «la cosa libera come necessitata da sé e, allo stesso tempo, il suo opposto la cosa necessaria come necessitata da altro. Con questo, Spinoza nega il significato comune della libertà e la riduce allo sviluppo e conservazione dell’essenza naturale. «Così, come nello stoicismo antico, la libertà si identifica con il riconoscimento e l’acconsentimento alla divina necessità»4.

Kant difende la libertà umana, lo fa, però come una cosa possibile pensare, «una causalità libera compatibile con le leggi della natura»5, non come qualcosa che può essere conosciuta per la ragione pura. Se si da la libertà, risiede come «una condizione di possibilità a livello trascendentale»6. Questa visione, viene, poi, criticata da Hegel, considerandola un formalismo. L’imperativo categorico non basta come fondamento, un fondamento la cui fondatezza viene lasciato in sospeso. Per Hegel, la libertà si realizza nel processo dialettico. Sul livello intersoggettivo, la libertà si da nel confronto conflittuale tra due autocoscienza, il signore essendo quello «capace di sostenere la verifica della sua certezza d’autocoscienza», questo perché: «è solo rischiando la vita che si mette alla prova la libertà»7. Sul questo livello, però, la libertà non si può effettivamente realizzare, bisogno possedere un carattere collettivo, ossia oggettivo. «La libertà, per Hegel, non diventa reale se non all’interno di determinate istituzioni sociali, quali il diritto, la famiglia e lo stato»8. Alle fine, tuttavia, «la pienezza della libertà…

1 MELCHIORRE, V. – al., Enciclopedia filosofica, VII, Milano 2010Ed. speciale per il Corriere della sera, 6394.2 D’AGOSTINO, S., Sistemi filosofici moderni: Descartes, Spinoza, Locke, Hume, Pisa 2013, 94.3 Ibid., 107.4 V. MELCHIORRE, 6412.5 Ibid., 6417.6 Ibid., 6416.7 Ibid., 6421.8 G. SANS, Al crocevia della filosofia contemporanea, Roma, 76.

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non avviene nella storia, ma è solo dello spirito assoluto»9, risultato speculativo che è al di là della spontaneità soggettive e delle regole oggettive.

9 V. MELCHIORRE, 6423.