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Vita di Chiesa 4 5 ottobre 2013 M artedì 24 e mercoledì 25 settembre i docen- ti dello Studio Teo- logico Interdiocesano (Sti) si sono ritrovati per una due giorni di studio per riflettere su come lo Studio Teologico abbia fatto proprio il Vaticano II e quindi su quali sfide pon- ga ancora questo Concilio alla teologia. Il confronto è avvenuto at- traverso sei sessioni, ognuna introdotta da due brevi rela- zioni tenute da due docenti, a seconda delle diverse aree contenutistiche, seguite da un dibattito tra tutti i docenti. Anzitutto sono state trattate quelle “fonti” da cui deve ne- cessariamente partire la teo- logia, cioè la Scrittura (prof. don Filippo Manini), i Padri della Chiesa (prof. monsignor Daniele Gianotti) e la Liturgia (prof. don Edoardo Ruina). Quindi si è affrontato l’aspetto teologico in senso stretto, sia sul versante del rapporto tra fede e ragione (prof. don Gian- franco Panari), sia sul versan- te più sistematico (prof. don Massimo Nardello). Il secon- do giorno ci si è poi confron- tati con le discipline esterne alla teologia, cioè la Filosofia (prof. don Andrea Contrasti) e la Psicologia (prof. don Luca Balugani), per approdare al versante “più pratico” della teologia, con interventi sulla Morale (prof. don Matteo Ca- vani), sulla Spiritualità (prof. don Fabrizio Colombini), sul Diritto Canonico (prof. mons. ignor Sergio Casini) e sulla Pastorale (prof. don Ivo Se- ghedoni). L’attiva partecipa- zione dei docenti e la grande mole di spunti emersi han- no sancito la buona riuscita dell’iniziativa, ormai alla sua terza edizione. Rimandando al sito dello STI (www.diocesi.re.it/sti) chi fos- se interessato a tutti i vari in- terventi e ai dibattiti che ne sono seguiti, mi limito qui a richiamare alcuni snodi più significativi. I n primo luogo è emersa l’importanza del richiamo del Vaticano II ad un ritor- no alle fonti come la Scrittu- ra, i Padri e la Liturgia, per evitare quel “metodo dogma- tico” neoscolastico che usava le fonti come cava di citazioni a sostegno di costruzioni teo- logiche successive. Se allo Sti l’istanza è stata nel complesso recepita, si è anche osservato che rimane ancora oggi il ri- schio di elaborare un sistema che non si pone davvero in ascolto delle fonti come pe- renne istanza critica. In particolare esse chiedono di prendere sul serio la storia, sia perché possono essere com- prese solo a partire dal loro contesto storico e non dalle nostre problematiche – san Paolo deve poter parlare senza essere tirato per i capelli dallo scontro tra cattolici e prote- stanti – sia perché hanno un approccio narrativo, simboli- co e spirituale diverso dal no- stro, abituato a sistematizzare e a settorializzare gli aspetti della fede cristiana. Ad esem- pio, in un’omelia di sant’Ago- stino, sono spesso mischiati spiegazione delle Scritture, esposizione del dogma e ri- ferimenti alla vita spirituale, il tutto sviluppato secondo i tratti della retorica classica, mentre noi separiamo un trat- tato di teologia, esposto con ri- gore scientifico, da un testo di edificazione spirituale, incen- trato tutto su aspetti emotivi e devozionali. Questa scoperta poi spinge inevitabilmente a una relati- vizzazione di tanti nostri modi di fare, non solo a livello teo- retico, ma anche a livello pa- storale. Ad esempio, la Scrit- tura e i Padri ci mostrano che i Sacramenti sono anzitutto un incontro personale con Dio in Cristo e questo pone in questione sia una teologia che descrive l’efficacia del Sacra- mento nei termini di un effet- to meccanico, sia una pastora- le che si accontenta della mera presenza fisica di chi riceve il Sacramento. I n secondo luogo si sono ap- profondite le conseguenze del diverso modo che ha avuto il Vaticano II nell’affron- tare il rapporto tra ragione e fede, passando da un’apo- logetica che voleva difendere la fede partendo da un’idea razionalista e illuminista di ragione, a una “teologia fon- damentale” che si pone sì a confronto con la ragione non- credente, ma a partire dalla fede. Se allo Sti tale passaggio è stato ormai assimilato, ci si è interrogati sul modo concreto con cui rendere “ragione del- la speranza che è in noi” (1 Pt 3,15) oggigiorno, attraverso una testimonianza vissuta che più che “dimostrare” “mostri” la bellezza della fede, oppure attraverso una pur rinnovata presentazione argomentativa del cristianesimo. In ogni caso, è stato rilevato che prendere sul serio le questioni poste da- gli altri fa bene prima di tutto a noi credenti, perché quelle domande sono pure le nostre. I n terzo luogo è emersa da diversi interventi la ne- cessità di rendere sempre più concreta l’idea innovativa del Vaticano II di una Chiesa come comunione, cercando di adeguare ad essa istituzioni, strutture e approcci pastorali, così che si esca da una logica clericale e direttiva, si veda di più la dignità comune di ogni battezzato, si valorizzino mag- giormente i diversi carismi, ci sia maggiore attenzione verso le persone più in difficoltà e si diffonda un accompagna- mento personale finalizzato a far crescere un’adesione inte- riore al Vangelo. Se è pur vero che questo implica un ad- dentrarsi in territori in buona parte inesplorati, l’alternativa è solo la mummificazione del cristianesimo, che è ben altro dal concetto di Tradizione che il Vaticano II ci ha consegnato, cioè una fedeltà viva e creati- va al deposito rivelato, così da rendere il Vangelo significa- tivo per ogni tempo ed ogni uomo. T utto ciò poi si lega a un termine che è più volte risuonato durante i di- battiti: “ermeneutica”. Che significa che l’elemento og- gettivo della fede non può es- sere accolto se non attraverso un processo di recezione del soggetto, all’interno del suo mondo e delle sue categorie. E questo senza scadere nel sog- gettivismo, dal momento che una corretta ermeneutica del dato di fede cristiano non po- trà che approdare a una nuova sfaccettatura dell’unica verità di un Vangelo alla cui pienez- za sempre siamo chiamati a tendere, come fedeli discepoli del nostro Maestro e Signore. don Daniele Moretto direttore dello Sti Questi i temi della riflessione su come il Concilio è stato recepito dallo Studio Teologico Interdiocesano: il ritorno alle fonti (la Scrittura, i Padri, la Liturgia); il rapporto tra fede e ragione; la Chiesa comunione La due giorni formativa dei docenti dello Studio Teologico Interdiocesano (Sti) su come lo Sti ha recepito il Concilio e quali sfide il Concilio pone alla teologia SEMINARIO DI REGGIO EMILIA Le sfide del Vaticano II per la teologia Prendere sul serio le questioni poste dal Concilio fa bene alla fede stessa 24-25 set- tembre 2013: immagini della due giorni di stu- dio degli insegnanti dello Studio Teologico In- terdiocesano (Sti) di Reg- gio Emilia. Nella prima, al centro, don Daniele Moretto, direttore dello Sti. A suor Gemma Ghini è stata dedicata, domenica 29 set- tembre, una piazza del paese di San Giovanni di Querciola. Riconoscenti per il suo lunghis- simo e incondizionato servizio ai più piccoli, gli abitanti han- no voluto intitolare una piazza a questa suora, che nel lontano 1947, inviata dal fondatore don Mario Prandi, aveva aper- to la Casa della Carità che da oltre 65 anni opera al servizio dei più bisognosi. Per questo San Giovanni e tutto il Viane- se hanno voluto intitolarle la piazza dove sono ubicati i lo- cali del centro polivalente, per- ché per sempre rimanga nella memoria del paese il grande contributo di una suora che tanto si è spesa per la comu- nità. L a cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco Gior- gio Bedeschi, del parroco don Franco Messori, del superiore delle Case della Carità don Ro- mano Zanni, della superiora suor Augusta Zannoni, e di don Giuseppe Bertolini, che coi tanti volontari si sono attivati perché questa intitolazione avvenisse. Il sindaco nel suo intervento ha sottolineato la felicità sua e di tutto il paese che ha fortemente voluto questa intitolazione: "Una comunità uni- ca, quella di San Giovanni, che si è data da fare perché questa piazza fosse dedi- cata a suor Gemma e per questo sono orgoglioso di essere il sindaco", ha detto. Lo storico Lino Paini, curatore del libro "Il paese dell’anima", un diario fantasti- co dove la suora parla della sua vita, ha tracciato un ampio profilo biografico e storico di questa donna e suora straordi- naria, che dopo aver aperto la Casa di San Giovanni ha dato il via a quelle che si sono sparse in dio- cesi e nel mondo, là dove sono le missioni diocesane. Marina, la sorella della suora, ha ricordato come la consacra- ta sia stata l'angelo della loro famiglia. Poi si sono succedute alcune te- stimonianze, fatte da persone del posto che hanno avuto la fortuna di conoscere la suora durante la sua permanenza a San Giovanni. I nfine, in un momento magi- co in cui il sole faceva la sua comparsa dopo una giornata uggiosa, il sindaco, il parroco e alcuni ospiti della Casa della Carità hanno scoperto la targa che ricorda la religiosa e che si affaccia sulla stupenda terraz- za che dà sulla valle sottostan- te. Il corpo bandistico di Viano, diretto dal maestro Andrea Me- dici, ha completato con le sue efficaci esecuzioni musicali un pomeriggio da ricordare. Il ricavato delle offerte ottenu- te dalla distribuzione del libro saranno destinate alla Scuola dell’infanzia “Don Giovanni Reverberi” , aperta dalla stessa suor Gemma. È seguito poi, nei locali adiacenti, un ric- co buffet. Domenico Amidati San Giovanni di Querciola: intitolata una piazza a suor Gemma Ghini, fondatrice della locale Casa della Carità PER RICORDARE SUOR GEMMA, L'ANGELO DEL PAESE Regina Pacis, venerdì 18 ottobre, ore 20.30: lettura collettiva dell'intervista del Papa DON GIUSEPPE DOSSETTI COMMENTA LE PAROLE DEL PAPA «R eading» è la struttura di una lettura collettiva ed è il nome che viene usato per gli incontri d’ascolto di un testo. C’è un testo che nelle ultime settimane ha suscitato un vivace dibattito: l’intervista che Papa Francesco ha ri- lasciato al direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. Il Papa ha parlato di se stesso, della sua vita come gesuita, del modo della Chiesa di porsi nel mondo, del mo- dello di Chiesa che sogna. È lo stile “Francesco” che colpisce, fatto di semplicità e di profondità. Soprattutto, però, colpisce il modo di Francesco di andare oltre gli schemi classici del modo di comunicare di un Papa, ridotto a discorsi o docu- menti ufficiali. Papa Francesco ci ha ormai abituato a un contatto diretto con la gente, ad un modo di comunicare sem- plice e sincero, capace di toccare i cuori degli interlocutori. Senza dubbio il Papa sta provocando gli stessi cattolici a ri- pensare il loro modo di porsi nei confronti del mondo, per passare da un atteggiamento negativo a un modo più dia- logico e attento alle persone. La Chiesa come “ospedale da campo” è forse una delle immagini più efficaci espresse dal Papa nell’intervista, per dire il suo modo di vedere la Chiesa non solo come casa di tutti, ma in cammino “su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e ferita” . Ci rendiamo sempre più conto di come questo stile aperto e dialogico stia contagiando le persone, non solo in campo cattolico. Spesso incontriamo persone che si erano allonta- nate dalla Chiesa, ma che si ritrovano nelle parole e nelle scelte del Papa e ne parlano volentieri. Abbiamo pensato, allora, di proporre una lettura integrale dell’intervista. La parrocchia di Regina Pacis, grazie anche alla preziosa collaborazione di Marcello Stecco, propone il reading per venerdì 18 ottobre, alle 20.30. Commenterà l'intervista del Papa don Giuseppe Dossetti, parroco di San Pellegrino. don Paolo Cugini Sopra: San Giovanni di Querciola, la targa e il cippo in ricordo di suor Gemma, cui è stata inti- tolata una piaz- za. Sotto: suor Gemma con due volontarie e un'ospite della Casa della Carità (anni 50 del secolo scorso).

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Vita di Chiesa4 5 ottobre 2013

Martedì 24 e mercoledì 25 settembre i docen-ti dello Studio Teo-

logico Interdiocesano (Sti) si sono ritrovati per una due giorni di studio per riflettere su come lo Studio Teologico abbia fatto proprio il Vaticano II e quindi su quali sfide pon-ga ancora questo Concilio alla teologia. Il confronto è avvenuto at-traverso sei sessioni, ognuna introdotta da due brevi rela-zioni tenute da due docenti, a seconda delle diverse aree contenutistiche, seguite da un dibattito tra tutti i docenti. Anzitutto sono state trattate quelle “fonti” da cui deve ne-cessariamente partire la teo-logia, cioè la Scrittura (prof. don Filippo Manini), i Padri della Chiesa (prof. monsignor Daniele Gianotti) e la Liturgia (prof. don Edoardo Ruina). Quindi si è affrontato l’aspetto teologico in senso stretto, sia sul versante del rapporto tra fede e ragione (prof. don Gian-franco Panari), sia sul versan-te più sistematico (prof. don Massimo Nardello). Il secon-do giorno ci si è poi confron-tati con le discipline esterne alla teologia, cioè la Filosofia (prof. don Andrea Contrasti) e la Psicologia (prof. don Luca Balugani), per approdare al versante “più pratico” della teologia, con interventi sulla Morale (prof. don Matteo Ca-vani), sulla Spiritualità (prof. don Fabrizio Colombini), sul Diritto Canonico (prof. mons.ignor Sergio Casini) e sulla Pastorale (prof. don Ivo Se-ghedoni). L’attiva partecipa-zione dei docenti e la grande mole di spunti emersi han-

no sancito la buona riuscita dell’iniziativa, ormai alla sua terza edizione.Rimandando al sito dello STI (www.diocesi.re.it/sti) chi fos-se interessato a tutti i vari in-terventi e ai dibattiti che ne sono seguiti, mi limito qui a richiamare alcuni snodi più significativi.

In primo luogo è emersa l’importanza del richiamo del Vaticano II ad un ritor-

no alle fonti come la Scrittu-ra, i Padri e la Liturgia, per evitare quel “metodo dogma-tico” neoscolastico che usava le fonti come cava di citazioni a sostegno di costruzioni teo-logiche successive. Se allo Sti l’istanza è stata nel complesso recepita, si è anche osservato che rimane ancora oggi il ri-schio di elaborare un sistema che non si pone davvero in ascolto delle fonti come pe-renne istanza critica. In particolare esse chiedono di prendere sul serio la storia, sia perché possono essere com-prese solo a partire dal loro

contesto storico e non dalle nostre problematiche – san Paolo deve poter parlare senza essere tirato per i capelli dallo scontro tra cattolici e prote-stanti – sia perché hanno un approccio narrativo, simboli-co e spirituale diverso dal no-stro, abituato a sistematizzare e a settorializzare gli aspetti della fede cristiana. Ad esem-pio, in un’omelia di sant’Ago-

stino, sono spesso mischiati spiegazione delle Scritture, esposizione del dogma e ri-ferimenti alla vita spirituale, il tutto sviluppato secondo i tratti della retorica classica, mentre noi separiamo un trat-tato di teologia, esposto con ri-gore scientifico, da un testo di edificazione spirituale, incen-trato tutto su aspetti emotivi e

devozionali.Questa scoperta poi spinge inevitabilmente a una relati-vizzazione di tanti nostri modi di fare, non solo a livello teo-retico, ma anche a livello pa-storale. Ad esempio, la Scrit-tura e i Padri ci mostrano che i Sacramenti sono anzitutto un incontro personale con Dio in Cristo e questo pone in questione sia una teologia che

descrive l’efficacia del Sacra-mento nei termini di un effet-to meccanico, sia una pastora-le che si accontenta della mera presenza fisica di chi riceve il Sacramento.

In secondo luogo si sono ap-profondite le conseguenze del diverso modo che ha

avuto il Vaticano II nell’affron-

tare il rapporto tra ragione e fede, passando da un’apo-logetica che voleva difendere la fede partendo da un’idea razionalista e illuminista di ragione, a una “teologia fon-damentale” che si pone sì a confronto con la ragione non-credente, ma a partire dalla fede. Se allo Sti tale passaggio è stato ormai assimilato, ci si è interrogati sul modo concreto con cui rendere “ragione del-la speranza che è in noi” (1 Pt 3,15) oggigiorno, attraverso una testimonianza vissuta che più che “dimostrare” “mostri” la bellezza della fede, oppure attraverso una pur rinnovata presentazione argomentativa del cristianesimo. In ogni caso, è stato rilevato che prendere sul serio le questioni poste da-gli altri fa bene prima di tutto a noi credenti, perché quelle domande sono pure le nostre.

In terzo luogo è emersa da diversi interventi la ne-cessità di rendere sempre

più concreta l’idea innovativa del Vaticano II di una Chiesa

come comunione, cercando di adeguare ad essa istituzioni, strutture e approcci pastorali, così che si esca da una logica clericale e direttiva, si veda di più la dignità comune di ogni battezzato, si valorizzino mag-giormente i diversi carismi, ci sia maggiore attenzione verso le persone più in difficoltà e si diffonda un accompagna-mento personale finalizzato a far crescere un’adesione inte-riore al Vangelo. Se è pur vero che questo implica un ad-dentrarsi in territori in buona parte inesplorati, l’alternativa è solo la mummificazione del cristianesimo, che è ben altro dal concetto di Tradizione che il Vaticano II ci ha consegnato, cioè una fedeltà viva e creati-va al deposito rivelato, così da rendere il Vangelo significa-tivo per ogni tempo ed ogni uomo.

Tutto ciò poi si lega a un termine che è più volte risuonato durante i di-

battiti: “ermeneutica”. Che significa che l’elemento og-gettivo della fede non può es-sere accolto se non attraverso un processo di recezione del soggetto, all’interno del suo mondo e delle sue categorie. E questo senza scadere nel sog-gettivismo, dal momento che una corretta ermeneutica del dato di fede cristiano non po-trà che approdare a una nuova sfaccettatura dell’unica verità di un Vangelo alla cui pienez-za sempre siamo chiamati a tendere, come fedeli discepoli del nostro Maestro e Signore.

don Daniele Morettodirettore dello Sti

Questi i temi della riflessione su come il Concilio è stato recepito dallo

Studio Teologico Interdiocesano: il ritorno alle fonti (la Scrittura,

i Padri, la Liturgia); il rapporto tra fede e ragione; la Chiesa comunione

La due giorni formativa dei docenti dello Studio Teologico Interdiocesano (Sti)su come lo Sti ha recepito il Concilio e quali sfide il Concilio pone alla teologia

seminario di reggio emilia

Le sfide del Vaticano II per la teologiaPrendere sul serio le questioni poste dal Concilio fa bene alla fede stessa

24-25 set-tembre 2013: immagini della due giorni di stu-dio degli insegnanti dello Studio Teologico In- terdiocesano (Sti) di Reg-gio Emilia. Nella prima, al centro, don Daniele Moretto, direttore dello Sti.

A suor Gemma Ghini è stata dedicata, domenica 29 set-

tembre, una piazza del paese di San Giovanni di Querciola. Riconoscenti per il suo lunghis-simo e incondizionato servizio ai più piccoli, gli abitanti han-no voluto intitolare una piazza a questa suora, che nel lontano 1947, inviata dal fondatore don Mario Prandi, aveva aper-to la Casa della Carità che da oltre 65 anni opera al servizio dei più bisognosi. Per questo San Giovanni e tutto il Viane-se hanno voluto intitolarle la piazza dove sono ubicati i lo-cali del centro polivalente, per-ché per sempre rimanga nella memoria del paese il grande contributo di una suora che tanto si è spesa per la comu-nità.

La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco Gior-

gio Bedeschi, del parroco don Franco Messori, del superiore delle Case della Carità don Ro-mano Zanni, della superiora suor Augusta Zannoni, e di don Giuseppe Bertolini, che coi tanti volontari si sono attivati perché questa intitolazione avvenisse. Il sindaco nel suo intervento ha sottolineato la felicità sua e di tutto il paese che ha fortemente voluto questa intitolazione: "Una comunità uni-ca, quella di San Giovanni, che si è data da fare perché questa piazza fosse dedi-

cata a suor Gemma e per questo sono orgoglioso di essere il sindaco", ha detto. Lo storico Lino Paini, curatore del libro "Il paese dell’anima", un diario fantasti-co dove la suora parla della sua vita, ha tracciato un ampio profilo biografico e storico di questa donna e suora straordi-naria, che dopo aver aperto la Casa di

San Giovanni ha dato il via a quelle che si sono sparse in dio-cesi e nel mondo, là dove sono le missioni diocesane.Marina, la sorella della suora, ha ricordato come la consacra-ta sia stata l'angelo della loro famiglia.Poi si sono succedute alcune te-stimonianze, fatte da persone del posto che hanno avuto la fortuna di conoscere la suora durante la sua permanenza a San Giovanni.

Infine, in un momento magi-co in cui il sole faceva la sua

comparsa dopo una giornata uggiosa, il sindaco, il parroco e alcuni ospiti della Casa della Carità hanno scoperto la targa che ricorda la religiosa e che si affaccia sulla stupenda terraz-za che dà sulla valle sottostan-te.Il corpo bandistico di Viano, diretto dal maestro Andrea Me-dici, ha completato con le sue efficaci esecuzioni musicali un pomeriggio da ricordare.Il ricavato delle offerte ottenu-

te dalla distribuzione del libro saranno destinate alla Scuola dell’infanzia “Don Giovanni Reverberi”, aperta dalla stessa suor Gemma.È seguito poi, nei locali adiacenti, un ric-co buffet.

Domenico Amidati

San Giovanni di Querciola: intitolata una piazza a suor Gemma Ghini, fondatrice della locale Casa della Carità

PER RICORDARE SUOR GEMMA, L'ANGELO DEL PAESERegina Pacis, venerdì 18 ottobre, ore 20.30:

lettura collettiva dell'intervista del Papa

DON GIUSEPPE DOSSETTI COMMENTA LE PAROLE DEL PAPA

«Reading» è la struttura di una lettura collettiva ed è il nome che viene usato per gli incontri d’ascolto di un

testo. C’è un testo che nelle ultime settimane ha suscitato un vivace dibattito: l’intervista che Papa Francesco ha ri-lasciato al direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. Il Papa ha parlato di se stesso, della sua vita come gesuita, del modo della Chiesa di porsi nel mondo, del mo-dello di Chiesa che sogna. È lo stile “Francesco” che colpisce, fatto di semplicità e di profondità. Soprattutto, però, colpisce il modo di Francesco di andare oltre gli schemi classici del modo di comunicare di un Papa, ridotto a discorsi o docu-menti ufficiali. Papa Francesco ci ha ormai abituato a un contatto diretto con la gente, ad un modo di comunicare sem-plice e sincero, capace di toccare i cuori degli interlocutori. Senza dubbio il Papa sta provocando gli stessi cattolici a ri-pensare il loro modo di porsi nei confronti del mondo, per passare da un atteggiamento negativo a un modo più dia-logico e attento alle persone. La Chiesa come “ospedale da campo” è forse una delle immagini più efficaci espresse dal Papa nell’intervista, per dire il suo modo di vedere la Chiesa non solo come casa di tutti, ma in cammino “su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e ferita”. Ci rendiamo sempre più conto di come questo stile aperto e dialogico stia contagiando le persone, non solo in campo cattolico. Spesso incontriamo persone che si erano allonta-nate dalla Chiesa, ma che si ritrovano nelle parole e nelle scelte del Papa e ne parlano volentieri. Abbiamo pensato, allora, di proporre una lettura integrale dell’intervista. La parrocchia di Regina Pacis, grazie anche alla preziosa collaborazione di Marcello Stecco, propone il reading per venerdì 18 ottobre, alle 20.30. Commenterà l'intervista del Papa don Giuseppe Dossetti, parroco di San Pellegrino.

don Paolo Cugini

Sopra: San Giovanni di Querciola, la targa e il cippo in ricordo di suor Gemma, cui è stata inti-tolata una piaz-za. Sotto: suor Gemma con due volontarie e un'ospite della Casa della Carità (anni 50 del secolo scorso).