SEDUTA DI GIOVEDÌ 29 APRILE 1971 -...

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Atti Parlamentari 28129 -- Camera dei Deputat i V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 29 APRILE 1971. 446 . SEDUTA DI GIOVEDÌ 29 APRILE 197 1 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PERTINI INDI DEL VICEPRESIDENTE ZACCAGNIN I INDICE PAG . Congedi , , , , , , , , , , , , , 2813 1 Disegni di legge: (Approvazione in Commissione) 2818 4 (Trasmissione dal Senato) 2813 1 Disegni di legge (Discussione) : Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Liguri a (Approvato dal Senato) (3232) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Veneto (Approvato dal Senato) (3233) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Emilia - Romagna (Approvato dal Senato ) (3234) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Pugli a (Approvato dal Senato) (3235) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Campa- nia (Approvato dal Senato) (3236) ; PAG , Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Toscan a (Approvato dal Senato) (3267) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Piemont e (Approvato dal Senato) (3268) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Marche (Approvato dal Senato) (3269) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Molis e (Approvato dal Senato) (3270) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Lazi o (Approvato dal Senato) (3271) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Umbri a (Approvato dal Senato) (3272) ; Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 , comma secondo, della Costituzione , dello Statuto della Regione Basili- cata (Approvato dal Senato) (3273) ;

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputat i

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 29 APRILE 1971.

446.

SEDUTA DI GIOVEDÌ 29 APRILE 1971

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PERTINI

INDI

DEL VICEPRESIDENTE ZACCAGNINI

INDICEPAG .

Congedi

, , , , , , , , , , , , ,

28131

Disegni di legge:

(Approvazione in Commissione)

2818 4(Trasmissione dal Senato) 2813 1

Disegni di legge (Discussione) :

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Liguri a(Approvato dal Senato) (3232) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione,dello Statuto della Regione Veneto(Approvato dal Senato) (3233) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Emilia -Romagna (Approvato dal Senato )(3234) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Puglia(Approvato dal Senato) (3235) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Campa-nia (Approvato dal Senato) (3236) ;

PAG ,

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Toscana(Approvato dal Senato) (3267) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Piemonte(Approvato dal Senato) (3268) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Marche(Approvato dal Senato) (3269) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Molise(Approvato dal Senato) (3270) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Lazio(Approvato dal Senato) (3271) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Umbria(Approvato dal Senato) (3272) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Basili-cata (Approvato dal Senato) (3273) ;

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Camera dei Deputati

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

PAG .

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione ,dello Statuto della Regione Lombar-dia (Approvato dal Senato) (3294) .

PRESIDENTE 28133 ,

BRESSANI, Relatore

CARUSO

DI NARDO FERDINANDO , .

GUNNELLA

MENI CACCI

PAllAGLIA ,

ROMEO

TURCHI

Proposte di legge :

(Annunzio) 82131, 28159(Approvazione in Commissione) 28184(Deferimento a Commissione) 28133

(Trasmissione dal Senato) 2813 1

Proposte di legge (Svolgimento) :

PRESIDENTE 2813 1LA BELLA 28132GATTO, Ministro senza portafoglio 28132

Proposta di legge di iniziativa regionale (Presain considerazione) :

PRESIDENTE 2813 2GATTO, Ministro senza portafoglio 28132MUSSA IVALDI VERCELLI, Relatore 2813 2

Interrogazioni, interpellanza e mozione (An-nunzio) 28193

Consiglio nazionale dell'economia e del lavor o(Trasmissione di documenti) . . . 28159

Giunta per le autorizzazioni a procedere ingiudizio (Modifica nella costituzione) 28132

Inversione dell'ordine del giorno :

PRESIDENTE 28159

PAG .

Votazione a scrutinio segreto dei disegni d ilegge :

Adesione alla Convenzione doganale re-lativa all'importazione temporaneadi materiale scientifico, adottata aBruxelles 1'11 giugno 1968 e sua ese-cuzione (2297) ;

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tr al'Italia e il Sudan per evitare l adoppia imposizione sui redditi deri-vanti dall'esercizio della navigazion emarittima ed aerea, concluso a Khar-toum il 19 ottobre 1968 (Approvatodal Senato) (2553) ;

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tral'Italia 'e l'Austria in materia d iesenzione dalla legalizzazione, tra-smissione di atti di stato civile esemplificazione di formalità prelimi-nari occorrenti per contrarre matri-monio, concluso a Vienna il 21 april e1967 (Approvato dal Senato) (2555) ;

Ratifica ed esecuzione della Conven-zione sulle facilitazioni al traffic omarittimo internazionale, adottata aLondra il 9 aprile 1965 (Approvat odal Senato) (2775) ;

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tral'Italia e la Romania per il regola-mento delle questioni finanziarie i nsospeso e Scambi di Note, conclusoa Roma il 23 gennaio 1968 (Appro-vato dal Senato) (2776) ;

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tr ala Repubblica italiana e la Repub-blica federale di Germania per im-pedire la doppia imposizione in ma-teria di imposte dirette derivant idall'esercizio di imprese della navi-gazione aerea, concluso a Roma i l17 settembre 1968 (Approvato dal Se -nato) (2777) ;

Nuove norme per lo sviluppo della mon-tagna (1675) ;

Variazioni al bilancio dello Stato ed aquelli di Amministrazioni autonom eper l'anno finanziario 1970 (Secondoprovvedimento) (Approvato dal Se-nato) (3231) 28159, 28176

Ordine del giorno della seduta di domani . . 28193

28133

28142

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La seduta comincia alle 10,30.

MONTANTI, Segretario, legge il processoverbale della seduta di ieri .

(Durante la lettura del processo verbal edalle tribune del pubblico vengono lanciat inell 'emiciclo alcuni manifestini) .

PRESIDENTE. Deploro vivamente questogesto irrispettoso per il Parlamento : si allon-tani dalla tribuna del pubblico il disturbatoree lo si traduca immediatamente dinanzi agl ionorevoli questori !

(Il, processo verbale è approvato) .

Congedi.

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo ideputati Antoniozzi, Canestrari, Caroli, Cat-tanei, Cortese, de Meo, Frasca, Iozzelli, Luci-fredi, Perdonà, Spadola, Valeggiani e Zappa .

(I congedi sono concessi) .

Annunziodi proposte di legge .

PRESIDENTE. Sono state presentate allaPresidenza le seguenti proposte di legge da ideputati :

NANNINI ed altri : « Integrazioni e modifi-che alla legislazione vigente in materia d idanni di guerra » (3340) ;

GIRAUDI ed altri : « Estensione agli appun-tati di pubblica sicurezza ex sottufficiali dell eforze armate e combattenti dei benefici di cu ialla legge 14 settembre 1970, n . 57 » (3341) .

Saranno stampate e distribuite . Poichéesse importano onere finanziario, ne sarà fis-sata in seguito – a norma dell ' articolo 133 de lregolamento – la data di svolgimento .

Trasmissioni dal Senato.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato hatrasmesso alla Presidenza i seguenti provve-dimenti :

DURAND DE LA PENNE : « Nomina a mare -sciallo maggiore dell ' esercito, a capo di 1aclasse della marina ed a maresciallo di 1aclasse dell ' aeronautica, con iscrizione ne lruolo d 'onore, di grandi invalidi ciechi di

guerra » (già approvato dalla VII Commissio-ne permanente della Camera e modificato daquella IV Commissione permanente) (2573-B) ;

Senatori VERONESI, GERMANÒ, e PREMOLI ;

Senatori SPIGAROLI ed altri : « Abrogazion edel secondo comma dell 'articolo 3 del decreto-legge 19 giugno 1970, n . 366, recante istitu-zione delle cattedre, non licenziabilità degl iinsegnanti non di ruolo, riserve dei posti e so-spensione degli esami di abilitazione all'inse-gnamento, nelle scuole ed istituti di istruzion esecondaria ed artistica, convertito in legge ,con modificazioni, dalla legge 26 luglio 1970 ,n. 571 » (testo unificato approvato da quell aVI Commissione permanente) (3335) ;

Senatori BALBO ed altri ; Senatore DE LEONI :

« Nuovi termini per la presentazione delle do-mande di abilitazione provvisoria e definitivaall'esercizio delle professioni » (testo unificatoapprovato da quella VI Commissione perma-nente) (3336) ;

Concessione di un contributo annuo a ca-rico dello Stato in favore dell 'Ente nazionaleper l ' assistenza alla gente di mare per il trien-nio 1970-1972 » (approvato da quella VII Com-missione permanente) (3337) ;

Autorizzazione di un'ulteriore spesa dilire 1 .700 milioni per la ricostruzione dellaferrovia Cuneo-Breil sur Roya-Ventimiglia inaggiunta a quella di lire 5.000 milioni auto -rizzata con l'articolo 1 della legge 27 luglio1967, n . 635 » (approvato da quella VII Com-missione permanente) (3338) ;

« Modificazioni alla legge 12 aprile 1969 ,n. 177, relativa a partecipazione della societàAlitalia-Linee aeree italiane alla gestion edella società Somali Airlines » (approvato daquella VII Commissione permanente) (3339) .

Saranno stampati, distribuiti e trasmessi :il primo alla Commissione competente chegià lo ha avuto in esame; gli altri alle com-petenti Commissioni permanenti, con riservadi stabilirne la sede .

Svolgimentodi proposte di legge .

PRESIDENTE. L'ordine del giorno recalo svolgimento di alcune proposte di legge .

Cominciamo da quella di iniziativa de ideputati La Bella, Morvidi, Assante, Berlin-

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guer, Cianca, Cesaroni, Coccia, D'Alessio ,Giannantoni, Luberti, Maschiella, Pietrobono ,Pochetti e Trombadori : a Provvedimenti i nfavore delle popolazioni di Tuscania e Arlen adi Castro e di altri centri del Viterbese, non -ché di Assisi, Valfabbrica, Bastia Umbra eGubbio, colpite dal terremoto del 6 febbrai o1971 » (3239) .

L'onorevole La Bella ha facoltà di svol-gerla.

LA BELLA. Per il contenuto mi rimettoalla relazione scritta . Soltanto, considerandoche l 'argomento di questa proposta di legg eè uguale a quello del disegno di legge n . 3266 ,concernente la conversione in legge del de-creto-legge 1° aprile 1971, n . 119, recanteprovvidenze in favore della popolazione de icomuni colpiti dal terremoto del febbraio1971 in provincia di Viterbo, e che questo di -segno di legge risulta già assegnato alla Com-missione bilancio e partecipazioni statali ,chiedo che la proposta stessa venga abbinata ,nella discussione, al disegno di legge a cui h ofatto cenno .

Chiedo l'urgenza .

PRESIDENTE. Il Governo ha dichiara-zioni da fare ?

GATTO, Ministro senza portafoglio . IlGoverno, con le consuete riserve, nulla op-pone alla presa in considerazione .

PRESIDENTE . Pongo in votazione la pre-sa in considerazione della proposta di leggeLa Bella ed altri .

(È approvata) .

Pongo in votazione la richiesta d'urgenza .

(I approvata) .

La Camera accorda altresì la presa in con-siderazione alle seguenti proposte di legge ,per le quali i presentatori si rimettono all erelazioni scritte e ,alle quali il Governo, conle consuete riserve, non si oppone :

TANTALO, Bosco e Cocco MARIA : « Valuta-zione del servizio prestato dalle assistenti ru-rali » (3029) ;

QUERCI e BRIZIOLI : a Inquadramento ne lpersonale d'esercizio delle ferrovie dello Stat odei portieri delle case economiche e patrimo-niali di proprietà dell 'Azienda autonom adelle ferrovie dello Stato » (3229) .

Presa in considerazione di una propo-sta di legge di iniziativa regionale .

PRESIDENTE. L ' ordine del giorno reca l arelazione della V Commissione (Bilancio epartecipazioni statali) sulla presa in conside-razione della proposta di legge di iniziativ adel consiglio regionale della Sardegna :

Concessione alla Regione autonoma dellaSardegna di un contributo straordinario di lir e80 miliardi per l'approntamento e l 'esecuzio-ne di un piano di ristrutturazione, razionaliz-zazione e sviluppo delle risorse minerarie »(3154) .

L'onorevole Mussa Ivaldi Vercelli ha fa-coltà di svolgere la sua relazione .

MUSSA IVALDI VERCELLI, Relatore . Si-gnor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei se-gnalare un punto della relazione introduttivapresentata dal consiglio regionale della Sar-degna, dove è detto che il problema minerari osardo non è da ritenere di pura pertinenza

regionale, ma, dato che si trova in Sardegn ala maggiore quantità e la più varia qualitàdelle risorse di metalli, il problema minera-rio dell ' isola ,è problema del paese. Tutto ciò

è già stato considerato in sede .di Commissio-ne bilancio . Pertanto, tenendo conto che la si-tuazione delle materie prime è destinata a daggravarsi, è quanto mai opportuno che il

problema venga affrontato. Propongo quind i

la presa in considerazione della proposta d i

legge .

PRESIDENTE . Il Governo ha dichiarazioni

da fare ?

GATTO, Ministro senza portafoglio . Il Go-verno, con le consuete riserve, nulla oppon e

alla presa in considerazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la pres a

in considerazione della proposta di legge .

(L approvata) .

La proposta di legge sarà trasmessa all a

Commissione competente, con riserva di sta-bilirne la sede .

Modifica nella costituzione della Giunt aper le autorizzazioni a procedere.

PRESIDENTE. Nella riunione di ieri la

Giunta per le autorizzazioni a procedere h aprovveduto alla elezione di un segretario . È

risultato eletto il deputato Giangiacomo Lat-tanzi .

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Deferimento a Commissione .

PRESIDENTE . Sciogliendo la riserva, co-munico che il seguente provvedimento è de -ferito alla V Commissione permanente (Bi -lancio) in sede referente, con il parere dellaIV, della VI, della VII, della VIII, della IX ,della XII e della XIII Commissione :

LA BELLA ed altri : « Provvedimenti in fa-vore delle popolazioni di Tuscania, Arlena d iCastro e di altri centri del viterbese, nonchédi Assisi, Valfabbrica, Bastia Umbra e Gub-bio in provincia di Perugia, colpite dal ter-remoto del 6 febbraio 1971 » (Urgenza) (3239) .

Discussione dei disegni di legge di appro-vazione, ai sensi dell'articolo 123, com-ma secondo, della Costituzione, degl istatuti delle regioni Liguria (3232), Ve-neto (3233), Emilia-Romagna (3234) ,Puglia (3235), Campania (3236), Tosca-na (3267), Piemonte (3268), Marche(3269), Molise (3270), Lazio (3271), Um-bria (3272), Basilicata (3273) e Lombar-dia (3294) (approvati dal Senato).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ladiscussione dei disegni di legge, già approvat idal Senato, di approvazione, ai sensi del -l 'articolo 123, comma secondo, della Costitu-zione, degli statuti delle regioni Liguria, Ve-neto, Emilia-Romagna, Puglia, Campania ,Toscana, Piemonte, Marche, Molise, Lazio ,Umbria, Basilicata e Lombardia .

PAllAGLIA . Chiedo di parlare per unapregiudiziale di illegittimità costituzionale .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAllAGLIA . Signor Presidente, il gruppodei deputati del Movimento sociale italianopresenta una eccezione .di illegittimità costi-tuzionale, e chiede, per i motivi che io andròad illustrare, che la Camera non approvi gl istatuti e li rinvii .

Per non riproporre per ogni singolo sta-tuto gli argomenti che sono comuni alla pre-giudiziale, li svolgo, in questa sede, con con-siderazioni di ordine generale pur facendo deiriferimenti ai singoli statuti .

Credo, pur rimettendomi alla Presidenzaper la scelta del momento della votazione, i nquanto questa riguarda vari disegni di legge ,che, essendo la pregiudiziale di ordine gene-rale, essa debba essere votata . prima che si

proceda ad esaminare il merito dei singol istatuti .

Inizio le considerazioni che intendo fare i nordine a questi statuti ricordando una fras eche l'onorevole Ruini pronunziò all 'Assem-blea Costituente : « Lo statuto, pur essendoadottato con legge della regione, deve essereapprovato con legge della Repubblica poichériguarda materia di grande importanza, e no ndeve mancare il coordinamento tra i criter ivigenti nelle varie regioni » .

Il richiamo che all'inizio di questo inter -vento faccio alle espressioni dell'onorevol eRuini non vuole essere un modo per ricordar ele stranezze del cosiddetto « coordinamento »dell 'Assemblea Costituente, in seguito al qua-le sparì il riferimento alla legge regionale re-lativa agli statuti ; né per ripetere in questasede che l'attribuzione di potestà regionale inmateria statutaria è abnorme ; né per affron-tare la discussione sulla tesi secondo la qual eai tre tipi di competenza legislativa regionaleandrebbe aggiunto un quarto, cioè quellodella competenza statutaria . Non è questo i lmio intendimento, per lo meno in questa pri-ma parte dell'intervento .

Il richiamo che ho fatto ha un solo scopo :

quello di dire, senza riserve e senza eufemi-smi, che contro l'opinione dei costituenti, d iquei costituenti ai quali si ricorre assai spes-so, direi quasi normalmente, per la interpre-tazione della ratio, della volontà, dello spiritodelle norme, la materia, di grande importanza ,così come è definita dall 'onorevole Ruini, h asubìto finora, e potrebbe rischiare di subire ,la sorte normalmente riservata alle materie d i

scarsa importanza .

Mi sia consentito dire che se per il dibat-tito in aula non fosse stato fissato dalla Pre-sidenza – che io ringrazio –, in coincidenz acol nostro avviso, un ordine dei lavori tale d aconsentire l'esame dei singoli statuti, e no nfosse stata richiesta una relazione scritta, no n

di rischio eventuale si potrebbe parlare, perquanto attiene all'attività futura, ma di cer-tezza .

Tuttavia il rischio c'è, onorevoli colleghi ,perché i precedenti di questo iter parlamen-tare hanno rivelato nel Senato, per lo men oin un primo momento, e nella Commissioneaffari costituzionali di questa Camera, un atendenza dei partiti regionalisti a ridurre i

poteri e, dico di più, i doveri del Parlamento ,

in ordine all'approvazione degli statuti, a du efunzioni talmente limitate da poter essere con-siderate, di fatto, una contrattazione con l e

regioni nella prima fase di esame da parte

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del Senato, ed una presa d 'atto della realtà ,ormai verificatasi, della manifestazione di un avolontà regionale in materia statutaria, nell aCommissione affari costituzionali di quest oramo del Parlamento .

Sia chiaro che con questo riferimento e conil richiamo alle norme costituzionali che c iappaiono violate non intendiamo assumere lafunzione sentimentale di vestali della Costitu-zione, anche perché, come è noto, alla Costi-tuente non abbiamo partecipato .

ROMUALDI . Ci sono tante vestali dell aCostituzione .

PAllAGLIA . Non vi sono vestali, o per l omeno ne esistono soltanto a parole, in materi aregionale .

Ci pare, però, di poter dire che due sol-tanto sono le strade che in materia di attua-zione della Costituzione si possono seguire :attuarla com'è o rivederla, anche in toto . In-vece attuarla come si vorrebbe che fosse si-gnifica violarla.

Ci troviamo ora, onorevoli colleghi, d ifronte a un gruppo di statuti di regioni astatuto ordinario, cioè di regioni che nellarealtà - e questo è abnorme - sono divenut eprivilegiate rispetto a quelle a statuto speciale ,per lo meno per quanto attiene all'adozion edegli statuti stessi, perché la Costituzione e l eleggi ordinarie hanno assegnato alla decisionedella maggioranza dei componenti delle as-semblee regionali delle regioni a statuto ordi-nario l 'adozione dello statuto stesso, mentreper quelle a statuto speciale ha provveduto i llegislatore statuale con apposite leggi costitu-zionali . L'adozione dello statuto nelle region ia statuto ordinario, come è noto, è impost adall'articolo 123 della Costituzione, ma la ma-teria da disciplinare - questo è il punto dalquale dobbiamo partire - è talmente poca, oè stata ritenuta dal costituente talmente poca ,da poter giustificare, per lo stesso costituente ,l'affidamento alle stesse regioni dell 'adozion edegli statuti .

I sostenitori delle quattro competenze nor-mative delle regioni a statuto ordinario attri-buiscono persino un grado di preminenza all acompetenza statutaria, talché nell'ordine ge-rarchico delle fonti - e questo lo ritroviamoanche nella relazione - dell'autonomia regio-nale, essa prevarrebbe anche sulla competenz aesclusiva oltre che, ovviamente, sulla compe-tenza subprimaria e secondaria ; avrebbe co-munque una collocazione primaria .

Ma tale tesi anzitutto non sembra che poss aessere condivisa in quanto, se di competenza

statutaria si potesse parlare – faccio soltantoun'ipotesi perché vedremo che è qualcosa d imolto meno di quanto gli attuali sostenitor idelle autonomie accettino - certamente quest anon potrebbe collocarsi su un gradino piùelevato della competenza esclusiva, non aven-do neppure il requisito e la caratteristica, o laqualificazione che dir si voglia, di esclusi-vità, occorrendo una successiva legge nazio-nale di approvazione .

Ma vorrei qui citare non opinioni perso-nali, che sono talmente modeste da poter nonmeritare alcun peso, quanto opinioni espres-se a commento di quella parte della Co-stituzione che riguarda l'adozione degli sta-tuti regionali, e che danno anche la spiega-zione di quanto poc'anzi dicevo in ordine al -l'attribuzione alle regioni a statuto ordinari odi una competenza nell'adozione dello statuto .Poi vedremo come quest 'ultimo doveva es-sere approvato e come non viene approvatoda parte dello Stato .

In realtà sembrerebbe, secondo i commen-tatori più illustri, che le manifestazioni tipi -che dell'attività normativa della regione sian otre: statuto, leggi e regolamenti, e si dice che ,nella regola, gli statuti hanno una collocazionesuperiore o preminente rispetto all'attivit ànormativa tipica che è espressa da leggi eregolamenti . Però si soggiunge che il costi-tuente ha talmente delineato i limiti entro iquali il legislatore regionale avrebbe dovut oadottare gli statuti che in realtà lo statuto ,cioè l'atto in cui dovrebbe esprimersi nei suo iaspetti essenziali il potere di autodetermina-zione dell'ente, si riduce a disciplinare ciò ch eresta dell'organizzazione interna della regione,con in più l'esercizio del diritto di iniziativ ae del referendum su leggi e provvedimenti am-ministrativi della regione e la pubblicazionedelle leggi e dei regolamenti regionali (arti-colo 123 della Costituzione) .

È facile avvedersi - si soggiunge - che que-sto modesto contenuto contrasta con il ruolocreativo e costitutivo di cui è qualificato ognistatuto in senso proprio, onde, malgrado laapparente ampiezza che l'articolo 123 assegnaallo statuto regionale, questo viene ad eserci-tare nella vita dell'ente un'azione di mino rpeso rispetto alle leggi e ai regolamenti d iesso .

Questo lo dico per evidenziare che siamodi fronte ad argomenti di notevole importanzache non possono essere considerati materi asoltanto per accademiche discussioni in dot-trina : sono argomenti di rilevanza politica ecostituzionale . Da ciò e da queste considera-zioni discendono alcune conseguenze logiche

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per stabilire i limiti entro i quali le region idovevano operare e quali sono le funzioni de lParlamento in ordine alle proprie competenzein materia di esame e di approvazione degl istatuti .

vero che il legislatore ordinario ha rego-lato tale iter ponendo, con la legge n . 62 de l1953 e con la modifica « regalo pre-natalizio »del 1970 un limite alle decisioni del Parla -mento, configurando quindi la funzione de lParlamento nazionale in modo diverso d aquanto aveva fatto il legislatore costituzionalecon l'articolo 123 della Costituzione . È verocioè che, mentre il legislatore costituzionale ,nello stabilire l'approvazione con legge dellostatuto delle regioni a statuto ordinario, avevaprevisto un iter uguale a quello di qualunqu ealtra legge, con possibilità quindi di emenda -mento dello statuto stesso, il legislatore ordi-nario ha messo in dubbio tale ultima ipotes iattribuendo invece al legislatore statuale i lpotere-dovere di respingerlo dopo esame d iesso, nel caso ritenesse di non approvare anch euna sola norma contenuta nello statuto stesso .

Ma tali criteri seguiti dal legislatore ordi-nario sono stati sempre contrastati dal nostrogruppo : in qualunque momento, sia nella fas edi formazione sia in quella successiva, allor-ché si è discusso delle regioni . Queste norme ,però, le debbo utilizzare perché da esse sonochiaramente deducibili gli argomenti di cuimi servirò per portare avanti questa discus-sione sulla costituzionalità degli statuti regio-nali .

Tra l'altro basterebbe rileggersi l'articolo 6della legge Scelba, così come è stata modi-ficata dalla legge del 1970, per rendersi cont oche il Parlamento, anche quando ravvisi unasola norma incostituzionale deve respingere l ostatuto, tanto è vero che deve accompagnare l areiezione dello statuto stesso con gli Atti Par-lamentari dai quali emerga il motivo dell areiezione .

Ho detto questo per evidenziare quanto i nquesta materia si è proceduto e si sta conti-nuando a procedere fuori della Costituzione .

Ricorderò in primo luogo che la dizion e« approvata con legge della Repubblica » f usostitutiva nell'articolo 123 della Costituzion edel termine « ratificata » . Infatti, il testo pro -posto alla Costituente dal Comitato per l'auto-nomia regionale diceva per l'appunto che l ostatuto regionale sarebbe stato ratificato ; la se-conda Sottocommissione, però, sostituì la pa-rola ratifica con l'altra approvazione, e dellostesso avviso furono tanto il comitato di reda-zione quanto l ' Assemblea .

I commentatori costituzionali confermanoquesto nastro punto di vista, cioè che il legi-slatore costituzionale non ha voluto, così com eavviene per le ratifiche, o la scelta dell'appro-vazione o la scelta della reiezione, senza en-trare nel merito. La legge di approvazionedel Parlamento nell'articolo 123 della Costi-tuzione non fu configurata come uno spolve-rino formale, come si intende fare second oquanto emerge dalla relazione di maggioranz aunificata dell'onorevole Bressani ; ma comeun atto definitivo compiuto dal Parlamento ,

destinato ad avere efficacia immediata .Insomma, lo statuto della regione, secondo

la volontà del legislatore costituzionale, er aquello approvato dal Parlamento e non quello

adottato dalla regione .Si potrebbe perciò sostenere che il vizio

di illegittimità costituzionale che pesa sull eleggi del 1953 e del 1970 ha viziato a sua voltatutta la formazione degli statuti regionali . Sot-tolineo questo punto non tanto per evidenziaresu un piano formale e giuridico la situazion enella quale il Parlamento opera o le assem-blee regionali hanno operato, quanto per de-nunziare sul piano politico che le regioni sor-gono, operano, vengono strutturate nella de-formazione dei criteri di autonomia che il le-gislatore costituzionale definì e dopo che i lParlamento ha visto progressivamente svuo-tati i propri poteri dall'illegittima esaltazionedelle competenze regionali .

Ma anche alla luce della legislazione or-dinaria, di quella che noì consideriamo unalegisazione in contrasto con i princìpi ispira -tori della Costituzione (legislazione ordinari aalla quale le assemblee regionali avrebber oper lo meno dovuto rifarsi) il nostro discors otrova pieno conforto e piena validità .

Sul piano costituzionale si può senz'altr oaffermare che la legge del 1953, con le mo-difiche del 1970, è l'unica legge-quadro appro-vata, anche se si trattava dell'unica legge ch enon avrebbe dovuto essere approvata perchéla Costituzione esplicitamente lo esclude; ma ,riferendoci ad essa, visto che è l'unica legge-quadro oggi esistente, si può facilmente rile-vare che la legge del 1953 non ha certament etolto al legislatore il potere e il dovere di esa-me degli statuti prima della loro approva-zione .

Nemmeno la « Iegge Scelba », dunque, av-valora l'ipotesi di una legge di approvazion eche sia una sorta di spolverino formale : lostesso concetto di « approvazione », infatti ,implica un preventivo esame degli statuti .

Si cerca oggi di dare una definizione aqueste leggi di approvazione degli statuti re-

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gionali, e non ho ben compreso quale confi-gurazione dia a questo atto del Parlament oil relatore di maggioranza di questa Camer a(è noto, invece, quale sia stato l 'orientament odel relatore di maggioranza al Senato) . Mase fosse vero che è escluso il potere di modifi-ca degli statuti da parte del Parlamento, eanche se si dovesse parlare, al limite, di u nsemplice potere di controllo ; anche se si do-vesse negare (e, io ritengo, con argoment iseri) che la redazione e l 'approvazione dell ostatuto diano luogo ad un atto complesso ,espressione di due volontà distinte, l'una dell aregione e l'altra del Parlamento ; anche se s idovesse accettare la tesi che la legge di ap-provazione dello statuto è tale soltanto insenso formale e non in senso sostanziale, ma isi potrebbe affermare comunque – in qualun-que ipotesi si voglia ricomprendere la leggedi approvazione – che sia legittimo e adotta -bile un iter sommario che escluda l'esame d iogni parte, di ogni articolo, di ogni capitol odegli statuti .

Non si dica che il compito riservato a que-sto ramo del Parlamento è secondario rispett oa quello del Senato, che ha per primo esami-nato gli statuti . Ciò mortificherebbe la nostrafunzione : oltre tutto, se reciprocamente adot-tato, questo criterio finirebbe per mortificar ela funzione dell'altro ramo. Il bicameralismoha senza dubbio dei difetti, che debbono es-sere eliminati ; ma, fino a quando Camera eSenato operano con parità di competenza, no npuò applicarsi il principio della poziore com-petenza in relazione alla priorità dell 'esame.

Di quello che è avvenuto nell'altro ramodel Parlamento noi prendiamo atto soltant oper fare esperienza di quanto in quella sedeè stato detto e sostenuto . Ad esempio, per ri-cordare che il relatore di maggioranza sena-tore Tesauro ha affermato, niente meno, chel'atto di approvazione di uno statuto regionalesi concreta « in un atto dovuto, nel caso in cu iuno statuto regionale sia legittimo » . Tesi as-sai restrittiva, come si vede, e certamenteinaccettabile, che però è stata accolta al Se-nato e – sembra – anche qui alla Camera . Lovedremo poi nel discutere più partitamentela relazione Bressani .

Ma, anche prendendo per valida ed accet-tabile questa tesi, per lo meno l 'esame di le-gittimità sul piano costituzionale ha da farsi .A questo non si può assolutamente sfuggire .Dico questo, pur contestando la validità d iquella tesi, perché in dottrina, quella dottrin ache si è formata dopo l ' approvazione dell a« legge Scelba », nessuno (ad eccezione de lGoverno e della maggioranza), perfino coloro

che hanno trattato recentemente l 'argomentoper incarico dell 'Unione regionale delle pro -vince toscane (credo che queste ultime possan oessere definite le più spinte sul piano auto-nomistico), ha negato che il Parlamento eser-citi un controllo non limitato alla legittimit àdell 'atto . Queste tesi vengono pacificamenteaccettate da tutti gli studiosi e respinte solodal Governo e dalla maggioranza .

Comunque, non può trattarsi, onorevol icolleghi (diciamolo con estrema franchezza) ,di quell'esame soltanto formale che appar edalla relazione che ci è stata presentata . I lvizio di fondo che inficia il ragionamento giu-ridico-costituzionale dei regionalisti sta nellainterpretazione che essi danno dell'autonomi aregionale . Ci si potrebbe collocare da punt idi vista identici, regionalisti ed antiregiona-listi, se, riferendoci alla ripartizione di fun-zioni che il titolo V della Costituzione stabi-lisce, tutti ci facessimo guidare esclusivamen-te da questi criteri .

A chi non si faccia guidare da tali criteri ,contrariamente a quanto stiamo dimostrandodi fare noi, le nostre posizioni possono anch eapparire sbilanciate. Ma, anche se lo fossero(e non lo sono), nessuno ci potrebbe conte-stare che vi è più di una ragione per con-trapporre allo sbilanciamento altrui il pes orilevante della nostra critica . Noi abbiamocombattuto contro l ' istituzione delle regionie crediamo di poter dire di averlo fatto (cre-do che nessuno possa contestarcelo) con im-pegno . Ma abbiamo sufficiente senso dellarealtà per dire che, a seguito della volontàaltrui di istituire le regioni a statuto ordina -rio, queste ormai esistono e, in quanto esisto -no, devono necessariamente avere uno statuto .

Si abbia lo stesso senso della realtà daparte dei regionalisti, per dire che esse deb-bono, però, esistere nei modi, nelle forme chenon ledano gli interessi dello Stato costituzio-nalmente garantiti . La verità è che le region isono nate in quanto la volontà dei fautor idelle regioni stesse le ha create con un si-gnificato e con scopi che il costituente nonvolle, per cui i poteri di autodeterminazione ,ridotti dal costituente nei limiti che ho indi-cato e dal legislatore ordinario alla funzio-ne di disciplinare ciò che resta dell'organiz-zazione interna, sono divenuti – in conse-guenza di questa deformazione del concett odi autonomia – assai più ampi .

In questo quadro deformato del concett odi autonomia regionale si colloca la relazio-ne dell 'onorevole Bressani che, mi sia con-sentito di dirlo (comprendo le esigenze d itempo che certe volte impongono di lavo-

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rare in fretta), è stata redatta con diligenza ,ma certamente non è adeguata all ' importan-za della riforma e al rilievo che il controllosugli statuti regionali deve avere . Per la re-lazione va tutto bene, anche quello che l ostesso relatore ha difficoltà - e questa diffi-coltà traspare in modo evidente ; su questopunto io mi fermerò successivamente - a nonconsiderare violazione della Costituzione .

Premesso, come fa il relatore, che la Co-stituzione non solo considera le regioni stru-mento di decentramento amministrativo - elo sappiamo - ma attribuisce loro autonomi apolitica, della regione viene accettata ogn ipretesa di attribuzione di competenze ed ogn irivendicazione .

Gli statuti hanno detto pochissimo, dico -no pochissimo sulla organizzazione interna ;molto hanno della contestazione della regio-ne nei confronti dello Stato per quanto attie-ne alle competenze dell ' uno e delle altre . LaRepubblica deve garantire taluni diritti pe ri cittadini . Alla maggioranza sta bene che laregione affermi di essere depositaria dellostesso dovere . Lo Stato è sintesi della volontàe degli interessi della nazione, dice giusta-mente l 'onorevole Bressani (io direi più esat-tamente che lo Stato è centro della volontà edegli interessi della nazione) ; non importaalla maggioranza che, dopo aver detto quest ecose, il ruolo della regione nella programma-zione venga indicato come ruolo primario ri-spetto a quello dello Stato. Come si può ac-cettare questo ?

Si liquida l 'argomento da parte del rela-tore di maggioranza e quindi anche del Go-verno, il quale rinunzia ad una funzione fon-damentale, perché programmazione è orga-nizzazione, è direzione 'della vita economica esociale; si Iiquida, dicevo, l 'argomento dicen-do che si tratta in fondo di « affermazioni en-fatiche », si tratta di « una norma direttiv ache va favorevolmente valutata » ; la citazion eè testuale .

Sarebbe sorprendente un siffatto atteggia -mento se non conoscessimo bene qual è la po-sizione dei regionalisti, se non conoscessimobene qual è il clima di cedimento alla fran-tumazione dell 'unità, che non consente pi ùallo Stato neppure di essere « sintesi » dell avolontà e degli interessi della nazione .

I fautori del regionalismo non dicono nem-meno più che le regioni a statuto ordinari odevono essere organi di decentramento ammi-nistrativo, ma sostengono apertamente la tes idei « centri di potere regionale » .

Questa tesi ha senza dubbio il pregio d iuna maggiore franchezza, ma nessuno potrà

disconoscere che chi apertamente sostiene l atesi delle regioni a statuto ordinario com e« centri di potere » riapre tutta la problema-tica del regionalismo come antitesi al concet-to unitario dello Stato, quantomeno come at-tentato alla unità dello Stato, perché dall etesi delle regioni come centri di potere al riaf-fiorare delle vecchie concezioni federalistiche

il passo è assai breve .

In linea di principio questa asserzione nonha neanche bisogno di una dimostrazione . Ilprincipio della unità dello Stato non è com-patibile con il sorgere di centri autonomi d ipotere nel corpo dello Stato, mentre è perfet-tamente compatibile con la realizzazione d iampi poteri di decentramento amministrativo .Il centro del potere politico e di quello eco-nomico è lo Stato unitario e ciò risponde nondico ad una concezione nostra, onorevoli col -leghi, ma a una concezione correttamente de-mocratica dello Stato moderno . Se è vero ,come è vero, che il potere, secondo quest a

concezione, risiede nel popolo e viene da l

popolo esercitato attraverso l 'elezione del Par -lamento nazionale, lo Stato unitario non puòarticolarsi, come sta per articolarsi con que-sto metodo di esame e di approvazione degl istatuti, in centri autonomi di potere, perch élo Stato in quanto centro del potere politicoe del potere economico, come dicevo, no nconsente alle articolazioni stesse' di essere

autonome nei confronti dei centri organici diimpulso e di coordinamento che le muovono .

In aderenza a questi criteri dei neofautor idel regionalismo sono sorti questi statuti re-gionali che noi stiamo esaminando . Non solo ,come si è notato giustamente al Senato e com esi nota in alcune parti della relazione dell'ono-revole Bressani, negli statuti vi sono inutil i

ripetizioni di termini contenuti in norme

costituzionali (e ciò non li vizierebbe) ; ma per

dare ai centri di potere regionale il contenut opiù ampio possibile è previsto l'esercizio d i

funzioni, l 'attribuzione di competenze - si a

sul piano legislativo che su quello ammini-strativo - che la Costituzione non attribuisce

alle regioni stesse .

Tale allargamento di sfere di competenz a

talvolta è celato, sì, dietro affermazioni ch e

appaiono soltanto di contenuto programmati-co, di indirizzo sociologico o di indirizzo po-litico . E non deve sfuggire che, se la regione(faccio un esempio che può anche apparir e

ridicolo) si attribuisce quale competenza, ce -

rata dietro un'affermazione che appare sol -

tanto di aspirazione programmatica, il conse-guimento della parità fra l'uomo e la donna,

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allorquando, alla luce della teoria sulla ge-rarchia delle fonti regionali e sugli effetti d iquesta approvazione statuale, verrà regolat ada una regione materia che attiene alla sud-detta competenza statutariamente stabilita, l aeccezione di illegittimità costituzionale di unasimile regolamentazione urterà contro la pre-tesa di rispetto delle competenze appunto sta-bilite per statuto, sancite dallo statuto, anch ese fuori dai limiti della materia da discipli-nare con lo statuto stesso .

Io non contesto - e non lo contesto con i lrelatore - che si tratta in realtà di principiche il nostro ordinamento giuridico (per esem-pio l 'articolo 3 della Costituzione per quantoriguarda il caso che ho citato) sancisce: quellodella parità tra i cittadini dei due sessi . Nonsi colloca perciò un ' affermazione di questotipo contro i principi del nostro ordinament ocostituzionale, come non si collocherebbe con-tro lo spirito della nostra Costituzione chi af-fermasse di voler realizzare la partecipazion edei lavoratori alla gestione delle imprese pre-vista dall 'articolo 46 della Costituzione. Mapoiché il compito di attuare tali principi nonè affidato all 'organo legislativo né a quell oesecutivo regionale, ma a quello statuale, vio-lerebbe e viola norme di attribuzione di com-petenza statuale quella regione che tali com-piti attribuisse a se stessa e il Parlamento cheapprovasse statuti con questo contenuto .

Il relatore, per liquidare argomenti d itanto contenuto, a nome della maggioranzaosserva che enunciazioni di principio sonocontenute negli statuti, che da queste enuncia-zioni di principio si passa poi alla indicazion edi obiettivi maggiormente specificati, come i ldiritto allo studio (obiettivo della regione) ,come il diritto al lavoro (obiettivo della re-gione), come il diritto alla sicurezza social e(obiettivo della regione), come la parità dell adonna con l 'uomo (obiettivo della regione) ,come la funzione sociale della propriet à(obiettivo della regione) . Onorevoli colleghi ,dice poi il relatore che « soltanto un critic osuperficiale che ponesse a raffronto queste in-dicazioni normative con l ' elenco delle materiedi competenza regionale contenuto nell'arti-colo 117 della Costituzione sarebbe indotto aconcludere per l ' estraneità di questi fini dal -l 'ambito operativo proprio della regione » ; esoggiunge lo stesso relatore : « Ma una valuta-zione siffatta andrebbe respinta perché erro-nea; quale che sia l 'efficacia giuridica vinco-lante di quelle enunciazioni di principi o(sottolineo : « quale che sia l'efficacia giuri -dica vincolante di quelle enunciazioni di prin-cipio »), nulla osta che i poteri riconosciuti

alla regione dall ' articolo 117 della Costituzio-ne vengano esercitati in modo tale da concor-rere con l 'azione dello Stato per il raggiungi-mento degli obiettivi indicati » .

Onorevoli colleghi, credo che sarebbe su-perficiale il sostenere che enunciazioni d iprincipio di tale tipo sono in contrasto con leenunciazioni di principio della Costituzione :siamo d ' accordo. Ma non è questo il tema ,l'ho già detto . Il vizio di ragionamento ch einficia l 'esame degli statuti da parte dellamaggioranza è causato dal fatto che la mag-gioranza non vuole porsi il problema di qual esia l 'efficacia di quelle affermazioni di prin-cipio . Tanto è vero che il relatore dice, comeho voluto già sottolineare : « quale che sial'efficacia » . Il vizio è proprio questo : il nonporsi il problema dell 'efficacia di quelle affer-mazioni di principio . Il vizio di ragionamentonasce dal fatto che non si considera che negl istatuti vengono regolate e attribuite alle re-gioni, sia pure in forma o in funzione di con-corso con l 'attività dello Stato, competenzeche ad esse non spettano.

Il nostro discorso su questo tema è il se-guente: se il ragionamento della maggioranzafosse valido, allora avremmo potuto accettar eche tutta la Costituzione repubblicana fosseripetuta negli statuti, con l'affermazione d itanti altri principi : ad esempio, l'afferma-zione che è competenza concorrente o compito(perché si usa questo termine) concorrent edella regione quello di realizzare (per citar eun esempio che le regioni per fortuna nonhanno indicato), il diritto delle religioni noncattoliche di organizzarsi come previsto dal -l 'articolo 8 della Costituzione, o di concorrer ead assicurare ai non abbienti i mezzi per l adifesa in giudizio (articolo 24) . Se fosse va-lida la tesi dell 'onorevole Bressani e dell amaggioranza, avremmo potuto accettare ch enegli statuti venisse compresa qualunque fa-coltà delle regioni a concorrere con lo Stat oper la tutela dei diritti dei cittadini .

La manovra di dilatazione delle funzion iregionali ha un binario obbligato, perché ognialtra strada sarebbe troppo scoperta : l ' affer-mazione, sia pure sotto forma apparentemen-te enfatica, come dice il relatore, o di indi -rizzo soltanto, o di riaffermazione di principio ,che i fini dell ' attività della regione sono gl istessi dello Stato . Per realizzare i fini, co nil passare del tempo verranno assunte le fun-zioni. Ma dove la relazione denuncia più pa-lesemente - direi in modo assolutamente inac-cettabile - i vizi di esame è allorquando s ioccupa delle competenze che le regioni sicu-ramente non hanno. Dice il relatore, dopo

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aver parlato di questa parte degli statuti, ch ebisogna guardare in modo attento e partico-lare « a quelle disposizioni di tipo program-matico che fanno riferimento ad una inizia-tiva promozionale della regione in settori eco-nomici a prima vista non inclusi nell'arti-colo 117 » . L 'onorevole Bressani ha usato laespressione « a prima vista », per non dir equello che avrebbe dovuto dire un altro cri-tico che non si fosse collocato sulle posizion idella maggioranza, nell 'esaminare ciò che èsmaccatamente fuori dalle competenze previ-ste dall 'articolo 117 .

Se sostituiamo l 'espressione « a prima vi -sta » con un avverbio più adatto, il concettoespresso dall'onorevole Bressani appare estre-mamente chiaro. Egli soggiunge : « come, adesempio, l'industria e il commercio » . Comesupera un ostacolo così grosso l 'onorevoleBressani ? Come supera una palese violazion edelle competenze previste dalla Costituzione ,un'attribuzione di competenze che il Parla -mento si accinge a concedere alle regioni ? I ocomprendo le difficoltà in cui si è trovato l oonorevole Bressani, ma non posso non eviden-ziare il fatto che questo ragionamento è asso-lutamente inaccettabile .

Prosegue l 'onorevole Bressani : « Vale aquesto riguardo la considerazione che la regio -ne, come prevede l'articolo 121, secondo com-ma, della Costituzione, dispone di un poter edi iniziativa legislativa anche nelle materi eestranee alla sua competenza ; vale ancora l aconsiderazione per cui alcuni interventi dell aregione, che puntualmente rientrano nelle ma-terie dell'articolo 117, possono essere tali dacondizionare in modo determinante lo svilup-po economico e sociale della comunità, anch ein componenti che sono, da un punto divista meramente formale, estranee all'ambit odi azione regionale » .

Il discorso non è molto chiaro . Mi consen-ta di dirlo senza con questo essere consideratomen che riguardoso nei suoi confronti . Il di -scorso è volutamente non troppo chiaro, per-ché la chiarezza avrebbe dovuto portarla all econclusioni cui io cercherò di portarla, onore-vole Bressani .

Ella aggiunge : « si pensi all'influenza ch ele scelte della regione in tema di formazion eprofessionale possono esercitare sulla promo-zione delle attività economiche, ivi compres equelle di natura industriale o di tipo terzia-rio » . Onorevole Bressani, mi permetto d idirle subito che voglio essere d'accordo conlei sulla interpretazione dell'articolo 121, se-condo comma, della Costituzione . Infatti, tal earticolo afferma che il consiglio regionale può

fare proposte di legge alle Camere . Si usa unadiversa definizione nelle regioni attualment eesistenti : leggi-voto, proposte di legge nazio-nali . Poc'anzi ne abbiamo esaminata una ,per la presa in considerazione, provenient edal consiglio regionale della Sardegna . Ora ,però, onorevole Bressani, ci dobbiamo mettered'accordo. Se ella accetta che l'industria e i lcommercio appaiano come materie in cui è d icompetenza della regione di proporre leggi al

Parlamento nazionale, dobbiamo trarne l econclusioni sulla base di una certa logica .

Dunque, le parole « industria e commer-cio » che appaiono in qualche statuto sottin-tendono solo che la regione ha competenza d iproporre leggi in materia allo Stato ? Se vo-gliamo interpretarle in questo modo, dobbia-mo trarne una conseguenza : sulle altre mate-rie la regione ha rinunziato a presentare pro-poste di legge allo Stato . Ma ciò non risulta .La sua logica, onorevole Bressani, è viziat a- se me lo consente - dal tentativo di salvar euno statuto da una illegittimità palese, da ltentativo di salvare un caso che è verament eclamoroso (e non è, purtroppo, il solo), conl'affermare : la regione lo ha scritto perchéevidentemente nei suoi propositi vi è quell o

di presentare leggi al Parlamento .

Come si può sostenere una tesi del genere ,senza urtare contro la logica secondo cui, s ele regioni hanno la competenza di presentar eleggi al Parlamento, non hanno certamente bi-sogno di indicarla nello statuto ? Le parol e

« industria e commercio » nello statuto son oindicate come affermazione dell'autonomi a

(tra virgolette, come voi la intendete) chequella regione vuole avere per la iniziativ anel campo dell'industria e del commercio . Vo i

lo approvate, questo ? Onorevoli colleghi, h ol'impressione che vi stiate accingendo ad ap-provare molte cose che non potete approvare .

Quando si .è qui dentro, si può essere d imaggioranza o di minoranza, ma - second o

l'obbligo che abbiamo - dobbiamo tutelare i

diritti dello Stato nei confronti di chiunque

attenti ad essi ; soprattutto, dobbiamo tutelar ele norme che la nostra Costituzione ha dettatonei rapporti tra Stato e regioni . Non mettiamo

gli « spolverini » sugli statuti regionali .

Guardiamo questi statuti - come abbiam oil dovere di fare - articolo per articolo, capo -verso per capoverso, e facciamolo non sol-anto valutandone la legittimità, perché la no-

stra competenza si estende oltre l'esame d ipura legittimità, ma andiamo a vedere cos a

essi contengono in merito . Ve ne cito qual-cuno .

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Non potete contestare che trattisi di ma-teria riservata alla competenza dello Stato .Ebbene, parliamo della regione lombarda, i lcui statuto, all ' articolo 3, stabilisce che la re-gione promuove le condizioni per rendere ef-fettivo il diritto allo studio, il diritto al la-voro, assicurando la piena occupazione e latutela dei diritti dei lavoratori. Enunciazionidi principio ? Io credo invece che quando l aregione « promuove le condizioni » assum auna competenza, in questo campo, per lo menoconcorrente con quella dello Stato . Dice inol-tre che « assicura ai cittadini » : cioè assumeanche in questo campo una competenza i nmateria di servizi sociali, quelli inerenti all eabitazioni, alla salute, alla sicurezza sociale .

Ancora: la regione pretende di avere com-petenza in materia di diritti civili come ri-sulta dallo stesso articolo 3, quando la regionelombarda afferma che è suo compito realiz-zare « equi rapporti sociali nelle campagne » ;i I che significa legislazione in materia di rap-porti contrattuali nelle campagne stesse .

Questo per parlare della regione lombardae soltanto con riferimento ad un articolo . Pas-siamo alla regione del Piemonte, cioè a unaregione la quale, secondo la relazione, ha fatt otutto bene . Secondo lo statuto della region epiemontese, la regione deve assicurare che laproprietà privata abbia funzione sociale, dev ecoordinare le attività commerciali, eccetera .Onorevole ministro, non credo che voi voglia -te spogliarvi di questa competenza che è com-petenza del Governo e del Parlamento . L' in-dustria e il commercio sono esplicitament eesclusi dalle materie attribuite alla competen-za delle regioni . Probabilmente a questo sta-tuto si riferiva l'onorevole Bressani quandonella sua relazione cercava di giustificare, conun riferimento all 'articolo 121, questa attribu-zione di competenza che il Piemonte, con i lvostro assenso perché la legge ,è stata già ap-provata dal Senato, sta per attribuirsi .

Il Piemonte si attribuisce anche un'altracompetenza . L 'altro ieri l 'onorevole Natali, ch ediceva di non aver letto gli statuti (beato lu iperché si è risparmiata una notevole fatica )forse ignora che il Piemonte si attribuisce un acompetenza che voi stessi, onorevoli membr idel Governo, avete detto in più occasioni ch enon avreste mai concesso alle regioni . Ricor-diamo che quando si parlò in quest'aula dell alegge finanziaria regionale, su un punto ci f uuna battaglia notevole : quello relativo all ecompetenze in materia di difesa del suolo . Suquesto punto foste d'accordo voi della mag-gioranza regionalista nel sostenere che la di -fesa del suolo era compito primario ed esclu -

sivo dello Stato . Vorrei che fosse presente i nquesto momento un collega che sostenne un acerta battaglia quando stava per verificarsi i nquesta Camera il rischio per voi della reiezio-ne della legge regionale perché in materia d idifesa del suolo, che tra l ' altro non può esser eattuata, onorevole ministro Gatto . . .

GATTO, Ministro senza portafoglio . Da menon fu accettato .

PAllAGLIA . Onorevole ministro, ella rap-presenta il Governo e non credo che ella si atalmente autonomista da potersi considerar eautonomo anche all'interno della maggioranz ae del Governo . Mi consenta perciò di dirle ,visto che ella ci dice che non era d'accordo ,che lei sbaglia nel non essere d 'accordo. Ladifesa del suolo non potrà mai essere fatta d auna regione : tale difesa si fa attraverso l arealizzazione di determinate opere di dimen-sioni tali che non possono entrare mai ne ilimiti di spazio territoriale nei quali può ope-rare la regione e che investono non una re-gione e non soltanto l'indirizzo di una region ema tutto il territorio nazionale .

Quando voi, come fate per il Piemonte ,riconoscete alla regione la competenza esclu-siva in materia di difesa del suolo, non sol oviolate la Costituzione ma commettete ancheun errore perché con questa attribuzione d icompetenza esclusiva voi in realtà non difen-derete né il suolo del Piemonte, né il suol odell'Emilia, né il suolo delle regioni chestanno a valle del Piemonte, perché gli inte-ressi di quelle regioni saranno limitati all adifesa del proprio suolo mentre l'interess edell'Italia è che tutto il suolo nazionale vengadifeso .

Onorevole Gatto mi consenta di dire chenon solo vi ,è una violazione costituzional ema vi è anche una violazione degli interess idei cittadini italiani a vedere realizzata vera -mente una difesa del suolo . E poi il Piemontesi occupa di molte cose . Non bastano ai soste-nitori dei centri regionali di potere le afferma-zioni di principio quali sono quelle indicat edall'onorevole Bressani . Il Piemonte si oc -cupa di strumenti infortunistici, di medicin apreventiva, di igiene generale, di tutto .

Io credo che ella potrà andare in Piemontese questo Governo, nonostante le crisi dei ver-tici, durerà ancora il tempo necessario pe rl'approvazione degli statuti . Immagini, ono-revole Gatto – mi consenta questa parentesi ,e me la consenta anche lei, onorevole Presi -dente – quante crisi di vertici regionali c isaranno per i centri di potere regionale e

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tti Parlamentari

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Camera dei Uevtttat r

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per la attribuzione di competenze ! Se ella ,durando questo Governo, andrà con questoincarico in Piemonte, si sentirà chiedere d ipoter attuare tutte quelle materie che son ofuori dalla Costituzione e che prima le hoelencato .

Che dire del Veneto ? Credo di poterl edire - e son sicuro che ne converrà anche le i- che non rientra nei limiti della competenzaattribuita alla regione quanto è previsto dal -l'articolo 4 di quello Statuto : rendere effet-tivo l'esercizio dei diritti di famiglia ; pre-disporre ed attuare i piani per la difesa de lsuolo (è una ripetizione di quanto ho dettoprima) ; realizzare lo sviluppo delle attivitàindustriali e commerciali (e ci risiamo co nle attività industriali e commerciali !) ; garan-tire a tutti i cittadini i servizi sociali ; assi -curare la funzione sociale della proprietà pri-vata .

L ' articolo 4 dello statuto della Liguria ,poi, prevede che la regione debba render eeffettivo il diritto al lavoro, il diritto allo stu-dio, la tutela della proprietà ; che debba rea-lizzare un moderno e integrale sistema di si-curezza sociale; che debba assumere le inizia-tive per la difesa del suolo, che debba tutelar eil patrimonio artistico, storico, paesaggisticoe culturale, con tanti saluti alla competenzadel Ministero della pubblica istruzione in que-ste materie .

Potrei continuare, onorevoli colleghi, acitare casi di violazione palese delle normecostituzionali, ma intendo risparmiare quest ecitazioni perché il discorso che ho cercato d isvolgere è quello di un 'autonomia deviata da ilimiti fissati dalla Costituzione, da cui è nat atutta una serie di conseguenze che rendon oillegittimi tutti gli statuti .

Ora vorrei, avviandomi alla conclusione ,dire qualche cosa di più ; e cioè che - eprobabilmente l ' onorevole Gatto può avere l asua parte in questo - laddove ha operato i lcentro-sinistra le violazioni sono ancora pi ùpesanti di quelle dove hanno operato, - e dè tutto dire - partiti che oggi sono all'avan-guardia dell 'autonomia . E ciò proprio perchéil centro-sinistra ha maggiore interesse all arealizzazione dei centri di potere, per avereappunto la possibilità di svolgere quelle fun-zioni di rottura nei confronti dello Stato . Hodetto all'inizio di questo discorso che si sostie-ne che la legge del 1962 e la riforma del 1970abbiano tolto al Parlamento il potere di mo-difica degli statuti che l'articolo 123 dell aCostituzione gli attribuiva .

A questo punto, alla nostra parte è rimast auna scelta sul piano regolamentare : chiedere

il rispetto dell ' articolo 123 della Costituzioneprovocando, attraverso la presentazione diemendamenti, una discussione pregiudizial esulla legittimità costituzionale delle leggi or-dinarie citate, ovvero riaffermare la nostr aconvinzione di tale illegittimità e porre co-munque le altre eccezioni che nascono dal-l'esa.me degli statuti e del modo in cui èstato portato avanti l 'esame per l 'approvazio-ne. Abbiamo scelto la seconda strada . È unascelta politica intesa a portare avanti, co nquestioni stimolanti, un esame approfondit oe serio . Al Parlamento, ora, compete sceglie -re fra le vie che si aprono di fronte agli argo -menti che noi abbiamo portato: o approfon-dire l'esame e tutelare gli interessi dello Stat onel modo da noi proposto con la pregiudi-ziale che sto svolgendo, oppure limitarsi all ospolverino formale che l 'approvazione de isingoli disegni di legge rappresenterebbe ; se-guire la strada della responsabilità, o quell adella rassegnazione alle volontà regionali .

Crediamo di adempiere ai nostri doveri d iparlamentari, rifiutandoci di seguire la secon-da strada, e dedicando questa nostra fatica adevidenziare, con serenità ed obiettività - com ecrediamo di aver dimostrato - le nostre cri-tiche su tali argomenti . La maggioranza, re -spingendo la nostra pregiudiziale, si addos-serebbe un onere soprattutto morale ; la stessamaggioranza che vuole le regioni arretrerebb edinanzi alla responsabilità di fare scelte ch epossono creare grattacapi alle maggioranz eregionali . Ciò vorrebbe dire che si ritiene d idare vita ad una riforma, che noi riteniam oesiziale per lo Stato italiano, respingendo apriori tutte le nostre riserve circa gli stru-menti di frantumazione, sovversiva direi, del -lo Stato; ed al tempo stesso si è costretti adare ragione alla logica antinazionale dellariforma regionalista .

Come farete, onorevoli colleghi della mag-gioranza, ad arrestare la frana, se al primostrepito già vi ritirate spauriti ? Come faretea difendere la logica dell'unità nazionale, s eavete paura persino di questi primi, inevita-bili contrasti ? Come potete celare l 'afferma-zione della non frantumazione dell 'unità na-zionale, di fronte all'atto di costituzione d ipoteri autonomi regionali, al di là delle nor-me costituzionali che li limitano ? Come po-tete non rendere evidenti le contraddizioni d iuna accettazione supina e superficiale di unpacchetto di statuti con il dovere di un con-trollo di legittimità, che neppure voi negate ?Si tratta di contraddizioni che possono esserespiegate solo in termini politici, ed è ben tri-ste che i partiti regionalisti - da quelli che

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputat a

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stanno al Governo fino al partito comunista -siano disposti a sacrificare all ' interesse poli-tico ben più consistenti interessi dello Stato edella nazione .

All ' interesse politico vi chiediamo di ante-porre, una volta almeno, il dovere di noi tutt idi respingere, per le varie ragioni esposte, gl istatuti regionali . (Applausi a destra — Con-gratulazioni) .

PRESIDENTE . A norma dell ' articolo 89del regolamento, in favore della questione pre-giudiziale possono interloquire due soli depu-tati, compreso il proponente, e due contro .

BRESSANI, Relatore . Chiedo di parlare .

PRESIDENTE . Onorevole relatore, secon-do la prassi, sulle questioni incidentali solle-vate a norma dell 'articolo 89 del regolamento ,non possono interloquire né la Commission ené il Governo .

Pongo in votazione la proposta pregiudi-ziale Pazzaglia .

(È respinta) .

Dichiaro pertanto aperta la discussion egenerale .

Il primo iscritto a parlare è l 'onorevoleCaruso . Ne ha facoltà .

CARUSO . Signor Presidente, onorevol icolleghi, onorevole ministro, il modo appro-fondito e severo con il quale il Senato h aesaminato gli statuti ora sottoposti al nostr ogiudizio e la larga maggioranza di consensicon la quale l ' altro ramo del Parlamento h aapprovato gli statuti stessi, consentono a no idi fare un più franco e chiaro discorso poli-tico sul tema dell ' attuazione dell 'ordinamen-to regionale .

Questo non significa che noi dobbiamo ri-nunciare o che rinunciamo ad esaminare glistatuti venendo meno al nostro dovere costi-tuzionale, ma in questo esame possiamo pro -cedere più spediti, confortati dal notevole la-voro e dal lodevole impegno che all 'argo-mento hanno dedicato i nostri illustri collegh isenatori .

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ZACCAGNINI

CARUSO . Peraltro, nella diligente, corret-ta e puntuale relazione che il collega Bres-sani ha presentato a nome della Commission eaffari costituzionali che ha esaminato gli sta-tuti in sede referente, e la cui impostazione

generale e particolare noi pienamente condi-vidiamo, è la prova della fecondità del la-voro compiuto e della conformità alla Costi-tuzione e alle leggi dello Stato delle norm econtenute negli statuti .

Noi vogliamo sottolineare questo fatto ascorno dei detrattori palesi ed occulti dell eregioni e a conforto di quanti credono e s ibattono per la piena attuazione dell'ordina-mento regionale. E vogliamo sottolinearloproprio in un momento nel quale è in corsouna controffensiva moderata, controffensivache sembra volere rimettere in discussion eimportanti punti acquisiti dal movimento ri-formatore anche per quanto riguarda l'ordi-namento regionale .

Tornerò tra un momento su questo argo -mento per fare quel franco discorso politicoa cui accennavo all ' inizio. Mi preme ora, si apur brevemente, mettere in risalto il profondospirito democratico che anima tutti gli statut iin discussione . I rapporti consiglio-giunta ,regione-enti locali, regione-cittadini come sin-goli e come associati, sono impostati in ter-mini di correttezza democratica tali da sodi -sfare le richieste di partecipazione che ani -mano il popolo italiano e in primo luogo ilavoratori, pur nel rispetto dei principi del-l ' ordinamento costituzionale .

Certo, non è usuale trovare norme com equelle contenute negli articoli 37, 38 e 39dello statuto della regione lombarda, o com equelle contenute negli articoli 37 e 40 dellostatuto della regione Emilia-Romagna, negl iarticoli 38 e 41 dello statuto del Veneto, negl iarticoli 49 e 50 dello statuto del Piemonte .

Tale armonia di indirizzi e di soluzioni ,pur nella difformità delle maggioranze ch ereggono i singoli governi regionali, consentedi constatare che comune a tutte le regioni èl'esigenza di un sostanziale rinnovamentodemocratico e l 'aspirazione ad un mutament odei rapporti politici e sociali che hanno fi-nora retto il nostro paese .

Questa esigenza e queste aspirazioni hann otrovato espressione non solo nelle soluzion ielaborate per i rapporti interni alle singol eregioni, ma anche nella riaffermazione - chea qualcuno è parsa un tantino ridondante -di posizioni e principi che trovano riscontronella Costituzione repubblicana e che sono ri-baditi negli statuti, come impegno delle re-gioni a farsi carico, per la parte che ad ess ecompete, di realizzare nella pratica principiche finora sono rimasti purtroppo inattuati .

Noi possiamo anche capire allora il sensodi fastidio e di delusione dei profeti del -l 'esecutivo forte - di coloro che avrebbero vo-

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Atti Parlamentari

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Carriera dei Deputat i

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luto ridurre i consigli regionali a mere ca-mere di ratifica di decisioni, alle quali nonavrebbero per nulla partecipato - di frontealle norme come quelle contenute nell'articol o6 dello statuto della Lombardia che invec ecosì afferma : « Il consiglio regionale determi-na l ' indirizzo politico e amministrativo dell aregione e ne controlla l'attuazione; esercit ale potestà legislative e regolamentari attri-buite o delegate alla regione; adempie allealtre funzioni ad esso attribuite dalla Costi-tuzione dal presente statuto e dalle leggi .

Il consiglio determina gli indirizzi dell aprogrammazione regionale ; partecipa, anchemediante le proprie commissioni, all 'elabora-zione dei piani e programmi, generali e set-toriali, della regione ; approva i piani e pro-grammi medesimi, nonché i relativi aggiorna -menti e variazioni, e ne controlla l ' attua-zione D .

Possiamo anche capire l'allarme che i arivendicata partecipazione delle regioni, com esoggetti primari, alla programmazione nazio-nale, e l'impegno di assicurare nella forma-zione dei programmi e piani regionali la par-tecipazione degli enti regionali, dei sindacat ie delle altre categorie ed organizzazioni so-ciali, creano negli ambienti della destra eco-nomica, e politica del nostro paese, abituata aben altri e riservati metodi .di gestione dellacosa pubblica . Ma questi sono principi, norm ee regole di comportamento che non contrasta -no in niente con le norme della Costituzione ,che anzi le regioni hanno interpretato fedel-mente, accogliendo l'insegnamento profondoche viene dalla lotta combattuta per oltre u nventennio dal movimento democratico e da ilavoratori, in primo luogo, per l 'attuazionedella Costituzione .

Si è voluto sostenere da taluno, e princi-palmente da parte della destra economica epolitica, interna ed esterna però alla maggio-ranza. governativa, che le regioni avrebber oin tal modo manifestato la tendenza ad un osconfinamento in campi propri dello Stato .Queste affermazioni - per altro indimostrate ,poiché le regioni non hanno ancora e pur-troppo alcun potere, ed anzi è vera l'ipotes icontraria perché finora è lo Stato a contestar ei poteri delle regioni - sono la manifestazion edi una concezione delle regioni come qualcosadi estraneo e quindi come un qualcosa di con-trastante con lo Stato. La manifestazione diuna concezione, a dir poco, precostituzionale .Basta sfogliare, soltanto sfogliare le pagin edella Costituzione per verificarne la portata el 'origine ; basta ricordare che le regioni, l eprovince e i comuni sono considerati sotto il

titolo V della seconda parte della Costituzioneche si intitola : « Ordinamento della Repub-blica » . Basta ricordare l'articolo 114 della Co-stituzione che afferma che la Repubblica s iriparte in regioni, province e comuni, e l enorme più significative ,dei principi fondamen-tali (articoli 2, 3, 4, 5, 29, 31, 32, 33, 34, ecce-tera) per constatare come le regioni parteci-pino, come parte integrante dello Stato i n

quanto ordinamento, e come parte delle Re-pubblica, alla somma dei diritti e dei dover i

con propri poteri e funzioni, come dice l'arti-colo 115 della Costituzione .

Certo, lo Stato come ordinamento, la Re-pubblica prevista dalla Costituzione, non è

lo Stato centralistico, burocratico, negator e

delle autonomie che ancora sopravvive e che

è tanto caro alle forze della conservazione de l

nostro paese. Su questo non esistono dubbi ,

ma non si può barare al gioco ; non si può

presentare lo Stato regolato da leggi arcaich e

e superate, ottocentesche, governato da strut-ture amministrative che risalgono al 1860-61 ,deformate ed esaltate dalla legislazione fa-scista, come uno Stato democratico quale l o

hanno delineato e previsto i costituenti all ' in-

domani della resistenza e della lotta di libe-

razione .dal fascismo. Lo Stato nuovo, demo-cratico, sta nascendo ora, con le regioni, e d

è compito e dovere dei democratici, dei lavo-ratori, battersi per favorirne la nascita ed i l

rapido accrescersi . Perciò va respinta con fer-mezza la scusa di sconfinamento che da qual -

che parte si avanza nei confronti delle re-gioni, sia perché è un'accusa infondata, si a

perché tende a creare nei confronti del nuovo

ente un'atmosfera di allarmismo e di dubbi o

assolutamente ingiustificata . A tacer altro, ba-

sterebbe ricordare che la Costituzione contie-ne in sé i rimedi idonei a definire sia gl i

eventuali conflitti di competenza tra Stato e

regione, sia i contrasti di interesse tra region e

e regione e con gli interessi nazionali . La Ca-

mera, approvando gli statuti come già il Se-

nato ha fatto, a larga maggioranza, darà u n

duro colpo a queste tesi interessate, molto in-

teressate .A questa funzione del Parlamento noi dia-

mo un alto valore ; si discusse e si discut e

molto sulla natura giuridica dell ' atto di ap-

provazione degli statuti da parte del Parla-

mento . Ne ha parlato anche il relatore con

il consueto garbo e con la consueta dottrina .

Ora, senza negare l'importanza, in linea d i

principio, di questa discussione, quello che c ipreme sottolineare è che la regione è il solo

ente autonomo che meriti l'onore dell'appro-

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputati

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vazione dello statuto con legge del Parlamento ,per dettato costituzionale . Non esiste alcunente che abbia questo privilegio. Questo attoqualifica l ' istituto regionale, ne definisce i lsignificato, lo riconosce come ente che parte-cipa, sia pure in parte e nei limiti costituzio-nali, alla sovranità popolare, vanifica tutte l eteorie della regione come ente puramente am-ministrativo o come istituto di decentrament ostatale .

Quello che ci apprestiamo a compiere èperciò un atto sommamente importante per i lsuo significato . L'approvazione degli statut icostituisce, infatti, un momento fondamental eper l 'esercizio della potestà legislativa e ammi-nistrativa da parte delle regioni .

Le regioni hanno iniziato la loro attivit àin modo esemplare, elaborando gli statuti i ntempi brevi e nel pieno rispetto della Costi-tuzione . Mancano, invero, gli statuti della Ca-labria e degli Abruzzi, ma non credo che v isia alcuno in questa Camera che possa far ri-salire la responsabilità ,del ritardo a quelle re-gioni; per altro, anche gli statuti della Cala-bria e degli Abruzzi sono attualmente all 'esa-me del Senato, e noi auspichiamo che ess ipossano essere al più presto approvati dal Par -lamento .

A questo punto, onorevole ministro e ono-revoli colleghi, credo mi sarà consentito d iesprimere le nostre riserve e il nostro giudi-zio sul modo come procede l 'attuazione del-l 'ordinamento regionale . Mentre ci sentiam odi manifestare la nostra sodisfazione per l 'ap-provazione, che speriamo imminente, degl istatuti, dobbiamo manifestare con altrettant achiarezza le nostre perplessità suI modo com eil Governo adempie l ' impegno del trasferi-mento alle regioni delle funzioni amministra-tive, per il quale ha chiesto e ottenuto un aspecifica delega dal Parlamento .

Onorevole ministro e onorevoli colleghi ,voglio richiamare la vostra attenzione sul fat-to che la legge finanziaria regionale porta ladata del 10 maggio 1970: mancano pochi gior-ni, ed è quasi un anno. Orbene, soltanto dueschemi di decreti delegati, per due modest ematerie, sono stati trasmessi alle regioni pe ril prescritto parere, sul contenuto dei qual iavrò modo di soffermarmi tra qualche mo-mento .

Già in altra sede, e più specificatamentenel contatto da lei avuto con la Commission eparlamentare per le questioni regionali intor-no alla metà di dicembre del 1970, ella, signo rministro, ebbe a dire che il tempo a disposi-zione, tenuto conto degli impegni politici, no nera molto ed anzi era appena sufficiente, e

che, se volevamo mettere le regioni in grad odi compiutamente funzionare il 1° gennaio1972, occorreva aver pronti gli schemi dei de-creti delegati entro il prossimo mese dimaggio .

Questo termine sta per arrivare – mancasoltanto un mese – ma di schemi ce ne son osoltanto due e se ne annunzia forse qualchealtro appena.

Noi siamo estremamente preoccupati d iquesto ritardo, e siamo preoccupati perch énon esistono, o quanto meno sono stati supe-rati, gli scogli, le difficoltà di carattere giuri-dico-formale, che venivano opposti ad un ra-pido dispiegarsi della legislazione delegata .Intendo riferirmi al problema delle funzionidi indirizzo e di coordinamento indicate nel-l'articolo 17 della legge finanziaria regionalee al problema delle leggi-cornice su cui ella ,signor ministro, ha più volte insistito .

Su questi temi si è svolto, ancora nel di-cembre scorso, al Senato, con l'intervento delPresidente del Consiglio, un importante dibat-tito, conclusosi con l'approvazione pressochéunanime di un ordine del giorno nel qual esono state chiaramente indicate le modalit àdi legge e le deliberazioni del Consiglio de iministri attraverso le quali appare possibil el'esercizio, da parte dello Stato, della funzio-ne di indirizzo e di coordinamento, e si è sta-bilito che le leggi-cornice non possono condi-zionare il trasferimento delle funzioni ammi-nistrative .

È seguita la sentenza della Corte costituzio-nale n. 39, del 4 marzo 1971, che ha confer-mato tale impostazione .

Ed allora, signor ministro, se così stannole cose – come stanno – che cosa impedisce d iprocedere alla rapida emanazione dei decret idelegati ?

Il ministro Gaspari in una recente inter -vista ha fatto risalire la responsabilità del ri-tardo alle difficoltà e alle resistenze che l aburocrazia giorno per giorno crea, nel tenta-tivo di difendere le proprie posizioni . Ebbene ,pur non sottovalutando le difficoltà e le resi-stenze opposte dalla burocrazia, noi non rite-niamo sodisfacente questa spiegazione .

Noi riteniamo che le responsabilità sianopolitiche, persuasi come siamo che intorno a lterna dell'attuazione dell ' ordinamento regio-nale si sta conducendo una grossa battagliapolitica tra il movimento riformatore e quell oarroccato nella difesa più strenua dell 'attualeassetto politico, economico e sociale .

Queste responsabilità di carattere politic osono evidenti e sono corrispondenti all 'offen-siva di carattere moderato in corso nel paese,

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Camera dei Deputat i

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che non si può dire sia rimasta senza rifless inell 'attività governativa .

Senza voler toccare temi più propriamentepolitici, ci basta ricordare alcuni elementi :

1) la posizione umiliante in cui il Gover-no e la maggioranza governativa hanno collo-cato le regioni nella legge di riforma tribu-taria testè approvata da questa Camera ;

2) il disegno di legge governativo che vasotto il nome di riforma della casa. In quest odisegno di legge le attribuzioni delle region isono completamente e volutamente trascura-te . Anzi, nella lettera g) dell 'articolo 1 del di -segno di legge che porta il n . 3199 vengon oaddirittura rimessi in discussione i termin idella delega contenuti nell ' articolo 17 dellalegge finanziaria regionale, con lo spostament odi un triennio per il trasferimento delle fun-zioni alle regioni . Le chiare e indiscusse attri-buzioni delle regioni in materia urbanistic avengono chiaramente disattese mantenendo ipoteri ai provveditori regionali alle opere pub-bliche, senza neanche la riserva di una dispo-sizione che dichiari i poteri stessi esercitabil idai provveditori fino al trasferimento dellefunzioni amministrative alle regioni ;

3) gli schemi dei disegni di legge sull acosiddetta riforma sanitaria che circolano i nabbondanza sulla stampa quotidiana e spe-cializzata . Ella, onorevole ministro, può be ndire, come ha detto al Senato, che fino a que-sto momento nessun documento ufficiale è sta-to inviato alle regioni, ma non può negare ch equesti schemi abbiano origine ministeriale ,che su di essi le delegazioni degli assessor ialla sanità delle regioni Abruzzo, Basilicata ,Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, La -zio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana ,Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Veneto ,Umbria, regioni rette da maggioranze diverse ,a statuto ordinario e a statuto speciale, hann opreso unanimemente posizione con il docu-mento votato nell 'assemblea tenutasi a Bolo-gna il 2 febbraio 1971 ; che sulla impostazionedegli stessi ha avuto occasione di pronunciars iil Consiglio superiore di sanità nella sedutadel 12 marzo 1971 ; che esiste una aperta pole-mica anche all'interno del Governo tra il mi-nistro della sanità ed il ministro del lavor oche ha avuto clamorose manifestazioni pub-bliche .

Ebbene, in questi schemi il ruolo delle re-gioni non può dirsi certamente esaltato .

E mi fermo qui, signor ministro, poichériconosco trattarsi di documenti non ufficiali ,almeno nel senso da lei desiderato . Tuttaviada essi traspare con evidenza la volontà d icomprimere le attribuzioni delle regioni o

quanto meno l'incertezza nel procedere de lGoverno.

Del resto di questa incertezza e delle diffi-coltà che ne conseguono al suo impegno e a lsuo incarico governativo ella, signor ministro ,non ha fatto mistero al recente convegno d istudi giuridici regionali organizzato dalle re-gioni a statuto speciale a Trieste nei giornidal 15 al 18 aprile scorso . Questo atteggiars idel Governo incoraggia tutte le resistenze, an-che quelle burocratiche, che vedono nella si-tuazione denunciata campo per manifestars irigogliose .

Ho fatto cenno ad alcuni casi concreti d iatti governativi sui quali per altro deve anco-ra manifestarsi la volontà del Parlamento ; noiconfidiamo naturalmente che i disegni di leg-ge siano profondamente modificati e in ta lsenso ci battiamo e stiamo lavorando . Su diessi già le Commissioni si sono pronunciat emolto severamente .

Ma non posso, signor ministro, tacere ch ei due schemi di decreti delegati che sono staticomunicati ufficialmente alle regioni in ma-teria di circoscrizioni comunali e di trasport idi interesse regionale suscitano in noi fort iperplessità .

Ella mi consentirà di affermare che, pu rnel dichiarato ossequio formale e alla normacontenuta nell ' articolo 17 della legge finanzia-ria regionale e all'ordine del giorno votato da lSenato della Repubblica nella seduta del 18dicembre 1970, nella pratica non è rispettatoné l'articolo 17 né l'ordine del giorno votatoal Senato .

Non è questa la sede per un esame puntua-le e dettagliato del provvedimento, ma qual -che accenno credo possa essere fatto .

Così, mentre la relazione che accompagnalo schema di decreto delegato relativo al tra-sferimento delle funzioni in materia di circo-scrizioni comunali e di polizia rurale e urban acontiene la chiara indicazione della materi ae il riferimento netto alle fonti normative ch especificano le funzioni amministrative ch ecompetono al Ministero dell'interno, lo sche-ma del decreto all'articolo 1 trasferisce sol -tanto alcune di dette funzioni .

Ma il punto che lascia più perplessi è unaltro. L'ordine del giorno del Senato affermache le funzioni di indirizzo e di coordinament osulle attività delle regioni possono essere eser-citate con leggi del Parlamento o con delibe-razioni collegiali del Governo . Ebbene, l'arti-colo 2 dello schema tende a ripristinare u nrapporto con le regioni che non è certament eammissibile, facendo carico agli organi regio-nali di controllo di inviare al Ministero del-

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l'interno copia dei regolamenti adottati . Comesi inquadra tale norma nell ' articolo 17 dellalegge finanziaria regionale ? 0 non appare in-vece la tentazione accentratrice di ripristinar eil concetto di vigilanza, che si era manife-stata col tentativo di mantenere il prefettocome organo di coordinamento delle attivit àdelle regioni ? Ricorderà in proposito, onore-vole ministro, l'emendamento che ella presen-tò, quando era ministro per la riforma buro-cratica, in sede di legge-delega per il riordi-namento dell 'amministrazione dello Stato .

Forse che queste tesi non sono state soste-nute dall'attuale commissario di Governo pres-so la regione laziale in una conferenza tenutapresso l'Istituto di studi militari, che tantoscalpore ha suscitato nelle forze regionaliste ?

Queste sono le ragioni, onorevole ministroe onorevoli colleghi, che ci fanno ritenere nonsodisfacenti le giustificazioni che vengono por-tate per il ritardo con il quale si procede all aemissione dei decreti delegati . Noi riteniamoinvece che le motivazioni profonde vanno ri-cercate nel momento politico, nella pression emoderata, nella involuzione che sta subendola politica governativa sotto la spinta dell eforze conservatrici del nostro paese .

L'attuazione delle regioni è parte di u nvasto complesso di riforme . Ora, nel momentoin cui la politica delle riforme è sottoposta a dun attacco massiccio da parte della coalizion edi interessi che si sentono toccati, in cui all ointerno della maggioranza si fa sentire il pesodi questo massiccio attacco, è evidente ch eanche per l'attuazione delle regioni si mani -festino titubanze, perplessità, ripensamenti ,ritorni di fiamma e incertezze . Ritorna l'anti-comunismo come cortina fumogena che tutt ogiustifica e tutto ricopre .

Non si possono attaccare direttamente e in -direttamente i sindacati, non si possono umi-liare le regioni, non si possono attaccare l eforze politiche popolari e poi dire che si vo-gliono le riforme. C'è una contraddizione d ifondo ! I sindacati, le regioni, i partiti popo-lari sono i protagonisti e i portatori delle ri-forme ied esse possono essere realizzate soltantose iI Governo si appoggerà a questo vasto epossente movimento di lotta . Le riforme nonsi possono fare sposando le tesi della Confin-dustria !

Ecco perché riteniamo che la responsabi-lità del Governo sia grave e che la maggioran-za, assecondando il Governo in questa tiepi-dezza nell'approntare i decreti delegati, s iassuma anch 'essa una pesante responsabilità .Noi crediamo che le regioni non meritino, tral ' altro, la diffidenza che ad esse viene riserva-

ta; finora hanno lavorato e si sono comportat econ grande senso di responsabilità . Ne sonoun esempio gli statuti e i criteri a cui le re-gioni si attengono per la creazione dei lor oapparati regionali, la serietà dei document iche hanno finora prodotto, il senso di respon-sabilità che i rappresentanti regionali hann odimostrato nei contatti avuti con le Commis-sioni parlamentari che li hanno consultati su ltema delle regioni e della legge sul Mezzo-giorno.

Noi riteniamo, tra l ' altro, che queste espe-rienze vadano generalizzate, favorendo l'esten-sione e la istituzionalizzazione in seno al Par -lamento delle consultazioni con le rappresen-tanze dei consigli e delle assemblee regionali ,anche al fine di pervenire ad accordi preven-tivi nella definizione degli ambiti di rispet-tivo intervento .

Il cammino per l'attuazione completa dell oordinamento regionale è ancora lungo e l'iterrelativo è tormentoso . Ecco perché ci sentia-mo di richiamare il Governo a dare immedia-to e completo corso alla emanazione dei de-creti delegati per il passaggio degli uffici all eregioni; a uniformare il contenuto dei decret ial pieno ed effettivo riconoscimento dell'auto-nomia regionale; ad improntare i disegni d ilegge sulle riforme e sulla programmazione a lpieno rispetto delle competenze regionali, in -tese come partecipazione all'attività di ind i -rizzo e come assunzione diretta di responsabi-lità sul terreno dell'organizzazione, dell'esecu-zione, dei programmi e della spesa ; e a daresollecito corso alla emanazione delle norme d iattuazione anche degli statuti a regime spe-ciale di autonomia, accogliendo le istanze con -formi alla iCostituzione e alle moderne esigen-ze di sviluppo già prospettate dalle diverse as-semblee regionali .

L ' onorevole Andreotti, portando l 'adesionedel suo gruppo all'ordine del giorno che no ipresentammo a chiusura della discussione ge-nerale sulla legge di delega al Governo per i l

. riordinamento della pubblica amministrazio-ne, ebbe a dire che sarebbe stato « stravagante

i non votarlo, dato che esso chiede un adempi -mento che tutti noi abbiamo pochi mesi f astabilito attraverso una disposizione di legge « .Noi chiediamo all'onorevole Andreotti di invi-tare il Governo al rispetto di questo impegn ocosì solennemente assunto, se si vuole dar ecredibilità alla vostra azione politica .

Per quanto ci riguarda noi assumiamo loimpegno di proseguire la nostra coerente bat-taglia regionalista, convinti come siamo cheè con noi la stragrande maggioranza dei lavo-ratori e dell'opinione pubblica democratica

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del nostro paese. (Applausi all'estrema si-nistra) .

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'ono-revole Franchi . Ne ha facoltà .

FRANCHI. Signor Presidente, onorevol icolleghi, quanto è accaduto poco fa, con unaAssemblea che non ha voluto (o forse nonha potuto) replicare alla pregiudiziale di in-costituzionalità da noi sollevata, ci pare moltosignificativo . È evidente che si vuole proce-dere a tutti i costi in questa discussione, giun-gendo sino a rifiutare il dibattito, sino a nondare risposta alle documentate obiezioni dell anostra parte .

« Il relatore - scrive l 'onorevole Bressani- intende motivare il convincimento che laCommissione affari costituzionali ha matu-rato, secondo il quale le regioni, in questaprima e così rilevante manifestazione di auto-nomia, si sono mosse in aderenza, oltre chealla norma, allo spirito informatore della Co-stituzione, che è la ragione stessa del loroessere come istituzioni del nostro ordinament orepubblicano » ; ma, nel formulare questa af-fermazione, il relatore non tiene conto diquanto è avvenuto in questo periodo e de lmodo con cui è stata attuata questa proce-dura di esame degli statuti regionali .

È evidente, dunque, che si vuole ignorar el'esistenza della Costituzione : tanto è vero chesi superano i rilievi iniziali, si dimenticanole riserve formulate, come è avvenuto nel cas odello statuto regionale piemontese, allorché l edecine di rilievi inizialmente avanzati si son oridotte a quattro o cinque, attraverso un asorta di trattativa privata : in tal modo si èelaborato il nuovo testo . . . Vi è perciò, comedianzi dicevo, la precisa volontà di andareavanti ad ogni costo, senza nemmeno saperedove si vada, purché ci si muova : senza pen-sare che qui si va contro la Costituzione .

Questo nostro dibattito, come del rest oquello svoltosi al Senato, è caratterizzato daun vizio originario, e cioè dalla preoccupa-zione di tutti i gruppi, anche di quello libe-rale, con la sola eccezione del nostro, di no nurtare la suscettibilità dei nuovi enti, quas iche difendere le prerogative e i diritti dell oStato, le prerogative e i diritti del Parla-mento, fosse un atto contro le regioni ! Ci s imuove così nel terrore di scontentare le re-gioni, con la costante preoccupazione che ec-cezioni e rilievi su questa o quella norma de-gli statuti regionali possano determinare l areazione dei consigli regionali e delle vari eorganizzazioni ad essi variamente collegate .

Con profonda amarezza, onorevoli colleghi ,abbiamo registrato il silenzio dell'aula, dop ola documentata pregiudiziale dell'onorevolePazzaglia . Certo, alla fine della discussion egenerale il relatore risponderà e illustrerà i lsuo pensiero ; ma non possiamo non esprimer eil nostro rammarico per questo silenzio . Tantopiù che non vi è da parte nostra alcuna vo-lontà ostruzionistica . Le regioni vi sono e dè bene che abbiano buoni statuti che ne rego-lino l'attività. Sarebbe dunque sciocco d aparte nostra mettere in atto manovre ostru-zionistiche che non rientrano nei nostri in-tendimenti . Non per questo abbiamo rinun-ziato a iscrivere nella discussione diversi ora -tori del nostro gruppo, nella convinzione ch esi tratti di un dovere, assai più che di undiritto. Anche in sede di consigli regionali ,del resto, i nostri rappresentanti hanno as-sunto le loro responsabilità e definito il loroatteggiamento .

Fatti questi rilievi preliminari, entro ne lmerito del mio intervento, rilevando innanz i

tutto che ci troviamo di fronte a ben tredic idisegni di legge, riguardanti altrettanti sta-tuti, anche se essi sono accompagnati da unaunica relazione, e per di più da una relazion eche non affronta neppure singolarmente gl istatuti stessi . Noi non neghiamo che quest isi possano discutere congiuntamente (oltr e

tutto, così è stato deciso e noi ci atteniamoa tale criterio), ma neghiamo che ciò possaavvenire con una sola relazione . Ma se anchesi fosse voluto predisporre una sola relazione ,essa almeno avrebbe dovuto addentrarsi in unesame di merito dei singoli statuti .

Se non si compie tale esame di merito, d iche cosa si discuterà ? Vi è il pericolo che s i

parli un poco di tutto . Per quanto mi riguar-da, mi occuperò in particolare degli statut i

del Piemonte e del Veneto, mentre è presu-mibile che altri colleghi si occupino di altr i

statuti . È certo tuttavia che non si tratterà

di un dibattito organico, ma di una discus-sione che rischia di essere assai poco produ-cente .

Ho sentito, del resto, poco fa un oratoredel gruppo comunista parlare di tutto fuorché

dei singoli statuti . Noi siamo chiamati, invece ,ad esaminare i singoli statuti nella loro for-mulazione, perché questo è un preciso dovere

del Parlamento, non è solo un diritto . E sic -come questi statuti non solo violano, ma cal -pestano e travolgono la Costituzione, non èpossibile negarlo .

L'onorevole Pazzaglia ha dato lettura del -l'articolo 117 della Costituzione, sottolineandoquali sono le attribuzioni e le competenze

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delle regioni. Ebbene, di fronte alla consta-tazione che le regioni hanno inserito nei lorostatuti attribuzioni non previste dalla normacostituzionale, credo che nessuno possa affer-mare che ciò sia legittimo . Vi sono senza dub-bio vizi di incostituzionalità clamorosi in ta-luni statuti . Vogliamo eliminarli ? Altre nor-me statutarie potrebbero dar luogo nel futuroad inconvenienti anche gravi . Ma chi ha inte-resse a che le regioni comincino a lavorar emale ? Noi ? Ma noi non abbiamo mai con-dotto delle battaglie affinché le cose andasseromale o peggio : noi abbiamo tentato, un avolta condotta a termine la battaglia sul pianodei princìpi, di migliorare i testi attraverso l apresentazione di adeguati emendamenti . Cosìvogliamo fare anche ora . Ma, nella fattispecie ,si dice che i testi degli statuti non possonoessere emendati .

Anche questo, onorevoli colleghi, è un be lcapolavoro. Male ha fatto il Parlamento a daccettare questa tesi . Il Parlamento dovevarivendicare a sé la potestà di modificare i test idegli statuti, che, una volta modificati, dove-vano essere restituiti ai consigli regionali in-teressati, i quali avrebbero potuto accoglier eo non accogliere le modifiche ; in caso di man-cato accoglimento, sarebbe scattata quell apiccola molla che è nelle mani del Capo dell oStato, che può arrivare fino allo sciogliment odei consigli regionali .

Mi sembra del tutto assurdo che si arrivial punto di ignorare perfino le eccezioni diincostituzionalità, di discutere su una solarelazione a fronte di 13 statuti regionali e d idar corso ad una discussione generale nell aquale, in pratica, si riapre un discorso globalesulle regioni e non sulle singole norme degl istatuti . Mi si consenta di dire che questo nonè serio. Se non fossimo amareggiati da quelloche sta succedendo in questo campo, sare itentato di usare parole ben più pesanti . Questoricade sulla vostra responsabilità . Non è serio ,onorevoli colleghi della maggioranza, perchévoi eravate partiti bene al Senato; non è seri operché il Senato, attraverso i relatori di mag-gioranza, aveva inchiodato gli statuti a pesan-tissime responsabilità e a gravissime viola-zioni. Il Governo si era associato in quell asede a questi rilievi, come tra poco mi per -metterò di dimostrare. Ma poi avete fattomacchina indietro, preoccupati . Preoccupat idi che cosa ? Di far sapere all ' opinione pub-blica italiana che le regioni a statuto ordinari oavevano cominciato male la loro attività. In-fatti, come noi avevamo previsto, si è verifi-cato che le regioni si sono poste in antites icon lo Stato, si sono poste contro lo Stato . E

voi lo avete rilevato al Senato . Che le region isi siano poste su questo piano, mi permetter òdi dimostrarlo leggendo talune norme degl istatuti del Piemonte e del Veneto . Si trattadi rilievi fondatissimi, ai quali perfino i lGoverno si era associato .

Ma che cosa è successo dopo ? cominciat ala trattativa privata; si è avuto paura di unatto, non di coraggio, ma doveroso . Vi sieterifiutati di prendere in considerazione le os-servazioni del Parlamento in ordine a talunenorme degli statuti regionali, e così alla fineil Senato ha approvato gli statuti .

Non desidero sostenere a spada tratta l atesi, che pure mi è cara, della emendabilitàdei testi degli statuti da parte del Parlamento .Intendo, però, sottolineare l'esigenza di pro-cedere in taluni casi al rinvio degli statuti a iconsigli regionali di provenienza, affinch équesti ultimi si trovino di fronte all ' autoritàdel Parlamento, che rileva come nella fatti -specie si sia andati al di là dei limiti impost idalla Costituzione . Facendo questo, il Parla-mento non assumerebbe un atteggiamentopaternalistico, ma farebbe uso delle sue pre-rogative, compiendo uno dei primari e fon-damentali doveri che gli derivano dall ' essereil supremo organo legislativo della nazione, l aculla di tutte le libertà, come sempre vi com-piacete di dire . Non può ritenersi offeso unente minore, come la regione, da un discorsoserio fatto dal Parlamento .

La verità è che si è avuto paura di rin-viare gli statuti ai consigli regionali, perch ési sarebbe trattato di un « delitto di lesa maestàregionale », come dirò tra poco; si è avutopaura della suscettibilità delle regioni . E in-vece un atteggiamento coerente sarebbe statoquello di rinviare gli statuti ai consigli regio-nali, corredati delle osservazioni formulate i nsede parlamentare ; i consigli regionali avreb-bero imparato la lezione e avrebbero comin-ciato a lavorare bene, nella visione di un aRepubblica una e indivisibile .

Ma voi avete scelto la strada contorta, avetescelto la solita strada del compromesso e dell atrattativa privata. E siccome lo Stato è deboleed il Governo è quasi inesistente, le region ihanno vinto. Così i rilievi del Parlament osono caduti nel nulla, i rilievi che si er acominciato a formulare al Senato sono rima-sti nel nulla, e si è costretto il Parlament oa subire la volontà di questa trattativa pri-vata perché – ecco il punto, signor Presi-dente – ai consigli regionali in quelle oscur emanovre si è data di fatto questa garanzia :voi accettate queste lievi modifiche e poi

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state tranquilli che avrete l 'approvazione de lParlamento .

Ecco che cosa si è fatto, ecco che cosa no idenunciamo. Ecco quanto grande è la vostraresponsabilità.

Siamo ancora in tempo a fare qualch ecosa ? Vedendo la fine che ha fatto la pregiu-diziale Pazzaglia, sembrerebbe di no . Teori-camente però saremmo ancora in tempo,senza offendere nessuno e senza violare l eprerogative di nessuno . Noi dobbiamo star eattenti : le regioni cominciano ora a funzio-nare. Esse non hanno ancora le funzioni le-gislative. Ebbene, preoccupiamoci di dar lor odei buoni statuti ! Togliamo da questi statuticiò che è doveroso togliere, per non togliereallo Stato le sue responsabilità . Infatti ungiorno di fronte ai grandi problemi – l 'ono-revole Pazzaglia ricordava quello della di-fesa del suolo – ci troveremo nella necessit àdi individuare il responsabile . Noi finiremo ,se ci rifiutiamo di prendere certe decisioni ,per non sapere più chi è il responsabile da lmomento che lo Stato ha abdicato di frontea certe competenze, dal momento che questecompetenze se le è arrogate la regione, ch eperò non ha gli strumenti per esplicarle, einfine perché i nuovi enti (ad esempio la co-munità montana) non possono far nulla .

Così, di fronte alle tragedie, di fronte aduna evidente carenza della politica di difes adel suolo, non sapremo con chi prendercelae soprattutto non vedremo attuata una poli-tica di difesa del suolo .

necessario stabilire sin da adesso i rap-porti tra Stato e regione . Dobbiamo vederefin da adesso quale deve essere l ' interessefondamentale da porre a base di ogni cosa .Dobbiamo renderci conto che la regione no npuò e non deve sentirsi in antagonismo conlo Stato, non può e non deve sentirsi dimi-nuita dal fatto di essere un ente autonomonel quadro di un'unica sovranità, la sovra-nità dello Stato . La regione non deve sognar-si di diventare domani un ordinamento giu-ridico sovrano alla pari dello Stato .

Vogliamo pensare seriamente a quest ecose ? Oppure dobbiamo pensare che c 'è que-sta volontà di andare avanti alla cieca, senzasapere neppure che cosa ci attende ?

Intorno a questi rapporti, onorevoli col -leghi, valgono le nostre osservazioni sul prin-cipio fondamentale che deve ispirare l ' azio-ne di tutti e che deve pure regolare i rap-porti fra Stato e regione e più particolar-mente il conflitto di interessi tra Stato e re-gioni . Tale principio si risolve in una pre-cisa formula: l 'interesse nazionale rappre -

sentato dallo Stato è sempre preminente inquanto attiene alla intera collettività e inquanto in esso si riassumono e si sviluppan oorganicamente anche gli interessi particola-ristici di ogni ente locale .

Per questo è persino improprio parlar edi conflitto in quanto il conflitto esiste sol otra soggetti aventi stesse caratteristiche e col -locati sullo stesso piano e non può esister etra soggetti diversi, dei quali uno sia fontee l'altro derivazione e quindi semplice arti-colazione del primo, sia pure con particolar eautonomia e più o meno limitati poteri . Nonè infatti possibile concepire una società plu-ralistica e al tempo stesso l'unitarietà dell oStato, se non come società pluralistica nel-l'ambito di tale unitarietà o meglio una so-cietà composta di molteplici entità autono-me, tutte riconducibili al concetto di Statouno e indivisibile ; per cui, se di conflitto d iinteressi si parla, trattasi di un conflitto am-ministrativo, tendente ad accertare non gi àquale dei due interessi debba prevalere m a

se, in una data fattispecie, l'interesse del-l'ente autonomo locale contrasti o meno co nl'interesse nazionale, che sempre prevale .Così, ad esempio, in materia di competenz alegislativa, a parte le sospette teorie di ch i

vede nella regione lo strumento di lotta con-tro lo Stato unitario, non possono sussisteredubbi sulla preminenza dell'interesse pub-blico nazionale tutelato dallo Stato . Scrive

in proposito Gaetano Zingali, in Profili costi-tuzionalistici dei conflitti di interesse tra loStato e la regione e fra regioni, Giuffrè 1970 ,

pagina 2335 : « Sin dai suoi primi passi –vedi, ad esempio, la sentenza riportata nell aGiurisprudenza costituzionale del 1956, pagi-na 635 – la Corte costituzionale ha affermatoche la potestà dello Stato nell'uno e nell'al-tro tipo di competenza legislativa regionalenon subisce alcun limite, nel senso che loStato stesso può sempre, mediante legge pro-pria, valutare diversamente dalla region el'interesse pubblico nazionale e sodisfarlo s u

base nazionale. In altre parole, siccome gl iinteressi nazionali debbono essere presenti e

salvaguardati in tutte Ie norme – statali oregionali che siano –, essi possono ben limi -tare anche la competenza legislativa prima -ria della regione. Infatti, sempre secondo laCorte costituzionale, nell'uno e nell'altr otipo di competenza è fatta salva la potest à

dello Stato di dare a ciascuna materia un adisciplina fondamentale sistematica ed orga-nica e a provvedere ad interessi nazionali d i

qualsiasi specie . Vale a dire che per le ma-terie di esclusiva competenza legislativa re-

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gionale l ' intervento dello Stato può dirsiincostituzionale solo se non risulti effettuat oin funzione di un interesse nazionale » .

Ed ecco una citazione dal Bartholin i(Interesse nazionale e competenza delle regio-ni nella giurisprudenza della Corte costitu-zionale, CEDAM, 1967) : « Il concetto di in-teresse nazionale quale primo bene giuridi-camente protetto deve quindi guidare l'inter-prete ogni qualvolta si considerino i rapport itra Stato e regione, e ogni tentazione dialet-tica tendente a confondere l'autonomia, chederiva e quindi dipende da un ordinamentogiuridico sovrano, con l ' indipendenza, ch eappartiene solo a tale ordinamento, deve es-sere decisamente respinta . Tenuta present equesta fondamentale premessa, si può affron-tare il tema dell ' approvazione degli statutiregionali . Sembra che le Presidenze dei du erami del Parlamento si siano a suo tempoaccordate sulla procedura in atto, procedurache prevede la non emendabilità del testodeliberato dal consiglio regionale e che, altempo stesso, e pur dopo ampi rilievi di il -legittimità costituzionale, violazioni di legg ee contrasto con gli interessi dello Stato, stra-namente non prevede il formale rigetto dellostatuto al consiglio regionale di provenienza ,sembrando questo un atto politico troppoclamoroso e quindi tale da denunciare coneccessiva chiarezza le intenzioni disgregatricidei nuovi enti. Da ciò l'idea del Governo ,assecondata dal Parlamento, di evitare loscontro tra lo Stato e tutte le regioni ed ot-tenere dalle regioni medesime, per vie tra-verse (pressioni delle segreterie politiche cen-trali su quelle periferiche), alcune modifich espontanee a quelle norme statutarie appars einaccettabili persino al più arrendevole Par-lamento e ad un Governo tanto compiacenteverso i nuovi organismi. E si è così svoltaquella penosa e indecorosa trattativa dell emodifiche spontanee per scongiurare lo scan-dalo del formale rigetto degli statuti, tantopiù doveroso quanto più si consideri l'urgen-za di tutelare nell'attuale anarchia le prero-gative e la dignità dello Stato . Perché questoè il potere-dovere del Parlamento : apportaredirettamente le modifiche ai testi degli statut ie rinviarli alle regioni per una nuova deli-berazione . Ma dicono i regionalisti : perché,se esiste questo potere-dovere, la Costituzio-ne non ha affidato direttamente al Parlamentola formazione degli statuti regionali ? A part el 'errore commesso dal costituente (il Malin-verno ha ampiamente dimostrato gli error i

della Costituzione), è ehiaro che non è l astessa cosa decidere con competenza esclusiva,

e quindi senza interventi estranei, ed appro-vare un atto che deve essere deliberato daaltra autorità Nel primo caso il Parlamentoforma lo statuto, come è avvenuto per l eregioni a statuto speciale ; nel secondo caso ,quello in esame, il Parlamento concorre aformare l 'atto che, in caso di modifica, tornaal consiglio per una nuova deliberazione sul -le parti modificate . Se il consiglio accetta i ltesto emendato, lo statuto è approvato defini-tivamente ; nel caso contrario non si apre laquestione di legittimità costituzionale o di me -rito per contrasto di interessi propria dell eleggi regionali (articolo 127 della Costitu-zione), ma opera l ' articolo 126 della Costitu-zione, che prevede il potere del Presidentedella Repubblica di sciogliere il consiglio re-gionale nelle varie ipotesi che vanno dagl i

atti contrari alla Costituzione o gravi viola-zioni di legge alle ragioni di sicurezza na-zionale » .

Naturalmente, ai regionalisti, i quali, aforza di esaltare l'ente regione, hanno, consa-pevolmente o meno, perso di vista lo Stato ,non piace il discorso che colloca alla base d i

ogni interpretazione il supremo interesse na-zionale, limite insuperabile ad ogni dialettica .Essi sembrano quasi considerare delitto di les amaestà regionale ogni richiamo alle superiori

finalità dello Stato e agli interessi permanent i

della nazione, e su questo equivoco travolgonoogni obiettiva istanza intesa non già a soffo-care un ente che, poiché esiste, tutti dobbiamo

aver interesse a far funzionare e a perfezio-nare, ma a rispettare la Costituzione, che h a

respinto l'idea di uno Stato federale e ha vo-luto autonomie locali nel quadro della Re-pubblica una e indivisibile e l'intervento riso-lutore del Capo dello Stato in caso di minaccia

a questi superiori interessi .

La significativa espressione di questo at-teggiamento dei regionalisti è in un editorial e

dell'onorevole ministro Gatto, apparso sul nu-mero 4 della Discussione del 31. gennaio scor-

so, dove dice : « Gli statuti regionali che i l

Parlamento si accinge a rendere esecutivi , congli atti che le leggi prevedono troveranno

proprio in questo rinnovato clima di apertur a

democratica le condizioni perché vengano ri-conosciute legittime le scelte e le soluzion i

adottate. Ed è del resto confortante rilevare

l'azione veramente saggia e significativa svolt a

in questo momento .dalla competente Commis-sione del Senato, rivolta a superare le diffi-coltà di ordine formale che si frappongono a l

sollecito iter che deve condurre all 'approva-

zione del fondamentale documento » . Dichia-razione, mi si consenta, tanto irresponsabile

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quanto più si considerino gli iniziali riliev imossi dalla commissione medesima, il cui me -rito, secondo l'onorevole ministro, si traducenella rinunciataria e paradossale scelta dellatrattativa politica segreta per garbate modifi-che marginali al posto del doveroso lavoro dimodifica del testo o del semplice rigetto mo-tivato onde richiamare sin dall ' inizio i con -sigli regionali a maggior senso di responsabi-lità costituzionale e politica, impegnando i nquesto richiamo tutta l'opinione pubblica na-zionale .

Si dice che la stessa dottrina limita i po-teri del Parlamento ; ed è vero, infatti, chealcuni autori sostengono questo limite e ne-gano al ParIamento il diritto di emendar egli statuti regionali . Basti citare, per tutti, i lGiovenco (L 'ordinamento regionale, Jand iSapi, pagine 53-54) : « Tali statuti saranno de -liberati dagli stessi consigli regionali e ap-provati con legge della Repubblica e, ovvia -mente, le stesse condizioni saranno necessarieper la loro revisione, salvo che non vi si prov-veda con il referendum . Sulla natura de lrapporto intercorrente tra la deliberazione de lconsiglio relativa allo statuto e la legge sta -tale di approvazione è prevalente l'opinioneche considera quest 'ultima requisito di effica-cia della deliberazione consiliare, e ciò si ain aderenza alla lettera della norma costitu-zionale che qualifica " approvazione " la legg edello Stato, sia per ragioni di ordine sistema-tico, che suggeriscono di considerare lo sta-tuto atto a sé stante rispetto alla legge d iapprovazione, cioè atto che emana esclusiva-mente dalla regione, restando subordinato sol oper l'efficacia alla approvazione da conferirs icon legge statale . In tal modo viene a ricono-scersi che lo statuto è manifestazione dellaautonomia dell ' ente, esercitabile con piena di-screzionalità entro i limiti consentiti, mentr ela legge di approvazione ha soltanto una fun-zione ,di controllo, onde prevenire che sian ostabilite disposizioni contrastanti con la Co-stituzione o con l'interesse dello Stato o d ialtre regioni . Il particolare carattere dellalegge di approvazione esclude che con essa s ipossano introdurre mutamenti nel testo dell ostatuto o se ne possa condizionare l ' approva-zione all'introduzione .di determinate modifi-che o aggiunte, sovvenendo a questo proposit oi princìpi generali che presiedono al controllo ,e cioè che in sede di controllo non è possibil eadottare provvedimenti diversi da quelli de -liberati o riformare il contenuto » .

Così il Giovenco . Per quanto riguarda tutt igli altri autori che noi conosciamo, bisogn adire che sostengono le medesime tesi . Se que-

sto è vero, è altresì vero che nessuno di quest iautori osa, comunque, avallare la procedura

adottata, mentre tutta la discussione in sededi Assemblea costituente smentisce queste teo-rie, e denuncia la preoccupazione di ricorrer e

per l'approvazione degli statuti al Parlamento ,ma ad organi più snelli per un mero giudizi odi legalità formale e sostanziale, come il Con-siglio di Stato, per il parere e l'approvazione

solenne del Presidente della Repubblica . Inquesto senso, così si esprimeva il Persico, nel -

la seduta del 22 luglio 1947 : « In sostanza ,

dovrebbe essere approvato con una legge del -lo Stato, cioè dalla Camera e dal Senato ,

attraverso un curriculum legislativo che può

durare comodamente qualche anno, per cui

tale statuto resterebbe in sospeso per un tem-po indeterminato, con danno di quelle che deb-bono essere le funzioni della regione . Io hoproposto di abbreviare questo curriculum, chenon serve a nulla, perché noi abbiamo già lalegge regionale e poi avremo la legge dell a

Camera e del Senato : si verrebbe a creare un asuperfetazione inutile » .

Tali preoccupazioni si concretizzarono me-glio nella tesi della ratifica da parte del Par-lamento, al fine di impedire la emendabilit àdei testi . Ma dopo ampia discussione anchequella tesi cadde, e prevalse il più responsa-bile principio dell'appróvazione con legge or-dinaria. A conferma di quanto sopra, si leggein uno dei più noti commentari della Costi-tuzione (Falzone, Palermo, Cosentino, pagi-na 386) : « Quale la natura giuridica dell'att ocon cui il consiglio regionale delibera lo sta-tuto ? Il progetto parlava di legge regionaledeliberata dal consiglio regionale e approvat a

con legge della Repubblica . In tal senso s iera, infatti, pronunciata la seconda sottocom-missione, modificando il testo proposto da l

comitato per l 'autonomia regionale, il qual e

parlava di legge regionale da sottoporsi all aratifica del Parlamento . Nel testo unificatopresentato in Assemblea dal comitato di re-dazione si diceva : lo statuto è adottato con

legge deliberata dal consiglio regionale a mag-gioranza assoluta dei suoi membri, ed è ap-provato con legge della Repubblica . In sededi coordinamento finale, la dizione fu sempli-ficata, allo scopo di eliminare la ripetizionedella parola " legge " . Non sembra quindidubbio che debba trattarsi di una legge regio-nale . Lo confermò anche il presidente dell acommissione, parafrasando il testo propost o

dal comitato (Atti della Camera, pagina 6038) .Dal punto di vista formale, si tratterà dunquedi una legge, seppur sui generis, in quanto nonancora perfezionata, come disse il relatore,

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onorevole Ambrosini, in sottocommission e(seconda sottocommissione, pagina 714), essen-do soggetta ad una ulteriore approvazione d aparte del Parlamento, il quale potrà modifi-carla a suo piacimento . Parentesi del commen-tatore : in ciò sta, appunto, il significato del-l ' abbandono della parola " ratifica ", la qua-le inoltre avrebbe fatto pensare a un rapport oquasi di diritto internazionale fra Stato e re-gione. Dal punto di vista sostanziale, tuttavia ,deliberando il progetto del proprio statuto, i lconsiglio regionale esercita diritto di iniziati -va legislativa, di cui al secondo comma del -l ' articolo 121, con la peculiare caratteristicache questo diritto di iniziativa compete in vi aesclusiva al consiglio regionale interessato .Nessun altro organo e nessun altro ufficio po-trebbe sostituirsi ad esso » .

Se poi la recente modifica della legge Scel-ba del 1953 prevede una procedura che pra-ticamente esclude la emendabilità del testo de -liberato dal consiglio, c'è da rilevare che det-ta norma presenta un serio vizio di legitti-mità costituzionale e, comunque, impone unaprocedura ben diversa da quella fino ad ogg iseguita . Il nuovo secondo comma dell'artico -lo 5 recita, infatti : « Il Parlamento, qualoraritenga che lo statuto non sia in armonia co nla Costituzione e con le leggi della Repubbli-ca o contenga disposizioni in contrasto co nl ' interesse nazionale o con quello di altre re-gioni, ne rifiuta l 'approvazione e lo rinvia alconsiglio regionale » . E poiché contro gli sta-tuti sono stati, come è noto, sollevati gra-vissimi rilievi di tale natura, preciso dover edel Parlamento resta almeno quello di rifiu-tarne l 'approvazione, con rinvio motivato aiconsigli di provenienza, e non certo quello d icoprire con la veste paternalistica degli incon-tri informali la propria insipienza, la mancan-za di dignità e di quel minimo di coraggi ooccorrente a richiamare le regioni alla ra-gione ed al senso di responsabilità verso l oStato .

In sostanza la trovata .di questa procedura ,la trovata degli incontri formali è servita sol oal partito comunista ed ha consentito al Go-verno : 1) di evitare il rigetto degli statuti enascondere all'opinione pubblica il pericolosoatteggiamento dei consigli regionali ai loroprimi vagiti ; 2) di non urtare Ia suscettibilit àdei falliti profeti .del regionalismo ; 3) di fa-vorire l ' opera e cioè il cedimento della com-petente Commissione del Senato nella pro-gressiva attenuazione ed eliminazione degl ioriginarii rilievi (le 45 osservazioni contro l ostatuto piemontese si ridussero a 4 o 5) ; 4) d iimpedire praticamente, in omaggio all 'autono-

mia e alla dignità dei consigli regionali, lariapertura del dibattito ín quelle assemble eche si sono dovute limitare ad accettare le con-clusioni concordate dai capigruppo negli in-contri informali ; 5) di vincolare (e questo èaltrettanto e forse ancora più grave) preven-tivamente, in omaggio alla sovranità popo-lare e alla conclamata dignità del Parlamento ,la volontà del Senato e della Camera all'ap-provazione degli statuti ; 6) di favorire la ma-novra del partito comunista il quale, attra-verso questo basso mercanteggiamento, è riu-scito a salvare tutte quelle norme inserite con

varie complicità negli statuti regionali con-cepiti come strumenti di lotta e di disgrega-zione .

Per questo noi denunciamo all'opinione

pubblica i gravi pericoli insiti negli statuti e

la incombente minaccia per l'interesse nazio-nale così duramente mortificato .

Venendo in particolare all 'esame dei sin-

goli testi limiterò a due soli di essi, comin-ciando da quello veneto, le osservazioni che

si possono rapidamente svolgere . Per noi ba-

sterebbe vedere, a proposito della bontà dell a

relazione, criticata con molto garbo dall 'ono-

revole Pazzaglia, quanto la relazione stess a

dice a proposito del grande esempio che han -

no dato le regioni al loro primo vagito. Ba-

sterebbe vedere come il Veneto aveva formu-lato l'articolo 1 che per fortuna è stato mo-dificato nel senso di accettare la dizione « ne i

limiti della Costituzione », limiti che eviden-temente non si sarebbero voluti . Ma guardia-

mo l'articolo 2: « La regione concorre all a

valorizzazione del patrimonio culturale e lin-guistico delle singole comunità » . Quasi tutt i

gli statuti rivendicano la tutela del patrimo-nio linguistico delle singole comunità. Ci s i

è dimenticati che perfino il Parlamento i n

sede di formulazione dello statuto special e

della regione Friuli-Venezia. Giulia, in una

situazione determinata proprio dalla presenza

di certe minoranze e comunque dal fatto che ,

in alcune di quelle zone, si parla una lingu a

diversa da quella italiana, il Parlamento ,

dico, rifiutò di inserire in quello statuto nor-

me del genere.

Ora sembra invece che in Italia in ogni

regione si parli una lingua diversa, si sco-prono minoranze etniche anche dove non esi-stono, si inventano le minoranze etniche . Eci si preoccupa del patrimonio linguistico del -

le singole comunità come di un compito pre-

ciso da. affidare alle regioni ! Il Parlament onon volle inserire nello statuto del Friuli-Ve-nezia Giulia, per una regione cioè a statuto

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speciale, per cui sotto un qualche aspetto sa-rebbe apparso anche legittimo, una normadi quel genere, mentre ora noi accettiamo ch enegli statuti ordinaxi si parli della tutela de lpatrimonio linguistico nelle singole comunità !Singole comunità che, anche se esistessero, s isentirebbero offese da questo discorso, cio èche la regione si debba preoccupare della tu -tela .di siffatto patrimonio, che è patrimoniodello Stato nella sua intangibile unità lin-guistica e culturale .

E passiamo all'incostituzionalità palese del -l'articolo 3 : « La regione ha per fine l'affer-mazione della persona umana e la partecipa-zione di tutti i cittadini ad organizzazioni po-litiche, economiche e sociali della Repub-blica » . La regione ha questi compiti ? Ma nonvedete la tendenza della regione a metters isullo stesso piano dello Stato ? Altro che en -fasi, onorevole relatore ! Questa è una ten-denza che noi dobbiamo colpire subito; poitutti insieme augureremo alle regioni il piùproficuo dei lavori . Ma che si ricordino que-sti enti di essere autonomi nel quadro di unaunica, sovranità e non ordinamenti giuridicisovrani. Vedete Ia tendenza pericolosa dell aregione a identificarsi con lo Stato ! Questaè un ' affermazione che spetta alla Carta costi-tuzionale di uno Stato, non allo statuto d iuna regione !

E che dire dell 'altra incostituzionalità :la regione per rendere effettiva la libert à

e l 'uguaglianza promuove lo sviluppo socia-le ed economico o riforme idonee ad affer-mare il ruolo dei lavoratori nella società ?Ma possiamo noi tollerare una formula d iquesto genere, onorevole relatore ? È enfasiquesta ? Dove è scritto che la regione ha unacompetenza di questo genere, che invec espetta allo Stato ? Si vuole ignorare che qu isi esorbita dalle competenze e dalle attribu-zioni della regione ? Abbia, la regione, quel -lo che la Costituzione le dà ; abbia, la regione ,la pienezza dei propri poteri, ma non pens idi arrogarsi prerogative e poteri che spettanounicamente allo Stato .

L 'articolo 4 vuoi rendere effettivo l 'eser-cizio del diritto allo studio, e in questo cam-po una sia pur limitata parte di competenzac'è; ma parla anche di rendere effettivo l 'eser-cizio dei diritti della famiglia . Che cosa vuo idire questo ? Dove è scritto che la regione hala competenza di rendere effettivo l ' eserci-zio dei diritti della famiglia ? Passi pure ,come ho detto prima, per quanto riguardail rendere effettivo l ' esercizio del diritto allostudio (poi vedremo che egli statuti dilatanola loro competenza), ma non possiamo essere

d ' accordo per quanto riguarda i diritti dellafamiglia e l 'effettiva parità sociale delladonna. Ma vogliamo davvero che in uno sta-tuto regionale trovino posto tutte queste cose ?

Ed io che, come certamente tutti voi, holetto e studiato tutti gli statuti, posso dir eche questo del Veneto non è dei peggiori .Ne ho dato persino atto al consiglio regional e

veneto. Potrei dire che può essere conside-rato uno dei migliori . Se non sbaglio, è l 'uni-co statuto che abbia avuto l 'onore di una

citazione da parte del relatore . Ma se questo

è uno dei migliori statuti, che sarà degl i

altri ?E che dire di quest'altra norma che parla

di predisporre e attuare i piani per la difes a

del suolo ? C'è ancora in questa aula l'ecodella discussione svoltasi nei giorni scorsi ,

nel corso della quale, a cominciare dal Go-verno e dal relatore, abbiamo ribadito, i ntema di legge per la montagna, che il discor-so della difesa del suolo riguarda unicament e

lo Stato, mentre la stessa relazione dell 'ono-

revole Della Briotta conclude dicendo che l alegge non si occupa della difesa del suolo

perché è prerogativa dello Stato e sarà il Go-verno a presentare provvedimenti per la di-

fesa del suolo . E noi vogliamo lasciare l a

competenza al Veneto e a tutte le altre re-gioni, quando è pacifica la competenza esclu-siva dello Stato e quando la legge per la

montagna testé discussa crea addirittura u n

nuovo ente - la comunità montana - cui con-

ferisce altri poteri in materia ?Non mi si dica che è una formula che

non conta niente, che è tutta retorica . Con-tribuirà la regione alla politica della difesa

del suolo; e noi sappiamo benissimo che lo

Stato è tutto, che lo Stato è la regione, è l aprovincia, è il comune, sono gli enti minori ,

sono gli enti di fatto, sono tutti i cittadini .

Siamo d 'accordo : lo Stato non è qualcosache dalla « stanza dei bottoni » fa la politicadel suolo. Tale politica si realizza anche at-traverso questi enti che diventano strument i

dello Stato, che è l 'unico ad avere quella

visione organica del problema della difesa de lsuolo che nessun ente minore può avere ,perché ogni ente minore ha una visione par-ticolaristica del problema, mentre la difesa

del suola è problema di carattere nazional e

anche quando si tratta di applicarla local-mente, perché anche localmente si opera i n

difesa di un interesse nazionale . E voi volet emantenere queste norme ? Almeno sotto que-sto profilo, cercate di darci una mano ; noinon siamo faziosi e non vogliamo sabotar egli statuti, ma riteniamo che non sia possi-

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bile mantenere norme di questo genere . Re-spingetele, dunque, anche se con garbo, emotivando questo atto ; potete anche rinviaresemplicemente gli statuti ai consigli regionali ,affinché possano provvedere . Oppure, ci s itrova in quella situazione ibrida, e non certoseria, che deriva dalla trattativa privata ? S eè così, continuate questa trattativa, fate tor-nare qui i presidenti delle regioni, e fate can-cellare queste norme anticostituzionali . Perchéqueste norme, Io ripeto, se resteranno in vita ,potranno creare grossissimi problemi, addi-rittura drammi. Quando in uno statuto regio-nale si legge che la regione predispone ipiani per la difesa del suolo, lo Stato vien eprivato di questo diritto, oppure si crea u nconflitto di competenza; la conseguenza lo-gica e naturale sarà che non si opererà néda una parte né dall ' altra. E così non si daràcorso alla politica della difesa del suolo .

Si parla anche della realizzazione dell osviluppo dell 'attività industriale e commer-ciale . Dove è scritto che le regioni devonoavere competenza in tale materia ? Nell 'arti-colo 117 della Costituzione, tale competenzanon è prevista ; il legislatore costituente, at-tribuendo tante competenze alle regioni, havoluto escludere quella in materia di industriae commercio . Ma la regione se la vuole at-tribuire lo stesso, e questa vi sembra unanorma conforme alla Costituzione ? E una for-mula che noi possiamo approvare ?

Si dice anche che la regione deve garan-tire a tutti i cittadini i servizi sociali, co nparticolare riguardo all ' abitazione. Il proble-ma della casa ora nel Veneto è risolto ! Nonè compito dello Stato risolvere questo pro-blema, ma è compito della regione . Benissi-mo, così i lavoratori veneti diranno che lacolpa è della regione, e non dello Stato . Mavogliamo davvero mantenere formule di que-sto genere, che esorbitano totalmente daquella che deve essere la competenza regio-nale, confermando così quella tendenza - ch eio ho tentato di dimostrare - della regionead arrogarsi maggiori prerogative ? L 'ente ènuovo, è nato da poco, e tende ad accapar-rarsi - questo è umano - competenze chenon gli spettano . Vuole il Parlamento, co nquella serenità che gli deve derivare dal fattodi essere al di sopra di problemi particolari ,far sì che queste norme vengano eliminate ?Allora respinga questi statuti e li rinvii all erispettive regioni - non so se con una rela-zione o con un messaggio del Presidente dell aCamera - suggerendo le modifiche da appor -tare .

Si dice anche che la regione deve assicu-rare la funzione sociale della proprietà pri-vata . Anche per questa formula vale lo stessodiscorso. Nell 'articolo 5 è detto poi che laregione veneta assume la programmazionecome metodo di intervento in concorso conlo Stato, e che essa partecipa come soggett oautonomo alla programmazione nazionale .C'è una certa contraddizione in ciò ; si tratt adi un soggetto autonomo che partecipa all aprogrammazione, ma in concorso con l o

Stato; si tratta di una formula inserita dietrosuggerimento di qualcuno. Questo certo è un

discorso che non è chiaro ; si corre il rischiodi mantenere anche in questo caso due affer-mazioni contrastanti fra loro. Come è possi-bile che la regione possa definirsi soggettoautonomo della programmazione, quandonon esiste la legge sulle procedure, e quandonon si sa - perché il Parlamento non l 'hadetto - quali saranno gli organi della pro-grammazione ? E se lo Stato dovesse dire ch ela regione non rientra tra questi organi, edovesse individuare altri organi ? Per quan-to riguarda la programmazione, la regionepotrà essere uno strumento 'di essa, ma no n

un soggetto autonomo. La programmazion e

si può fare o meno, ma se si fa non può no n

essere coercitiva, perché in caso contrari onon si tratta più di programmazione. E per-ché venga poi attuata, dovranno certo esserechiamati a parteciparvi anche gli enti mi-

nori . Ma lo Stato programma, e gli altri par-tecipano, non come soggetti autonomi, m acome strumenti dello Stato . La legge sull eprocedure non esiste, ancora, quindi non s isa quali saranno gli organi tecnici della pro-grammazione; e lasciamo che negli statuti re-gionali si dicano cose di questo genere ?

Non drammatizzo il fatto che la region eveneta possa coordinare la propria azione

con quella delle altre regioni d'Italia ; questapuò essere una cosa seria, ma può essere an-che una cosa non del tutto esatta, perché misembra che la funzione di coordinamento

debba aspettare di diritto allo Stato . Noi non

abbiamo criticato queste norme dello statut osolo per il gusto di criticarle, ma in sede re-gionale ad ogni critica è seguìta una propo-sta concreta, specialmente in tema di pro-grammazione. Noi per esempio abbiamo pro-posto che si facesse espresso riferimentoai princìpi fissati dalle leggi dello Stato e a l

programma economico nazionale . Questo ri-ferimento ai princìpi fissati dalle leggi delloStato dovrebbe essere sempre ripetuto .

Ma procediamo nell ' esame dello statut o

della regione Veneto . L'articolo 15 di esso

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stabilisce che ogni consigliere ha diritto diottenere informazioni e dati e di esaminar egli atti e i documenti concernenti l'attivit àdella regione e degli enti, aziende e agenzieregionali . Non c'era proprio bisogno di dirlo .Comunque si è presa in considerazione l ' op-portunità, dato questo atteggiamento dell eregioni, di prevedere (noi lo avevamo gi àproposto e lo riproponiamo oggi all'attenzio-ne del Parlamento) negli statuti l ' istituto delgiuramento. Noi riteniamo che il consiglier eregionale dovrebbe giurare fedeltà e obbe-dienza alle leggi della Repubblica .

Articolo 19 dello statuto della regione Ve-neto : deliberazioni adottate a scrutinio pa-lese. Ma come, voi volete consentire che s ivada verso le votazioni di regime ? Volet everamente farvi dire un giorno da noi ch ele elezioni si fanno con le schede scritte su imuri ? Come è possibile che il Parlament onon intervenga di fronte all 'adozione delloscrutinio palese ? Evidentemente si vuoleschiantare e soffocare la libertà dell ' indivi-duo che, solo nella segretezza e nell ' intimodella propria coscienza e al di fuori di tuttele discipline di partito, può esprimersi . Sia-mo alla votazione di regime . In base all 'ar-ticolo 19, le deliberazioni del consiglio regio-nale vengono adottate a scrutinio palese ; treconsiglieri possono chiedere la votazione perappello nominale . Lo scrutinio segreto nonè ammesso . L'onorevole relatore lo ha anchegiustificato perché – mi sembra che così dic ala relazione – tanto si votano i programmi ,

non si votano le persone .

Così voi volete avallare le votazioni di re-gime, quando poi, trattandosi di persone, l anorma e la prassi sono state sempre nel sens oche il voto deve essere segreto . Lo statutostabilisce che il consiglio regionale procedeall'elezione del presidente e della giunta per

appello nominale . In questo caso si tratta d ipersone, altro che documenti ! A un consi-gliere un programma può andare benissimo ,ma non può andare altrettanto bene la per -

sona che deve attuare quel programma; al-lora lui vorrebbe votare a favore del pro-gramma, ma non a favore della persona cheritiene non sia in grado di attuarlo. Ma in-somma, volete lasciare una briciola di libert àalla coscienza di ognuno, o volete verament ela votazione coatta ?

Articolo 35 : « la regione riconosce il di-ritto dei cittadini, degli enti locali, delle or-ganizzazioni sindacali, sociali, economiche eprofessionali alla informazione sull'attivit àlegislativa. . . » . Quindi i cittadini hanno dirit-to ad essere informati sulle leggi che fa la

regione . Vedete quanto c 'è da lavorare su que-sti testi ! Vogliamo davvero mantenere formu-le di questo genere ? Ma questa formula è sta-ta adottata per inserire subito dopo un'altranorma, che prevede « l'impiego di special istrumenti di comunicazione » . Noi sappiamoquali sono questi « speciali strumenti di co-municazione » . Si tratta, come avviene per l eregioni a statuto speciale, di qualche miliar-do nelle mani del presidente della giunta, i lquale non ne risponde al consiglio regional e(noi non siamo riusciti ad ottenere sodisfa-zione neppure dal Governo nonostante appo-site interrogazioni da noi presentate), sold iche vengono distribuiti alla stampa perché s icrei una « verità regionale » .

Questa norma è pericolosa : per cui occor-re, anche per questo, rinviare lo statuto all aregione, affinché sia corretto . Non si possonoammettere questi speciali strumenti di infor-mazione, questi oggetti misteriosi (che si tra-ducono in miliardi) nelle mani di assessori edel presidente della giunta, destinati a quell astampa (a questo proposito abbiamo chiestol'elenco dei giornali del Friuli-Venezia Giu-lia) che poi dà vita alla cosiddetta « veritàregionale » .

Quanto poi viene fissato nell'articolo 52 v isembra serio ? E teniamo presente che quest oche sto esaminando è uno degli statuti miglio-ri . L'articolo 52 stabilisce che il presidente ,su proposta della giunta, approvata dal con-siglio, conferisce l'incarico di dirigente di cia-scuna segreteria, di cui al primo comma del -l'articolo 49, a persona scelta, anche fr a

esperti e professionisti estranei all'ammini-strazione regionale », con rapporto a temp odeterminato . Vi sembra serio, ripeto, tuttoquesto ? in questa maniera che si favorisco -no le clientele . Le regioni stanno spendend omolto per le consulenze e ciò è giustificabil eagli inizi, ma non possiamo addirittura co-dificare il diritto per la regione di servirsi ,nel quadro della burocrazia regionale, di pro-fessionisti e di esperti che si sa benissimo ch i

sono. Sappiamo tutti chi sono, come sonochiamati questi esperti, e quali trattative in-tercorrono tra le segreterie dei partiti per as-sumere certe persone in qualità di esperti .Anche questa norma, a nostro parere, è da re-spingere .

Anche quanto stabilito dall'articolo 54 vie-ne vanificato, mancando la legge sulle proce-dure della programmazione . Infatti, con que-sto articolo la regione pensa di coordinare l apartecipazione dei comuni, delle province edegli altri enti locali alla programmazione re-gionale, ma tutto questo non potrà essere rea-

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lizzato. Per quale motivo avete respinto (noila riproponiamo oggi sperando che abbiate l aforza di far modificare questi statuti) l'ideadel comitato economico regionale per Ia pro-grammazione ? Noi avevamo portato avanti l aproposta relativa alla formazione di un orga-no tecnico, come il Consiglio nazionale del -l'economia e del lavoro ; ma forse non voletela partecipazione di organi tecnici qualificati ,insospettati ed insospettabili . Noi abbiamo fat-to questa proposta, ma voi l 'avete respinta .

Nell 'articolo 55, poi, manca ogni accenno a iconcorsi per l'assunzione del personale non d iprovenienza statale . Io ho già avuto occasionedi citare Feliciano Benvenuti ; egli, in quel-l ' interessante monografia sulla burocrazia re-gionale, prende di mira soprattutto la region eFriuli-Venezia Giulia, ed arriva a conclusionidrammatiche . Il Benvenuti afferma che si èproceduto nel peggiore fra i cattivi esempi ri-scontrabili nella burocrazia statale ; che si èproceduto cioè sempre per chiamate dirette emai per concorsi . In questo articolo, ripeto ,non vi è alcun accenno in proposito .

L'articolo 57 sancisce che la regione ha de-manio e patrimoni propri . È necessario peròfar riferimento ai limiti previsti dall'artico -lo 17 della legge finanziaria regionale .

Un'altra questione (articolo 58) riguardal ' esercizio provvisorio del bilancio . Tale arti -colo stabilisce infatti che l 'esercizio provviso-rio del bilancio può essere concesso con appo-sita legge per periodi complessivamente nonsuperiori a quattro mesi . Onorevoli colleghi ,non diamo il cattivo esempio : questo periododi tempo è troppo lungo . Non incoraggiamo ,aprioristicamente, il malcostume di far scade -re i termini, in considerazione del fatto chetanto poi esiste l'esercizio provvisorio .

Sono questi i motivi per i quali io mi per -metto di chiedere, a nome del mio gruppo ,che la Camera respinga questo statuto . Anzinon vorrei chiedere il rigetto, bensì discuter esulle modifiche e poi restituire lo statuto mo-dificato al consiglio regionale . Vorrei veramen-te che questo fosse possibile .

Signor Presidente, avrei così concluso perquanto riguarda il Veneto ; posso continuarecon le mie osservazioni sullo statuto del Pie -monte o se ne parlerà in seguito ?

PRESIDENTE. Ne parli pure adesso, ono-revole Franchi .

FRANCHI. Allora vuoi dire che avevamocompreso bene come si sarebbe discusso . Anoi sembrava più serio prendere in esame un ostatuto, aprire la discussione su di esso, con -

sentire all 'Assemblea di partecipare a talediscussione, quindi chiuderla e passare a d

altro statuto. Comunque, passerò a trattaredello statuto del Piemonte e cercherò di esser eil più breve possibile anche se pur esso meri-terebbe numerose considerazioni, non essend ocerto migliore di quello veneto .

I rilievi che noi in genere formuliamo atutti gli statuti valgono ovviamente anche peril Piemonte ; anzi, i primi rilievi formulatidalla Commissione del Senato riguardavanoproprio il Piemonte .

Prendiamo il testo, vediamo le modifich eche sono state accettate a trattativa privata ,e poi riscontriamo il cedimento totale : il

Parlamento è scomparso, si è ritirato in buo nordine ed è rimasta, eccettuate poche modifi-che formali, la formulazione stabilita dall a

regione .Eppure, fin dall'articolo 1 possiamo veder e

con quale apprezzabile diligenza era partito i lSenato nei suoi rilievi . Perché se li è riman-giati ? Perché il Governo e i partiti hannocostretto un 'Assemblea legislativa a riman-giarsi i propri rilievi e le proprie formula-zioni ? E questo, tra l ' altro, quando noi leg-giamo che « il Governo fa proprie le eccezion isollevate dal relatore » .

A proposito dell 'articolo i risulta, dalladiscussione che si è avuta al Senato, che i lrelatore ha fatto presente che manca il rife-rimento alle leggi dello Stato, mentre le norm edello statuto sono considerate, e non lo sono ,fonte primaria delle competenze . E il relatoreha fatto altresì presente che all 'adozione d iuno stemma della regione dovrebbe provve-dere il Presidente della Repubblica con ap-posito decreto .

Ma veniamo agli articoli che più mi inte-ressano, cioè il 4, il 5, il 6 e il 7. A proposit odi questi articoli il Senato aveva fatto de irilievi ai quali il Governo aveva aderito, men -tre soltanto il partito comunista si era schie-rato all 'opposizione . Leggiamo infatti : « Ilsenatore Gianquinto si è opposto a quest ainterpretazione » .

Vediamo quanto è stato detto sull'arti-colo 4: « Il relatore rileva la situazione d iperplessità in ordine agli obiettivi fondamen-tali che la regione Piemonte vuol perseguire ,obiettivi che riflettono materie estranee aquelle specificatamente previste dall'articol o117 della Costituzione . Dette materie esulan odalla sfera di attribuzione regionale, soprat-tutto quando, come è dato rilevare, le compe-tenze riflettono : a) l 'adeguamento delle strut-ture ed i contenuti della scuola ; b) le misureatte ad assicurare la funzione sociale della

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proprietà; c) l 'attuazione della riforma neces-saria per determinare i giusti rapporti social ie civili, condizione di vita nelle campagne ;d) ordinamento delle attività commerciali eriorganizzazione del sistema distributivo ;e) sviluppo e coordinamento di alcuni serviz isociali con quelli relativi all 'edilizia popolare ;f) coordinamento e sviluppo dei servizi social iin relazione alla salute e sicurezza sociale ,alla scuola e all ' assistenza sociale .

« Le stesse perplessità valgono per l'arti-colo 5, laddove la regione fissa tra i suoi obiet-tivi di intervenire contro le fonti di inquina-mento, di attuare piani di difesa del suolo, d isistemazione idrogeologica, di bonifica e d iriassetto territoriale, nonché di adottare mi-sure a salvaguardia delle calamità naturali eatmosferiche e di tutelare il paesaggio » .

« Parimenti le osservazioni valgono a pro-posito dell 'articolo 6, lettera a) e d) . bens ìvero che nei predetti articoli ricorre l ' inciso

nell'ambito delle proprie competenze " ,tuttavia ciò non rimuove il dubbio che i lriferimento specifico ad una serie di materi eesorbitanti dai poteri regionali possa darluogo a fondate eccezioni di illegittimitàcostituzionale » .

Avete visto tutta la fatica del mio amicoonorevole Pazzaglia nel commentare quest irilievi ! Eppure lui avrebbe potuto anche sol -tanto dire che queste cose le avete dette vo ipoche settimane fa al Senato, quando il Se -nato credeva di potere agire liberamente ,quando non era arrivata la coartazione . Sitratta di rilievi che sono sulla nostra bocc aproprio perché voi avete cominciato a farli ,con la piena adesione del Governo . Ci voletespiegare che cosa è accaduto, perché quest irilievi sono scomparsi, restando totalmenteimmutate le formulazioni riguardanti il con-siglio regionale relativamente agli aspetti fon-damentali che io mi sono permesso di ri-chiamare ?

Circa l 'articolo 7, dove è scritto che la re-gione dichiara di voler tutelare Ie comunit àlocali portatrici di un originale patrimonio lin-guistico, ecc ., ecc. « A parte che il riferiment oa tale attività, non consistendo questa in un amodalità di organizzazione interna, intorn oalla quale si dovrebbe esplicare la potestà ,sembra evidente che la materia esorbita dall asfera di attribuzione dell 'articolo 117 » .

Noi queste cose ve le diciamo con parol eun po' più brusche e più dure, ma che voletedi più da un relatore di maggioranza chepoche settimane fa ha detto che sono materi eche esorbitano dalla competenza della re-gione ?

Per quanto riguarda l'articolo 8, nessunarisposta al relatore del Senato, il quale s ipreoccupa e dice che sarebbe opportuno aver edei chiarimenti in ordine ai rapporti perma-nenti che la regione vuole stabilire con gl iorgani di informazione anche audiovisivi . Al-l'articolo 16, a proposito delle attribuzioni de lconsiglio regionale, si rileva l ' imperfezionenell'uso delle parole. Il consiglio regional eesercita potestà legislative e come tale, nell ematerie di sua competenza, non può provve-dere con delibere, bensì con provvedimenti le-gislativi . Sono anche rilievi di carattere for-male. Potrei riferirmi anche agli articoli 19 ,21, 35. Ritengo, per riguardo personale agl ionorevoli colleghi che sono qui presenti, d iomettere la lettura di tutto il resto, ma i rilie-vi agli statuti da parte della Commissione de lSenato li ritengo integralmente riportati i nquesto mio modesto intervento . Avete messotra l'altro i nostri bravi rappresentanti ne lconsiglio regionale piemontese, dopo che han -no letto questi rilievi e dopo che nelle sedut eper la formazione degli statuti avevano soste-nuto le stesse cose, nella condizione di dire :« Ma che figura avete fatto ! Quello che vi di-cevamo prima che fosse deliberato lo statuto ,ve lo dice ora il Senato » . L'hanno detto e gri-dato, e la conclusione è stata che i rappresen-tanti del consiglio regionale sono venuti aRoma, hanno avuto certi incontri e le bell eosservazioni e le grosse preoccupazioni sonosvanite . restata la formulazione del consi-glio regionale tranne pochissime, insignificant imodifiche .

Cosa potete dire di fronte ad argomenti d iquesto genere ? Niente, perché abbiamo vistoche non vi siete pronunciati neppure quandol'onorevole Pazzaglia ha proposto l'illegittimi-tà costituzionale. E questo perché non avevateargomenti . Qui non si tratta di essere dei co-stituzionalisti o dei giuristi . Basta leggere dauna parte la Costituzione e dall'altra il testodegli statuti regionali, mettere a confronto idue testi per scoprire che la Costituzione nonesiste più per gli statuti regionali e per attri-buire, quindi, a voi le responsabilità di questaaggressione alla Costituzione .

E così, quando si parla della programma-zione regionale, non si fa alcun riferiment oalla programmazione nazionale, né allo Stato .E più avanti, nello stesso articolo 4, la region esi propone di promuovere l'adeguamento dell estrutture ,e dei contenuti della scuola – questoè stato già rilevato al Senato – alle esigenz edella società regionale. Noi vi abbiamo piùvolte messo in rilievo che l'articolo 117 dellaCostituzione conferisce alla regione la com-

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potenza solo per quanto riguarda l'istruzion eartigianale e professionale e l'assistenza sco-lastica . Tutto quello che la regione si dà di piùè frutto di un arbitrio ; è non solo una viola-zione della Costituzione, ma è anche un att ocontro lo Stato .

La regione si dichiara poi competente adadottare le misure necessarie per assicurare l afunzione sociale della proprietà privata ; s iinteressa dei giusti rapporti sociali, del com-mercio e dell'industria, dei piani di difesa delsuolo. Non ripeto quello che ho detto a quest oproposito parlando dello statuto del Veneto ,accennando ai piani di difesa del suolo, di si-stemazione idrogeologica, di bonifica, di uti-lizzazione delle risorse idriche e di riassett oterritoriale . La regione adotta inoltre misur edi salvaguardia dalle calamità naturali e at-mosferiche ! Quando abbiamo discusso dell epubbliche calamità, abbiamo visto quale ruolofondamentale spetta in questa materia all oStato e soprattutto per quanto riguarda la po-litica del suolo . Non si conoscono ancora i li -miti che verranno alla competenza regional edai decreti delegati previsti dall'articolo 17della legge sulla finanza regionale e voi pen-sate di poter lasciare formule del genere .

Nello statuto si dice, ancora, che la region eassume anche il compito di concorrere allosviluppo di adeguati mezzi educativi e di in -formazione . All'articolo 6 dello statuto si sta-bilisce che la regione favorisce la partecipa-zione dei comitati di fabbrica, dei lavoratori edelle categorie professionali alla gestione de -gli organismi e degli strumenti antinfortuni-stici, di medicina preventiva, di igiene gene-rale, di igiene mentale, nonché di medicin acurativa e riabilitativa . Vi è stato già dettoche tutto questo esorbita totalmente dalle fun-zioni e dalle attribuzioni delle regioni perch érientra nella competenza primaria ed esclu-siva dello Stato .

Anche nello statuto del Piemonte si diceche la regione difende l 'originale patrimoni olinguistico . È questo uno dei peggiori aspetti ,che rivela le vere tendenze delle regioni : vo-gliamo davvero consacrare la formula cheogni regione deve tutelare il proprio patrimo-nio linguistico ? Non so come si possa fareuna relazione ignorando -questi aspetti e molt ialtri minori sui quali non desidero soffermar -mi . Meno male che non si è anche parlato d itutelare le minoranze etniche, che fra poco ,forse, scoprirete nel Lazio, nella Campania, i nCalabri a

Questi statuti devono essere quindi respin-ti e rinviati ai consigli regionali . Nessuno s ideve offendere poiché nessuno lo può quando

si chiede il rispetto delle prerogative del Par -lamento che è anche il loro ! La verità è ch eil partito comunista italiano ha vinto anchequesta battaglia, dato che voi gliela avete vo-luta far vincere . Quasi tutte le sue formul esono state mantenute . Il partito comunista èstato abilissimo anche nell ' imporvi l 'approva-zione contemporanea degli statuti, quando ne imomenti di patteggiamento subordinava l 'ap-provazione di uno statuto per garantirsi l 'ap-provazione dello statuto dell'Emilia-Romagna ,della Toscana ed altri . È un gioco scopertoche l 'opinione pubblica comincia a capire .

L'articolo 16 non rispetta il secondo com-ma dell ' articolo 121 della Costituzione . È benequindi che questo articolo sia rivisto e che l eregioni, in genere, facciano riferimento a lcommissario di Governo che ha delle precis efunzioni e che non offende nessuno con la pro-pria presenza perché rappresenta Io Stato .

All'articolo 46 dello statuto del Piemonte èdetto: « Nel caso in cui, ai sensi dell'artico -lo 117, terzo comma, . . . » . Ora, onorevole re -latore, si dà il caso che l 'articolo 117 dellaCostituzione abbia soltanto due commi . Cre-do quindi che bisognerebbe provvedere, trat-tandosi di una modifica formale . Vogliam oquindi restituire al consiglio regionale quest ostatuto perché corregga almeno questo errore ?

L'articolo 47 fornisce una interpretazion etotalmente restrittiva, che a noi non piace ,dell 'articolo 125 della Costituzione, che, a no-stro modesto avviso, dovrebbe essere inter-pretato in maniera più ampia .

Che dire della indispensabilità - sono al-l'articolo 54 - di stabilire criteri unitari intema di referendum ?

È possibile che per il referendum abroga-tivo in una regione sia necessaria la richiestadi 50 mila elettori, mentre in un ' altra 20 milao 30 mila ? So che il numero degli abitanti èdiverso a seconda delle varie regioni, ma vo-gliamo stabilire un criterio obiettivo, unitari osicché basandoci su tale parametro sia possi-bile poi stabilire quanti cittadini abbiano i ldiritto di chiedere il referendum abrogativo ?Oppure si vogliono creare dei privilegi a se-conda delle varie regioni in cui questa richie-sta viene fatta ? Vogliamo forse dare dei nu-meri al lotto ? Non siamo nello stesso terri-torio della Repubblica ?

Ecco quindi che lo Stato aveva il dover edi stabilire un criterio e voi come Govern o(anche se la Costituzione dice che gli statut idevono essere deliberati dalle singole regioni )avevate il dovere di dare indirizzi precisi e- mi permetto di dire - di mandare alle regio-ni la « velina » di uno statuto tipo. Tanto

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qualcosa avete dovuto fare lo stesso in tem adi trattativa privata ! Senza imporre la volon-tà ad alcuno il Governo doveva proporre, ri-peto, uno statuto tipo sia per le regioni « ros-se » sia per quelle « non rosse » . Ecco perch ésiamo di fronte ad una disparità totale di cri-teri e quindi di formule . Sarebbe stato bellomettere a confronto tra loro le modifiche ac-cettate e quelle respinte, per vedere su qual ipunti e in che modo sono stati raggiunti icompromessi, come è avvenuto ad esempioper l 'articolo 58 . Ritengo però che, per i du estatuti su cui mi sono particolarmente soffer-mato, quelli del Piemonte e della Lombardia ,le osservazioni svolte siano sufficienti : altr icolleghi del mio gruppo si intratterranno su irimanenti statuti .

Richiamiamo ancora una volta l 'attenzionedel Parlamento sulle sue responsabilità, per -ché non si commetta, con un atto di forza ,una iniquità, contro lo stesso interesse delleregioni . Se noi non forniremo alle region istrumenti validi per operare, saranno inevi-tabili gravi conseguenze . Strumenti inidone icome gli statuti al nostro esame determine-ranno inevitabilmente una situazione di co-stante conflitto, come già è avvenuto per l eregioni a statuto speciale e in particolare per l aSicilia, ma con l 'aggravante che in questo cas oalle vecchie si aggiungeranno altre quindic inuove occasioni di conflitto . dunque nell'in-teresse dello Stato e delle singole regioni chenoi dobbiamo respingere questi statuti ai ri-spettivi consigli regionali . (Applausi a destra) .

PRESIDENTE. Il seguito della discussioneè rinviato al pomeriggio .

Trasmissione dal Consiglio nazional edell'economia e del lavoro.

PRESIDENTE . Il Consiglio nazionale dell aeconomia e del lavoro ha trasmesso, a normadella legge 25 luglio 1959, n . 593, le variazion iallo stato di previsione per l ' esercizio 1970 elo stato di previsione della spesa per l'eser-cizio 1971 . Il documento è depositato press ogli uffici del Segretariato generale a disposi-zione degli onorevoli deputati .

Ha inoltre trasmesso il rapporto sull'evo-luzione congiunturale del sistema economic oitaliano nel secondo semestre 1970, predispo-sto dall'Istituto nazionale per lo studio dell acongiuntura . Tale documento sarà trasmess oalla Commissione competente .

Sospendo la seduta fino alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripres aalle 15,30 .

Annunziodi proposte di legge.

PRESIDENTE. Sono state presentate all aPresidenza le seguenti proposte di legge da ideputati :

Buzzi ed altri : « Modifiche al decreto le-gislativo del Capo provvisorio dello Stato21 ottobre 1947, n . 1346, concernente l'istitu-zione dell'Ente nazionale di assistenza magi-strale » (3342) ;

RACCHETTI ed altri : « Decentramento de iservizi del Ministero della pubblica istruzion ein materia di pensioni e riscatti » (3343) .

Saranno stampate e distribuite . Avendo gl ionorevoli proponenti rinunciato allo svolgi -mento, le proposte di legge saranno trasmess ealle competenti Commissioni permanenti, conriserva di stabilirne la sede .

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Propongo un'inversionedell'ordine del giorno, nel senso di passar esubito alla votazione a scrutinio segreto d idisegni di legge, di cui al punto quarto del -l'ordine del giorno della seduta odierna, pe rriprendere quindi la discussione dei disegnidi legge di approvazione degli statuti regio-nali .

Se non vi sono obiezioni, rimane così sta-bilito .

(Così rimane stabilito) .

Votazione segretadi disegni di legge.

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca lavotazione a scrutinio segreto dei seguenti di-segni di legge :

« Nuove norme per lo sviluppo della mon-tagna » (1675) ;

« Variazioni al bilancio dello Stato ed aquelli di amministrazioni autonome per l 'annofinanziario 1970 (Secondo provvedimento) »(3231) ;

Adesione alla convenzione doganale rela-tiva all'importazione temporanea di materialescientifico, adottata a Bruxelles 1'11 giugno1968 e sua esecuzione » (2297) ;

« Ratifica ed esecuzione dell'accordo tral'Italia e il Sudan per evitare la doppia im-posizione sui redditi derivanti dall'esercizi odella navigazione marittima ed aerea, conclus oa Khartoum il 19 ottobre 1968 » (2553) ;

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« Ratifica ed esecuzione dell'accordo tr al'Italia e l'Austria in materia di esenzion edalla legalizzazione, trasmissione degli atti d istato civile e semplificazione di formalità pre-liminari occorrenti per contrarre matrimonio ,concluso a Vienna il 21 aprile 1967 » (2555) ;

« Ratifica ed esecuzione della convenzionesulle facilitazioni al traffico marittimo inter-nazionale, adottata a Londra il 9 aprile 1965 »(2775) ;

« Ratifica ed esecuzione dell ' accordo tral'Italia e la Romania per il regolamento dell equestioni finanziarie in sospeso e Scambi d iNote, concluso a Roma il 23 gennaio 1968 »(2776) ;

« Ratifica ed esecuzione dell'accordo tr ala Repubblica italiana e la Repubblica fede-rale di Germania per impedire la doppia im-posizione in materia di imposte dirette deri-vanti dall'esercizio di imprese della naviga-zione aerea, concluso a Roma il 17 settembre1968 » (2777) .

Se la Camera lo consente, la votazione se-greta di questi provvedimenti avverrà con-giuntamente .

(Così rimane stabilito) .

Indìco la votazione .

(Segue la votazione) .

Le urne rimarranno aperte e si proseguir ànello svolgimento dell'ordine del giorno .

Si riprende la discussione .

PRESIDENTE. 2 iscritto a parlare l ' ono-revole Menicacci . Ne ha facoltà .

MENICACCI . Signor Presidente, onorevol icolleghi, onorevole ministro, le ragioni stori-che, politiche e giuridiche della lunga batta-glia antiregionalista, condotta in Parlamento esulla stampa da un vasto e composto schiera-mento di forze culturali e politiche di cui i lMovimento sociale italiano - mi piace rile-varlo in questa. circostanza - è stato una com-ponente essenziale, non sono certo venut emeno perché l'opposto orientamento è riuscit oad imporsi definitivamente, in sede di accord ifra i partiti del centro-sinistra (grazie anch ealla solidarietà comunista), per la definitiv aattuazione dell ' ordinamento regionale in tutt oil territorio del nostro paese.

Quelle ragioni, ideali per un verso e pra-tiche per un altro verso, durevoli e contin-genti, sono state esposte e ripetute a sazietà,

senza essere mai seriamente confutate, a parernostro, dai regionalisti, i quali hanno saputoopporvi solo argomentazioni sofistiche o im-motivate, atti di speranza nelle virtù di u nistituto di cui non a caso i comunisti, intent icome sempre alla disgregazione delle strutturepolitico-amministrative del paese, sono stat ie restano i più zelanti fautori .

Basta riflettere sulla irrazionalità e sul -l 'anacronismo delle delimitazioni geografichedei nuovi enti territoriali (delimitazioni, d 'al-tro canto, praticamente immutevoli, poichévengono a circoscrivere una radicazione e isti-tuzionalizzazione di interessi politico-elettoral iche nessuna revisione o riforma oserà ma i

investire) ; basta riflettere sui criteri in bas eai quali le regioni, e così pure i capoluoghi ,sono stati in concreto individuati e configu-rati (e il richiamo ai gravi fatti di ReggioCalabria e dell'Aquila non è strumentale e

demagogico), per essere presi da sconforto i n

questa prima fase della generalizzata attua-zione dell'istituto .

Abbiamo, dunque, le regioni, e le abbia-mo da pochi mesi, da quasi un anno ; e oc -

corre perciò tener conto di questo, con i lrealismo che mai deve venir meno alle per-sone intelligenti, e al quale, comunque, gl i

uomini politici, come gli operatori economic i

e tutte le associazioni sindacali di categoria ,non possono non informare costantemente le

loro prese di posizione. Con il civismo che ,

della posizione antiregionalista. e quindi della

battaglia svolta dentro e fuori del Parlament o

dal nostro partito, ha sempre costituito l amatrice morale, è doveroso affrontare le nu-merose e delicate questioni che si pongono

adesso, al fine di ottenere che le regioni, pe r

mezzo ,dei loro statuti che noi stiamo discu-tendo, riescano il meno peggio possibile e

che ne siano contenuti al massimo gli effett i

dannosi .Solo uno sciocco e pessimo cittadino, u n

cattivo parlamentare potrebbe pensare a sa-botare l'effettiva . e sollecita entrata in fun-zione dei nuovi enti politici territoriali, di -

venuti ormai una realtà, anziché sforzarsi d i

farne strumento di reale progresso della no-stra società . I problemi essenziali a quest o

proposito - e ne discuto, onorevole ministro ,

esaminando criticamente gli statuti delle re-gioni cosiddette « rosse », cioè rette a mag-gioranza frontista: l'Emilia-Romagna, l'Um-bria e implicitamente anche la Toscana, i l

cui statuto sarà esaminato con maggiore in-cisività da un altro collega del mio stesso grup-po - sono quelli che attengono ai principi

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fondamentali e alle norme di scopo che si leg-gono nei primi articoli di tali statuti, com epure, per altro verso, quelli di affrontare edi definire correttamente i rapporti fra gl iorgani di Governo della regione, ossia tra i lpresidente, la giunta e il consiglio regionale ,dotando il nuovo ente di una forma di Go-verno valido e razionale .

Circa il tema dei principi fondamentali edelle norme di scopo degli statuti delle re-gioni a maggioranza marxista, che dovrebberoessere qualificanti del disegno politico, dellaconcezione e della impostazione degli statut ida parte di quelle forze politiche, che sonoalla sinistra dello schieramento italiano, devorichiamarmi a considerazioni di ordine ge-nerale .

A mio parere i fini di uno Stato, che sonoelementi essenziali e caratterizzanti della suacostituzione originaria, non possono essereastra.ttamente identificati con gli scopi gene-rici perseguiti da qualsiasi pacifica convi-venza umana, protetta dagli attacchi esterni ,in base, cioè, alle connotazioni teleologich eproprie dello Stato considerato in astratto . Bi-sogna rifarsi ai fini concreti, ai fini specific ipropri di un determinato Stato o di più Stat iin un dato periodo storico .

Le forze sociali, dominanti e non, che im-prontano di sé la realtà sociale in una situa-zione storicamente e geograficamente deter-minata e che di un ordinamento costituzio-nale costituiscono il substrato effettivo, cu iè conferita la positività giuridica, si caratte-rizzano e sono identificabili principalment ein virtù degli specifici fini che perseguono eche mirano a realizzare coattivamente attra-verso gli strumenti giuridici forniti dall ' or-dinamento posto in essere e mantenuto i nvigore da loro stesse .

Le ideologie, le concezioni politico-sociali ,diffuse in una data società e in un dato pe-riodo storico, forniscono un contenuto con-creto e specifico a quel bonum commune, cheogni Stato persegue in ogni tempo e luogo ,ma che acquista un senso determinato e pre-ciso solo in quanto si identifichi con il tip odi ordinata convivenza voluto e perseguit odalle forze operanti in una cornice storico -sociale concretamente individuata .

Codeste forze socio-politiche, enucleatesi eimpostatesi entro un ambito individuato nel-lo spazio e nel tempo, sono portatrici di spe-cifici interessi ideali e materiali . Ma nell esocietà evolute, e più che mai in quelle in-dustrialmente avanzate e pluraliste, comequelle odierne, tali interessi sono compless ie non omogenei . L ' ispirazione ideologica del -

le relative costituzioni rispecchia inevitabil-mente siffatta non omogeneità . Gli scopi tra-sfusi nell 'ordinamento giuridico devono an-ch'essi necessariamente riflettere la comples-sità di un universo sociale irriducibile a sem-plicistiche visioni unitarie . Non c ' è fine fon-damentale sovrastante ogni altro, né può es-serci, in un ordinamento contemporaneo, chenon sia quello di uno Stato meramente tota-litario .

C 'è, invece, una pluralità di precetti (ve-dremo poi se gli statuti li hanno recepiti, oli osservano mantenendovisi fedeli) ordinat iteleologicamente al perseguimento di scop idiversi, e magari confliggenti, espressi a lorovolta da vari e divergenti interessi costituiti ,i quali, per altro, coesistono e che propriol 'ordinamento giuridico è istituito a far coe-sistere, ordinatamente e pacificamente . In-fatti, in uno Stato non permeato da una ri-gida visione egemonica, quale dovrebbe es-sere lo Stato demoparlamentare italiano, nontotalitario, insomma, e nemmeno autoritario ,i fini statuali non sono determinati dalle sol eforze dominanti (esse stesse, del resto, pe rnulla unitarie) ma anche da quelle che do-minanti non sono eppure esistono, operan oe magari fioriscono in una società tollerante ,sotto l'egida di un ordinamento che possiamodefinire anche liberale. Interessi molteplic ie diversi, di cui sono portatrici forze vari ee contrastanti, sono tutti ammessi ad influi-re, componendosi e condizionandosi a vicen-da, sull'azione dei pubblici poteri, anche ne lsenso di orientarla finalisticamente. L'ordi-namento di uno Stato libero non è linearené rigorosamente coerente . Se lo diviene, l oStato perde i suoi connotati tipici e caratte-rizzanti .

Orbene, nella prima parte della vigenteCostituzione italiana, come si addice all alegge fondamentale di una società pluralisti-ca, si giustappongono principi ed orienta -menti diversi e addirittura confligenti traloro tali che nessuna interpretazione sistema-tica può comporne e superarne le antinomiefuorché in sintesi fittizia e verbale .

Individualismo e socialismo vi si fronteg-giano e frammischiano, possiamo dire, gene-ralizzando all ' estremo (ed è falso attribuireun'arbitraria preminenza all'orientament osocialista), per affermare che l'esistenza in-dividualistica quale è intesa nella Costituzio-ne possa essere sodisf atta attraverso l'espan-sione dei poteri statali ed in genere pubblici .La irrinunciabile esigenza di innumerevol ipersonalità individuali fra i cittadini italianie il segreto dell'essere loro e l'intima loro

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volontà consistono invece nel sottrarsi, nellosfuggire alle provvidenze della autorità col-lettivistica e massificante affrontando ciascu-no in propria guisa il rischio dell'esistenzaed in essa addirittura scoprendo la ragion edel vivere .

I primi cinque articoli della Costituzion eitaliana esplicitano i principi fondamental idell ' ordinamento, i quali a loro volta riflet-tono i lineamenti essenziali dell'ideologiache li ispira . I costituenti hanno consapevol-mente voluto non farne oggetto di un pream-bolo il cui valore giuridico era discusso pe rinserirli nel testo stesso della Costituzione af-finché ne derivasse un rigoroso vincolo a llegislatore ed ai destinatari . Il carattere nor-mativo e l'efficacia cogente di tali princìp isono riconosciuti dalla dottrina nonostante l agenericità della loro formulazione ed il lorocarattere direttivo. Ed è ad essi che l ' inter-prete – anche in questa circostanza, in fas ecostituente – doveva risalire e deve risalir eallorché ricerca il significato di altre norm ecostituzionali o di disposizioni di legge .

Tra essi il principio personalista e quell opluralista sono esplicitamente e solennement eproclamati dall 'articolo 2 della nostra Cartacostituzionale, non meno di quello democra-tico e quello che possiamo definire lavorista .Ebbene, se le considerazioni che ho dianz isvolto sono esatte non è ammissibile, onore-vole rappresentante del Governo, a parer edel sottoscritto, che uno statuto regionale, sce-gliendo fior da fiore in questo ristretto cam-po dei valori giuridici essenziali anzi coes-senziali, i quali conferiscono all 'ordinamentola sua specifica ed inalterabile identità, nepretermetta alcuni modificando i tratti fisio-nomici peculiari dell'ordinamento stesso .

Quello che viene così posto in essere, e ch eè stato purtroppo posto in essere, infatti, ap-pare un tentativo fraudolento di manometter enell'ambito regionale le basi stesse della con-vivenza giuridicamente ordinata degli italiani .La formula politica – per dirla con una cele-bre espressione di Gaetano Mosca – con l aquale la classe politica pretende di giustifi-care il suo esercizio del potere e che costi-tuisce il fulcro di un sistema politico e a lcontempo il fondamento metagiuridico dell'or-ganizzazione istituzionale dello Stato, codest aformula politica è il punto di convergenza frail campo della politica e quello del diritto, d icompenetrazione del supremo principio poli-tico con il supremo principio giuridico costi-tuzionale . In essa risiede la profonda essenz adi un regime ; non può essere consentito adalcun ente, sia pure autonomo ma costituito

nell'ambito dell'ordinamento statale e in ess ooperante, alterarla, anche per semplice omis-sione, modificare il difficile, magari instabil eprincipio che la caratterizza, eliminando que-sto o quello fra i suoi elementi costitutivi .

Perché, onorevole ministro e onorevoli col -leghi, sostengo che con gli statuti marxisti s icerca, si è cercato, di alterare l'essenza carat-terizzante di questo regime, di modificarn el'instabile equilibrio ? Proprio perché si è cer-cato di eliminare, quanto meno ignorare, com-primere, taluni fra i suoi elementi costitutivi ,alcune sue componenti essenziali . Tralascia-mo di considerare il richiamo, fin troppo stru-mentale e demagogico, onorevole ministro, a lconcetto di società e socialità fatto ad ogni pi èsospinto in tutte le norme di scopo, cioè inquelle relative ai princìpi fondamentali con -tenuti negli statuti delle regioni « rosse » . Adesempio, nello statuto dell'Emilia-Romagna ,la parola « sociale », onorevole ministro, in u nsolo articolo, il terzo, è espressa addirittur a12 volte, sicché questo statuto sembra appa-rire – a parole, si intende – uno dei più so-ciali del mondo, ancor più della Carta costi-tuzionale italiana, che per le sue enunciazion ie i suoi richiami sociali, sempre a parole, s iintende, appare più sociale persino della co-stituzione dell'Unione Sovietica .

Consideriamo, invece, il richiamo formula-to alla sola categoria dei lavoratori, all'arti-colo 3 del suddetto statuto, allorquando s idice di voler assicurare la loro piena occupa-zione, la tutela dei loro diritti, la più ampi avalorizzazione della loro attitudine e capacità .Consideriamo ancora il richiamo di cui al suc-cessivo articolo 4, sempre riguardante la ca-tegoria dei lavoratori, allorquando si statui-sce che la regione assicura il preminente con -corso degli enti locali e l'autonomo apportodelle organizzazioni sindacali ed economich edei lavoratori dipendenti ed autonomi al pro-cesso di formazione, attuazione e verifica de lprogramma e dei piani in tema di program-mazione regionale .

Consideriamo anche il richiamo fatto al -l'articolo 5, allorquando si parla di parteci-pazione popolare per la determinazione dell eproprie scelte, quello fatto all'articolo 37, lad-dove si sostiene che l'iniziativa delle leggi re-gionali appartiene agli elettori della regione ,ai consiglieri regionali, alla giunta, ai consi-gli comunali e provinciali ed alle organizza-zioni sindacali ed economiche regionali de ilavoratori dipendenti ed autonomi, a parte gl ialtri enti, organizzazioni ed associazioni a rap-presentatività regionale, secondo le disposi-zioni dello stesso statuto .

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Ricordo anche l 'articolo 38, ove si sostienelo stesso criterio discriminante, e cioè che aifini della consultazione viene curata la diffu-sione del supplemento del bollettino ufficial edella regione, particolarmente per i comuni ,le province, i consigli di quartiere, di delega-zione o di frazione, nonché - si noti bene l adistinzione - per le organizzazioni sindacal ied economiche dei lavoratori dipendenti edautonomi. E più oltre, con l'articolo 46, l'ini-

ziativa delle leggi regionali è riconosciuta a lpopolo, alle organizzazioni, alle associazion ied agli enti, come precisati nel richiamato ar-

ticolo 37 .

Con tali enunciazioni, non ha senso, a pa-rere del Movimento sociale italiano e del su orappresentante in quella regione, il richiamoalla partecipazione popolare al governo dell acosa pubblica . A parte quello che è un pri-mario interesse, alla luce delle nostre consi-derazioni iniziali, dato che si sono obblite-rati nelle norme di scopo i fondamentali prin-cipi della Carta costituzionale della Repubblicaitaliana, e che riguardano, per altro, lo svi-luppo della personalità umana, la pari di-gnità sociale, l'uguaglianza giuridica dei cit-tadini, la libera iniziativa economica - tant oper citarne alcuni - con questo statuto, ana-logamente a quanto è successo per quello del -l'Umbria, che è la mia regione, e per quellodella Toscana, si sono varate norme ove i lprincipio marxista della lotta di classe, il pri-vilegio conferito solo ad alcune associazion ie non ad altre di partecipare alla formazion edelle leggi, alla richiesta della loro abroga-zione e all'assunzione di iniziative politico -amministrative, è ribadito fin troppo scoper-tamente e troppo ripetutamente .

Siffatti diritti, se si vuole essere in linea- ed abbiamo spiegato prima il perché - co nla Costituzione italiana, dovevano essere ri-conosciuti a tutte le categorie : a quelle chesono espressione del mondo del lavoro, com ea quelle che sono espressione del mondo dell aproduzione, della distribuzione dei beni, non -ché alle categorie morali, culturali, sociali i nsenso lato, della regione .

Solo così lo statuto varrà come strumentodi progresso al servizio di tutta la comunit ànazionale .

Statuti come quelli partoriti dalle mag-gioranze marxiste dell'Emilia, della Toscan ae dell 'Umbria confermano che ci si vuole ar-roccare sulle vecchie posizioni marxiste de l1948 e non spalancare le finestre sulla modernarealtà, che esige la collaborazione fra tutt ele categorie produttive, i cui ruoli vanno sin -

golarmente rispettati quale segno di giustizi ae come conferma di libertà .

Assistiamo dunque con questi tentativi ,onorevole ministro, ad una vera e propriamanipolazione dei dati costituzionali che ov-viamente pongono le premesse di un orienta -mento politico e legislativo non conforme aprincìpi costituzionali stessi, essenziali nellaloro problematica, ma ineliminabili nella lor ocomplessità . Manipolazione tanto più grav ein quanto si evince da queste disposizioni ,come pure da altre di dettaglio rinvenibili ne -gli statuti marxisti - e vi accennerò a con-clusione del mio intervento - il proposito d iperpetuare e svolgere ulteriormente gli effett isovvertitori attraverso un dialogo circoscritt oa cittadini lavoratori, strumentalizzati dai par-titi della maggioranza per mezzo delle rispet-tive associazioni di categoria, attraverso un ainformazione adulterata e ad un indottrina -mento sistematico che saranno resi possibil idalla gestione regionale dei mezzi di comuni-cazione di massa, in una cornice politico-culturale plasmata ad arbitrio delle forz eregionali dominanti .

Ecco perché noi siamo certi che assisterem oal tentativo, d ' altronde già in atto, di marxi-stizzare queste regioni, grazie a questi statuti ,ad ogni livello . Dialogo solo con le forze dicui si ha il pieno controllo, il più assolutoassoggettamento, tramite il partito, il sinda-cato, le associazioni parallele : questo voglionoi nuovi regionalisti, mentre, per converso, l ealtre componenti della comunità regionale ,non facilmente strumentabili, si ignorano enon vengono tenute in alcuna considerazione .

Tutto ciò non può essere che una falsa ,ripeto falsa, partecipazione popolare al go-verno della cosa pubblica ; tutto ciò è vieto etrito classismo, ormai respinto dopo oltre unsecolo di esperienza storica . Un populismosterile e al tempo stesso fazioso pervade tutt iquesti statuti che vanno, pertanto, reietti inmodo irriducibile . Tutto ciò non solo rap-presenta una sfasatura, rispetto al dettat ocostituzionale, ma si traduce in una vera epropria prevaricazione, in uno spirito conte -stativo che ormai ha fatto il suo tempo : sta-tuti monocratici e non democratici, non de-stinati a tutti i cittadini e, in quanto tali, no navallabili con il voto del Movimento socialeitaliano . Tanto più non avallabili se ci s isofferma in modo particolare sulle norme ch eintendono rappresentare enucleazione negl istatuti di taluni fini che la Costituzione gi àvuole siano perseguiti dai pubblici poteri ,enunciandoli espressamente a differenza dialtri . Siffatta distinzione o discriminazione fra

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scopi che sono tutti vincolanti, per l'apparat oregionale come per quello statale, induce apensare che taluni di essi, quelli sottaciuti ,saranno sistematicamente ignorati o quant omeno sacrificati . Il che è in contrasto con l avolontà della nostra legge fondamentale l aquale impone il perseguimento, da parte d itutti i pubblici poteri, di tutte le finalità, cheessa stessa enuncia, attraverso un'azione checontemperi equilibratamente le varie, diver-genti e magari contrastanti esigenze .

Per tutta quella porzione della società, cheper un verso è discriminata e che per altroverso si riconosce nei valori pretermessi da icostituenti regionali, la cultura politica cu iispirerebbe la propria attività non sarebbepiù dunque, se vogliamo usare il linguaggi opolitologico più aggiornato, cultura di parte-cipazione, bensì cultura di sudditanza. È am-missibile ciò in un ordinamento che proclam ae garantisce l 'uguaglianza dei cittadini indi-pendentemente dai ceti di appartenenza, dall eloro condizioni sociali e dal credo politico cheprofessano ? Ad un quesito simile, onorevol icolleghi, è superfluo rispondere .

Sotto un profilo leggermente diverso pos-siamo pur dire che una subcultura, quell aradicalmarxista, tenta in questa sede, e co nl ' artificio che qui si descrive, di impors iespungendo i principi giuridici che garanti-scono la sopravvivenza e l ' influenza, nell'am-bito della cultura politica generale, di altr esubculture le quali, per essere nettament eminoritarie in una o più regioni - in parti -colare quelle della fascia centrale della nostr apenisola - non subiscono certo un affievoli-mento del loro diritto ad esistervi e a fars ivalere, almeno finché rimarrà in vigore lalegge fondamentale dello Stato, da cui la re-gione stessa trae vita e che le conferisce i lpotere statutario .

Va anche detto, inoltre, che gli scopi per -seguiti dal potere statale ancora un secolofa, qualunque forma politica esso assumess e(monarchica o repubblicana, autoritaria o par -lamentare), non differivano sensibilmente . Ledivergenze di allora, se paragonate agli abiss iche separano gli orientamenti teleologici degl iStati contemporanei, permeati da ideologie i nradicale antitesi, appaiono irrilevanti .

Anche negli Stati in cui il socialismo nonè assurto a filosofia ufficiale, le funzioni sta -tali risultano oggi compenetrate dai fini cheil potere dichiara di perseguire ed effettiva-mente persegue. L ' azione pubblica, nelle suestesse connotazioni giuridiche, è modellat adagli scopi cui mira . Le forme costituzional iforniscono un fragile e malleabile involucro

sotto il quale la costanza dei comportament iè determinata dagli obiettivi che i politic iscelgono ed impongono. Bisogna capire la de-terminante portata di codesta scelta nella pre-sente situazione storico-culturale, se ci si vuo lrendere conto di ciò che comporta ogni ten-tativo di svisarla, di .adulterarla .

L'opzione di fondo è tra due tipi inconfon-dibili di ordine sociale, all'attuazione dell'un oo dell'altro dei quali viene vincolata l'azion edel potere .

In una prima ipotesi il ruolo del potere epertanto i suoi fini consistono nel fornire agl iindividui i mezzi giuridici idonei a favorirn ele iniziative, a facilitare la realizzazione de iloro personali disegni . Nell'altro caso, cioènell ' ipotesi marxista, i governanti orientan oe utilizzano le attività individuali talchél ' uomo, ridotto a strumento del potere, ved ei propri fini personali assorbiti da quelli dellacollettività, acconciati insomma alle conce-zioni che il potere definisce e impone . Si trat-ta, al limite, di una alternativa : o il potere

al servizio dell 'uomo o l 'uomo al servizio de l

potere. Determinare i fini dell'azione dei pub-blici poteri significa oggi, insomma, compier euna scelta assai più profonda e più significa-tiva che non sia quella di indirizzare in de-terminati sensi l'azione di taluni pubblici ope-ratori investiti di autorità legale .

Attraverso le norme di scopo (e torno qu ial problema) contenute in una tavola statu-taria o costituzionale traspare la scelta tr a

diverse concezioni del mondo e della vit a

umana. L'azione pubblica, ideologicamenteispirata, può infatti mirare, anziché a cor-reggere gli effetti giudicati dannosi di un a

evoluzione sociale spontanea, retta da sueleggi intrinseche, a sostituirvi con un atto d i

imperio le linee evolutive gra.dite ai gover-nanti e a cui dovrà adeguarsi la comunit à

governata . Il mondo sarà da rifare second o

le regole edittate dal potere e i politici, inge-gneri delle anime, come ebbe a definirli Giu-seppe Stalin, plasmeranno perfino le coscienz e

individuali così da far loro a .ssimilare la no-zione del bene e del male, le tavole di valor i

che l'ideologia di Stato impone e alla cu i

stregua soltanto sarà consentito all'uomo d i

concepire la propria ragion d ' essere sulla

terra e intravvedere la propria felicità .

Non sembrino queste divagazioni inconfe-renti, onorevoli colleghi, alla modesta e co-munque non sovrana entità cui vengono ri-

ferite : le regioni . Il potere regionale, allorché

si cura di scartare - e questo avviene pur -troppo, e noi qui lo denunciamo, negli statuti

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delle « regioni rosse » - i principi fondamenta-li e le norme di scopo che nella Costituzion edella Repubblica ostano insormontabilmentea che il regime scivoli lungo un certo pian oinclinato, su cui altri princìpi o altre norme ,se isolatamente considerati, potrebbero sospin-gerle, il potere regionale - dicevo - manifest ascopertamente, e noi lo intravediamo deli-nearsi con estrema chiarezza, un suo precis oorientamento . Almeno velleitariamente que-st ' ultimo è totalitario ed è istituzionalment eillegittimo (questa è la denuncia che fa i lgruppo del MSI) perché infrange l 'equilibri odi valori e di principi giuridici che sottend el'ordinamento costituzionale dello Stato ita-liano e lo fa invece antitetico al totalitarismomarxista .

Invero il pluralismo totale e culturale èuniversalmente ritenuto insostituibile baluar-do della cosiddetta democrazia contemporane adi tipo occidentale, la quale rivaluta . le comu-nità intermedie e recepisce parzialmente l erealtà della concezione liberale classista i n

cui acquisiva esclusivo risalto il rapporto tr asingolo cittadino e Stato sovrano. Il principioguida della democrazia pluralista (ma non

solo di essa, e più propriamente in un sistem acorporativo che ci è molto caro) piuttosto cheun voto ad ogni uomo, è ad ogni gruppo le-gittimo la sua parte . Non possiamo quindi

tollerare che negli statuti di ispirazione marxi-sta si discriminino taluni gruppi favorendoaltri gruppi, strumentalizzati dai partiti i nmaggioranza in quelle determinate regioni .

Non in ragione - questo intendiamo dire -della consistenza numerica dei singoli grupp ideve essere determinata l'influenza, bensì de l

ruolo che ciascuno di essi svolge in una so-cietà industriale al fine di consentire ai citta-dini, pochi o molti che siano, quel tanto d iautoaffermazione e di autogoverno che son oeffettivamente realizzabili . Nessun individuodeve essere schiacciato, ridotto a uomo-massa ,a membro della folla solitaria, come acca-drebbe se fosse privato della protezione delgruppo, che è strumento indispensabile de lsuo inserimento nel macrocosmo sociale, dell apossibilità di indirizzare le proprie azioni a ifini che abbiano senso per lui .

Ecco dunque un profondo, insormontabil elimite di questi statuti deformati e deformanti ,che ci vedono in netta opposizione e che, s eapprovati nella loro formulazione attuale, co-stituiranno fonti di gravissime preoccupazioni ,fattore e condizione di progressivo squilibri oe di ingiustizia .

Ma le preoccupazioni hanno per noi anch eun'altra causa . Ho accennato all'inizio alla

necessità di impostare e definire in modo cor-retto, in modo funzionale i rapporti tra gl i

organi di governo della regione, ossia tra i lconsiglio regionale, la giunta e il presidente ,assicurando al nuovo ente una forma di go-verno valida e funzionale . Il primato di code-sto problema sembra evidente e intuitivo giàsu un piano meramente logico . Esso è per al-tro convalidato da imperative considerazion idi ordine politico . Occorre infatti rifarsi a ipropositi e alle iniziative di quanti desideran osopra ogni cosa rendere le regioni ingoverna-bili : parlo dei comunisti e dei loro fiancheg-giatori, di coloro che teorizzano il disordin epolitico istituzionalizzato mercé la loro fumo -sa e capziosa teoria della « regione aperta »(aperta, si intende, alla loro influenza e alleloro manovre) . La meta doveva essere, anzi ,ancor più ambiziosa: sforzarsi di far sì chela fase costituente delle regioni a statuto or-dinario (un'ora storica per il popolo italia-no . . .) coincidesse con una inversione di rottanella nostra vita pubblica, segnasse il puntodi partenza per una profonda revisione de imeccanismi politico-istituzionali, le cui pato-logiche disfunzioni hanno ridotto lo Stato ita-liano nella cronica situazione di crisi che tutt i

conosciamo e deploriamo .Sappiamo anche che la forma di governo

delle regioni a statuto ordinario, così configu-rata nei suoi fondamenti istituzionali dall'ar-ticolo 121 della Costituzione, è stata ulterior-mente disciplinata dalla legge 10 febbrai o1953, n . 62, che ha stabilito più dettagliatenorme sulla formazione e il funzionamento

degli organi regionali. Si tratta di una leggela cui costituzionalità è stata vivacemente di-scussa in dottrina e contestata dai partiti mar-xisti, in particolar modo per l'asserita viola-zione - essi dicono - della libertà statutariadelle regioni, la cui sfera di competenza sa-rebbe stata invasa dal legislatore statale conla disciplina di materie che si asserisce sianoriservate agli organi regionali .

Non condividiamo questa opinione, e n e

vedremo in seguito il perché; ma ciò non c iimpedisce intanto di osservare come la solu-zione offerta dalla legge n . 62 al problema

dell 'elezione delle giunte, ossia alla formazio-ne dei governi regionali, sia tutt'altro che so-disfacente e crei le premesse per l'instabilit àdell'esecutivo e della pratica ingovernabilit àdelle regioni a statuto ordinario ; le premesse ,vale a dire, della diffusione a livello regional edei medesimi cronici vizi strutturali e funzio-nali di cui è affetto in Italia il Governo cen-trale : e noi abbiamo visto in questi anni tanti ,tantissimi esempi poco edificanti,

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Fermi restando i dati stabiliti dalla Costitu-zione ed essendo al momento politicamente im-pensabile una revisione costituzionale, si po-neva, a parer nostro, e si pone tuttora, perchéancora possibile, il problema di integrarli condisposizioni tali da evitare in primis et anteomnia, che i nuovi enti abbiamo a rivelars iingovernabili e che si riproducano la prass iaberrante e le disfunzioni medesime che han-no ridotto il sistema di governo della Repub-blica nella cronica situazione di crisi e di im-potenza che tutti conosciamo e deploriamo .

Beninteso, non ci possiamo illudere su lgrado di efficienza o per meglio dire di effi-cacia delle precauzioni normative e degli ap-prestamenti istituzionali destinati ad operar ein una società politica malata, qual è la no-stra . Anche la Costituzione contiene equili-brate previsioni circa il funzionamento de lsistema parlamentare, le quali per altro ri-mangono per lo più lettera morta . Ma è evi -dente la necessità di fare il possibile per cor-reggere i vizi cogniti e contenere gli sfasa -menti prevedibili, traendo fra l'altro dalle pe-nose esperienze romane, di Palermo e di Ca-gliari le indicazioni a contrario e gli ammae-stramenti utili per evitare o almeno per ren-dere più difficile il riprodursi di troppi nod ied inconvenienti .

Do per acquisito che una sodisfacente con -figurazione della forma di governo regional edebba far perno sopra un esecutivo stabile ,unitario, omogeneo, tale da potere esprimer eed attuare un indirizzo politico coerente equindi durevole . Occorre, dunque, stabilir epremesse istituzionali (questa, ripeto, era laoccasione), tali da impedire lo slittamento ver-so il governo di assemblea e da ridurre quan-to più è possibile i consueti abusi partito-cratici .

Sia la degradazione progressiva del sistem apolitico nazionale, sia le indecorose vicendedell 'autonomia siciliana ammoniscono a ri-fiutare il modello proposto dai comunisti, edi cui agli statuti delle regioni « rosse », d icui stiamo discutendo, della cosiddetta « regio-ne aperta », che si risolverebbe nell'instaura-zione di un confuso e confusionario sistem aassembleare, in cui non riuscirebbero ad enu-clearsi né una bene identificata maggioranza ,né un ben definito indirizzo politico, tanto pi ùche in seno alla regione non c 'è, onorevoli col -leghi, un organo collocato super partes, comelo è il Capo dello Stato, abilitato a rimetter ein moto il meccanismo politico che si incepp ae fornito di non trascurabili poteri (si pensi ,ad esempio, a quello dello scioglimento dell eCamere), per far sormontare le ricorrenti tris ; .

Inoltre, l'esiguità numerica delle assemble eregionali fa dipendere dallo spostamento d ipochissimi voti, presumibilmente non tropp odifficile ad ottenersi, magari comperandoli ,l'apertura di crisi di composizione pressoch éimpossibile, a meno di sottostare al solito ri-catto frontista . Orbene, la legge n. 62 del 195 3in tema di elezione della giunta regionale ,pertanto su di un punto decisivo al fine diconfigurare la forma di governo regionale ,detta una disciplina assolutamente inadegua-ta. Essa infatti stabilisce all 'articolo 27, mu-tuando alla legislazione sugli enti locali mi-nori una soluzione già insodisfacente per essi ,che la giunta sia eletta a scrutinio segret odopo la elezione del presidente regionale, m asenza che quest ' ultimo abbia parte alcuna nel -la scelta dei componenti della giunta stessa .Siffatte modalità elettorali, dalla segretezz adello scrutinio (vedasi, ad esempio, l'artico -lo 34 dello statuto dell 'Umbria e la possibi-lità dello scrutinio segreto concesso dagli arti -coli 12, 28 e 29 dello statuto Emilia-Romagna )alla formale libertà di scelta lasciata agli elet-tori, riflettono una concezione del rapport orappresentativo anacronistica e del tutto avul-sa dalla realtà odierna, la concezione, vale adire, propria dell'età liberale, la quale rice-vette a suo tempo corrette -e feconde applica-zioni, ma di cui oggi difettano tutti i presup-posti di funzionalità, dalla omogeneità e com-pattezza del corpo elettorale all'indipendenzapolitica personale di elettori e di eletti .

Oggi seguire codesto metodo nelle elezion idelle giunte regionali vuoi dire soltanto crea-re confusione, fomentare personalismi, in-coraggiare spregiudicate manovre di franchitiratori, impedire insomma che gli esecutiv iregionali siano formati in maniera da posse-dere i noti requisiti condizionanti il buon go-verno della regione, requisiti di coesione uni-taria, di omogeneità, di interna solidarietà ,che le giunte potranno acquisire soltanto senel costituirle abbiano svolto ruolo determi-nante l ' iniziativa e la scelta del neopresidentedella regione o del neopresidente della giunta .Si tratta infatti di scegliere i suoi colleghi ecollaboratori .

Occorre pertanto che il consiglio elegga lagiunta sempre a scrutinio palese e su propo-sta presidenziale, il cui eventuale rifiuto im-plichi la revoca dello stesso presidente . Laproposta dovrà evidentemente tener conto del -l'accordo politico in base al quale il presiden-te stesso è stato eletto, ma i personali orien-tamenti di quest'ultimo avranno influito sull ascelta dei componenti del collegio e sull'attri-buzione dei vari assessorati, così da creare le

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premesse del corretto funzionamento dell 'or-gano collegiale .

Alla tesi di cui sopra, cara al nostro grup-po politico, ma anche sostenuta da autorevol istudiosi (e l'ultimo in ordine di tempo chene ha intelligentemente discusso è stato i lprofessor Bon Valsassina, ordinario all'uni-versità di Perugia), è stato obiettato - sul pia -no giuridico, s ' intende, e non su quello poli-tico -, da un egregio scrittore quale il Bartho-lini, che il far proporre gli assessori da lpresidente neoeletto lederebbe la competenz adel consiglio a formulare l ' indirizzo politic oregionale . Contro l 'opinione di Bartholini os-serviamo che anche la giunta è partecipe del -la funzione di direzione politica, sia pure a dintegrazione, articolazione e specificazionedell'indirizzo promanante dal consiglio, i lquale non è l'unico organo competente al ri-guardo. La prassi invalsa, secondo cui la giun-ta neoeletta nelle regioni a statuto special edelibera su dichiarazioni programmatiche ch eil presidente fa poi al consiglio, aprendo undibattito che si conclude con il voto su unamozione di fiducia o di sfiducia, conferma ch el 'esecutivo regionale è investito di poteri d iindirizzo politico. La dichiarazione program-matica infatti è qualcosa di nuovo rispett oall ' accordo di maggioranza sulla cui base i lpresidente e la giunta sono stati eletti, com elo è sempre l 'analoga dichiarazione del Go-verno nazionale rispetto agli accordi interpar-titici che ne hanno consentito la formazione .

Sappiamo del resto che il presidente regio-nale nelle regioni a statuto speciale, in cu inon detiene il potere di proposta, non si disin-teressa affatto delle trattative precedenti l evotazioni per la designazione degli assessori ;vi partecipa anzi attivamente . Né si vede com eciò potrebbe non accadere, dovendo egli as-sumere, con essi, responsabilità solidali e dessendo la loro collaborazione necessaria al -l 'espletamento dei suoi compiti essenziali . Laformale proposta delle candidature di giunt ada parte del presidente non farebbe dunqu ealtro che razionalizzare, disciplinandola giu-ridicamente, una prassi invalsa e pienament egiustificata .

Invero, la proposta presidenziale è corol-lario logico del principio - generalmente ac-cettato - secondo cui la giunta viene eletta i nfunzione del suo presidente, là dove seri con-trasti interni di giunta, anche di carattere per -sonale, nonché tutta una fase di mercanteg-giamenti indecorosi e paralizzanti (e quantonumerosi sono stati gli esempi avuti in quest iultimi anni dalle regioni a statuto speciale ! )verrebbero evitati con il proporre immediata-

mente i membri della giunta ai vari assesso-rati in forza della proposta presidenziale edell'elezione a lista bloccata da parte del con-siglio . Il legame necessario fra il presidentee i membri della giunta emerge, del resto, fi ndal primo momento : da quando, cioè, ess idebbono insieme provvedere alla più compiu-ta e articolata elaborazione dell'indirizzo po-litico della maggioranza consiliare, e perdur ain seguito, in fase di attuazione dello stess oindirizzo .

Non trarre da tale constatazione le ovvi econseguenze di ordine istituzionale equival ea creare consapevolmente, a parer nostro, l epremesse dell ' instabilità politica e amministra-tiva e, in definitiva, dell'ingovernabilità dell eregioni . Tanto più ciò è vero in quanto i lpresidente della giunta regionale e della re-gione non detiene quello status di preminenz anei confronti dei colleghi che è proprio de lPresidente del Consiglio nei riguardi dei mi-nistri . Più che mai è necessario, dunque, chela formazione della giunta sia tale da permet-tere che il presidente diriga e coordini po irealmente, come è indispensabile alla funzion edell'organo collegiale, l'attività della giunta .Con ciò, per altro, non può dirsi esauriente-mente considerato né compiutamente risolto i lproblema di dotare i nuovi enti politici terri-toriali di una forma di governo che escludail riprodursi dei medesimi deleteri inconve-nienti dai quali è afflitto lo stesso sistema digoverno dello Stato italiano . Fra gli esempidi autonomia regionale già collaudati dallaesperienza, quello infelicissimo della Sicilia .

Non meno attenta riflessione deve esser ededicata alla disciplina della modalità di mu-tamento o di sostituzione della giunta regio-nale, se si vuole impedire il riprodursi, nell enuove sedi periferiche, di crisi ricorrenti edi sempre più difficile soluzione del tipo d iquelle che si verificano, ripeto, a Roma, aPalermo e a Cagliari ogni qualvolta l'esecu-tivo, per una ragione o per l'altra, è costrettoa dimettersi . A tal fine poteva essere formu-lata una proposta che può essere ancora ac-colta : che la mozione di sfiducia, una volt aapprovata dal consiglio regionale, perda effi-cacia se entro un certo numero di giorni dall asua approvazione non si sia provveduto adeleggere un nuovo presidente e una nuov agiunta. In tale ipotesi il presidente e la giunt acolpiti dal precedente voto di sfiducia riacqui-sterebbero la pienezza delle loro attribuzion istatutarie e riprenderebbero ad esercitarle . S itratta del cosiddetto voto di sfiducia costrut-tivo, ossia di un espediente tecnico, che vien ericalcato dalla Costituzione della Repubblica

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federale di Germania, nella quale fu intro-dotto più di venti anni or sono per motivi e dintenti degni della massima considerazione esu cui giova soffermarsi per comprendere i lsignificato e la portata dell'istituto .

Nella drammatica vicenda costituzional egermanica tra la caduta della monarchia el'avvento del nazionalsocialismo di Hitler, no nvi fu capitolo più tormentato che quello dell ecrisi di governo provocate dai reiterati vot idi sfiducia di un Reichstag incapace di espri-mere maggioranze omogenee e governi stabili .Specie dal 1930 in poi, con il radicalizzars idella lotta politica delle ali estreme (cioè i na-zionalsocialisti e i comunisti), si ebbe un sus-seguirsi, a rapidi intervalli, di voti di cen-sura determinati dalla collusione fra le op-poste fazioni . A quel tempo, i comunisti nontrovavano sconveniente far convergere i lor ovoti con i nazisti, così come fecero confluirecerti interessi comuni di ordine militare edeconomico nel 1939 con il patto di Molotov edi von Ribbentrop. Erano concordi nell 'op-porsi alle formazioni ministeriali costituzio-nalmente ortodosse .

Un atteggiamento negativo della maggio-ranza dei deputati, che non era autentica mag-gioranza parlamentare né poteva divenirlo pe rl'assenza di qualsiasi positiva intesa fra i suo icomponenti di destra e quelli di sinistra, co-stringeva i successivi governi a dimettersi eil presidente del Reich a formarne di nuovi ,inevitabilmente minoritari in un Reichstag di -viso tra fazioni irriconciliabili . La nomina d iHitler a concelliere fu resa possibile, anzi ne-cessaria dalla inguaribile disfunzione istitu-zionale, determinata soprattutto dal cronicoabuso del massimo strumento di controllo par -lamentare sull'esecutivo .

All'indomani della sconfitta militare delfascismo un esame di coscienza fu compiutocon maggiore o minore sincerità in tutti ipaesi europei, che ai regimi fascisti erano sog-giaciuti . In Germania, l'esame fu probabil-mente più lucido e penetrante che altrove .Certo i redattori della Grundgesetz di Bonnmanifestarono la più viva e concreta preoccu-pazione di garantire, nel rispetto delle regolefondamentali del sistema parlamentare, la so-lidità ed omogeneità delle basi parlamentar idel Governo, e conseguentemente la sua sta-bilità e autorevolezza . Non si esagera asse -rendo che essi apparvero ossessionati dal ri-cordo di penose vicende degli ultimi gabinett iweimariani. Orbene, la contrarietà dell aGrundgesetz alle frequenti crisi di govern osi è manifestata soprattutto nel famoso isti -

tufo del voto di sfiducia costruttivo, che h odianzi richiamato, regolato dall'articolo 67 .

Il Bundestag può esprimere la sfiducia a lcancelliere federale soltanto nel caso in cui ,a maggioranza dei suoi membri, elegga unsuccessore e chieda al presidente federale d icongedare il cancelliere federale . Se invece èstato il cancelliere stesso a porre la questio-ne di fiducia, questa non può essere respintase non a maggioranza assoluta, e il Bundestagè obbligato ad eleggere immediatamente unnuovo cancelliere, in difetto di che può es-sere sciolto dal presidente federale, su pro-posta del cancelliere colpito dalla sfiducia ,ma rimasto in carica per mancata elezion edel successore (articolo 68) .

I voti di sfiducia puramente negativi pro-venienti da maggioranze eterogenee e affatt oinidonee ad esprimere nuove formule gover-native e coerenti programmi politici sono co-sì rigorosamente impediti ; a meno che nonsi voglia preferire, quando non si riesce adar vita ad una nuova maggioranza entro u nbreve termine, sciogliere (il che, almeno da lnostro punto di vista, è preferibile) addirit-tura il consiglio regionale . Con essi scompar edalla vita parlamentare un classico fattore d iinstabilità governativa, ed è preclusa in ra-dice la possibilità che alligni una delle ti -piche forme di degenerazione del parlamen-tarismo rivelatasi esiziale per gli stessi go-verni .

Siffatto istituto ha costituito una novitànella storia del governo parlamentare, un anovità che andava ben oltre i modesti accor-gimenti procedurali di tante altre costituzioni ,intesi a rendere meno agevole il rovesciamen-to di un governo. È ragionevole pensare ch eil voto di sfiducia costruttivo abbia esplicat oun ruolo determinante nel conferire e ne lmantenere allo stesso sistema partitico ger-manico certe sue positive caratteristiche, com-battendo, ad esempio, il frazionismo, non -ché nel favorire il processo politico e istitu-zionale dal quale è emersa la figura di u ngrande leader, Adenauer, la cui affermazio-ne non sarebbe stata così piena fuori de lquadro di quella costituzione .

In ogni caso, anche senza voler ascriver ealla sola efficacia dell'istituto in discorso i lrisultato conseguito, è incontestabile che i ga-binetti tedeschi di questo dopoguerra hann ogoduto di una grande stabilità, che li haposti in grado di avere una loro coerente eferma politica, nonché di tradurla realment ein atto, con immenso beneficio interno e in-ternazionale del loro paese. La Germania non

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aveva una tradizione parlamentare, ed al par-lamentarismo, anzi, era stata sempre ostile .In questa sua ormai più che quadruplice edi-zione, il sistema parlamentare vi ha conse-guito, invero, pieno successo . Se un istitut ogiuridico deve essere valutato in base al su orendimento effettivo è impossibile disconosce-re i pregi del voto di fiducia costruttivo, s esi tiene conto di quelli che sono stati i ri-flessi della sua presenza nell'ordinamento te -desco occidentale .

Il successo di quel congegno istituzional edove è praticato induce dunque a porci u ninterrogativo anche nel corso di questa - i oritengo - costruttiva discussione : se cioè inuna società pluralistica e politicamente no nomogenea come è quella italiana, la si con-sideri globalmente ovvero settorialmente co-me nel caso delle regioni, sia ipotizzabile peril voto di sfiducia costruttivo un successo ana-logo a quello conseguito nella Germania fe-derale; se cioè le croniche disfunzioni che s iverificano così frequentemente da noi ne irapporti tra l 'esecutivo e le assemblee legi-slative, che ci fanno intravedere l ' instaurar -si in Italia di una vera e propria babele ,possono eventualmente trovare in quell ' isti-tuto un salutare correttivo. Noi siamo per -suasi che una ipotetica adozione del voto d isfiducia costruttivo nell 'ordinamento italiano ,avvenga essa in sede nazionale o anche sol -tanto regionale, darebbe luogo a mutament isostanziali nella prassi e alla lunga nellestrutture del nostro mondo politico . Tali mu-tamenti non coinciderebbero con i risultat imercé di esso raggiunti nella Germania fe-derale, poiché l ' esasperato pluripartitismoesistente da noi farebbe operare l ' istituto nel -l 'ambito di una situazione diversa anzi in -confondibile . Ma è dato pensare che i risul-tati o almeno taluni tra i risultati prevedibil isarebbero altrettanto positivi . Innanzi tutto l atendenza frazionistica di taluni partiti italianie soprattutto del maggiore di essi ne sarebb econtrastata energicamente . Se il principio s iattuasse in sede nazionale, il Presidente de lConsiglio in carica, reso sicuro dalla stabilit àche gli fa oggi difetto, assurgerebbe a leaderdel suo partito con una durevole autorità chelo farebbe assomigliare ad esempio al leaderpolitico di tipo anglosassone .

Altrettanto dicasi nell'ambito di sfere ter-ritoriali ridotte per i presidenti delle region ii quali riuscirebbero a consolidare, nella sferaloro propria e a meno elevato livello, posi-zioni corrispondenti con analoghe conseguen-ze sulla governabilità degli enti da loro am-ministrati . Le correnti irrequiete della demo -

crazia cristiana e dei minori partiti demo-cratici, alla periferia come al centro, essend oesclusa la possibilità di raggiungere maggio-ranze positive nella designazione dei nuovipresidenti, sarebbero indotte ad accettare un adisciplinata coesistenza nell'ambito delle ri-spettive formazioni politiche . Non tentereb-bero neppure l'apertura di crisi ministeriali ,così frequenti da noi, assurde e spesso senza

sbocco ; in molti casi sparirebbero con note-vole vantaggio della linearità e funzionalit àdel nostro sistema di governo .

Non è arbitrario pensare che una siffattainnovazione costituzionale modificherebbe ad -

dirittura lo stile, l'animus stesso dell'attualeregime italiano dando al potere esecutivo, na-zionale o regionale che fosse, la stabilità e

l'autorevolezza di cui esso è o sarebbe altri -

menti carente, e moltiplicandone le capacitàdi difesa di fronte alla minaccia comunista ,ogni giorno più evidente nelle regioni doveha inalberato l'insegna rossa della più fals a

delle rivoluzioni .Come attuare tali princìpi che attengono

ad un corretto e razionale funzionamento de -

gli organi di governo ? Ovviamente, recepen-doli negli Atti Parlamentari e rinviando gl i

statuti, unitamente a tali atti, ai vari consi-gli regionali perché li recepiscano negli statut istessi trasferendoli in norme precise e deci-samente innovative . Il non farlo, onorevole

ministro, onorevoli colleghi, significherà con-sentire scientemente quello che ho già defi-nito un cronico abuso dei consigli regionali ,

cioè quello relativo agli strumenti di con-trollo parlamentari sugli esecutivi ; consentire

l ' assemblearismo ad oltranza e quindi una

inguaribile disfunzione istituzionale, che sa-rà condizione non di progresso ma di regresso

di tutta la vita nazionale .Per queste considerazioni, su due temi spe-

cifici - a prescindere dalle altre considera-zioni critiche lodevolmente espresse o ancor a

da formulare dai miei colleghi di gruppo -che attengono, da un lato, alla funzionalità

degli organi regionali e, dall'altro, si richia-mano all'aderenza delle norme di scopo con-tenute negli statuti ai princìpi costituzional i

della magna charta della nostra Repubblica ,il gruppo del Movimento sociale italiano espri-me un voto negativo sugli statuti delle regio -

j ni « rosse » del centro Italia . E ciò, in sin -tesi, per un sofferto convincimento interior eche il rosso, in fondo, è il colore dell'odio e

che il tricolore è sempre la patria .In più, scendendo - per concludere - all a

cura del particolare, vorremmo aggiunger equalche considerazione critica in ordine alle

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varie norme contenute nello statuto dell'Emi-lia-Romagna. Farò osservazioni rapide, sin-tetiche, ma credo estremamente chiare .

Non ci piace, onorevole ministro, quant oè detto nell'articolo 2, laddove si fa cenno a lgonfalone ed allo stemma stabilito con legg eregionale ; per le regioni a statuto speciale ,ricordo che viene stabilito con decreto de lPresidente della Repubblica .

Richiamo la vostra attenzione sull 'artico -lo 4, ove si dice che la regione è soggetta del -la programmazione ; come si fa a parlarne –ci chiediamo noi – in mancanza delle legg isulle procedure ?

Richiamo la vostra attenzione altresì sul -l'articolo 7, per quanto riguarda il punto quat-tro che parla dei tributi della regione ; è in -dispensabile il richiamo alle leggi finanziari eapprovate recentemente dal Parlamento . Ri-cordo anche il punto 17 dello stesso artico-lo 4 ; per la istituzione di nuovi comuni, deveessere specificato come sentire le popolazion iinteressate .

Articolo 21 : si dice che le commission ipossono consultare le rappresentanze della so-cietà civile . Questo è un fatto positivo, sulquale siamo d'accordo, ma non pare accetta-bile che esse operino normalmente – si dice –con la partecipazione (che significa questo ter-mine ?) dei rappresentanti di enti e di asso-ciazioni il cui contributo sia « ritenuto uti-le » . Quali sono, chi sono, da chi possonoessere espressi contributi ritenuti utili ? Ri-compare, a nostro parere, il concetto classistae discriminatorio cui ho fatto riferimento al -l'inizio del mio intervento .

All 'articolo 32, manca la previsione del -l'invito del Governo al consiglio di sostituir ela giunta ed il presidente .

Ricordo anche l ' articolo 37, che attiene al -l ' iniziativa legislativa . A chi spetta ? Si dicealle organizzazioni regionali sindacali ed eco-nomiche dei lavoratori dipendenti ed autono-mi, nonché agli enti, organizzazioni ed asso-ciazioni a rappresentatività regionale . Non èdetto troppo poco, forse, ed in modo da pre-starsi ad equivoci pericolosi ?

All ' articolo 38 si accenna alla diffusion edel supplemento del bollettino ufficiale ai la-voratori e ad altri enti, non meglio qualificati .Quali sono questi enti ? Probabilmente ven-gono determinati ad libitum dei membri del-la giunta, e ricompare anche qui il concettoclassista che abbiamo visto alla base, com eleit-motiv di tutto lo statuto regionale del-l 'Emilia-Romagna .

All 'articolo 50, relativo al referendum ,mancano !e norme per il referendum di cui

all'articolo 133, secondo comma, della Cart acostituzionale . Articolo 53 : si tratta di unanorma programmatica e non certo statutaria .Articolo 54 : che cosa sono le « istituzioni com-prensoriali » a cui questa norma si riferisce ?L'accenno al comprensorio, al circondario ,onorevole ministro ella lo sa bene, ricordal'unico circondario creato in Italia, quello d iPordenone, che ha fornito una prova penosadel tutto negativa . Articolo 56 : si dice « sen-tite le popolazioni » . Doveva essere precisatoil sistema, se non altro per ragioni di dove -rosa chiarezza . Articolo 61 : a differenza de-gli statuti, ad esempio, del Piemonte, dell aLombardia e della Liguria, è previsto l'in-quadramento del personale proveniente dal -l'amministrazione dello Stato e da altri ent ipubblici, il che è un fatto positivo . Nell'ar-ticolo si accenna al pubblico concorso, edanche questo è un bene, anche se program-maticamente il personale delle regioni sareb-be dovuto provenire esclusivamente dallo Sta -

ito e dagli enti locali . Ma nell'articolo è con -

+ tenuta l'aggiunta « salvi i casi previsti dall alegge regionale » ; il che, in gergo democra-tico, o per meglio dire partitocratico, o meglioancora correntocratico, significa che nessunosarà assunto mediante concorso, e che le as-sunzioni avverranno attraverso le segreteri epolitiche dei partiti di maggioranza. Artico -lo 64 : in tema di autonomia finanziaria e de-manio deve essere assolutamente stabilito i lcollegamento con la legge finanziaria regio-nale e, per quanto riguarda il demanio, all achiara limitazione imposta dall'articolo 1 7della legge finanziaria regionale .

Si tratta quindi di tutta una serie di cen-sure che riteniamo fondate, costruttive e, i nquanto tali, meritevoli di considerazione s enon addirittura di approvazione da parte d iquesto ramo del Parlamento .

Scendendo al particolare per quanto ri-guarda lo statuto dell'Umbria, va premessoche la tecnica legislativa approssimativa ch elo caratterizza denuncia che tutte le soluzion iadottate, per più versi incerte e sotto molt iprofili contraddittorie, sono frutto di com-promessi . La genericità delle formulazioni f atrasparire il tentativo di mediazione fra l ediverse ideologie, il che si traduce, o pe rmeglio dire si risolve, in una tendenziale li-mitazione delle fondamentali affermazioni d iprincipio. Ciò conferma un altro dato, chenon si è cercato di filtrare tale soluzione nor-mativa attraverso le rappresentanze delle va -rie categorie che più di ogni altra siano ingrado di garantire una seria e disinteressata

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partecipazione . E tale convincimento ci h aportato ad un 'altra conclusione, onorevol icolleghi, e cioè che si è perduta l'occasioneper modificare adeguatamente le struttur eportanti dello Stato, pur in linea con i prin-cipi ispiratori della Costituzione, contand osul contributo e sul concorso non solo dell eautonomie locali, ma di tutto il mondo de llavoro, della produzione, delle categorie pro-fessionali, culturali e morali della nazione :si è perduta cioè l'occasione storica di rea-lizzare, nel quadro di questo rinnovament odello Stato, quella che viene definita co nchiara accezione la democrazia diretta, la de-mocrazia organica .

Siamo tutti d ' accordo che l'attività esecu-tiva del nuovo ente regionale debba essereimprontata ad efficienza, se si vuole ovviar eai gravi inconvenienti che è dato riscontrar enell 'attività esecutiva degli altri organi pub-blici statuali . Ed allora va detto, leggendo ivari capitoli dello statuto della regione um-bra, che si avverte l ' assenza di una chiaraaffermazione di carattere efficientistico dellaazione amministrativa del nuovo ente. Tantopiù ciò è evidente se si mette in rilievo lamancanza assoluta di qualsiasi collegamento- come nello statuto dell'Emilia-Romagna -con le classi intellettuali che, più di ogn ialtra, possono offrire quei contributi che ab-biamo già definito come essenziali ed impre-scindibili . Più specificatamente ancora evi-denziamo da un lato l'indeterminatezza, l'in-certezza, la contraddittorietà della formula-zione di quei princìpi enunciati nella prim aparte delle norme, come, ad esempio, l ' arti-colo 5 e l ' articolo 9, il cui contenuto è cos ìgenerico da apparire superfluo e, in ogn icaso, non giuridicamente rilevante . Per altr overso esistono norme, come l 'articolo 8, ec-cessivamente puntuali, comportanti il rischi oche talune attività, non previste né richia-mate, possano apparire escluse addirittur adalle specifiche competenze regionali .

Ho poc ' anzi segnalato la tendenza al com-promesso; questa tendenza porta al risultat odi svuotare, per gran parte, le enunciazion idi principio, mentre le previsioni particolar iche si è ritenuto di dover esprimere sono sol -tanto quelle che coincidono con interessi set-toriali, classisti, affermatisi ed affermabili i npregiudizio di una visione coerente, organicae quindi globale di tutti gli interessi regio-nali . Va anche aggiunto che la formulazionetecnica e giuridica della stragrande maggio-ranza delle norme contenute nello statut odell'Umbria - da me definite come approssi-mative, a parte ogni considerazione lessicale

- porterà inevitabilmente ad incertezza i ntermini ermeneutici .

Aggiungiamo un'altra critica che sintetiz-zo in poche parole : quella sulle palesi illegit-timità costituzionali .

Richiamo l'attenzione della Camera sul -l'articolo 14 che prevede l 'assunzione, addi-rittura, della gestione di imprese da parte d ienti pubblici e di comunità di lavoratori, i nquanto contraddice al disposto di cui all ' arti-colo 43 della Costituzione . E vorremmo sen-tire, al riguardo, che cosa può sostenere i lrelatore per la maggioranza .

È assurda l ' altra norma dell 'articolo 59 ,più su un piano logico che giuridico, che poneun criterio discriminatorio tra cittadini i ntema di iniziativa legislativa regionale, i nquanto contrasta con l'articolo 3 della Cart acostituzionale rendendo possibile tale inizia-tiva a soli 3 mila elettori . E ciò per lestesse considerazioni che ho espresso in sedecritica relativamente allo statuto dell 'Emilia -Romagna .

Aggiungiamo un 'altra illegittimità: quell adegli articoli 67 e seguenti che disciplinano i lreferendum regionale . La nostra è una per-plessità in via di principio, ex articulo 13 8della Carta costituzionale della Repubblic aitaliana. Così pure ci appaiono dubbie tutt ele norme programmatiche, per l'omesso col-pevole collegamento con le disposizioni co-genti di cui al primo comma dell'articolo 117della Costituzione .

Ecco dunque, in sintesi, le ragioni medi-tate, e per più versi sofferte, che induconoquesta parte politica a dare il suo voto nega-tivo, sempre per la tutela e la salvaguardi adei vitali interessi della nazione, agli statut idelle regioni rosse, quelli dell'Emilia-Roma-gna, della Toscana e dell 'Umbria . (Applausi adestra — Congratulazioni) .

Chiusuradella votazione segreta .

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazio-ne a scrutinio segreto e invito gli onorevol isegretari a numerare i voti .

(I deputati segretari numerano i voti) .

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE . È iscritto a parlare l'onore-vole Gunnella . Ne ha facoltà .

GUNNELLA. Signor Presidente, onorevol icolleghi, sono al nostro esame gli statuti d ialcune regioni a statuto ordinario e dobbiamo

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dire che in parecchi di essi si possono riscon-trare alcuni aspetti che risentono direttament edi un clima particolare, di quel clima cioèche si è diffuso nel nostro paese e per il qualesi ritiene che la regione possa risolvere tutt ii problemi dello Stato italiano .

Ha pesato nella redazione degli statuti, so-prattutto di alcuni statuti, una concezione ch enon è accettabile nel quadro istituzionale del -lo Stato, e cioè che la regione non dovesse enon potesse essere considerata come una or-ganizzazione istituzionale dello Stato, cioè unmodo di articolarsi dello Stato, ma potesse es-sere un elemento politico autonomo, cioè u ncentro di potere differenziato dallo Stato, qua-si fuori dello Stato . Questa concezione nonpuò essere accettata . È chiaro che si sono de-terminate nella formazione degli statuti un aserie di contraddizioni e di affermazioni an-che di principio che hanno poco a che farecon quella che è la struttura della regionecosì come è configurata dalla Costituzione ocon quelli che sono gli indirizzi cui le region idevono assolvere nella loro concreta attivitàoperativa .

È chiaro che qui noi non vogliamo giudi-care il merito giuridico-legale degli statuti ,che sono espressione, come dice bene il rela-tore Bressani, di un atto di autonomia dell eregioni stesse, anzi del primo atto di autono-mia della regione . A noi compete, nella nostr aposizione di controllo politico e non di con-trollo costituzionale, che non è nella nostr acompetenza, vedere in che modo vengono aessere articolate queste regioni e se rispettanoil quadro istituzionale dello Stato stesso, cioèse esse creano un certo tipo di rapporto co nlo Stato che sia compatibile con le funzion iche lo Stato e le regioni sono chiamati a svol-gere sul piano costituzionale .

Ma è chiaro che questa impostazione, di-ciamo così, questa filosofia che è stata all abase dell 'elaborazione degli statuti regional ipotrebbe ingenerare degli equivoci . Le affer-mazioni di principio, cioè le affermazioni d ienfasi, come dice il relatore, possono esser eelementi pregiudizievoli in un certo senso pe rl 'attività futura, in termini amministrativi elegislativi, delle regioni . La possono pregiu-dicare perché dal fatto che il Parlamento ra-tifica gli statuti delle regioni implicitament esi potrebbe ritenere che a quelle affermazion idi principio possano seguire anche fatti di or -dine legislativo ed amministrativo non sog-getti ad eventuale controllo di legittimità co-stituzionale o ad eventuale controllo da part edello Stato per quello che è il potere general edi coordinamento a lui spettante . Lo Stato

infatti deve coordinare e dare un indirizzo atutta la politica delle regioni, non soltanto intermini generali, ma in termini legislativi e danche amministrativi .

Il problema politico che si pone, quindi ,può determinare uno stato di conflittualità ch enoi non accettiamo . Noi non possiamo accet-tare che si crei una situazione che vede l eregioni contestare lo Stato, né possiamo consi-derare le regioni come organismi rivendica-zionistici nei confronti dello Stato . Non per-ché questo tipo di organizzazione dello Stat omeriti soverchia considerazione: ma perchériteniamo che l'evoluzione della struttura am-ministrativa dello Stato debba essere confor-me allo svolgimento della legislazione e inlinea quindi anche con lo svolgimento dell alegislazione in materia regionale .

Non vorremmo quindi che si ripetesse i lgravissimo errore nel quale sono cadute l eregioni siciliana, sarda e le altre a statutospeciale, quello cioè che anche le regioni astatuto ordinario si presentino come elementodi alternativa allo Stato ; cioè : lo Stato nonha saputo risolvere i problemi, noi regione l irisolveremo. Siamo nel campo dell ' assurdo ,si tratta di quello che sulla Voce repubblicanal ' onorevole La Malf a definisce come « panre-gionalismo », per cui in ogni campo è la re-gione che deve risolvere i problemi, anche s epoi, in base alle leggi dello Stato, i relativ imezzi finanziari affluiranno alle regioni attra-verso i canali che lo Stato, attraverso il Par -lamento, ha predisposti .

È chiaro che vi sono alcune posizioni chebisogna nettamente respingere prima di en-trare nel vivo della discussione. Sono le po-sizioni, ad esempio, dell ' amico dottor Bassetti ,presidente della regione della Lombardia, ch enell ' ultimo convegno sulle regioni autonom eha sostenuto la necessità di una lega politicadelle regioni in contrapposizione allo Stato .Qui ci si muove nel campo dell 'assurdo; nonsi vuole cioè considerare le regioni come orga-nismi istituzionali dello Stato, che concorron oalla determinazione della politica dello Statonell ' ambito delle competenze che la Costitu-zione loro affida e sulla base degli statuti ch eesse hanno elaborato in questa visione, se vo-gliamo, articolata della società .

Non possiamo nemmeno accettare il fatt oche le regioni rappresentino, come afferma i lpartito comunista, un punto politico di rife-rimento : e più esattamente che le regioni pos-sano porsi in 'alternativa allo Stato per tuttociò che riguarda problemi di ordine ammini-strativo e legislativo, con la conseguenza ch eil potere di coordinamento spettante allo Stato

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e l'indirizzo che esso deve dettare si tradu-cano solo in attività di carattere consultivo .Secondo questa tesi sarebbe lo Stato a dove rconsultare le regioni, e non viceversa : cioèlo Stato dovrebbe avvalersi delle regioni com edi strumenti per orientare verso determinat ifini ed attuare una politica generale coordi-nata. Se ciò si verificasse, se lo Stato avess euna funzione soltanto consultiva e orienta-tiva, se lo Stato dovesse limitarsi ad offrir eindirizzi in termini politici è chiaro che s ipotrebbe determinare una serie di posizion iestremamente differenziate e quindi l'istitutoregionale difficilmente si tradurrebbe in unfattore unitario qual è previsto dalla Costi-tuzione .

Il concetto che sta alla base di tale conce-zione delle regioni e cioè il concetto di unasovranità regionale contrapposta. alla sovra-nità dello Stato, non può essere da noi accet-tato, anche se in alcune regioni questo orien-tamento è stato portato avanti in forma decisa .Tale indirizzo non può essere da noi condi-viso perché riteniamo che esso non corri -sponda al quadro costituzionale e non sianemmeno conforme all'interesse stesso dell eregioni : a meno che non si voglia fare dell aregione uno strumento politico di disgrega-zione dello Stato, quale cioè noi riteniam oche non debba essere, perché le regioni son ochiamate a svolgere, come diremo, una fun-zione fondamentale nello svolgimento dei com-piti che lo Stato si pone .

Dicendo questo, noi contrastiamo alcun iindirizzi che emergono dall'esperienza regio-nale e alcune posizioni politiche secondo l equali lo Stato non avrebbe il diritto di eser-citare una attività di coordinamento attraversoatti legislativi e amministrativi, ma dovrebbefarlo soltanto attraverso indirizzi di ordin epolitico . Nei confronti di questa posizione i lnostro è un atteggiamento di netto rifiuto .

Lo Stato può intervenire anche nelle ma-terie di competenza regionale, per il semplic emotivo che tale competenza può e deve esserevalutata in un quadro generale ; e se questoquadro generale deve determinarsi e deveporsi come elemento fondamentale e coagu-lante dell'unità politica, economica e istitu-zionale dello Stato, pur nelle sue articolazion ie nelle sue diverse funzioni, è chiaro che que-sto quadro non può essere che la programma-zione economica .

A questo riguardo occorre essere estrema -mente chiari . Lo Stato e le regioni non pos-sono essere considerati come poli contrappo-sti, e non si può relegare lo Stato, per quant oattiene alla programmazione, in un ruolo se -

condario, mentre le regioni dovrebbero esserel'elemento preminente e determinante dell aprogrammazione stessa .

Se ciò fosse, si potrebbe determinare unurto violento tra tutte le programmazion iregionali, perché nella visione globale dell aprogrammazione che ogni regione ha appa-rirebbero delle grandi sfasature : cioè vedrem-mo in ogni regione polarizzarsi tutte le esi-genze e tutte le richieste che lo Stato, nella suacomplessità, non riuscirebbe sodisfare in tutt oil territorio del nostro paese .

Noi non vorremmo che, posto che le re-gioni siano un elemento primario della pro-grammazione, si arrivasse all'emarginazionedegli organi dello Stato, a cominciare dal Par -lamento e dal Governo, proprio in questo cam-po delicatissimo, nel quale si inquadrano no nsoltanto i temi della distribuzione della ric-chezza, ma anche quelli della formazione stes-sa della ricchezza, che hanno anche rifless i

di ordine internazionale in un mercato liber oed aperto come il nostro, che deve tenere con-to, in questa proiezione verso il futuro ch eè la programmazione, dei mutamenti che in-tervengono nel mondo, al di fuori di quell eche possono essere le concezioni di ordine re-gionalistico, che nel campo della programma-zione possono essere estremamente limitate .

Il momento fondamentale in cui lo Stat oesprime il suo orientamento, le sue direttiv eed esercita la sua funzione di coordinament o

è proprio quello della programmazione eco-nomica, che poi si estrinseca in atti legisla-tivi e amministrativi . Noi repubblicani di-ciamo (lo abbiamo sempre sostenuto) che leregioni sono un elemento importantissim odella programmazione economica, non soltant osotto il profilo di un'attività di suggerimento ,

cioè di elaborazione di temi sul presuppost odella realtà esistente, ma anche in termini d i

realizzazione . Mi riferisco al momento in cui ,

una volta approvata la programmazione na-zionale dagli organi dello Stato, si realizz al'articolazione regionale della stessa, tenendo

conto delle esigenze di tutte le regioni .

Noi non vorremmo (e l'amico Compagn ane ha fatto, in un certo senso, una ragion edi battaglia) che, da questa concezione estre-mamente autonomistica e disgregatrice, le

regioni ricche, proprio in virtù della lor oricchezza, dovessero ulteriormente progredi-re, a scapito delle regioni povere, che verreb-bero così ad essere ulteriormente emarginate .Questo farebbe venir meno il necessario ca-rattere di mediazione e di redistribuzione ch edeve presiedere alla programmazione econo-

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mica nazionale . Ci troveremmo, quindi, in un asituazione in cui il rapporto di forze verrebb ealterato, come è nella concezione politica de ldottor Bassetti, secondo la quale in materi adi programmazione dovrebbe esistere un le -game solo tra le regioni, che fra loro dovreb-bero discutere e mediare, mentre lo Stato sa-rebbe il grande assente . Questo è inaccetta-bile .

Nella misura in cui le regioni concorron oalla formazione di questa volontà, nella mi-sura in cui si sviluppano le consultazioni e icontatti fra Stato e regioni e fra le region i- è giusto che vi siano certi contatti in unoStato bene articolato, anche fra Parlamento eregioni, così come si sta verificando - si pu òvalutare il grado di democraticità e di matu-rità di un paese. Certamente non si può pas-sare da questo tipo di concezione all 'altro de ltutto opposto, in cui si nega ogni autorità all oStato . Bisogna evitare il pericolo di cadere i nquello che io chiamo il « pregiudizio centra-listico » che esiste nell'alta burocrazia delloStato . Esiste in molte mentalità questo pre-giudizio centralistico, come se oggi l'ammini-strazione dello Stato funzionasse perfetta-mente. Noi sappiamo invece che ciò non è perdiversi motivi, tra i quali è da tener present eil fatto che noi abbiamo qualche cosa cherisale al passato, vi è la stratificazione di centoanni e non vi è stata la possibilità di modifi-care sotto questo aspetto questo stato di cos eper modernizzare l'organizzazione dello Stato .Ma soprattutto noi diciamo che questo centra-lismo non ha soltanto aspetti di carattere orga-nizzativo, ma riguarda anche la formazion ementale, che può portare a certi tipi di con-flitti che non sono ammissibili . La concezion epregiudizialmente centralistica nell 'articola-zione regionale dello Stato repubblicano no nè ammissibile, come non è ammissibile l aconcezione opposta . D'altronde noi dobbiam odire che i rapporti che si porranno in essere ,una volta approvati gli statuti regionali, son orapporti molto importanti, che coinvolgono l avolontà dello Stato, la volontà politica de lGoverno e la volontà politica del Parlament oper quanto riguarda il passaggio di poteri ole deleghe alle regioni. Noi non saremm ocontrari ad ammettere la possibilità, anche a ldi là della stessa lettera della Costituzione ,di deleghe di potere per fatti intimamenteconnessi l 'uno all 'altro, in una moderna so-cietà in cui si prevede la programmazionee una maggiore interdipendenza tra i vari set-tori . Noi ammettiamo una visione siffatta de lproblema, però dobbiamo pur dire a quest origuardo che non dobbiamo fermarci ad una

interpretazione restrittiva nel momento in cu ivengono attuate le deleghe dei poteri alle re-gioni. Noi diciamo che queste cose occorr efarle subito nei termini costituzionali, ne itermini previsti dalle leggi; entro due annidevono essere emanate tutte le norme per i ltrasferimento dei poteri, contestualmente all aattuazione della riforma dell'amministrazionedello Stato perché la riorganizzazione dell'am-ministrazione e il trasferimento dei poteri all eregioni si svolgano parallelamente . Su quest onoi non possiamo andare indietro perché altri -menti avremo creato delle istituzioni, com ele regioni, incapaci di funzionare, cioè avremoaggravato ancora di più una situazione ch eviceversa deve essere altrimenti risolta e do-vremo considerare le regioni, più che sott ol'aspetto della loro attività amministrativa elegislativa nel quadro dell ' ordinamento dell oStato, come punto di contestazione di ordin epolitico, cosa che noi non possiamo accettar ese non nella misura in cui possa avvenire i nforma democratica . Per cui noi esprimiam oqui l ' esigenza che il trasferimento dei poter ialle regioni sia fatto immediatamente cos ìcome la legge l 'ha configurato sotto quest oaspetto; ma ciò deve essere fatto in modo ch enon avvenga ciò che è avvenuto per la regionesiciliana, che aspetta leggi di attuazione d ialcuni articoli del suo statuto ancora oggi, da l1947 : aspetta quindi esattamente da 24 anni .Ciò è inammissibile perché crea le discrasi eche poi vengono a tradursi in elementi di con-testazione politica, che potrebbe a questopunto anche essere giustificata se tale attivit àdi ordine politico, amministrativo e legislativ onon viene posta in essere da parte degli or-gani centrali dello Stato .

I rapporti tra regione e Governo nazional edevono essere impostati e centrati sulla Presi-denza del Consiglio dei ministri (siamo d ' ac-cordo con l'onorevole Bressani) perché è l aPresidenza del Consiglio e non il ministrodell ' interno che esprime nella loro globalit àle posizioni del Governo . Noi non vogliamoche vi sia un rapporto di tipo burocratico, maun rapporto di carattere politico, ché è quest auna condizione nuova : altrimenti non avreb-be significato il nuovo fatto istituzionale dell eregioni .

Noi diciamo che altri due aspetti sono im-portanti, uno dei quali è contemplato nell ostatuto e l'altro no (ma dovrebbe risolvers iin una posizione di ordine politico) : cioè ilproblema del decentramento e delle delegh eda parte della regione agli enti locali . Noisiamo, contrariamente alle opposizioni ch evengono espresse da alcune parti politiche,

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favorevoli a nuove dimensioni di ordine am-ministrativo decentrate nelle regioni . E sia-mo favorevoli perché è notorio che noi vo-gliamo l 'abolizione delle province, controtutte le posizioni di potere che a sinistra ea destra sono abbarbicate nelle province ene fanno strumento di potere anche a livellodi sottogoverno . A questo noi siamo contrar inella misura in cui esiste la possibilità chele regioni pongano in essere questo nuovoindirizzo, questa nuova dimensione dell 'atti-vità amministrativa, più snella nel campodegli enti locali, più funzionale rispetto a inuovi compiti delle regioni, che assorbonoi compiti delle province ; perché non appenala competenza sulla viabilità passerà alle re-gioni e passerà alle regioni l ' assistenza sani-taria e psichiatrica, alle province cosa re-sterà ? Resterà soltanto l 'amministrazione de lpersonale, il che non è accettabile . La nuovadimensione, i nuovi rapporti fra gli enti lo -cali, in nuove misure di circondario e d icomprensorio o come si vogliono chiamare ,ma funzionali ed omogenei, possono aver eun significato nuovo in questo termine d irapporto tra la regione e l ' ente locale stessoanche ai fini di una migliore articolazionedemocratica dello Stato .

Un punto che desidero aggiungere e su lquale desidero essere molto chiaro e precisoè il seguente: noi non vogliamo che nell eregioni si verifichi ciò che si verifica per l oStato. Non vogliamo qui approfondire ciò ch eabbiamo esposto chiaramente nel « librobianco », circa i motivi che hanno provocatol'esistenza di residui passivi . Si deve evitareche anche nei bilanci delle regioni si verifi-chi l'accumulo dei residui passivi, soprat-tutto se in riferimento ad iniziative di inve-stimento. Dico questo perché è necessario chevi sia contestualità tra le programmazioni ri-servate alle regioni e quelle riservate alloStato. L'intervento dello Stato in termini d ifinanziamento deve essere contestuale all ' esi-stenza di programmi dettagliati nelle regioni .

Non vorremmo che i conti intestati alloStato presso il Tesoro diventassero ancheconti intestati alle regioni presso il Tesoroo presso qualche banca, anche per determi-nare un certo tipo di azione politica . Ciò de -terminerebbe una disfunzione nella disfun-zione, costituendo un elemento aggravant edella condizione già grave della finanza pub-blica . Credo che questo debba essere un prin-cipio fondamentale. Pertanto la programma-zione delle regioni, per le materie in cui essehanno un certo tipo di competenza esclusiva ,va raccordata agli interventi dello Stato nella

misura in cui già la programmazione è inessere, di cui cioè già si profila la attuazio-ne, al di là della semplice enunciazione . D'al -tra parte, anche i tempi e i meccanismi d iattuazione legislativa spesso non sono accet-tabili, e noi li osserviamo con una cert apreoccupazione, da un lato, e con una cert asperanza, dall 'altro : mi riferisco ai mecca-nismi di attuazione legislativa dei vari con-sigli regionali . Sussistono, indubbiamente ,possibilità di pericoli in questo tipo di legi-slazione : pericoli non in termini politici per -ché in ogni caso, comunque le maggioranz esi esprimano, le loro decisioni vanno accet-tate, ma pericoli nel senso che si possa de-terminare, sotto questo aspetto, un certo tipodi involuzione. E l ' involuzione non è accet-tabile, perché non favorisce lo sviluppo ge-nerale dello Stato, ma anzi ne diminuisce l acapacità di incidere nella situazione, e rend edifficile il rapporto tra i cittadini e la regione .

Vorremmo terminare questo intervent ocon un augurio, benché non riteniamo ch egli statuti siano perfettamente aderenti adalcune impostazioni di fondo e pensiamo ch ealcune norme degli statuti siano assoluta-mente superflue, mentre essi avrebbero po-tuto recepire gli articoli della Costituzione ;ma c'era quel pregiudizio, quella filosofia ,che stava alla base della solidarietà regio-nale, che ha compromesso una vera e tecni-camente migliore organizzazione ai fini legi-slativi del consiglio regionale .

Noi ci auguriamo, ed è questo l 'auguriocui mi riferivo, che si possa determinare unanuova mentalità anche della classe dirigent enazionale, sotto tutti gli aspetti (dalla class epolitica alla classe burocratica) ai fini di unanuova visione di ciò che le regioni possonoessere. Noi dobbiamo evitare che il cosiddettopotere regionale possa essere potere alterna-tivo, possa costituire elemento di freno e pos-sa evitare una seria programmazione econo-mica. Noi dobbiamo evitare che il cosiddettopotere regionale diventi elemento di pressio-ne delle regioni più ricche nei confronti delloStato .

Questo è un importante compito che i lParlamento, il Governo e lo Stato debbono as-sumere nei confronti delle regioni . Il muta-mento di mentalità e di costume può portar eeffettivamente ad un confronto di ordine de-mocratico, e quindi alla possibilità che loStato ad ordinamento regionale, in cui vien ea configurarsi la nostra Repubblica, possa es-sere elemento di sollecitazione e di progres-so, e non elemento di freno al progresso . (Ap-plausi dei deputati del gruppo repubblicano) .

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Atti Parlamentari

— 28176 —

Camera dei Deputah

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

Risultatodella votazione segreta .

PRESIDENTE . Comunico il risultato dell avotazione a scrutinio segreto dei provvedi-menti :

« Nuove norme per lo sviluppo dell amontagna » (1675) :

Presenti . . 41 1Votanti .

. 274Astenuti .

. 137Maggioranza

.

.

.

. .

. 138

Voti favorevoli

.

. . 255Voti contrari

.

. . 19

(La Camera approva) .

« Variazioni al bilancio dello Stato ed aquelli di amministrazioni autonome' per l'an-no finanziario 1970 (secondo provvedimento) »(approvato dal Senato) (3231) :

Presenti e votanti

.

. 41 1

Maggioranza . .

. . 206

Voti favorevoli

. 247

Voti contrari .

164

(La Camera approva) .

« Adesione alla convenzione doganale re-lativa all'importazione temporanea di mate-riale scientifico, adottata a Bruxelles 1'11 giu-gno 1968 e sua esecuzione » (2297) :

Presenti e votanti

. . 41 1Maggioranza

. . . . 206

Voti favorevoli 37 3Voti contrari

.

. . 38

(La Camera approva) .

Ratifica ed esecuzione dell'accordo tr al'Italia e il Sudan per evitare la doppia im-posizione sui redditi derivanti dall'esercizi odella navigazione marittima ed aerea, conclu-so a Khartoum il 19 ottobre 1968 » (approvat odal Senato) (2553) :

Presenti e votanti

. 41 1

Maggioranza . .

. . 206

Voti favorevoli

. 375

Voti contrari .

.

3 6

(La Camera approva) .

« Ratifica ed esecuzione dell'accordo tr al'Italia e l'Austria in materia di esenzione del -la legalizzazione, trasmissione degli atti d istato civile e semplificazione di formalità pre-liminari occorrenti ner contrarre matrimonio .

concluso a Vienna il 21 aprile 1967 » (appro-vato dal Senato) (2555) :

Presenti e votanti . 41 1Maggioranza

. .

. . . 206

Voti favorevoli 374Voti contrari

. . 37

(La Camera approva) .

« Ratifica ed esecuzione della convenzio-ne sulle facilitazioni al traffico marittimo in-ternazionale, adottata a Londra il 9 aprile1965 » (approvato dal Senato) (2775) :

Presenti e votanti

. .

. 41 1Maggioranza

. . . . 206

Voti favorevoli 37 7Voti contrari

.

. . 34

(La Camera approva) .

« Ratifica ed esecuzione dell'accordo tr al'Italia e la Romania per il regolamento dell equestioni finanziarie in sospeso e scambi d inote, concluso a Roma il 23 gennaio 1968 »(approvato dal Senato) (2776) :

Presenti e votanti . 41 1Maggioranza

. . . . 206

Voti favorevoli . 37 3Voti contrari

. . 38

(La Camera approva) .

« Ratifica ed esecuzione dell'accordo trala Repubblica italiana e la Repubblica fede-rale di Germania per impedire la doppia im-posizione in materia di imposte dirette deri-vanti dall'esercizio di imprese della naviga-zione aerea, concluso a Roma il 17 settembr e1968 » (approvato dal Senato) (2777) :

Presenti e votanti . . . . 411Maggioranza . .

. . 206

Voti favorevoli

374Voti contrari . .

37

(La Camera approva) .

Hanno preso parte alla votazione :

Abbiati

AmodioAchilli

Andreon iAlboni

Andreott iAlini

Anselmi TinaAllegri

Antoniozz iAmadei Leonettn

A riost oAmadeo

Arman iAmasio

Arnau dAmendola

Arzill iAmodei

Assant e

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Atti Parlamentari — 28177 — Camera dei Deputati

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

Avolio Buffone Degan GonellaAzimonti Busetto De Laurentiis G ramegn aAzzaro Buzzi Della Briotta Granat aBaccalini Cacciatore Dell'Andro Granell iBadaloni Maria Caiazza De Marzio Granzott oSalasso Calvetti de Meo Grassi Bertazz iBaldani Guerra Calvi De Mita Grazios iBaldi Gamba De Pascalis GreggiBallardini Canestrari De Ponti Grimald iBarberi Canestri de Stasio GuarraBarbi Caponi Di Giannantonio Guerrini Giorgi oBarca Capra Di Leo Guerrini RodolfoBardelli Cardia Di Lisa Guid iBardotti Carenini di Marino Gullott iBaroni Caroli di Nardo Ferdinando GunnellaBassi Carra Di Nardo Raffaele 1-lelferBastianelli Carrara Sutour D'Ippolito lanniell oBeccaria Caruso Di Primio IngraoBernporad Castelli Di Puccio lotti

Leonilde

Benedetti Castellucci Drago Iozzell iBeragnoli Catella Elkan IsgròBerlinguer Cattaneo Petrini Esposto Jacazz iBernardi Giannina Evangelisti La BellaBersani Cattani Fabbri Laf orgia

Bertè Cavaliere Fanelli Lajolo

Bertoldi Cavallari Fasoli La Loggi a

Biaggi Cebrelli Felici La Muff aBiagini Cecati Ferrari Lamann aBiagioni Ceccherini Ferrari Aggradi Lam iBiamonte Ceruti Ferretti Lavagnol iBianchi Fortunato Cervone Fibbi Giulietta Lenoc i

Bianchi Gerardo Cesaroni Finelli Lent iBianco Ciaffi Fioret LeonardiBiasini Ciampaglia Fiumanò LepreBignardi Cianca Flamigni Levi Arian Giorgin a

Birna Ciccardini l orlavi LimaBini Cicerone Fornaie Lizzero

Bisaglia Cirillo Foscarini LobiancoBo Goccia Fracanzani Lodi AdrianaBodrato Cocco Maria Fracassi Lombardi MauroBoffardi Ines Colajanni Franchi Silvan oBoiardi Colieselli Fulci Longo Luig iBoldrin Colombo Emilio Fusaro Longon iBoldrini Colombo Vittorino Galli Loperfid oBologna Compagna Galloni Lucches iBorghi Conte Gaspari Lupi sBorra Corà Gastone Macaluso

Borraccino Gorghi Gessi Nives IVIacciocchi Mari a

Bortot Cristofori Giachini Antonietta

Bosco Cucchi Giannantoni Maggion i

Bottari Curti Giannini MagriBozzi D 'Alema Giglia Malagugin i

Brandi D'Alessio Gioia Malfatt iBressani Dall'Armellina Giorno Mammì

Brizioli Damico C iordano Mancini Antoni o

Bruni D'Antonio Giovannini Marchett i

Bucalossi D'Aquino Girardin Marmug iBucciarelli Ducci de' Cocci Giraudi Marocco

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Atti Parlamentari

— 28178 —

Camera dei Deputat a

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

MarrasMartini Maria ElettaMaschiellaMasciadr iMattali aMattarell iMazzaMazzarrinoMengozz iMenicacciMerendaMeucciMicheli Filipp oMicheli Pietr oMiotti Carli Amali aMiroglioMitterdorfe rMolèMonac oMonasteri oMontant iMont iMorell iMorganaMoro Din oMorvid iMusottoMussa Ivaldi Vercell iNahoumNannin iNapolitano Francesc oNapolitano GiorgioNapolitano Luig iNatal iNattaNiccolai CesarinoNicolin iNicosi aOgnibene011iett iOlminiOriliaPadulaPajetta Gian Carl o

Pajetta GiulianoPandolfiPascariell oPasson iPatriniPazzagliaPedin iPellegrinoPennacchin íPiccinell iPiccol iPigniPirastuPiscitello

PisicchioPison iPitzalisPochett iPrearoPucci ErnestoQuiller iRacchett i

Rad iRaffaell iRaicichRampaRaucc iRausaRe GiuseppinaReggian iReichlinRestiv o

Robert iRognon iRomanat oRomeoRosat iRuffiniRumorRusso CarloRusso FerdinandoRusso VincenzoSabadin iSalizzoniSalvatoreSalv iSandr iSangall iSannaSantoniSart iSavio Emanuel aSavold iScagli aScain iScarlatoSchiavonScianaticoScipioniScott iScutar iSedat iSemeraroSeneseSereniServade iSgarbi Bompan i

LucianaSgarlataSimonacc iSinesioSisto

SkerkSorgiSpagnol iSpecialeSperanzaSpinell iSpitell aSquicciarin iStellaStorch iSulloSulott oTagliarin iTambroni Armarol iTaniTantaloTarabiniTedesch iTempia ValentaTerranaTerrarol iTodros'rognon iToro sTraina

Si sono astenutin. 1675:

Alboniml in iAmasioAmandolaAmode iArzill iAssanteAvolioBaccalin iBardell iBastianell iBenedett iBeragnoliBerlinguerBiagin iBiamont eBin iBoBoldrín iBorraccinoBortotBrun iBusett oCaponiCardiaCarusoCebrell iCecat iCesaroni

TraversaTripodi GirolamoTrombador iTruzziTucearitirsoUsvard iVagh iValeggian iValor iVassall iVecch iVecchiarell iVenturol iVespignan iVetranoVetroneVianeiloVicentin iVincell iZaffanell aZamberlettiZanibell iZanti Tondi CarmenZucchin i

sul disegno di legge

CiancaCiceroneCirilloGocci aColajann iConteGorghiD'AlemaD'AlessioDamicoDe Laurentii sdi MarinoD'IppolitoDi PuccieEspostoFasol iFerrettiFibbi GiuliettaFinell iFiumanòFlamign iFoscarin iGastoneGessi NivesGiachin iGiannanton iGiannin iGiovannin iGramegna

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Atti Parlamentari

— 28179 —

Camera dei Deputat a

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Pellegrin oPigniPirastuPiscitell oPochett iRaffaell iRaicichRaucc iReichlinSabadin iSandr iSann aSanton iScain iScipioniScutar iSereniSgarbi Bo:npan i

LucianaSpagnol iSpecialeSulotto`Pan iTedesch iTempia ValentaTerrarot iTodrosTognon iTrainaTripodi GirolamoTrombadoriTuccariValor iVecch iVenturol iVespignaniVetran oVianelloZanti Tondi CarmenZucchin i

(concesso nelle sedute

Foschin iIrnperial eMezza Maria Vittori aPintusRiccio

PerdonàSpadol aZappa

(concesso nella seduta odierna) :

GranataGranzottoGrimald iGuerrini RodolfoGuid iIngraoIotti Leonild eJacazziLa BellaLajoloLamannaLam iLavagnol iLeonard iLevi Arian Giorgin aLizzeroLodi AdrianaLombardi Mauro

SilvanoLongo LuigiLoperfidoMacalusoMacciocchi Mari a

Antoniett aMalagugin iMalfatt iMarmug iMarrasMaschiellaMonasteri oMorvid iNahoumNapolitano GiorgioNapolitano Luig iNattaNiccolai CesarinoOlminiPajetta Gian CarloPajetta GiulianoPascariell oPasson i

Sono in conged oprecedenti) :

BartoleBottaBovaCaiat iDe Pol iErminero

Cattane iCorteseFrascaLucifredi

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE . È iscritto a parlare l ' ono-revole Romeo . Ne ha facoltà .

ROMEO . Signor Presidente, onorevoli col -leghi, onorevole rappresentante del Governo ,questo mio intervento non ha la finalità diritardare l 'approvazione degli statuti in esa-me. Le regioni sono ormai una triste realtàdel nostro ordinamento statuale, ed è ben eche esse al più presto siano regolate nel loroordinamento e nelle loro competenze . Sarebbeindispensabile, però, che di esse fossero sta-bilite esplicitamente le attribuzioni per evi -tare che, nella loro attività, tentassero di al-largare sempre più Ie loro funzioni, superan-do i limiti stabiliti dalla Costituzione e dall eleggi vigenti e anticipando funzioni che po-tranno essere devolute alle regioni solo d aleggi che debbono ancora essere emanate .

Giorni fa ho avuto l'occasione di parteci-pare, insieme con i componenti della Com-missione economica del Parlamento europeo ,ad una visita fatta all'IRI . Alla riunione son ointervenuti il presidente dell'IRI, Petrilli, eil ministro delle partecipazioni statali, onore-vole Piccoli . Si è discussa la politica regional ecomunitaria ed il ministro ha dichiarato, tro-vando pieno consenso tra i parlamentari eu-ropei presenti, che i problemi regionali no nsono soltanto nazionali, ma comunitari . Ade-rendo a questa concezione, io mi sono per -messo di obiettare all 'onorevole Piccoli cheessa veniva però a contrastare con le aspira-zioni autonomiste, talvolta in contrasto tra d iloro, delle regioni che, specie nel sud d 'Ita-lia, rivendicano competenza esclusiva per l eriforme di struttura ed anche in tema di pro-grammazione regionale . Lo ha detto testé an-che il rappresentante del partito repubblica -no italiano. Il ministro delle partecipazion istatali, rispondendo cortesemente a questamia obiezione, spiegò che, se è vero che ne iconsigli regionali si manifesta l ' aspirazion edi allargare sempre più la sfera di competen-za delle regioni, il Governo aveva assuntol'impegno, al quale si riteneva tuttora legat ocon volontà e forza, di ricondurre le region inei limiti della Costituzione e di evitare ch eesse potessero assumere potestà in problem iche rientrano nella esclusiva competenza del -lo Stato perché sono di interesse nazionale esotto questo aspetto, quindi, sempre premi-nenti .

Esaminando gli statuti delle regioni è sor-to in me il legittimo dubbio che l'impegno

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Atti Parlamentari

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del ministro Piccoli, assunto in sede comuni-taria a nome del Governo, sia effettivamentenon realizzabile . Da parte di tutti i consigl iregionali, attraverso la proposizione degli sta-tuti in esame, si manifesta infatti la volontàdi limitare, fino a renderlo quasi nullo, l ' in-tervento dello Stato anche per le materie ch enon rientrano nella competenza delle regioni .Questa volontà appare manifesta particolar-mente se si considerano gli statuti così com eerano stati originariamente predisposti, dicomeglio, come originariamente erano stati vo-tati . Sono intervenute poi delle modifiche all enorme prima approvate . Ma queste modifichesi palesano all ' evidenza correttivi formali res inecessari per il varo degli statuti . Sono mo-difiche adottate per corrispondere ai cosiddett i« incontri informali » che hanno finito colmettere nel nulla anche le recenti modifichedella legge Scelba 1953 la quale, pur esclu-dendo la modificabilità del testo deliberat odai consigli regionali, stabilisce che il Parla-mento può rifiutare l 'approvazione degli sta-tuti regionali e rinviarli, se essi non risultin oin armonia con la Costituzione e con le leggidella Repubblica o se contengano disposizion iin contrasto con l ' interesse nazionale . Gli in-contri informativi hanno praticamente vinco-lato preventivamente l ' attività del Parlamen-to, di questo ramo del Parlamento, come pri-ma del Senato .

L 'esame dei testi originali approvati da iconsigli regionali e di quelli risultanti dall emodifiche apportate mette in evidenza ch enulla è mutato nella volontà del legislator eregionale e che con modifiche di forma e nondi sostanza si tenta di superare le eccezioniche si erano manifestate nel corso degli in-contri informativi .

Non sarò molto lungo in questo mio in-tervento ; mi soffermerò particolarmente sullostatuto della Liguria e in parte su quello del -la Lombardia (per quest ' ultima regione inter -verrà anche il mio collega onorevole Servel-lo), per esaminare le modifiche che sono stat eapportate agli statuti originari .

Per quanto riguarda lo statuto della Ligu-ria, vi è subito una modifica all ' articolo 1 ,dove alla dizione « sulla base dei princìpi »è stata sostituita la dizione « secondo i prin-cipi » . La sostituzione ha un evidente caratte-re formale se si considera che a marcare l adivisione che si vuol perseguire fra le regio-ni, che dovrebbero pure costituire l ' unità po-litica dello Stato, ogni regione ha un suo stem-ma e. un suo gonfalone ; e questo non esclud eteoricamente che una regione possa nel futu-ro iniziare un'azione ner confusione d ' inse -

gna qualora risulti che il suo stemma poss aessere confuso con quello di altra regione . Invirtù dell'articolo 1, avremo in Italia var istaterelli, ciascuno battente bandiera propria ;e la cosa appare risibile - mi sia consentit odirlo - se si considera che la Comunitàeuropea, pur avendo stabilito di voler esser eun'unione politica europea, pur volendo rag-giungere il superamento di ogni nazionalità ,non ha pensato ancora di stabilire una pro-pria bandiera, un proprio gonfalone, un pro-prio stemma, mentre in Italia si creano invecele bandiere regionali .

Ha già rilevato il collega onorevole Me-nicacci che, mentre, le regioni a statuto spe-ciale sono obbligate ad avere uno stemma ,un gonfalone, che però deve essere approva-to con decreto del Presidente della Repubbli-ca, le regioni a statuto ordinario scelgono ess estesse lo stemma, il gonfalone o la bandiera ,per cui starei per dire che regioni a statut ospeciale sono queste e non quelle .

Il rappresentante del partito repubblican oosservava testé che le regioni a statuto spe-ciale hanno assunto una posizione - mi par ecosì affermasse - alternativa allo Stato ; maio mi domando se al rappresentante del par-tito repubblicano non debba apparire che fi nda ora le regioni a statuto ordinario hannogià assunto una posizione alternativa rispettoa quella dello Stato, più di quanto non ab-biano fatto le regioni a statuto speciale . E que-sto avviene non soltanto nelle regioni a mag-gioranza comunista, ma anche in quelle ov eè dominante la democrazia cristiana, come inLombardia, ad esempio, dove Rassetti è arri-vato ad affermare, in vari congressi, che se-condo la sua concezione deve essere la region ead avere tutto il potere tributario, perché po ideve essa stabilire la quota di partecipazion edello Stato e quella dei comuni .

Continuiamo l'esame di queste modifich eapportate allo statuto originario della region eligure . L'articolo 6, così come è stato modifi-cato, risulta integrato per quanto riguarda l afinalità della regione di potenziare, oltre gl iistituti di autonomia locale, anche le loro pre-rogative. Non ci si rende conto della portat adi questa integrazione, che a mio modo di ve-dere non fa altro che esasperare il concetto d iautonomia. Sarebbe logico domandare conquale criterio, nei colloqui informali, si si aaddivenuti a questa integrazione .

Altrettanto formale appare la modifica ap-portata all'articolo 7 per l'attribuzione del po-tere alle regioni in situazioni di necessità edi pubblico interesse. Le situazioni di neces-sità - lo sappiamo tutti - sono impreviste ed

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imprevedibili, e non possono essere affrontat econ provvedimenti emessi dalla regione, m asoltanto con provvedimenti straordinari . Perquanto riguarda questi, non è possibile pre-vedere i limiti di competenza tra Stato e re-gioni. Le situazioni di necessità richiedonosempre un intervento dello Stato, il qual ed'altra parte ha il dovere di intervenire innome del sentimento di solidarietà nazionale .Misure concrete in una situazione di emer-genza non possono essere adottate con l ' inter-vento della regione ; un esempio tipico lo ab-biamo avuto ultimamente in Sicilia, all'epoc adel terremoto . Non è stata certamente la re-gione siciliana, nonostante esista da anni, enonostante la sua organizzazione abbia mezz ie possibilità di intervento, che è potuta vali-damente intervenire, ma è stato lo Stato .

Ancora più evidente il carattere formali-stico delle modifiche appare da quella inserit aall'articolo 14. Il consiglio regionale ligur eha istituito una particolare figura, quella de ldifensore civico, e di esso nel primo statut oaveva stabilito la funzione demandando po ialla legge regionale di stabilirne più precisa-mente i compiti e i modi di esercizio . Con l amodifica apportata non ,è più indicata la fun-zione. Si sopprime infatti il secondo comm adel testo originale e si rinviano alla leggeregionale i compiti, il modo di esercizio, oltrele modalità di nomina del difensore civico . I ltesto così modificato risulta – consentite cheio lo dica – peggiore di quello originale, per -ché si istituisce l'ufficio del difensore civic osenza stabilirne la funzione e lasciando all alegge regionale futura di stabilirne i compiti .È legittimo domandare : qual è la figura deldifensore civico ? Qual è la funzione che l oStato gli riconosce ? Quali sono le attribuzion ia lui assegnate ? Almeno nel testo originaleera stato indicato che a lui era demandata l afunzione di constatare la regolarità ammini-strativa, anche se non era indicato a qual eattività della regione o di altro ente andass etale attività riferita .

Procediamo nell'esame di queste modifichee rileviamo che del tutto formale appare lamodifica apportata all'articolo 84. Prima i lvoto segreto poteva essere adottato su richiestadella maggioranza assoluta del Consiglio; conla modifica invece deve essere adottato co ndeliberazione della maggioranza assoluta delConsiglio : sempre maggioranza assoluta, si ain un caso che nell'altro, ma si deve adottar econ voto. Ma allora è da domandare : questamaggioranza si esprime con voto segreto ocon voto palese ? Perché è evidente che, s edovesse intendersi richiamato il voto palese,

tanto varrebbe lasciare la prima formula, cio èa richiesta della maggioranza . Sono modificheche, ripeto, non hanno alcun significato pra-tico, ma sono soltanto formali, e che non s ocome possano aver accontentato coloro i quali ,in colloqui informali e privati, hanno rite-nuto di poter riportare sulla retta via i legi-slatori regionali . E così la modifica dell 'ar-ticolo 52, che si limita a ridurre da dieci acinque giorni i termini di comunicazione delledelibero del Consiglio regionale al commis-sario di Governo, e a ridurre da 30 a 15 giorniil termine per una eventuale impugnativa d i

legittimità da parte del Governo .Priva di qualsiasi contenuto sostanziale è

la modifica dell'articolo 54, quarto comma ,e dell'articolo 65, anche se il controllo non

riguarda l'esercizio delle funzioni .Ho voluto sinteticamente accennare ed in-

dicare le riforme che si è creduto di appor-tare al testo originario dello statuto ligure ,come se queste riforme ne avessero effettiva-mente mutato il contenuto, lo spirito, l'indi-rizzo .

Passiamo ora, sia pure brevemente, all e

modifiche che riguardano lo statuto della re-gione lombarda, regione della quale sono un o

dei rappresentanti in questa Camera . Esami-

nando particolarmente queste lievi e poch e

modifiche che sono state apportate al testo

dello statuto, si nota quella all 'articolo 1, che

è la stessa di quella apportata allo statut o

della regione ligure, e pertanto mi richiam o

alle osservazioni già fatte . Vi è poi quella al -l'articolo 47, che riguarda il personale : sitratta di una modifica – mi rivolgo all'onore-vole ministro – che non tiene conto delle pre-cise norme contenute nella legge finanziaria ,che prevede il trasferimento del personale del -

l'amministrazione e delle funzioni ad esso con -

ferite . Vi è ancora quella dell ' articolo 59, che

riguarda la delega di funzioni, e consiste sol -

tanto nell'escludere questa delega in caso di

funzioni conferite alla regione per delega . Ciò

in omaggio al fatto che si è riconosciuta l a

giustezza del principio delegailus delegare non

potest che i legislatori regionali della Lom-bardia ignoravano al momento dell'approva-zione dello statuto originario . Vi è quella del-

l'articolo 70, che è del tutto formale .Ma una modifica – consentite che lo ri-

levi in quest'aula – che mette in evidenza l ospirito che anima i legislatori lombardi è

quella dell'articolo 63, non fosse altro pe r

il modo in cui si è verificata e per le conse-guenze cui ha portato. A proposito dell'arti-colo 63 dello statuto lombardo può essere op-portuno richiamare in questo ramo del Par-

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Atti Parlamentari

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lamento quanto è avvenuto, invece, nell ' altroramo. Per come questo articolo era stato com-pilato originariamente, lo statuto lombard oaveva subìto un intoppo nel suo iter davant ial Senato; infatti con questo articolo, che ri-guarda il referendum abrogativo, veniva sta-bilito che il referendum abrogativo non fosseconsentito per leggi limitative della proprietàfondiaria o riguardanti l ' espropriazione de isuoli, approvate con la maggioranza dei dueterzi del consiglio regionale .

Era evidente che democratici come Bas-setti e Colombo volessero impedire l'eserci-zio di uno strumento democratico qual è i lreferendum, disponendo che una legge nonpotesse essere abrogata solo perché assuntacon una maggioranza piuttosto che con unaaltra. È questa la democrazia che ispira Bas-setti e Colombo, consiglieri della regionelombarda .

Si trattava di una norma limitativa di undiritto costituzionale, e il consiglio regional elombardo non voleva rendersi conto di do-vere necessariamente adottare una modificadi questa norma che era in contrasto con iprincìpi costituzionali e democratici che a desso stanno tanto a cuore. E si pretendevache tutto questo venisse modificato con unalettera privata la quale avrebbe dovuto chia-rire la portata della norma .

Il Senato ritenne che si potesse accettarequesto strumento della lettera privata ; ma aquesto punto intervenne l'autorità del Pre-sidente di quella Assemblea per dichiarar eche egli non poteva consentire se non un amodifica formalizzata, per cui l 'articolo do-veva in tal modo essere modificato . Solo intal modo si poteva accertare che il consiglioregionale lombardo aveva espresso la volont àdi modificare il contenuto di quella norma .

Si potrà obiettare a questo punto che i nfondo il consiglio regionale lombardo ha fi-nito con l'adeguarsi, per superare il conflittoche si era formato tra il pensiero espresso i nmodo informale da parte di un certo organ odel Senato e quello del consiglio regionale .Ma ricordate - lo avete letto sui giornali -quello che si è verificato in quei giorni a lSenato ? Ciò indica lo spirito che anima ilegislatori della Lombardia, i quali per im-porre la loro volontà lesiva dei diritti costi-tuzionali erano giunti al punto di denunciar eil Presidente del Senato al segretario del par-tito al quale egli appartiene perché ritardav al ' iter di approvazione dello statuto, e di in-vitare il segretario nazionale della democra-zia cristiana a intervenire presso il Presiden-te del Senato affinché lo statuto approvato

dai legislatori lombardi venisse senz'altr oratificato .

Cosa si può sperare da questi legislator i

regionali milanesi per i quali il President edel Senato ha ritenuto di dover rilevare inpubblica Assemblea la « mancanza di sensodi opportunità politica e di responsabilità » ?È sperabile che questa manifesta volontà d iattentare alle prerogative costituzionali e all especifiche competenze dello Stato possa es-sere mutata ? Si renderanno essi conto de ilimiti della loro potestà legislativa ? Non sor-geranno conflitti tra Stato e regione ? Il pri-mo atto di Bassetti a Milano non è stato fors equello di impugnare leggi già approvate dal -lo Stato e che rientravano nell ' esclusiva com-petenza dello Stato ?

Ho così, sia pure in rapida sintesi, messoin evidenza le modifiche apportate allo sta-tuto regionale della Liguria e a quello dell aLombardia per dimostrare come esse null adi concreto abbiano cambiato; e come prati-camente gli statuti siano rimasti nel lorocontenuto tali e quali erano ; e come essi noncorrispondano a quelle che sono le norm edella nostra Costituzione .

Richiamate così le modifiche apportate agl istatuti originari della regione ligure e dell aregione lombarda, non è contestabile che conil sistema adottato si è cercato di evitare i lrigetto degli statuti, ma si nasconde il perico-loso atteggiamento dei consigli regionali chesi manifesta fin dal loro primo atto di vita .

È contro la preminenza dell'interesse pub-blico nazionale, tutelato e rappresentato dalloStato, demandare alla regione compiti che at-tengono all'intera comunità nazionale, qual iil sistema di servizi di sicurezza sociale, ladifesa dall'inquinamento, la ricerca scientifi-ca, la politica di piano, il superamento d isquilibri tra le grandi aree territoriali del pae-se . A questo proposito mi domando come pos-sa rientrare nella competenza della region eligure o di quella lombarda il superamento d iprofondi squilibri che esistono tra la Lombar-dia, mia terra di elezione e la Calabria, miaterra di nascita . È evidente che non è com-pito della regione lombarda superare quest isquilibri perché questo può rientrare esclu-sivamente nella competenza dello Stato ; sap-piamo inoltre che il Governo, per bocca de isuoi ministri responsabili, ritiene che quest isiano problemi non soltanto di natura nazio-nale, ma addirittura di natura comunitaria .La politica regionale, infatti, è un problem acomunitario : è accertato, dichiarato e ricono-sciuto da tutti . Si vuole invece ricondurre l apolitica regionale alla politica specifica, sin-

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gola di ciascuna regione, senza pensare ch ericonducendola alla potestà regionale, quest apolitica finirà col determinare contrasti fr auna regione e l 'altra .

Vengono devoluti alle regioni anche i com-piti di difesa dall ' inquinamento e relativi all apoltica di programmazione, come risulta chia-ramente espresso, per la Liguria, dagli articol i1 e 5 dello statuto e, per la Lombardia, dal-l 'articolo 3 .

Non vi pare demagogico stabilire, peresempio, che per l'esercizio dell'iniziativa po-polare basti un numero fisso di cittadini nonproporzionato all ' effettiva consistenza dellapopolazione della regione ?

Risultano all ' evidenza in contrasto con lalegge finanziaria, che prevede il trasferimentodel personale insieme con l 'attribuzione dell efunzioni, le norme sia dello statuto ligure si adi quello lombardo relative al personale .Quei consigli regionali vogliono infatti riser-varsi il potere di determinare lo stato giuri -dico, le funzioni, il trattamento economico de iloro dipendenti, nonché l ' assunzione a con-tratto di collaboratori, con funzioni anche di-rigenziali, e la nomina di consulenti oltre ch edi collaboratori esterni . Occorre però ricono-scere che in questa materia lo statuto ligur eè molto più ampio di quello lombardo .

Attraverso l'assunzione di questo persona-le esterno e interno ci si avvia alla istituzion edi nuovi centri di potere, analoghi a quell igià creati in tutte le regioni a statuto speciale .Il fenomeno è destinato ad estendersi fatal-mente anche a tutte le regioni a statuto ordi-nario .

Egualmente orientata a fini di potere risul-ta la facoltà, accordata alla regione dallo sta-tuto lombardo, di costituire enti ed aziende ;di esercitare su di essi poteri di indirizzo, d ivigilanza e di controllo ; di scegliere e nomi-nare i dirigenti e gli amministratori ; di pro -muovere società finanziarie o di parteciparead esse. È facile immaginare quali « carroz-zoni » saranno costituiti, e quante nuoveaziende sorgeranno ! Naturalmente si tratter àdi imprese passive, il cui deficit ricadrà sullefinanze, già esauste, delle regioni .

L 'onorevole Gunnella, intervenendo dian-zi a nome del partito repubblicano, auspicavache le regioni non dovessero avere né residu iattivi né residui passivi . In realtà le region iavranno soltanto debiti, e debiti che aumen-teranno di anno in anno e si accavallerannogli uni agli altri nel corso del tempo . Questoè purtroppo il destino delle regioni, e noncerto quello di avere residui attivi !

Con l ' istituzione di tributi propri delle re-gioni si trascurano completamente, poi, i li-miti ad esse posti dalla legge finanziaria .

Al di fuori di ogni competenza delle re-gioni, gli statuti della Liguria e della Lom-bardia (con maggiore moderazione il primo )attribuiscono alle rispettive regioni la pote-stà di legiferare per rendere effettivo il di -ritto al lavoro, allo studio e alla tutela dell asalute; per rendere integrale il sistema d isicurezza sociale; per la difesa del suolo ; perla difesa del patrimonio artistico, paesisticoe culturale .

Con l ' attribuzione alle regioni di quest ecompetenze, si trascura completamente l ' ar-ticolo 117 della Costituzione, come si trascur aquella che è la competenza dello Stato . Aquesto proposito, potrei osservare che i mem-bri del Governo nazionale ignorano quelli de igoverni regionali. Ne ho avuto l 'esempiol'altro giorno in questa aula, allorché si di-scuteva della legge sulla montagna . In quel-l'occasione, il ministro Natali ha affermato ,a ragione, che il problema della montagnaera di esclusiva competenza dello Stato . E,allorché il collega onorevole Giuseppe Nicco-lai ha osservato che gli statuti regionali con-siderano invece questo problema di esclusiv acompetenza regionale, il ministro Natali h arisposto di sconoscere gli statuti regionali .

Quindi, vi ignorate a vicenda, uomini de lGoverno nazionale ed uomini dei governi re-gionali . Gli uni non sanno quello che fann ogli altri . Forse questi statuti, che noi do-vremmo discutere, ma non discutiamo (sono ,le nostre, voci clamanti nel deserto), non son ostati portati all ' approvazione del Parlament odall 'attuale Governo, del quale il ministroNatali fa parte, questo ministro che dichiar aapertamente (ne apprezziamo la sincerità) d isconoscere gli statuti regionali ?

Onorevoli colleghi, vi domando se quest areciproca ignoranza che caratterizza i legi-slatori, proprio nella loro azione di legisla-tori, sia una cosa seria e possa dare affida -mento per il futuro dell'Italia .

Per quanto riguarda il patrimonio artisti-co, culturale e paesaggistico, che le regioni ,naturalmente, vogliono regolare con loro attri-buzioni, si dimentica, naturalmente, che esisteuna legge per la protezione delle opere d'arte ,dei monumenti, del paesaggio, si dimenticache c'è un Ministero e che ci sono le sovrin-tendenze ; si trascura infine che proprio in que-sti giorni l'onorevole Misasi, che è certament eun regionalista convinto, ha voluto far assu-mere da parte dello Stato tutto quello che ri-

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guarda il patrimonio artistico, giungendo a lpunto di proporre la creazione di un nuovodicastero - in Italia ce ne sono pochi e quind ice ne vuole un altro ! - per quanto riguardale arti, i monumenti e il patrimonio artistico .Vedete dunque come si ignorano certe cose .Anche un ministro come Misasi, che pur co-nosce l'esistenza delle regioni, che pure è unconvinto regionalista, che pur deve sapere chele varie regioni, anche quelle di ispirazion edemocristiana, sono regioni che vogliono as-sumere attribuzioni e funzioni nel campo de lpatrimonio artistico, dimentica tutto questo epropone la costituzione di un ministero nuo-vo che accentra - ed io dico giustamente -tutto il potere su quello che è il patrimonioartistico e culturale . Le regioni invece recla-mano che tale potere sia affidato alla lorocompetenza .

Potrei articolo per articolo, così come hafatto molto diligentemente il collega Menicac-ci, esaminare questi statuti proposti e mette-re in evidenza per ciascuno di essi, anzi pe rogni norma di ogni articolo di statuto, il con-flitto che sorge tra l'interesse nazionale e l'in-teresse regionalistico, e particolarmente met-tere in evidenza che questi statuti manifesta-no uno spirito e una volontà rivolti contro loStato. Mi pare tuttavia perfettamente inutil esottoporre me a questo lavoro e voi alla noi adi ascoltarmi; è perfettamente inutile scen-dere a particolari specifici, ad un esame ar-ticolo per articolo delle norme statutarie dat oche ad esse non è possibile apportare nessu nemendamento, nessuna modifica . Si trattapurtroppo di approvare un atto deliberato daaltre autorità . Contrariamente a quanto è av-venuto per le regioni a statuto speciale, i lParlamento non forma lo statuto delle region ia statuto ordinario ; e se non può o non vuolesvolgere un lavoro di elaborazione di propo-ste per le modifiche dei testi, e se non vuol eo non può (non può per evidenti ragioni d icorreità politica) far restituire i testi e richia-mare i consigli regionali ad un senso di mag-giore responsabilità costituzionale, non rima -ne purtroppo che esprimere il nostro voto con-trario, che però vuol denunciare e denunciaapertamente (e lo continueremo a fare) al -l'opinione pubblica il tradizionale metodo ri-nunciatario di questa maggioranza : esso s iaccontenta di considerare come soluzioni quel -le rivolte soltanto a superare difficoltà di or -dine formale e - invece - lascia che ancor auna volta lo Stato italiano sia in balìa di ch ivuole la distruzione di ogni sua struttura edi ogni sua essenza, e ciò in nome della so-vranità regionale .

Approvazioni in Commissioni.

PRESIDENTE . La VI Commissione (Fi-nanze e tesoro) nella riunione di oggi, in sed elegislativa, ha approvato i seguenti provvedi -menti :

« Proroga a favore dell'UNIRE dell'ab-buono sui diritti erariali sulle scommesse chehanno luogo nelle corse dei cavalli e riduzion edell 'aliquota di tributo sulle scommesse ac-cettate in occasione delle corse dei cani »(3183), con modificazioni ;

Senatori SEGNANA ed altri : « Conversione a l6 per cento delle obbligazioni opere pubblichein circolazione a tasso inferiore e istituzion edi un diritto di contingenza sui mutui con-cessi dalle sezioni autonome per il finanzia -mento di opere pubbliche e impianti di pub-blica utilità » (approvato dalla V Commission edel Senato) (2889), con modificazioni .

La XI Commissione (Agricoltura) nell ariunione di oggi, in sede legislativa, ha ap-provato il seguente provvedimento :

MENGOZZI ed altri : « Modifica dell'arti-colo 9 della legge 27 ottobre 1966, n . 910, con-cernente provvedimenti per lo sviluppo dell aagricoltura » (2907), con modificazioni .

Si riprende la discussione .

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'ono-revole Ferdinando di Nardo . Ne ha facoltà .

DI NARDO FERDINANDO . Onorevoli col -leghi, non mi dilungherò eccessivamente, chéquesta delle regioni è una battaglia che ci haimpegnato ed ha impegnato il Parlamento ita-liano dal suo inizio, e che ci impegna indub-biamente fino al suo atto finale che è l ' appro-vazione di questi statuti ; atto finale per quan-to riguarda più direttamente il Parlament operché, poi, da un altro punto di vista, l eregioni le abbiamo e ce le terremo, con tutt ele loro conseguenze . La loro vita è iniziatain maniera burrascosa : esse, con le manife-stazioni di Reggio Calabria e di L 'Aquila ,hanno presentato il loro biglietto da visita ;ma, nell ' interesse della patria italiana, ci au-guriamo che quell ' inizio non porti a più trist iconseguenze, giacché non vorremmo affatto -noi che guardiamo agli interessi del nostr opaese - essere Cassandre o profeti di event isfavorevoli . Non lo vorremmo davvero . E poi -ché gli statuti di una regione possono esser eapprovati o disapprovati, ma non è possibile

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apportare ad essi modifiche, quest'aula è gi àtutta predeterminata, in ogni suo componente ,ad approvare questi statuti . E del resto nonpotrebbe questa Assemblea non approvarli ,giacché essa nella sua maggioranza ha volut ole regioni . Conseguentemente è pacifico ch enoi non parliamo ad un determinato numerodi colleghi al fine di convincerli della bont àdi quanto diciamo ed ottenerne il voto . Noiesprimiamo delle posizioni che passeranno nondico alla storia, ma alla cronaca parlamentare ,e vogliamo che esse restino agli atti affinch ésiano chiare le responsabilità di ciascuno . Noiassumiamo le nostre responsabilità fino infondo, e quindi è poco importante se in quest aaula avrò il piacere di avere molti colleghi a dascoltarmi o se non avrò ascoltatori, perch éio, direi, parlo « a verbale », parlo a futur amemoria .

I documenti che iI Governo ha affidato a lnostro esame non sono gli stessi che ci son ostati comunicati dai nostri consiglieri regio-nali e da quelli di altre parti politiche. Questiultimi sovente hanno desiderato far preceder elo statuto da preamboli che non mi piacciono ,e non perché essi contengano espressioni pocobenevoli nei confronti della mia parte politica ,ma per motivi di logica . Infatti, nel presen-tare una persona, ad esempio, è piuttost osciocco precisare che essa è figlia di suo padre ,ma non discende dal nonno o dal bisnonno .La storia è quella che è, nella successione d itutti i fenomeni, buoni o cattivi che siano .

Comunque, gli statuti sono stati presentat icome un ' espressione unitaria della realtà ita-liana. Per quanto riguarda Napoli, tra l'altro ,l'espressione dell'humour napoletano non h amai avuto soluzioni di continuità . Fortunata -mente la politica c 'è entrata poco. Nel-l'hunnour napoletano Napoli è sempre controqualche cosa, è difficile che sia « pro » . Sem-mai, è favorevole a ciò che non ,è più, ma nonè mai favorevole a ciò che è. Ciò fa parte del -l'humour di questa popolazione mediterranea ,allegra, scanzonata, contenta, capace e pro-fondamente buona .

Desidero rilevare alcune « perle » contenut enegli statuti, e alcune norme che avrebber odovuto essere in essi contenute .

Gli statuti di tutte le regioni sono redatt iall'incirca secondo un canovaccio eguale .Ciascun consiglio regionale ha pensato di dars iil maggiore potere possibile, nell'ambito d iuna giuridicità esasperata . Non si è conside-rato che una regione è tale in quanto si carat-terizza nelle sue necessità, nei suoi indirizzi ,pur avendo naturalmente tutta una serie d ipunti in comune con le altre regioni .

Vi sono regioni nelle quali vi è una grand emetropoli e vi sono regioni che non hanno un ametropoli nel loro seno . Quando infatti si par-la della regione laziale, della regione lombar-da e della regione campana non si può pre-scindere dall'esistenza di Roma, Milano e Na -poli . Quando si considera la regione calabra ,occorre tener presente che tra Catanzaro e Reg-gio Calabria non vi sono differenze enormi .Ma se si prende in considerazione la region ecampana, non si può dire. che Salerno sia sul -lo stesso piano di Napoli . Indubbiamente, laeconomia della regione campana soffre e a ltempo stesso si avvantaggia per la presenza d iNapoli . Ciò non poteva essere trascurato nell arealizzazione di uno statuto, che non deveessere solo l'atto legislativo fondamentale del -la regione a carattere statico, ma deve in u ncerto senso riprodurre la dinamica di una re-gione .

Nello statuto della regione campana nonsi poteva prescindere da Napoli, che non è solouna metropoli : la città comincia infatti aCapo Miseno e finisce a Punta Campanella ,comprendendo il relativo entroterra . Dall'esi-stenza del golfo di Napoli derivano necessit àche sono imposte dalla natura, a parte la po-litica, a parte chi governò ieri e chi governer àdomani. Sussistono infatti, tra l'altro, pro-blemi di indirizzo per quanto attiene al turi-smo e la regolamentazione delle attrezzatur eportuali esistenti .

Circa tre settimane fa siamo andati, con i lministro Piccoli e con un certo numero d imembri della Camera e del Senato, a visitarela zona vicino a Marsiglia dove sono in cors odi realizzazione grossi impianti, destinati asoppiantare le attrezzature di Genova, com edel resto è già avvenuto da parte degli impian-ti di Fiume nei confronti di quelli di Trieste .Devo dire che in quest 'aula si parla moltospesso di internazionalizzazione dei porti .Però, sono considerati internazionali i port idegli altri paesi, mentre i nostri diventan oprovinciali perché, almeno in base agli sta-tuti, non sono più neppure regionali . Lo sta-tuto della regione Campania non consideraquell'importante patrimonio (come fenomenostatico e nella sua vis dinamica) rappresentat odal porto di Napoli . Se quest'ultimo, che s itrova al centro di un golfo importantissimo,non funziona, immediatamente vengono a ri-sentirne le zone di Salerno, di Avellino, di Ca-serta, e così via, sotto il profilo turistico . Que-sto retroterra, oltre a dare, deve anche riceve-re. Di tutto ciò non si è tenuto conto .

Non ripeterò gli argomenti che sono stat igià trattati dai colleghi che mi hanno prece-

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duto. Non ci troviamo, del resto, in presenz adi un ostruzionismo parlamentare, che tutta-via può significare, oltre che un'intenzione« dispettosa », anche l'intenzione, attravers ol'unico, disperato mezzo che si ha a dispo-sizione, di puntualizzare un determinato at-teggiamento, affinché l'opinione pubblica n eprenda atto. Comunque, i colleghi Menicacc ie Romeo hanno già parlato di gonfalone e d istemma. Pare che un po' tutti i legislatori re-gionali abbiano, in realtà, il desiderio del fez ,del gagliardetto, del làbaro, del signum ro-mano. Tutti, appena possono, stabiliscono i lproprio làbaro, il proprio berretto . Criticanoil momento in cui lo hanno fatto gli altri, manon vedono l'ora di farlo a loro volta .

Passando oltre a considerare gli obiettiv idella regione, devo sottolineare che in un ostatuto, sia che si faccia riferimento àd obiet-tivi e finalità, sia che si faccia riferimentoalle potestà legislative, non conta tanto i lnomen, quanto piuttosto ciò che effettiva-mente la norma dice. In un determinato sta-tuto o anche in un determinato contratto ,qualunque sia il nome con il quale lo stru-mento viene chiamato, quello che conta è l aformulazione del testo . Ebbene, quando al -l 'articolo 4 viene inserita la formula « obiet-tivi e finalità », detta formula vale per quel -lo che dice, ma poi essa è in contrasto conl'articolo 9 che, per dirla a mo' di avvocat io di modesti studiosi del diritto, si esprim erette, si esprime cioè in modo conforme alleleggi dello Stato . Infatti l 'articolo 9 stabili-sce che la regione ha potestà legislativa nell ematerie di cui all'articolo 117 della Costitu-zione e delle altre leggi costituzionali . Per-ciò occorre ritenere che l'articolo 4, che no nè solamente un articolo descrittivo, che nonserve a descrivere un panorama o un deter-minato colore del tramonto, ma che stabili-sce una norma giuridica, quando affermacosa in contrasto con quella contenuta nel -l'articolo 9, pone in essere un contrasto ine-splicabile . Quando dice che la regione adottale misure necessarie per assicurare la fun-zione sociale della proprietà e renderla ac-cessibile a tutti, cos ' altro doveva dire di più ?

Quindi se questo statuto è legge (ed èlegge), se questo statuto è norma giuridica(ed è norma giuridica) ciò significa che l aregione campana può legiferare nella mate -ria relativa alle misure necessarie per assi -curare la funzione sociale della proprietà .Ma allora non è solo nell 'ambito dell'artico-lo 117 della Costituzione che deve operare !E come non rilevare che sempre all'articolo 4si legge che la regione « coordina le attività

commerciali ed agevola l'organizzazione ra-zionale del sistema di distribuzione per l avalorizzazione della produzione e la tutel adel consumatore » ?

E di ieri, credo, uno sciopero nazionale pe rcontestare l'entrata in vigore di una leggeche, a somiglianza della norma che stabili-sce per le mescite di alcolici e superalcoolic iuna certa distanza minima l'una dall'altra –norma che venne emanata in un 'epoca incui l'incontro con l 'ubriaco costituiva u nfatto frequente – vuole estendere tale crite-rio anche alle altre categorie commerciali ,ponendo in essere così una vera e propriaviolazione di libertà fondamentali . Del resto ,in tema di violazioni di libertà, ho l'impres-sione che questa Camera abbia superato ogn iprecedente. L' abbiamo visto con la recenteapprovazione di una legge che ha sancito l aviolazione del segreto professionale, speci eper quanto riguarda il segreto d 'onore .

Comunque, il diritto a commerciare è u ndiritto del cittadino ; e lo Stato, le organizza-zioni -dello Stato e gli enti dello Stato checosa fanno ? Verificano l'esistenza di deter-minate condizioni e null 'altro, perché il di-ritto è nell'uomo . Quando, invece, le region ipotranno legiferare in questa materia, che cosa

stabiliranno ? Diranno che in via .Chiaia . aNapoli o in via delle Botteghelle a Salernonon sarà possibile che due negozi di abbiglia-

mento siano uno vicino all ' altro. E con ciònon avranno violato delle libertà riconosciut ea tutti cittadini ? E tutto questo non basta ;perché, sempre in base all'articolo 4, la re-gione « concorre ad assicurare i servizi civil i

fondamentali, con particolare riguardo all'abi-tazione, alla istruzione e alla promozione cul-turale, alla salute, alla sicurezza sociale, a i

trasporti, alla educazione ed attività sportiv ee all'impiego del tempo Iibero », come dire ch e

provvede a tutto . Poi, ancora « assicura in

concorso con le altre regioni la rilevazione ,il controllo e la migliore utilizzazione dell erisorse idriche, per l'irrigazione e per tutt i

gli altri usi civili » . Non starò a ricordare ch equando si è discusso in dottrina dell'attivit'i,del tribunale delle acque si è sostenuto ch e

in questo campo i poteri dello Stato sovrastanodi molto i poteri del cittadino e non sono po-teri rinunziabili . Ove si tenga conto che sem-pre nello stesso articolo si legge che la re-gione « identifica nello sviluppo industriale enella valorizzazione delle risorse agricole e tu-ristiche le linee primarie per raggiungere unequilibrato sviluppo » si vede come la garn-ma totale del quadro di possibile espressione

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del fatto legislativo sia stata compiutament eraggiunta, anche se non è stata compiuta -mente raggiunta sotto il titolo relativo allapotestà legislativa, ma sotto il titolo relativoagli obiettivi della regione . Ma tale colloca-zione, a mio avviso, non dice niente, perch éè la sostanza della norma che conta.

All ' articolo 5 dello statuto campano è dett opoi che la regione « attua piani per la difesa .del suolo e del sottosuolo e per eliminare l ecause ,di inquinamento sia atmosferico sia dell eacque » . Essendo io napoletano di nascita, vi -vendo a Napoli, nutro un grande amore perla, mia terra, e non ho certo più simpatia perla Puglia di quanto ne abbia per la Campania .Mi domando, tuttavia, per quale motivo – esi tratta di un fatto notorio – quando nell ostatuto della Puglia venne scritto che la . re-gione provvedeva alla difesa 'del suolo e dell erisorse idriche, questa espressione, dopo u ncordiale colloquio fra i rappresentanti dell aregione e il Presidente del Senato, onorevoleFanfani, fu fatta togliere dallo statuto perch énon era, compatibile con le potestà attribuitealle regioni. Napoli indubbiamente è un acittà benemerita, e dico questo anche perchéè la mia città : vi ringrazio, quindi, per i lfatto che date a Napoli una facoltà che no nè stata data ad altre regioni, e che è stata ne-gata alla Puglia .

All 'articolo 10 si dice ancora che sono ap-provate con legge regionale, tra l 'altro, l ' isti-tuzione e la disciplina di tributi propri . Al -l'articolo 13, si dice che la regione assicur ale risorse necessarie alle sue attività istituzio-nali e programmatiche e fissa con legge lenorme relative ai tributi propri . Al primocomma dello stesso articolo 13, si dice che l aregione ha una sua autonomia finanziaria eun proprio demanio e patrimonio . All'arti-colo 14 si dice che le risorse finanziarie dell aregione sono costituite, tra l'altro, da tribut ipropri e ,da quote del gettito di tributi erariali .

A mio avviso, se non si voleva assecondar equesta corsa delle regioni a disinteressars idell ' esistenza di uno Stato con poteri mag-giori delle regioni stesse, e nel cui a .mbitoesse si inseriscono, sarebbe stato necessarioaggiungere a chiare lettere che la regioneesercita le sue attribuzioni « nei limiti dei po-teri dello Stato » . Questo non è stato detto . Enon lo si è detto perché non lo si è volut odire: questa è la realtà . Nell'elaborazione d iquesti statuti, pur affermare alcuni prin-cipi, si sono dette tante cose che esprimon opraticamente lo stesso concetto . Quando s isente parlare di risorse finanziarie, di fondi

per il finanziamento dei programmi, di con -tributi speciali dello Stato, di contributi pe rprovvedere a scopi determinati, si ha la sen-sazione che si voglia dire sempre la stessacosa . Non c ' è certo una grande differenza tr a

questi concetti : almeno questo è stato il pa-rere di alcuni amici, studiosi di economia edi ragioneria ai quali mi sono rivolto per cer-care di capire meglio il senso di certe dispo-sizioni statutarie .

Sempre sul tema della ripetizione di cori-cetti simili, ricordo che all'articolo 19 si dic eche il consiglio regionale rappresenta il po-polo della regione . Certo, si tratta di una

fictio juris ; ma il consiglio è formato da i

consiglieri – alcuni dei quali compongono l a

giunta – ed è presieduto da un presidente .

All'articolo 19, dunque, si dice che il consi -

glio rappresenta il popolo della regione ; poiall'articolo 22 si legge che i consiglieri regio-nali rappresentano la regione, e all'articol o

40 che il presidente della Giunta rappresent a

la regione . Melius abundare quam deficere ,

ma ho la vaga sensazione che questo sia u n

abundare inutile .Quando poi all'articolo 25 si organizz a

l'ufficio di presidenza (organizzato, fra l'altro ,

con una particolare elefantiasi) non si tien e

conto della necessità (che è stata considerat ain altre assemblee, come il nostro Parlamento )

della partecipazione ad esso delle minoranze .

Successivamente, quando all'articolo 36 s i

parla delle ipotesi di revoca della giunta, è

detto che la proposta di revoca è presentat ada almeno un quinto dei consiglieri ; però

non si tiene conto dell'articolo 126 della Co-stituzione, in base al quale si può addirittura

verificare lo scioglimento del consiglio quan-do non abbia corrisposto all'invito di sosti-tuire la giunta o il presidente che abbiano

compiuto atti contrari alla Costituzione o gra-vi violazioni di legge . Sembra quasi che que-

ste regioni nascano come enti a carattere ori-ginario e non a carattere derivativ o

Inoltre noi troviamo che, a proposito d i

programmazione, si sono attribuite alla re-gione particolari poteri e facoltà dimentican-do, tra l'altro, che la legge sulla formazion e

dei piani territoriali non è stata ancora fatta .

Vengo all'ultimo degli argomenti : il per-

sonale della regione in base allo statuto, sal-vo i casi previsti dalla legge, è assunto me-diante concorso secondo certe modalità ; pos-

sono essere conferiti incarichi eccetera . Come

già ebbi modo di rilevare in un precedent e

dibattito in materia finanziaria, continuando

ad esistere il catasto e la conservatoria delle

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ipoteche, restando determinati tributi nell emani della finanza statuale ed esprimendos ida parte delle regioni determinate facoltà im-positive, sarebbe avvenuto fatalmente che i lpersonale statale non sarebbe passato all eregioni. Ora io mi domando : con le dispo-nibilità di personale che ha lo Stato, conl 'enorme organico dei comuni e delle pro -vince, come è possibile che le regioni deb-bano assumere il personale attraverso i con -corsi o ad libitum (e, per dirla con una bat-tuta napoletana, con una scoppola) ? Sarebb esenz'altro stato più giusto che lo statuto sta-bilisse che il personale sarebbe stato assuntoattraverso selezioni, concorsi o chiamate di -rette, dai ruoli comunali, provinciali e sta -tali : tutto personale per il quale si sarebbepotuto stabilire il distacco o il trasferimento .Tutto questo non è stato fatto, ed allora s iverificherà che il personale regionale sarà re-clutato tra i propri amici, i segretari di se-zione dei vari partiti, dal momento che que-sto Stato non è più democratico né par-titico, ma correntistico . Quindi, si verificheràil caso di capi di corrente che saranno chia-mati a fare gli impiegati della regione, e daltro personale sarà assunto tramite i con-corsi, in quanto non si fa alcun cenno nellostatuto al personale dello Stato che potrebbepassare alla regione .

È per questi motivi di carattere general ee particolare che ribadisco l 'opposizione de lgruppo del Movimento sociale italiano ai di -segni di legge concernenti l ' approvazione de -gli statuti regionali .

PRESIDENTE . È iscritto a parlare l ' ono-revole Turchi . Ne ha facoltà .

TURCHI . Signor Presidente, onorevoli col -leghi, senza ripetere quanto è già stato dettodai miei colleghi di gruppo del Movimentosociale che mi hanno preceduto, mi sia con -sentito di rilevare come questo dibattito s isvolga in un clima di ambiguità e di incer-tezza o addirittura in un clima di sopraffa-zione. Non è infatti mai accaduto che, di fron-te ad una documentata e serena eccezione d iillegittimità costituzionale, e dietro l'invit odel Presidente di concedere la parola a dueoratori per parlare contro questa eccezione ead uno per parlare a favore, nessuno si sialevato in quest 'aula ad esercitare questo di -ritto (tra l'altro diritto-dovere) per confu-tare la serrata argomentazione dell'onore-vole Pazzaglia. Se ciò è potuto accadere ,è evidente che la maggioranza, o megliotutti i gruppi che direttamente o indiret-

tamente tale maggioranza costituiscono, nonhanno trovato idee valide da opporre alle tes idel ,Movimento sociale italiano . Ciò non onoral 'Assemblea, che è sempre più propensa adesercitare il peso del numero che non quell odella dialettica, cioè del libero confronto del -le idee. Ci troviamo senza dubbio di front ead una nuova vittoria del partito comunistaitaliano il quale, dopo aver imposto la for-mula disgregatrice dell ' unità e della sovrani-tà dello Stato, ha imposto al Parlamento unaparadossale procedura che, oltre a violare l aprerogativa del Parlamento medesimo, calpe-sta la Costituzione in nome di un regiona-lismo esasperato e quindi irresponsabile .

La procedura adottata, infatti, priva i lParlamento del diritto-dovere di apportare li-beramente ai testi degli statuti tutte quell emodifiche ritenute necessarie per un armoni-co sviluppo delle nuove autonomie regionali ,in armonia con la Costituzione e con i prin-cìpi generali dell'ordinamento giuridico . Nonrende perciò un buon servizio alla nostra na-zione e quindi alle stesse regioni, in quant oesse stesse si troveranno ad operare con stru-menti inidonei, capaci soltanto di suscitareaspri conflitti di competenze e di interessi co nlo Stato .

Quando poi si afferma, come è scritto nel -la relazione ai tredici disegni di legge, che l eregioni intendono dare sostanza effettiva d ilibertà e di sviluppo della persona umana all egaranzie costituzionali dei cittadini e dellecomunità intermedie, e quando ancora si leg-ge che gli statuti in esame hanno come prin-cipale obiettivo il diritto allo studio, al lavo-ro, alla sicurezza sociale, la parità della don-na con l'uomo, le funzioni sociali della pro-prietà, prerogative tutte che spettano nonalla regione ma allo Stato, si ha la chiara vi-sione della pericolosa tendenza dei nuovi ent iad equipararsi allo Stato, se non addiritturaa sostituirsi ad esso .

Contro questa tendenza, favorita dalla de-bolezza del Governo e del Parlamento, no iintendiamo richiamare l'attenzione dell'opinio-ne pubblica nazionale, troppo poco e tropp omale informata di come in realtà stiano l ecose attualmente nella nostra Italia .

E a nulla vale, anzi aggrava la situazione ,il fatto che il relatore, onorevole Bressani ,scriva ed assicuri che le regioni, in quest aprima e così rilevante manifestazione di auto-nomia, si sono mosse in aderenza, oltre ch ealle norme, allo spirito informatore della Co-stituzione; perché, come è stato inconfutabil-mente dimostrato questa mattina, le regioni

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al loro primo vagito si sono mosse contro l aCostituzione e quindi contro lo Stato .

Di fronte a questo pericoloso atteggiamento ,da noi del resto paventato e preventivament edenunciato, sarebbe stato preciso dovere de lGoverno, del Parlamento e quindi di noi depu-tati restituire gli statuti ai consigli regionalidi competenza per le doverose modifiche . Si èinvece preferito, come ha documentato tra l'al-tro proprio un mio collega di gruppo, l'ono-revole Franchi, seguire la via traversa dell etrattative private tra Governo e Parlamento d auna parte e rappresentanti delle regioni dal-l'altra, al fine di giungere non già a sostanzial imodifiche dei testi statutari, ma a modifich einsignificanti, ferme restando tutte le formul eanticostituzionali imposte e fatte approvare dalpartito comunista italiano con le note compli-cità della democrazia cristiana e dei suoi al-leati . Si è avuto cioè paura di far conoscer eagli italiani la verità sulle reali intenzion idelle regioni . Al loro primo atto si è impostoal Parlamento di cedere di fronte ai primi al-larmati e fondati rilievi mossi dalla stessamaggioranza governativa, ai rilievi stess imossi dalla Commissione interni del Senatoe successivamente rientrati .

Basta infatti porre a confronto tali origi-nari rilievi con i testi deliberati dai consigl iregionali e con le modifiche spontanee pre-ventivamente apportate dagli stessi consigl iper rendersi conto di come il Parlamento ab-bia totalmente ceduto di fronte alle pression idei nuovi enti .

Dovendomi occupare dello statuto regio-nale del Lazio desidero dare integrale lettu-ra, signor Presidente, dei rilievi mossi dall aCommissione interni del Senato per giunger epoi alle nostre considerazioni successive equindi agli articoli dello statuto medesimo .

Signor Presidente, le osservazioni dell aCommissione interni del Senato, per quantoriguarda lo statuto regionale del Lazio, sonole seguenti .

« Non precisa nelle funzioni e nelle attri-buzioni il modo di operare per deliberazion eo per atti legislativi : quando il consiglio ope-ra come organo legislativo e quando lo fa co-me ente amministrativo .

Articolo 1 . - La dizione della regione auto-noma pare sufficiente e chiara mentre in ge-nerale riferisce le proprie attribuzioni nei li -miti della Costituzione, delle leggi e dello sta-tuto .

Articolo 4 . - Alcuni chiarimenti sulla ca-ratteristica delle deliberazioni .

Articolo 6 . - E opportuno chiarire alcunilimiti di competenza . Nota particolare merita

il punto 6), che deve riferirsi all'articolo 1 4della legge n . 281. Al numero precedente, pe rdelibere si debbono intendere atti legislativi .Per il n. 11) si può trovare motivo di conflit-tualità con competenze comunali nell'ultim aparte .

Articolo 13 . - Ricompare come in altri sta-tuti il segreto d'ufficio in un testo che, pu rriconoscendo competenza regolamentativa all eCommissioni, si propone anche indagini ester-ne. Il rappresentante del Governo annota com eanomalia la presenza nelle Commissioni deicomponenti la Giunta .

Articolo 17. - Il rappresentante del Gover-no prospetta l 'opportunità di assegnare l amateria da regolamentare da parte del Go-verno.

Articolo 22. - Il rappresentante del Governoeccepisce per il punto 5), che risulterebbe incontrasto con l 'articolo 11 della legge n . 281 .

Articolo 25. - Possono apparire contrast icon l ' articolo 34 della legge n. 52 del 1953 .

Articolo 27. - Il rappresentante del Gover-no fa notare l 'opportunità di un limite indi-cativo .

Articolo 29 . - Si introduce un nuovo pro -cedimento e si indica come " redigente " . Nonsi trovano motivi di eccezione, anzi se ne f arilevare la caratteristica positiva .

Articolo 30 . - Appare pleonastico, dandoanalogie e caratteristiche di bilanci dello Stat oa quelli degli enti locali .

Titolo V - Appare farraginosa e dispersival ' introduzione dei troppo estesi mezzi di inter -rogazione e di riferimento .

Articolo 38 . - Introduce la figura del " di-fensore civico " su cui sarebbe opportuna un apiù definita figurazione .

Articolo 39 . - Introduce il referendum deli-berativo. Questo è motivo di dubbia costitu-zionalità, come su altri analoghi problem iposti dagli statuti del Piemonte e della Lom-bardia .

Articolo 43. - Va armonizzato con la legg esui controlli .

Articolo 44. - Appare in contrasto con l eleggi della programmazione. Il comma se-condo estende tale possibile contrasto aglienti locali intermedi e minori .

Articolo 45. - Invade le competenze delloStato .

Articolo 54 . - La giunta pare non possaesercitare funzioni di controllo ancorché suenti dipendenti » .

Sulle norme transitorie, sempre la Com-missione interni del Senato osserva : « Sideve meglio definire la posizione e la naturadei controlli sul comune di Roma ». E con-

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elude : « Il rappresentante del partito comu-nista ribadisce che nessun rilievo appare asuo giudizio degno di revisione o motivo d irinvio. Il presente appunto viene rimessocome nota informativa per i collegamenti co-noscitivi con le regioni » .

A tutte queste osservazioni non si è ri-sposto. Quindi anche il dibattito e la vota-zione destinati a tramutare in legge della Re-pubblica lo statuto regionale del Lazio me-ritano, ovviamente, le critiche di forma e d isostanza che da questi banchi non sono stat ené sottaciute né sottovalutate, così come pri-ma di noi hanno fatto nell'altro ramo delParlamento i senatori del MSI .

Un dibattito, il nostro, ridotto a mera for-malità dalla fretta con la quale si è chiestoal Parlamento di procedere all 'esame dell ecarte fondamentali delle 15 regioni a statut oordinario e ancor più e ancor prima dello« unanimismo » col quale tutti i gruppi poli-tici hanno presieduto all 'approvazione dellostatuto in seno all 'assemblea regionale .

Questo dibattito sullo statuto della regio-ne Lazio induce il nostro gruppo ad aggiun-gere al giudizio negativo espresso e da espri-mersi su altri statuti, una valutazione parti-colarmente severa per la corresponsabilitàche il Parlamento, sotto il giogo del sistemapartitico, si accinge ad accollarsi nei con-fronti del Lazio .

Particolarmente grave, per quanto concer-ne specificamente il Lazio, è la carenza d inorme intese ad inserire, nella lettera e al-meno nello spirito dello statuto, direttive per-manenti e vincolanti per la soluzione de igravi problemi che sono peculiari della re-gione laziale e che derivano dalla singolar econdizione di essere la regione di Roma ca-pitale. Occorreva tentare di recuperare al -meno in parte gli oltre vent ' anni di ritardocon i quali si sono affrontati i problemi dell acapitale, dando a Roma uno status legisla-tivo peculiare, che risolva istituzionalment ei problemi derivanti dal fatto stesso ch eRoma non è un comune come tutti gli altri ,come del resto hanno ammesso in passatotutti i gruppi politici, allorché hanno presen-tato le varie proposte di leggi speciali pe rRoma, che sono andate poi ad arricchire i lpatrimonio cartaceo dei nostri archivi parla-mentari .

Chi esamini Io statuto della regione la-ziale ha l'impressione che Roma sia un co-mune come gli altri : non vi è una norma ,non un inciso, che richiami il fatto, certo no ntrascurabile, che si tratta della capitaled'Italia. Quel che è più grave, non sono state

previste specifiche consultazioni con i rappre-sentanti, democraticamente eletti, della civic acomunità di Roma, con il consiglio o almen ocon la giunta municipale, nemmeno per pro-blemi in ordine ai quali la prevalenza delfattore Roma capitale è obiettivamente fuor i

discussione .Non essendo stata prevista un'organica so-

luzione dei rapporti fra Ia regione e la capi-tale è facile prevedere quale paralizzante de-stino di conflitti a catena – e di conflitti su ifatti e sulle cose, per non dire . . . sulle case– si delinei per la regione, soprattutto nellaprospettiva di maggioranze anche soltanto dif-formi al comune di Roma, alla provincia, all aregione .

Ma allo stato, anche nel caso di maggio-ranze omogenee, l'inconveniente di « finge -re » che Roma sia un comune come un altro ,onorevoli colleghi, si è già appalesato gravis-simo, tant'è che Ia giunta regionale del Lazioè già in crisi ed in crisi grave, in buona so-stanza, soprattutto perché si approssima ilvoto di Roma per il suo consiglio comunale .Ed una campagna elettorale tanto impegnativae difficile, soprattutto per i partiti di centro -sinistra, nonché per quelli di estrema sinistra ,onorevoli colleghi, valeva bene una paralis idella regione, una paralisi che lascia tutti ipartiti liberi per i più arditi funambolism i

dialettici, salvo poi, ad elezioni effettuate, tor-nare ai compromessi che hanno puntualizzato ,nel Lazio come ovunque, la prima fase, quell a

« costituente » della vita regionale .

È, vorrei dire « manifesto » . . . che ciò si anelle cose partitocratiche . È, per Roma « ma-nifesto » che il partito comunista partecipa pi ùche altrove delle stesse esigenze dei partiti

moderati o comunque dei partiti di centro -sinistra, dei quali, a Roma più che altrove ,condivide compromessi, equivoci, tensioni in -terne, dissidenze d'apparato, eccetera .

Dal Iato opposto, lo statuto regionale delLazio è altresì un'occasione mancata, fors el'ultima, per dare una soluzione organica e distituzionale al più gravoso controsenso insitonella stessa identificazione territoriale dei con-fini regionali .

Al problema grosso e grave della presenz adi Roma, gigante demografico con onerosit àsenza contropartita connesse alle sue funzionidi capitale dello Stato-nazione, fa da contrap-punto, infatti, l 'opposto ma non meno grossoné meno grave problema, rappresentato dal -l'irrisoria presenza politica che, in virtù ap-punto del gigantismo demografico dì Roma ,viene garantito alle altre province del Lazio .

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Già denunciammo, in questa ed altre sedi ,nelle varie occasioni che ci furono offerte inpassato, l 'assurda condizione in cui avrebbeoperato un consiglio regionale che per il 70per cento sarebbe stato composto da rappre-sentanti di Roma e per il 30 per cento sol -tanto da quelli delle altre quattro province .

Ebbene, il meccanismo della legge eletto-rale ha voluto aggravare ulteriormente il dan-no e le beffe per le province minori del Lazio .In virtù dei « resti », infatti, su 50 consiglieri ,non sono soltanto 35 i rappresentanti di Roma ,ma addirittura 37, cioè ben il 74 per cento de lconsesso elettivo . Tanto Frosinone, infatti, cheViterbo sono scese, rispettivamente, da 6 a 5e da 3 a 2 consiglieri . Per fortuna, Latina h adifeso i suoi 4 e Rieti i suoi 2 rappresentanti .Ne è derivato come conseguenza diretta edimmediata che dei nove partiti rappresentat inel consiglio regionale, ben cinque hanno i lcento per cento dei propri eletti in rappresen-tanza di Roma : PSIUP, PSDI, PRI, PLI ePDIUM. Degli altri quattro la percentuale d ieletti per Roma è la seguente : per il partitocomunista 69,2 per cento, per il partito socia-lista 75 per cento, per la democrazia cristiana61,1 per cento, per il nostro movimento 1'8 0per cento .

Anche nell 'ambito dei singoli gruppi, dun-que, non è tanto assoluta la preponderanza d iRoma quanto, direi, l 'assenza delle altre pro-vince, con i loro problemi, sia quelli partico-lari sia quelli rientranti nel quadro generale .Come si sarebbe potuto almeno alleviare que-sto inconveniente ? Quantomeno istituzionaliz-zando – ma non con generiche proclamazion ie petizioni di principio – una consultazion epermanente e specializzata con i comuni, tutt ii comuni, in quanto tali, facendo cioè dell emunicipalità i protagonisti effettivi e legal idella dialettica e della vita regionale . Niente ,invece, né per Roma capitale né per compen-sare l'invadenza demografica e quindi eletto-rale e cioè politica del collegio cui spettava i l70 per cento deì consiglieri regionali e al qua -le il sistema elettorale ne ha assicurato ad -dirittura il 74 per cento, come ho indicatopoc'anzi . Ci si è, invece, premurati di sancir eche la regione si darà con propria legge stem-ma e gonfalone, senza neppure tener cont oche per le regioni a statuto speciale tal i« forme-sostanziali » erano e sono attribuite aun decreto del Presidente della Repubblica .

proprio entrando nel vivo dell'esame de-gli articoli di questa legge che constatiamo co-me con l'articolo 2 la regione voglia arrogars iil diritto di poter stabilire un proprio gonfa-lone, un proprio stemma, approvati con legge

dal consiglio regionale. quindi evidente lanostra contestazione su questo articolo 2, da lmomento che è lo Stato che deve deliberar etutto ciò. In base all ' articolo 10, primo com-ma, poi, il consiglio si riunisce dal 1° gennai oal 15 luglio e dal 15 settembre al 31 dicembr esu convocazione del suo presidente . Questo m isembra eccessivo e la norma dovrebbe esserevariata, così come avviene per le convocazion idel comune o della provincia . Così anche pergli altri articoli . Salvo per quanto riguardal'ultimo comma dell'articolo 4, i primi du etitoli dello statuto sono aderenti al dettato co-stituzionale come nessun altro statuto, vorre i

dire . Per il resto, e fino all'articolo 43, la for-mulazione dello statuto sembra predispost ada una maggioranza avente una concezionedell'autonomia regionale particolarmente mo-derata, mentre appare evidente, dall'esam eanche superficiale dello statuto, che una be ndiversa concezione ha informato la stesur adello statuto dall'articolo 44 fino alla fine del -l'articolo 54 .

Se ora vediamo l'articolo 38, là dove s idice : « La legge regionale prevede l'istituzio-ne del " difensore civico " con il compito d ichiedere notizie sull'amministrazione regiona-le. La legge regionale disciplina le modalitàdella nomina ed i poteri del " difensore civi-co " », è evidente che non solo vi domandia-mo quali sono questi poteri, qual è questa im-postazione, chi sarà il difensore civico, qual epotere e quale personalità avrà, ma è evident eche anche il Senato, nelle argomentazioni ch epoc'anzi ho avuto l'onore di leggervi comedati e osservazioni da esso proposte, avev aposto gli stessi quesiti, quei quesiti che sonorimasti senza risposta anche adesso dinanz i

alla Camera .Per quanto riguarda invece l'articolo 39 ,

che recita: « indetto referendum popolareper deliberare l'abrogazione totale o parzial edi una legge regionale quando lo richiedonoalmeno 50 mila elettori della regione », par einiqua la norma relativa alla maggioranza ri-chiesta per i due consigli provinciali, là dov e

si dice : « con deliberazione adottata a maggio-ranza di due terzi dai consiglieri assegnati aciascun consiglio » . Pensiamo che non vi siabisogno di avere la maggioranza di due terzi ,dato che in tal caso basta la maggioranza sem-plice. Per quanto riguarda invece « 10 consi-gli comunali che abbiano iscritti nel loro com-plesso nelle liste elettorali non meno di 50mila elettori, con deliberazione adottata a mag-gioranza di due terzi dei consiglieri assegnat ia ciascun consiglio », ancora riteniamo cheper i consigli comunali due terzi siano trop-

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pi, mentre possono considerarsi pochi i 50mila elettori complessivi richiesti per i 1 0comuni .

Quanto all'articolo 44, dove si parla dell eregioni e della programmazione, esso recita :« La regione, soggetto autonomo del processodi programmazione, concorre con proprie au-tonome iniziative ed indicazioni alla determi-nazione degli obiettivi e degli strumenti del -la programmazione nazionale e formula pro-grammi di sviluppo economico globali relati-vi al suo territorio .

La regione esercita la funzione di coordi-namento sugli enti locali e sugli enti econo-mici pubblici a dimensione regionale . Parte-cipa con gli organi nazionali alla formula-zione dei programmi degli enti a partecipa-zione statale nell 'ambito della. programma-zione nazionale . Partecipa, altresì, con dett iorgani nazionali alla scelta tipologica degl iinsediamenti a partecipazione statale da effet-tuarsi nella regione » .

Noi affermiamo che la regione non pu òessere soggetto autonomo del processo d iprogrammazione, né può concorrere con su eautonome iniziative alla determinazione degl iobiettivi e degli strumenti della programma-zione nazionale la quale, subendo le autonom einiziative delle 15 regioni, cesserebbe di esser euna programmazione . La regione, poi, nonpuò elevare se stessa al rango di protagonist adella formulazione dei programmi delle par-tecipazioni statali, in quanto non lo hannofatto né preteso le altre regioni e in quant oo tale soluzione deriva da una volontà gene-rale o non può esistere .

Oggi i nodi vengono al pettine : non si èvoluto essere chiari, attraverso l ' emanazionedelle norme sulla procedura per la formula-zione dei programmi, e ora le regioni son oautorizzate ad attribuirsi funzioni nell'ambit odella programmazione : funzioni che neganola programmazione stessa diventando stru-mento di anarchia .

L 'articolo 46 dello statuto regionale lazial erecita : « La legge regionale determina l ' as-setto del territorio, gli strumenti della pro-grammazione regionale, ne 'disciplina le pro-cedure e gli organi, informandosi a princip ie metodi che assicurino, anche su basi com-prensoriali, il concorso degli enti locali el 'autonomo apporto delle organizzazioni sin-dacali e delle altre formazioni sociali » .

Questo articolo riprende il discorso dell aprogrammazione : la regione vuole stabiliree 'disciplinare la procedura e gli organi, m anon vuole subire nulla, tanto è vero che sta-bilisce tutto senza attendere né sollecitare la

emanazione della già citata legge sulle pro-cedure .

L'articolo 47 recita : « La regione può av-valersi di un istituto regionale di studi e ri-cerche per la programmazione . Le strutture,l'organizzazione e i compiti dell'istituto sonoregolati con legge regionale, in modo da assi -curare alla regione, e con essa agli enti locali ,alle organizzazioni regionali confederali de isindacati 'dei lavoratori autonomi, alle orga-nizzazioni giuridicamente riconosciute dallacooperazione e alle altre formazioni sociali ,

l'informazione, i dati e gli apporti specializ-zati necessari per l'elaborazione e per la ve-rifica. dei piani di sviluppo globali e setto-riali » .

Lo stesso discorso, dunque, va fatto perquanto riguarda la struttura, l'organizzazion e

e i compiti dell'istituto regionale di studi e

ricerche . Generalmente fanno così coloro chenon sanno ciò che devono fare e creano u n

ente per esserne illuminati, anche se sono con-sapevoli che quasi nulla di coordinato si po-trà fare se il problema non viene risolto dalle

sue fondamenta . Il problema delle aree de -

presse non ha soltanto carattere nazionale ,ma è addirittura un problema comunitario .

Circa l'articolo 48, noi diciamo che i limiti

che lo statuto non aveva travalicato nei pri-mi titoli, vengono improvvisamente superat i

quando la regione si attribuisce funzioni ch e

non le sono proprie .

Quanto all'articolo 49, è evidente che daparte nostra non sono accettabili le norme re-lative al personale, le quali non tengono cont odel meraviglioso proposito dell'utilizzazion eesclusiva del personale dello Stato e degli ent ilocali, i quali manifestano chiaramente l ' in-

tenzione di non servirsi dei concorsi . Tali nor-me, parlando delle qualifiche funzionali, han -

no già fatto con tutta probabilità la scelta d i

coloro cui le funzioni saranno affidate . Questenorme inoltre già sembrano precludere pos-sibilità di carriera per merito, con la prospet-tiva di utilizzare, mediante contratto, le per-sone politicamente più gradite al di fuori de-

gli organi regionali . Pertanto noi non concor-diamo su tale articolo .

Circa l 'articolo 50, che prevede che la re-gione abbia autonomia finanziaria e propri odemanio e patrimonio, in conformità di normecostituzionali, non basta il richiamo alla nor-ma costituzionale, poiché già esiste la legg esulla finanza regionale . Pertanto non concor-diamo con questo articolo .

Circa l'articolo 51, che indica le entrat edella regione, noi non siamo d 'accordo, per-ché noi riteniamo che i tributi propri deb-

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bano essere istituiti con legge regionale, m aentro limiti imposti dalla legge finanziaria .

Eguale discorso deve essere fatto per i lterzo comma dell ' articolo 52 .

Per questi motivi di carattere generale eparticolare il gruppo politico del MSI, esprim esenz 'altro parere negativo a queste proposte ,anche per quanto riguarda la regione de lLazio .

PRESIDENTE. Il seguito della discussio-ne è rinviato ad altra seduta .

Annunzio di interrogazioni,di una interpellanza e di una mozione .

MONTANTI, Segretario, legge le interro-gazioni, l'interpellanza e la mozione perve-nute alla Presidenza .

Ordine del giorn odella seduta di domani .

PRESIDENTE . Comunico l'ordine de lgiorno della seduta di venerdì 30 aprile 1971 ,alle 9 :

1. — Interrogazioni .

2. — Seguito della discussione dei disegnidi legge :

Approvazione, ai sensi dell ' articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Liguria (Approvato dalSenato) (3232) ;

Approvazione, ai sensi dell ' articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Veneto (Approvato dal Se -nato) (3233) ;

Approvazione, ai sensi dell ' articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Emilia-Romagna (Appro-vato dal Senato) (3234) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Puglia (Approvato dal Se -nato) (3235) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Campania (Approvato da lSenato) (3236) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Toscana (Approvato da lSenato) (3267) ;

Approvazione, ai sensi dell ' articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Piemonte (Approvato da lSenato) (3268) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Marche (Approvato dal Se-nato) (3269) ;

Approvazione, ai sensi dell 'articolo 123 ,cornma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Molise (Approvato dal Se-nato) (3270) ;

Approvazione, ai sensi dell ' articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Lazio (Approvato dal Se -nato) (3271) ;

Approvazione, ai sensi dell ' articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Umbria (Approvato dal Se -nato) (3272) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Basilicata (Approvato da lSenato) (3273) ;

Approvazione, ai sensi dell'articolo 123 ,comma secondo, della Costituzione, dello Sta-tuto della Regione Lombardia (Approvato dal

Senato) (3294) ;— Relatore: Bressani .

3. — Discussione del disegno di legge co-stituzionale:

Modifica del termine stabilito per la du-rata in carica dell'Assemblea regionale sici-liana e dei Consigli regionali della Sardegna ,

della Valle d 'Aosta, del Trentino-Alto Adige ,

del Friuli-Venezia Giulia (1993) ;

e della proposta di legge costituzionale :

LIMA e SGARLATA : Modifica del termine

stabilito per la durata in carica. dell ' Assem-blea regionale siciliana e dei Consigli regio-nali della Sardegna, della Valle d 'Aosta, de l

Trentino-Alto Adige, del Friuli-Venezia Giu-lia (1258) ;

— Relatore : Bressani .

4. — Seguito della discussione delle mo-zioni Libertini (1-00921) ; Maschiella (9-00922) ;Servello (1-00124) e Salvatore (9-00925) sullasituazione del CNEN e sullo stato della ricerca

scientifica in Italia .

5. — Discussione delle proposte di legge:

BONIFAZI ed altri : Norme per l'attivitàe il finanziamento degli enti di sviluppo (Ur-

genza) (1590) ;

MARRAS ed altri : Misure per contener eil livello dei prezzi nella distribuzione dei pro -

dotti agricolo-alimentari (Urgenza) (1943) .

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Camera dei Deputat i

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6. — Discussione delle proposte di legg ecostituzionale :

Gozzi ed altri : Modificazioni all ' istitut odell ' immunità parlamentare previsto dall'ar-ticolo 68 della Costituzione (Urgenza) (120) ;

ALEssi : Modifica all'articolo 68 dellaCostituzione (Urgenza) (594) .

7. — Discussione delle proposte di inchiest aparlamentare :

DELLA BRIOTTA ed altri : Inchiesta parla-mentare sullo stato dell'assistenza all ' infan-zia al di fuori della famiglia (761) ;

— Relatore : Foschi :

ZANTI TONDI CARMEN ed altri : Inchiestaparlamentare sullo stato degli istituti che

ospitano bambini e adolescenti (799) ;

— Relatore : Foschi .

La seduta termina alle 19,20.

IL CONSIGLIERE CAPO SERVIZIO DEI RESOCONT I

Dott . MANLIO ROSS I

L'ESTENSORE DEL PROCESSO VERBAL E

Dott . ANTONIO MACCANICO

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INTERROGAZIONI, INTERPELLANZ AE MOZIONE ANNUNZIATE

INTERROGAZION I

A RISPOSTA SCRITT A

PAPA. — Ai Ministri delle partecipazion istatali e dell'industria, commercio e artigia-nato . — Per conoscere - in relazione alle no-tizie di ristrutturazione ed al convegno svol-tosi in Angri il 24 aprile 1971 - :

a) se e quali programmi di ristruttura-zione delle Manifatture Cotoniere Meridional isono allo studio ;

b) nel caso siano in elaborazione tal iprogrammi se intendano i Ministri interessat idisporre :

1) che la ristrutturazione tecnica av-venga non solo nel rispetto dell ' attuale livell ooccupazionale ma si preveda lo sviluppo, at-tesa la necessità di assorbimento della mano-dopera presente nelle zone interessate ;

2) che siano conservati al territori odell'agro nocerino angrese gli stabiliment ioggi esistenti sia per motivo economico so-ciale data la lunga preparazione della mano-dopera per tale attività (è oltre un secolo chele MCM operano nella zona) sia per evitareulteriori emigrazioni da quelle terre : feno-meno che avrebbe negativa influenza ancheper il settore agricolo.

L'interrogante rileva che le popolazioni in-teressate sono in viva agitazione, per cui s iaugura che possano essere espressi sollecit iresponsabili e definitivi indirizzi .

(4-17570 )

RUSSO FERDINANDO. — Al Ministrodel turismo e dello spettacolo . — Per saperese è a conoscenza dell 'allarme destato nelmondo turistico italiano ed internazionaledalle notizie relative alla progettazione di untratto di autostrada lungo la costa Bonfornel-lo-Cefalù, gravemente pregiudizievole per i lpaesaggio e per gli interessi turistici e resi-denziali della città normanna di Cefalù, dive-nuta, per numero di turisti stranieri present iannualmente, la seconda stazione turistica de lMezzogiorno insulare . Tenute presenti lepreoccupazioni evidenziate, anche recente -mente, dal Presidente della Federazione eu-ropea, l ' inglese Sir Duncan Sandys, che ebbea denunciare la gravità della situazione di di-struzione della costa isolana affermando, traI'altro, che il carattere, l'atmosfera, l'am-biente di luoghi famosi si stanno disintegran -

do nella indifferenza pubblica e per la man-canza di una certa fierezza civile . Lo stessoavvenire turistico della Sicilia ne risulteràgravemente compromesso . L'interrogante fadunque appello ai siciliani perché assumanola loro responsabilità verso la Sicilia e versol'Europa .

L'interrogante chiede di sapere, in parti-colare, quali provvedimenti il Ministro h aritenuto di adottare in seguito al preciso edrastico parere espresso il 24 ottobre 1969 da lprovveditorato alle opere pubbliche della Si-cilia in cui si afferma che : l'attuale trac-ciato di progetto appare incompatibile con leesigenze di rispetto ambientale e di qualifi-cazione turistica del territorio in quanto pro-vocherebbe effetti disastrosi a causa dell acompressione sulla costa con conseguente re -mora anche per lo sviluppo turistico e s ifanno voti affinché tale tracciato venga con-venientemente spostato verso monte ;

e se non ritiene di rassicurare, attraver-so una propria presa di posizione, gli ambien-ti culturali turistici ed economici interessat ialla salvaguardia ed allo sviluppo turistic o

della costa settentrionale della Sicilia .

L'interrogante infine chiede di conoscer equali iniziative il Ministro ha già predispo-sto o intende predisporre per evitare che s ipassi a realizzare il progetto costiero che, s eeseguito, segnerebbe, come è stato rilevato

in tutti gli ambienti qualificati, la irreversibi-le devastazione di quanto ancora avanza dellacosta settentrionale dell'isola, unica testimo-ne, ormai, delle bellezze del paesaggio marit-timo della Sicilia dopo le distruzioni avvenut esulla riviera orientale ad opera di altra auto-strada, che, come è risaputo, ha sepolto Taor-mina nel cemento e nel bitume catramato .

(4-17571 )

RUSSO FERDINANDO . — Al Ministro perla ricerca scientifica e al Ministro della pub-blica istruzione. — Per sapere se sono a cono-scenza che la commissione per la conserva-zione della natura e delle sue risorse, del Con-siglio Nazionale delle Ricerche, nella sedutadel 19 novembre 1970, ebbe ad esprimere unvoto con il quale si dichiarava contraria, i nlinea di principio, a qualsiasi progetto rela-tivo alla costruzione di strade o autostrade

lungo le coste, condividendo le preoccupazio-ni, espresse in sede locale e sulla stampa na-zionale, in merito al progetto autostradal eANAS, distruttivo del paesaggio nella zona d iCefalù e chiedeva che il tracciato, in que ltratto, venisse allontanato dalla costa .

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Tenuto presente che : tale voto fu notifi-cato, a cura del CNR a tutti gli organismi, gl iuffici e gli enti interessati alla questione e tr aquesti, anche al consorzio autostradale con -cessionario con sede in Messina ;

che quest 'ultimo, con la sua nota n . 8987in data 12 dicembre 1970 si affrettò a comu-nicare testualmente al CNR che il percorsoautostradale definitivo era stato allontanatodalla costa con particolare riguardo alla zon adi Cefalù ;

considerato che la notizia contenuta i ntale nota non rispondeva alla reale situazion edei fatti e che il comitato cittadino per la sal-vaguardia del patrimonio paesistico cefalu-dese, ritenne necessario ed urgente con pro-pria lettera precisare il 21 dicembre 1970 a lCNR che le asserite modifiche, come risultav adai grafici, lasciavano, in effetti, l ' intero trac-ciato sulla fascia collinare a specchio delmare, sempre in contiguità immediata e pa-rallela alla linea ferroviaria e alla superstra-da, con la introduzione, in progetto, soltant odi un insignificante arretramento del tracciat odi qualche diecina di metri rispetto al pian ooriginario e con la programmazione di gal-lerie esclusivamente nelle immediate adia-cenze del l 'abitato, la costosissima realizzazionedelle quali avrebbe finito col creare problem iinsolubili per lo smaltimento della enormequantità del materiale di risulta ;

l ' interrogante chiede di conoscere se iMinistri interessati non ritengano predisporr equanto nelle loro facoltà, sollecitando u nnuovo intervento della commissione per il ri-spetto del voto del 19 novembre ed interve-nendo, anche attraverso le competenti soprin-tendenze al fine di orientare l'ANAS a tenerepresente il voto suddetto e ad accogliere i pro -getti che realizzano tracciati montani ufficial-mente proposti in alternativa.

(4-17572 )

BIGNARDI. — Al Ministro dell'interno .— Per conoscere se il comune di San Bene-detto del Tronto (Ascoli Piceno), sia o men oincluso tra quelli che rinnoveranno la pro-pria amministrazione il 13 giugno 1971 .

L ' interrogante rileva che, essendo dettocomune in regime commissariale dal dicem-bre 1970, non si vedono valide ragioni pe rrinviare l 'appello alle urne .

(4-17573 )

BIAGINI . — Al Ministro dell' interno . —Per conoscere i motivi per cui le pratiche d ierogazione dell'assegno vitalizio per i ciechi

civili vengono definite con una così esaspe-rante lentezza ;

per conoscere se, dopo lo scioglimentodell 'Opera nazionale ciechi civili, tutte le pra-tiche sono state inviate nelle varie province ;

per sapere, infine, che sorte abbia avutala pratica tendente ad ottenere il predetto as -segno avanzata dal signor Morosi Vittorio ,nato il 9 novembre 1892 residente a Pistoia ,via Pieve a Celle, 57 dato che della domand ainoltrata nell'aprile 1967 (e per la quale venn evisitato il 10 luglio 1968 con riconosciment odel diritto) non si sono avute più notizie .

(4-17574 )

BIAGINI . — Ai Ministri del lavoro e pre-videnza sociale e della sanità . — Per saperese sono a conoscenza della drammatica situa-zione finanziaria in cui si dibattono gli ospe-dali toscani in conseguenza del mancato paga-mento delle rette di degenza da parte degl ienti mutualistici per un importo che ammontaa circa novanta miliardi di lire ;

per sapere, inoltre, di fronte al paven -tato arresto di attività da parte di ospedali pi ùcolpiti dal mancato pagamento quali idone ee tempestive iniziative intendano assumere .

(4-17575 )

BALDI, BIMA, MIROGLIO, GIRAUDI ,

TRAVERSA, SISTO E VALEGGIANI. A lMinistro dell'agricoltura e delle foreste . —Per sapere :

1) se le assicurazioni date dal Presidentedel Consiglio alla fiera di Verona ed al 22° Con-gresso nazionale dei coltivatori diretti trovan opronta attuazione cioè se già è stata stabilit ala procedura ed i tempi per il rinnovo de lPiano verde ;

2) se possono essere date immediate eprecise garanzie ai produttori agricoli che oltr ead attraversare un periodo di estrema diffi-coltà si trovano nell'estenuante dubbio d iavere o meno interventi pronti e validi a so-stegno delle loro aziende ;

3) se il Ministro è a conoscenza dellostato di esasperazione delle popolazioni agri -cole delle zone vitate delle province di Cuneo ,Asti, Alessandria e Pavia per la pesantezz adel mercato e per la cessata efficacia dell alegge 27 ottobre 1966, n . 910, articolo 7 . L'ino-perosità dell'articolo citato viene ritenutaquasi un'azione punitiva per i viticoltori dop oaver superato ogni genere di difficoltà negli

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anni passati per costituire eliconsorzi per trat-tamenti razionali e dopo aver proceduto a didonee ristrutturazioni degli stessi vigneti .

Gli interroganti precisano che senza l'ur-gente rinnovo dei provvedimenti succitati ol-tre che alimentare ulteriormente un diffusostato di sfiducia, comprometterebbe irrime-diabilmente tutto un patrimonio di attrezza-ture di primissimo ordine e nuovi e modern iesperimenti di lotta antiparassitaria stretta-mente indispensabile sia alla difesa del pro -dotto sia alla sua qualificazione .

(4-17576 )

PISICCHIO. — Al Ministro dell'interno .— Per sapere se è a conoscenza della grav esituazione di disagio e di disappunto venu-tasi a creare tra i dipendenti degli Enti local idella provincia di Bari, in conseguenza a icriteri restrittivi che si vogliono adottare su lriassetto nei confronti degli stessi dipendenti .

Tali criteri sono quantomeno sperequat ie ingiustificati, se si tiene conto che già ott odelibere comunali su 48 della stessa provin-cia, hanno ottenuto la regolare approvazioneda parte delle autorità tutorie così come èavvenuto in altre province italiane e dell astessa regione pugliese .

L 'interrogante chiede altresì, se non si ri-tiene di intervenire con tutta l 'urgenza che i lcaso richiede, per assicurare un sacrosant odiritto ai dipendenti degli enti locali e pe rscongiurare l 'allargamento della legittim aazione sindacale iniziata con l 'occupazionedel palazzo della provincia da parte dei 1 .200dipendenti .

(4-17577 )

SERVADEI . — Al Ministro di grazia e giu-stizia. — Per sapere se è a conoscenza dell avera e propria attività mafiosa da temp oespressa ad opera di noti gruppi di cittadin iin moltissime località nelle quali si effettuan ovendite giudiziarie all 'asta, ciò che configur averi e propri reati, e che trasforma le ast ein strumenti di notevole arricchimento perpoche persone e di vera e propria spoliazion esia per i debitori sia per i creditori .

La situazione è resa più grave, anche sottoil profilo morale, dal fatto che le operazion iin questione avvengono negli ambienti dell agiustizia, ed in forma scoperta .

L ' interrogante desidera pertanto conoscer equali provvedimenti urgenti intende assume -re per porre fine a tale poco edificante stat odi cose .

(4-17578)

SERVADEI. — Al Presidente del Consi-glio dei ministri . — Per sapere se è a cono-scenza che in diverse località delle provincedi Udine, Cremona, Pavia, Forlì, Grosseto ,Siena, Arezzo, Livorno, Pisa, Ascoli Piceno ,Macerata, Perugia, Terni, Rieti, Teramo, Fog-gia e Catania, colpite da eventi sismici dal1943 al 1957, non sono ancora state liquidat epratiche relative a danni regolarmente accer-tati, a causa dell'esaurimento delle disponibi-lità finanziarie previste dai provvedimenti le-gislativi all'uopo varati .

Per conoscere, pertanto, se consideri giu-stificabile questa lunga inadempienza nei con-fronti di cittadini – aventi gli stessi titoli giu-ridici di quelli liquidati – i quali nei lontanieventi calamitosi hanno perduto beni ed averie sono stati, spesso, condannati ad una situa-zione di miseria e di sfiducia nelle istituzion ipubbliche che dura da troppo tempo .

(4-17579 )

FRANCHI . — Al Ministro delle finanze . —Per conoscere i motivi per i quali il costrut-tore Berardelli ingegner Paolo, titolare di im-presa di costruzioni e perfino di una scuderia ,risulta, agli effetti del fisco, nullatenente .

(4-17580 )

SERVADEI . — Al Ministro dell'interno . —Per sapere se è a conoscenza delle gravi pro-vocazioni e violenze commesse nella giornat adel 28 aprile 1971 a Forlì ed a Predappio d aelementi neofascisti colà convenuti da ogn iparte d ' Italia per celebrare l'anniversari odella morte di Mussolini Benito .

Per sapere, inoltre, quali provvediment isono stati assunti, o intende prendere, perperseguire adeguatamente le relative respon-sabilità, considerando anche che l'autorità d ipubblica sicurezza nazionale e locale era stataampiamente e tempestivamente informata de-gli intendimenti provocatori in questione .

(4-17581 )

SAVOLDI . — Al Ministro dell' interno . —Per sapere quali misure siano state assunteper individuare gli autori dei due attentat icommessi contro la sezione del Partito socia -lista italiano di Darfo (Brescia) nelle notti de l23 e 24 aprile 1971 .

Il gesto criminoso di chiara marca fasci -sta, compiuto all ' apertura della campagn aper la consultazione elettorale amministrativ ache si terrà a Darfo il 13 giugno 1971 impo-ne adeguate misure atte a garantire il pacific oe democratico svolgimento delle elezioni .

(4-17582)

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Atti Parlautentari

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BIAMONTE, DI MARINO E CACCIATO -RE. — Al Presidente del Consiglio dei mi-nistri . — Per conoscere - premesso che :

la SALID con sede in Salerno è in vi adi smobilitazione (alcune diecine di opera isono stati minacciati di licenziamento altr ediecine di operai sono in cassa integrazion ee guadagni) ;

l ' Ideai Standard con sede in Salerno h ain cassa integrazione ben 400 degli 800 operai ;

i tabacchifici sono in seria crisi e gli ope-rai in cassa integrazione ;

le MCM (Manifatture cotoniere meridio-nali) hanno annunciato la ristrutturazione abreve termine con seria conseguente minacci aai livelli occupazionali ;

le fabbriche di conserve alimentari sten-tano nella ripresa stagionale e annunciano co-munque una sensibile riduzione, rispetto al -l 'anno 1970, di assorbimento della mano-dopera; -

quali seri e urgenti provvedimenti ver-ranno adottati per impedire l ' ulteriore impo-verimento della provincia di Salerno . (4-17583 )

DI MARINO E BIAMONTE . — Al Ministrodei lavori pubblici . — Per sapere se è veroche per la provincia di Salerno, in cui è in att oun grave aumento di disoccupazione, esistonoprogetti di opere pubbliche appaltati ma no nancora iniziati per 2 miliardi e 669 milioni, d icui 418 riguardano la città di Salerno, pro-getti approvati ma non ancora appaltati pe roltre 12 miliardi, progetti in istruttoria per27 miliardi e 500 milioni (di cui 5 miliard iper la città di Salerno) .

Gli interroganti chiedono quali misure s iintendano prendere per accelerare l'iter bu-rocratico dei suddetti progetti onde poter ini-ziare i lavori previsti, che data l'entità degl istanziamenti potrebbero dare un concreto con-tributo alla occupazione operaia e alla econo-mia generale della provincia .

(4-17584 )

DI MARINO E BIAMONTE . — Al Ministrodel bilancio e della programmazione econo-mica. — Per sapere per quali ragioni le de-cisioni annunziate dal CIPE nel giugno 1969in base alle quali si sarebbero dovuti aver ea Battipaglia (Salerno) insediamenti indu-striali capaci di occupare 2 .500 operai, sono ri-maste ancora in larghissima misura inattuate .Finora si è infatti avuto solo l'insediamentodella Sele-cavi con 120 occupati, mentre l aFace sud e la Supersox sono ancora in costru-zione e si prevede per esse una occupazione di

circa 200 operai . Nulla ancora si sa delle se iiniziative industriali che dovevano essere pres edal gruppo SIR a Battipaglia .

Per quanto concerne la localizzazione d iuno stabilimento della società Pirelli, la so-cietà ha richiesto di poter insediare la maggiorparte dei suoi impianti fuori della zona indu-striale .

Ciò comporterebbe una revisione del Pian oregolatore, che sta per essere definitivament eapprovato, con rinvii di alcuni anni e provo-cherebbe immediatamente la possibilità d inuove scandalose speculazioni sulle aree .

Infatti la zona richiesta dalla Pirelli, priv adi ogni servizio, imporrebbe al comune spes eper oltre un miliardo a solo vantaggio de igrandi proprietari che vedrebbero enorme -mente valutati i suoli contermini .

La richiesta della Pirelli sarebbe motivat adal fatto che nella zona esisterebbe una vastaproprietà di un azionista della società, il ba-rone Sorvillo e comporterebbe una riduzionedella spesa per l'acquisto dei suoli .

Si chiede di sapere pertanto quali misur esi intendono prendere per l'attuazione degl iimpegni assunti in relazione ai promessi in-sediamenti industriali a Battipaglia e in parti -colare per contrastare le inammissibili pretes edella società Pirelli, che minaccia in caso d imancato accoglimento della sua richiesta d iindirizzare verso altre province gli annunziat iinsediamenti .

(4-17585 )

DI MARINO E BIAMONTE . — Ai Ministridel lavoro e previdenza sociale e dell 'indu-stria, commercia e artigianato . — Per saperese sono informati della grave situazione esi-stente all'Ideal Standard di Salerno . In dettaindustria il reparto fonderia, dove lavoran ola maggior parte dei dipendenti, da circa du emesi ha ridotto l 'orario di lavoro a sole 24 oresettimanali e si parla di ulteriori riduzioni .Nello stesso tempo la direzione ha provvedut oal licenziamento di due operai nel quadro diuna offensiva antisindacale, testimoniata tr al'altro dal rifiuto di riconoscere il consigli odi fabbrica .

Per le suesposte ragioni le maestranz ehanno proceduto alla occupazione dello stabi-limento, rivendicando la piena ripresa del la-voro e in linea subordinata assicurazioni circ ai limiti di tempo dell'attuale riduzione del-l'orario in connessione con l'applicazione de iprovvedimenti di legge per le industrie i ncrisi, nel quadro di un diverso atteggiamentodella direzione verso i diritti sindacali e l elibertà dei lavoratori e il ritiro di misure di-

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V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

rette o indirette di rappresaglia o di intimi-dazione .

Si chiede pertanto quali interventi i Mini-stri interessati intendano assumere, anche inconsiderazione della grave situazione occupa-zionale esistente in provincia di Salerno .

(4-17586 )

SERVADEI . — Al Presidente del Consigli odei ministri . — Per conoscere quale seguitohanno avuto i passati e ripetuti rilievi espres-si dalla Corte dei conti sulle ingenti spese ch elo Stato sostiene per le auto di rappresentanza .

In particolare desidera sapere se dall'epo-ca dell'ultimo rilievo tali spese sono diminuite ,e se è diminuito il numero delle auto in cir-colazione al citato titolo .

(4-17587 )

MAllOLA . — Al Ministro dei lavori pub-blici . — Per sapere :

se è a conoscenza della drammatica si-tuazione nella quale sono venuti a trovars i210 lavoratori della città di Palermo i qual inon possono venire in possesso delle abitazio-ni, assegnate loro sulla base del bando di con-corso n . 17902, in quanto queste ultime son ostate occupate da altre famiglie colpite dalterremoto del gennaio 1968 ; e delle gravi con-seguenze che tale fatto ha avuto nei confront idegli interessati i quali non soltanto si vedonorifiutato il diritto di entrare in possesso delleloro abitazioni ma vengono persino esclus idalla partecipazione ad altri concorsi ;

quali interventi immediati il Ministro in-tende adottare nei confronti della Gescal edelle autorità interessate perché i 210 asse-gnatari di cui sopra possano venire in pos-sesso delle abitazioni loro assegnate, o comun-que, perché il loro diritto venga rispettato at-traverso l 'assegnazione di nuove abitazioni .

(4-17588 )

BRIZIOLI. — Al Ministro dell'agricolturae delle foreste. — Per sapere, facendo seguitoalla precedente interrogazione presentata ne lnovembre 1970, rimasta senza risposta, rela-tiva all'allarme suscitato dalla progettata ven-dita da parte del CAP di Perugia dei beni im-mobiliari del consorzio agrario di Perugia, s esia a conoscenza delle irregolarità verificates ipresso il magazzino di vendita di Massa Mar -tana (Perugia) con un danno per il consorzi oche sembra aggirarsi sui 200 milioni e di cuila locale stampa ha dato grande risalto .

Se ritenga che la causa di tali fatti, a pre-scindere da responsabilità penali di singoli i lcui giudizio spetta alla magistratura, sia an -

che da attribuire al tipo di struttura accen-trata del consorzio, decisa dal commissario ,con l'abolizione delle filiali (nella specie l afiliale di Todi) a cui erano attribuite funzionidi controllo sull'operato degli addetti ai nu-merosi magazzini di vendita e d'ammasso de lgrano distaccati nella provincia .

Tutto ciò premesso, l'interrogante richia-mate le precedenti osservazioni e tenuto conto :

dell'inutilità della gestione commissaria-le inidonea a risolvere i problemi di fondodel consorzio agrario di Perugia, problemi ch esono comuni a tutti i consorzi d'Italia e chederivano dalla politica della Federconsorzi ;

del contrasto tra le dichiarazioni de lcommissario del CAP di Perugia riportatedalla stampa locale, che davano per risolti iproblemi economici ed organizzativi del con-sorzio, con il decreto ministeriale di prorogadella gestione commissariale fino al 30 giu-gno 1971, che denuncia il persistere di un ostato di grave disagio economico ed organiz-zativo ;

delle richieste avanzate dai soci e dai di-pendenti dei consorzio in numerose assemble eper la definitiva soluzione dello spinoso pro-blema della gestione commissariale del CA Pdi Perugia che ormai dura da quattro anni ,

chiede :1) che non venga autorizzata la vendita

dei beni immobiliari del CAP di Perugia pro-gettata dal commissario, anche perché la co-struzione di nuovi impianti potrebbe esser efinanziata con contributi da parte del MEC econ mutui bancari ;

2) che entro la data del 30 giugno 197 1abbia finalmente termine la gestione commis-sariale e vengano indette libere e democrati-che elezioni per un nuovo consiglio di ammi-nistrazione così come ripetutamente richiesto

dai soci del CAP di Perugia .

(4-17589 )

GIRARDIN . — Al Ministro dei lavori pub-

blici . — Per conoscere le ragioni della con-traddittoria politica condotta dal suo Mini-stero in merito all'applicazione della legg e

167, che decisa dal Parlamento per facilitare

l'acquisizione di aree ai comuni per l'edilizi aeconomico-popolare, è diventata invece stru-mento per incredibili lungaggini burocratiche ,impedendo ai comuni di mettere in condizion ii loro cittadini e particolarmente i lavorator i- i più diretti interessati - di avere una casa .

L ' interrogante a questo proposito domandaal Ministro se è a conoscenza del caso che in-teressa il comune di Abano Terme in provin-cia di Padova. Il consiglio comunale di Abano

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- 28200 —

Camera dei Deputate

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 29 APRILE 1971.

Terme, ancora in data 26 febbraio 1968 (s inoti, più di tre anni fa) delibera un piano d izona in base alla legge 18 aprile 1962, n . 167) ,lo trasmette alla sezione urbanistica del Ma-gistrato alle acque di Venezia, che lo tra-smette il 5 febbraio 1969 (un anno dopo) co nparere favorevole al Ministero dei lavori pub-blici .

Con nota 3 dicembre 1969 (quasi un ann odopo) n. 705, Div . I della direzione general edell 'urbanistica, il piano venne restituito a lcomune unitamente a copia del voto 12 giu-gno 1969, n . 548 del Consiglio superiore de ilavori pubblici ed il comune, con nota 5 marzo1970, lo restituì alla sezione urbanistica connuova relazione tecnica allegata, fornendo gl ielementi integrativi richiesti e chiarendo l edirettive e gli intendimenti dell ' amministra-zione comunale .

Risulta ora in via ufficiosa che il Consigli osuperiore dei lavori pubblici, il 23 marzo 1971 ,nonostante che fossero inutilmente trascors ipiù di tre anni e nonostante che il comuneavesse dato tutti gli elementi integrativi ri-chiesti, abbia espresso parere sfavorevole a lpiano .

L'interrogante domanda al Ministro :1) se non ritiene questa procedura lesiv a

dell'interesse della comunità interessata ;2) se non crede che l'applicazione dell a

legge 167 da parte del suo Ministero, sia con-traria allo spirito con il quale il Parlament oha votato la legge stessa ;

3) e qualora fosse vera la decisione de lConsiglio superiore, quali iniziative intend eprendere per consentire al comune di Abanodi poter utilizzare del piano di zona con ur-genza, data la necessità del rapido svilupp odi quel comune, senza essere paralizzato nell asua azione dalle pastoie burocratiche. (4-17590 )

GIANNANTONI . — Al Ministro dell'agri-coltura e delle foreste . — Per sapere :

1) in base a quali criteri egli abbia ri-tenuto di poter procedere, esautorando e sca-valcando il comitato amministrativo, a desi-gnare in via provvisoria un direttore incari-cato facente-funzioni presso l'Istituto nazio-nale della nutrizione, senza neppure attender ele decisioni del comitato amministrativo, sol oorgano competente a deliberare in merito, i nbase all'ordinamento vigente ;

2) perché, dopo aver atteso 13 anni a va-rare un disegno di legge relativo al finanzia-mento della sede dell'Istituto nazionale dell anutrizione (che durante tutto questo lungoperiodo ha. potuto operare solo usufruendo del -

la temporanea ospitalità dell'università d iRoma), il Ministero dell'agricoltura ha dat odisposizioni al direttore facente-funzioni d icercare un'ulteriore soluzione provvisoria me-diante l 'affitto di locali non meglio precisati ,esautorando e scavalcando anche in questocaso l ' organo competente e in dispregio de lvoto di un'assemblea del personale dell'Isti-tuto decisamente contrario a soluzioni provvi-sorie, frammentatrici l 'attività dell ' Istituto einadeguate allo svolgimento degli specific i

compiti di un istituto di ricerca ;

3) quali misure immediate intenda. adot-tare sia per eliminare gli sprechi finanziar i

conseguenti ad indirizzi errati o comunque im-propri nel campo della produzione, commer-cializzazione e propaganda alimentare; siaper restituire all'Istituto della nutrizione l e

funzioni di ricerca scientifica e i mezzi neces-sari per realizzarla . Solo in tal modo la ri-cerca scientifica potrà costituire, come deve ,

l'attività per eccellenza dell'Istituto della nu-trizione e potrà offrire rigoroso fondament o

e all'attività di consulenza prevista tra i com-piti istituzionali dell'ente e ad una politica

un'educazione alimentare diretta, di concerto

anche con il Ministero della sanità, alla difes ae al miglioramento della salute pubblica .

(4-17591 )

SERVADEI. — Al Governo. — Per cono-scere quale fondatezza hanno le voci in cir-colazione relative ad una prossima soppres-

sione dell 'ufficio del registro e del Comando

volante della guardia di finanza di Atess a

(Chieti) .L'interrogante ritiene che tale eventual e

provvedimento sia da evitare, con una miglio -

re riconsiderazione della rilevanza economi-ca, demografica e territoriale della zona ser-vita, così come è bene evidenziato attravers o

la documentazione fornita dall'amministra-zione comunale interessata .

(4-17592 )

SERVADEI . — Al Governo . — Per cono-

scere quali iniziative intenda assumere in or -

dine alla vertenza sindacale in piedi da due

mesi negli stabilimenti del gruppo Zanussi ch e

occupano circa 30 mila lavoratori e che ali -

mentano l'economia di diverse zone del paese .

Per sapere se, in occasione del recente fi-nanziamento IMI di 50 miliardi di lire e dell a

autorizzazione a forme integrative con capital i

ed aziende straniere, ha contrattato con la ci -

tata società uno sviluppo programmato dell a

stessa, in rapporto sia all'aumento occupa-zionale sia alla salvaguardia della continuità

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retributiva e delle condizioni di salute dei la-voratori negli stabilimenti .

L'interrogante fa infatti presente che, i npochi mesi, i dipendenti della Zanussi son odiminuiti di circa 2000 unità, e che è sull econdizioni di salvaguardia citate che la dire-zione del gruppo non chiude la vertenza .

(4-17593 )

BRIZIOLI . — Al Ministro delle partecipa-zioni statali. — Per conoscere, esaminata lasituazione relativa al programma predispost odall 'Eni-SNAM per la costruzione di metano -dotti in Umbria ed in particolare il program-ma predisposto che trascura completamentevaste zone della regione (il Trasimeno, lamedia valle del Tevere ed in particolare l ecittà di Todi e di Marsciano, il Gualdese ,l'Orvietano e la Valnerina) e le difficoltà ,quasi insormontabili, per l'allacciamento d ialtre zone (Eugubino, Perugia e Spoleto) pe rla mancanza di mezzi finanziari che dovreb-bero far carico agli enti locali interessati, s e1'Eni e la SNAM, intendano, sentiti gli orga-nismi regionali e gli enti interessati, amplia -re i loro interventi in modo da poter assi -curare la fornitura del metano anche allezone della regione umbra che attualmente n esono escluse .

(4-17594 )

BRIZIOLI . — Al Ministro dei lavori pub-blici . — Per conoscere anche in relazione a lconvegno tenutosi ad Acquapendente il 2 0aprile 1971 su iniziativa delle province d iViterbo e di Terni, le iniziative che il Mini-stero intende prendere per la sistemazioneviaria tra Acquapendente ed Allerona (strada« Val di Paglia ))) indispensabile per lo svi-luppo economico della zona .

(4-17595 )

SANTI. — Al Ministro della sanità. — Persapere se sia a conoscenza della iniziativa pre-sa dall'Assessorato regionale ligure alla sa-nità e dei risultati a cui si è pervenuti circai fatti accaduti nell 'ospedale pediatrico Gian-nina Gaslini di Genova.

Fatti per cui si domanda se siano presesufficienti misure per garantire la liceità della,sperimentazione clinica su piccoli pazienti d ifarmaci nuovi e potenzialmente tossici usat icon o senza il consenso dei genitori ; inoltre s ichiede se si siano esperite le indagini doveros ea seguito di terapie eseguite su piccoli epato-pazienti sottoposti recentemente all'ospedal eGaslini di cui ampiamente ha parlato la stam-pa medica; inoltre si domanda se corrisponde

a verità la notizia che tali sperimentazion isiano state effettuate prevalentemente su bam-bini illegittimi o subnormali costituendo que-sto un illecito gravissimo non solo nei con -fronti di un sentimento umanitario comune atutti ma anche una esplicita violazione dei di -ritti costituzionali alla uguaglianza e alla sa-lute .

L'interrogante chiede inoltre se il Mini-stero intenda predisporre una regolamenta-zione di tale materia che sta suscitando ap-prensione e sdegno in tutta Italia: (4-17596 )

GUIDI . — Al Ministro delle partecipazionistatali . — Per conoscere come sia spiegabil ela diminuzione degli organici della Polymer(Montedison-Terni) di circa 200 unità, a se-guito del trasferimento della mano d'operaad altra azienda (Neofil), contingente, poi ,non rimpiazzato, e quali siano le ragioni delgrave ritardo che si registra nella ricerca ,presso il predetto stabilimento, con conseguen-ze gravissime sul piano tecnologico e dell 'ag-giornamento .

L'interrogante chiede che sia assunto l'im-pegno di incrementare la mano d 'opera occu-pata, e che siano resi noti i programmi pro-duttivi della Polymer e le sue prospettive oc-cupazionali, per consentire il contributo ne-cessario delle regioni, dei partiti e dei sinda-cati .

(4-17597 )

GUIDI . — Al Ministro delle partecipazion istatali . — Per conoscere se ha presente la pro-gressiva e vertiginosa diminuzione dell ' occu-pazione della mano d'opera, nello stabilimen-to chimico di Mera Montoro (Narni, provinci adi Terni), che da 1 .200 operai è passato at-tualmente a circa 500, con ripercussioni so-ciali gravissime, in una zona economicament edepressa, come quella del Ternano .

L'interrogante chiede di conoscere qual isiano le prospettive di incremento dell'occu-pazione per lo stabilimento di Mera Montoroe quali piani produttivi di sviluppo, di cu isi rende necessaria la comunicazione alla Re-gione, ai partiti, ai sindacati per consentireil dibattito e il contributo democratico ai pro -grammi dell 'azienda di Stato .

(4-17598 )

DI NARDO FERDINANDO . — Al Ministrodel lavoro e della previdenza sociale. — Perconoscere le obiettive ragioni che ostano a ltempestivo costituirsi in giudizio, nei termini ,già ampi, previsti dalla norma di procedur acivile, da parte degli enti previdenziali assi-

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curativi, i quali attualmente si costituiscon oin giudizio non prima di tre mesi ed oltr edalla prima udienza di comparizione, con ci òdimostrando uno scarso ossequio alla legge ,una notevole loro disorganizzazione ed indif-ferenza alla urgenza del bisogno ricorrentenegli assistiti. Con tale comportamento gl ienti previdenziali assicurativi impongono adun processo in materia tipicamente di neces-sità alimentare, quale il tema della pension eal lavoratore, un'ingiusta remora di circa 1anno e fanno proprio, in danno del lavora-tore, i notevoli interessi sulle somme deben-de. Tutto ciò viene praticamente posto in es-sere dai detti enti in assoluto contrasto all eesigenze di maggior snellezza delle procedu-re in materia di lavoro che da ogni parte po-litica vengono avanzate in sede di modificadelle norme processuali relative il processoriguardante questioni di lavoro . (4-17599 )

FRANCHI E ALFANO . — Ai Ministri del-l ' interno, del lavoro e previdenza sociale edell' industria, commercio e artigianato . —Per sapere se siano a loro conoscenza i nuov isviluppi della situazione presso le industri eZanussi di Pordenone dove è stata annuncia-ta la messa in cassa integrazione per alcunimesi di 900 dipendenti e presso la Zoppas, in-corporata nella Zanussi dove si prevede i lprolungamento delle ferie anticipate per un aaltra settimana ;

se sia a loro conoscenza che la direzionedell 'azienda ha espresso la preoccupazioneche il prolungarsi delle agitazioni rischi d icompromettere l 'attuale livello dell 'occupa-zione; per conoscere se siano informati delfenomeno delle agitazioni e se non ritengan odi dover dare informazioni circa le violenz eche nel corso degli ultimi mesi sono stat eperpetrate nei citati stabilimenti, anche co nriferimento a precedenti interrogazioni ch enon hanno ancora ottenuto risposta e circ ale persone che vi sono state coinvolte e circ ail clima di terrore e di tensione costante ch eè stato instaurato ;

per conoscere infine quali passi il Go -verno abbia compiuto e quali iniziative as-sunto per rendere possibile il componimentodella vertenza e rendere sicuro per tutti i lmantenimento del posto di lavoro ed un'equ aretribuzione e quali provvedimenti intend aprendere contro i facinorosi che certo non in-terpretano la volontà ed il desiderio dell amaggioranza dei lavoratori e che si sono de -dicati esclusivamente ad atti teppistici .

(4-17600)

ROBERTI, PAllAGLIA E MENICACCI .— Ai Ministri dell ' industria, commercio e ar-tigianato, del lavoro e previdenza sociale edelle partecipazioni statali . — Per conoscerese risponde a verità la notizia data dall'asses-sore regionale umbro Pravatini in una comu-nicazione alla stampa locale circa la eventua-lità dello smanteIIamento dello stabilimentochimico di Terni-Papigno, nonché la non in-coraggiante situazione aziendale della Poly-mer, della Cementir e della Terninoss e d ialtre industrie umbre .

Per conoscere, inoltre, nella ipotesi chedette informazioni dovessero purtroppo risul-tare confermate, quali siano le intenzioni de iMinistri interessati e quali misure concreteil Governo intenda prendere per arginare l agrave crisi produttiva ed occupazionale cheverrebbe a determinarsi nelle province del -l 'Umbria .

(4-17601 )

ROBERTI E PAllAGLIA. — Ai Ministridel tesoro e del lavoro e previdenza sociale .— Per conoscere quali provvedimenti inten-dano prendere per ovviare al mancato adem-pimento da parte delle Casse di risparmiod'Italia delle disposizioni e dei benefici san-citi dalla legge 24 maggio 1970, n . 336, a fa-vore dei dipendenti ex combattenti, mutilat io invalidi di guerra .

Per conoscere, altresì, i motivi per i qual ii Ministeri del tesoro e del lavoro e previ-denza sociale, malgrado le direttive contenutenel parere emesso dal Consiglio di Stato i ndata 12 novembre 1970, non abbiano ancoraprovveduto a diramare alle predette casse d irisparmio ed a tutti gli altri enti similari leistruzioni atte a dare doverosa applicazion ealle norme della legge n . 336 . (4-17602)

MARINO. — Al Ministro dell ' interno. —Per conoscere se è al corrente o meno dei se-guenti fatti :

il 18 aprile 1971 il sindaco comunista d iSambuca di Sicilia, unitamente al vice sin-daco socialista ed ai segretari delle locali se-zioni del PCI, del PSI e della Camera dellavoro, ha proceduto alla distruzione di mani-festi di propaganda del Movimento social eitaliano, che erano stati affissi il giorno prima .Fatto denunciato al comando dei carabinier idi Sciacca ;

lo stesso sindaco in più di un 'occasion eha svolto opera di intimidazione verbale ne iconfronti di iscritti al MSI, minacciando l 'usodi mezzi coercitivi per impedire manifesta -

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zioni di propaganda che dovessero essere in -dette dal MSI .

Poiché i fatti esposti rivestono un caratter edi particolare gravità si chiede al Ministrointeressato di far conoscere quali provvedi -menti intende adottare, in via d'urgenza ,per far cessare gli inconcepibili arbitri de-nunziati .

(4-17603 )

MONASTERIO. — Al Ministro dei lavoripubblici . — Per sapere se non creda di dover eacclarare i motivi per i quali le forniture de lmateriale occorrente per la costruzione degl ialloggi dati in appalto dall ' Istituto Autonom oCase Popolari di Brindisi, quale che sia l aditta appaltatrice, con la sola eccezione de lcomplesso edilizio del rione Sant 'Elia del ca-poluogo, vengono fatte sempre dalle medesi-me ditte (particolarmente Russo di Benevento ,Annichiarico di Lecce ed R .B. e ALA), seb-bene la qualità del materiale fornito, a giu-dizio degli assegnatari degli alloggi, abbi adato per il passato luogo a serie critiche .

(4-17604 )

MONASTERIO. — Al Ministro dei lavoripubblici . — Per sapere i motivi per i quali ,ad otto mesi dalla scadenza del mandato de lpresidente e del vice-presidente dell'Istitutoautonomo case popolari di Brindisi, non si si aancora provveduto alla conferma o alla sosti-tuzione degli stessi .

(4-17605 )

SERVADEI. — Al Governo. — Per saperese è a conoscenza della grave forma di intos-sicazione che ha colpito 24 dipendenti dellostabilimento CIM di Modigliana (Forlì) in re-lazione al materiale usato nella lavorazione ,ed alla natura dell 'ambiente nel quale lastessa si svolge .

Per conoscere, inoltre, quali provvedimen-ti intende assumere per perseguire le relativ eresponsabilità e per evitare che si ripetanogravi inconvenienti di questo tipo . (4-17606 )

SERVADEI. — Al Ministro della difesa .— Per conoscere quanti giovani stanno scon-tando presentemente pene detentive in car-ceri militari per essersi dichiarati « obiettor idi coscienza » ed avere rifiutato il servizio d ileva .

(4-17607 )

SERVADEI . — Al Presidente del Consigliodei ministri. — Per sapere se è a conoscenzache il governo iraniano ha accentuato in que -

sti ultimi tempi la sua attività repressiva edassolutistica, giungendo a numerose fucila-zioni e persecuzioni di cittadini colpevoli es-senzialmente di credere nella libertà e ne lprogresso sociale e civile .

Per conoscere, in base a quanto sopra, qual ipassi abbia fatto od intenda fare il Govern odella Repubblica Italiana per richiamare i lregime di Teheran, anche attraverso le orga-nizzazioni mondiali di tutela dei diritti del -l'uomo, ad un maggior rispetto dei suoi cit-tadini e della loro personalità .

Per sapere, ancora, se è a conoscenza checerte forze di polizia italiane, si ritiene in-fluenzate da quelle persiane, hanno assunt oatteggiamenti persecutori nei confronti di stu-denti iraniani presenti nel nostro paese, conciò mortificando il tradizionale costume d iospitalità democratica dell'Italia .

(4-17608 )

MONASTERIO . — Al Ministro dei lavoripubblici . — Per sapere se abbiano fonda-mento le voci secondo le quali l'Istituto au-tonomo case popolari di Brindisi si dibatte-rebbe in gravi difficoltà economico-finanziariecon debiti a breve scadenza che si aggirereb-bero intorno ai 100 milioni di lire .

A conferma di tali voci sì rileva, tra l'al-tro, che il predetto istituto è nella pratica im-possibilità di provvedere ai più elementar i

lavori di manutenzione degli stabili di cui h ala gestione e non è stato in grado di versar eai suoi dipendenti la quattordicesima mensi-lità che tradizionalmente viene corrisposta i ncoincidenza con le festività pasquali .

Le difficoltà economico-finanziarie di cui s i

discorre vengono attribuite ad una gestion equanto meno poco attenta agli interessi del-l'istituto, particolarmente nei rapporti con l e

ditte appaltatrici . In proposito si citano gl i

elevati oneri che l'istituto si sarebbe assunt onei confronti dell'Ente autonomo acquedottopugliese per perdite d'acqua verificatesi i n

conseguenza di errate impostazioni ed esecu-zioni di lavori relativi alla sistemazione dell etubature interessanti i complessi edilizi sit i

nelle adiacenze di piazza Risorgimento, ne l

comune di Ostuni . La sistemazione delle ci -1 ate condotte a pochi centimetri dalla super-ficie della sede stradale avrebbe avuto per ef-fetto il prodursi di lesioni nei tubi con per-dite di acqua per oltre un milione di lire .Le successive riparazioni, non essendo state ef-fettuate collocando i tubi a maggiore profon-dità, non avrebbero eliminato l'inconvenien-te, ma anzi lo avrebbero aggravato, se è vero

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che per l'anno 1970, o addirittura per un aparte solo di esso, l'istituto sarebbe stato chia-mato a pagare eccedenze di consumo d 'acqua(per perdite verificatesi dalle condutture) perun importo superiore ai 3 milioni di lire . Gra-vosi oneri avrebbe comportato per l'istitut oanche la troppo disinvolta assunzione a pro-prio carico dei lavori di riparazione di nume -rosi alloggi, imposti dalla necessità di rime-diare alle gravi deficienze di costruzione, d icui si erano rese responsabili le ditte appal-tatrici, in aperta violazione dei capitolati d iappalto .

E per conoscere, infine, i dati riassuntiv idella situazione economico-finanziaria dell oistituto in parola alla fine del corrente mese d iaprile 1971 .

(4-17609 )

DAMICO . — Al Ministro dell ' industria ,del commercio e dell 'artigianato. — Per co-noscere se è al corrente dello stato di agita-zione esistente tra la categoria dei gestor idi carburanti SAIP-ACI in seguito al rifiut odell'ACI provinciale di ottemperare alla deli-berazione CIP n . 17 del 27 agosto 1970 (Co-mitato interministeriale prezzi) che fissava l acorresponsione di lire due di aumento da con -cedersi a tutti i gestori sui margini percepit ial 1° gennaio 1969 ;

per conoscere le ragioni che hanno im-pedito al Ministero competente l ' emanazionedelle norme regolamentari previste nella leggen . 745 del 26 ottobre 1970, norme che dove -

vano essere formulate entro 90 giorni dall adata di entrata in vigore della legge suddetta ;

se non ritiene che la corretta applicazion edell'articolo 16 della legge n . 745 del 26 ot-tobre 1970 e della deliberazione del CIP no nrendano esplicita l'esigenza di considerarenon decaduti gli attuali contratti tra gestor idi carburanti e le rispettive aziende proprie-tarie in concessione della produzione e distri-buzione del carburante .

(4-17610 )

TROMBADORI E MALFATTI . — Ai Mini-stri delle partecipazioni statali e del turism oe spettacolo . — Per sapere se essi sono a co-noscenza e in possesso di una relazione sugl ienti cinematografici di Stato firmata dal com-missario dell'ente di gestione, dottor Valente ,nella quale sarebbero contenuti rilievi assa igravi in ordine a una non corretta ammini-strazione del pubblico danaro e a colpevol idegenerazioni dell'uso del potere alla test adell'Italnoleggio, dell'Istituto Luce e di Cine -città . Poiché si fa anche correre la voce ch el ' incertezza sulla esistenza di un simile docu-mento favorirebbe l ' impiego delle notizie adesso attribuite come strumenti di pression enel contratto in corso tra le forze politiche de lcentro-sinistra per le nomine dei nuovi ammi-nistratori degli enti, si chiede di sapere quan-do il testo del documento, se esso esiste, saràreso pubblico o, nel caso contrario, quandosarà data ufficiale assicurazione della sua ine-sistenza .

(4-17611)

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INTERROGAZION I

A RISPOSTA ORAL E

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro dell ' interno, in merito al cosiddett o" rapporto " che il prefetto di Milano gl iavrebbe trasmesso il 22 dicembre 1970, ed incui si proporrebbe lo scioglimento e la mess afuori legge del Movimento studentesco e d ialtri gruppi della sinistra extra-parlamentare .

« Gli interroganti, in particolare, chiedonodi sapere se non ritenga il Ministro che l astesura e la successiva pubblicazione su or-gani di stampa di tale rapporto, in un mo-mento in cui si moltiplicano a Milano episod idi provocazione e di violenza fascista, noncostituiscano l 'ennesima prova di come coloroche detengono la responsabilità dell 'ordinepubblico continuino a rendersi di fatto com-plici di quelle forze fasciste che da tempofanno della città lombarda il banco di provadei propri disegni eversivi e reazionari .

(3-04727) « ALINI, 'CERAVOLO DOMENICO, PAS-SONI, LATTANZI, PIGNI, GRANZOT-TO, BOIARDI, LUZZATTO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare il Mi-nistro del lavoro e della previdenza socialee il Ministro per la riforma della pubblic aamministrazione, per sapere se corrispondea verità che la legge 2 aprile 1968, n . 482 su lcollocamento obbligatorio al lavoro delle va -rie categorie di invalidi non ha trovato com-pleta applicazione, a distanza di ben tre ann idalla sua approvazione, e questo proprio nel -l'ambito della pubblica amministrazione ch eavrebbe dovuto essere di esempio alle impre-se del settore privato ;

per sapere, ancora, se la non complet aapplicazione della legge predetta abbia col-pito particolarmente la categoria dei mutilat idel lavoro attraverso la non copertura di post iad essa spettanti ;

per sapere, infine, quali tempestive ini-ziative intendano assumere per l ' attuazioneintegrale del disposto della legge n . 482 afronte della pressante richiesta di occupazio-ne che proviene non solo da parte degli in-validi del lavoro ma di tutte le altre catego-rie com'è dimostrato dalle varie manifesta-zioni nazionali effettuate .

(3-04728)

« BIAGINI » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lPresidente del Consiglio dei ministri e il Mi-nistro dell'interno, per conoscere se, tenut oconto dei gravi atti di provocazione e di vio-lenza e degli attentati terroristici di inequi-voca marca fascista succedutisi con impressio -nante frequenza in questi ultimi tempi, nonritengono che la relazione " riservata " indi -rizzata il 22 dicembre 1970 dal prefetto di Mi-lano al Ministro dell'interno, nel testo pub-blicato da due quotidiani il 16 aprile 1971, of-fra una rappresentazione faziosa e perciò pro-fondamente travisata della realtà politica esociale del capoluogo lombardo ed abbia co-stituito obiettivamente un incoraggiamento aquei gruppi di estrema destra che tentano d iturbarne la vita democratica ;

per conoscere, inoltre, se considerata l adelicatezza e l'importanza nazionale della si-tuazione milanese ed al fine di impedire l avoluta esasperazione dello scontro politico esociale in atto, il Governo non giudichi neces-sario richiedere al proprio rappresentante lo -cale una valutazione obiettiva e costituzional-mente corretta dell'attività delle forze poli-tiche operanti a Milano e la capacità di indi-viduare e colpire, nei gruppi reazionari e fa-scisti, le centrali eversive che pericolosament eattentano alla legalità, democratica ed antifa-scista, della Repubblica .

(3-04729) « MALAGUGINI, ALBONI, LAJ0LO ,

RE GIUSEPPINA, SANTONI, SAC-CHI, ROSSINOVICH, OLMINI ,

LEONARDI, BACCALINI » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare il Mi-nistro dell'interno, per conoscere quali spie-gazioni intende dare a proposito della avve-nuta pubblicazione del rapporto del prefett oMazza sulla situazione nella città di Milano ;quale giudizio pronunci sulle affermazionicontenute nel rapporto e quali responsabilit àabbia individuato nella intera questione .

(3-04730)

« ORILIA » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare i lMinistro di grazia e giustizia per conoscer eduali siano gli elementi tecnico-giuridici e l emotivazioni in base alle quali ultime il pub-blico ministero ha ritenuto interporre appell oavverso la nota sentenza del tribunale di Ver-bania con la quale venivano assolti tutti gl iimputati di vari reati compreso il reato d iblocco stradale interpretando in maniera ve ..ramente strana ed originale l ' articolo 59 deicodice penale in rapporto ad una presunta

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legittimità di attuazione di un certo tipo disciopero .

« Se non si ritenga invece che il principiodell 'autonomia del magistrato non possa e no ndebba costituire strumento di consumazion edi un vero e proprio reato così come appar enella decisione del tribunale di Verbania . Seil procuratore della Repubblica che ha inter-posto appello contro la nota sentenza nondebba al contempo realizzare il dovere che èdella sua funzione di incriminare il collegiogiudicante per la chiara violazione di alcun eprecise norme del codice penale non poten-dosi nella consumazione di un delitto ravvi-sare gli estremi dell 'autonomia decisionale de lgiudice .

« Se infine, la procedura disciplinare nonsi imponga per far piena luce su di una que-stione che appare alla pubblica opinione abu-so, illiceità e delitto .

(3-04731)

« MANCO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare i lMinistro di grazia e giustizia per conoscer efinalmente quali siano le conclusioni delladuplice inchiesta promossa e svolta contem-poraneamente sia da parte del Consiglio su-periore della magistratura sia da parte deicompetenti uffici del Ministero di grazia egiustizia nei confronti di un magistrato in ser-vizio presso il tribunale di Lecce .

« Chiede ancora quale esito abbia avutoun ricorso formulato e presentato da un par -lamentare nei confronti del sostituto procu-ratore generale presso la corte d ' appello diLecce .

Se non si ritenga illecito ed arbitrario i lsistema che non solo consenta ai magistrat iinquisiti di continuare a fare il proprio co-modo nella sede in cui prestano servizio, no-nostante le precise accuse da parte dell 'Armadei carabinieri e nonostante più precise ac-cuse formulate da un parlamentare in sede d iformale interrogatorio ma addirittura conce -de al magistrato inquisito, proprio nel mo-mento in cui vengono poste a fuoco le accu-se durante l'inchiesta di essere promosso riu-scendo così a svolgere funzioni di dirigente d iun importantissimo ufficio del tribunale.

« Sulla base di quale principio di diritto ,di opportunità, di giustizia e di morale si si aritenuto promuovere il predetto magistratoaffidandogli compiti e funzioni che per ra-gioni di anzianità, di merito, di graduatori aspettavano ad altri magistrati che prestan oservizio presso il tribunale di Brindisi .

(3-04732)

MANCO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare il Pre-sidente del Consiglio dei ministri e il Mini-stro degli affari esteri, per conoscere quali ini-ziative intendono assumere perché il govern oetiopico restituisca finalmente alla famigli aSalvarani i resti dell'architetto Eugenio, scom-parso assieme al principe Daniel Abebe ne l1967, durante un volo da Addis Abeba all'As-mara, in circostanze a dir poco misteriose .

La disponibilità di tali resti (un fram-mento di mascella, gli indumenti indossat idall'architetto durante il volo, eccetera) è stat aripetutamente ed ufficialmente dichiarata dallapolizia etiopica. Essi furono inoltre mostrat idalla polizia ai signori Bili ed Erminia Dela-ney, recatisi in Etiopia appositamente per far ericerche dell'amico scomparso e, nell'occasio-ne, non poco sorpresi - come da dichiarazion iufficiali - nel riscontrare che il frammento no nrisultava eguale all'unico da loro trovat otempo prima nei pressi dell'aereo caduto, eche gli indumenti - anche se conservati senz aalcuna cura - non presentavano strappi e tagl inaturalissimi qualora fossero stati indossati d aun morto in una sciagura aerea .

« L'interrogante ritiene che il materiale i nquestione spetti giuridicamente e moralmentealla famiglia, e trova incomprensibile ed in -giustificabile - sotto ogni punto di vista - i lcomportamento etiopico, rispetto al quale l aautorità italiana non può e non deve conti-nuare a svolgere semplici funzioni notarili ,essendo suo compito tutelare in tutti i modi gl iinalienabili diritti dei cittadini rappresentati .

« I ritardi ed i dinieghi in questione pos-sono interpretarsi - nel clima assai chiaro ch ecirconda la brutta faccenda - in un solo modo :il timore che il materiale da restituire poss aservire per smentire ulteriormente le version iufficiali sulla fine dell'architetto Salvarani . Edè anche per questo che ogni energia deve es-sere posta in tale recupero, il cui significat opertanto si allarga dagli aspetti effettivi e giu-ridici a quelli di una più informata ricerc adella verità . Una verità che continua a stare acuore alla famiglia colpita, e che non puòlasciare indifferente l'autorità e la pubblic aopinione italiana .

(3-04733)

(( SERVADEI » .

11 sottoscritto chiede d'interrogare il Mi-nistro dell'interno, per conoscere :

a) se risponde a verità quanto pubblicatodal giornale Il Messaggero, di Roma a pro-posito del licenziamento in tronco da part edel datore di lavoro del giovane panettiere

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V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

Giovanni Ude, perché testimone della rapinadei 150 milioni alla Stefer di Roma ;

b) e in tal caso quali misure ammini-strative e di polizia intenda predisporre pe rla riassunzione immediata del giovane testi-mone e in generale , per la tutela di quei cit-tadini i quali, nel riferire alla polizia quant ohanno visto e udito in determinate circostanzeed eventi criminosi, dimostrano di essere con-sapevoli dei propri doveri di cittadini e d inon soggiacere al deleterio spirito di omertào alla paura, onde a volte i testimoni son oreticenti .

« In particolare l ' interrogante fa notare chequalora un testimone non reticente ed un citaladino coscienzioso dovesse per tali sue qualitàsubire conseguenze personali dettate da vilt àe amore del quieto vivere, se non addirittur ada omertà, non sarebbe egli soltanto a risen-tirne - il che già è profondamente ingiusto -ma con lui la generalità dei cittadini, nelle sueesigenze di essere tutelata dalla sfida dell adelinquenza .

(3-04734)

« COMPAGNA » .

INTERPELLANZ A

(( I sottoscritti chiedono di interpellare i lMinistro della sanità, per conoscere lo stat odella lotta contro i tumori in Italia, stant el ' aumento progressivo e minaccioso dell ' inci-denza di alcune forme neoplastiche . In par-ticolare si chiede di sapere :

1) come viene condotta la lotta antitu-morale; di quali strutture e di quali mezzi s iavvalga e come tali strutture siano territo-rialmente articolate ; di quanti posti letto sidispone in relazione al numero dei malati ab-bisognevoli di terapie a breve e a lungo ter-mine; di quali strutture e di quali mezzi di-sponga il Paese per la prevenzione e la dia-gnosi precoce, attualmente unica terapia riso-lutiva per la realizzazione della guarigione ;quali mezzi siano stati messi a disposizion eper la ricerca nel campo specifico, sia appli-cata sia di base, quale coordinamento nei var iprogrammi sia stato impostato ed attuato -anche in relazione all'articolo 2 della legge29 maggio 1969, n . 316 - circa la scelta de iprogrammi prioritari al fine dell'utilità so-ciale della ricerca stessa e di evitare disper-sione di mezzi in programmi inutili in quantovelleitari o replicativi dei risultati già ottenuti ;

2) se risulta al vero quanto denunciatodai direttivi dei sindacati ospedalieri (CGIL,

CISL, UIL) in un ordine del giorno del 19andante, circa i tentativi in atto, ad ogni li-vello, tendenti a menomare prima e ad annul-lare poi l 'attività del Centro prevenzione tu-mori dell'istituto Regina Elena di Roma ,ossia se risulta :

a) una sistematica sottrazione al Cen-tro di personale paramedico, che per la lung aattività svolta ha acquisito una specifica com-petenza tecnica nell'ambito della struttura -unica nel Lazio e regioni limitrofe - tanto daprovocare la diminuzione delle visite e degl iesami giornalieri, con il conseguente prolun-gamento dell 'attesa alle circa 50 mila perso-ne prenotatesi da due anni e annullamentodell'efficacia stessa della diagnosi precoce;

b) negando, in pratica, le attrezzaturestrumentali indispensabili per il rapido esple-tamento degli esami preliminari della diagno-si precoce, costringendo così i pazienti ad ef-fettuare gli esami clinici al di fuori dell ' isti-tuto, sottoponendoli a defatiganti ed umilian-ti contenziosi nei confronti dei loro enti mu-tualistici, ed ulteriore perdita di tempo estre-mamente prezioso ai fini della diagnosi o ad-dirittura alla rinuncia agli esami annuali dicontrollo con nocumento della raccolta stati-stica epidemiologica indispensabile alla valu-tazione dei fattori di rischio (ambiente, predi-sposizione, abitudini, ecc .) ;

3) se risulta al Ministro che con i fon-di destinati al Centro prevenzione tumori del-l ' ospedale Regina Elena, sono state acquistat eattrezzature strumentali che con la preven-zione non hanno nulla a che vedere, come a desempio l 'acquisto " a trattativa privata, d iattrezzatura per ossigenoterapia iperbarica "del costo di lire 17 milioni e 290 .000, con atton . 876 del 31 luglio 1969, e di una " stazionead aria compressa " con atto 13016 del costodi lire 2 milioni 371 .500, in data 10 febbraio1970, attrezzatura e stazione non necessari eal Centro, mai assegnate al medesimo, di cu inon si conosce la collocazione che ne è statafatta ;

4) se, inoltre, risulta al Ministro inte-ressato che, sempre con i fondi dello Statodestinati al Centro prevenzione tumori del no -minato ospedale Regina Elena, sono stati ac-quistati apparecchi in teoria necessari alleattività del Centro se se ne fosse voluto lo svi-luppo operativo previsto dalle leggi e dai rego-lamenti istitutivi, in realtà allocati presso isti-tuti universitari di Roma e al servizio di que-sti come ad esempio : osmometro automaticodel costo di lire 4 milioni e 900 mila; oxigrafo ,del costo di lire 2 milioni e 95 mila; spettro-

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputati

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fluorimetro Turner, del costo di lire 17 mi-lioni e 500 mila; contatore e scintillatore li-quido, del costo di lire 16 milioni e 700 mila ;spettrofotometro registratore automatico, de lcosto di lire 9 milioni e 672 mila; accessor iper il predetto spettrofotometro del costo d i393 mila lire ; forno elettrico a muffola, de lcosto di lire 242 mila ; bilancia Mettler del co-sto di 300 mila lire, tutti apparecchi allo-cati presso l'istituto di chimica biologica del -l ' università di Roma;

5) se, ancora, risulta al Ministro ch el 'amministrazione degli IFO ha contratto, anome del Centro prevenzione tumori e con ifondi che a questo sono destinati dallo Stato ,una convenzione con l'università di Roma(protocollo G48431, atto pos . 16 .4 .3 del 30 no-vembre 1965) con la quale, dietro pagamen-to di un canone annuo, l ' università pone a di-sposizione alcuni locali per eseguirvi il CECE R(circolazione extra corporea regionale) terapiache si tenta di effettuare su soggetti giunti allacachessia neoplastica che nulla ha a che ve-dere con l'attività prevenzionale e di diagnos iprecoce e che quindi dovrebbe – in rispett odelle norme contabili sull 'amministrazionedegli IFO – essere finanziata con i fondi ch ela legge destina appositamente al ReginaElena senza sottrarre somme preziose all ' at-tività corrente e al potenziamento della dia-gnosi precoce che ne ha urgente e assolutobisogno stante l 'aumento delle affezioni tu -morali della città di Roma e del Lazio ;

6) se risulta al Ministro, l 'acquisto d iapparecchiature necessarie alle attività de lCentro prevenzione turnori dell 'ospedale Re-gina Elena., fatturate sui fondi di questo, m autilizzate precipuamente al di fuori del Cen-tro stesso, come ad esempio accade per gli ap-parecchi di mammografia ed altri accertamen-ti, per i quali i pazienti, che volontariamentesi presentano per usufruire delle prestazion idiagnostiche gratuite, vengono ad esser etrasformati in clienti paganti in proprio del -l 'ambulatorio del Regina Elena ;

7) se risulta che, sempre al ReginaElena, un costoso apparecchio per esami scin-tigrafici, giace inutilizzato nel contempo ch eper gli esami in questione il predetto nosoco-mio si avvale di una convenzione stipulatacon la clinica radiologica dell ' università d iRoma con relativo gravame finanziario e ri-tardi nelle attività cliniche ;

8) stante la situazione di cui ai punti 2 ,3, 4, 5, 6 e 7 (che appare scientemente e cini-camente predeterminata al fine di non far ediminuire – mediante la prevenzione di mas -

sa – la lucrosa clientela ad alcune ben cono-sciute cliniche private della città di Roma ,le quali dalla insufficienza ricettiva degli ent ipubblici ricavano ingenti profitti anche per -ché in tali cliniche operano gli stessi primar iche dall ' istituto di Stato ritraggono, oltre checlienti, fama e lustro accademico) quali inter-venti il Ministro intenda predisporre ad evi-tare la completa smobilitazione del Centroprevenzione tumori e la conseguente disper-sione dei medici ivi operanti, costituenti un aéquipe altamente qualificata, assunti a segui-to di pubblico concorso nazionale, unico te-nutosi in Italia per acquisire specialisti allaprevenzione di massa esercitata da un ent epubblico; smobilitazione, oltre tutto, in stri-dente contrasto con la programmata riformasanitaria che vede nella prevenzione il mo-mento fondamentale di una nuova strutturasociale per la difesa della salute pubblica ;

9) se risulta a verità che un altro costo -so apparecchio diagnostico, acquistato dall aFondazione senatore Pascale di Napoli – enteche al pari del Regina Elena e dell'Istitut otumori di Milano benefica dei fondi di cui all alegge 29 maggio 1969, n . 316 – è rimasto ingiacimento allo scalo ferroviario di quell acittà per oltre un anno ed è stato ritirato sol-tanto quando l'amministrazione ferroviaria ,dopo reiterati inutili inviti, ha minacciato l avendita dei preziosi colli e previo pagamentodi oltre due milioni di lire di spese di magaz-zinaggio, apparecchio tuttora giacente imbal-lato nei depositi dell'istituto stesso ;

10) infine, se per assicurare il potenzia-mento della lotta antitumorale in campo pre-ventivo, terapeutico e nella ricerca applicat adei due menzionati nosocomi, che si trovanoad operare in popolose città, il Ministro nonritenga necessario e urgente accelerare la lororegionalizzazione – come già richiesto dall aregione della Campania e deliberato all 'una-nimità dalla Commissione sanità del Consigli oregionale del Lazio – sollecitando i rispettiv iorgani regionali competenti a nominare iconsigli di amministrazione o, comunque ,a provvedere alla pronta sostituzione degl iinefficienti e dannosi dirigenti attuali, sia alivello amministrativo che sanitario ugual -mente responsabili della grave situazione edei fatti richiamati, prima che provochin oaltri più gravi guasti .

(2-00671) « LA BELLA, POCHETTI, VENTUROLI ,

ALBONI, ALLERA, BIAGINI, BIA-MONTE, GORRERI, MASCOLO, Mo -NASTERIO, MORELLI, ZANTI TONDICARMEN u .

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Atti Parlamentari

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Camera dei Deputat i

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 29 APRILE 197 1

MOZION E

« La Camera ,

considerato lo stato di anormalità nel qua-le continuano ad operare il Consiglio di Am-ministrazione, il Comitato direttivo e gli altr iorgani al vertice della RAI-TV per l ' avvenutascadenza del mandato amministrativo di al-cuni membri e per le avvenute dimissioni delPresidente ;

considerato che siffatta situazione contri-buisce ad aggravare una crisi di gestione di -venuta insostenibile che si concretizza in unaserie di atti illegittimi e inopportuni ;

constatato che all'interno dell'ente ope-rano gruppi di potere che si rifanno diretta -mente o indirettamente a posizioni politich eda cui traggono indebitamente copertura e ga-ranzia e determinano comportamenti ed atti-vità tendenti a distorcere, a falsare ed omette-re servizi ed informazioni, come è stato rileva-to da alcuni membri degli stessi organi diretti -vi della RAI-TV e come viene quotidianamen-te riscontrato dai cittadini che sono i dirett iinteressati aI corretto funzionamento di un ser-vizio che è gestito in regime di monopolio ;

ritenuto -che la lottizzazione politica al -l ' interno dell ' ente, consolidata e mantenuta at-traverso assunzioni effettuate con precisi scop idi ripartizione politica di potere, compromett eil perseguimento dei fini istituzionali dellaRAI-TV e sfocia in un dannoso articolarsi d igiochi di parte diretti solo al soddisfacimentodi interessi puramente settoriali ;

ritenuto che l'attuale cattiva gestione del -l'ente incide pesantemente sulla sua situazionefinanziaria decisamente precaria malgrado loavvenuto forte incremento delle utenze e l 'ero-gazione di considerevoli contributi a caratter estraordinario da parte dello Stato;

considerato che alle voci sempre più fre-quenti di atti presumibilmente penalmente per-seguibili sembra abbiano fatto seguito la pro-mozione di due distinti procedimenti giudiziar ipromossi rispettivamente dalla Corte dei cont ie dalla Procura generale della Corte d'appello ;

considerato, infine, che, sebbene una ri-forma dell'ente radiofonico televisivo appar enon ulteriormente rinviabile, tale riforma nonpotrà essere attuata con la tempestività ch ele circostanze richiederebbero ;

impegna il Governo :

1) a porre immediatamente allo studioun radicale ammodernamento organizzativodella RAI-TV tale da garantire l 'obiettivitàe la imparzialità dei servizi di informazione ,la corretta gestione aziendale ed il buon livell otecnico e culturale dei programmi e ciò affin-

ché le varie proposte di iniziativa parlamen-tare in materia da tempo giacenti al Parla -mento, possano essere affiancate da un disegn odi legge governativo ed iniziare, al più presto ,e non oltre la fine dell'anno, il loro iter inmodo da addivenire ad una nuova disciplin aprima della scadenza della Convenzione tr alo Stato e l'ente radiotelevisivo ;

2) a prendere con immediatezza, in at-tesa di una completa ristrutturazione del ser-vizio radiotelevisivo, tutte quelle iniziative equei provvedimenti intesi ad eliminare l ecause principali e più evidenti delle attualidistorsioni nell'attività della RAI-TV, ed i nparticolare quelle dirette a realizzare:

a) un totale rinnovo degli organi diret-tivi dell'ente, sentito il parere della Commis-sione di vigilanza sulle nomine di spettanz agovernativa e tenuto conto delle necessari ecompetenze per assicurare sia il buon livell odei servizi e dei programmi radiotelevisivi si ail risanamento ed il riequilibrio della gestione ;

b) una regolamentazione precisa edorganica delle funzioni, dei compiti e dei po-teri del Comitato direttivo, limitando il nu-mero dei membri dello stesso al minimo con -sentito dalle norme vigenti ;

e) una più completa ed attenta realiz-zazione delle direttive della Commissioneparlamentare di vigilanza - nella quale con-fluiscano (e sempre più dovranno confluire i nvista di una effettiva attuazione e di un am-pliamento dei suoi poteri e funzioni) le prin-cipali istanze politiche, culturali e sociali de icittadini - nonché la predisposizione di proce-dure e di strumenti più idonei di quelli at-tualmente in vigore al fine di permettere un asua più efficace azione, anche preventiva, perassicurare l'obiettività e l'indipendenza poli-tica dei programmi televisivi ;

d) l'attuazione, in analogia a quant ostabilito nel settore della stampa periodica ,del diritto di rettifica per quanti ritengano chedurante le trasmissioni televisive siano stat edivulgate notizie false o distorte riguardant ila loro persona o la loro reputazione ;

e) la ristrutturazione degli organici i nmodo da limitarli alle effettive esigenze del ser-vizio, eliminando le eccessive ed improduttiv ecollaborazioni esterne nonché, per le nuove as-sunzioni, l'esclusivo uso del pubblico concorso .

(1-00139) « BIGNARDI, MALAGODI, BozzI, COTTO-NE, BIONDI, FERIOLI, GIOMO, CAN-

TALUPO, GAMBA, ALESI, ALESSAN-DRINI, MONACO, PROTTI, QUILLERI » .

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO