SEDI NÔ GIUGNO N°36 2009 · le sue peculiarità. Come di consueto il punto di partenza del giro...

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1 SEDI Gjornâl di Lavarian Edizion La Torre INIZIATIVE PICCOLE CRONACHE IN BICICLETTA Il programma della Associazione La Torre di percorrere il nostro territorio per conoscere strade e luoghi di paesaggio storia ed arte è stato proficuamente svolto secondo le premesse annunciate. Una bella iniziativa che ha visto presenti,nei percorsi fatti, da 38 a 62 persone, non solo di Lavariano. Le impressioni raccolte sono tutte enormemente positive. Anche perché, chi non viene in bicicletta, ci è venuto con l’auto. Due uscite sono state fatte a Clauiano (chiesa di Chiasottis, Tissano, s. Stefano, Merlana, Melarolo, San Michele di Trivignano, San Marco di Clauiano, Parrocchiale di Clauiano, Clauiano, Agriturismo Bosco di Clauiano, Santa Maria la Longa, Tissano, Lavariano), a Palmanova (Bicinicco, Felettis, Sottoselva, Porta Cividale, Museo della guerra, Bastioni veneziani, Lunetta Napoleonica, giro delle mura, merenda nel giardino delle Scuole, Chiesa di S. Pietro a Mereto di Capitolo, Tissano, Chiasottis, Lavariano). E, dulcis in fundo, la Cicloroe ad Ariis. (vedi pag. 4) La loro struttura organizzativa è ormai consolidata. Si parte insieme dalla piazza di Lavariano, si segue un percorso definito di strade di campagna, senza traffico, ci si ferma presso luoghi storici ed artistici importanti, chiesette votive, strutture rurali, paesaggi naturalistici, li si scopre e li si gode, si sosta per una merenda aggregativa e si rientra a casa. Lungo il percorso si parla, ci si informa, ci si anima, ci si conosce, ci si apprezza. Bello. N°36 GIUGNO 2009 BUONA ESTATE

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SEDI NÔ Gjornâl di Lavarian

Edizion La Torre

INIZIATIVE

PICCOLE CRONACHE IN BICICLETTA Il programma della Associazione La Torre di percorrere il nostro territorio per conoscere strade e luoghi di paesaggio storia ed arte è stato proficuamente svolto secondo le premesse annunciate. Una bella iniziativa che ha visto presenti,nei percorsi fatti, da 38 a 62 persone, non solo di Lavariano. Le impressioni raccolte sono tutte enormemente positive. Anche perché, chi non viene in bicicletta, ci è venuto con l’auto. Due uscite sono state fatte a Clauiano (chiesa di Chiasottis, Tissano, s. Stefano, Merlana, Melarolo, San Michele di Trivignano, San Marco di Clauiano, Parrocchiale di Clauiano, Clauiano, Agriturismo Bosco di Clauiano, Santa Maria la Longa, Tissano, Lavariano), a Palmanova (Bicinicco, Felettis, Sottoselva, Porta Cividale, Museo della guerra, Bastioni veneziani, Lunetta Napoleonica, giro delle mura, merenda nel giardino delle Scuole, Chiesa di S. Pietro a Mereto di Capitolo, Tissano, Chiasottis, Lavariano). E, dulcis in fundo, la Cicloroe ad Ariis. (vedi pag. 4)

La loro struttura organizzativa è ormai consolidata. Si parte insieme dalla piazza di Lavariano, si segue un percorso definito di strade di campagna, senza traffico, ci si ferma presso luoghi storici ed artistici importanti, chiesette votive, strutture rurali, paesaggi naturalistici, li si scopre e li si gode, si sosta per una merenda aggregativa e si rientra a casa. Lungo il percorso si parla, ci si informa, ci si anima, ci si conosce, ci si apprezza. Bello.

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BUONA ESTATE

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POMERIGGIO ALLA SCOPERTA DELLE CHIESETTE VOTIVE DEL COMUNE DI TRIVIGNANO. Questo è il primo degli itinerari organizzati ed è servito molto come riscaldamento per i successivi. Certo che il numero dei volenterosi e curiosi è stato davvero di orgoglio per il Direttivo, che ha radunato ben una 40 partecipanti. Partiti dalla nostra Piazza S. Paolino alle ore 14.00 in direzione Trivignano Udinese abbiamo potuto fare una prima visita alla chiesa di Chiasottis. Successivamente abbiamo percorso un tratto della statale “Triestina” per soffermarci all’altezza del Ristorante ed Albergo “Dogana Vecchia” dove si trova il ceppo di confine che suddivideva l’Italia dall’Impero Austro-Ungarico. Poi siamo ripartiti alla volta di Clauiano percorrendo una stradina bianca, sulla quale si trova la chiesetta dedicata a S. Marco. Sul magnifico prato attorno, abbiamo potuto fare la nostra merenda. Poi abbiamo attraversato Clauiano, riconosciuto recentemente come uno dei più bei borghi d’Italia; infatti questa località è una di quelle che ha conservato meglio le peculiarità architettoniche di una realtà tipica della Bassa friulana, anche grazie ai lavori di restauro effettuati, con sassi a vista e portoni ad arco ribassato. In seguito, attraverso i paesi di Tissano, S. Stefano Udinese, Merlana, Melarolo siamo giunti a Trivignano presso la chiesa campestre di S. Michele, costruita probabilmente dalla popolazione a difesa dalle incursioni dei popoli stranieri e per questo dedicata all’omonimo santo protettore

della fede in Dio. In questa località abbiamo potuto osservare la Villa Manin e il suo giardino, la Chiesa di S. Giorgio, con il fonte battesimale cinquecentesco realizzato da Carlo da Carona e per concludere fare una visita alla cantina di un’azienda vitivinicola del luogo e sorseggiare il suo buon vino…solo un bicchiere però, perché il ritorno ci attendeva. Ringraziamo la signora Dina di Chiasottis, gli amici di Trivignano, Erminio Polo per le sua guida nell’interpretazione e spiegazione della storia di queste chiesette votive e dei paesi visitati ed infine a tutti coloro che hanno voluto pedalare e conoscere un po’ di più la storia del nostro Friuli con noi!

Jenny Marcuzzi

PALMANOVA: LA CITTA’ FORTEZZA Palmanova, a soli 10 km dal nostro paese, per noi lavarianesi non è una novità. Quante volte ci siamo passati, quante volte abbiamo attraversato le sue porte, abbiamo percorso la sua bella piazza nuova o l’abbiamo aggirata per andare oltre? Tuttavia, quanto poco la conosciamo! È un po’ come con le persone: a volte ci si vive a fianco per anni, magari sulla stessa via, e non ci si conosce affatto. Il giro in bicicletta di domenica 31 maggio, voleva proprio portarci a riscoprire questa piccola città, non tanto sotto l’aspetto urbanistico (case, negozi, monumenti, …) quanto piuttosto sotto quello “militare”. Perché è proprio questo che giustifica la nascita di Palmanova.

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Palmanova infatti non è sorta come centro abitativo, ma come roccaforte di difesa. La sua caratteristica forma a stella, a 9 punte, la rende inespugnabile e monumento originale, forse unico al mondo. Giunti al mattino in bicicletta presso porta Cividale, entriamo a visitare il piccolo museo storico situato proprio nel Dongione (sopra la porta stessa). Un interessante documentario ci introduce nella storia della città: partendo dalle origini ci descrive accuratamente le varie fasi di costruzione, con il progetto di Girolamo Savorgnan e le migliaia di contadini friulani impegnati ad erigere il fossato e le difese. Sotto la guida di un giovane militare, ci incamminiamo sui bastioni (i terrapieni che costituiscono le 9 punte della città), scendiamo nei fossati, visitiamo il rivellino (fortificazione posta sull’asse centrale di ogni lato) e raggiungiamo, attraverso una galleria sotterranea, la parte difensiva più esterna, la lunetta napoleonica. Un autentico capolavoro di architettura militare. Palmanova è considerata una delle più poderose fortezze d’Europa. La realizzazione della città-fortezza risale alla seconda metà del 1500 ed aveva lo scopo di presidiare i confini orientali della Repubblica di Venezia, contro le invasioni dei Turchi e le pressioni degli austriaci. Dopo la caduta di Venezia, la fortezza fu occupata dagli austriaci e dai francesi. Mentre ammiriamo stupiti la grandezza dell’ingegno espresso da questa struttura militare, costruita proprio come baluardo di difesa, scopriamo che in realtà essa non ha mai subito alcun attacco, per cui non è stata mai utilizzata per operazioni di guerra. Meglio così! Però, considerando anche tutte le fatiche, tutte le energie, tutto il denaro impiegato per la sua elevazione ed il suo mantenimento nei secoli, ci rendiamo conto di quanto sia assurdo e contraddittorio, molte volte, l’agire umano.

Lucia Turello

Il mercato mensile NATURALMENTE LAVARIANO, dopo la pausa estiva,

ritorna puntualmente in piazza SABATO 12 SETTEMBRE

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CICLOROE Ed ecco l’attesa Cicloroe 2009, evento dedicato a chi vuol coniugare il desiderio di ritrovarsi tutti assieme davanti alla tavola imbandita e scambiare due chiacchiere, di fare una bella scampagnata a bordo della bicicletta, ma anche conoscere meglio il territorio che ci circonda e le sue peculiarità. Come di consueto il punto di partenza del giro “turistico-gastronomico- culturale” è stato la piazza di Lavariano, con il via alle ore 8.15 in direzione di Aris di Rivignano per la visita dell’acquario permanente delle specie di acqua dolce sul fiume Stella. Prima tappa Castions per congiungerci al “cicerone per antonomasia” del biotopo di Talmassons: Ermanno Zanello. Dopo di che abbiamo prima visitato la chiesetta dedicata a San Pietro, ubicata nell’abitato di Lavoredo, e poi abbiamo sostato per la colazione nel bellissimo “capanno” costruito dal locale Gruppo Alpini in zona Torsa; un luogo questo, molto tranquillo e pittoresco, costeggiato dal fiume.

Finita la colazione, seguendo il corso del fiume Torsa appunto, abbiamo raggiunto il paese di Ariis e quindi visitato l’acquario, molto ricco per quanto riguarda la presenza di specie ittiche endemiche e per la fedele ricostruzione del loro habitat naturale. Terminata la visita ci siamo diretti verso il parco festeggiamenti di Aris, poco distante, luogo in cui si è consumato il pranzo e passato 4 ore di relax. Presa la via del ritorno attraverso lo stupendo parco di villa “Ottelio”, ci sono state altre 2 soste: prima la zona adibita ad agriturismo, fra i meandri del fiume Stella, più tardi l’ennesimo stop per il rifocillamento, avvenuto nei pressi di Talmassons fra gli arbusti e i prati del “boschetto di Giannino”. Arrivata l’ora di congedarsi dal nostro accompagnatore di giornata, ci siamo lasciati con la proposta di ripetere, nell’anno a venire, la visita di questo interessante scorcio del medio Friuli. Ed eccoci arrivati a fine giornata a Lavariano, dove i più zelanti del gruppo hanno “rimesso in moto le mascelle” per una cena in compagnia, riparati dal capannone del cortile della Casa della Gioventù. Più che altro, però , credo che nessuno di loro volesse separarsi dal gruppo con il quale ha passato una spensierata giornata di sole e allegria.

Giovanni Signor

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CORSO DI TEATRO Si è felicemente concluso il corso di teatro per adulti organizzato dalla Torre e iniziato a novembre 2008, con un saggio e con la presentazione dello spettacolo “Manoj” realizzato interamente dal gruppo. E’ questo lo spazio dei ringraziamenti: a tutti i corsisti che con il loro entusiasmo hanno portato idee, proposte, caramelle e tanta allegria; ai musicisti Tomas e David che hanno contribuito con le loro percussioni; a Erminio Polo e Bepo Savani che ci hanno aiutato a montare quinte, palco ecc. e a Davide Polo, Patrizia e Paolo per il supporto tecnico di luci, riprese video, musiche e cambi di scenografia; alla Latteria per averci donato le vecchie pezze per confezionare i

lussuosissimi costumi, a Chiara Durì e Paola Gon per l’aiuto durante la serata e al Direttivo di Naturalmente Lavariano per la collaborazione; ai sostenitori, ai simpatizzanti, al numeroso pubblico intervenuto e a tutte le canzoni, i testi e i personaggi che sono stati il nostro motivo d’ispirazione… Un grazie particolare all’insegnante regista Alessandra Nardini per l’entusiasmo e la bravura con i quali ha saputo guidare il corso aiutando ciascun allievo-attore a esprimere il meglio di sé.

MOSTRA FOTOGRAFICA “Fidanzamento e matrimonio” Anche quest’anno in occasione del Perdon di Sant Antoni intendiamo allestire nella Casa della Gioventù una mostra fotografica utilizzando le vecchie fotografie che ogni famiglia conserva nei cassetti relativamente al tema della mostra. Si richiedono pertanto foto che ritraggano i vari momenti legati al matrimonio: dal fidanzamento, alla preparazione, alla cerimonia delle nozze, alla festa, al viaggio di nozze. Vanno bene sia foto di gruppo che primi piani che situazioni originali che evidenzino usi e costumi dagli inizi del secolo scorso fino al 1970. Chiediamo cortesemente la collaborazione di tutti nel cercare e nel mettere a disposizione dell’associazione le proprie fotografie che verranno riprodotte, ingrandite e restituite con cura ai proprietari. Questa mostra vuol essere un’occasione per dare uno sguardo indietro nel tempo e ricordare usi e costumi del passato relativamente a momenti di vita tanto importanti quali il fidanzamento ed il matrimonio. Dal confronto dei costumi del secolo scorso con la vita di oggi si potranno cogliere differenze e cambiamenti. Alla mostra farà seguito un programma di films scelti sullo stesso tema, da vedersi insieme nella Casa della Gioventù in autunno. La mostra sarà per noi un punto di partenza per un lavoro di analisi e di ricerca più allargata che potrà abbracciare periodi storici più lontani (medioevo) o Paesi lontani (Ucraina , Marocco, Romania…). Le foto vanno consegnate entro il 31 Luglio presso la Latteria di Lavariano. Per informazioni rivolgersi a Lucia Turello tel. 0432767436.

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Mostra fotografica Fidanzamento e matrimonio

Raccolta foto entro 31 LUGLIO 2009 Per informazioni tel. 0432 767436

ELEZIONI

RISULTATI ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 6 E 7 GIUGNO 2009 (Tratti dal sito: www.regione.fvg.it) VOTI DI LISTA:

DEFINIZIONE VOTI PERCENTUALE

LISTA CIVICA DEMOCRATICA MORTEGLIANO 1.395 47,92%

IL POPOLO DELLA LIBERTA' 496 17,04%

LEGA NORD 417 14,32%

INSIEME - MIGLIORARE 390 13,40%

UNIONE DI CENTRO 213 7,32%

COMPOSIZIONE CONSIGLIO:

FORMAZ. POLITICA CANDIDATI ELETTI PREFERENZE

Insieme per Migliorare

Comand Alberto - sindaco Turello David Marangone Sabrina Zuppello Daniele

52 51 41

Popolo Delle Libertà

Gori Francesco Stocco Murizio Coppo Marco

35 28 23

UDC Comand Massimiliano 24

Lega Nord

Garzitto Carlo Madrisotti Jacopo Moro David

32 25 19

Lista Civica Democratica

Pinzani Alberto Beltrame Ezio Tirelli Luca Lazzaro Paolo Sbuelz Filippo Bulfon Chiara

286 81 75 66 61

TUTTE LE PREFERENZE OTTENUTE DAI CANDIDATI DI OGNI LISTA:

Turello David 52 Marangone Sabrina 51 Zuppello Daniele 41 Perazzoni Maurizio 35 D’Olivo Stefano 28 Tomasin Angelo 26 Gori Nicola 23

Paviotti Michela 20 Signor Gabriele 12 Zampieri Andrea 6 Gattesco Gilberto 5 Comand Fabrizio 4 Vitturini Enrico 3

Garzitto Carlo 32 Madrisotti Jacopo 25 Moro David 19 Comand Federico 19 Piani Paolo 18 Valvasori Diego 17 Tomasini Roberto 13

Toneguzzo Giuseppe 12 Ponte Sebastien 11 Spiesanzotti Lisa 11 Mattiussi Sandro 6 Brida Alessandro 4 Ferro Luigi 3 Mainardis Rossella 3

Gori Francesco 35 Stocco Maurizio 28 Coppo Marco 23 Floreani Luca 23 Perosa Roberto 17 Zampa Roberta 16 Beltrame Germano 16 Paviotti Max 14

Beltrame Liliana 13 Cavazza Tomas 12 Zuliani Alessandra 6 Caffieri Mauro 6 Tomasini Franco 6 Grigolon Silvano 3 Moscardini Diego 3Virgili Sandro 3

Beltrame Ezio 286 Tirelli Luca 81 Lazzaro Paolo 75 Sbuelz Filippo 66 Bulfon Chiara 61 Toneatto Marina 51 Zanchetta Fiorav. 51 Zinzone Francesco 43

Vanino Enrico 42 Gomboso Marco 41 Franceschinis Rita 36 Mosanghini Sandra 30 Del Piero Isabella 24 Mosanghini Lucia 22 Tirelli Erica 19 Vinciguerra Nicola 8

Comand Massimil. 24 Cattarossi Filippo 22 Barbina Eliana 16 Tosolini Veruska 11 Barbieri Lara 10 Corubolo Luciano 9

Furlan Claudio 9 Del Toso Paolo 7 Serra Marco 5 Zanello Davide 4 Tosoni Nathalie 1 Virco Laura 1

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MESSAGGIO PUBBLICITARIO (riservato ai genitori)

Estate tempo di vacanze, tempo di giochi Genitori, ricordatevi:

- vostro figlio ha bisogno di giocare, così come ha bisogno di nutrirsi - giocare è essenziale alla sua crescita fisica e psichica - il gioco sviluppa la sua intelligenza, la sua fantasia e creatività, le sue capacità motorie, le sue

capacità espressive, la fiducia in se stesso Giocare, ma dove? … Basta anche il cortile di casa Quanto? … Il più possibile Con chi? ...Anche da solo, ma soprattutto con i suoi coetanei: è giocando con gli amici della sua età che vostro figlio scopre se stesso, si misura con gli altri, impara le regole della vita civile democratica, cresce, diventa grande. Quindi: Meno tv, meno videogiochi, più amici, più movimento, più vita all’aria aperta

= più salute, più serenità - Non aspettate il suo compleanno, prendete il telefono e invitate spesso i suoi amici a casa

vostra. È il miglior regalo che potrete fare a vostro figlio. - Assieme faranno confusione, litigheranno … è inevitabile, fa parte dell’essere bambini, della

loro crescita … - Più si litiga da piccoli, meno si litiga da grandi.

Papà, mamma, vi raccomando, se volete bene a vostro figlio, fatelo giocare come avete fatto voi da bambini.

(Ci farebbe piacere pubblicare esperienze di genitori su questo argomento. Scriveteci.)

CRONACA DAL PAESE ARRIVANO I 18!!! Quest’anno arrivano al tanto atteso traguardo dei 18 anni 9 di nostri ragazzi lavarianesi nati nel 1991, eccoli in elenco: Bernardis Alessandra Cogoi Eleonora Cosatto Desirè Marcuzzi Rossella Moschioni Elia Nardini Patrizia Tarnold Jessica Tonini Marta L’Amministrazione Comunale, per dare la dovuta rilevanza dal punto di vista del cambiamento della vita sociale con il raggiungimento della maggiore età, ha organizzato sabato 30 maggio una cerimonia nel palazzo municipale. Durante la cerimonia, accompagnata dalla filarmonica Giuseppe Verdi, è stata consegnata ai neodiciottenni di tutto il Comune copia della Costituzione Italiana, con l’augurio che la legge fondamentale del nostro Stato possa affiancarli nella consapevolezza dell’assunzione di nuovi diritti e doveri civili.

Jenny Marcuzzi

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LETTERE E OPINIONI

FANATISMO POLITICO IN PAESE: CHI CI GUADAGNA? Il conflitto politico tra i diversi gruppi sociali si è, naturalmente, dispiegato in senso verticale fino a poco tempo fa: infatti, gli operai subordinati ai propri datori di lavoro si sono scontrati con questi sui salari, impresari e banchieri sui tassi di interesse, piccoli impresari e grandi impresari sulla concorrenza reciproca, e così via. Queste lotte erano dovute, evidentemente, al fatto che gli interessi di un particolare gruppo economico sono necessariamente inconciliabili con gli interessi dell’altro a cui è sub o sopra ordinato. Ad esempio l’operaio insegue l’aumento dello stipendio, ma tale aumento è logicamente in contrasto con l’aumento del profitto del datore di lavoro, il quale, da parte propria, cerca ovviamente di non essere troppo “generoso”. E questa lotta, in passato, è stata tradotta dai partiti politici a cui ciascuna fazione ha fatto riferimento. Ma cosa succede oggi? Nonostante i gruppi sociali, ossia i diversi livelli di ricchezza e potere, e i fini di ciascun gruppo non siano sostanzialmente cambiati (certo è aumentata la flessibilità, ma non nel brevissimo periodo), la tipica modalità conflittuale si è vistosamente stravolta e lo scontro si è trasformato in una “guerra delle etichette” senza dipendere ancora, come sarebbe ovvio, da una disparità e inconciliabilità di interessi. Anche in “casa nostra”, nei nostri paesi, ci si osteggia rabbiosamente e assurdamente tra omologhi, tra persone praticamente nelle stesse condizioni economiche e sociali, le quali, perciò, perseguono in realtà gli stessi fini. L’operaio di destra riconosce il proprio nemico in quello di sinistra e viceversa. La lotta politica verticale sta scomparendo gradualmente lasciando il posto a un conflitto orizzontale dove operai, impresari e banchieri, o in generale, gli appartenenti a livelli diversi, non si contrastano più tra di loro per gli opposti interessi, ma avversano rispettivamente altri operai, impresari e banchieri di diversa “etichetta” politica. L’anomalia è evidente: prestatori d’opera e datori di lavoro giungono a difendere lo stesso partito! Ma può un unico partito difendere contemporaneamente interessi inconciliabili? Se a ben riflettere è palese l’impossibilità tecnica, ciò implica che al di sotto di questa tanto pubblicizzata concezione della politica vi sia un imbroglio! E se c’è un imbroglio, il responsabile è, di solito, colui che ci guadagna. E chi ci guadagna? Chi ha davvero l’interesse a promuove il conflitto orizzontale per celare quello reale, ossia quello verticale? È ovvio: chi è privilegiato, ossia chi sta ai vertici del sistema sociale e economico e ha i mezzi per convincere i propri subordinati di star perseguendo, in un tempo solo, il proprio e loro interesse (il che, come si diceva, è tecnicamente impossibile!). Ma la propaganda, a quanto pare, paga! Infatti, anche nei nostri paesi domina sempre più l’assunzione di “etichette” da parte di noi gente comune, di “marchi” ben pubblicizzati che ci si attribuisce persuasi della “qualità della merce”, senza invero un’adeguata attenzione atta a carpire il fine reale di chi piazza questa “merce”, ovvero i politici e i gruppi di potere che rappresentano. L’orgoglio cieco per un’appartenenza politica è una sciocca forma di autolesionismo: i vertici di partito vanno sempre tenuti sotto controllo, bisogna continuamente diffidare di chi è nel privilegio, prima di tutto vigilare proprio su chi si ha votato e interrogarsi verso quali interessi muove di volta in volta la sua azione politica e se vengono rispettate le promesse elettorali. Non abbiamo, si sa, santi in parlamento, saremo così folli da difenderli spregiudicatamente? Pensiamoci! Il fanatismo politico all’interno dei nostri paesi ci impegna in uno scontro fittizio orizzontale, tra gente su di una stessa barca, distraendoci dall’unico conflitto sociale reale, quello tra chi ha di più e chi ha di meno, tra il privilegio che difende il privilegio e il non privilegiato che annaspa. Viva l’Italia!

Francesco Polo

Ricordiamo a tutti i lettori che il giornale è uno spazio libero per chiunque voglia “dire la propria”; chiunque desideri può inviarci un proprio scritto, seguendo alcune piccole regole; il giornale pubblica tutte le lettere e gli articoli inviati purché: - non contenenti elementi offensivi o diffamatori - non anonimi - non provenienti da partiti politici - non troppo lunghi e scritti possibilmente a macchina Resta inteso che l’opinione degli scriventi non coinvolge quella dell’Associazione LA TORRE o della Redazione, né tanto meno la loro responsabilità riguardo a quanto viene pubblicato.

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P.S.: A chi giova assecondare rivalità e fanatismi di partito addirittura in occasione delle elezioni comunali, dove un alto numero di voti è stato espresso votando una lista di partito senza esprimere alcuna preferenza, ossia, probabilmente, prediligendo ”un’etichetta” ad un fine? Su tre liste partitiche sono state assegnate solo 536 preferenze su 1126 voti! Davvero, per noi, è più importante un simbolo rispetto alle nostre persone di fiducia?

TERREMOTO, ABRUZZO-ITALIA Il 6 aprile 2009 un forte terremoto ha colpito l’Abruzzo… Parlando di calcio per un momento, succede, in qualche dopo partita, che il volenteroso giornalista televisivo, intervistando l’allenatore, chieda: ”Mister, perché il giocatore Tale non è stato convocato?” – oppure – “Cosa ne pensa della dichiarazione che il suo collega Talaltro ha rilasciato in settimana?”. Spesso l’allenatore avveduto, dopo aver assunto un’espressione di fastidio, risponde:”Ma parliamo della partita, per favore, e di chi c’era in campo…!” Molto corretto, molto sensato. Il 7 aprile 2009, the day after, alla TV ho visto e sentito esponenti politici, intervistati dai giornalisti, parlare del terremoto e rassicurare sulla ricostruzione. Ricostruzione!?! Ma come?! In piena emergenza, con persone morte e vive sepolte sotto le macerie, con feriti gravi, con migliaia di sfollati e senzatetto bisognosi di ogni cosa, con un plausibile caos in ogni dove, il politico di turno rassicura sulla ricostruzione? Da marziani! Ci sono le persone da salvare, disseppellire i morti, dare soccorso ai feriti, a chi è sotto shock, a chi ha perso la casa, ci sono da allestire le tendopoli e organizzare un po’ la vita nelle città e nei paesi terremotati. No, il politico di turno è più avanti, lui pensa già alla ricostruzione: un vero marziano. Io non so se l’argomento ricostruzione è stato stimolato dal volenteroso giornalista oppure se è farina del suo sacco…ma, nel primo caso, il politico avrebbe dovuto rispondere come l’allenatore avveduto di cui sopra, nel secondo caso, io penso che:

1- la farina è andata a male (e anche il sacco) 2- anche in momenti di grande drammaticità, il politico sfrutta la tribuna da cui parla per

promuoversi e distogliere l’attenzione delle persone dal momento presente. Al politico di turno, non interessa tanto la realtà di ciò di cui si parla, ma piuttosto, far bella figura in TV per cui, travestito da persona responsabile, ripete il suo copione a beneficio degli spettatori. E se mesi dopo, dovrà dire qualcosa di diverso rappresentando un altro personaggio, a lui andrà bene lo stesso perché è il suo lavoro: lo pseudo-attore.

Anche questo è malcostume politico: ignoranza, cinismo, manipolazione e disonestà intellettuale. Ragionando sull’attualità post-terremoto, desidero esprimere una mia opinione sui seguenti argomenti:

1- il G8 all’Aquila. Mi pare una cosa assolutamente inopportuna: di tutto l’Aquila e l’Abruzzo hanno bisogno tranne che dell’invasione di importantissime delegazioni straniere con schiere di uomini della sicurezza, avanguardie, retroguardie e salmerie. Per non dire delle torme di giornalisti e televisioni … (oh rabbia, che ormai l’ho già detto). Evidentemente questi italiani non sono proprio capaci di seguire un iter “normale” nell’organizzazione del post-terremoto e della ricostruzione. Cioè: si lavora a prescindere (come diceva Totò) dal G8.

2- È stato detto che in Abruzzo si cercherà di seguire per la ricostruzione, il cosiddetto “modello Friuli”, in considerazione del successo della ricostruzione del Friuli, dopo il terremoto del 1976. Ricordo che il “modello Friuli” aveva come slogan: “prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese”. Prima le attività produttive, tutte. Poi le case con un necessario passaggio nei prefabbricati al fine di ponderare bene il da farsi per ottenere una buona ricostruzione senza trasferimenti di paesi e persone in altri siti. Poi i luoghi di culto, di aggregazione e monumenti storici…Non si dice dei servizi, ma diamo per scontato che un paese moderno li consideri implicitamente per la ripresa della normalità.

Spero che l’esperienza valga in Abruzzo per fare ancora meglio e ancor prima che in passato, anche se temo che non si riuscirà a ricostruire le case prima dell’inverno. Spero di sbagliarmi, ma solo su questo ultimo punto. Grazie per l’attenzione.

Vittorio Madrisotti

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ASSOCIAZIONI

LA NOSTRA BANDA IN CROAZIA Il 2 e 3 maggio la nostra banda è stata ospite di una importante rassegna bandistica internazionale tenutasi tra Abbazia e Lovran, in Croazia, a cui hanno partecipato complessi musicali di altissimo livello. Oltre alla banda locale, con cui da tanti anni si coltiva un’amicizia, è intervenuto anche un gruppo proveniente dall’Ungheria, un altro dall’Austria e infine uno da Nova Gorica. Il programma è stato piuttosto fitto, infatti ogni formazione ha tenuto due concerti il sabato, mentre alla domenica si è sfilato tutti assieme e si è svolta un’esibizione collettiva. La nostra banda aveva decisamente un organico più esiguo rispetto alle altre, le quali contavano un minimo di 50-60 suonatori, ma in quanto a carattere si è saputa difendere bene. Sia per lo spirito meno formale con cui ha contribuito anche al divertimento degli altri gruppi, sia per l’assenza di timidezza che ci ha fatto esibire con grinta, potenza e coraggio. Inoltre si è distinta per una ottima sfilata, che ci è stata apprezzata da tutti. Una nota particolare, la domenica mattina, mentre tutte le bande erano radunate assieme in attesa di partire per la sfilata conclusiva, proprio il nostro maestro Volveno ha favorito un bel momento musicale goliardico, suonando liberamente canzoni popolari molto divertenti a cui gradualmente sono subentrati anche i suonatori delle altre bande, concedendosi, i più facoltosi, alcuni spazi di improvvisazione. Noi giovani, alla sera, tolta la divisa della banda e fatto un salutare tuffo nella piscina dell’albergo, siamo scesi in paese dove abbiamo intrattenuto i ragazzi e le ragazze del luogo offrendo loro anche il buon vino di Garbin. Nei pressi di una piazzetta, ci siamo avvicinati spavaldamente ad alcune giovani che stavano chiacchierando tra loro e, fatta velocemente amicizia, in breve ci siamo ritrovati attorniati da un numero sempre maggiore di gioventù locale con cui abbiamo riso e scherzato fino a tarda notte, districandoci tra l’inglese e l’italiano che quei pochi di loro conoscevano. In una sera siamo diventati popolari a tal punto che l’indomani, passeggiando per Lovran, c’era continuamente qualcuno che si fermava per salutarci. D’altronde, i momenti aggregativi in banda non sono una novità. Continuamente, all’intensa attività musicale (che oltre alle prove implica numerose domeniche a suonare, anche con due servizi in un giorno solo) si affianca un bellissimo spirito d’insieme che ci porta ad organizzare anche gite libere da impegni musicali, come ad esempio qualche weekend a Lignano. Inoltre a metà luglio muoveremo verso Modena dove ci potremo godere la rassegna locale delle bande militari, ricca di musica e di accurati caroselli. Così ne approfitteremo per passare a salutare la casa del nostro Giuseppe Verdi, a cui dedicheremo anche una suonata, sperando che ci apprezzi se non altro per le nostre buone intenzioni. P.S. Per chi fosse interessato, su Facebook è stato creato il gruppo Filarmonica "G. Verdi" di Lavariano, per chiunque volesse essere aggiornato sulle attività o semplicemente sostenere la nostra banda.

Francesco Polo

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STORIE

UN PRETE DI LAVARIANO: DON GIUSEPPE BERNARDIS Dopo avere raccontato la storia del lavarianese colonnello Vittorio Bernardis che, nel 1922, si oppose al fascismo della marcia su Roma, ecco la storia di un altro Lavarianese, forse della stessa famiglia, che ha lasciato la sua impronta nelle pagine del Friuli. Si tratta di don Giuseppe Bernardis, nato a Lavariano il 21 agosto 1871 e morto a Pavia di Udine il 3 ottobre 1963. Ho trovato queste notizie grazie a Ferdinando che mi ha passato un libro relativo ai Diari ed alle memorie di Buia sulla grande guerra. E’ un libro molto interessante perché raccoglie il Diario di guerra e di prigionia del bersagliere Giuseppe Garzoni (si sente nella sua narrazione la terribile violenza e la tragedia degli attacchi e degli assalti alle trincee, oltre che la miserabile condizione dei prigionieri) e il Diario Parrocchiale di Madonna di Buia del parroco don Giuseppe Bernardis. Don Giuseppe venne ordinato sacerdote nel 1895. La sua prima destinazione come coadiutore, cappellano, fu la chiesa della frazione di Madonna di Buia, allora curazia della Pieve di Buia, nella quale si prodigò per i giovani e per le famiglie. A seguito di molte istanze e di molti dinieghi finalmente, nel 1911, anche quella frazione popolare era stata riconosciuta come Parrocchia sotto il titolo della Beata Vergine “ad Melotum” e primo parroco era stato nominato don Giuseppe. Durante la sua permanenza egli abbellì, di proprio pugno, la chiesa con preziose pitture rendendola ricca e decorosa. Uomo umile e gran lavoratore egli ricordava, nel suo impegno pastorale, la figura del parroco di Lavariano, don Sebastiano Ferino. Come lui, infatti, egli si dedicò alla sua gente con zelo e passione ammirevoli, tanto da essere ancora oggi ricordato con affetto ed ammirazione. Visse con il suo popolo i giorni tremendi della prima guerra mondiale e quelli della invasione austro-ungarica dopo la disfatta di Caporetto. Raccontò quelle vicende nel Libro della Parrocchia, a cominciare dal 1914. Con il ritorno della pace, a fine conflitto, sotto la cura di don Giuseppe vennero avviate a Madonna nuove opere parrocchiali, quali la costruzione dell’Asilo e di una Sala da usare sia come Ricreatorio che come Teatro, così come succedeva a Lavariano dove veniva ricostruito l’Asilo. Don Giuseppe Bernardis ha raccontato la vita civile e cristiana della gente di Madonna di Buia, con la fine della guerra, la liberazione, il ritorno dei profughi e le nuove opere parrocchiali, fino al novembre 1921 quando, provato dalle vicissitudini belliche e dai tempi troppo mutati, il sacerdote lasciava la Parrocchia che aveva retto per 26 anni. Dopo breve pausa di riposo a Lovaria, divenne parroco di Ravosa, dove rimase dal 1922 fino al 1955. Da qui si ritirò in quiescenza, presso la sorella, a Pavia di Udine. Il ricordo del suo operare in mezzo alla gente e nelle due parrocchie è sintetizzato così nel “santino” del trigesimo: mite, pio, in tutti i solchi seminò il bene a larga mano. Abbellì il tempio con l’arte, le anime con l’esempio della vita intemerata e l’operosità dello zelo. Sceso al tramonto, con la serenità del giusto da quanti lo conobbero amato rimpianto. Le memorie parrocchiali delle vicende belliche relative alla grande guerra, raccolte nel Libro della Parrocchia di Madonna di Buia, sono state riscritte da don Giuseppe Bernardis perché, al momento della invasione, per timore di ritorsioni e di “essere fucilato 365 volte”, come scrive Lui, aveva strappato alcune pagine che portava con sé proprio quando venne arrestato dagli austriaci. Mentre veniva portato in carcere dai gendarmi, dapprima cercò di abbandonare quelle pagine sulla strada, poi pensò di lasciarle in una stufa, poi addirittura di mangiarle, infine le nascose a pezzi nelle calze e così potè salvare quelle testimonianze scritte dal vivo degli avvenimenti. Le memorie infatti raccontano il terribile conflitto mondiale come una sorta di castigo di Dio determinato dalle grandi potenze ma anche dalla modernità e dal progresso che allontanano gli uomini da Dio e dal sacro. Egli esprime giudizi severi sui rapidi arricchimenti, sulle pericolose relazioni tra le ragazze ed i soldati, sulla degenerazione morale della città di Udine, capitale della guerra, diventata un covo per imboscati e prostitute, dove, dinanzi alla macabra scena della morte, in tutti c’è una febbre di divertimenti. E, mentre trova parole umanissime nei confronti dei soldati mandati al macello sul Carso o che tornano laceri ed affamati verso il Piave, egli fa emergere parole di disprezzo verso gli invasori che hanno ridotto in schiavitù la sua gente buiese e che rubano tutto quello che trovano.

Erminio Polo

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ALEARDA BERNARDIS: I miei ricordi, la mia strada Sono Alearda Bernardis, nata a Lavariano nel 1931 in una famiglia patriarcale di agricoltori, molto numerosa. Oltre che agricoltori, alcuni miei zii erano muratori e uno di loro, Galdino Bernardis, fu inoltre il fondatore della Banda musicale di Lavariano. Un altro mio zio, di cui racconterò poi la storia, fu deportato in Germania da dove non fece ritorno. La nostra casa, in via Mortegliano a Lavariano, era grande, con molta campagna sul retro e la sua vecchia struttura è rimasta tale a tutt'oggi. Nell'aprile del 1953, io sono emigrata in Svizzera, a Liesthal, dove sono rimasta quattro anni e sei mesi. Mi sono sposata subito dopo con Bruno Zucco, un ragazzo di Buttrio che è venuto ad abitare nella mia casa. Dal nostro matrimonio è nata mia figlia Ivana. Ora anche lei è sposata, ha due figli e abita a Cuccana. Sono rimasta vedova a soli 42 anni, quando il brutto male si portò via mio marito Bruno. Le pannocchie del granoturco erano già belle grandi, ma non mature. E' questo fatto a farmi pensare che era agosto quando due giovani vennero a prendere mio zio Rinaldo. Nel nostro cortile arrivò una moto carrozzella con a bordo i due giovanotti che chiesero dove si trovava Rinaldo Bernardis. Lo zio stava tagliando legna poco distante, udì la richiesta e rispose: "Sono qua". Poi domandò loro cosa volessero da lui. Gli risposero: "Vieni con noi sulla moto carrozzella, che andiamo a fare un giro". Mio zio aveva capito di che giro si trattava e disse loro di aspettare un momento: "Vado a prendere la giacca” disse. Lo zio era un antifascista. Teneva riunioni segrete in famiglie fidate di persone antifasciste ed era sempre in contatto con Redento De Sabbata, il maestro di Risano. I capi fascisti avevano probabilmente saputo qualcosa ed erano venuti ad arrestarlo. Lo zio Rinaldo montò sulla moto carrozzella e ne scese in via Spalato a Udine. Non so se nello stesso giorno o in un altro momento si incontrò in cella col maestro Redento. Dopo otto giorni li caricarono sul treno diretto a Buchenwald. Forse durante quel viaggio, vicino ad un ponte pericolante, il treno rallentò, tanto che Redento potè darsi alla fuga. Lo zio Rinaldo faceva il muratore a Risano presso le aziende dei Conti e aveva numerose occasioni di incontrare il maestro Redento, per organizzare riunioni e avvicinare persone alla Resistenza. Finché non sarà possibile leggere l'autobiografia del maestro Redento De Sabbata, non si saprà con certezza se il suo internamento in Germania, in un campo vicino al confine svizzero, sia avvenuto prima o dopo la fuga dal treno. In occasione di un bombardamento alleato, il maestro organizzò e guidò la fuga di un numeroso gruppo di prigionieri, con l'obiettivo di raggiungere la Svizzera. Il maestro era l'unico a conoscere, coi mezzi di fortuna di allora, la direzione verso la Svizzera. Dovettero anche attraversare dei fiumi, dove alcuni annegarono. Altri morirono durante il cammino, perché troppo deboli e deperiti. Solo metà dei fuggitivi arrivarono in Svizzera e furono ricoverati in un ospedale dove rimasero parecchi giorni finché si ripresero fisicamente. Mio zio Rinaldo non fece più ritorno, lui e tutti gli uomini che gli stavano accanto conoscevano i capi fascisti locali che facevano arrestare gli antifascisti, consegnandoli all'invasore tedesco. Erano il farmacista di Mortegliano, un commerciante di Mortegliano che teneva il registro delle persone da arrestare, un farmacista di Risano, un negoziante di Lavariano e altri fascisti di secondo piano. II ruolo dello zio Rinaldo è stato di grande importanza, perché riuscì a dare alla Resistenza molti uomini facendo di Lavariano il paese che più ha dato per la Libertà.

Alearda Bernardis

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SEDI NÔ, edito dalla associazione culturale LA TORRE di Lavariano, stampato in proprio, distribuito in tutte le famiglie. Redazione: il Direttivo.