Seconda prova liceo pedagogico dal 2009 al 2015

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Pag. 1/3 Sessione ordinaria 2009 Seconda prova scritta BRP1 - ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE CORSO SPERIMENTALE - Progetto “BROCCA” Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO Tema di: PEDAGOGIA Il candidato è tenuto a svolgere, a sua scelta, due temi tra quelli proposti: I «La vera tolleranza non è indifferenza alle idee o scetticismo generalizzato. Presuppone una convinzione, una fede, una scelta etica e nello stesso tempo l’accettazione del fatto che siano espresse idee, convinzioni, scelte contrarie alle nostre. La tolleranza comporta una sofferenza nel sopportare l’espressione di idee, secondo noi, nefaste, nonché la volontà di assumere questa sofferenza. Vi sono quattro gradi di tolleranza: il primo, formulato da Voltaire, richiede di rispettare il diritto di proferire un discorso che ci sembra ignobile; ciò non significa rispettare l’ignobile, significa evitare di imporre la nostra concezione dell’ignobile per proibire un diritto di parola. Il secondo grado della tolleranza è inseparabile dall’opzione democratica: la caratteristica della democrazia è di nutrirsi di opinioni diverse e antagoniste; così, il principio democratico ingiunge a ciascuno di rispettare l’espressione delle idee antagoniste. Il terzo grado obbedisce alla concezione di Niels Bohr, secondo cui il contrario di un’idea profonda è un’altra idea profonda; in altri termini, vi è una verità nell’idea antagonista alla nostra, ed è questa verità che si deve rispettare. Il quarto grado consegue dalla coscienza del fatto che gli umani sono posseduti dai miti, dalle ideologie, dalle idee o dagli dei, così come consegue dalla coscienza delle derive che trascinano gli individui ben più lontano e altrove rispetto a dove volevano arrivare. La tolleranza vale evidentemente per le idee, non per gli insulti, le aggressioni, le azioni omicide.» E. MORIN, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, trad. ital. S. LAZZARI, Milano 2001 Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni: - che cosa si intende per principio di tolleranza? - qual è il ruolo del principio di tolleranza nello svolgimento dell’attività educativa? - in che senso l’educazione è anche educazione alla tolleranza?

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CORSO SPERIMENTALE - Progetto “BROCCA”

Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

Il candidato è tenuto a svolgere, a sua scelta, due temi tra quelli proposti:

I

«La vera tolleranza non è indifferenza alle idee o scetticismo generalizzato. Presuppone una convinzione, una fede, una scelta etica e nello stesso tempo l’accettazione del fatto che siano espresse idee, convinzioni, scelte contrarie alle nostre. La tolleranza comporta una sofferenza nel sopportare l’espressione di idee, secondo noi, nefaste, nonché la volontà di assumere questa sofferenza. Vi sono quattro gradi di tolleranza: il primo, formulato da Voltaire, richiede di rispettare il diritto di proferire un discorso che ci sembra ignobile; ciò non significa rispettare l’ignobile, significa evitare di imporre la nostra concezione dell’ignobile per proibire un diritto di parola. Il secondo grado della tolleranza è inseparabile dall’opzione democratica: la caratteristica della democrazia è di nutrirsi di opinioni diverse e antagoniste; così, il principio democratico ingiunge a ciascuno di rispettare l’espressione delle idee antagoniste. Il terzo grado obbedisce alla concezione di Niels Bohr, secondo cui il contrario di un’idea profonda è un’altra idea profonda; in altri termini, vi è una verità nell’idea antagonista alla nostra, ed è questa verità che si deve rispettare. Il quarto grado consegue dalla coscienza del fatto che gli umani sono posseduti dai miti, dalle ideologie, dalle idee o dagli dei, così come consegue dalla coscienza delle derive che trascinano gli individui ben più lontano e altrove rispetto a dove volevano arrivare. La tolleranza vale evidentemente per le idee, non per gli insulti, le aggressioni, le azioni omicide.»

E. MORIN, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, trad. ital. S. LAZZARI, Milano 2001

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni:

- che cosa si intende per principio di tolleranza? - qual è il ruolo del principio di tolleranza nello svolgimento dell’attività educativa? - in che senso l’educazione è anche educazione alla tolleranza?

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Tema di: PEDAGOGIA

II «Inoltre, le scelte di un bambino non dipendono tanto da una presa di posizione in favore del bene e contro il male, ma da chi suscita la sua simpatia e la sua antipatia. Più un personaggio buono è semplice e schietto, più è facile per un bambino identificarsi con lui e respingere quello cattivo. Il bambino si identifica con l’eroe buono non a motivo della sua bontà ma perché la condizione dell’eroe esercita un forte richiamo positivo su di lui. L’interrogativo che si pone per il bambino non è: “Voglio essere buono?” ma “Come chi voglio essere?”. Il bambino decide questo proiettando tutto se stesso in un singolo personaggio.»

B. BETTELHEIM, Il mondo incantato, Milano 2008

Il candidato illustri il passo sopra riportato soffermandosi in modo particolare sull’educazione sentimentale del bambino, sull’acquisizione di comportamenti etico-morali e sui meccanismi di proiezione della personalità.

III «Trovarsi a vivere in una società complessa e sovente disorientata, anche nella micro società scolastica, in cui ci si trova di fatto riuniti per ragioni varie, e impegnarsi a farne una vera comunità di vita e di lavoro, significa maturare la capacità di cercare e di dare un senso all’esistenza e alla convivenza e di elaborare dialetticamente i costrutti dell’identità personale e della solidarietà, della libertà e della responsabilità, della competizione e della cooperazione. In questa prospettiva, l’ordinamento giuridico, che trova nella Costituzione il suo nucleo generativo e il suo fondamentale impianto organizzativo, non va considerato come uno dei tanti schemi astratti e immutabili con cui la scuola obbliga gli studenti ad affaticare la memoria, ma come un germe vitale, che si sviluppa lentamente, e non senza ostacoli e resistenze di tipo interno ed esterno, nella vita dei ragazzi e in quella della classe e della scuola. Tale ordinamento si rivela progressivamente come potente strumento per capire, per accettare e per trasformare la realtà, per impostare relazioni, per affrontare e risolvere in modo non violento i conflitti a tutti i livelli e per immaginare e promuovere nuove regole, coerenti con quei principi e con le linee portanti dell’ordinamento democratico.»

Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, MIUR 2009

Il candidato rifletta sul tema proposto ponendo soprattutto l’attenzione sui seguenti punti:

- convergenza fra istruzione ed educazione; - valore formativo dello studio della Costituzione; - esercizio della cittadinanza attiva.

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Tema di: PEDAGOGIA

IV «I bambini e i ragazzi stranieri si trovano di fronte a compiti di sviluppo e ostacoli comuni ai loro coetanei autoctoni (apprendere, riuscire, superare prove e prestazioni, diventare autonomi e responsabili), ma devono affrontare anche sfide proprie e particolari: ridefinire il rapporto tra le memorie e le generazioni, costruirsi un’identità in situazione migratoria, ricercare una collocazione che non sia perennemente in bilico tra i due mondi. Apprendere nella migrazione comporta quindi la capacità di mobilitare risorse per far fronte alle sfide esterne, alle aspettative diverse che provengono da istituzioni educative differenti, al senso di provvisorietà e indefinita appartenenza che a volte si accompagna al viaggio nel nuovo Paese. Più che di situazione di disagio, per i bambini dell’immigrazione si può dunque parlare di vulnerabilità, cioè di una condizione di “fragilità” dovuta ai rischi di disequilibrio nelle relazioni principali. […] In termini di relazione tra apprendente e insegnanti, nella grande maggioranza delle scuole, i docenti si assumono il ruolo positivo ed efficace di “facilitatori” di apprendimento e di iniziatori rispetto al nuovo viaggio, reale e simbolico.»

G. FAVARO (a cura di), Alfabeti interculturali, Milano 2000

Il candidato esprima le sue riflessioni sul testo proposto soffermandosi in particolare sui seguenti punti:

- l’educazione interculturale; - l’accoglienza degli alunni stranieri; - la funzione del mediatore linguistico-culturale.

____________________________ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito soltanto l’uso del dizionario di italiano. Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA Il candidato svolga, a scelta, due dei seguenti temi proposti:

I

«L’espressione “visione del mondo” si riferisce, in generale, all’universo che ogni popolo, ogni cultura, ogni epoca e ogni individuo si costituiscono conferendo al mondo un determinato senso e un determinato valore. Tale visione non è mai definita e conclusa, ma sempre dinamica e aperta, perché dipende dall’attribuzione di senso (Sinngebung) che l’uomo di volta in volta dà al mondo. In questa attribuzione consistono la libertà dell’uomo e le radici ultime del suo modo di essere strettamente dipendente dalla visione che egli ha del mondo. Questa concezione, già presente nella cultura tedesca di fine Ottocento, è stata filosoficamente tematizzata da Dilthey, che col termine Weltanschauung ha indicato la generalizzazione dei dati culturali, artistici e filosofici che incarnano lo spirito di un’epoca, e da Jaspers, che nella visione del mondo ha distinto il versante soggettivo costituito dagli atteggiamenti e il versante oggettivo rappresentato dalle immagini con la precisazione che “atteggiamenti e immagini del mondo sono astrazioni, che separano ciò che in pratica coesiste”.»

U. GALIMBERTI, Dizionario di Psicologia, Milano, 1999 Il candidato esponga le sue riflessioni sull’argomento del brano sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni: − che cosa si intende per visione del mondo? − c’è nell’educando l’esigenza di costruirsi una visione del mondo? e, in caso affermativo, da che cosa

nasce tale esigenza? − quale rapporto intercorre fra processo educativo e costruzione di una visione del mondo da parte

dell’educando? − quale ruolo deve svolgere l’educatore in riferimento a tale processo di costruzione?

II

«Io avevo definito la classe non come un luogo dove il ragazzo viene per apprendere dati conosciuti, ma come una struttura sociale nella quale si sviluppino comunicazioni e interazioni tali da far maturare la sua personalità. Oggi, per un insegnante, è difficile intuire le varie interazioni negative che si creano e si modificano all’interno di una classe. Questa è formata da individui diversi per estrazione sociale, sviluppo intellettivo ed educazione, rispetto alle grandi e alle piccole cose; e la scuola è considerata anche come frutto del pensiero genitoriale, che non si capisce mai del tutto in che modo viva la figura dell’insegnante. Dico questo perché in molti casi di cronaca si riscontrano le difficoltà degli insegnanti a scoprire certe situazioni drammatiche e a evitarle. Di certo non sono esigue le difficoltà attuali, loro e di tutto il sistema, riguardo alle classi dagli otto ai tredici-quattordici anni. Segni indiretti come disattenzione, indifferenza, apprendimento ondulatorio, insicurezza o spavalderia, impulsi e situazioni sessuali eccessivamente ansiogeni, autosufficienza, o al contrario passività e dipendenza, possono essere campanelli d’allarme. Soprattutto se improvvisi.»

G. BOLLEA, Genitori grandi maestri di felicità, Milano 2010 Il candidato, seguendo il ragionamento dell’autore del testo sopra riportato, sviluppi il concetto di classe scolastica come struttura sociale, rilevando le possibili dinamiche comunicative e formative che si aprono fra gli alunni.

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

III «Si è spesso sottolineato l'effetto positivo che l'interazione sociale ha sul ragionamento dei bambini; l'interazione fornisce infatti un sistema di supporto sociale, in modo particolare per quanto riguarda le acquisizioni di tipo procedurale. […] Le caratteristiche sociali e costruttive dei processi di apprendimento sono ancora largamente sottovalutate o non considerate nella maggior parte dei contesti educativi: per questa ragione, volendo studiare i processi sociali di acquisizione delle conoscenze abbiamo costruito (e inserito in un contesto scolastico) contesti di apprendimento innovativi che abbiamo definito «discussioni». […] Le discussioni a scuola infatti possono costituire un potente contesto per praticare e imparare nuove strategie di pensiero e ragionamento, a patto che vengano salvaguardate alcune condizioni per la loro realizzazione: ad esempio, partire da un’esperienza comune e condivisa e disporre di un oggetto di discussione realmente problematico anche per gli studenti. È inoltre necessario cambiare i ruoli «sociali» del discorso a scuola: anche l'insegnante può imparare e anche gli studenti possono partecipare attivamente al processo di insegnamento/apprendimento. Come pratica di discorso collettivo una discussione è basata inoltre su abilità conversazionali di tipo più generale che i bambini hanno già imparato quando arrivano a scuola, addirittura quando arrivano alla scuola materna. Quello che devono ancora imparare è a dirigere e utilizzare in modo consapevole queste abilità all'interno delle pratiche di discorso tipiche dei processi di istruzione.»

C. PONTECORVO, H. GIRARDET, C. ZUCCHEMAGLIO, Forme di ragionamento condiviso nella comprensione di argomenti storici, in La Condivisione della conoscenza, a cura di C. Pontecorvo, Firenze, 1993

Il candidato esponga le sue riflessioni sull’argomento del brano sopra riportato e, in particolare, si soffermi sui seguenti punti: − lo sviluppo del linguaggio nella preadolescenza; − l’utilizzo della pratica argomentativa in una classe della scuola primaria; − la discussione come strumento di miglioramento delle acquisizioni cognitive.

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

IV «Io cominciai la mia opera come un contadino che avesse a parte una buona semente di grano e al quale fosse stato offerto un campo di terra feconda per seminarvi liberamente. Ma non fu così; appena mossi le zolle di quella terra, io trovai oro invece che grano: le zolle nascondevano un prezioso tesoro. Io non ero il contadino che credevo di essere: io ero piuttosto un Aladino che aveva tra le mani, senza saperlo, una chiave capace di aprire quei tesori nascosti. Infatti, la mia azione sui bambini normali mi portò una serie di sorprese. È logico intendere che quei mezzi che avevano prodotto nei deficienti un grande risultato educativo, potessero costituire una vera chiave per aiutare lo sviluppo dei bambini normali e che tutti i mezzi che avevano avuto successo nel fortificare le menti deboli e nel raddrizzare le intelligenze false, contenessero i principi di una igiene dell’intelligenza, ottima per aiutare le menti normali a crescere forti e diritte. [...] I primi risultati mi gettarono nella più grande meraviglia e spesso nell’incredulità. [...] Il bambino normale attratto dall’oggetto vi fissava intensamente tutta la sua attenzione e continuava a lavorare e a lavorare senza posa, in una concentrazione meravigliosa. E dopo aver lavorato, allora appariva soddisfatto, riposato e felice. Il riposo era ciò che si leggeva su quei piccoli visi sereni, in quegli occhi di bambino brillanti di contentezza, dopo che era stato compiuto un lavoro spontaneo. Dopo aver lavorato il bambino era più forte, più sano mentalmente di prima.»

P. GIOVETTI, Maria Montessori. Una biografia, Roma, 2005 Il candidato, alla luce delle sue conoscenze ed esperienze, illustri: − le linee fondamentali del metodo montessoriano; − la funzione del maestro nella pedagogia montessoriana; − la pedagogia scientifica: teorie, movimenti ed esperienze tra Ottocento e Novecento.

___________________________ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito soltanto l’uso del dizionario di italiano. Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

Il candidato è tenuto a svolgere, a sua scelta, due temi tra quelli proposti:

I

«È così chiaro che c’è un’educazione che deve essere impartita ai figlioli non perché sia utile o necessaria, ma perché è liberale e nobile; […]. Inoltre anche qualcuno degli insegnamenti che hanno in vista l’utilità deve essere impartito ai fanciulli non solo perché utile, ma anche perché può servire come mezzo per l’apprendimento di molte discipline, come avviene nel caso del leggere e dello scrivere. Altrettanto può dirsi per il disegno, che si impara non per non sbagliare nei propri affari privati e per non cadere in errore nella compera e nella vendita degli oggetti che interessano la vita domestica, ma piuttosto perché insegna ad apprezzare la bellezza dei corpi. Cercare ovunque l’utile si addice ben poco a chi ha animo grande e libero.»

Aristotele, Politica, VIII, a cura di C.A. Viano, BUR, Milano 2002

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni: - in che senso si parla di un’educazione non avente finalità utilitaristiche? - qual è il fine di un’educazione non utilitaristica? - quali sono le discipline idonee a contribuire a un’educazione non utilitaristica? - per quali motivi tali discipline possono fornire un loro contributo? - nella realtà della scuola è possibile trovare un punto di equilibrio fra educazione disinteressata ed

educazione che favorisce l’inserimento nel mercato del lavoro? - in che cosa può concretamente consistere tale punto di equilibrio?

II «Una tradizione di pensiero ben radicata nella nostra cultura, e che forma gli spiriti fin dalla scuola primaria, ci insegna a conoscere il mondo attraverso “idee chiare e distinte”, ci ingiunge di ridurre ciò che è complesso a ciò che è semplice, vale a dire separare quel che è legato, unificare ciò che è multiplo, eliminare tutto ciò che apporta disordine o contraddizioni nel nostro intendimento. Ora, il problema cruciale del nostro tempo è la necessità di un pensiero in grado di raccogliere la sfida della complessità del reale, vale a dire capace di cogliere le mutue connessioni, interazioni e implicazioni, i fenomeni multidimensionali, le realtà che sono in pari tempo solidali e conflittuali (come la stessa democrazia, un sistema che si nutre di antagonismi mentre li regola). Pascal aveva già formulato l’imperativo di pensiero che bisogna oggi introdurre in qualunque nostro insegnamento, a cominciare dalla scuola per l’infanzia: “Poiché tutte le cose sono causate e causanti, agevolate e agevolanti, mediate e immediate, e tutte connesse da un legame naturale e insensibile che congiunge le più lontane e le più differenti, ritengo impossibile sia conoscere le parti senza conoscere il tutto, sia conoscere il tutto senza conoscere nel dettaglio le parti”.»

Edgar MORIN, in “Le Monde”, 22-23 settembre 1988, ora in La mia sinistra, Erickson, Trento 2011

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni: - la “tradizione di pensiero ben radicata nella nostra cultura”: il metodo di Cartesio - il “problema cruciale del nostro tempo”: la sfida della complessità. - l’“imperativo di pensiero” di Pascal: il futuro del “nostro insegnamento”.

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Tema di: PEDAGOGIA

III «La mente umana è stata creata per risolvere problemi, per superare difficoltà, situazioni impreviste, pericoli. Per migliorare la nostra vita e quella di coloro che amiamo. Un problema è, per sua natura, qualcosa che appare improvvisamente. Ci si presenta davanti quando non lo aspettiamo, ci coglie di sorpresa e poi si installa al centro della nostra vita, e non lascia più la presa. Allora dobbiamo concentrare tutte le nostre risorse intellettuali ed emotive, resistere alla tentazione di abbandonare la partita, combattere contro noi stessi e contro l’ostacolo finché non avremo vinto. Solo con la soluzione del problema, tutta l’energia accumulata si scarica, e possiamo proseguire oltre nel nostro cammino. […] Per questi motivi bisogna che i ragazzi imparino presto ad affrontare gli ostacoli. È sbagliato ridurre troppo i programmi, proteggerli dalle difficoltà, rendere leggera la scuola. Quando i professori non pongono loro problemi stimolanti, quando non li costringono ad essere creativi, quando non impegnano la loro intelligenza e il loro cuore, i ragazzi si indeboliscono. E pensano solo alle canzoni, alle vacanze o si perdono in chiacchiere con i coetanei. Oppure finiscono per cercare un eccitamento qualsiasi nel ritmo ossessivo di una discoteca. Oppure scaricano le loro potenzialità in eccesso nel movimento frenetico, in folli corse in motorino o in automobile, o in azioni teppistiche. Quando non c’è meta, futuro, speranza, ci incattiviamo sul presente.»

Francesco ALBERONI, La Speranza, Superbur Saggi, Milano 2002

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni: - la valenza educativa e formativa della didattica per problemi; - la scuola quale costruzione di un orizzonte esistenziale improntato ai valori; - i comportamenti giovanili di fronte ai modelli di consumo.

IV «Un altro principio comune a tutti i “mezzi materiali” costruiti per l’educazione, è il seguente, finora assai poco compreso, e pure del più alto interesse pedagogico: cioè che il materiale deve essere “limitato in quantità”. […] Il bambino normale non ha bisogno di “stimoli che lo risveglino”, che “lo mettano in rapporto con l’ambiente reale”. Egli è sveglio, e i suoi rapporti con l’ambiente sono innumerevoli e continui. Egli ha bisogno invece di ordinare il caos formato nella sua coscienza dalla moltitudine di sensazioni che il mondo gli ha dato. […] Crediamo erroneamente che il bambino più “ricco di giocattoli”, più “ricco d’aiuti” possa essere il meglio sviluppato. Invece la moltitudine disordinata di oggetti, è essa che aggrava l’animo di un nuovo caos, e lo opprime nello scoraggiamento.»

Maria MONTESSORI, La scoperta del bambino, Garzanti, Milano 2008 (Prima ed. 1948)

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni: - il passaggio dal disordine all’ordine come elemento portante del discorso pedagogico; - il ruolo dell’educatore nel rapporto bambino-ambiente; - l’importanza dell’ambiente educativo.

____________________________ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito soltanto l’uso del dizionario di italiano. Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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Tema di: PEDAGOGIA

Il candidato è tenuto a svolgere, a sua scelta, due temi tra quelli prop osti:

I

«Prima di procedere alle giustif icazioni che potremmo chiamare “ tecniche” dell ’ impiego dei tests è opportuno esaminare un’obiezione di fondo, alla quale le argomentazioni “ tecniche” da sole non potrebbero rispondere. Si potrà infatti dimostrare abbastanza agevolmente che, se ci hanno da essere voti di profitto e se ci hanno da essere esami, l’ impiego di prove oggettive porta un contributo insostituibile alla loro serietà ed obiettività. Ma qual è il valore e la funzione di voti ed esami? Sono essi elementi essenziali del processo educativo, o non piuttosto residui di una concezione superata della educazione, improntata ad una inumana preminenza della funzione selettiva? Perché preoccuparci di voti e di esami che, se anche oggi costituiscono ancora una necessità amministrativa, saranno sperabilmente tolti di mezzo dal progresso educativo, quando le scuole saranno volte al libero ed armonico sviluppo delle attitudini individuali e delle disposizioni sociali degli all ievi considerati come “persone” dotate di un loro valore singolare e incommensurabile? […] La questione può essere riassunta in questi termini: nell ’attuale situazione sociale e nell ’attuale ordinamento scolastico l’ aspetto selettivo non è eliminabile, e d’altra parte ogni rinnovamento dei metodi in senso socializzante è seriamente compromesso dalla sua presenza, che porta naturalmente a forme competitive. Non sembra che la dif ficoltà possa risolversi altrimenti che scindendo nettamente l’ accertamento del profitto individuale dalle attività sociali; e se a queste si vuol dare l’ampio spazio di cui hanno bisogno per informare veramente di sé la vita scolastica, l’ accertamento del profitto dovrà compiersi con metodi che abbinino la rapidità all’ oggettività, insomma con prove oggettive sufficientemente intelli genti e ben fatte, tali cioè che l’ impegnativo lavoro compiuto collaborativamente serva a superarle più di quanto non possa servire la preparazione ad hoc degli ultimi giorni.»

Aldo VISALBERGHI, Misurazione e valutazione nel processo educativo, Edizioni di Comunità, Milano 1955

Esponi le tue rif lessioni sull ’argomento del testo sopra riportato e soffermati, in particolare, su almeno due dei seguenti punti:

- le prove oggettive: pro e contro;

- la funzione “selettiva”;

- “attività sociali” e “forme competitive”;

- misurazione e valutazione.

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

II

«In poche parole, la tesi che sta emergendo è che le metodologie educative adottate nelle aule scolastiche si fondino su una serie di credenze popolari riguardanti la mente dei discenti, alcune delle quali possono agire consapevolmente a favore del benessere del bambino, o inconsapevolmente contro di esso. Queste credenze devono essere rese esplicite e sottoposte a nuovo esame. Diversi approcci all ’apprendimento e diverse forme di istruzione – dall ’ imitazione, all ’ istruzione, alla scoperta, alla collaborazione – rif lettono convinzioni e assunti diversi riguardo al discente – che può essere considerato soggetto che agisce, che conosce, che sperimenta in proprio, che sviluppa il suo pensiero in collaborazione con altri. Quello che manca ai primati di ordine superiore e che negli esseri umani continua a evolversi è un insieme di credenze sulla mente. Queste credenze a loro volta modif icano le convinzioni sulle origini e sulla comunicabil ità del pensiero e dell’ azione. Un miglior approccio alla comprensione della mente infantile è quindi un prerequisito indispensabile di qualsiasi progresso in campo pedagogico.»

Jerome BRUNER, La cultura dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 1997 (ed. originale 1996)

Esponi le tue riflessioni sull’argomento del testo sopra riportato e soffermati, in particolare, su almeno due dei seguenti punti:

- modelli della mente e modelli di pedagogia;

- la psicologia culturale;

- la psicologia cognitivista;

- comportamentismo e cognitivismo.

III «Nel momento presente, le nostre scuole sono dominate da due correnti apparentemente contrarie, ma egualmente rovinose nella loro azione, e in definitiva confluenti nei loro risultati: da un lato,

l’impulso ad ampliare e a diffondere quanto più è possibile la cultura, e dall’altro lato, l’impulso a restringere e a indebolire la cultura stessa. Per diverse ragioni, la cultura deve essere estesa alla più

vasta cerchia possibile: ecco ciò che richiede la prima tendenza. La seconda esige invece dalla cultura stessa che essa abbandoni le sue più alte, più nobili e più sublimi pretese, e si ponga al

servizio di una qualche altra forma di vita, per esempio dello Stato. […] Si tratta di un dato di fatto generale: con lo sfruttamento - ora perseguito - dello studioso al servizio della sua scienza, diventerà sempre più casuale e più inverosimile la cultura di tale studioso. In effetti, lo studio delle scienze è oggi così ampiamente esteso che chiunque voglia produrre qualcosa in questo campo, e possiede buone doti, anche se non eccezionali, dovrà dedicarsi a un ramo completamente specializzato,

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA

rimanendo invece indifferente a tutti gli altri. […] Ora siamo già arrivati al punto che in tutte le questioni generali di natura seria – e soprattutto nei massimi problemi filosofici – l’uomo di scienza, come tale, non può più prendere la parola. Per contro quel vischioso tessuto connettivo, che si è inserito oggi tra le scienze, ossia il giornalismo, crede che questo compito sia di sua spettanza e lo adempie poi conformemente alla sua natura, ossia – come dice il suo nome – trattandolo come un lavoro alla giornata. Nel giornalismo, difatti, confluiscono assieme le due tendenze: qui si porgono la mano l’estensione della cultura e la riduzione della cultura.»

Friedrich NIETZSCHE, Sull’avvenire delle nostre scuole (1872), trad. it., Adelphi, Milano 1992

Esponi le tue riflessioni sull’argomento del testo sopra riportato e soffermati, in particolare, sulle seguenti questioni:

- le due correnti “ rovinose” del “momento presente”: impulso all’estensione della cultura e impulso alla riduzione della cultura;

- la specializzazione e l’impossibilità di prendere parola “ in tutte le questioni generali di natura seria”;

- il “ giornalismo”: il vero indirizzo culturale dell’epoca moderna.

IV

«Mestiere rinvierebbe a misterium, forma tarda di ministerium, che indicava un incarico, un servizio. Per questa via, si arriva alla parola ministro, che, dunque, stava per servitore. Ministro, da minus: il

servitore non aveva nulla di magis, «di più», infatti. Magis si ritrova al contrario in magister, «maestro». Per cui nel «mestiere magistrale» ci sarebbe un palese ossimoro: il rimando al minus

contenuto in mestiere, ministro, il rimando al magis contenuto in magister, maestro. C’è dunque la possibil ità di essere insegnanti in due modi: praticando un «mestiere», cioè un servizio; essendo

«maestri», riconosciuti come portatori di un «di più» che altri non hanno. Che sarebbe come dire: si può esercitare la professione docente così come si esercitano le altre professioni, ovvero per l’ utile, noi diremmo oggi per il 27 del mese; la si può esercitare non perché «ministri» di mestiere, ma «magistri»

di vita, ovvero perché si è talmente compiuti, realizzati, affermati come persone che si desidera promuovere anche altre persone, come noi, alla compiutezza di sé, alla realizzazione e affermazione piena di sé. Vaste programme, direbbero i francesi. Vaste programme perché, a questo punto, proprio

il magister convoca l’ altro filone etimologico da cui proverrebbe il vocabolo mestiere. O se non etimologico senza dubbio filone storico-antropologico, visto che, di fatto, al di là della filologia

indoeuropea che porterebbe maggiori indizi per la derivazione da cui siamo partiti, è accaduto nella storia e nella cultura dei popoli che «mestiere» fosse anche accoppiato a mysterium, «mistero». Perché

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Tema di: PEDAGOGIA

mysterium? Semplice. Semplice perché non esiste problema più insolubile della pretesa, anche se si fosse del tutto compiuti, realizzati e affermati come persone, che aiutare un’altra persona a compiersi, realizzarsi e affermarsi a sua volta. Non esiste problema più insolubile di questo perché nessuno è l’ altro. E se anche qualcuno potesse dichiarare senza ombre di aver scoperto e realizzato l’ intero di sé nessuno potrebbe dichiarare di poter fare altrettanto per chiunque altro. Per l’ altro, infatti, resterebbe sempre l’ ombra: lo si potrà esplorare come oggetto, ma mai come il soggetto che è. Se davvero qualcuno di noi, quindi, potesse rivendicare «il pieno sviluppo della persona che è» solo l’ altro potrebbe dire se quanto per noi costituisce «pieno sviluppo» lo sarebbe anche per lui. [...] Ecco, in fondo, perché chi si professa insegnante non fa mai soltanto una professione di un servizio, ma si impegna anche a rispondere di persona a una chiamata che sente in sé e che è invocata da altri.»

Giuseppe BERTAGNA, Quale «docente» in quale «scuola»? Dieci anni di incrocio tra ri forma degli ordinamenti e della formazione degli insegnanti, in G. Bertagna e C. Xodo (a cura di), Le competenze

dell ’ insegnare. Studi e ricerche sulle competenze attese, dichiarate e percepite, Rubbettino, Soveria Mannell i 2011

Esponi le tue riflessioni sull’argomento del testo sopra riportato e soffermati, in particolare, sulle seguenti questioni:

- che cosa si intende per «mestiere magistrale»?

- quale rapporto intercorre fra «mestiere» e «mistero»?

- come si realizza la scoperta della vocazione magistrale?

- qual è la specificità dell’insegnare rispetto all’esercizio di qualsiasi altro lavoro?

____________________________ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito l’uso del dizionario di italiano. È consentito l’uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana. Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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Tema di: PEDAGOGIA Il candidato è tenuto a svolgere, a sua scelta, due temi tra quelli proposti:

I «L’educazione inclusiva è un processo che coinvolge la trasformazione delle scuole e degli altri ambienti di apprendimento, per provvedere a tutti i bambini, compresi i ragazzi e le ragazze, gli allievi appartenenti a minoranze etniche e linguistiche, coloro che provengono da popolazioni rurali, che sono affetti da HIV e AIDS, che presentano disabilità e difficoltà di apprendimento e offrire a tutti, giovani e adulti, opportunità di apprendimento. Il suo obiettivo è eliminare l’esclusione che è una conseguenza

degli atteggiamenti negativi e della mancanza di risposte nei confronti delle diversità causate dalla razza, dallo status economico, dalle classi sociali, dall’etnia, dalla lingua, dalla religione, dal genere,

dall’orientamento sessuale e dalle capacità. L’educazione ha luogo in molti contesti, sia formali che non formali, all’interno delle famiglie e della più ampia comunità. Di conseguenza, l’educazione inclusiva

non è una questione marginale ma centrale per il conseguimento di un’istruzione di qualità elevata per

tutti gli studenti e per lo sviluppo di società più inclusive. L’educazione inclusiva è essenziale per

raggiungere l’equità sociale ed è un elemento costitutivo dell’apprendimento lungo tutto l’arco della

vita.» Nicholas BURNETT – Prefazione al Documento dell’UNESCO “Policy Guideline on Inclusion in Education”-

Published by the United Nations Educational, Scientific and Cultural organization - UNESCO 2009 http://www.inclusive-education-in-action.org/iea/dokumente/upload/72074_177849e.pdf

Esponi le tue riflessioni sul testo sopra riportato e: - precisa che cosa s’intende per ambiente di apprendimento, evidenziando le concezioni socio-

psico-pedagogiche che contribuiscono alla sua definizione; - illustra gli approcci metodologico-didattici che possono essere utili nell’innovazione degli

ambienti di apprendimento in una prospettiva inclusiva; - precisa come si esprime il rapporto tra inclusione, qualità dell’educazione ed equità sociale.

II

«Tutte le discipline si occupano di impressioni, osservazioni, “fatti”, teorie e modelli alternativi di interpretazione. Ma ogni disciplina fa leva su osservazioni e inferenze caratteristiche; e, soprattutto, ogni disciplina ha maturato strumenti propri, proprie “mosse”, per conferire un senso a questi “dati” iniziali. Il

compito di coloro che insegnano le varie discipline è davvero formidabile. Come spiegare comprensibilmente agli studenti che il mondo che essi conoscono in realtà è una collezione di mondi?

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Tema di: PEDAGOGIA

Come il ciabattino e il chirurgo vedono “l’uomo della strada” in ottiche completamente diverse, così lo scienziato, l’artista e lo storico affrontano le esperienze quotidiane e i fenomeni che stanno alla base del loro lavoro utilizzando lenti e strumenti assolutamente peculiari. La scuola forse non è in grado di dotare ogni studente dell’intero campionario delle lenti disciplinari; anzi, chi volesse fare di ogni giovane uno storico, un biologo o un compositore di musica classica sarebbe condannato all’insuccesso. Il nostro

scopo non deve essere quello di accelerare la formazione degli studenti, ma di introdurli nel “cuore

intellettuale” o nell’“anima esperienziale” di una disciplina. La scuola consegue il proprio obiettivo se riesce a dare agli studenti un’idea di come il mondo appare a persone che usano occhiali diversi.»

Howard GARDNER, Sapere per comprendere, Feltrinelli, Milano 2009 Esponi le tue riflessioni sul testo sopra riportato e soffermati, in particolare, sui seguenti punti: - i problemi della didattica disciplinare; - la trasmissione delle nozioni e i percorsi comunicativi tra docente e discente; - acquisizione di nozioni o di modelli operativi di utilizzo delle competenze; - la conoscenza come consapevolezza dei diversi punti di vista sullo stesso oggetto.

III «Insistere unilateralmente sull’istanza libertaria o autoritaria deforma la natura effettiva dell’educazione. Numerosi errori educativi possono considerarsi il frutto di una non adeguata o mancata composizione, e quindi della separazione antinomica, dei termini autorità-libertà. Soprattutto la storia dell’educazione e della pedagogia moderne possono configurarsi come una continua ripresa critica nei confronti dell’autorità educativa in nome della libertà. In effetti, la tensione tra autorità e libertà è in educazione una costante ineliminabile: la chiarificazione del suo significato pedagogico non è un discorso chiuso, ma una dialettica che continuamente si riapre. In questa situazione, si dimostra un errore fissare autorità e libertà dentro un’irriducibile contraddizione; invece, sono termini correlativi e complementari: hanno valore se coniugati congiuntamente; separati, diventano termini pedagogicamente incomprensibili. In concreto, autorità e libertà sono valori che si sostengono reciprocamente in virtù di una dialettica non soltanto logica, ma esistenziale. […] Libertà e autorità sono, infatti, da intendere come elementi dialetticamente dipendenti l’uno dall’altro. La prima, benché non abbia il diritto di degenerare, è di per sé superiore, essendo il distintivo essenziale dell’uomo; la seconda è di per sé inferiore e non ha altro scopo diverso dal servire. […] Positivamente, l’autorità è tale se permette e salvaguarda la libertà dell’educando in vista del suo pieno realizzarsi. La libertà, quale nota essenziale della persona, segna il limite dell’autorità e lo specifico dell’educazione.»

Felice NUVOLI, L’autorità della libertà, SEI – Società Editrice Internazionale, Torino 2010

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Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Tema di: PEDAGOGIA Approfondisci e discuti le suggestioni del testo – incentrato sulla dialettica di autorità e libertà – in riferimento anche a questioni specifiche: - autorità/autoritarismo – libertà/istanze libertarie; - autorità e autorevolezza; - autorità/servizio – libertà/responsabilità; - il concetto di persona e la possibile composizione di autorità e libertà.

IV «Queste tre forme della coscienza di sé (coscienza linguistica, coscienza storica e coscienza morale), che sono naturalmente inseparabili dalla coscienza dell’altro, sono un modesto obiettivo per la scuola di

domani. Oggi corriamo il pericolo di una specializzazione troppo precoce, che oltretutto accetta l’idea

della lingua come fenomeno puramente utilitaristico. Secondo me, l’Europa – la cui genealogia storica è di tipo non utilitaristico – dovrebbe avere il coraggio di deporre nella scuola il germe di un’educazione

che si muova in direzione opposta all’utilitarismo dominante. Solo così si potrà reagire criticamente a

tutta la macchina del conformismo culturale.» Marc FUMAROLI, La scuola: contrappeso della modernità, in AA.VV., Di fronte ai classici,

a cura di I. Dionigi, RCS Libri, Milano 2002

Considerato il brano sopra riportato, esponi le tue riflessioni sulle seguenti questioni: - quale rapporto intercorre fra un corretto processo di formazione della persona e un’impostazione

utilitaristica dell’educazione? - che cosa si intende per coscienza linguistica, per coscienza storica e per coscienza morale? - perché coscienza linguistica, coscienza storica e coscienza morale sono considerate tre forme della

coscienza di sé? - attraverso quali strumenti si promuove la formazione di tali tre forme della coscienza di sé?

____________________________ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito l’uso del dizionario di italiano. È consentito l’uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana. Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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Tema di: SCIENZE UMANE

Il valore del lavoro nell’educazione dei giovani PRIMA PARTE

Il candidato, avvalendosi anche delle riflessioni scaturite dalla lettura e dall’analisi del

documento sotto riportato, tratti la questione dell’importanza del lavoro all’interno del processo

educativo.

«Il Kerschensteiner, come il Rousseau, aveva avuto lo spunto del suo pensiero da un tema bandito da un'accademia tedesca: "In qual modo pensate che si possa educare la gioventù, per il periodo compreso tra la fine delle scuole primarie e gli anni venti?".

Kerschensteiner rispose con molta chiarezza: Insegnando ai giovani la professione. Chi esercita una professione si procaccia i mezzi di sostentamento, ma anche svolge un'attività sociale di vasto effetto politico.

Così Kerschensteiner toglieva il lavoro dalla sua tradizionale condanna ad un grado inferiore. Lavorare aveva significato, per molti, soltanto servire ai bisogni che ce lo impongono. Il nostro pedagogista diceva invece: Trasformiamo il lavoro da una maledizione in una benedizione; togliamolo dalla sua radicale amoralità, e moralizziamolo. Solo così il lavoro diventerà educativo.

Lavoro è qualsiasi attività fatta con coscienza, con preparazione e come un prodotto indispensabile e di valore positivo. Perciò è lavoro quello manuale e quello culturale. Lavora il contadino e lo sperimentatore, il manuale e il filosofo.

[...] Nelle scuole si deve studiare bene, seriamente, ma con gioia, perché a scuola ci si deve stare con gioia. Osservate un bambino, al quale il babbo abbia chiesto aiuto per scaricare un carro di legna; egli lavorerà contento e felice. Osservatelo ora che va alla scuola tradizionale: nessuna gioia sul volto. Eppure egli lavorava volentieri. Rendete la scuola bella come il lavoro, ed avrete la scuola gioiosa.

La scuola deve essere serenamente lieta, e consentire di esplicare un'attività che faccia qualche cosa di visibile e di bello.

[...] Il grande pedagogista tedesco poneva in risalto una disciplina nuova, l'educazione civica.

Egli aveva studiato attentamente l'America, e l'esempio del Dewey lo aveva affascinato: poter trapiantare anche nella Germania lo spirito della democrazia americana! Per essere democratici, ci vuole una lunga educazione [...]»

Giovanni GIRALDI, Storia della Pedagogia, Armando Editore, Roma 1966, pp. 418-419

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Indirizzo: LI11 - SCIENZE UMANE

Tema di: SCIENZE UMANE

SECONDA PARTE Il candidato risponda a due dei seguenti quesiti: 1. In che senso il lavoro può diventare educativo?

2. Quali sono gli elementi in comune e quali sono le differenze tra lavoro manuale e lavoro intellettuale?

3. Qual è il contributo della formazione alla cittadinanza nel più generale processo formativo dei giovani?

4. Quale nesso intercorre fra educazione e democrazia?

____________________________ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito l’uso del dizionario di italiano. È consentito l’uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana. Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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