Se ne è discusso alla XII Conferenza del Sistema di ......La giornata mondiale dell’ambiente 2014...

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Nel periodo Giugno 2013 - Gennaio 2014, in vista delle più significative operazioni di disattivazione della cen- trale nucleare del Garigliano, l’ISPRA ha effettuato una campagna di misure radiometriche per il controllo della radioattività ambientale nelle aree circostanti..... M Morlando a pag.3 SCIENZA & TECNOLOGIA AMBIENTE & SALUTE Un nuovo modo di fare la spesa: l’acquaponica Paparo a pag.5 Buonfanti a pag.8 Global warming: in nostro soccorso c’è il Methylocella Clemente a pag.9 Se ne è discusso alla XII Conferenza del Sistema di Protezione Ambientale Biodiversità ed aree urbane: un’inaspettata sintonia Il ruolo dell'informazione nel nuovo Snpa Il decreto legge 34/2014 diventa legge I paesaggi di Jordi Bellmunt Il catalano Jordi Bellmunt è uno degli architetti paesaggisti più noti a livello internazionale. Nella sua Spagna, come in altri Paesi, Bellmunt ha accu- mulato esperienze importanti e di- verse, soprattutto nel lavoro puntuale di interpretazione e risoluzione delle complesse problematiche in cui le aree urbane si trovano a confrontarsi con l’ambiente ed il paesaggio. Fondamen- tale è, per Bellmunt, la funzione che il paesaggio deve svolgere nel migliorare l’aspetto e la vivibilità dei territori... Palumbo a pag.11 La giornata mondiale dell’ambiente 2014 EVERY YEAR, EVERYWHERE, EVERYONE. Ogni anno, in ogni luogo, ognuno di noi può e deve dare il proprio contributo per salvaguardare il nostro amato Pianeta! Nonostante gli allarmi che ogni giorno arrivano non è mai troppo tardi affinché l’essere umano capisca... Martelli a pag.2 DAL MONDO PRIMO PIANO C’è un mondo di vita attorno a noi, che spesso passa inos- servato. 1285 specie di piante spontanee a Roma, 1243 a Berlino, 86 specie di uccelli nidificanti a Firenze…sem- bra di “dare i numeri”... NATURA & BIODIVERSITÀ Si celebrerà il 5 giugno prossimo in più di cento paesi Chi l’avrebbe mai detto, nel futuro la spesa si farà sul tetto, dove pesce e verdura saranno sempre freschi e pronti per essere portati nelle nostre case e sulle nostre ta- vole. La tradizione secolare dei guanti napoletani Nella capitale, intorno al 1830, si concentra tra il Ponte della Madda- lena e il mare il maggior numero di concerie; tra le tante emergevano la Gamen, la De Rosa, quella dei fratelli Buongiorno al Mercato, quella di Gae- tano Ingegno "a San Giacomo delle Capre sull'Arenella" ("con la vernice di sua invenzione che non si crepola affatto per le piegature"), di Eugenio Salabelle a Posillipo (con la "sua note- vole fabbrica, le incerate per fodera di cappelli militari ed i cappelli impene- trabili"). De Crescenzo-Lanza a pag.14 La comunicazione dei dati e delle informazioni in materia ambientale è stata uno degli ar- gomenti portanti della Dodice- sima conferenza del Sistema nazionale di protezione dell'am- biente, che si è tenuta poche set- timane fa a Roma. A discuterne, nel corso della seconda giornata di lavoro, sono stati, tra gli altri, Roberto Caracciolo, dirigente dell'Ispra, Giancarlo Marchetti, direttore tecnico dell'Arpa Um- bria, Marco Talluri, responsa- bile comunicazione dell'Arpa Toscana. La titolarità dei dati ambientali è uno dei punti della riforma del sistema nazionale di protezione dell'ambiente, il cui disegno di legge è stato appro- vato poco più di un mese fa dalla Camera dei deputati e ora è al- l'esame del Senato. Diversi esperti hanno commentato che la titolarità dei dati ambientali consentirebbe alle agenzie di mettere in campo una comuni- cazione più efficace sui risultati delle proprie attività. Mosca a pag. 7 Julia Kavanagh a Napoli Ferrara a pag.18 Nella rivista di storia «La Capitanata», quadrimestrale edito dalla Biblioteca Provinciale di Foggia, Rosanna Curci ha pubblicato, nel 2005, un articolo di grande interesse per la letteratura ode- porica: Julia Kavanagh nelle Due Sici- lie. La Kavanagh nacque nel 1824 in Irlanda; suo padre, Morgan Peter Ka- vanagh, era un poeta e filologo.... Terzi a pag.15 PRIMO PIANO Report Ispra sulla centrale del Garigliano Non emergono anomalie e situazioni di rilevanza radiologica

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Nel periodo Giugno 2013 - Gennaio2014, in vista delle più significativeoperazioni di disattivazione della cen-trale nucleare del Garigliano,l’ISPRA ha effettuato una campagna

di misure radiometriche per il controllo della radioattivitàambientale nelle aree circostanti.....

MMorlando a pag.3

SCIENZA & TECNOLOGIAAMBIENTE & SALUTE

Un nuovo modo di farela spesa: l’acquaponica

Paparo a pag.5

Buonfanti a pag.8

Global warming: innostro soccorso c’è

il Methylocella

Clemente a pag.9

Se ne è discusso alla XII Conferenza del Sistema di Protezione Ambientale

Biodiversità ed aree urbane:un’inaspettata sintonia

Il ruolo dell'informazione nel nuovo Snpa

Il decreto legge 34/2014diventa legge

I paesaggi di Jordi Bellmunt

Il catalano Jordi Bellmunt è uno degliarchitetti paesaggisti più noti a livellointernazionale. Nella sua Spagna,come in altri Paesi, Bellmunt ha accu-mulato esperienze importanti e di-verse, soprattutto nel lavoro puntualedi interpretazione e risoluzione dellecomplesse problematiche in cui le areeurbane si trovano a confrontarsi conl’ambiente ed il paesaggio. Fondamen-tale è, per Bellmunt, la funzione che ilpaesaggio deve svolgere nel migliorarel’aspetto e la vivibilità dei territori...

Palumbo a pag.11

La giornata mondiale dell’ambiente 2014

EVERY YEAR, EVERYWHERE,EVERYONE. Ogni anno, in ogniluogo, ognuno di noi può e deve dare ilproprio contributo per salvaguardareil nostro amato Pianeta! Nonostantegli allarmi che ogni giorno arrivano non è mai troppo tardiaffinché l’essere umano capisca...

Martelli a pag.2

DAL MONDO PRIMO PIANO

C’è un mondo di vita attornoa noi, che spesso passa inos-servato. 1285 specie di piantespontanee a Roma, 1243 aBerlino, 86 specie di uccellinidificanti a Firenze…sem-bra di “dare i numeri”...

NATURA & BIODIVERSITÀ

Si celebrerà il 5 giugno prossimo in più di cento paesi

Chi l’avrebbe mai detto, nelfuturo la spesa si farà sultetto, dove pesce e verdurasaranno sempre freschi epronti per essere portati nellenostre case e sulle nostre ta-vole. La tradizione secolare

dei guanti napoletani

Nella capitale, intorno al 1830, siconcentra tra il Ponte della Madda-lena e il mare il maggior numero diconcerie; tra le tante emergevano laGamen, la De Rosa, quella dei fratelliBuongiorno al Mercato, quella di Gae-tano Ingegno "a San Giacomo delleCapre sull'Arenella" ("con la vernicedi sua invenzione che non si crepolaaffatto per le piegature"), di EugenioSalabelle a Posillipo (con la "sua note-vole fabbrica, le incerate per fodera dicappelli militari ed i cappelli impene-trabili").

De Crescenzo-Lanza a pag.14

La comunicazione dei dati edelle informazioni in materiaambientale è stata uno degli ar-gomenti portanti della Dodice-sima conferenza del Sistemanazionale di protezione dell'am-biente, che si è tenuta poche set-timane fa a Roma. A discuterne,nel corso della seconda giornatadi lavoro, sono stati, tra gli altri,Roberto Caracciolo, dirigentedell'Ispra, Giancarlo Marchetti,direttore tecnico dell'Arpa Um-bria, Marco Talluri, responsa-bile comunicazione dell'Arpa

Toscana. La titolarità dei datiambientali è uno dei punti dellariforma del sistema nazionale diprotezione dell'ambiente, il cuidisegno di legge è stato appro-vato poco più di un mese fa dallaCamera dei deputati e ora è al-l'esame del Senato. Diversiesperti hanno commentato chela titolarità dei dati ambientaliconsentirebbe alle agenzie dimettere in campo una comuni-cazione più efficace sui risultatidelle proprie attività.

Mosca a pag. 7

Julia Kavanagha Napoli

Ferrara a pag.18

Nella rivista di storia «La Capitanata»,quadrimestrale edito dalla BibliotecaProvinciale di Foggia, Rosanna Curciha pubblicato, nel 2005, un articolo digrande interesse per la letteratura ode-porica: Julia Kavanagh nelle Due Sici-lie. La Kavanagh nacque nel 1824 inIrlanda; suo padre, Morgan Peter Ka-vanagh, era un poeta e filologo....

Terzi a pag.15

PRIMO PIANO

Report Ispra sulla centrale del GariglianoNon emergono anomalie e situazioni di rilevanza radiologica

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Giulia Martelli

EVERY YEAR, EVERY-WHERE, EVERYONE. Ognianno, in ogni luogo, ognuno dinoi può e deve dare il propriocontributo per salvaguardareil nostro amato Pianeta! No-nostante gli allarmi che ognigiorno arrivano non è maitroppo tardi affinché l’essereumano capisca che è dai pic-coli gesti quotidiani che partela vera “rivoluzione verde”. Aricordarci le nostre responsa-bilità nei confronti dell’am-biente ci pensa, puntuale ognianno, la Giornata Mondialedell’Ambiente (WED), isti-tuita dall'ONU per ricordarela Conferenza di Stoccolmasull'Ambiente Umano del1972 nel corso della qualeprese forma il ProgrammaAmbiente delle Nazioni Unite(U.N.E.P. United Nations En-vironment Programme). LaGiornata Mondiale dell'Am-biente, che si celebrerà in piùdi 100 paesi il 5 giugno pros-simo, nel corso degli anni ècresciuta fino a diventare unavasta piattaforma globale perla sensibilizzazione pubblica.A sostegno della designazioneda parte dell'ONU del 2014come Anno Internazionale deipiccoli Stati insulari (SIDS) invia di sviluppo, WED que-

st'anno adotterà SIDS nelcontesto più ampio del cam-biamento climatico cometema per favorire una mag-giore comprensione dell'im-portanza dell'urgenza diproteggere le isole dai cre-scenti rischi e dalle vulnera-bilità derivanti soprattuttodai cambiamenti climatici.“Alzate la voce, non il livellodei mari!”: questo lo slogandella WED 2014. "Il pianetaTerra è la nostra isola condi-visa, dobbiamo unire le forzeper proteggerla” :questo, in-vece, l’appello del Segretariogenerale dell'ONU Ban Ki -moon in occasione del lanciodell’ Anno Internazionaledelle piccole isole e degli Statiin via di sviluppo. Anno dopoanno, “l’obiettivo della Gior-nata Onu per l’ambiente è didare un volto umano alle que-stioni ambientali – ha scrittol’ufficio Onu Italia in un co-

municato esemplare per chia-rezza e sintesi – facendo sìche le persone diventinoagenti attivi dello sviluppoequo e sostenibile; accrescerela consapevolezza che le co-munità sono di importanzafondamentale per il cambia-mento dell’atteggiamento ri-guardo le questioniambientali; promuovere par-tnership che garantiranno atutte le nazioni e popolazioniun futuro sicuro e prospero”.La Giornata mondiale perl’ambiente coinvolge tutte lepersone in attività come ma-nifestazioni nelle strade, pa-rate di biciclette, concertiall’aria aperta, saggi e con-corsi per l’ideazione di posternelle scuole e piantagioni dialberi. Ognuno di noi puòdare il suo contributo, è suffi-ciente qualche piccola accor-tezza nelle piccole decisioni diogni giorno.

La giornata mondiale dell’ambiente 2014Si celebrerà il 5 giugno prossimo in più di 100 paesi

Paolo D’Auria

Imponenti, candidi, glaciali. L’uomo neha memoria da sempre. E da sempremito e leggenda li avvolgono, trasfor-mandoli – a seconda delle epoche – innemici temuti oppure in divinità bene-vole.Sono i ghiacciai, diffusi su tutta laTerra. L’evoluzione umana e scienti-fica ne ha poi, via via, mutato la perce-zione tanto da poter affermare cheoggi, essi, sono una vera e propria ri-sorsa, sia biologica che turistica.Come spesso accade negli ultimi tempi,tuttavia, anche questi “giganti buoni”sono minacciati dalla scelleratezza del-l’uomo. Gli ultimi dati raccolti nelnuovo catasto dei ghiacciai italiani -realizzato dal gruppo di ricerca diClaudio Smiraglia dell’Universitàdegli Studi di Milano in collaborazione

con l’Associazione EvK2CNR e il Co-mitato Glaciologico Italiano – lascianopoco spazio a dubbi: si stanno scio-gliendo.Se è vero, infatti, che sono aumentatidi numero, la loro superficie comples-siva sta gradualmente regredendo. Ighiacciai sono, dunque, sempre piùframmentati e piccoli per colpa delcambiamento climatico: si parla di unariduzione del 40% in superficie nel-

l’arco di 30 anni. Attualmente quelliitaliani hanno un’estensione comples-siva confrontabile a quella del Lago diGarda (368 chilometri quadrati). Lafusione sembra ormai inarrestabile,ma potrebbe rallentare grazie allostrato protettivo di sassi e detriti chesi sta allungando su aree sempre piùestese dando vita ai cosiddetti “ghiac-ciai neri”. Il progetto è stato avviato nel 2012 peraggiornare i dati dei due precedenti ca-tasti, realizzati nel 1959-1962 e nel1981-1984. Secondo il nuovo censi-mento, i corpi glaciali in Italia sono 896e per lo più di piccole dimensioni (inmedia 0,4 km2), ad eccezione di treghiacciai con un’area superiore ai 10chilometri quadrati: i Forni in Lombar-dia, il Miage in Valle d’Aosta, e il com-plesso Adamello-Mandrone, inLombardia e Trentino. Quest’ultimo

(con i suoi 16,44 km2) ha strappato alForni il primato di ghiacciaio più vastod’Italia, perché si è scoperto che è for-mato da un corpo glaciale unico conoltre 200 metri di spessore e non da piùblocchi, come ipotizzato finora.“I modelli ci dicono che entro la fine delsecolo si potrebbe estinguere il 50-90%dei ghiacciai alpini”, spiega Smiraglia.“La fusione, però, sta innescando unmeccanismo naturale di auto-difesa:col ritiro dei ghiacci, si sta verificandolo sbriciolamento delle pareti rocciosevicine, e i detriti si stanno riversandosui ghiacciai formando delle “coperte”di sassi sempre più estese. La loro su-perficie è aumentata del 20% dal 1960ad oggi, formando uno strato che si-gilla e protegge il ghiaccio sottostante.Questo fenomeno - conclude l’esperto -potrà forse regalare qualche anno divita in più ai nostri ghiacciai”.

Cambiamenti climatici e ghiacciai: lenta agonia?Lo studio dell’Università di Milano fotografa una situazione critica

Grande successo per lanuova avventura del pappa-gallino Blu, della sua compa-gna Jewel e dei loro trefiglioletti che, abbandonatigli agi della riserva naturaledi Rio (dove vivevano protettie coccolati perché ultimiesemplari della loro specie) silanciano in una pericolosa ri-cerca delle loro origini nellaforesta Amazzonica tra brac-conieri e predatori senzascrupoli il cui unico interesseè disboscare il patrimonionaturale. Affinché la sal-vezza dell’ecosistema possaessere una priorità sin dabambini!

Giornata Wwf della biodiversità: io tifo Amazzonia!

RIO2: DAL MONDO DEI CARTOONUN SOS PER L’AMAZZONIA

Anche il mondo della modasi mobilita per l’Amazzonia.Due marchi come Cruciani eBraccialini hanno infatti so-stenuto la campagna delWwf con edizioni speciali ac-quistabili anche on-line. Sitratta di baccialetti e foulardper il primo e tre diversi mo-delli di borse in canapa rica-vata da brandine dismesseper il secondo. Ovviamentetutto confezionato con pac-kaging in carta ecologica al100%... Come essere fashiondando una mano all’am-biente.

G.M.

Sos Amazzonia:dalla moda

i “pezzi verdi”

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Angelo Morlando

Nel periodo Giugno 2013 -Gennaio 2014, in vista dellepiù significative operazioni didisattivazione della centralenucleare del Garigliano,l’ISPRA ha effettuato unacampagna di misure radiome-triche per il controllo della ra-dioattività ambientale nellearee circostanti, allo scopo didisporre di un “punto zero” diriferimento e di vigilare sulleattività di sorveglianza svolteal riguardo dalla SO.G.I.N.Il Report, pubblicato nell'aprile2014, è il frutto del lavoro degliautori L. Matteocci, R. Ocone,(ISPRA – Servizio ControlliAttività Nucleari) G. Torri, G.Bidolli, G. Jia, G. Menna M.Blasi, M. Cavaioli, A. Di Lullo,S. Fontani, P. Leone, Sara Ma-riani, Luca Ciciani (ISPRA –Servizio Misure Radiometri-che) P. Bitonti, C. Salierno,(ISPRA – Servizio Radioprote-zione) G.Guerrasio, P.Mainolfi,(ARPA Campania) P. DiLegge, G. Evangelisti, T.Fa-bozzi, S. Paci, R. Sozzi (ARPALazio). La centrale elettronu-cleare del Garigliano, sita inSessa Aurunca (CE) è dotatadi un reattore nucleare adacqua bollente General Elec-tric del tipo BWR da 506 MWt(150 MWe), entrò in eserciziocommerciale nel giugno 1964,

con una produzione elettricacomplessiva, fino all’arrestodefinitivo, di circa 12 miliardidi kilowattora. La centrale fufermata nell’agosto 1978 perl’esecuzione di rilevanti inter-venti di adeguamento, cheperò, a seguito di valutazionieconomiche, fu deciso di nonattuare. Con delibera CIPE del4/3/1982 fu quindi disposta lachiusura definitiva della cen-trale e furono avviate le opera-zioni per porre l’impianto inuna condizione di “custodia

protettiva passiva” (CPP).Per sedimenti, sabbie e terrenii valori delle misure sono rife-riti a "peso secco", dopo essic-cazione fino a peso costantecon residuo di umidità infe-riore allo 0,1%; per matrici ali-mentari ed erba i valori dellemisure sono riferiti a "peso fre-sco". Dove è presente il solo va-lore della MDC (MinimumDetectable Concentration) si-gnifica che il valore della mi-sura è minore della stessaMDC.

Per completezza è stato ripor-tato anche il valore di K-40, ra-dionuclide naturale abbondan-temente presente nelle matriciambientali. Dagli stessi rapporti è emersoche le misure non hanno evi-denziato la presenza di altriradionuclidi artificiali diffe-renti da quelli riportati. Le misure di rateo di dosegamma in aria hanno mo-strato una variabilità fra 62nanoSievert/h e 198 nanoSie-vert/h.

Dall’analisi comparativa fra irisultati delle misure effet-tuate nella presente indaginee i valori di fondo ambientaleregionale nonché i valori di ri-ferimento a livello nazionale ointernazionale non emergonoanomalie. La variabilità deivalori rilevati nell’indaginerientra nell’ambito di quella,precedentemente descritta, ri-scontrabile su scala regionalenonché nazionale e non si evi-denziano situazioni di rile-vanza radiologica.

Report Ispra sulla centrale del Garigliano

Tutti al mare! Record di bandiere blu italianeTra poco sarà tempo di vacanzee, si sa, la maggior parte degliItaliani sceglierà come meta ilmare. E ora come ora avrà unavasta scelta, visto che per lanostra penisola quest’anno èstato battuto il record dispiagge con mare cristallino.Basti pensare che con nuoviventuno ingressi cresce a due-centosessantanove il numerodei lidi doc e salgono a cento-quaranta i relativi Comuni(cinque in più dell'anno scorso)che potranno fregiarsi nel 2014della Bandiera blu, il riconosci-mento internazionale dellaFondazione per l'educazioneambientale (Fee) Italia asse-gnato in questi giorni nellaventottesima cerimonia di pre-miazione alla presenza dei sin-daci. A presentare la candidaturasono stati centosessantatre Co-

muni. In particolare, la Liguriaconferma il primato con ventilocalità premiate; mentre nellagraduatoria spicca l'Abruzzoche scende a quota dieci , inquanto quattro località dellariviera hanno perso il vessillo.Medaglia d’argento per la To-scana, che si è classificata se-conda con diciotto (conquistauna bandiera) che sorpassa leMarche con diciassette, che neperde una. L'elenco proseguecon l'Emilia Romagna che con-quista una bandiera e sale anove, la Campania conferma lesue tredici e anche la Puglia ledieci dello scorso anno, il Ve-neto raggiunge sette bandiere,salendo a quota più uno, e ilLazio si piazza a pari meritocon più due; Sardegna e Siciliasono rappresentate ciascunada sei località. Scendendo nellagraduatoria la Calabria è pre-

sente quest'anno con quattrobandiere, il Molise conferma letre, il Friuli Venezia Giulia leproprie due e la Basilicata una.Sul totale di centoquaranta Co-muni, a fronte di dieci uscite cisono stati quindici i nuovi in-gressi: Trebisacce (Cosenza),Gatteo (Forlì-Cesena), Gaeta,Latina, Santo Stefano al Mare(Imperia), Pietra Ligure (Sa-vona), Margherita di Savoia(Barletta-Andria-Trani), Poz-zallo (Ragusa), Marsala, Mar-ciana Marina (Livorno),Chioggia (Venezia) e quattrolocalità sui laghi in TrentinoCalceranica al Lago (Trento),Caldonazzo (Trento), PergineValsugana (Trento), Tenna(Trento). Una soddisfazioneper noi e per tutto il nostroPaese in termini di educazioneambientale e gestione del terri-torio. A.P.

Non emergono anomalie e situazioni di rilevanza radiologica

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Fabiana Liguori

Una culla dove coltivare “ta-lenti”, valorizzandone esclusi-vità, competenze e senso diappartenenza alla propria terra.Un valido punto di partenza e diincontro per i ragazzi appassio-nati di enogastronomia e artedella cucina, da cui poter ini-ziare un meraviglioso percorsoformativo e professionale senzadover “emigrare” verso nuoveopportunità.Lo scorso 21 maggio, pressol’Istituto “Elena di Savoia” a Na-poli, è stato presentato il PoloTecnico Professionale “Campa-nia 3B” promosso dall’Univer-sità della Cucina Mediterranea,in qualità di capofila di un par-tenariato costituito da 49 realtàscolastiche, imprenditoriali, as-sociative e istituzionali. Il Polorappresenta una nuova realtàstrategica con la quale i fautori,in cooperazione con le Istitu-zioni, promuovono l’istruzione ela formazione nei settori dell’ac-coglienza e dell’ospitalità perqualificare l’offerta turistica ecompiere un deciso passa inavanti nella promozione dell’ec-cellenze territoriali. Al tavolo,oltre al dirigente dell’Istituto,sede della conferenza stampa,Paola Guma, al presidentedell’UCMed, Sergio Corbino e aldirettore del Polo, Vincenzo Ca-lifano, presente anche l’onore-vole Severino Nappi, assessorealla formazione e lavoro dellaRegione Campania. Significativigli interventi di Filippo De Maioe Valentina Della Corte, compo-nenti del consiglio direttivo delPolo e di Cecilia Coppola, presi-dente dell’Associazione Cultu-rale Cypraea-Onlus. “Le 3B: bellezza, bravura ebontà – spiega un emozionatoCalifano - rappresentano le “tredimensioni” sulle quali agire pervalorizzare i punti di forza delterritorio e renderli funzionaliad un incremento della compe-titività delle imprese e dei terri-tori”. Un Made in Campania,quindi, responsabile e sosteni-bile, teso a incrementare l’im-piego dei giovani nelle filiereproduttive di riferimento, innal-zandone il livello di prepara-zione e stimolando il senso diauto-imprenditorialità. Il neoPartenariato, che interessatutte le province campane, èstato costituito con l’obiettivo di

collegare aree tra loro differentie costruire una nuova visione diofferta turistica, che inglobi siale prelibate produzioni enoga-stronomiche che le bellezze cul-turali caratteristiche deiterritori. Una presentazione, quella delPolo Professionale “Campaniain 3B”, diventata un vero e pro-prio evento di incontro produt-tivo, e soprattutto culinario,grazie alla performance delgusto realizzata dagli studentidell’Istituto “Elena di Savoia”:

un gustosissimo buffet di “acco-glienza” che ha deliziato il pa-lato di tutti i presenti. Meritatiapprezzamenti da parte anchedell’Assessore alla Formazione,Severino Nappi, che ha sottoli-neato l’originalità e la qualitàdel programma promosso dal-l’UCMed, annunciando che “abreve partirà la negoziazionetra i Poli e la Regione Campaniaper il finanziamento dei progettie l’inizio delle attività che sa-ranno operative a partire dalnuovo anno scolastico”.

Nasce il Polo Tecnico Professionale “Campania 3B”

Situazione a dir poco intricataper Città della Scienza e per leSocietà Partecipate della Re-gione. Attualmente parte dellastruttura è visitabile attra-verso mostre temporanee edaltre permanenti, ma l’incer-tezza del destino del Museotraspare anche durante la vi-sita. Lo scorso 24 aprile è stataapprovata l’intesa per la rico-struzione del Sito di Bagnolidopo i fatti di cronaca del 2013che videro Città della Scienzadistrutta per un incendio. Laprima disputa in seguito all’ac-cordo di Aprile è sorta tra laFondazione Idis e CampaniaInnovazione: in particolare laIdis ritiene di dover “subire” un

punto non concordato, doven-dosi inaspettatamente farsi ca-rico economicamente diquarantatre dipendenti diCampania Innovazione. La Re-gione Campania, dalla sua,trova inadeguate le protestedella Idis, affermando di averconferito i giusti mezzi per ri-

lanciare un’eccellenza turisticasalvaguardando i livelli occu-pazionali. Il problema sorge nelmomento in cui è stato previ-sto un Piano di riorganizza-zione delle Società Partecipate:attraverso il Piano, è stato sta-bilito che Campania Innova-zione fosse assorbita daSviluppo Campania. Dei set-tantasette dipendenti di Cam-pania Innovazione, siprevedeva che sedici passas-sero direttamente a SviluppoCampania, diciotto fossero as-sorbiti da Idis. I quarantatrè ri-manenti spettavano di norma aSviluppo Campania, il pro-blema è che per quest’ultimanon è stato ancora approvato

alcun piano industriale. Anche altri i punti spinosi dellaquestione: il 16 maggio è sca-duto il rapporto di fitto di ramod’azienda che legava Fonda-zione Idis e Campania Innova-zione; il rapporto è statoprorogato al 16 giugno ed entroquella data la stessa Idis dovrànecessariamente presentareun piano di riordino e di riorga-nizzazione. La Regione hastanziato un milione di euro,cifra ad ogni modo non disponi-bile attualmente. Per ora laFondazione Idis fa sapere dinon riuscire a sostenere glieventuali costi aggiuntivi deiquarantatrè dipendenti.

D.M.

Parola d’ordine: prevenzione. Finalmente: "È entrata in vi-gore ufficialmente la nuova zona rossa del Vesuvio", questele parole dell’assessore alla Protezione civile della RegioneCampania, Edoardo Cosenza, alla luce della pubblicazionein Gazzetta Ufficiale della Direttiva approvata dal presi-dente del Consiglio dei Ministri, il 14 febbraio scorso, chestabilisce l'area da evacuare, in via cautelativa in caso diripresa dell'attività eruttiva, e individua i gemellaggi tra iComuni della zona rossa e le Regioni e le Province Auto-nome per l’accoglienza della popolazione evacuata. "Entro45 giorni – ha aggiunto l’assessore - il Dipartimento Nazio-nale di Protezione civile, d'intesa con la Regione Campaniae sentita la Conferenza Unificata, fornirà indicazioni allecomponenti e alle strutture operative per aggiornare le pia-nificazioni di emergenza in caso di evacuazione della zona.Per farlo, queste avranno quattro mesi di tempo”.La nuova zona rossa comprende i territori di 25 comunidella provincia di Napoli e di Salerno, ovvero 7 comuni inpiù rispetto ai 18 previsti dal Piano di emergenza del 2001.Le disposizioni entrate in vigore riguardano: l'area da sot-toporre ad evacuazione cautelativa per proteggere gli abi-tanti dagli effetti di una possibile eruzione, soggetta ad altaprobabilità di invasione di flussi piroclastici (zona rossa 1)e di crolli delle coperture degli edifici per importanti accu-muli di depositi di materiale piroclastico (zona rossa 2); l'as-sistenza alla popolazione dell'area vesuviana cautelativa-mente evacuata attraverso la stipula di gemellaggi con de-terminate Regioni e province autonome che garantirannouna sana accoglienza; e infine le indicazioni per l'aggiorna-mento delle pianificazioni di emergenza.

È ufficiale la nuovazona rossa del Vesuvio

Che ne sarà di Città della Scienza?

Bellezza, bravura e bontà a tavola!

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Domenico Matania

Beni Culturali e Patrimonioambientale e paesaggistico co-stituiscono un binomio vin-cente se alla loro baserisiedono idee vincenti ed unacorretta gestione. La scelta delGoverno Russo di metter suParco Zaryadye nell’omonimazona di Mosca è emblematicadi come alla base di un’idea ri-siedano molteplici fattori im-materiali che, coniugati inqualcosa di tangibile, dannovita a progetti che possono la-sciare il segno nella storia.Non un semplice parco, in-somma, e ciò si intuisce in-nanzitutto dalla scelta dellazona. Da antico porto fluviale,nel Sedicesimo secolo l'areadivenne l'insediamento di ari-stocratici e diplomatici. Nel

corso del Diciottesimo secolo,la Capitale si trasferì a SanPietroburgo e Zaryadye fu tra-sformata in una baraccopoli.L’intera area fu demolita du-rante la ricostruzione diMosca ad opera di Stalin. Du-rante il Ventesimo Secolol’idea di costruire nell’area ilgrattacielo più alto di Moscanon andò a buon fine e il pro-getto fu convertito nella co-

struzione del più grande Al-bergo del mondo, – l’HotelRossiya – demolito poi nel2006. L’area fu recintata finoal gennaio 2012 quando Vla-dimir Putin propose al sin-daco di Mosca SergeySobyanin di dar vita ad unParco, Zaryadye Park. Qualezona migliore per dar vita adun progetto vincente! All’in-terno del parco saranno ripro-

dotti quattro habitat tipici delterritorio russo: tundra,steppe, foreste e paludi distri-buite su terrazze digradanti.L’uso di serre, fontane, alberi,energia solare e geotermicaconsentiranno di ricreare perogni zona un microclima arti-ficiale. Un’area bella, fertile ericca di storia abbandonata alsuo destino. Non solo, l’area diZaryadye è ubicata a un mi-nuto a piedi dal Cremlino e daRed Square e fa ottimamenteda trade union tra la zona bu-siness e quella turistica diMosca. Per la progettazione del Parcoil Governo Russo ha indettoun Concorso Internazionaleper sviluppare il Sito, con pre-messe di sicuro successo:l’idea è quella di conferire allazona, alla città di Mosca e alla

Russia una nuova immagineattraverso un progetto para-gonabile a quello di GroundZero a New York , alla rico-struzione del Reichstag a Ber-lino o al concorso per un nuovodistretto culturale di West Ko-wloon , Hong Kong. Ulterioreelemento di eccezionalità è ilfatto che a Mosca non si inve-sta nella progettazione di unParco di simili dimensionidagli anni Cinquanta del No-vecento, l'ultimo è il Frien-dship Park sovietico, costruitonel 1957 per il Festival dellaGioventù e degli Studenti. Unprogetto dunque quello di Za-rydaye rivoluzionario per l’Ar-chitettura del Paesaggio, conil proposito di costruire unMuseo a cielo aperto in cui adessere esposta in maniera per-manente è la città stessa.

Anna Paparo

Chi l’avrebbe mai detto, nel fu-turo la spesa si farà sul tetto,dove pesce e verdura sarannosempre freschi e pronti per es-sere portati nelle nostre case esulle nostre tavole. Prendevita, così, l’acquaponica, che ilgruppo degli “Urban Farmers”di Basilea stanno provando arealizzare attraverso un im-pianto di coltivazione e alleva-mento, con l’ambizione di farlodiventare un sistema diffusoda installare in oltre 200 ne-gozi sparsi in tutta la Svizzera.Alla base di tutto c’è la volontàdi rendere il coltivare verdurae l’allevare pesci un atto dafare in contemporanea e, so-prattutto, in modo sostenibile,combinando l’acquacolturaall’agricoltura idroponica. Insostanza, piante e ortaggi ven-gono coltivati all’interno diparticolari serre, in specialicontenitori privi di terra, e ven-gono irrigati con l’acqua dellevasche dove nuotano i pesci.Non bisogna sottovalutare lafunzione delle piante, che as-sorbono le sostanze nutrientipresenti nell’acqua e, allostesso tempo, la depurano inmodo naturale da quelle no-cive, come ad esempio l’ammo-niaca. Una volta filtrata,

l’acqua viene nuovamente im-messa nelle vasche per l’acqua-coltura insieme agli scartivegetali di cui si nutrono ipesci, dando così vita a un cir-colo virtuoso ed efficiente. Sonomesse al bando poi tutte le so-stanze chimiche: partendo daifertilizzanti fino ad arrivare aipesticidi. In questo modo laprotezione delle piante avvienesolo attraverso la lotta biolo-gica, una tecnica che utilizzabatteri e insetti per combatterele malattie. Sembra un sogno,ma non lo è. Infatti, a Basileaquesto sistema è già realtà. Avolerlo sperimentare è stato iltrentenne Roman Gaus, che hasottolineato che, pur nonavendo nessuna esperienza diagricoltura, è riuscito a siglareun contratto con Migros, unadelle catene di distribuzionepiù grandi della Svizzera, ini-ziando a vendere i prodottidell’acquaponica in un negoziodella città. La risposta dei con-sumatori è stata subito posi-tiva: «Vendiamo tutto inappena un’ora», sottolineaGaus. Anche perché l’offerta èinteressante e composta dallequalità più particolari di ver-dura, come il peperoncino ha-banero o il pomodoro cilieginoitaliano, che di solito non arri-vano nei supermercati elvetici.

I pesci allevati, invece, sono itilapia, una varietà d’acquadolce che vive nei mari tropi-cali. Il tutto a prezzi competi-tivi. Insomma, una vera epropria rivoluzione nel mondodella spesa. Ottimo per le casa-linghe, che per un po’ potrannoabbandonare l’appellativo di“disperate” e rifornire la pro-pria dispensa senza alcun pro-blema o stress, senza sotto-

valutare l’aspetto del rispettodell’ambiente. L’acquaponicaè, appunto, un sistema sosteni-bile al cento per cento, chesfrutta le risorse naturalisenza intaccare gli equilibrinaturali di flora e fauna, iltutto su di un semplicissimotetto. Purtroppo i costi per dif-fondere questo progetto sonomolto alti. Infatti, per realiz-zare mille metri quadrati di

coltivazione «chiavi in mano»sono necessari circa 1,2 milionidi euro. Si spera, inoltre, che lespese vengano ammortizzate esi spera che con il software chegli stessi Urban Farmershanno sviluppato – capace diregolare tutti gli elementi le-gati alla coltivazione “acquapo-nica” – questo nuova pratica difare shopping possa diventaresempre più diffusa.

Un nuovo modo di fare la spesa: l’acquaponica Coltivare piante su vasche dove si allevano anche i pesci

L’avveniristico Parco di Zaryadye a MoscaIl polmone green che ricrea gli ecosistemi russi: tundra, steppe, foreste e paludi

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Due giugno, ancora appuntamento con la primavera

Raccontiamo il meteo. L’anticiclone africano resta per ora lontano dalla nostra Penisola

Gennaro Loffredo

Con il mese di giugno entra inscena, dal punto di vista me-teorologico, la stagione estiva.Nella fase iniziale, però,l’estate può ancora mostrarecaratteri della primavera, ca-ratterizzata da estrema va-riabilità e dal climagradevole. Anche quest’anno,sino ai primi di giugno, conti-nueremo a sperimentare untempo instabile e relativa-mente fresco, e già qualcunosospetta che per vivere lavera estate si dovrà attenderei tempi del calendario astro-nomico (21 giugno). Le analisidi oggi in nostro possesso,grazie alle elaborazioni deimodelli matematici, non sonomolto confortanti circa ilponte del 2 giugno in Italia e

mostrano un quadro meteopiuttosto inaffidabile. Nonmancheranno delle belleschiarite, ma complessiva-mente saranno le nubi a det-tar legge, soprattutto nellezone interne e montuose;nubi e anche precipitazioniche avranno prevalente-mente carattere di rovescio otemporale. L’instabilità ten-derà a concentrarsi al centro-sud nella giornata di sabatoper poi interessare soprat-tutto le zone appenniniche ele Alpi nella giornata di do-menica, con frequenti sconfi-namenti sulle pianure e suilitorali delle zone tirreniche.La festa della Repubblicavedrà un miglioramento piùconvincente sulle regioni set-tentrionali con un decisorialzo delle temperature,

mentre sul centro-sud, com-presa la Campania, si rinno-veranno condizioni di tempoinstabile, soprattutto nelleore pomeridiane. Il quadrotermico sarà orientato allamitezza, o sarà addiritturafresco, dove le piogge si fa-ranno maggiormente sentire.Finché l’anticiclone latita, lanostra penisola risulterà in-serita in una circolazione de-pressionaria che attirerà ariafresca ed instabile dal nordEuropa. Nel corso dei pros-simi giorni l’alta pressionedelle Azzorre abbracceràgran parte dell’Europa occi-dentale e settentrionale, la-sciando la nostra penisola inuna sorte di palude barica oterra di nessuno, la cui confi-gurazione non favorirà il de-collo della vera estate.

L’umidità fa aumentare la percezione del caldoCi stiamo avvicinando agrandi passi verso la stagioneestiva, che, dal punto di vistameteorologico, inizia proprioil 1 giugno. Le temperaturestanno lentamente ma ineso-rabilmente aumentando gra-zie ad una maggiore presenzadell’anticiclone e alla radia-zione solare che sta raggiun-gendo il picco più altodell’anno. Se fino ad oggi leondate di caldo sono state ef-fimere e di breve durata, conl’entrata di giugno assiste-remo ai primi veri caldi distagione. Il caldo e l’umiditàrappresentano due parametrifondamentali per prevedere

una possibile ondata di ca-lore. In estate capita moltospesso di assistere a giornatemolto calde. Alla sera, con unpo’ di curiosità e preoccupa-zione, si aspetta che il bollet-tino locale annunci il valoremassimo toccato in città. Conun po’ di stupore scopriamoche la temperatura massimaletta nel corso del bollettinometeo è di gran lunga infe-riore alle aspettative. Subitostorciamo il naso pensandoche si tratti di un dato erratoe che la temperatura mas-sima vera sia stata ben al disopra del valore esposto. Inparte abbiamo ragione. Le

temperature riportate neibollettini locali sono spesso ri-levate negli aeroporti, che di-stano anche diversichilometri dal centro citta-dino. Di conseguenza la tem-peratura reale presente incittà sarà sicuramente supe-riore di qualche grado ri-spetto ai valori cosiddetti”ufficiali”. C’è un altro fattoreche però maschera la sensa-zione di caldo percepita dalnostro organismo: l’umiditàrelativa dell’aria. Se la temperatura registratanella nostra città risulta ac-compagnata da un alto tassodi umidità, la sensazione di

calore che il nostro fisico av-verte sarà molto più alta. Ilcorpo umano, infatti, non per-cepisce la temperatura del-l’aria, ma la combinazione trala temperatura e l’umidità,ovvero il cosiddetto “indice dicalore”.Come si calcola questo para-metro? Esiste una curva,chiamata di Scharlau o“curva dell’afa”, che associa latemperatura dell’aria con ilvalore dell’umidità relativaregistrato in quel momento.Ogni punto della curva rap-presenta la temperatura cheil nostro corpo realmente per-cepisce in un determinato

momento. Per esempio, senella nostra città la tempera-tura è di 29°C, ma il tasso diumidità è al 90%, il nostrocorpo avvertirà un indice dicalore di ben 37,1°C, con su-dorazione eccessiva.Con la stessa temperatura di29°C, ma con un umidità benpiù bassa e pari al 20%, il no-stro corpo avvertirà un indicedi calore di soli 27,5°C, conquasi completa assenza di su-dorazione. Da qui si evincel’importanza fondamentaleche riveste il tasso di umiditàdella massa d’aria che sta-ziona sulla nostra zona.

G.L.

La prima parte del mesesarà caratterizzata da tempo fresco e instabile

Si sospetta

che la vera

estate

arriverà solo

il 21 giugno

L’Italia risulterà

ancora esposta

alle correnti

fredde del Nord

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Luigi Mosca

La comunicazione dei dati e delle in-formazioni in materia ambientale èstata uno degli argomenti portantidella Dodicesima conferenza del Si-stema nazionale di protezione del-l'ambiente, che si è tenuta pochesettimane fa a Roma. A discuterne, nel corso della secondagiornata di lavoro, è stato, tra gli altri,Roberto Caracciolo, fisico napoletanoe dirigente dell'Ispra (foto). Il quale,per così dire, ha rivendicato il ruolodelle agenzie ambientali come fonteufficiale della conoscenza scientificadi settore. Del resto la titolarità deidati ambientali è uno dei punti del di-segno di legge sulla riforma del si-stema nazionale di protezionedell'ambiente, disegno di legge che,come è noto, è stato approvato pocopiù di un mese fa dalla Camera deideputati e ora è all'esame del Senato.Il ddl prevede che la titolarità dei datiambientali venga espressamente as-segnata al sistema delle agenzie am-bientali. Dal punto di vista delle Arpa e del-l'Ispra, questo sarebbe un riconosci-mento importante, perché, come

hanno commentato diverse persona-lità intervenute nel corso della confe-renza, consentirebbe alle agenzie dimettere in campo una comunicazionepiù efficace sui risultati delle proprieattività. A questo proposito GiancarloMarchetti, direttore tecnico dell'ArpaUmbria, ha citato l'Istat come possi-bile modello: i report dell'istituto distatistica, come sappiamo, hanno unacadenza periodica, e consentono così adiverse categorie di interlocutori, traquesti i mass media, di disporre co-stantemente di materiale pronto peril proprio lavoro. Infatti, come ha no-tato, tra gli altri, Marco Talluri, re-sponsabile della comunicazionedell'Arpa Toscana, altri soggetti, tracui le associazioni ambientaliste,hanno una consuetudine consolidataa comunicare efficacemente con i cit-

tadini sui temi ambientali, mentre leagenzie ambientali non godono,spesso, dello stesso riconoscimento suimedia e presso il pubblico più vasto.Accade anche, come ha notato il diret-tore Marchetti, che le associazioniambientaliste facciano la sintesi deidati prodotti dalle agenzie ambientali,offrendoli al pubblico dopo averli, inqualche modo, lavorati. In questa ot-tica, il dott. Caracciolo si è soffermatosull'idea di una piramide della cono-scenza ambientale, la quale ha comebase i dati primari che risultano daicontrolli e dai monitoraggi svolti dalleagenzie. Ai livelli successivi, sono si-tuati i dati elaborati per un utilizzopiù efficace, e poi, operando ulteriorisintesi, gli indicatori dell'ambiente einfine gli indici sintetici. Il fisico hafatto notare come, procedendo verso la

vetta della piramide, si opera un la-voro di aggregazione e di sintesi cherende le informazioni ambientali viavia più adatte per la comunicazione.Ma, allo stesso tempo, man mano chesi procede su questo percorso, ungrado crescente di discrezionalità,nella selezione e nella presentazionedei dati, diventa inevitabile. Il dott. Caracciolo ha chiarito che ilmargine di discrezionalità può essereridotto al minimo se si usano dei cri-teri riconosciuti e condivisi. Gliesperti intervenuti hanno infatti con-venuto sull'idea che fornire al pub-blico un ingente mole di dati puòrisultare disorientante e dare luogo auna comunicazione confusa, in base alprincipio che troppa informazioneequivale a un'informazione scarsa. Ildott. Caracciolo si trovò nel 1986 a co-ordinare il centro di emergenza ita-liano per il caso Chernobyl, e in quellaoccasione fu deciso di diffondere alpubblico una grande quantità di datisulle rilevazioni condotte in Italia. Ilrisultato, come ha raccontato il fisico,fu che i giornali riportavano alla rin-fusa parti diverse dei lunghi rapporti,senza che venisse fornita una sintesisulle informazioni più rilevanti. Cosache fu fatta notare agli scienziati ita-liani dai loro colleghi statunitensi, iquali già all'epoca lavoravano su indi-catori sintetici. Infine il dott. Carac-ciolo ha citato l'annuale rapporto diIspra sulla qualità dell'ambiente ur-bano, indicandolo come prodotto di si-stema delle agenzie ambientali, unmodello che potrebbe valere come ri-ferimento per altre esperienze. (foto Attilio Castellucci per Ispra)

Il ruolo dell'informazione nel nuovo Snpa

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 31 maggio 2014 - Anno X, N.10Edizione chiusa dalla redazione il 29 maggio 2014

DIRETTORE EDITORIALEPPietro VasaturoDIRETTORE RESPONSABILEPietro FunaroCAPOREDATTORISalvatore Lanza, Fabiana Liguori, GiuliaMartelliIN REDAZIONECristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, LuigiMosca, Andrea TafuroGRAFICA E IMPAGINAZIONESavino CuomoHANNO COLLABORATOI. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, G. De Cre-scenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, L. Iacuzio,G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B. Mercadante,A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiatta-rella, M. Tafuro L. Terzi, E. TortorielloSEGRETARIA AMMINISTRATIVACarla GaviniDIRETTORE AMMINISTRATIVOPietro VasaturoEDITOREArpa Campania Via Vicinale Santa Maria delPianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 NapoliREDAZIONEVia Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 NapoliPhone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: [email protected]

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Se ne è discusso alla XII conferenza del Sistema di protezione ambientale

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Biodiversità ed aree urbane: un’inaspettata sintoniaIlaria Buonfanti

C’è un mondo di vita attorno a noi, chespesso passa inosservato. 1285 speciedi piante spontanee a Roma, 1243 aBerlino, 86 specie di uccelli nidificantia Firenze…sembra di “dare i numeri”,ma invece è la realtà!Oggi le città ospitano più del 50% dellanostra popolazione mondiale. Da unlato le aree urbane influenzano l’ecosi-stema globale (es. cambiamenti clima-tici, inquinamento), dall’altro ospitanosempre più forme di vita. Gran partedi questi animali e piante sono “ospitigraditi” e portano colore e suoni nel de-serto di cemento e asfalto. Talvolta alcune specie diventano “pro-blematiche” (es. colombi), mentre altresono “aliene” perché introdotte da altricontinenti. La moltitudine di questi es-seri viventi, oltre noi umani, forma la“Biodiversità urbana”. Ma l’urbanizza-zione è stata sempre associata ad unaperdita di biodiversità, come una co-

stante battaglia dove a perdere erasempre la natura. Ma oggi, in uno sce-nario che sembrava unicamente dram-matico, lo studio condotto dairicercatori del UC Santa Barbara’s Na-tional Center for Ecological Analysisand Synthesis apre uno spiraglio dipossibilità nella gestione e interpreta-zione urbanistica. Da uno studio con-dotto su 147 diverse città risulta infattiche, sebbene impoverita, la biodiver-sità urbana riflette ancora tratti nativie preziosi della biodiversità locale. Lo studio riporta dati incoraggianti: lecittà ospitano ancora, eccezion fattaper le specie ubiquitarie come gli onni-presenti piccioni, centinaia di diffe-renti specie di uccelli e migliaia dipiante. Molti di questi sono specie en-demiche e riflettono l’unicità biologicadella geografia dell’area. Le città sonoresponsabili di un’innegabile perdita dibiodiversità e omogenizzazione delbiota ma, se reinterpretate, possono ri-velarsi improbabili ma moderni rifugi

di specie endemiche e minacciate. “Èindubbio che l’urbanizzazione porti aduna perdita di biodiversità” commentaMadhusudan Kattimembro del Depar-tment of Biology at California StateUniversity “ma possiamo vedere que-sto scenario come un bicchiere mezzopieno o mezzo vuoto, le città infattipossono giocare un ruolo fondamentalenella conservazione e protezione dispecie animali e vegetali native”. Lostudio prova a guardare oltre il limitedella perdita di densità di biodiversitàgenerata dall’espansione urbana pervalutare quanto e cosa sopravviva ef-fettivamente in questo tipo di am-bienti. Risultati sorprendenti sonostati ottenuti nell’osservazione di areeverdi come Central Park, piccolo fazzo-letto verde, se rapportato alle dimen-sioni della metropoli. Qui infatti èstato registrato un numero talmentealto di specie da generare il così detto“Central Park Effect” ossia l’effetto ge-nerato dalla presenza di aree urbane

verdi sulla biodiversità. I ricercatorihanno messo insieme dati di lettera-tura e di recenti campagne di monito-raggio per creare uno dei più grandidataset relativo a due taxa di organi-smi presenti nelle diverse città: uccellie piante (spontanee). “Un prezzo perl’urbanizzazione lo dobbiamo pagare”dice Frank La Sorte, coautore dell’ar-ticolo. Il fatto è che a questo stadiodella nostra espansione in cui più dellametà della popolazione mondiale vivein ambienti urbanizzati, lo studio sug-gerisce che forse alcuni paradigmi epunti di vista vanno cambiati. Le areeverdi come parchi e giardini, con la bio-diversità animale e vegetale ad esseassociata, giocano un ruolo sempremaggiore tanto per la sostenibilità am-bientale delle città, quanto per la qua-lità della vita dei cittadini. Parchi,giardini, viali alberati rappresentanoinfatti risorse fondamentali per la qua-lità ambientale e la vivibilità dei con-testi più antropizzati.

I nuovi parametri per misurare la biodiversitàRosario Maisto

In merito alla convenzionesulla diversità biologica(CBD) delle Nazioni Unitesono state definite una seriedi variabili sulla biodiversitàcostituendo degli standardper la raccolta e la condivi-sione dei dati scientifici. Que-sti serviranno da baseconoscitiva per poter raggiun-gere gli obiettivi di Aichi al2020, formulati dopo il falli-mento delle iniziative cheavrebbero dovuto portare amitigare la perdita di biodi-versità entro il 2010. Questaperdita è evidente in tutto ilmondo, ma serve uno stan-dard condiviso per riuscire avalutarla e quindi presentare

iniziative per limitare e inver-tire il processo in atto. Unconsorzio internazionale dienti per lo studio e la conser-vazione ambientale, proponele Variabili essenziali di bio-

diversità, di fatto è stato con-cordato il Piano StrategicoBiodiversità, che termina con20 nuovi obiettivi da raggiun-gere entro il 2020. Non esi-stendo un sistema di

osservazione globale e stan-dardizzato sui cambiamentinella biodiversità, nell'ambitodell'IPBES (Intergovernmen-tal Science-Policy Platform onBiodiversity and EcosystemServices), un consorzio di 70stati denominato Group onEarth Observations Biodiver-sity Observation Network(GEOBON) ha il compito diraccogliere e coordinare i datiscientifici. Il primo passo è ladefinizione di variabili essen-ziali. Una Variabile essen-ziale è definita come unamisurazione richiesta per stu-diare, documentare e gestireun cambiamento della biodi-versità. Poiché questa definizione siadatta a tanti parametri, il

GEOBON ha definito altrichiarimenti che servono peruna selezione: scalabilità,sensibilità temporale, appli-cabilità e rilevanza. Ciò haportato ad altre sei diverseclassi di Variabili Essenziali:composizione genetica, popo-lazioni delle specie, trattidelle specie, composizionedelle comunità, strutturadell’ecosistema e funzionedell’ecosistema. L’identifica-zione delle variabili e la defi-nizione dei protocolli dicampionamento sono effet-tuati coinvolgendo la comu-nità scientifica ed altri attoricoinvolti, ma il ruolo di guidarimarrà all'IPBES. La biodi-versità è importantissima,aiutiamola a non sparire!

Le aree verdi proteggono le specie endemiche e ne favoriscono sviluppoe riproduzione

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Fermenti lattici per catturare i metalli pesantiArriva dall’Università Autonoma di Zacatecas il nuovo metodo per decontaminare terreni e acque

Fabiana Clemente

C’era una volta un prodigiosobatterio, il cui potere era quellodi rimediare ai molteplicidanni causati dall’uomo all’am-biente – mitigando l’effetto in-quinante del gas naturale.Methylocella silvestris. Questoè il nome del batterio metano-trofo – il cui apparato digerentemetabolizza “nutrienti” a basedi metano. Presente nel sotto-suolo, è in grado di assorbireenormi quantità di gas serra,quali metano, metanolo, eta-nolo e propano. Lo studio con-dotto dal prof. Murrell, dellaScuola di Scienze Ambientalidell’East Anglia di Norwich inInghilterra, ha misurato la ca-pacità del microbo in questionedi crescere nutrendosi di me-tano e altri gas, in quanto do-tato di due sistemi enzimatici.Nello specifico, la ricerca effet-tuata ha evidenziato la pre-senza del Methylocella nellatorba, nella tundra e nei suoliforestali dell’Europa Setten-trionale. Non solo. Tracce delmicrobo furono trovate anchenel Golfo del Messico, dopo ildisastro della piattaforma pe-trolifera “Deepwater Horizon”– l’ennesimo scempio ambien-tale al quale abbiamo assistito.Colin Murrell, tra i principaliautori del report scientifico –ha dichiarato: “Il gas naturalecontiene metano da fonti geolo-giche e grandi quantità dietano, propano e butano. Ab-

biamo dimostrato che un mi-crobo può crescere alimenta-dosi sia di metano che dipropano ad un tasso simile.Questo è perché contiene duesistemi enzimatici affascinantiche per crescere e nutrirsi uti-lizzano contemporaneamenteentrambe i gas”. Gli effetti dan-

nosi del metano sul global war-ming sono preoccupanti. Per-tanto la conclusione deiricercatori è quella di utilizzarequesto ceppo batterico in al-cune aree maggiormente sensi-bili – ovvero laddove oltre alrilascio naturale di gas incidenotevolmente anche il rilascio

causato dall’attività umana –per apportare una riduzione si-gnificativa alla dispersione diagenti inquinanti nell’atmo-sfera. L’azione dell’uomo im-perversa in maniera incisivasull’ambiente – basti pensarealle discariche dei rifiuti, alleraffinerie, agli allevamenti, ai

trasporti, alle centrali elettri-che. Una lista lunga, insomma!Immaginare un domani, in cuila corsa al progresso registriuna decelerazione, sarebbe unpo’ come immaginare uno sce-nario utopistico più che futuri-stico. Interessi economici edinamiche di potere in ballo,che mai favoriranno uno scena-rio simile. Al polo opposto, gliinterventi di ambientalisti estudi scientifici provvedono adarginare i disastri e cercare so-luzioni. E, letto in chiave ottimistica, ilMethylocella potrebbe esserel’antidoto che stavamo aspet-tando. Un alleato prezioso perMadre Natura. Un progettoambizioso quello inglese, chemira a studiare come rimuo-vere biologicamente il metanoprima del suo rilascio nell’at-mosfera! Una strada che me-rita finanziamenti importanti,vantaggi burocratici, ma so-prattutto menti preparate daun animo green. Tuttavia come ogni progettoche si rispetti, ci vorrà deltempo prima che venga realiz-zato. I quesiti preminenti sonoaltri! Quanto tempo dovrà pas-sare prima che altre conse-guenze del cambiamentoclimatico mettano ulterior-mente in croce l’umanità?Potrà davvero incidere a talpunto da fare la differenza? Ilglobal warming è dunque unprocesso reversibile? Ai posteril’ardua sentenza.

Global warming: in nostro soccorso c’è il Methylocella

Rosa Funaro

Ogni giorno televisione, radioe giornali ci inondano di pub-blicità che riguardano disin-fettanti di ogni tipo per il cibo,per il bucato, per la persona,con l'obiettivo comune di ster-minare tutti i batteri che cisono in circolazione. Ma que-sto è veramente necessario? Ibatteri sono tutti così "cattivi"da dover essere eliminati?Non tutti, prendiamo adesempio quelli del latte. Giàutili all’organismo umano,grazie ad un recente studiopotranno essere utilizzati perdecontaminare terreni eacque da sostanze tossichecome i metalli pesanti. La sco-

perta viene dal “NuovoMondo”, dove alcuni scien-ziati dell'Università Auto-noma di Zacatecas (Uaz –Messico) in collaborazione conaltri del Centro di ricerca esviluppo di criotecnologiadegli alimenti di BuenosAires hanno infatti messo apunto un nuovo metodo, ba-sato sull'impiego di fotoni, checonsente di ottenere informa-zioni su come i batteri dellatte interagiscono con i varitipi di ioni metallici e in que-sto modo ottimizzare la lorocapacità di 'biobonificare', cioècatturare gli ioni di metallipesanti.Gli scienziati si sono servitidelle colonie di Lactobacillus

bulgaricus (cioè uno dei fer-menti lattici più comuni), ca-paci nell'organismo umano dicatturare gli altri batteri dan-nosi per impedirne l'attività

patogena. Una qualità che siè voluta sfruttare anche perla decontaminazione di suolie acque e che rappresentaun'alternativa innocua, eco-

nomica e naturale per bonifi-care terreni nelle zone mine-rarie o le acque contaminateda inquinamento di origineindustriale. “Uno dei fattoripiù importanti che permetteun'ottima decontaminazionedel suolo – ha spiegato AraujoAndrade, fisico dell'universitàmessicana - dipende dallagrandezza del raggio degliioni contaminanti. Più ègrande e più efficiente sarà il'sequestro' di ioni da parte deibatteri. Si spera in questomodo di poter recuperaresuoli e soprattutto sorgentiidriche che in questo mo-mento sono inutilizzabili acausa dei livelli di inquina-mento inaccettabili”.

Il batterio presente nel sottosuolo che è in gradodi assorbire enormi quantità di gas serra, quali

metano, metanolo, etanolo e propano

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Le nuove finestre fotovoltaiche

Un primato italiano, un’idea proget-tata e realizzata dai ricercatori del-l’Università di Milano Bicocca. È natala finestra fotovoltaica, a dimostra-zione del fatto che l’energia solare nonsi deve raccogliere solo dal tetto. In un contesto urbanizzato comequello odierno, sempre di più viviamoe lavoriamo all’interno di possenti edi-fici in città, spesso molto alti e conpoca superficie su cui posizionare pan-nelli fotovoltaici; in un momento sto-rico dove le risorse rinnovabili nondevono rappresentare un’opzionebensì un’occasione, l’alternativa sem-bra essere una: coniugare questi dueaspetti per far sì che gli edifici del fu-turo risultino più autosufficienti pos-sibile dal punto di vista energetico.Sergio Brovelli e Francesco Meinardi,del Dipartimento di Scienze del Mate-riali dell’Ateneo Milanese e coordina-tori del progetto hanno spiegato comefunziona questa nuova tecnologia:“Ilnostro prototipo si basa sull’idea di co-struire una tipologia di finestre chefunzionino come pannelli fotovoltaici,raccogliendo la luce del Sole e trasfor-mandola in energia elettrica. Dalpunto di vista tecnico nel nostro stu-dio abbiamo realizzato pannelli semi-trasparenti di plexiglass, anche se èpossibile, volendo, utilizzare il vetro,come nelle finestre tradizionali. La novità è rappresentata da specialinanoparticelle, grandi circa un milio-nesimo di millimetro, per capirsi mille

volte più piccole di un globulo rosso,costruite con materiali supercondut-tori, con cui si “arricchisce” il plexi-glass. In breve, queste nanoparticelleassorbono parte della luce solare e lariemettono all’interno della lastra. Laluce viene quindi convogliata verso ibordi, dove delle piccole celle fotovol-taiche, poste lungo il perimetro, la tra-sformano in energia elettrica”. Non si tratta però di sostituire i pan-nelli solari tradizionali, il punto non èquesto; i pannelli solari vanno benis-simo e continueranno a essere funzio-nali per esempio nel caso di abitazionisingole, magari in campagna, dove lasuperficie del tetto è sufficiente perl’istallazione di un numero adeguatodi pannelli. A essere maggiormente interessati daquesto progetto dovrebbero essere in-vece gli edifici del centro urbano, chesi sviluppano maggiormente in al-tezza, oppure le aziende, i grandi sta-bilimenti che vogliono rendersiautonomi energeticamente. E in que-sto caso l’unica alternativa possibile èappunto utilizzare le facciate.Pren-diamo per esempio un grattacielocome quelli che si vedono a Milano.Coprendolo interamente di finestre fo-tovoltaiche si otterrebbero, in una si-tuazione di piena illuminazionesolare, centinaia di kW, l’equivalentegrosso modo del fabbisogno energeticodi un’ottantina di appartamenti.

I.B.

A breve la messa sul mercato del prototipo a costi contenuti

Torna in auge in Italia la chimicaverde, ovvero la produzione di mate-riali come bioplastiche, fatte non piùsfruttando combustibili fossili ma bio-masse. La scorsa settimana è nata in-fatti SPRING (Sustainable Processesand Resources for Innovation and Na-tional Growth), uno degli otto ClusterTecnologici promossi dal Ministero del-l’Istruzione, dell’Università e della Ri-cerca nell’ambito del ProgrammaQuadro per la Ricerca Europea Hori-zon 2020. Obiettivo di SPRING è pro-muovere la Bioeconomia conriferimento alla Chimica da biomasse,stimolando la collaborazione tra im-prese ed enti di ricerca e sensibiliz-zando le Istituzioni, affinchè siainserita in adeguate politiche di soste-gno. Il Cluster si impegna a promuo-vere azioni di ricerca, di trasferimentotecnologico, di divulgazione e di forma-zione, che diano impulso alla Bioecono-mia e alla trasformazione dei processie dei prodotti industriali convenzionali

in prodotti e processi efficienti nell’usodelle risorse e dell’energia. La chimicada biomasse, basata su materie primerinnovabili di origine biologica, è unsettore italiano di eccellenza, con unaleadership a livello mondiale conse-guita grazie ai forti investimenti in ri-cerca e sviluppo. Un’attività checonsente, tra l’altro, il recupero di areeindustriali preesistenti, in una prospet-tiva di sostenibilità. Costituito comeAssociazione senza scopo di lucro, fon-dato da Biochemtex, Novamont, Ver-salis – imprese chimiche italianeleader nello sviluppo di tecnologie eprodotti da fonti rinnovabili – e da Fe-derchimica, SPRING oggi raccoglieoltre cento entità che hanno espresso illoro interesse per operare con il Clusterlungo tutta la filiera italiana della chi-mica “verde”: dall’agricoltura alla ri-cerca a favore della chimica da fontirinnovabili e biotecnologie industriali,alla realizzazione di materiali e biopro-dotti, all’industria di trasformazione e

infine alla fase di smaltimento. Un’ope-razione nel pieno rispetto dell’am-biente, garantiscono gli ideatori: nienteimpatti sulla filiera alimentare. Si im-piegheranno sopratutto piante e erbelocali, scarti di produzione o colture de-dicate, sorte su terreni marginali o con-taminati, senza che impattino leproduzioni di alimenti di nessun tipo.«La chimica da biomasse, nota anchecome chimica verde è un bell’esempioper far capire a tutti che il settore offresoluzioni possibili per una sostenibilitàche tenga conto, oltre che degli aspettiambientali, anche delle implicazionieconomiche e sociali», spiega a LaStampa Cesare Puccioni, Presidente diFederchimica, che poi conclude: «Ciaspettiamo che le Istituzioni ne com-prendano pienamente il ruolo e vor-ranno adottare politiche di sostegnoadeguate per un settore in cui l’Italia èall’avanguardia, che apre vasti oriz-zonti sul fronte tecnologico e di svi-luppo industriale».

ITALIA PAESE LEADER DELLA BIOCHIMICA

Nasce SPRING: il cluster dalla chimica verde per rilanciare il settore

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I PAESAGGI DI JORDI BELLMUNT

Antonio Palumbo

Il catalano Jordi Bellmunt èuno degli architetti paesaggistipiù noti a livello internazio-nale. Nella sua Spagna, comein altri Paesi, Bellmunt ha ac-cumulato esperienze impor-tanti e diverse, soprattutto nellavoro puntuale di interpreta-zione e risoluzione delle com-plesse problematiche in cui learee urbane si trovano a con-frontarsi con l’ambiente ed ilpaesaggio.Fondamentale è, per Bel-lmunt, la funzione che il pae-saggio deve svolgere nelmigliorare l’aspetto e la vivibi-lità dei territori, nel creare re-lazioni sociali tra gli abitanti,spesso di nazionalità diffe-renti, nel ‘fare sistema’ tra lenumerose componenti che ca-ratterizzano il contesto di in-tervento.La definizione di paesaggio cheBellmunt dà è complessa e,nella moderna società postin-dustriale, essa non afferiscetanto al tema della “tutela”quanto più a quello della “va-lorizzazione”. In tal senso, egliafferma: «La parola paesaggioassume significati diversi. Cisono magnifici paesaggi natu-rali, come le catene montuose,e altri altrettanto belli ma as-solutamente artificiali, come,ad esempio, la Camargue: que-sti sono paesaggi lavoratigiorno dopo giorno con un mixdi ingegneria, architettura,ecologia, produzione e il risul-tato sembra naturale ma, inrealtà, è progettato. Questa èla lente che usa il progettistapaesaggista quando cerca lavia per migliorare il territorio:quello che conta è trasformaresenza stravolgere, lavorandoper il bene della società. Il pae-saggio è un elemento vivo checontiene gli uomini. Il suolo,una foresta, una pineta sonounità biologiche, il paesaggio èl’insieme degli elementi natu-rali, del nostro movimento,della percezione e delle oppor-tunità di migliorare l’intorno: ècome una somma di strati diconoscenza che consentonol’evoluzione».In relazione al rapporto tra ilprogetto di paesaggio e la riso-luzione delle complesse proble-matiche relative alle areeurbane, ci sembra altresì inte-ressante evidenziare quantoafferma Bellmunt di seguito:«Un buon paesaggio, anche ur-

bano, migliora la vita anche daun punto di vista emotivo, nonsoltanto perché migliora lo sce-nario, ma soprattutto perchécrea occasioni di lavoro. C’è unprogetto, ormai noto, a Copen-hagen curato dallo studio To-potek per un quartiere moltocomplicato, dove convivonouna ventina di etnie con molticonflitti e scarsa vivibilità.L’idea è stata quella di stimo-lare ogni gruppo a contribuirealla nuova sistemazione, por-tando fisicamente qualcosa cheappartenesse alla propria sto-ria e cultura: in questo enormespazio della città è arrivata,così, la terra di Palestina, undonut americano, una fontanamarocchina, ecc. In questomodo ognuno ha potuto, al-meno parzialmente, ricono-scersi in quel luogo,migliorando il suo rapporto conlo spazio pubblico e anche congli altri abitanti. Questo è unodei filoni del nuovo paesaggi-smo, che tiene conto degli ele-menti sociali, ecologici,naturali, senza formalismi o ri-gidità. Non possiamo permet-terci di sbagliarci su questopiano: nel progetto del paesag-gio il punto di partenza è ca-pire se quanto stiamoprevedendo non rappresentiun’aggressione al territorio.(…) l’esperto deve ascoltarecosa pensano i cittadini, iquali, però, devono sforzarsi aloro volta di capire il senso e lanatura delle proposte di cam-biamento. Bandire opinionipreconcette, aprirsi all’ascoltoe cercare di contribuire a farcambiare opinione, ma anche acambiarla, questo è l’atteggia-mento giusto. In Italia tale fe-nomeno è piuttosto evidente.Parlando di spazio pubblico

spesso non si ha la sensazionedi una condivisione del paesag-gio, è come se non fosse di nes-suno: ma quando poi siprospetta la possibilità di unintervento di trasformazioneallora diventa un paesaggio ditutti, dove ognuno deve dire lasua. »Tra i progetti più importanti diBellmunt segnaliamo soltanto:il Parco di Alamillo, realizzatoa Siviglia in collaborazione conlo Studio PROAP; il Parque deAgua ed il Parco Botanico aSalou, Terragona (Spagna); ilParco della Preistoria a Casa-blanca (Marocco).

Quello che conta è trasformare senza stravolgere, lavorando per il bene della società

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Lo scorso 28 maggio si è svoltaa Napoli la Convention dellaColdiretti, per sostenere la qua-lità alimentare Made in Italydal campo alla tavola e per pre-sentare il dossier 2014 sulla“Crisi nel piatto degli italiani”.Dai dati presentati emergononon poche preoccupazioni: sulletavole degli italiani, infatti, ar-rivano sempre più prodotti stra-nieri meno controllati e sicuridei nostri, complici la crisi e ibassi prezzi. Il dossier, infatti, mette in di-scussione alcuni capisaldi dellagastronomia italiana come lapizza. Due su tre sono fatte coningredienti provenienti dal-l’estero o il pane che sempre piùspesso preparato con impastisemicotti o surgelati con unadurata di 24 mesi provenientidall’est europeo o ancora i sughiche di pomodoro italiano hanno

ben poco. Il presidente dellaColdiretti nazionale, RobertoMoncalvo, ha cosi commentatoquanto evinto dal documento:“L’Italia ha il primato nel-l’agroalimentare nell’ambito disicurezza alimentare,oltre il99,8% dei campioni risulta re-golare rispetto ai residui chi-mici questo è un primato che

dobbiamo difendere contro leimportazioni di prodotti a bassocosto e ad alto rischio. Abbiamofatto un’analisi dei prodotti piùa rischio: andiamo dal peperon-cino, ai fichi, alle arance, tuttielementi che sono punti focalidella grande qualità della no-stra produzione. Dobbiamo tutelarli agendo

sulla trasparenza degli ingre-dienti e sulla loro origine”. Inuna location d’eccezione, qualeil teatro Palapartenope, gremitodi circa 10.000 persone, prove-nienti da ogni parte d’Italia(agricoltori, distributori, espertied appassionati del settore),sono stati tanti gli interventi ele discussioni di notevole conte-nuto: oltre al Presidente Mon-calvo, presenti sul palco ilpresidente di Federconsuma-tori, Rosario Trefiletti, l’impren-ditore Guido Barilla e ildirettore generale di IPER, Ste-fano Albertazzi. A sostegno del-l’iniziativa e dei buoni propositidegli addetti ai lavori, ha ade-rito anche il Ministro delle Po-litiche agricole alimentari eforestali, Maurizio Martina, cheha ribadito il massimo impegnoda parte del suo Dicastero: “noinon abbassiamo la guardia in

particolare per tutte le attivitàdi controllo e verifica della qua-lità dei prodotti che circolano inquesto Paese, noi sappiamo chein particolare dall’estero arri-vano diversi tentativi anche dicamuffare, utilizzare mala-mente, brand italiani peraprirsi spazi nei mercati, que-sta è una strategia che vo-gliamo contrastare e il primo edefficace modo per farlo è quellodi valorizzare il vero Made inItaly e su questo, stiamo già la-vorando, la stessa applicazionedella PAC a tutela di alcuni set-tori va proprio in questa dire-zione”. Non sono mancatiall’appuntamento anche i go-vernatori di Campania e Pu-glia, rispettivamente StefanoCaldoro e Nichi Vendola, chehanno assicurato totale dedi-zione e sostegno alla causa.

F.L.

Brunella Mercadante

L’Unione Europea si apprestaa rivedere le norme sulle eti-chette di scadenza dei prodottialimentari, per eliminare lescritte “da consumarsi preferi-bilmente entro” dalle confezionidi prodotti come pasta, riso,thé, caffè e formaggi duri, conl’estensione dell’allegato X delRegolamento UE 1169/2011.La proposta, avanzata daOlanda e Svezia e sostenuta daAustria, Germania, Danimarcae Lussemburgo, ha come obiet-tivo per questi Paesi di richia-mare l’attenzione sul problemadegli sprechi alimentari e cosìridurli. La proposta, invero, hasuscitato reazioni diverse. Dauna parte è condivisa da asso-ciazioni ambientaliste, comeGreenpeace, che da anni chie-dono che la lista dei prodottiper i quali è obbligatoria la di-citura “da consumarsi preferi-bilmente entro” venga ampliataad altri prodotti, e non sia piùobbligatoria così come è già perprodotti come zucchero, aceto esale. Altre parti invece, come laColdiretti, ritengono che conl’eliminazione della data di sca-denza l’Unione Europea taglie-rebbe di fatto la qualità del ciboin vendita in Europa. Si tratte-

rebbe del solito tentativo deiPaesi del Nord Europa di livel-lare il cibo sulle tavole europeead uno standard inferiore aquello italiano con la scusa ditagliare gli sprechi alimentari.In effetti, è innegabile che per icibi col passare del tempo sivengono a perdere non solo lecaratteristiche nutrizionali pro-prie in termini di contenuto invitamine, antiossidanti e polife-noli, che fanno bene alla salute,ma anche quelle proprietà or-ganolettiche di fragranza e sa-pore da cui deriva poi il piaceredella tavola. Il termine minimo di conserva-zione -TMC- ha invero il suo si-gnificato ed è stato introdotto agaranzia dei consumatorianche se si differisce dalla datadi scadenza vera e propria. Iltermine minimo di conserva-zione -TMC- riportato con ladicitura “da consumarsi prefe-ribilmente entro” indica la datafino alla quale il prodotto ali-mentare conserva le sue pro-prietà specifiche in adeguatecondizioni di conservazione. In-dica cioè soltanto la finestratemporale entro la quale si con-servano le caratteristiche orga-nolettiche e gustative, onutrizionali, di un alimento,senza per questo comportare ri-

schi per la salute in caso di su-peramento seppur limitatodella stessa; tanto più però’ ci siallontana dalla data di supera-mento del TMC, tanto più ven-gono a mancare i requisiti diqualità del prodotto, quale sa-pore, odore, fragranza ecc.La data di scadenza vera e pro-pria è, invece, la data entro cuiil prodotto deve essere consu-mato ed è anche il termine oltreil quale un alimento non può

più essere posto in commercio.Tale data non deve essere supe-rata altrimenti possono essercirischi importanti per la salute.Si applica ai prodotti preconfe-zionati, rapidamente deperibilida un punto di vista microbio-logico ed è indicata col termine“da consumarsi entro” seguitodal giorno, il mese ed eventual-mente l’anno e vale indicativa-mente per tutti i prodotti conuna durabilità non superiore a

trenta giorni. Attualmente solopochi alimenti hanno una sca-denza prestabilita dalla leggecome il latte fresco (7 giorni) ele uova (28 giorni), per tutti glialtri prodotti la durata vienestabilita dai produttori autono-mamente, in base ad una seriedi fattori come il trattamentotecnologico, la qualità delle ma-terie prime, il tipo di lavora-zione, di conservazione odanche l’imballaggio.

UE: via le date di scadenza degli alimentiRichiamare l’attenzione sul problema degli sprechi alimentari e così ridurli

Convention della Coldiretti a Napoli: difendiamo il Made in Italy

Sulle tavole degli italiani troppi prodotti provenienti dall’estero, meno controllati e poco sicuri

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RAPPORTO SENTIERI 2014

Alessia Esposito

In dieci anni i tumori nelle aree più in-quinate di Italia sono aumentati del90%. Il dato emerge dal Rapporto Sen-tieri 2014, il terzo stilato dagli epide-miologi dell’Istituto Superiore di Sanitàsugli effetti sulla salute delle popola-zioni esposte ai cosiddetti Sin (Siti diinteresse Nazionale per le bonifiche).Lo studio ha l'obiettivo di analizzare lostato di salute dei 5 milioni di italianiche vivono vicino ai camini delle zoneindustriali, alle discariche tossiche e adacque e terre contaminate da sversa-menti illeciti. Loredana Musmeci ,di-rettrice del Dipartimento AmbientePrevenzione dell'Iss, dichiara che i Sinstudiati ''sono stati 18 sul totale di 44,poiché si sono potuti prendere in consi-derazione solo i siti peri quali sono disponibilii Registri tumori, adoggi ancora non uni-formemente presentisu tutto il territorionazionale''. Rispetto aquello dei precedentianni il Rapporto Sen-tieri ha tenuto conto dinuovi parametri comele schede di dimissioniospedaliere e l'inci-denza generale deicasi di tumore. LaMusmeci sottolineache emerge ''un ec-cesso di morti, ricoveri

e tumori in tutti i 18 Sin considerati,con un aumento dei tumori da amian-to''. Quindi sottolinea che è necessario''procedere quanto prima alle bonificheambientali in tutti i siti, anche se vaprecisato che l'eccesso nei casi di tu-mori può essere dovuto a più fattori enon solo a quello dell'inquinamentoambientale''.Tra coloro che sono a rischio di malattieoncologiche ci sono ovviamente i bam-bini ancora più esposti in quanto dotatidi un metabolismo più veloce. Essi rappresentano un quinto, quindicirca milione, di quei 5 milioni di ita-liani che vivono accanto ai Sin. Il settimo capitolo del Rapporto Sen-tieri è dedicato proprio a loro: lo scan-dalo a questo proposito è che lo studiosull'esposizione dei minori al pericolo

è in cantiere da unanno, ma non parteper assenza di350mila euro di fondi,niente rispetto ai 250milioni di euro che nelbilancio del Ministerodella sanità sono de-stinati alla “tuteladella salute pubblica”.Ma giò un anno fa ilDipartimento am-biente e prevenzioneprimaria avvertivache su un periodo di10 anni (1996-2005),in questi siti contami-nati, sono stati regi-

strati circa 700 casi di tumori malignitra i ragazzi di età compresa tra 0 e 19anni. E nelle aree più esposte all'in-quinamento il rischio sale notevol-mente. Il dato non riguarda solo la triste-mente famosa Terra dei Fuochi. A Massa Carrara l'eccesso di mortalitànei bambini al di sotto di un anno è del25% e del 48% in quelli da 0 a 14 anni.A Taranto rispettivamente gli stessivalori registrano un +21% e un +24%,

a Mantova l'eccesso è del 64 e 23%.L'ISS prevede ora un monitoraggio si-stematico della salute infantile da ef-fettuare insieme all’Associazioneitaliana dei registri tumori, quelladegli Ematologi e oncologi pediatri e leistituzioni regionali. “Fare prevenzione per bambini – ri-cordano i ricercatori - significa farlaanche per gli adulti. E con pochi soldiavremmo avuto a disposizione unamesse di dati importantissimi”.

GREEN GYM: PRENDERSI CURADI SÉ E DELL’AMBIENTE

Fabio Schiattarella

Nasce e si diffonde dalla GranBretagna in tutta Europa ilnuovo modo per prendersi curadi corpo e ambiente. Parliamodella “green gym” un tipo di at-tività fisica che vede la suachiave di volta nell’ interazionetra uomo, terra ed attrezziagricoli. Zappare, rastrellare,seminare, potare alberi ecreare recinzioni diventanocosì le nuove parole d'ordineper tenersi in forma all'ariaaperta. La ginnastica verde haorigine in Gran Bretagna unaquindicina di anni fa per vo-lontà del medico William Bird,membro dell'associazioneBCTV. La finalità è quella diunire all'attività fisica unnuovo tipo di volontariato ditipo ecologico, all'insegna della

salute e del rispetto dell'am-biente. Secondo gli esperti i be-nefici sono molteplici ederivano innanzitutto dall'alle-namento praticato all'ariaaperta. Uno studio dell'OxfordBrookesUniversity sostiene in-fatti che l'esercizio fisico al-l'aria aperta fa bene allarespirazione, al sistema car-diocircolatorio e muscolare,oltre che all'umore, in quantolo stretto contatto con il verdeha un effetto calmante e anti-depressivo. La green gym, inol-tre, è una ginnastica sana che,ricalcando i gesti dei contadini,permette di allenare tutte lefasce muscolari come laschiena, le gambe e le braccia.In tal modo si bruciano moltis-sime calorie, si perde peso e cisi tonifica. È sufficiente colti-vare un piccolo orto sul ter-

razzo di casa e per ottenere ri-sultati visivi basta allenarsiuna volta alla settimana. Negliultimi anni in Gran Bretagnala green gym è diventata, oltreche una disciplina sportiva co-nosciuta a livello nazionale,anche un piccolo fenomeno dicostume. Non è però soltantola ginnastica in un ambientebucolico a far bene all'am-biente e al fisico. In una piccolapalestra di Portland, in Ore-gon, alcuni attrezzi sono stu-

diati per immagazzinarel’energia prodotta da chi visuda sopra. L'energia prodottadallo sforzo umano riesce adattivare alcuni degli attrezzienergivori presenti nella pale-stra, dalle luci ai monitor tv. Il restante fabbisogno energe-tico della struttura è soddi-sfatto dai pannelli fotovoltaici.Il risultato? Un fitness comple-tamente ecosostenibile. La

“palestra verde” arriva anchein Italia. In Toscana infatti, aFirenze, sono stati organizzatidei corsi all’interno di giardinie orti, dove giardinieri e lau-reati in scienze motorie ten-gono le lezioni di Green Gym.E alcune associazioni comeWWF, programmano gite ogiornate per ripulire boschi espiagge e allo stesso tempo,per mantenersi in forma.

L'ultimo studio sulla connessione tra siti inquinati e rischio oncologico

Dalla Gran Bretagna un nuovo tipo di fitness

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Di grandi dimensioni ancheil cotonificio di Vonwiller aSalerno che divenne sog-getto di numerose opera-zioni finanziarie rilevandodiverse aziende in difficoltànella zona di Pellezzano.Anche dal punto di vistapaesaggistico, del resto, l’in-tera valle dell’Irno si carat-terizzava in manieraparticolare, come ci riferi-scono le cronache del tempo:“poderi ben coltivati, nitidecasine di villici, giocondefacce di ben vestiti operai,fabbri ed artefici belgi e sviz-zeri, un odor di timo e dimirto, un garrir d’uccelli dol-cissimo, un sussurrar di zef-firi soave, un’armonia diuomini e di cose mirabile ed

incantevole […]; continuo eperenne è il traffico dellagente che intende al com-mercio ed alle industrie […];oltre 600 fra giovani, uominie donzelle sono impiegati allavoro. E qui è evidente laprova di quanto le industriemigliorino la salute e la mo-rale degli uomini. Oziosi,macilenti, cattivi erano perlo innanzi molti abitanti perquella quasi deserta con-trada: il lavoro, la bontà deicibi, la scambievole emula-zione, allontanando i bisognied i suoi tristi effetti, li haresi, operosi, quindi agiati, eperciò sani e morali… Noiabbiamo fondata speranza,se pur non ci inganna il so-verchio amore che portiamoalle cose patrie, che in brevenon avremo più mestieri de’simili tessuti stranieri”. Circa 50.000, complessiva-mente, gli addetti alla tessi-

tura del cotone nella solaCampania. Dai documentidell’epoca emerge ancora undato interessante sotto ilprofilo sociale oltre che eco-nomico: la presenza di moltiistituti religiosi per orfani,poveri, detenuti o altre ca-tegorie che necessitavano diassistenza sociale e che,anche se con un indubbiotornaconto relativo all'ab-bassamento dei costi di pro-duzione, erano avviate,seguendo una terminologiamoderna, verso il reinseri-mento sociale e la forma-zione professionale.Emergevano in Campaniaper le produzioni tessili ilReal Albergo dei Poveri, lascuola di Santa Maria Re-gina del Paradiso a Napoli,il Real Morotrofio e l'Ospi-zio di Sant'Agostino adAversa.

G.DC. e S.L.

La tradizione secolare dei guanti napoletaniNapoli capitale europea della lavorazione

Gennaro De CrescenzoSalvatore Lanza

Nella capitale, intorno al 1830, si concentra tra il Pontedella Maddalena e il mare il maggior numero di concerie;tra le tante emergevano la Gamen, la De Rosa, quella deifratelli Buongiorno al Mercato, quella di Gaetano Ingegno"a San Giacomo delle Capre sull'Arenella" ("con la vernicedi sua invenzione che non si crepola affatto per le piega-ture"), di Eugenio Salabelle a Posillipo (con la "sua note-vole fabbrica, le incerate per fodera di cappelli militari edi cappelli impene-trabili"). Si segna-lavano anche leproduzioni diGrassi a Solofra(zona che successi-vamente diventeràun vero e propriopolo conciario) e dialtre fabbriche delsalernitano. Maoltre alla produ-zione di suole, to-maie e scarpe ingenere, era rile-vante la produzionedi guanti. Anche in questo caso si trattava di una tradi-zione antica legata alla corporazione che aveva sede nellacapitale nel quartiere San Giuseppe ai cosiddetti GuantaiVecchi e presso i Guantai Nuovi, dove si trovavano ancoranumerose botteghe di piccoli imprenditori. La lavorazionesi svolgeva quasi esclusivamente a domicilio attraversouna foltissima manodopera femminile residente nei quar-tieri più popolari e popolosi della città. Il lavoro era estre-mamente frazionato: dopo la concia, le pelli di agnello odi capretto, provenienti quasi tutte dalle Puglie o dagliAbruzzi, passavano alle tintorie e alle sei fasi successivedella manifatturazione che prevedeva la raffinazione(omogeneizzazione dello spessore), il primo taglio (sud-divisione in grosso), secondo taglio (rifilatura secondo laforma della mano), cucitura (a mano o a macchina, spesso"subappaltata" a ragazze più giovani, quasi sempre a do-micilio), rifinitura (con ricami, occhielli, bottoni o con-trafforti immessi dalle "finimentiste"), apparecchio finale(in fabbrica). Il numero degli addetti era enorme, la qua-lità gareggiava con quella dei guanti francesi e furono con-quistati i mercati degli altri Stati italiani, della Germania,dell'Inghilterra e dell'America; non erano infrequenti i casidi guanti acquistati in Inghilterra e di lì esportati con ilmarchio “made in England”. In tutto il Regno si produce-vano fino a 700.000 dozzine di paia di guanti annualmente(100.000 le dozzine prodotte da tutti gli altri Stati italiani).

Lavori e profumi nella Valle dell’Irno

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Il castello di Ceppaloni

Linda Iacuzio

Nel 2011 la Pro Loco di Ceppalonidiede alle stampe un libro di AlfredoRossi, Ceppaloni. Storia e società diun paese del Regno di Napoli, basatosu accurate ricerche documentarie.Nel volume viene ampiamente de-scritto il castello di questo suggestivoe antico centro del Beneventano.Il maniero, scrive il Rossi, sorge “su diuno sperone roccioso che domina lasottostante valle del fiume Sabato”.Le prime notizie certe sulla sua esi-stenza risalgono all’epoca normanna(XII secolo). La sua posizione avevaun rilievo geopolitico particolare, es-sendo la fortezza compresa nel terri-torio del Regno di Napoli, mavicinissima al confine con le terre diBenevento che dal 1077 al 1860 ap-partennero allo Stato della Chiesa.Il castello di Ceppaloni venne dunquea trovarsi al centro dei conflitti fra iNormanni prima, e gli Svevi poi, conil Papato. Distrutto dai beneventaninel 1138, venne nuovamente abbat-tuto nel 1229 a opera dell’esercitopontificio e dei guelfi beneventani chelo incendiarono, approfittando dellamomentanea assenza di Federico II diSvevia. L’imperatore - dopo aver rioc-cupato con la forza Ceppaloni e lealtre terre invase - ordinò il restaurodel forte. Il castello svolse un ruoloimportante anche nel conflitto an-

gioino-aragonese; nel 1437 ospitò frale sue mura Alfonso d’Aragona. Pas-sata, nel corso del tempo, prima allafamiglia d’Avalos, poi al casato dellaLeonessa, ai primi del Novecento lafortezza fu venduta dalla baronessaMaria Argentina Pignatelli della Leo-nessa a vari privati. Oggi essa appartiene al patrimoniodel Comune di Ceppaloni. Quantoall’aspetto architettonico, AlfredoRossi attesta che il castello è inqua-drabile nella tipologia degli analoghiedifici normanni costruiti fra l’XI e ilXII secolo. La sua pianta ricorda untriangolo dai vertici arrotondati; al pe-rimetro esterno corrisponde una corteinterna della medesima forma. Tra idue perimetri, scrive ancora Rossi, “èposto il corpo dell’edificio, che si svi-luppa in due livelli. Le tracce di interventi successivi so-prattutto sulle strutture basamentalisono abbastanza evidenti”. Le modifi-che più consistenti rispetto all’im-pianto normanno riguardanosenz’altro le torri; ne resta soltantouna, posta al vertice di nord-ovest,alla cui base si apriva l’antico ingressodel castello, posizionato rasente lostrapiombo per evitare lo sfonda-mento della porta tramite l’ariete. Ve-nute meno le esigenze difensive, laporta fu murata e il nuovo ingressovenne aperto a sud-ovest, verso l’abi-tato.

Nel 1437 ospitò fra le sue mura Alfonso d’Aragona

Lorenzo Terzi

Nella rivista di storia «La Capita-nata», quadrimestrale edito dallaBiblioteca Provinciale di Foggia,Rosanna Curci ha pubblicato, nel2005, un articolo di grande inte-resse per la letteratura odeporica:Julia Kavanagh nelle Due Sicilie.La Kavanagh nacque nel 1824 inIrlanda; suo padre, Morgan PeterKavanagh, era un poeta e filologo,autore di alcune curiose opere sul-l’origine e la scienza del linguaggio.Dopo aver abitato a Londra e poi,per ben venti anni, in Francia,Julia Kavanagh si stabilì nuova-mente nella capitale del Regno bri-tannico, dedicandosi alla profes-sione di scrittrice. Nel 1852 intra-prese un lungo viaggio sul Conti-nente, di cui diede conto nel diarioA Summer and Winter in the twoSicilies, stampato nel 1858.Secondo la Curci, l’autrice irlandese

si trovò di fronte a due difficoltà nelraccontare del suo soggiorno euro-peo: innanzitutto, il disagio “dovutoalla mancanza di personaggi imma-ginari attraverso i quali filtrare lapropria esperienza”; in secondoluogo, l’abbondanza di scritti giàesistenti sull’Italia, che sembravarendere superfluo l’ennesimo reso-conto. Il diario della Kavanagh, in-vece, riesce a essere originale, “nonsolo per quanto dice delle bellezzepaesaggistiche dell’Italia meridio-nale, ma soprattutto per le rifles-sioni di carattere sociale e politico”,in particolare quelle riguardanti lacondizione della donna.Le donne napoletane appaiono allaviaggiatrice “grosse, rozze, pesanti,prive di grazia o dolcezza”, a causadei lavori pesanti che si accollano eche impediscono loro di mostrare ladelicatezza caratteristica del sessofemminile; né le aristocratiche, asuo dire, sarebbero state più attra-

enti, tanto da spingerla ad affer-mare: “Le principesse napoletane,sebbene vestite secondo l’ultimamoda francese, sono tanto bruttequanto le ragazze a capo scopertoche gironzolano qui la sera”. Anzi, “la grazia spontanea e ge-nuina che si trova, seppur rara-mente, tra le contadine, rende illoro portamento invidiabile ancheper una duchessa inglese”. Più pe-netranti sono le pagine in cui la Ka-vanagh parla della vita quotidianaa Napoli e nel Mezzogiorno. Lascrittrice rimane colpita non solodalle feste religiose con grande pre-senza di popolo - comuni alla Capi-tale delle Due Sicilie come allepiccole città delle province - maanche dai “piaceri di ogni tipo” cheai napoletani vengono facili, “a giu-dicare dalla quantità di economiciteatri e spettacoli pubblici nelleparti popolari della città” e dalle va-riopinte botteghe del lotto.

JULIA KAVANAGH A NAPOLI

La scrittrice irlandese autrice di un originale diario di viaggio

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Tanti detersivi: ma sono tutti necessari?

Un detersivo per ogni uso, unoper ogni superficie, uno perogni tipo di sporco, solidi, li-quidi, in polvere, in pastiglie,tavolette o spray, normali, con-centrati o diluibili. Le nostre case traboccano didetersivi di ogni tipo e forma,ma servono davvero tutti? Se-condo le pubblicità sembra im-possibile fare a meno di tantiprodotti, addirittura si paven-tano inesistenti pericoli o si faleva su paure, come quella peri batteri che si propagano o icattivi odori che ammorbanol’aria ed ecco quindi il detersivospecifico che garantisce la pro-tezione totale delle propaga-zioni microbiche o il prodottoche assicura l’aria perfetta-mente purificata. Si tratta perlo più di prodotti inutili vistoche, ad esempio, il nostro corpoè già in grado di difendersi daimicrorganismi normalmentepresenti nell’ambiente, anzipossono determinare una mi-nore resistenza ai batteri.Tant’è vero che l’eccesso di chi-mica nelle nostre case ha cau-sato la diffusione di dermatitida contatto ed irritazioni. Illu-sorio anche che si possa trat-

tare di prodotti naturali, ecolo-gici e sostenibili: nessun deter-sivo è veramente innocuo perl’ambiente. In effetti per la pu-lizia domestica potrebbero ba-stare tre polveri bianche, tresali: il bicarbonato, il percarbo-nato e la soda (-carbonato disodio- da non confondere con lacorrosiva soda caustica- idros-sido di sodio-), sgrassanti edigienizzanti, sono in grado disostituire la maggior parte deidetersivi tradizionali, efficacitanto quanto molti prodottispecifici, ma molto più econo-mici salutari ed ecologici. Si de-gradano facilmente, hanno unimpatto ambientale ridotto, il

bicarbonato è addirittura inno-cuo, (tra i tre è l’unico anchecommestibile). Essendo polveri,non hanno bisogno di conser-vanti e, se sono puri, non

hanno aggiunte di profumi,conservanti ed altri allergeniche sono dannosi per l’am-biente e possono provocare rea-zioni indesiderate.

Il bicarbonato di sodio diluito inacqua è un detergente multiusosemplice e pratico da usare, conun leggero potere disinfettante,sgrassa le superfici e assorbegli odori neutralizzandoli senzacoprirli, come la maggior partedei deodoranti in commercio,inoltre , poiché alcalino, creaun ambiente sfavorevole ai bat-teri, che amano vivere in am-bienti acidi o neutri, per questoè anche igienizzante e anti-muffa. Il percarbonato di sodiosbianca, toglie le macchie, rav-viva i tessuti e igienizza; vaperò maneggiato con cautela, èconsigliabile infatti l’uso diguanti, inoltre può essere no-civo a contatto con gli occhi o seviene inalato. La soda- carbonato di sodio- èuna polvere bianca con glistessi usi del bicarbonato, mapiù alcalina e per questo più ef-ficace contro l’unto e lo sporco,va usata però con maggiore ac-cortezza perché più aggressiva,è infatti irritante per gli occhi eper le vie respiratorie, va ma-neggiata con cautela, semprecon i guanti e non lasciata allaportata dei bambini.

B.M.

Il mosaico della Terrafatto di piccoli selfie

Una curiosa iniziativa promossadalla Nasa (Ente NazionaleAmericano per le attività Spa-ziali e Aeronautiche): oltre tren-tamila autoscatti per la giornatamondiale della terra. Il globoterrestre come un grande mo-saico di selfie postati sui socialnetwork Twitter, Facebook, In-stagram e Google, di volti di-versi, di stati d’animo diversi, dipopoli diversi, di civiltà diverse,di latitudini diverse, di tramontidiversi, di diverse religioni, percelebrare in modo originale lagiornata del nostro pianeta.Hanno risposto alla singolareiniziativa migliaia di persone daoltre cento paesi diversi, dalPolo Sud alla Polinesia, daipaesi Scandinavi al Brasile.Dopo una selezione accurata dicirca cinquantamila immaginil'Agenzia Spaziale Americanale ha assemblate in un'unica im-magine zoomabile di 3.2 gigapi-xel (sarebbe veramentecomplicato capire di quanti zeriparliamo rispetto ai tradizionalipixel dei nostri comuni compu-ter). Come spiega Elisabetta In-

tini su Focus: “Le immagini dientrambe le metà del globousate come base sono state scat-tate dal satellite Suomi Natio-nal Polar-orbiting Partnership,un satellite meteorologico ge-stito dalla NASA e dalla NOAA,dotato di strumenti per imma-gini nella lunghezza d'onda del-l'infrarosso (qui la fotooriginale). Usando queste fotocome riferimento, gli autori del"mosaico" hanno ricreato le sfu-mature di nuvole, mari e areeverdi basandosi sul colore dellefoto postate”. Un pensiero fi-nale: ma adesso per ricordarci diimmortalare la nostra Terra contutti gli annessi e i connessi dob-biamo aspettare un anno? Direidi no, ricordiamocelo tutti igiorni di fotografare nostra“madre”, le foto si sa, fanno beneall’anima.

PER LA PULIZIA DOMESTICA POTREBBERO BASTARE IL BICARBONATO, IL PERCARBONATO E LA SODA

BED AND BREAKFAST BAUHAUS

Elvira Tortoriello

Il Bauhaus, fondato nel 1919 grazie all’azioneconcreta di Walter Gropius e dei suoi numerosicollaboratori , nacque con lo scopo di abolire inmaniera chiara e definitiva la classica contrap-posizione tra artisti ed artigiani, dando il giu-sto risalto alla creatività del progettista evalorizzando la tecnologia e le macchine. È pro-prio nell’ambito del Bauhaus che nasce il de-sign industriale e del prodotto , gli studentiusciti da lì erano in grado di progettare “dalcucchiaio alla città”, volendo indicare in sintesila complessità degli studi e delle materie inse-gnate attraverso un lavoro di sinergia tra teo-ria e pratica all’interno dei laboratori.Il Bauhaus all'inizio venne largamente sovven-zionato dalla Repubblica di Weimar, dove ini-zialmente si trovava,in seguito ad un cambionel governo, nel 1925, la scuola si spostò a Des-sau, dove venne costruita l'Università Bau-haus. La scuola venne chiusa per ordine delregime nazista nel 1933. I nazisti si erano op-posti al Bauhaus per tutti gli anni '20 perchéera considerato una copertura per i comunisti,soprattutto perché vi lavoravano molti artistirussi. Comunque il Bauhaus ebbe un grossoimpatto sulle tendenze dell'arte e dell'architet-tura nell'Europa occidentale e negli Stati Unitinei decenni successivi in quanto molti artistiche vi furono coinvolti emigrarono portandocon loro l’esperienza del Bauhaus. L’edificio diDessau realizzato nel 1926 su progetto di Gro-pius rappresentava il “manifesto costruito”della scuola. La struttura è stata ricostruita

solo dopo la caduta del muro di Berlino, eaperta al pubblico. Negli ultimi mesi l’edificioè stato adibito a bed and breakfast, offrendocosì la possibilità di soggiornare nelle stanze,dove vivevano gli studenti quasi un secolo fa,con bagni, servizi e ristorante comuni. Il re-stauro è stato effettuato in maniera fedele, gra-zie al ricorso ad immagini fotografichedell’epoca e a ricostruzioni storiche. L’alloggioè nella Prellerhaus, dove si possono vivere glistessi spazi percorsi da Albers, Gropius, Kan-dinsky, Meyer o Breuer. Le stanze sono sem-plici e relativamente scarne, ma piene di lucenaturale grazie alle ampie vetrate. Le camereristrutturate hanno le sedie di Marcel Breuere le scrivanie in acciaio piegato, e sono dotatedi balconi aggettanti. Per tutti gli architetti egli artisti appas- sionati, si tratta di un sognoche si avvera: ritornare indietro nel tempo ri-vivendo gli ambienti dove l’architettura mo-derna e il design hanno mosso i primi passi.

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Cristina Abbrunzo

C’è chi esprime delle riserve ariguardo e chi, invece, lo fasenza problemi, per scelta o pernecessità. Sono i viaggiatori so-litari, quelli che non temono diavventurarsi alla scoperta delmondo senza un compagno diviaggio. Dagli Stati Uniti arrival’idea per permettere anche aloro di godere di una stanza d’hotel, magari a 5 stelle, senzaspendere un patrimonio.La nuova frontiera del rispar-mio in viaggio è la divisione diuna stanza – e del conto dell’al-bergo – con… uno sconosciuto.Prendere una doppia invece cheuna singola è una soluzione d’al-loggio sicuramente più econo-mica, ma come si fa quando nonsi ha una persona con cui par-tire e dividere le spese? Secondoi fondatori di Easynest, con sedea San Francisco, basta cercarequalcuno che sia nelle stessecondizioni. Il concetto di base èlo stesso di qualsiasi communityon line: ci si iscrive al sito e sicrea un proprio profilo con foto edescrizione. Il passo successivoè pubblicare il proprio annuncio,con la città e l’albergo dove sivorrebbe andare e quando. Aquel punto si aggiunge il prezzototale della stanza che si desi-dera prenotare, e il gioco è fatto.Non resta che attendere chequalche altro membro dellacommunity risponda.Se si è più indecisi, invece, sipuò cercare tra gli annunci giàpubblicati e controllare se c’èqualche offerta che risponda alleproprie esigenze.

Come avviene il pagamento?Una volta che entrambe le partiaccettano di condividere lastanza, la persona che ha fattola prima offerta verrà pagato di-rettamente dall’altro viaggia-tore al momento del loroincontro. Uno dei due, insomma,si fa carico della spesa totale esarà solo in un secondo mo-mento rimborsato della partedel ( e dal) compagno. Accadespesso che, una volta scelti i ri-

spettivi compagni di avventura,gli utenti cerchino di conoscersie di farsi un’idea l’uno dell’altro:il sito è dotato di una chat all’in-terno della quale potersi scam-biare messaggi e farsi un’ideadella persona con cui si divideràla stanza. Il sito ha bisogno dialcuni miglioramenti perquanto riguarda la privacy e lasicurezza degli utenti, in quantosembra non avere alcuna re-sponsabilità circa la buona riu-

scita dell’esperienza. Aspettonon trascurabile, in quanto i ri-schi che si corrono adottando unsimile sistema sono evidenti: sipotrebbe scoprire che il compa-gno scelto che in chat sembravatanto affabile e carino, in realtàè una persona che non ci faràdormire tranquilli; oppure isoldi investiti nella prenota-zione potrebbero non tornaremai indietro. Insomma, la pru-denza non è mai troppa.

Superati questi scogli, però,quella proposta da Easynest po-trebbe rivelarsi la soluzione vin-cente per i viaggiatori indi-pendenti e solitari; non è dettoche debbano necessariamenteverificarsi degli inconvenienti.Può darsi che la persona con cuisi dividerà la stanza sia per-fetta, e magari l’anno successivosi sceglierà di rinunciare alle va-canze in solitudine… per farlecon lui!

Pianta una tenda nel mio giardinoNasce la community per un campeggio alternativo e low cost

Negli ultimi anni abbiamo as-sistito ad un vero e propriocambiamento, nonché ad unasorta di evoluzione nella moda-lità di effettuare un viaggiomeno costoso e più green.Ma la nuova rivoluzionariaidea del viaggiare low cost ar-riva da Londra e si chiama“Camp in my garden”: piantauna tenda nel mio giardino!Si tratta ancora di un portaleInternet (campinmygar-den.com) che stavolta perògestisce un network di piccoligiardini di proprietari privatidove si può dormire in tenda aprezzi più che abbordabili: circa15 sterline per notte a persona.Il rating dei giardini e il conse-guente costo possono variare infunzione della presenza o menodi una serie di facilities, qualila fornitura di tende per il cam-

ping, la presenza della rete wi-fi, l'accettazione di animali e ilbarbecue per la griglia. Si va,dunque, dal giardino di fasciabamping ("basic camping") aquello di fascia glamping ("gla-morous camping").Molti degli ospiti arrivano giàcon la loro attrezzatura dacampeggio, altri la trovano sulposto. Sul sito è possibile veri-ficare dove si trovi il giardino e

di quali servizi disponga: dal-l'acqua calda alle docce, dall’usocucina alla connessione web.Ancora una volta la parola d’or-dine è condivisione! Il portale ègià ben avviato. Ormai si contasu una rete di 500 giardini intutto il mondo, da Tonga all'In-donesia, dalla Nuova Zelandaall’Italia. In ogni momento del-l'anno è possibile ridurre l'im-patto economico delle nostrevacanze evitando i grandi hotele scegliendo questa innovativaformula campeggio. Viaggiare per lavoro, viaggiareper diletto, viaggiare per relaxo viaggiare per conoscere e sco-prire. Insomma, qualunque siala motivazione che spinge qual-cuno a partire, perché non cer-care la soluzione che permettaa tutti di trarre il maggior be-neficio in termini di costi e be-

nessere?L’ideatrice di questa originalealternativa di soggiorno è unagiovane imprenditrice londi-nese, Victoria Webbon, una so-gnatrice fortemente convintache la vita va vissuta a pieno, aprescindere dalle circostanze.Ed è proprio questa filosofia adaverla ispirata a creare una co-munità che ci incoraggi a faredi più nella vita, condividendoi nostri giardini uno con l'altro. Come a lei stessa piace affer-mare "Spero che un giorno cisaranno migliaia di giardiniprivati che offrano campeggiotemporaneo in tutto il mondo.Dove ognuno sarà il benvenutoe verrà accolto con le braccia ei cuori aperti, condividendo lapassione per quell'avventurauniversale che è la vita".

C.A.

In albergo in due…con uno sconosciuto!Easynest: la nuova frontiera del viaggiare sostenibile

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Eleonora Ferrara

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 114del 19 maggio 2014, è statapubblicata la Legge n. 78/2014di conversione, con modifica-zioni, del Decreto Legge n.34/2014, entrata in vigore il 20maggio 2014.Mediante la conversione inlegge, quindi, sono entrate invigore le modifiche introdottedal Decreto Lavoro, concernentile disposizioni in materia dicontratto di lavoro a termine edi apprendistato, le misure inmateria di verifica di regolaritàcontributiva (DURC), nonchécontratti di solidarietà.In tal modo viene rilanciatal’occupazione unitamente al-l’esemplificazione degli adempi-menti burocratici a carico delleimprese.Sicuramente, sarà opportunauna breve disamina del provve-dimento. La durata del primo rapporto dilavoro a tempo determinato,per il quale non è richiesto il re-quisito della causalità, passada dodici a trentasei mesi, conpossibilità di proroga fino a cin-que volte, entro il limite dei tre anni.Inoltre, per il contratto di ap-prendistato è previsto il ricorsoalla forma scritta unicamenteper il contratto e patto diprova, non, invece, del pianoformativo individuale, con l’eli-minazione della necessaria con-ferma in servizio di precedentiapprendisti, al completamentodel percorso formativo.Viene fissato al 35 per centodella retribuzione del livellocontrattuale di inquadramento,il compenso spettante.Al contempo, il datore di lavoronon ha più l’obbligo di integrarela formazione di tipo professio-nalizzante. Relativamente allasemplificazione in materia diDURC, viene disposto che la ve-rifica della regolarità contribu-tiva nei confronti dell’INPS,dell’INAIL e delle Casse edili,avvenga in maniera telematica,mediante un’unica interroga-zione nei rispettivi archivi.

L’esito dell’interrogazione avràvalidità di centoventi giorni,dalla data di acquisizione e so-stituisce ad ogni effetto ilDURC ovunque previsto. Il De-creto, infine, potrà essere ag-giornato in seguito a nuovemodifiche normative oppure, inseguito all’evoluzione dei si-stemi telematici di verificadella regolarità contributiva,non più, quindi, con scadenzaannuale come previsto dal D.L.34/2014.La normativa, infine, modifi-cata dal suddetto provvedi-mento, è la seguente:Decreto Legislativo n. 368/2001sui rapporti a tempo determi-natoDecreto Legislativo n. 167/2011sul contratto di apprendistatoDecreto Legislativo n. 276/2003in materia di somministra-zione.Con la conversione in legge deldecreto-legge n. 34, che inseri-sce numerose modifiche, entrain vigore, definitivamente, lasemplificazione delle disposi-zioni in materia di contratto dilavoro a termine, di contratto diapprendistato, di contratti disolidarietà ed in materia di do-cumento unico di regolaritàcontributiva.

EFFETTO SERRAL’eliminazione completa delcloro dalla composizione deirefrigeranti ha portato allanascita degli idrofluorocar-buri (HFC), refrigeranti chehanno effetto nullo perquanto riguarda il buco del-l'ozono. Tuttavia anche talifluidi non sono perfettamenteeco-compatibili, in quanto laloro liberazione in atmosferacontribuisce ad aumentarel’effetto di surriscaldamentodella Terra (effetto serra). Pertale ragione si prospetta unagraduale loro eliminazione,soprattutto in quegli impiantidove possono essere sostituitida altre tipologie di refrige-ranti meno inquinanti.A tal proposito entra in vigore il 9 giu-gno 2014 il nuovo regolamento Ue suigas fluorurati ad effetto serra (HFC,PFC e SF6) che, tra le numerose novità,istituisce un mercato delle quote perl'immissione in commercio degli idro-fluorocarburi. In base a quanto stabilitodal nuovo regolamento 517/2014/Ue,pubblicato sulla GUUE del 20 maggio2014, a decorrere dal 1° gennaio 2017 le

apparecchiature di refrigerazione e con-dizionamento e le pompe di calore cari-cate con Hfc potranno essere immesse incommercio solo se gli Hfc caricati nellestesse sono considerati all'interno del si-stema di quote (trasferibili) istituito dalnuovo regolamento. Il “mercato” dellequote degli Hfc è però solo una delletante novità previste dal provvedimento,che sostituisce il regolamento842/2006/Ce a partire dal 1° gennaio

2015, e riguardano trasver-salmente le disposizioni per ilcontenimento, l'uso, il recu-pero e la distruzione dei gas,le condizioni per l'immissionein commercio dei prodotti edelle apparecchiature che licontengono nonché quelle pergli usi particolari. Gli Stati membri hannotempo fino al 1° gennaio 2017per fornire il provvedimentodi un adeguato sistema san-zionatorio.Documenti di riferimento- Dlgs 5 marzo 2013, n. 26.Sanzioni per la violazionedelle disposizioni di cui al re-golamento (Ce) n. 842/2006 sutaluni gas fluorurati ad ef-

fetto serra. - Dpr 27 gennaio 2012, n. 43. Gas fluo-rurati a effetto serra. Attuazione regola-mento Ce 842/2006.- Regolamento Parlamento europeo842/2006/Ce. Regolamento su taluni gasfluorurati ad effetto serra.- Regolamento Parlamento europeo eConsiglio Ue 517/2014/Ue. Gas fluorati.Abrogazione regolamento 842/2006

A.T.

Viaggio nelle leggi ambientali

Il decreto legge 34/2014 diventa legge LLAVORO E PREVIDENZA

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IL VERO DONO VIVE NELLA RECIPROCITÀA Nola da un po’ di tempo, davanti aisupermercati, ci si imbatte quotidia-namente in ragazzi che chiedono l’ele-mosina. Con uno di loro ero entrato inlegame più stretto, dopo un po’ ditempo che non lo incontravo più, me loritrovo al semaforo di Poggioreale chevende fazzolettini di carta. Nei primigiorni continuavo a dargli qualche mo-netina ogni mattina, ma non volevo ifazzoletti, finché una bella mattina luimi fa: ”Se non vuoi i miei fazzoletti, ionon voglio i tuoi soldi”. Per carità! Nonmi sono risentito affatto, al contrarioil mio fumante cervello ha iniziato amacinare pensieri su un tema oramaiin disuso nella nostra società turboca-pitalista: il dono. C’è spazio per la ca-tegoria del dono come gratuità nella

nostra vita quotidiana? Quante volte subiamo l’umiliazionenell’essere considerati oggetti delle at-tenzioni altrui…penso ai matrimoni ealle Prime Comunioni di cui Maggio èpieno. Invece, voglio scrivere del dononon inteso come regalo, ma come rico-noscimento dell'altro in una relazionedi reciprocità e di ricerca della felicità.Il concetto a cui faccio riferimento èquello che ha origine dalla parola la-tina munus, cioè un dono che obbligaa uno scambio. L’aggettivo derivato ècommunis e sta ad indicare chi ha incomune dei munia, cioè dei doni dascambiarsi. Communis significaquindi: essere legati insieme, collegatidall’avere comuni doveri, dal condivi-dere comuni sorti, dall'essersi scam-

biati un dono. Il continuo scambiarsicrea un sistema di compensazione, chequando gioca all’interno di uno stessoambiente determina una comunità,cioè un insieme di uomini uniti daquesto legame di reciprocità. Quindi lacategoria fondativa del circuito deldono non è la gratuità, ma la recipro-cità. Negli scambi regolati dalla reci-procità, sono gli individui e le relazioniad assurgere ad un posto centrale. Nelnostro agire quotidiano l’ambiente èun’entità viva che elargisce doni, pre-tendendo che ci si assuma verso di leicerte responsabilità. In questa conce-zione è fondamentale che il mondo siaper noi una rete infinita di relazioni,che si estendono, penetrano nell’interacondizione sociale dell’individuo e si

applicano a tutti e a tutto, incluso laterra. Le persone sono collegate al loroambiente fisico e naturale attraversole esperienze vissute. L'individualismoesasperato e la difficoltà di relazioneripropone il dilemma: battersi o venirea patti? Qui entra in gioco la redistri-buzione. Nella relazione di reciprocitàc'è l'accettazione del rischio, che si puòdare e non ricevere quando si chiede.Ma è un rischio che si può annullaresolo con la fiducia nell'altro. Comprendendo, sul serio, i bisogni del-l'altro, possiamo superare le limita-zioni dello scambio ed inaugurare unmondo che ridistribuisce futuro, nellamisura in cui i nostri doni riescono adare sostanza alla speranza.

A.T.

RUTH: LA RIVOLUZIONE DELLA GRATUITÀMartina Tafuro

Nell’ immaginario comunerisulta impensabile, sin daitempi in cui è venuta allaluce la comunità come purodominio del più forte, usciredal cono d’ombra dell’autore-ferenzialità e lottare a dentistretti per cercare di realiz-zare gli ideali di giustizia epace, strumenti per costruireun futuro migliore nelle cuibraccia poter abbandonare legenerazioni che verranno.Ipotizzate che nel 2014, annoche potremo indicare come ilcapolinea di un lungo pro-cesso sociale ed economicofondato sul consumismoanti-ecosostenibile, viva ilpiù attivo difensore della fo-resta amazzonica e costui siauna donna. Immaginate, ora,

di poter identificare la comu-nità, come dominio di chi di-fende il bene di tutti, con unnome: Ruth Buendìa, un’ in-digena di etnia Ashàninka,che dovette abbandonare a12 anni compiuti la suaterra, Cutivireni, e rifugiarsinella città di Lima, dopo aver

assistito all’ assassinio di suopadre e al sequestro di suasorella maggiore per mano diSendero Luminoso, forma-zione guerrigliera che aitempi della cosiddetta“Guerra Sporca” (1970-2000)aveva privato gli Ashàninkadella libertà. Ed ecco la bel-

lezza di questo mondo! Que-sta donna coraggiosa, loscorso 29 Aprile, ha vinto il25esimo “Goldman Environ-mental Prize”, il PremioNobel per l’ Ambiente, peraver salvaguardato migliaiadi nativi e l’ambiente, con-trastando la costruzione didue centrali idroelettrichenell’ Amazzonia peruviana.È riuscita grazie alla suagrande forza d’ animo equella del suo popolo, sitratta della tribù più foltadel Perù, a fermare la costru-zione del progetto idroelet-trico Paquitzpango, unadelle cinque mega dighe pro-grammate dall’ accordo traBrasile e Perù e destinato afornire una potenza di pro-duzione elettrica di 7,2 gw.Alla premiazione Ruth, rin-

graziando ha detto: “È statauna dura lotta per convincereanche i miei fratelli Ashànin-kas, ma le donne mi hannoappoggiato più in fretta”. Èbello pensare che i guardianidella Madre Terra, che sonoriusciti a tenersi lontani daldenaro, dal lusso e perchè noanche dalla povertà, facendocoincidere i propri bisognicon il vivere sentendosi partedi un equilibrio perfetto,siano riusciti a ribellarsi euscire dalla posizione di vit-time che due grandi potenzeobbligavano loro ad avere.Ancor più bello è pensare cheesistano donne come RuthBuendìa, che non hannosmarrito il loro istinto ma-terno e con la loro capacitàd’amare lottano per il benecomune e per i diritti umani.

Gesto eversivo,che nasce

dalla libertà e accende

una relazione non generata

dall'utilitarismo

Enzo Bianchi

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Napoli, 28 maggio 2014 – Convention Coldiretti, per sostenere la qualità alimentare Made in Italy dal campo alla tavola

e presentazione del dossier 2014 sulla “Crisi nel piatto degli italiani”

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