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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 143 (48.467) Città del Vaticano giovedì 25 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!]!$!,! All’udienza generale il Pontefice parla della preghiera di Davide Se a una persona manca la poesia la sua anima zoppica Test di massa a San Paolo Crescita esponenziale delle vittime in Brasile BRASÍLIA, 24. Allarme pandemia. Sono più di 100.000 i morti in America Latina e nei Caraibi a cau- sa del coronavirus. In Brasile sono 1.378 i nuovi decessi accertati nelle ultime 24 ore: lo riferisce il Consi- glio nazionale dei segretari sanitari. Il totale delle vittime sale così a 52.649. In base al nuovo bilancio, il Paese — secondo al mondo dopo gli Stati Uniti per numero di con- tagi e decessi — ha anche rilevato 39.536 nuovi casi, per un totale di 1.145.906 di contagiati dall’inizio della pandemia. La città di San Paolo, la più grande e popolosa del Paese, po- trebbe avere circa 1,2 milioni di contagiati, secondo il primo risulta- to di una massiccia campagna di test condotta dalle autorità locali. Dopo aver completato i primi 5000 esami sierologici su un cam- pione di residenti, si è concluso che è stato infettato il 9,5% degli abitanti della megalopoli, ovvero circa 1,2 milioni di cittadini. Se questa cifra dovesse essere confer- mata, sarebbe superiore agli oltre 1,1 milioni di infetti registrati lune- dì dal ministero della Sanità. Un racconto inedito di Ernest Hemingway La ricerca è felicità GABRIELE NICOLÒ A PAGINA 4 L’ultimo film di Spike Lee Il cuore nero dell’America GAETANO VALLINI A PAGINA 5 Facce belle della Chiesa Il prete «youtuber» ROBERTO CETERA A PAGINA 6 Toccante lettera di Francesco al campione Con Alex Zanardi nel segno dell’inclusione GIAMPAOLO MATTEI A PAGINA 8 ALLINTERNO L’opera di un missionario tra le donne vittime di violenza nella Repubblica Democratica del Congo Ascolto e supporto per ricominciare a vivere Tradotte alcune riflessioni scritte da Jorge Mario Bergoglio nel 1987 Esperienza interiore e progetto di vita In Myanmar drammatico aumento delle violenze contro i minori La guerra dei bambini di ENRICO CASALE I vestiti sono laceri. I piedi nudi. Tengono lo sguardo basso. Qua- si si vergognassero delle ferite che portano. Ferite nel corpo, ma anche nell’anima. E queste ultime sono le più profonde. Quelle che stentano a guarire. Per questo si schermiscono. Non ne vogliono par- lare con nessuno. Non alla loro co- munità. Neppure in famiglia. A volte si aprono solo nel confessionale. Confessano al sacerdote il rapimento subito, gli abusi vissuti, l’emargina- zione cui spesso sono costrette nei loro stessi villaggi. Così padre Ber- nard Ugeux, belga, 74 anni, missio- nario nella Repubblica Democratica del Congo, viene a scoprire un mon- do di soprusi e tende una mano a quelle ragazze. Le aiuta a uscire da quell’incubo e a rifarsi una vita guar- dando al futuro in modo più sereno. Padre Ugeux, dei missionari d’Africa (padri Bianchi) vive e lavora a Bukavu, nel Sud Kivu. Il Kivu co- me tutte le regioni orientali dello sta- to africano, da anni è dominato da una forte instabilità. Gruppi armati, si calcola che operino 130 milizie, saccheggiano le ricchezze del territo- rio e si avventano come avvoltoi sul- la popolazione civile stremata dai so- prusi. Le donne sono le vittime sacri- ficali di una guerriglia diffusa inne- scata nel 1997 con il collasso dell’ex Zaire. Da allora nelle foreste del Nord e del Sud Kivu, che il governo fatica a tenere sotto controllo, si regi- strano sistematici casi di violenze e abusi. Le Nazioni Unite hanno con- tato oltre quindicimila stupri in un anno nel Paese: il più alto numero di crimini sessuali registrati al mondo. Secondo il Kivu Security Tracker, solo negli ultimi mesi del 2019 nel Kivu sono state rapite 1.275 persone e 720 sono state uccise. Molte delle ragazze rapite vengono abusate. Ma solo una piccolissima parte dei casi viene denunciata: l’impunità per i re- sponsabili è quasi certa. Le violenze sono il marchio inde- lebile di una guerra senza fine. Le vittime sono spesso bambine, le più deboli e vulnerabili. Nella cultura tradizionale, la donna è considerata come madre e gode di grande consi- derazione e rispetto perché dona la vita e rappresenta tutto quello che c’è di sacro in Africa. Umiliarla si- gnifica umiliare direttamente il suo clan, in quanto nella cultura congo- lese fare violenza ad una donna si- gnifica fare violenza alla propria ma- dre, perché è lei che dona la vita ed educa la prole. Gli stupri sono dun- que pianificati come una tattica di guerra da persone che conoscono be- ne la comunità locale. La Chiesa cat- tolica si è così trovata in prima linea di fronte a questa brutalità. Nell’aprile 2017, l’Unione internazio- nale dei superiori generali, con il supporto dell’ambasciata britannica, ha formato una quarantina di consa- crati (dei quali alcuni sacerdoti) per aiutare le donne vittime di violenza derate colpevoli per ciò che è succes- so loro: sono ripudiate dalle comuni- tà e restano abbandonate a sé stes- se». Non ne parlano e vivono questo oltraggio al loro corpo e alla loro anima come una colpa. Padre Ber- nard ascolta le donne che, nel segre- to del confessionale, gli raccontano degli abusi a cui sono state sottopo- ste. «Quando vengono a confessare le aggressioni che hanno subito — racconta — devo spiegare loro che non ne sono in alcun modo respon- sabili». Per il religioso è indispensabile adottare un approccio psicosociale. «Non è sufficiente essere empatici e permettere alle vittime di esprimere emozioni e ricordi dolorosi», sostie- ne. «È necessario offrire le risorse materiali e sociali per il reinserimen- to nella loro comunità. Far sì che la vittima ritrovi un posto e un ruolo, nel rispetto e nella più totale sicurez- za». Padre Bernard ha così promos- so, insieme a un’équipe di laici con- golesi e alle suore dorotee, un per- corso di riscatto per 250 ragazzine in fuga dall’orrore. «Sono ex bambine di strada, vittime di abusi e violenze, orfane o figlie di genitori poverissimi o impossibilitate a crescerle», osserva il religioso. «Ogni giorno le giovani frequentano il centro, che fornisce assistenza sociale e psicologica, istru- zione, educazione e formazione pro- fessionale. A lezione insegniamo francese, matematica, taglio e cucito, cucina. Affianchiamo le ragazze nel percorso di reintegrazione nella so- cietà, cerchiamo famiglie affidatarie o adottive disposte ad aiutarle, cer- chiamo per quanto possibile di auto- finanziarci attraverso la vendita di dolci o vestiti realizzati dalle stesse ragazze». NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza Monsignor Domenico Cornacchia, Ve- scovo di Molfetta-Ruvo-Gio- vinazzo-Terlizzi (Italia). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pasto- rale della Diocesi di Lashio (Myanmar), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Philip Lasap Za Hawng. Gli succede Sua Eccellenza Monsignor Lucas Jeim- phaung Dau Ze, S.D.B., fino- ra Vescovo Coadiutore della medesima Diocesi. sessuale. A inferire sulle giovanissime vite è anche la miseria in cui versa gran parte della popola- zione. A centinaia finisco- no sulla strada, dove su- biscono ogni genere di abuso, perché i loro geni- tori sono malati o vengo- no a mancare o semplice- mente non hanno i mezzi per sfamarle. «Le ragazzine sono due volte vittime inno- centi — spiega il missio- nario — Dopo essere state abusate, vengono consi- «Quando a una persona manca... la poesia, la sua anima zoppica»: con un’aggiunta a braccio al te- sto preparato per la catechesi del mercoledì, Papa Francesco ha sintetizzato così la “lezione” sempre attuale di Davide per i cristiani di ogni tempo. All’udienza generale svoltasi la mattina del 24 giugno ancora nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico Vaticano, senza la presenza di fedeli a causa della pandemia, il Pontefice ha proseguito il ciclo di riflessioni sul tema della preghiera ini- ziato il 6 maggio. E commentando il Salmo 18 ha approfondito la figura dell’umile pastorello dive- nuto re d’Israele. La tradizione vuole infatti — ha spiegato Fran- cesco — che egli «sia il grande artefice della com- posizione dei salmi», i quali «recano spesso, all’inizio, un riferimento esplicito... ad alcune del- le vicende più o meno nobili della sua vita». In essa, ha aggiunto il Papa, «c’è un solo filo rosso, che dà unità a tutto ciò che accade: la sua pre- ghiera. Quella è la voce che non si spegne mai. Davide santo, prega; Davide peccatore, prega; Davide perseguitato, prega; Davide persecutore, prega; Davide vittima, prega. Anche Davide car- nefice, prega», ha osservato. Al termine dell’ultima udienza prima della pau- sa estiva, il Papa ha fatto anche un riferimento esplicito alle vacanze. «Malgrado tutte le misure di sicurezza legate alla minaccia del contagio da coronavirus — ha auspicato salutando i fedeli po- lacchi — sia questo un sereno tempo di riposo, di godimento della bellezza del creato e di rafforza- mento dei legami con gli uomini e con Dio». Nel rivolgersi ai gruppi di lingua spagnola Francesco ha inoltre ricordato che «ieri un violen- to terremoto ha colpito il sud del Messico, cau- sando alcune vittime, feriti e danni enormi. Pre- ghiamo per tutti loro», ha aggiunto, invocando «l’aiuto di Dio e dei fratelli» per dar loro forza e sostegno. Infine il vescovo di Roma ha accennato all’odierna festa della Natività di San Giovanni Battista. «Impariamo da Colui che fu il precurso- re di Gesù — ha esortato nel saluto agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli che attraver- so i media hanno seguito l’incontro — la capacità di testimoniare con coraggio il Vangelo, al di là delle differenze, conservando la concordia e l’ami- cizia che fondano la credibilità di qualsiasi an- nuncio di fede». PAGINA 8 NAYPYIDAW, 24. Nonostante gli appelli ur- genti per un cessate il fuoco globale lanciati dalle Nazioni Unite per rafforzare gli sforzi contro la pandemia di covid-19, in Myanmar la violenza contro i bambini a causa del con- flitto armato nella parte centrale dello Stato del Rakhine è in forte aumento. Nei primi tre mesi del 2020 il numero di bambini uccisi o mutilati a causa delle violenze è aumentato di sei volte rispetto ai tre mesi precedenti. Questo l’allarme lanciato oggi da diverse ong attive sul terreno. Secondo diverse fonti di monitoraggio — sottolineano le ong — tra gennaio e marzo di quest’anno solo nella zona centrale del Ra- khine 18 bambini sono stati uccisi e 71 sono rimasti feriti o mutilati, rispetto ai tre bambi- ni uccisi e ai dodici feriti tra ottobre e di- cembre del 2019. Numeri che fotografano un drammatico aumento delle violenze in appena tre mesi. Estorsioni, uccisioni e mutilazioni sono i tre principali abusi di cui sono vittime i bambini nel centro del Rakhine. La grave carenza di dati sulle violazioni nei confronti dei minori continua inoltre a rappresentare una grande sfida in tutto il Myanmar, dove intere aree, tra cui il nord Rakhine e gli Stati Chin al sud, rimangono in gran parte chiuse all’ac- cesso degli osservatori indipendenti. In queste aree — riferiscono le ong — il conflitto tra esercito e separatisti è divampa- to alla fine del 2018 e si è intensificato all’ini- zio di quest’anno, nonostante la crisi della pandemia. Violenze di cui è la popolazione civile a sopportare il peso maggiore, in parte a causa dei ripetuti scontri con armi pesanti nelle aree popolate. Anche il rapporto delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati, pubblicato la scorsa settimana, conferma «la natura diffusa delle gravi violazioni contro i bambini in Myanmar nel 2019». Tradotto, per la prima volta in- tegralmente in italiano, il libro Reflexiones espirituales sobre la vida apostólica. Nel volume Jor- ge Mario Bergoglio raccoglieva nel 1987 articoli scritti nel corso della propria attività di rettore del Colegio Máximo e delle sue Facoltà di filosofia e teolo- gia. Pubblicata da Solferino con il titolo Cambiamo! l’opera — spiega il direttore di «La Ci- viltà Cattolica» Antonio Spa- daro nella prefazione alla nuo- va edizione — aiuta a compren- dere più profondamente l’inte- ro pontificato di Francesco alla luce della sua formazione igna- ziana: «Si entra nello sguardo del Pontefice» e se ne «com- prende meglio il modo di giu- dicare e di agire». PAGINA 7

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 143 (48.467) Città del Vaticano giovedì 25 giugno 2020

.

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3J1*QS

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All’udienza generale il Pontefice parla della preghiera di Davide

Se a una persona manca la poesiala sua anima zoppica

Test di massa a San Paolo

Crescita esponenzialedelle vittime in Brasile

BRASÍLIA, 24. Allarme pandemia.Sono più di 100.000 i morti inAmerica Latina e nei Caraibi a cau-sa del coronavirus. In Brasile sono1.378 i nuovi decessi accertati nelleultime 24 ore: lo riferisce il Consi-glio nazionale dei segretari sanitari.Il totale delle vittime sale così a52.649. In base al nuovo bilancio,il Paese — secondo al mondo dopogli Stati Uniti per numero di con-tagi e decessi — ha anche rilevato39.536 nuovi casi, per un totale di1.145.906 di contagiati dall’iniziodella pandemia.

La città di San Paolo, la piùgrande e popolosa del Paese, po-trebbe avere circa 1,2 milioni dicontagiati, secondo il primo risulta-to di una massiccia campagna ditest condotta dalle autorità locali.

Dopo aver completato i primi5000 esami sierologici su un cam-pione di residenti, si è conclusoche è stato infettato il 9,5% degliabitanti della megalopoli, ovverocirca 1,2 milioni di cittadini. Sequesta cifra dovesse essere confer-mata, sarebbe superiore agli oltre1,1 milioni di infetti registrati lune-dì dal ministero della Sanità.

Un racconto ineditodi Ernest Hemingway

La ricerca è felicitàGABRIELE NICOLÒ A PA G I N A 4

L’ultimo film di Spike Lee

Il cuore nerodell’America

GA E TA N O VALLINI A PA G I N A 5

Facce belle della Chiesa

Il prete «youtuber»ROBERTO CETERA A PA G I N A 6

Toccante lettera di Francescoal campione

Con Alex Zanardinel segno dell’inclusione

GI A M PA O L O MAT T E I A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

L’opera di un missionario tra le donne vittime di violenza nella Repubblica Democratica del Congo

Ascolto e supporto per ricominciare a vivere

Tradotte alcune riflessioni scritte da Jorge Mario Bergoglio nel 1987

Esperienza interiore e progetto di vita

In Myanmar drammatico aumento delle violenze contro i minori

La guerra dei bambini

di ENRICO CASALE

I vestiti sono laceri. I piedi nudi.Tengono lo sguardo basso. Qua-si si vergognassero delle ferite

che portano. Ferite nel corpo, maanche nell’anima. E queste ultimesono le più profonde. Quelle chestentano a guarire. Per questo sischermiscono. Non ne vogliono par-lare con nessuno. Non alla loro co-munità. Neppure in famiglia. A voltesi aprono solo nel confessionale.Confessano al sacerdote il rapimentosubito, gli abusi vissuti, l’e m a rg i n a -zione cui spesso sono costrette neiloro stessi villaggi. Così padre Ber-nard Ugeux, belga, 74 anni, missio-nario nella Repubblica Democraticadel Congo, viene a scoprire un mon-do di soprusi e tende una mano aquelle ragazze. Le aiuta a uscire daquell’incubo e a rifarsi una vita guar-dando al futuro in modo più sereno.

Padre Ugeux, dei missionarid’Africa (padri Bianchi) vive e lavoraa Bukavu, nel Sud Kivu. Il Kivu co-me tutte le regioni orientali dello sta-to africano, da anni è dominato dauna forte instabilità. Gruppi armati,si calcola che operino 130 milizie,saccheggiano le ricchezze del territo-

rio e si avventano come avvoltoi sul-la popolazione civile stremata dai so-prusi. Le donne sono le vittime sacri-ficali di una guerriglia diffusa inne-scata nel 1997 con il collasso dell’exZaire. Da allora nelle foreste delNord e del Sud Kivu, che il governofatica a tenere sotto controllo, si regi-strano sistematici casi di violenze eabusi. Le Nazioni Unite hanno con-tato oltre quindicimila stupri in unanno nel Paese: il più alto numero dicrimini sessuali registrati al mondo.Secondo il Kivu Security Tracker,solo negli ultimi mesi del 2019 nelKivu sono state rapite 1.275 personee 720 sono state uccise. Molte delleragazze rapite vengono abusate. Masolo una piccolissima parte dei casiviene denunciata: l’impunità per i re-sponsabili è quasi certa.

Le violenze sono il marchio inde-lebile di una guerra senza fine. Levittime sono spesso bambine, le piùdeboli e vulnerabili. Nella culturatradizionale, la donna è consideratacome madre e gode di grande consi-derazione e rispetto perché dona lavita e rappresenta tutto quello chec’è di sacro in Africa. Umiliarla si-gnifica umiliare direttamente il suoclan, in quanto nella cultura congo-

lese fare violenza ad una donna si-gnifica fare violenza alla propria ma-dre, perché è lei che dona la vita ededuca la prole. Gli stupri sono dun-que pianificati come una tattica diguerra da persone che conoscono be-ne la comunità locale. La Chiesa cat-tolica si è così trovata in prima lineadi fronte a questa brutalità.Nell’aprile 2017, l’Unione internazio-nale dei superiori generali, con ilsupporto dell’ambasciata britannica,ha formato una quarantina di consa-crati (dei quali alcuni sacerdoti) peraiutare le donne vittime di violenza

derate colpevoli per ciò che è succes-so loro: sono ripudiate dalle comuni-tà e restano abbandonate a sé stes-se». Non ne parlano e vivono questooltraggio al loro corpo e alla loroanima come una colpa. Padre Ber-nard ascolta le donne che, nel segre-to del confessionale, gli raccontanodegli abusi a cui sono state sottopo-ste. «Quando vengono a confessarele aggressioni che hanno subito —racconta — devo spiegare loro chenon ne sono in alcun modo respon-sabili».

Per il religioso è indispensabileadottare un approccio psicosociale.«Non è sufficiente essere empatici epermettere alle vittime di esprimereemozioni e ricordi dolorosi», sostie-ne. «È necessario offrire le risorsemateriali e sociali per il reinserimen-to nella loro comunità. Far sì che lavittima ritrovi un posto e un ruolo,nel rispetto e nella più totale sicurez-za». Padre Bernard ha così promos-so, insieme a un’équipe di laici con-golesi e alle suore dorotee, un per-corso di riscatto per 250 ragazzine infuga dall’orrore. «Sono ex bambinedi strada, vittime di abusi e violenze,orfane o figlie di genitori poverissimio impossibilitate a crescerle», osservail religioso. «Ogni giorno le giovanifrequentano il centro, che fornisceassistenza sociale e psicologica, istru-zione, educazione e formazione pro-fessionale. A lezione insegniamofrancese, matematica, taglio e cucito,cucina. Affianchiamo le ragazze nelpercorso di reintegrazione nella so-cietà, cerchiamo famiglie affidatarieo adottive disposte ad aiutarle, cer-chiamo per quanto possibile di auto-finanziarci attraverso la vendita didolci o vestiti realizzati dalle stesseragazze».

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienzaSua Eccellenza MonsignorDomenico Cornacchia, Ve-scovo di Molfetta-Ruvo-Gio-vinazzo-Terlizzi (Italia).

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pasto-rale della Diocesi di Lashio(Myanmar), presentata daSua Eccellenza MonsignorPhilip Lasap Za Hawng.

Gli succede Sua EccellenzaMonsignor Lucas Jeim-phaung Dau Ze, S.D.B., fino-ra Vescovo Coadiutore dellamedesima Diocesi.

sessuale. A inferire sullegiovanissime vite è anchela miseria in cui versagran parte della popola-zione. A centinaia finisco-no sulla strada, dove su-biscono ogni genere diabuso, perché i loro geni-tori sono malati o vengo-no a mancare o semplice-mente non hanno i mezziper sfamarle.

«Le ragazzine sonodue volte vittime inno-centi — spiega il missio-nario — Dopo essere stateabusate, vengono consi-

«Quando a una persona manca... la poesia, la suaanima zoppica»: con un’aggiunta a braccio al te-sto preparato per la catechesi del mercoledì, PapaFrancesco ha sintetizzato così la “lezione” s e m p reattuale di Davide per i cristiani di ogni tempo.All’udienza generale svoltasi la mattina del 24giugno ancora nella Biblioteca privata del Palazzoapostolico Vaticano, senza la presenza di fedeli acausa della pandemia, il Pontefice ha proseguitoil ciclo di riflessioni sul tema della preghiera ini-ziato il 6 maggio. E commentando il Salmo 18 ha

approfondito la figura dell’umile pastorello dive-nuto re d’Israele.

La tradizione vuole infatti — ha spiegato Fran-cesco — che egli «sia il grande artefice della com-posizione dei salmi», i quali «recano spesso,all’inizio, un riferimento esplicito... ad alcune del-le vicende più o meno nobili della sua vita». Inessa, ha aggiunto il Papa, «c’è un solo filo rosso,che dà unità a tutto ciò che accade: la sua pre-ghiera. Quella è la voce che non si spegne mai.Davide santo, prega; Davide peccatore, prega;Davide perseguitato, prega; Davide persecutore,prega; Davide vittima, prega. Anche Davide car-nefice, prega», ha osservato.

Al termine dell’ultima udienza prima della pau-sa estiva, il Papa ha fatto anche un riferimentoesplicito alle vacanze. «Malgrado tutte le misuredi sicurezza legate alla minaccia del contagio dacoronavirus — ha auspicato salutando i fedeli po-lacchi — sia questo un sereno tempo di riposo, di

godimento della bellezza del creato e di rafforza-mento dei legami con gli uomini e con Dio».

Nel rivolgersi ai gruppi di lingua spagnolaFrancesco ha inoltre ricordato che «ieri un violen-to terremoto ha colpito il sud del Messico, cau-sando alcune vittime, feriti e danni enormi. Pre-ghiamo per tutti loro», ha aggiunto, invocando«l’aiuto di Dio e dei fratelli» per dar loro forza esostegno. Infine il vescovo di Roma ha accennatoall’odierna festa della Natività di San GiovanniBattista. «Impariamo da Colui che fu il precurso-re di Gesù — ha esortato nel saluto agli anziani, aigiovani, ai malati e agli sposi novelli che attraver-so i media hanno seguito l’incontro — la capacitàdi testimoniare con coraggio il Vangelo, al di làdelle differenze, conservando la concordia e l’ami-cizia che fondano la credibilità di qualsiasi an-nuncio di fede».

PAGINA 8

NAY P Y I D AW, 24. Nonostante gli appelli ur-genti per un cessate il fuoco globale lanciatidalle Nazioni Unite per rafforzare gli sforzicontro la pandemia di covid-19, in Myanmarla violenza contro i bambini a causa del con-flitto armato nella parte centrale dello Statodel Rakhine è in forte aumento. Nei primitre mesi del 2020 il numero di bambini uccisio mutilati a causa delle violenze è aumentatodi sei volte rispetto ai tre mesi precedenti.Questo l’allarme lanciato oggi da diverse ongattive sul terreno.

Secondo diverse fonti di monitoraggio —sottolineano le ong — tra gennaio e marzo diquest’anno solo nella zona centrale del Ra-

khine 18 bambini sono stati uccisi e 71 sonorimasti feriti o mutilati, rispetto ai tre bambi-ni uccisi e ai dodici feriti tra ottobre e di-cembre del 2019.

Numeri che fotografano un drammaticoaumento delle violenze in appena tre mesi.Estorsioni, uccisioni e mutilazioni sono i treprincipali abusi di cui sono vittime i bambininel centro del Rakhine. La grave carenza didati sulle violazioni nei confronti dei minoricontinua inoltre a rappresentare una grandesfida in tutto il Myanmar, dove intere aree,tra cui il nord Rakhine e gli Stati Chin alsud, rimangono in gran parte chiuse all’ac-cesso degli osservatori indipendenti.

In queste aree — riferiscono le ong — ilconflitto tra esercito e separatisti è divampa-to alla fine del 2018 e si è intensificato all’ini-zio di quest’anno, nonostante la crisi dellapandemia.

Violenze di cui è la popolazione civile asopportare il peso maggiore, in parte a causadei ripetuti scontri con armi pesanti nellearee popolate.

Anche il rapporto delle Nazioni Unite subambini e conflitti armati, pubblicato lascorsa settimana, conferma «la natura diffusadelle gravi violazioni contro i bambini inMyanmar nel 2019».

Tradotto, per la prima volta in-tegralmente in italiano, il libroReflexiones espirituales sobre lavida apostólica. Nel volume Jor-ge Mario Bergoglio raccoglievanel 1987 articoli scritti nel corsodella propria attività di rettoredel Colegio Máximo e delle

sue Facoltà di filosofia e teolo-gia. Pubblicata da Solferinocon il titolo Cambiamo! l’op era— spiega il direttore di «La Ci-viltà Cattolica» Antonio Spa-daro nella prefazione alla nuo-va edizione — aiuta a compren-dere più profondamente l’inte-

ro pontificato di Francesco allaluce della sua formazione igna-ziana: «Si entra nello sguardodel Pontefice» e se ne «com-prende meglio il modo di giu-dicare e di agire».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 25 giugno 2020

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Russia e Lega arabachiedono il cessate il fuoco in Libia

La violenza domestica aumenta durante la pandemia

Dalla partedelle donne

TRIPOLI, 24. Le parti in conflitto inin Libia dovrebbero cessare imme-diatamente le ostilità. Lo ha dichia-rato il ministro degli Esteri russo,Sergej Lavrov, nel corso di una con-ferenza stampa, secondo quanto rife-rito dall’agenzia di stampa russaSputnik.

«Ho discusso con molti colleghi esono d’accordo sul fatto che non c’èsoluzione militare a questo conflit-to», ha affermato Lavrov dopo i col-loqui con i suoi omologhi di India eCina. «Questo — spiega — è il pila-stro chiave di tutte le risoluzioniadottate dal Consiglio di Sicurezzadelle Nazioni Unite e di tutte le di-chiarazioni adottate in occasione dimolteplici eventi, tra cui la conferen-za di Berlino, tenutasi a gennaio».«Quindi — ha ribadito Lavrov —non vedo altra opzione, a parte uncessato il fuoco immediato e la riso-luzione di tutti gli altri problemi at-traverso negoziati» basati sui risulta-ti raggiunti alla «conferenza di Ber-lino».

Sulla stessa linea anche i ministridegli Esteri della Lega araba, chechiedono un cessate il fuoco imme-diato in Libia e il riavvio rapido deinegoziati. L’organizzazione araba —riunita, ieri, in una videoconferenzastraordinaria su richiesta dall’Egittoper esaminare gli ultimi sviluppi del-la crisi — ha posto l’accento sullaprosecuzione «dei colloqui nell’am-bito del comitato militare 5+5 sottol’egida dell’Onu», chiedendo al tem-po stesso «l’attuazione dei percorsipolitici ed economici del processo diBerlino, aprendo la strada a elezioniche possano consentire a tutti i libicidi eleggere liberamente i loro rap-p re s e n t a n t i » .

«L’opzione militare non porteràpace nè stabilità in terra libica» haribadito il segretario generale della

Lega araba, Ahmed Aboul-Gheit,durante la riunione d’emergenza deiministri degli Esteri dell’o rg a n i z z a -zione dedicata alla Libia, alla qualenon ha partecipato il Governo di ac-cordo nazionale (Gna) di Tripoli. Ilministro degli Esteri del Gna,Mohammed Siala, aveva annunciatoche la riunione «accentuerebbe laspaccatura» tra i governi arabi sullacrisi libica.

«L’unica via — ha affermatoAboul-Gheit — è la soluzione politi-ca», sottolineando che Lega Arabaha cercato di porre fine ai combatti-menti sin dall’aprile del 2019, quan-do il generale Khalifa Haftar ha lan-ciato la sua offensiva puntando allaconquista di Tripoli. Aboul-Gheitdopo aver ricordato «l’attaccamen-to» della propria istituzione «alla so-vranità, indipendenza, integrità eunità territoriale della Libia», ha poichiesto «la cessazione dei combatti-menti», in particolare a Sirte», peraiutare le parti libiche tornare al ta-volo dei negoziati. A tal fine, ha av-vertito, è fondamentale «l’espulsionedi tutte le milizie e combattenti stra-nieri che agiscono fuori dal controllodello Stato», manifestando anchepreoccupazione per «l’internaziona-lizzazione del conflitto libico» e perle «continue violazioni dell’e m b a rg osulle armi».Manifestazioni di protesta a Tripoli contro le violenze del conflitto (Afp)

di ANNA LISA ANTONUCCI

«G li uomini e i ragazziche usano violenza suuna donna non sono

uomini» e coloro che chiudono gliocchi di fronte agli abusi sulledonne vanno considerati «compli-ci». È quanto ha dichiarato il vicesegretario generale delle NazioniUnite, Amina Mohammed, denun-ciando in tempi di pandemia unaumento della violenza domestica alivello mondiale.

Il confinamento, hanno più volteavvertito le Nazioni Unite, esaspe-ra le tensioni e lo stress causatodalla paura del virus, dai problemisanitari e dalla mancanza di dena-ro. Inoltre rinforza l’isolamentodelle donne che vivono con unpartner violento perché il lockdo-wn le ha costrette alla lontananzadalle persone amiche o dai familia-ri che le potrebbero aiutare. Dun-que la pandemia è stata l’ambienteideale, dietro le porte chiuse delleabitazioni, per lasciare mano liberaai comportamenti violenti e domi-natori. Per questo da AminaMohammed è arrivato l’accoratoappello rivolto a tutti, ma soprat-tutto agli uomini e ai ragazzi, diporre fine alla violenza sulle donnee di impegnarsi a rimanere al fian-co e difendere le madri, le sorelle,le figlie e le compagne. «In tutto ilmondo — ha sottolineato — la vio-lenza nei confronti delle donne,compresa quella sessuale, è esplosae numerosi casi hanno suscitatol’indignazione generale». «Eppure— ha aggiunto la rappresentanteOnu — alcuni continuano a cercaredi giocare il gioco più antico delmondo, quello di attribuire la col-pa alla pandemia da covid-19, allostress sociale ed economico, all’in-certezza. E anche, scandalosamen-te, ad incolpare la vittima, la don-na o peggio la ragazza. Si attribui-sce la colpa della violenza a qual-siasi cosa, tranne che all’a g g re s s o -

re». «Siamo chiari — dice il vice se-gretario generale Onu — la violenzasessuale, ogni forma di violenza èsemplicemente violenza. Non ci so-no scuse che tengano, non c’è alcu-na giustificazione e dunque si deveavere tolleranza zero contro questofenomeno. Tutti dobbiamo reagiree condannarlo».

La rappresentante Onu, che èmadre di quattro figlie, ha raccon-tato che sono stati i suoi figli adesortarla a prendere posizione sultema... «Mi hanno detto: si trattadi un problema estremamente gra-ve, presente in tutti i social media.Devi fare qualcosa. La gente ascol-terà». «Quando ho chiesto loroche cosa girava sui social — p ro s e -gue — mi hanno detto che alcunisostengono che la violenza non ègiusta, ma altri dicono miseramen-te che le donne la chiedono!».

Per questo Mohammed ha volu-to lanciare un messaggio: «i ragaz-zi e gli uomini che commettonoviolenza su una donna sono deboli,si vergognano, sono i classici co-dardi». Ma tutti quelli che di fron-te ad una donna vittima di abusi«chiudono gli occhi o fanno fintadi non sentire, o sostengono che sitratta di una questione privata —rinforza Mohammed — sappiateche siete complici della violenza».La rappresentante Onu, infine,esorta: «prendetevi la responsabili-tà, parlate. State dalla parte didonne e ragazze. Sosteniamo la ri-chiesta del segretario generaledell’Onu, António Guterres, di pa-ce ovunque, nelle zone di guerra enelle case. Uniamoci alle vittimedella violenza, compreso lo stupro.Ascoltiamo le loro storie, cerchia-mo di stare dalla parte della vitti-ma». E, infine, agli uomini ricorda:«senza una donna e i suoi novemesi di gravidanza, non sareste do-ve siete ora. Insieme dichiariamocon una sola voce: io sono #co-nLei».

Ucciso un casco blunella Repubblica

D emocraticadel Congo

KINSHASA, 24. Un casco blu indone-siano è stato ucciso e un altro feritonei giorni scorsi nella parte orientaledella Repubblica Democratica delCongo in un attacco, attribuito algruppo armato delle Forze democra-tiche alleate (Adf), contro una pattu-glia della missione Monusco. Lo ri-feriscono fonti della Nazioni Unite.

La pattuglia di peacekeeper è sta-ta presa d’assalto nella notte nellaprovincia del Nord Kivu, a circa 20chilometri da Beni, vicino all’Ugan-da. La vittima stava partecipando al-la costruzione di un ponte nell’a re adi Hululu. Da quando nel 1999 èstata avviata la Monusco centinaiadi caschi blu hanno perso la vita.L’Adf è anche accusato di aver mas-sacrato più di 500 civili da novembre2019 in risposta alle operazionidell’esercito congolese contro le lorobasi nella foresta intorno a Beni.

Ai colloqui sul disarmo nucleare

Gli Usa insistono sulla presenza della Cina

La conferenza stampa del team di negoziatori Usa a Vienna (Afp)

Mattarella e il cardinale Bassetti ricordano il sindaco Crestini

Un uomo nobile

Salgono i contagi in PortogalloNuove misure restrittive nell’area di Lisbona

Verso la ripresadel dialogosul Kosovo

BELGRAD O, 24. Il dialogo sul Ko-sovo fra Belgrado e Pristina, inter-rotto da oltre un anno, riprenderàin tempi brevi, probabilmente giàin luglio. Lo hanno detto il presi-dente serbo Aleksandar Vucic el’inviato Ue Miroslav Lajcak al ter-mine di un colloquio ieri a Belgra-do. Vucic si è mostrato molto sod-disfatto dell’incontro con il diplo-matico slovacco, ex ministro degliesteri del suo Paese e grande cono-scitore dei Balcani.

LISBONA, 24. Torna la paura conta-gi in Portogallo per un improvvisoe ovviamente imprevisto aumentodei nuovi casi di covid-19. Secondoi dati comunicati nei giorni scorsi, inuovi casi sono stati 259, la mag-gior parte dei quali nell’area dellacapitale Lisbona e della vicina Valedo Tejo. In risposta all’aumentodei casi è stato quindi deciso, perl’area di Lisbona — che comprendela capitale ma anche alcune zonecircostanti — di introdurre nuova-mente limitazioni che erano statetolte in seguito alla diminuzione

dei nuovi casi. Nel pomeriggio ilprimo ministro Antonio Costa haspiegato che le nuove restrizioni sa-ranno in vigore dal 23 giugno e cheprevedono, tra le altre cose, il limitedi 10 persone per gli assembramenti(dopo che era stato alzato fino a20), il divieto di consumare alcoliciin luoghi pubblici e la chiusura ditutti i negozi alle 20 (dovrannochiudere anche i bar, mentre potran-no restare aperti i ristoranti).

Costa ha anche annunciato unamaggior presenza della polizianell’area di Lisbona, e multe per chi

violerà le restrizioni. Il primo mini-stro ha detto però di non voler perora prendere in considerazione nes-sun tipo di isolamento dell’area diLisbona dal resto del paese, comeinvece suggerito da alcuni sindacinei giorni scorsi. Misure straordina-rie sono allo studio anche per l’a re aurbana di Porto.

Nel frattempo, domenica la Spa-gna, uno dei paesi più colpiti dallapandemia, ha riaperto i suoi confinicon gli altri paesi dell’Unione euro-pea, tranne che con il Portogallo.

VIENNA, 24. Gli Stati Uniti insisto-no affinchè la Cina prenda parte ainegoziati sul disarmo nucleare aVienna, dove sono in corso i collo-qui per un'estensione del trattatoNew Start, che limita il numero ditestate nucleari strategiche di Wa-shington e di Mosca.

Il trattato New Start scade il 5febbraio del 2021. In più di un’o c-casione, i dirigenti statunitensi han-no dichiarato che gli accordi bilate-rali con Mosca sugli armamenti so-no ormai superati, auspicando cheanche Pechino venga inclusa neinegoziati. «La Cina ha l’obbligo dinegoziare in buona fede con noi econ i russi», ha detto ai giornalistia Vienna l’inviato statunitense,Marshall Billingslea.

«Non possiamo forzare o persua-dere nessuno a partecipare a questicolloqui: qualsiasi decisione di talenatura e portata deve essere presadal Paese interessato in modo auto-nomo, dopo un’adeguata analisi euna profonda considerazione di tut-ti i pro e i contro», ha subito rispo-sto il vice ministro degli Esteri rus-so, Serghei Ryabkov, citatodall’agenzia di stampa Interfax.

I funzionari di Pechino hanno af-fermato che si uniranno ai negoziatisolo quando gli Stati Uniti e laRussia ridurranno i loro armamentinucleari, da 6.000 testate a circa300. Gli Stati Uniti e la Russia, in-fatti, posseggono circa il 91 per cen-to delle testate nucleari del mondo,secondo quanto reso noto dalla Fe-

derazione degli scienziati americani.Sono 3.800 quelle presenti nell'arse-nale statunitense, 4.310 le russe. Inbase alle ultime rilevazioni, la Cina,invece, dovrebbe detenere tra le 290e le 320 testate. Il trattato New

Start — l’unico accordo tra StatiUniti e Russia ancora in vigore perla riduzione degli arsenali nuclearistrategici — limita a 800 i vettoriper il lancio di missili strategici e a1.500 le testate nucleari dislocabili.

ROMA, 24. «Vi è una responsabilitàindividuale che si inserisce in quel-la collettiva; una responsabilità chenella sua funzione di sindaco, Cre-stini ha sempre avvertito e pratica-to. Per questo gli siamo ricono-scenti con grande intensità e nondimenticabile ricordo». Così il pre-sidente della Repubblica italianaSergio Mattarella ha ricordato ieriil sindaco di Rocca di Papa Ema-nuele Crestini morto un anno fa.Mattarella ha partecipato a unevento di commemorazione orga-nizzato dalla cooperativa Auxiliumnel centro di accoglienza MondoMigliore a Rocca di Papa, alla pre-senza del cardinale Gualtiero Bas-setti, presidente della Conferenzaepiscopale italiana (Cei).

Nel ricordo del cardinale Basset-ti, Crestini è stato «un uomo delleistituzioni, un rappresentante delpopolo, un laico, che nell’e s e rc i z i o

delle sue funzioni ha saputo mo-strare all’Italia intera che cosa si-gnifica servire il proprio Paese consenso di lealtà, di sacrificio totale e di amore verso l’altro. Lealtà, sa-crificio e amore: tre parole che nonsi riferiscono a bandiere consuntedel passato ma a valori e virtù cherappresentano, oggi più di ieri, ilcuore pulsante del nostro stare in-sieme, della nostra comunità».

Crestini è morto il 20 giugno2019 in seguito alle ustioni riporta-te in un incendio divampato nei lo-cali del Comune di Rocca di Papa.Il sindaco abbandonò il Municipiosolo dopo essersi assicurato chetutti fossero in salvo. Crestini è sta-to particolarmente legato a Mondomigliore fin dall’inizio del suomandato che coincise proprio conla riapertura della struttura comecentro accoglienza per persone mi-granti.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 25 giugno 2020 pagina 3

A causa delle conseguenze del covid-19 in Asia meridionale

Futuro a rischioper 600 milioni di bambini

Tra manifestanti e polizia nel corso di un comizio del presidente Trump

Disordini a PhoenixSi allenta

la tensioneal confine contesotra Cina e India

PE C H I N O, 24. Cina e India han-no concordato di adottare le mi-sure idonee per allentare le ten-sioni lungo il confine himalayanodella Valle di Galwan, dove neigiorni scorsi scontri tra gli eserci-ti dei due Paesi hanno provocatola morte di venti soldati indiani.Si è trattato del più grave inci-dente nella zona di confine con-tesa da 45 anni.

Pechino e New Delhi (che nel1962 hanno combattuto una bre-ve, ma sanguinosa guerra) han-no raggiunto un accordo per«mantenere il dialogo e promuo-vere la pace e la calmanell’area», ha detto il portavocedel ministero degli Esteri cinese,Zhao Lijian, definendo false no-tizie le stime delle autorità india-ne sulla possibile perdita di al-meno quaranta soldati cinesi ne-gli scontri.

I colloqui per giungere all’in-tesa, hanno indicato fonti india-ne, sono durati oltre 11 ore, aconferma della volontà delle partidi risolvere le differenze e di al-lentare le tensioni attraverso ildialogo e le consultazioni.

Il faccia a faccia, rilevano lestesse fonti di New Delhi, si èsvolto nella parte cinese della Li-ne of Actual Control (Lac), la li-nea di demarcazione tra i duePaesi, in un «clima cordiale, po-sitivo e construttivo», utile a por-re fine, almeno per il momento, aun contenzioso molto pericoloso.

Il contenzioso tra le due su-per-potenze asiatiche al confinehimalayano dura da decenni.Una disputa (risalente al periodocoloniale) che riguarda alcunevalli e cime himalayane tra i3.500 e i 6.000 metri di altezza,difficilmente raggiungibili e pocosfruttabili, dal valore economicopressoché nullo, ma che impegnaintere divisioni militari e ingentirisorse finanziarie.

BA N G KO K , 24. Il virus covid-19 stadistruggendo decenni di progressi inambito sanitario, scolastico e in altrisettori per i bambini in Asia meri-dionale. Lo ha reso noto l’Unicef inun rapporto.

Dato che la pandemia si sta rapi-damente diffondendo nella regionein cui vive un quarto della popola-zione mondiale, il rapporto “LivesUp ended” descrive le disastroseconseguenze, nell’immediato e piùnel lungo periodo, che il virus e lemisure per fermarlo stanno avendosu 600 milioni di bambini e sui ser-vizi da cui dipendono. «Gli effettinascosti della pandemia in Asia delsud, compreso il lockdown e altremisure, stanno danneggiando i bam-

bini in diversi modi e potrebberodistruggere le speranze e il futuro diuna generazione intera», ha dichia-rato Jean Gough, direttore regionaledell’Unicef per l’Asia del Sud.

Secondo il rapporto, vaccinazioni,nutrizione e altri servizi sanitari es-senziali sono stati gravemente dan-neggiati, minacciando potenzial-mente le vite di bambini e di madri.L’insicurezza alimentare è in cresci-ta: un’indagine dell’Unicef nello SriLanka ha certificato che oltre il 30per cento delle famiglie ha ridotto ilconsumo di cibo, mentre in Bangla-desh alcune tra le famiglie più po-vere non possono permettersi trepasti al giorno.

Con le scuole chiuse, più di 430milioni di bambini hanno dovuto ri-correre all'apprendimento da remo-to, che ha solo parzialmente colma-to il gap. Molte famiglie, soprattut-to nelle aree rurali, non hanno elet-tricità, per non parlare dell'accessoad internet. È preoccupante la situa-zione degli studenti più svantaggiatiche potrebbero aggiungersi ai circa32 milioni di bambini che eranofuori dalle scuole prima del covid-19. Le linee telefoniche di sostegnostanno riportando una crescita dichiamate da parte di minori che su-biscono violenza e abusi durante ilconfinamento a casa. Molti bambinistanno combattendo con la depres-

sione, alcuni tentano anche il suici-dio. Il rapporto mostra anche che lecampagne di vaccinazione salvavitacontro morbillo, polio e altre malat-tie devono riprendere, così come leattività di sostegno per i circa 7,7milioni di bambini che soffrono dimalnutrizione acuta grave.

Le scuole dovrebbero riaprire ilprima possibile fornendo adeguateprecauzioni per lavarsi le mani e al-tre misure per il distanziamento so-ciale. Negli ultimi anni, livelli increscita di prosperità hanno prodot-to significativi progressi nella salute,nell'istruzione e in altri ambiti per ibambini dell'Asia del Sud. Migliora-menti nella mortalità materno-infan-tile sono stati accompagnati da uncalo del numero di bambini che nonandavano a scuola e di matrimoniprecoci. Ma la crisi economica inne-scata dal covid-19 sta colpendo du-ramente le famiglie in tutta la regio-ne. Le numerose perdite di lavoro ei tagli ai salari sono coincise con laperdita delle rimesse dei lavoratoristranieri e del turismo.

Le proiezioni dell'Unicef eviden-ziano come nei prossimi 6 mesi 120milioni di bambini in più possanocadere in indigenza e insicurezzaalimentare, aggiungendosi a circa240 milioni di bambini già classifi-cati come in povertà.

Contro la Corea del Sud

Kim sospende i pianidi azione militare

WASHINGTON, 24. Tafferugli tra polizia e centinaia dimanifestanti si sono verificati ieri a Phoenix, in Arizo-na, davanti alla Dream City Church, il luogo in cui ilpresidente Donald Trump ha tenuto un discorso allapresenza di circa tremila persone. Per contenere le pro-teste e disperdere la folla gli agenti hanno usato granatestordenti. Durante il comizio Trump ha detto che «se anovembre Joe Biden vincerà le presidenziali americane,questo Paese sarà un disastro», accusando i democratici«di voler paralizzare il Paese per la pandemia per dan-neggiare l’economia e vincere le elezioni».

Dal canto suo, il candidato democratico ha vinto ierile primarie nello stato del Kentucky, Virginia e NewYork. Al fianco di Biden si è schierato l’ex presidenteUsa Barack Obama, che ha definito Trump «incompe-tente, disorganizzato e meschino». Intanto, esplode unnuovo confronto durissimo tra Twitter e Trump. Il so-cial network ha coperto un messaggio di Trump avver-tendo che il messaggio «ha violato le regole sui com-portamenti offensivi». Nonostante l'avvertimento, Twit-ter non impedirà a chi vorrà farlo di aprirlo.

Forte sismacolpisce

il Messicomeridionale

CITTÀ DEL ME S S I C O, 24. È di al-meno sei morti e decine di edificidanneggiati l’ultimo bilancio delterremoto di magnitudo 7.5 che ie-ri ha colpito il sud del Messico. Ilbilancio, confermato dal governa-tore di Oaxaca, Alejandro Murat,parla anche di quattro feriti. Trale vittime ci sarebbero due perso-ne colpite da una frana mentreerano in auto a Huatulco: una èmorta, mentre l’altra è rimasta fe-rita, ha detto Murat a Foro Tv. Ilgovernatore ha parlato anche dinotizie secondo cui ci sarebberouna quindicina di persone intrap-polate sotto un edificio crollato aSanta Maria Zaniza. Intanto è sta-ta revocata l’allerta tsunami cheera stata inizialmente diffusa dopola forte scossa.

A Oaxaca sono vari i palazzidanneggiati: circa 500 case, quat-tro ospedali e 15 centri sanitari,quattro scuole e 51 monumenti. Èstata ripristinata quasi dappertuttola fornitura di elettricità dopo ilt e r re m o t o .

Il sisma si è verificato al largodella costa, con epicentro a 23 chi-lometri a sud di Crucecita a unaprofondità di 5 chilometri. Il ser-vizio sismologico nazionale ha se-gnalato 147 scosse di assestamentoin un’ora, la più forte di magnitu-do 4.6.

Raidaerei israeliani

sulla Siria

DA M A S C O, 24. Sono almeno 7 le persone uccisein alcune operazioni militari nelle zone meridio-nali ed orientali in Siria attribuite ad Israele. Inun primo momento ne hanno parlato fonti mili-tari dell’esercito siriano, riferendo di attacchinella regione di Sweida, e successivamente ne hadato notizia l’Osservatorio siriano per i dirittiumani (voce dell’opposizione in esilio a Lon-dra), aggiungendo informazioni di diversi raidaerei avvenuti nella provincia di Deir Ezzor, chehanno causato la distruzione di un centro milita-re appartenente a milizie filo-iraniane e la mortedi 5 membri di tali gruppi. L’agenzia ufficiale si-riana Sana ha confermato le operazioni parlandodi «un’aggressione con missili contro diversi sitimilitari» nelle province di Deir Ezzor e Sweida,nel sud del Paese arabo. La Sana ha inoltre con-fermato l’uccisione di due soldati siriani e il feri-mento di altri quattro, oltre a danni materiali.L’Osservatorio ha inoltre riferito di raid anchenella provincia di Hama. Nessun commento daparte di Israele.

Lam difende la nuova legge cinesesulla sicurezza a Hong Kong

Secondo l’Onu minaccia la soluzione dei due stati

Guterres criticail piano di annessioni del governo Netanyahu

TEL AV I V, 24. Il segretario generaledell’Onu António Guterres è interve-nuto oggi sulla controversa questionedel piano di annessione unilaterale diTerritori palestinesi da parte del gover-no Netanyahu. Guterres ha chiesto aIsraele di rinunciare ai suoi disegni,denunciandone «la gravissima violazio-ne della legge internazionale». Secon-do i media israeliani, per Guterres«l’annessione sarebbe devastante» peruna ripresa dei negoziati e per la solu-zione dei due stati. «Faccio appello adIsraele perché abbandoni i suoi pianidi annessione» ha detto, spiegando che«la mossa minaccia gli sforzi per farprogredire la pace regionale». Ieri, in-tanto, un palestinese è stato ucciso damilitari israeliani a un posto di blocconell’area di Gerusalemme est. Secondoi militari, l’uomo avrebbe cercato ditravolgerli con l’auto.

Famiglia in bicicletta accanto alla barriera della zona demilitarizzata tra le due Coree (Afp)

PY O N G YA N G , 24. La Corea del Nordha sospeso i piani di azione militarecontro la Corea del Sud. La decisio-ne è arrivata nel corso di una riunio-ne della Commissione militare cen-trale presieduta dal leader, KimJong-un, hanno riferito i media sta-tali nordcoreani citati dall’agenzia distampa di Seoul Yonhap.

La decisione non era attesa, per-ché si riteneva che la riunione dellaCommissione militare avrebbe datoluce verde all’azione che i vertici mi-litari di Pyongyang avevano minac-ciato di sferrare contro la Corea delSud, in risposta al lancio nei giorniscorsi di volantini anti-regime lungoil confine. Ma — si apprendedall’agenzia di stampa nordcoreanaKcna — Kim ha preso la decisionedi congelare, per il momento, i pianimilitari, rinviando ulteriori decisioniad una futura riunione, per la qualenon è stata fissata una data.

La sospensione getta acqua sulfuoco in un momento molto delicatodelle già difficili relazioni diplomati-che tra Pyongyang e Seoul. Tensioniculminate nei giorni scorsi con la di-struzione da parte del Nord dell’uffi-cio di collegamento intercoreano diKaesong, nella zona smilitarizzata alconfine, simbolo del riavvicinamentotra i due Paesi, ancora formalmentein stato di guerra nonostante un ar-mistizio firmato nel 1954.

Controlli dei militari israeliani nel villaggio di Yatta vicino Hebron (Afp)

Allarmanteil numero

dei nuovi contagiin Texas

WASHINGTON, 24. «Allarmante».Così si è espresso Anthony Fauci,nella sua testimonianza di ieri allaCamera dei Rappresentanti Usa,intervenendo sull’aumento di casidi coronavirus negli Stati Uniti,dove — secondo la Johns HopkinsUniversity (Jhu) — si registano ol-tre 2,3 milioni di contagiati e piùdi 121.000 morti. Stando al diret-tore del National Institute of Al-lergy and Infectious Diseases, sen-za la capacità di individuare com-pletamente i contagi, isolare lepersone che hanno contratto l’in-fezione e tracciare i loro contatti,«la situazione continuerà a peg-giorare». Secondo i dati della Jhu,riportati dalla Cnn, ieri negli Usasi sono registrati almeno 36.151nuovi casi e altri 831 decessi.

La situazione è particolarmentecritica nel Texas, dove nelle ultime24 ore si è registrato un picco dioltre cinquemila nuovi casi di con-tagio, facendo dello stato Usa unnuovo epicentro insieme alla Flo-rida e alla California. Il governa-tore Greg Abbott, repubblicano,ha invitato tutti i cittadini a starea casa. «Non c'è alcuna ragione inquesta fase a uscire di casa senzanecessità reale» ha detto Abbottfinora restio all'idea di un altrolo ckdown.

HONG KONG, 24. «La legislazionesulla sicurezza nazionale a HongKong è fondamentale per ripristi-nare l’ordine costituzionale, mante-nere la stabilità e sostenere la fidu-cia del mondo imprenditoriale edei residenti nella Regione ammi-nistrativa speciale cinese». Lo hadetto ieri il capo esecutivo diHong Kong, Carrie Lam, sottoli-neando l’importanza di «ristabilirel’ordine e di ricostruire la fiducia»nel Paese, segnato dai disordini edall’epidemia di covid-19.

Queste dichiarazioni sono arri-vate mentre la Cina procede spedi-ta verso il via libera alla contestatalegge, ancora al vaglio del comita-to centrale del Patito comunista,ma ormai in dirittura di arrivo.

Per Pechino si tratta di un passonecessario per mettere fine ai di-sordini, sradicare le proteste anti-governative e ripristinare la stabili-

tà nell'ex colonia britannica. Leopposizioni temono invece che lanormativa possa minare l’indip en-denza legislativa e giudiziaria e lalibertà di parola concesse da Pe-chino fino al 2047. Prerogativequeste garantite dall’accordo “unpaese, due sistemi” sancito nel1997, quando la Gran Bretagna re-stituì il territorio alla Cina.

Pechino, afferma una dichiara-zione attribuita alla Commissioneaffari legislativi, istituirà a HongKong un’agenzia incaricata di«sorvegliare, guidare, coordinare esostenere» il mantenimento dellas i c u re z z a .

E se le leggi locali saranno inconflitto con le disposizioni dellafutura legislazione per la sicurezza,quest’ultima avrà la precedenza, eil potere di interpretazione spette-rà a Pechino.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 25 giugno 2020

Un racconto inedito di Ernest Hemingway

La ricercaè felicità

di GABRIELE NICOLÒ

Non poteva essere piùautobiografico il rac-conto inedito di Erne-st Hemingway P u rs u eas Happiness (“La ri-

cerca come felicità”) visto che ilnarratore si chiama Ernest Hemin-gway. Il racconto, anticipato in que-sti giorni dal «New Yorker», proba-bilmente una versione finora scono-sciuta del celebre Il vecchio e il mare(1952), è tornato alla luce negli ar-chivi della John F. Kennedy andMuseum di Boston, che custodiscela più grande collezione di autogra-fi dedicata dello scrittore statuni-tense. Il narratore descrive una bat-tuta di pesca, o meglio un’agguerri-ta e accanita caccia al «più grandedannato marlin che abbia mai nuo-tato nell’oceano». Una caccia chevedrà gli squali (cui il marlin asso-miglia nella forma e nella misura)come vincitori.

Il testo è stato rinvenuto dal ni-pote dello scrittore, Sean, mentrestava compiendo una ricerca tra lecarte del nonno. Il racconto, allega-to a Il vecchio e il mare, andrà a for-mare il volume che sarà pubblicatonegli Stati Uniti entro la finedell’anno dall’editore Scribner, conun’edizione critica a cura di StaceyChandler. «Sinceramente non capi-sco il motivo per cui finora questoracconto abbia ricevuto così pocaattenzione tra chi ha esaminato in

Intanto il narratore ha comincia-to a scrivere la sua storia. La suagiornata è divisa in due, nel segnodi un felice intreccio: scrive e pesca,pesca e scrive. È contento di questasorta di routine, ma dentro di sé av-verte un senso di vuoto perché stillthe big fish had not come, «il pescegrande non è ancora venuto». Mail fatidico giorno alla fine si palesò.Era un giorno pieno di sole e l’ac-qua del mare era così trasparenteche si potevano vedere sul fondalebranchi di pesci andare avanti e in-dietro. Intanto si era aggiunto unaltro compagno di viaggio, Carlos.A un certo punto fa la sua appari-zione un grande marlin, che si ad-dice perfettamente al tipo di predafervidamente bramata. Tirare su ilpesce fu un’impresa. Carlos, decisi-vo il suo contributo, è felicedell’esito di tale impresa, ma la suaschiena, a causa dello sforzo soste-nuto, è ora a pezzi. I tre, resi bal-danzosi dal successo appena conse-guito, tenteranno altre battute dicaccia in grande stile, ma queste siriveleranno vane. Dopo una strenuabattaglia, il narratore, Josie e Carlosdovranno soccombere a un marlinche è riuscito a scappare alla cattu-ra. «Tutta la mia vita trae senso dal-la pesca» dice Carlos che un pescecosì grande non lo aveva mai vistoprima. Poi esclama sconsolato: «Horovinato la vostra vita e la mia».Non produce frutti il tentativo delnarratore di recargli conforto. Seb-

La lezione de «Il vecchio e il mare»

Quando la sconfittaè una vittoria

L’impresa di Santiago a cacciadi un marlin resta ignorata o comunquefraintesa da chi non sa distinguereun pescecane da uno squaloCionondimeno la sua impresa è eroica

quanto fosse grande. Non si potevadire che fosse spaventoso. Ma è sta-to fantastico. Lo abbiamo visto —racconta Ernest con brividi di emo-zione — lento e silenzioso e quasiimmobile in acqua con le sue gran-di pinne pettorali come due lunghelame di falce viola. Poi ha visto labarca e la lenza, e quindi ho comin-ciato a saltare sulle onde versonord-ovest con l’acqua che sgorgavada lui ad ogni salto che faceva».

La battuta di caccia si svolge allargo delle coste di Cuba. Compa-gno di viaggio è Josie: entrambi so-no pescatori «ambiziosi». Non siaccontenterebbero di pescare unmarlin di piccola o media grandez-za. La pesca da principio si rivelaassai fruttuosa: vengono tirati suquarantaquattro marlin, ma sonotutti molti piccoli. Quelli grandi,quelli che loro cercano con malcela-ta avidità, non sono stati ancora av-vistati. Il narratore e Josie possonocontare su una vasta clientela, desi-derosa di acquistare la “m e rc e ”.Quando compare un poliziotto tracoloro che vogliono un marlin daloro pescato, Josie nei suoi riguardiè brusco: «Questo marlin te lo ven-do e segno il tuo nome sul libro dibordo, ma poi va all’inferno — diceJosie — Per i miei gusti, in vita miaho già incontrato troppi poliziotti.Prendi dunque il pesce e va via».Ma Josie, in fondo, ha un animobuono e sensibile —«Mi piacerebbetanto — confessa al narratore cheesorta a mettere sulla carta la storiache stanno vivendo — prendere ilmarlin più grande che ci sia per poidividerlo a beneficio dei poveri. Sa-rebbe proprio una gran cosa!». In-somma Hemingway con il perso-naggio di Josie fa un gioco d’equili-brio: non fa in tempo a prenderselacon il poliziotto, peraltro colpevoledi nulla, che già il suo pensiero sirivolge ai poveri con un sentimentodi sincera solidarietà.

bene non figuri come protagonista,ma come “spalla”, Carlos svolge unruolo molto significativo nell’econo-mia del racconto: in lui, infatti, siesprime compiutamente il senso diuna sfida che, a sua volta, si spec-chia nell’identità tra la pesca e lavita. La prima sentita come unasorta di missione, la seconda conce-pita come un dono da valorizzare

passato le carte di miononno» ha affermatoSean, che ha quindi sot-tolineato come esso rap-presenti «una gemma»tra il materiale inedito.Probabilmente è duranteil 1933 che Hemingwayha vissuto questa espe-rienza autobiografica dipesca grossa, consideran-do che il 1933 è l’annoindicato nel racconto.Ma in merito alla data dicomposizione non c’ècertezza perché probabil-mente il premio Nobelaggiunse nel corso deglianni elementi immaginariper rendere il raccontoancor più vivace e accat-tivante.

Con una prosa secca,puntuale, per certi versigiornalistica — caratteri-stica questa propria dellanarrativa di Hemingway— il narratore sviluppa lacronaca della battuta dicaccia. «Quando l’abbia-mo visto, abbiamo capito

«Uomini di poca fede» di Nickolas Butler

Come rispondere alla grande domanda della vita?

Quando la dimensione religiosapervade la quotidianità nasconointerrogativi sul senso dell’esistenzaE ciascuno a suo modocerca di dare una risposta

suggerirci: la fede estremistica; lanon fede per definizione; la non fe-de a causa di una sofferenza; e c’èla fede che sente il mistero oltre lecose.

Butler scrive il suo romanzo rifa-cendosi a un fatto di cronaca: unabambina che nel 2008 nel Wiscon-sin morì perché, invece di curare ilsuo diabete, i genitori preferironoaffidarsi alla preghiera. Ma non èpropriamente questo il contributopiù convincente che Butler offre allettore. Le estremizzazioni dei suoipersonaggi, la ricerca spirituale delprotagonista, la natura e l’a m o reper il creato che sembrano un con-traltare cosmico al senso di fami-glia e di comunità (a volte malato,come quello del pastore Steven)che contraddistinguono i paesi del-la Bible Belt, questi sono gli ele-menti che rendono Uomini di pocafede un romanzo di spessore, nelquale rintracciare i molti volti con iquali gli uomini e le donne del no-stro tempo si pongono davanti allaGrande Domanda della vita.

Spencer Tracynei panni di Santiagonell’omonimo film ispirato al librodi Ernest Hemingway (1958)

Il poeta statunitense Walt Whitman

Un viso non belloquello di Josie, il pescatoreprotagonista della storiaA parte gli occhi«leggermente più bludell’acqua del Mediterraneonei giorni più brillantie più chiari»

proprio attraverso l’espletamento ditale missione. E l’elogio del mare ètessuto attraverso il ricamo che ilnarratore fa del viso di Josie: a faceformed at sea, «un viso plasmato acontatto con il mare», in simbiosicon esso. Questo fatto rappresenta-va un valore aggiunto perché il visodi Josie non era stato “scolpito perun successo veloce e superficiale”(sculptured for a quick and facile suc-cess). Al contrario, le sue fattezze sierano venute via via formando eprecisando attraverso le imprese ele traversie da sempre legate alla viadi mare, alle quali si riesce a so-pravvivere solo se si ha, oltre cheun grande cuore, «un’intelligenzalucida e rigorosa». Un viso nonbello, quello di Josie, a parte gli oc-chi, «leggermente più blu dell’ac-qua del Mediterraneo nei giorni piùbrillanti e più chiari».

di LEONARD O GUZZO

Alla fine de Il vecchio e il mare, ErnestHemingway fa calare il sipario suuna curiosa metafora. Il protagoni-sta, il vecchio Santiago, ha già tra-scorso ottantaquattro giorni di cac-

cia vana in mare; ha già pescato, nell’ottantacin-quesimo giorno, la sua preda favolosa, un mar-lin lungo quanto la sua barca, lo ha già perso –tranne la testa, la coda e la spina dorsale — inuna lotta fiera e vana con gli squali. Ora la liscaenorme scivola nelle acque di scolo di un localeall’aperto e torna al mare. Una donna, una turi-sta, chiede al cameriere di cosa si tratti. “Ti b u -ro n ”, “Squalo”, fa il cameriere, cercando di spie-gare cosa abbia ridotto la lisca in quello stato. Ela donna di rimando: «Non sapevo che i pesce-cani avessero la coda così bella».

Alla fine della storia il vecchio Santiago subi-sce una doppia beffa. Cattura un prodigio chenon riesce a trattenere; trova al largo, più al lar-go di tutti, la ricompensa del suo coraggio manon può strapparla alla sorte, salvarla dalle insi-die del mare per la stessa ragione che si è spintotroppo al largo. A questo si aggiunge che la sua

impresa resta ignota ai più, fraintesa e miscono-sciuta da chi non sa distinguere un pescespadada uno squalo.

Eppure dalle pagine di Hemingway il vecchioSantiago emerge come un vincitore. La sua av-ventura solitaria gli insegna, una volta per tutte,

comporta. Non c’è più nessuna traccia del naday pues nada y pues nada, il nichilismo del rac-conto Un posto pulito, illuminato bene, l’appro dodisperato (e parziale) dello scrittore di fronteall’incoerenza e all’apparente inconsistenza delvivere, alla vanità dello slancio che della vita è,per Hemingway, il segno più profondo.

La tensione epica del nuovo, maturo messag-gio de Il vecchio e il mare, il concetto di vittorianella sconfitta (che affonda le radici in DonChisciotte e, ancora più indietro, nell’E t t o redell’Iliade), l’amore per i vinti, una delle diret-trici di pensiero più feconde del Novecento, so-no probabilmente la cifra finale della produzio-ne letteraria di Hemingway. Individualismoidealista, si potrebbe definire. L’attenzioneall’individuo e alla sua storia personale, allanormalità “eccezionale” che diventa “esempla-re ”, la convinzione che l’idea plasma la realtà ein qualche modo la domina.

È in fondo questa intuizione, elementare e di-rompente come l’uovo di Colombo, supportatada uno stile irripetibile, che frutta a Hemingwayil premio Nobel per la letteratura esattamentesessantacinque anni fa. È questa stessa intuizio-ne — insieme suggellata e tradita nella vita realedal gesto tragico del suicidio — che eleva “Pa -pa” all’onore degli altari, nell’olimpo delle figu-re mitiche.

L’insegnamento dell’allegoria di Hemingwayè di quelli memorabili, valido per la vita comeper l’arte (che non sono poi così diverse), per lasocietà come per la letteratura; buono in ognitempo e specialmente in tempo di crisi, quandoil consueto e il normale perdono valore e basta-no meno che mai. E proprio in questo nostropersistente scenario di crisi, in cui l’eco dellamaledizione si avverte più forte del sentore diopportunità, osare diventa indispensabile. Ilmessaggio dello scrittore americano riecheggiale parole di Nietzsche, che invitava le vele uma-ne a far rotta verso isole inesplorate, in rispostaa un’eterna, insaziabile sete di scoperta.

C’è un azzardo che nessuna prudenza, nessu-na avvedutezza può compensare. C’è una pro-pensione alla sfida, come un’esigenza dello spi-rito, che supera in efficacia qualunque piano ra-zionale, qualsiasi calcolo ponderato e tranquillo.Vale veramente soltanto inseguire una preda ec-celsa, anche a costo di non poterla cogliere oconservare per intero; poco serve mirare al soli-to pesce ordinario che solo l’ignoranza, la ceci-tà, l’avventatezza e la superficialità del senso co-mune trasformano in squalo.

che il coraggio è premio a se stesso, che nellasfida ai propri limiti, nella lotta strenua, nellasottomissione alla natura e perfino nella distru-zione, ma senza sconfitta, sta la giustificazionedella vita umana. La ricerca di una preda favo-losa, fuori dai tradizionali terreni di caccia, valedi per sé, a prescindere dalla sua effettiva cattu-ra e dal successo che questa eventualmente

di LORENZO FAZZINI

Diverse indagini religiose de-gli ultimi anni ci hannoconsegnato un dato empiri-

co concordante: gli Stati Uniti so-no uno dei Paesi occidentali dovela popolazione assegna alla fedeun’importanza significativa nellapropria vita. Ciò avviene soprattut-to in quella Bible Belt, la “cinturadella Bibbia”, quegli Stati della zo-na centro-occidentale degli Usa neiquali l’esperienza religiosa — cristia-na nelle sue diverse denominazioni:l’esperienza nata dal Vangelo si èdisseminata in una polverizzazionecomunitaria di mille e diverse sigle— ha plasmato e plasma tutt’ora lacoscienza civile e dà forma al viveresociale. Nelle sue diverse esperienzequesta dimensione, al contempomolto personale ma che assume an-che volti peculiarmente comunitari,è quanto Marilynne Robinson o

In sintesi i fatti narrati: il prota-gonista Lyle e la moglie Peg hannoperso il figlio in giovane età, a soli3 anni. Per questo tutto il loroamore si riversa sul nipote Isaac, fi-glio della figlia (adottiva) Shiloh.La figlia ad un certo punto inizia afrequentare e poi ad unirsi senti-mentalmente al giovane pastoreSteven, molto carismatico rispettoal più anziano e più tradizionalereverendo Charlie, il pastore delvillaggio. Il nodo del romanzo ruo-ta intorno al fatto che Steven ritie-ne che Isaac abbia poteri sopran-naturali e che possa guarire le per-sone ammalate grazie all’imp osizio-ne delle mani. E qui si concentra ilmateriale incandescente del roman-zo: come si fa a credere? Cosa cre-dere? In un dio o in Dio? Butlersembra dare le risposte a questedomande attraverso i vari perso-naggi che si alternano sul prosce-nio del suo romanzo. Le risposteche Butler ci sottopone esemplifi-

cano le diverse gradazioni con lequali la popolazione yankee consi-dera importante (o non considera)la religione all’interno della scala divalori della propria esistenza.

Una risposta dell’autore è la fedeestremista di Steven, sicuro che ilpiccolo Isaac sia un guaritore. Soloalla fine del romanzo scopriamoche si tratta di un losco figuro, cheapprofitta della debolezza dellepersone e che già in altri paesi ave-va «rubato» la fiducia della comu-nità.

Butler ci suggerisce una secondarisposta: la non fede nell’aldilà e

credere in un Dio buono. È quelloche confessa al reverendo Charlie:«Ci ho provato, Charlie. Ho pro-vato a credere. Ho provato adaprirmi, davvero… Ma non ci sonoriuscito. Non ce l’ho fatta». Mapoi anche Charlie, man mano chele vicende si intersecano — adesempio, con la malattia dell’amicoHoot — arriva a sperimentare laforza di un Altro che si fa presentenella sua vita: «In quella stanzad’ospedale ho sentito qualcosa.Non riesco a spiegarlo» confida al-la moglie. Eccole le diverse grada-zioni della fede che l’autore sembra

nemmeno in Dio di Otis,l’amico di Lyde, che difronte alle domande delprotagonista («Pensi che cisia qualcos’altro, Otis, dopoche noi… dopo questo?»),risponde: «Cibo per i ver-mi. Ecco cosa viene dopo.Un composto gustoso perl’erba che ci ricopre. Non cel’ha insegnato il buon WaltWhitman?». C’è la fedeumana di Charlie, il pastore dellacomunità di Sant’Olaf: «Lyle, esse-re un cristiano — diamine, essereuna brava persona — consiste nelprendersi cura di tutti, di tutta lavita umana. Io ti voglio bene, ami-co. Ma ci sono momenti in cui misembri convinto che le persone tra-discano la religione se non fannola-cosa-p erfetta-ogni-maledetta-vol-ta. Tu sei Lyle Hovde. Ti è per-messo dubitare del mondo, di testesso, della religione. Io però ticonosco. Nemmeno tu hai tutte lerisposte. Altrimenti non busserestialla mia porta alle dieci di sera nelbel mezzo di un temporale».

E, infine, c’è la fede sofferta, incammino, affannata ma sincera diLyle, marito, padre e nonno. Coluiche afferma di non aver fede quan-do risponde alla figlia esaltata conil suo «Tu non credi, vero?» e cherisponde: «Non lo so. No, suppon-go di no». Anche perché reducedalla terribile esperienza di averperduto un figlio in tenerissimaetà, Lyle non crede, non riesce a

Elizabeth Strout, per faredue nomi, cantano e ritrag-gono con grazia e profon-dità nei loro convincentiromanzi: ovvero, che la di-mensione religiosa tocca eintreccia la vita quotidiana.

Qualcosa del genere èquanto ci restituisce l’ulti-mo romanzo di NickolasButler, Uomini di poca fede(Marsilio, Venezia 2020,pagine 271, euro 17), am-bientato nel Wisconsin,patria di questo narratoreche ci offre un testo pro-fondo, dove le domandeurticanti sul credere e sulcome credere pongono ipersonaggi davanti al mi-stero dell’affidamento aldivino. L’intera vicendanarrata da Butler gira in-torno ai grandi interrogati-vi: il male, il dolore inno-cente, la preghiera e lasperanza, la malattia e ilfideismo estremista.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 25 giugno 2020 pagina 5

«Da 5 Bloods», l’ultimo film di Spike Lee

Il cuore nerodell’America

di GA E TA N O VALLINI

Un manifesto contro il razzismo. Non lo sipuò interpretare diversamente Da 5Bloods, l’ultimo film di Spike Lee. Nulladi nuovo, dunque? Solo in parte, perchése è vero che il regista afroamericano ha

fatto della denuncia e della battaglia per i diritti civiliun marchio di fabbrica del suo cinema, è anche vero chein quest’opera c’è qualcosa di diverso rispetto al passato,anche rispetto al precedente BlacKkKlansman, pur cine-matograficamente più riuscito. Tra film di guerra, Ap o -scalyps Now su tutti, e western moderno — con qualcherichiamo a Il tesoro della Sierra Madre — Da 5 Bloodsvuole scavare più a fondo nel cuore di tenebra dell’Ame-rica. E una singolare coincidenza ha voluto che la pelli-cola uscisse sulla piattaforma in streaming Netflix pro-prio nei giorni in cui gli Stati Uniti erano infiammatidalle proteste per l’uccisione di George Floyd.

La storia si snoda attorno al viaggio della memoria diquattro veterani afroamericani della guerra del Vietnam— Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Melvin(Isiah Whitlock Jr.), e Eddie (Norm Lewis) — che deci-dono di tornare nel paese asiatico alla ricerca dei restidel loro caposquadra, Norman (Chadwick Boseman)morto in battaglia. Tuttavia presto si scoprirà che amuoverli è anche un altro scopo: recuperare i lingottid’oro trovati nella carcassa di un aereo della Cia abbat-tuto e da loro nascosti durante il conflitto.

Ma quanto accadrà in seguito — dalla ricerca di Nor-man, divenuto una sorta di guida per i compagni perl’attaccamento alla causa degli afroamericani, al ritrova-mento dell’oro, personale bottino di guerra consideratoun “r i s a rc i m e n t o ” per il trattamento degli afroamericanida parte del governo — appare solo un rocambolescopretesto per lanciare l’ennesima accusa all’America razzi-sta. Infatti, a fare da prologo c’è un fin troppo esplicitomontaggio di filmati e foto d’epoca che ha come obietti-vo quello di legare l'escalation militare nel Sudest asiati-co al conflitto razziale negli Stati Uniti.

Sessant’anni fa veniva pubblicato «Il buio oltre la siepe» di Harper Lee

Quell’abitudine a sentirsi superiori

Il romanzo è passato alla storiacome uno dei più accorati ritrattidi un mondo in cui il razzismoè una abitudine cui si oppongonosolo i bambini e gli uomini saggi

E il primo spezzone mostra Muhammad Alì affermarein un’intervista: «La mia coscienza mi vieta di sparare aun fratello, o a gente povera dalla pelle più scura, affa-mata, per la grande e potente America. Sparargli per-ché? Loro non mi hanno chiamato “n e g ro ”, né mi hannolinciato. Non mi hanno sguinzagliato dietro i cani, nécercato di privarmi della mia nazionalità». Anche il restosono voci familiari e storie ben note: frammenti di di-scorsi di Martin Luther King, Malcom X, Angela Yvon-ne Davis e Bobby Seale; i pugni chiusi di TommieSmith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messiconel 1968; i bombardamenti al napalm; la manifestazionestudentesca alla Kent State University in Ohio repressanel sangue dalla guardia nazionale; l’assassinio di attivi-sti neri perpetrato da polizia alla Jackson State Universi-ty in Mississipi; ma anche il primo uomo sulla Luna ealtro ancora.

Tra presente e inevitabili flashback, Spike Lee stilauna sorta di cronistoria di violenze e soprusi, che riman-dano a quel peccato originale dal quale la nazione nonriesce proprio a redimersi nonostante decenni di procla-mi, denunce e proteste. La società è dura, la vita dei neriè ancora più dura e i suoi protagonisti sembrano unacartina tornasole, con la loro rabbia, le recriminazioni, idemoni del passato e le scelte non sempre limpide. Manon è certo intenzione del regista offrire un quadro ras-sicurante della realtà, semmai punta a esasperarla, perrenderne ancora più evidenti le incongruenze. E su quel-le fare emergere le contraddizioni della società. La sceltadi non ringiovanire i protagonisti nei flashback che ri-portano al Vietnam del 1971 sembra proprio sottolineareil fatto che in cinquant’anni le cose non sono cambiate.Quel conflitto è solo un pretesto, dunque, lo sfondosimbolico sul quale il regista dipinge il suo convulso af-fresco del cuore nero dell’America.

Così se da un lato Da 5 Bloods — che avrebbe dovutoessere presentato in anteprima al Festival di Cannes2020 e in Italia ha l’aggiunta Come fratelli nel titolo — ri-sulta un po’ confuso e a tratti poco credibile nel dipa-narsi della vicenda dei quattro protagonisti, non ci sonodubbi sul suo intento politico. In ultima analisi, unoSpike Lee brillante anche se non al meglio della regia,ma non lontano da Fa ’ la cosa giusta quanto a impegno.E oggi, con una parte dell’America che la guerra conti-nua a farla in casa, ai neri, serviva proprio questo.

Arturo Benedetti Michelangeli raccontato da Roberto Cotroneo

La scomparsa del suono

Gli esecutori si vestono di neroperché dovrebbero “s p a r i re ”e lasciare posto alla musicaNoi però finiamo per guardareil dettaglio che brilla sull’abito

Gregory Peck e Brock Peters in una scena del film «Il buio oltre la siepe» diretto da Robert Mulligan nel 1962

La locandina del film

Arturo Benedetti Michelangeli

di ALESSANDRO CLERICUZIO

«L a scintilla del veroscrittore brilla inogni riga», dissel’agente letterariaTay Hohoff quando

lesse per la prima volta il manoscrittoche sarebbe diventato Il buio oltre lasiepe. Portato all’editore Lippincott diPhiladelphia dall’autrice, l’allora tren-tenne Harper Lee, il testo aveva un al-tro titolo e un’altra forma rispetto aquella che generazioni di lettori hannoconosciuto in tutto il mondo (oltre 40 imilioni di copie vendute globalmente).Lunghi mesi di riscritture e To Kill aMo c k i n g b i rd (il titolo originale significaletteralmente “uccidere un tordo”) vedela luce nel 1960 nel pieno dei capovol-gimenti sociali di un’America che com-batte per i diritti civili, in particolaredegli afroamericani. Ambientato circat re n t ’anni prima, il romanzo è passatoalla storia come uno dei più accorati ri-tratti di un mondo in cui il razzismo èuna strana e “naturale” abitudine cui sioppongono solo i bambini e gli uominisaggi. Come i protagonisti Scout e At-ticus, rispettivamente figlia e padre,bimba di sei anni lei, adulto avvocatovedovo lui.

È l’epoca delle cosiddette leggi diJim Crow, che, abolita la schiavitù,danno alla società americana una par-venza di equità sotto cui si nascondeuna diffusa condizione in cui i neri so-no ritenuti «uguali ma separati». Sia-mo in Alabama, il «profondo Sud» de-gli Stati Uniti, in una indolente cittadi-na immaginaria chiamata Maycomb.Qui l’altro da sé, colui che per qualchemotivo appare diverso dalla norma, èguardato con un occhio sospettoso eimpietoso. Finanche una maestra cheviene dall’Alabama del Nord, a questibambini dell’Alabama del Sud sembrauna minacciosa stranezza. FigurarsiBoo Radley, un misterioso uomo rin-chiuso in casa dal padre per anni per-ché aveva dato segni di aggressivitàadolescenziale.

Arthur Radley, detto Boo come ilsuono che si fa per spaventare, è alcentro della prima parte di questo ro-manzo di formazione, in cui la piccolaScout impara una serie di lezioni che lafaranno crescere in un mondo non sem-pre idilliaco come appare. La secondaparte, invece, si incentra sulla difesache Atticus fa in tribunale di Tom Ro-binson, ingiustamente accusato di vio-lenza su Mayella Ewell, in un processoche lo porterà alla condanna nonostan-te sia chiara a tutti la sua innocenza.La sua unica colpa, negli Stati Unitidegli anni Trenta, è ovviamente quelladi essere nero. A dirla tutta, anchequella di essere stato l’oggetto del desi-

derio di Mayella che, vedendosi rifiuta-ta, lo denuncia. Il coraggio di racconta-re una storia del genere, unito alla bel-lezza della prosa di Harper Lee hannofatto di questo romanzo uno dei libripiù amati del Novecento americano.

Fin dalle prime pagine, la voce nar-rante cattura il lettore in un mondoraccontato attraverso gli occhi di unabambina, con una prospettiva ingenuae arguta al tempo stesso, una tecnicanarrativa che era stata già adottata daMark Twain nel secolo precedente e daJ. D. Salinger un decennio prima, con iloro narratori adolescenti. Ma la graziacon cui la piccola Scout guarda il mon-do è una caratteristica tutta sua e ren-derà ancor più significativo il suo per-corso di maturazione, quando scopriràche odio, pregiudizio, diffidenza eignoranza sporcano le lenti attraversocui i suoi concittadini guardano nonsolo Tom ma anche lei e il fratello Jem,in quanto figli dell’avvocato che lo di-fende.

L’atmosfera quasi idilliaca di May-comb funge perfettamente da sfondoper i due fulcri del romanzo. Nel caldodel Sud, «i colletti inamidati degli uo-mini erano già flosci alle nove di matti-na. Le signore facevano il bagno primadi mezzogiorno e lo rifacevano dopo ilsonnellino delle tre e al calar del soleparevano morbidi pasticcini da tè can-diti di sudore e talco profumato»

che relative al suo romanzo-verità Asangue freddo. Ma il motivo per cui Ilbuio oltre la siepe è il romanzo più inse-gnato nelle scuole americane nel secon-do Novecento (togliendo anche il trofeoa Huckleberry Finn) e la lettura più

blioteca pubblica di Los Angeles, «per-ché romanzo e film hanno cambiato lastoria».

Che questa affermazione sia a dirpoco idealistica lo conferma la tristecronaca attuale, ma la lettura o la rilet-tura del romanzo è sicuramente un bal-samo per lettori di ogni latitudine, ognietà e ogni epoca. Il m o c k i n g b i rd del tito-lo è il mimus polyglottos, tordo america-no o mimo poliglotto, e la prima lezio-ne che Atticus impartisce alla figlia èche non si spara sul m o c k i n g b i rd : non siinfierisce sui deboli, innocenti e inno-cui. L’altra è che per capire una perso-na ci si deve calare nei suoi panni —non che questo dia l’autorizzazione agiudicarla, semplicemente è il presup-posto per una sana interazione sociale.E anche Boo, immaginato come mo-stro, si rivelerà essere strumentale allasalvezza di Jem e Scout: Il buio oltre lasua siepe cela solo un universo altro chel’ignoranza, nel senso di non conoscen-za, trasforma in qualcosa di minaccio-so. Se i bambini riescono a superarequesto stato di ignoranza-paura-odio, eevitano automaticamente di applicarlaal caso di Tom, non fanno altrettanto iloro concittadini adulti, provocando undrammatico finale che assegna al ro-manzo un tocco di amarezza, nonchédi grande attualità. Come ha scrittoSusan Jolley, «sebbene il romanzo pre-senti temi quali l’ingiustizia, il dolorepersonale e la tragedia sociale, essoporta anche un messaggio di coraggio,compassione e di conoscenza della sto-ria attraverso cui si può diventare esseriumani migliori».

platea, finiamo per guardare l’unicodettaglio che brilla sull’abito, o il taccododici tirato a lucido, che poi per ab-bassare i pedali del pianoforte non do-vrebbe risultare comodissimo. Non ècolpa di nessuno, è lo spirito della no-stra epoca. L’immagine prevale su tut-to. Le sale da concerto non si riempio-no perché abbiamo difficoltà a concen-trarci per un tempo superiore ai 10 se-condi dei video di TikTok. Non poten-do accendere il telefonino mentre siamoseduti in sala, aspettiamo di poter ap-plaudire guardandoci intorno e stu-diando le movenze del solista. Spessoci perdiamo il meglio: il suono che arri-va a parlarci di come siamo fatti.

di MARCELLO FILOTEI

I solisti sono persone strane. Ilpiù delle volte scontrosi e con-centrati solo su se stessi. Se nonfossero così non passerebberogran parte della vita a distingue-

re tra un mezzopiano e un mezzoforte,a curare maniacalmente una legatura diportamento, o a studiare l’a c c o rd a t u r adell’arpa, che non risulta di immediatacomprensione. Le loro vite sono pienedi aneddoti, che forse regalano qualcheindicazione sul carattere, elemento nonininfluente sulla loro arte, però rischia-no di creare una barriera che impediscedi vedere quello per cui hanno studiatotutta la vita: il risultato puro e oggetti-vo, la musica che fanno e come la fan-no. Già dal titolo nel suo Il demone del-

la perfezione. Arturo Benedetti Michelan-geli, l’ultimo dei romantici (Vicenza, NeriPozza, 2020, pagine 148, euro 16) Ro-berto Cotroneo pone giustamente l’ac-cento sull’elemento che ha contraddi-stinto uno dei più grandi pianisti delNovecento. La prosa accattivante, però,ogni tanto si incaglia in una rappresen-tazione oleografica del genio ruvido escostante, che allontana più che avvici-nare all’essenza del suo pianismo. Neemerge un ritratto ricchissimo di curio-sità, nel quale la musica diventa un sot-tofondo.

«In questo tempo, un libro che parladi musica, di pianisti, e di mondi per-duti, potrebbe apparire elitario o, per

mondo attorno a lui, e soprattuttoquello che c’era in lui». E sicuramenteAbm, come l’autore chiama il Maestro,è un mondo in cui perdersi, un pensie-ro in cui scavare, una porta da varcare,solo che in qualche caso sembra di ri-manere sulla soglia.

Per esempio la descrizione del con-certo che Benedetti Michelangeli tennein Vaticano il 30 aprile 1977, lasciata al-le parole del grandissimo inviato del«Corriere della Sera» Ettore Mo, chequel giorno era presente, è stupenda,ma ignora completamente il suono,quello per cui Abm ha speso la vita.«Il Maestro s’affaccia alla porticina la-terale, raggiunge il pianoforte con unpasso lento, è teso, legnoso e come cor-rucciato, un inchino al pubblico che hacominciato ad applaudirlo, ma solo colcapo. Poi si siede, sistema le code delfrac, sistema il sedile, stropiccia le manie le posa sulla tastiera». Fino a qui po-trebbe essere chiunque. «L’i m p re s s i o n eche ne ricevi a osservarlo è di una con-centrazione totale e quasi disumana. Ilpubblico non esiste, il suo rapporto èsolo con Brahms, o con Chopin, o conDebussy. Anche quando gira la testaverso la platea (cosa che fa di rado), tiaccorgi che non vede niente e nessu-no». Tutto vero, ma è solo la superfi-cie. Sperabilmente al concerto ci saràstato anche un critico musicale, che cer-to non avrà avuto la stessa capacità de-scrittiva dei grandi corrispondenti diguerra, ma avrebbe potuto dare qual-che indicazione sull’interpretazione deibrani.

Benedetti Michelangeli è stato unperfezionista non della tastiera, ma delsuono, come dice lo stesso Cotroneo.Descrivere come entra in scena è costu-me, che sarebbe pure utile se non rima-

nesse troppo spesso il solo approccio alconcerto. Ma questa non è una peculia-rità di questo libro, che pure scorre pia-cevolmente, è il modo in cui troppospesso si seguono gli eventi musicali inquesto momento storico. Gli artisti, chesono sempre al passo con i tempi, spes-so un passo avanti, hanno finito peradeguarsi e puntare decisamentesull’immagine che danno di sé, a voltea scapito dei contenuti che veicolano.Nella musica leggera è prassi, ma ormail’uso si è allargato anche agli auditori.

Gli esecutori vestono di nero perchédovrebbero “s p a r i re ” confondendosicon lo sfondo del palcoscenico e lascia-re posto alla musica. Noi però, dalla

istruttiva secondo il presidenteBarack Obama è la lucida de-nuncia del razzismo nei luoghidove esso attecchiva con mag-giore, malsana naturalezza.

Atticus, che non si fa pagaredai suoi clienti perché troppopoveri, e che sceglierà di difen-dere Tom non tanto dall’accu-sa specifica, quanto dalla diffi-denza e dalla spietatezza deisuoi concittadini, è diventato

nei decenni l’archetipo del moderno av-vocato integerrimo, modello di virtùpaterna e professionale.

Non c’è da stupirsi che quando ilruolo fu proposto a Gregory Peck perla versione cinematografica, l’attore ac-cettò con grande entusiasmo. Il film(che gli diede l’Oscar) ha segnato tal-mente la sua vita e la sua carriera, chesuo nipote è stato chiamato Harper inonore dell’autrice. Schiva e disinteressa-ta alla pubblicità, Harper Lee fece unadelle sue rarissime apparizioni nel 2005per commemorare l’attore. In quell’o c-casione la vedova di Peck la definì «untesoro nazionale» per gli Stati Uniti,poiché, un po’ come il nostro Pinocchio,il suo romanzo veniva letto da ognibambino americano in seconda o terzamedia. «Mio marito riceveva migliaiadi lettere di scolari da tutto il paese»,ricordò davanti al pubblico della bi-

(dall’ottima traduzione di AmaliaD’Agostino Schanzer per Feltrinelli).

Qui, dove tutto sembra impigrirsi enulla accadere, il mistero della casa deiRadley, che affascina e spaventa i ragaz-zi, fornisce alla prima parte del roman-zo quel carattere da Southern Gothicche aveva contraddistinto autori comeWilliam Faulkner, Flannery O’C o n n o r,Carson McCullers, Truman Capote.Quest’ultimo, per di più, era un amicod’infanzia di Harper Lee, e nel Buio ol-tre la siepe appare nei panni di Dill,l’amico del Mississippi che ogni estateva a trovare Jem e Scout. Lui, d’a l t rocanto, aveva omaggiato l’amica Harperritraendola in Altre voci, altre stanze colnome di Idabel Thompkins. Un’amici-zia letteraria immortalata nei due ro-manzi, che poi sarebbe durata negli an-ni, quando Truman chiese a Harper diaccompagnarlo in Kansas per le ricer-

pochi, eppure c’è semprepiù bisogno di queste cose.Come se l’aver perduto laprofondità abbia via viacondotto a uno smarrimen-to, lo smarrimento di esserecondannati alle superfici.L’euforia di scivolare dauna cosa all’altra con facilitàè un po’ come divertirsi conla neve. Ma non puoi gioca-re sempre con la neve, a uncerto punto vuoi mettere ipiedi sulla terra, vuoi cam-minare, e scendere al fondodelle cose. Ritrovare unequilibrio, la lentezza, e lasolidità di quello che resta,e che è da sempre. Abm èuna porta di quelle che valela pena di attraversare. Per-ché rappresenta un mondoin parte perduto, che non èsoltanto quello della musicaclassica, come potremmochiamarla. Ma è anche il

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 25 giugno 2020

Progetto della Caritas ambrosiana per la didattica a distanza

Pari opportunitàMI L A N O, 24. Un alunno su duenon è riuscito a seguire le lezioni adistanza mentre uno su cinque nonpossiede un pc, un tablet o unaconnessione internet. È quanto èemerso dai colloqui con un campio-ne di responsabili dei 302 dopo-scuola parrocchiali della diocesi diMilano, realizzati durante la qua-rantena dovuta al Covid-19 daglioperatori dell’area minori di Caritasambrosiana. Dalle interviste effet-tuate risulta che a essere state mag-giormente penalizzate sono sia lefamiglie più numerose obbligate acondividere gli strumenti tecnologi-ci tra i figli in spazi abitativi ridotti,sia quelle economicamente più fra-gili, ulteriormente impoveritedall’interruzione o dalla perdite dellavoro per il lockdown, oltre a queinuclei familiari meno attrezzati cul-turalmente, non in grado di assiste-re in modo adeguato i figli nellosvolgimento dei compiti.

Da questo contesto è nato il pro-getto «Nessuno resti indietro», lan-ciato da Caritas ambrosiana insiemea una raccolta fondi, contro povertàeducative e “digital divide” al finedi evitare disuguaglianze nell’ap-prendimento a distanza e il conse-guente rischio dell’abbandono sco-lastico, in attesa della regolare ri-presa delle lezioni. Oggi, 24 giu-gno, sono state infatti presentate inun webinar le linee guida del mini-stero della Pubblica istruzione edella Federazione istituti di attivitàeducative (Fidae) per la riaperturadel prossimo anno scolastico, in re-lazione anche al sistema di gestionedella didattica a distanza e mistanelle scuole di ogni ordine e grado.«Tra le povertà, una delle più odio-se è proprio quella educativa — hadichiarato il direttore di Caritasambrosiana, Luciano Gualzetti —perché trasferisce le disuguaglianzesociali da una generazione all’altra.Con questo progetto lanciamo un

ambizioso piano di sostegno perfronteggiare il fenomeno reso evi-dente e ancora più drammatico daquesti mesi di blocco per il covid-19». Considerando poi che la didat-tica a distanza ha buone possibilitàdi essere riproposta anche una votaritornati in classse e che quindi puòdiventare una forma di sostegno di-dattico complementare a quello for-nito dagli stessi doposcuola con lelezioni in presenza.

Il programma, è scritto sul sitodell’organismo, si articola in treazioni, «indentificate dall’a c ro n i m o“rap”: (r)idurre il gap tecnologico,(a)ccompagnare relazioni educativeche integrino la tecnologia, (p)reve-nire la dispersione scolastica». Laprima consiste nella fornitura in co-modato gratuito di pc portatili adalunni e studenti che frequentano idoposcuola parrocchiali. I destina-tari dell’intervento sono le famiglienumerose e i genitori soli con piùfigli, in situazione di povertà, so-prattutto nelle aree periferiche ur-bane e metropolitane. Oltre aglistrumenti tecnologici, sottolineaCaritas ambrosiana, le famiglie han-no anche ricevuto l’assistenza a di-stanza nella partecipazione alle le-zioni on-line e sostegno per quantoriguarda lo svolgimento dei compi-ti, offerta dai volontari degli stessidoposcuola. «Sono già stati asse-gnati i primi 25 computer per unaspesa complessiva di diecimila eurograzie alla donazione di un’azien-da», hanno affermato i responsabilidel progetto, con l’obiettivo finale«di arrivare a duecento device perraggiungere una platea di mille mi-n o re n n i » .

Per quanto riguarda invece il se-condo punto — accompagnare rela-zioni educative a supporto dellatecnologia — saranno ideati nuovimoduli formativi per educatori evolontari allo scopo di integrare lecompetenze relazionali e didattichedel lavoro in presenza con quellemediate dalle tecnologie, facendotesoro delle buone prassi già speri-mentate in questi mesi da alcunidoposcuola della diocesi. Questi ul-timi sono i protagonisti del percor-so individuato per prevenire l’ab-bandono scolastico, in quanto sa-ranno supportati tutti quelli chedurante i mesi estivi, prima dell’ini-zio del nuovo anno scolastico, sidedicheranno in sinergia con glioratori al sostegno educativo dei ra-gazzi resi maggiormente vulnerabilidall’e m e rg e n z a .

Secondo l’ultimo censimento rea-lizzato nel 2016 i 302 doposcuolaparrocchiali della diocesi milanesesono frequentati da circa diecimilaragazzi. I bambini e gli adolescentiche frequentano i doposcuola sonooggi prevalentemente di originestraniera, il 57,8 per cento, mentrenel 34,6 per cento dei casi fannoparte di famiglie che hanno proble-mi economici o, per il 26,1 per cen-to, di lavoro. In tale ambito un pre-zioso lavoro è svolto dai circa cin-quemila volontari ai quali il 54,3per cento dei doposcuola propon-gono corsi di formazione professio-nale: insieme a parroci e responsa-bili degli oratori si occupano anchedei ragazzi con disturbi specificidell’apprendimento, il 13 per centoc i rc a .

f acce belle della Chiesa

Donati dalla Fondazione Santa Lucia al Banco alimentare

Cinquecento pasti contro lo spreco di cibo

ROMA, 24. Circa cinquecento porzioni di cibo almese, dal febbraio scorso, sono state donate al Ban-co alimentare dalla Fondazione Santa Lucia Irccs diRoma, eccellenza nazionale nel campo della neuro-riabilitazione e della ricerca e la prima nel Lazio adattuare questa iniziativa, come contributo alla quoti-diana lotta contro povertà e spreco alimentare. I pa-sti, eccedenze alimentari prodotte dalla strutturaospedaliera, sono stati poi consegnati agli indigentiassistiti dalla mensa della basilica dei Santi Bonifa-cio e Alessio. Questo grazie al prosieguo dell’attivitàdelle cucine del Santa Lucia anche durante il lock-down, trattandosi di una mensa di un istituto cheha continuato a prestare assistenza ai pazienti, a dif-ferenza delle mense aziendali che sono state invecechiuse. «La grave crisi che stiamo vivendo rendesempre più necessaria l’alleanza tra il terzo settore eil mondo dell’imprenditoria», ha dichiarato Giulia-no Visconti, presidente del Banco alimentare del La-zio. sottolineando come sia un «un piccolo traguar-do» il primo recupero alimentare di questo ente dauna struttura sanitaria. «Ci auguriamo — ha aggiun-to — che altre strutture sanitarie possano seguirequest’esempio e si alleino con noi contro lo sprecoalimentare al fianco dei più deboli», nel rispetto deiprincipi di sostenibilità ambientale.

Perle antiche in scrigni nuoviL’avventura di don Alberto Ravagnani, il prete «youtuber» che ha scelto i giovani

di ROBERTO CETERA

Q uesta rubrica fu pensata asuo tempo per dar voce e fi-gura alle tante facce belle

che nella Chiesa testimoniano la lo-ro fede senza essere molto conosciu-te ai più. Un profilo che fino a duemesi fa ben si addiceva a don Alber-to, ma che oggi è decisamente fuoriluogo. Perché in soli due mesi, emalgrado la sua giovane età, donAlberto è diventato uno dei pretipiù conosciuti e popolari d’Italia.Quando un giorno si scriverà la sto-ria di come i cristiani hanno vissutoi tre terribili mesi del lockdown, dueimmagini saranno preminenti: quellatragica e bellissima di Papa France-sco che da solo attraversa piazzaSan Pietro per chiamare alla pre-ghiera, e, forse, quella della faccia

un po’ buffa e stralunata di questopretino milanese che in poche setti-mane ha sbancato la fiera del web,conquistando decine di migliaia divisioni, like e condivisioni.

La prima cosa che c’è da dire didon Alberto Ravagnani, 26 anni, sa-cerdote dell’arcidiocesi di Milano, èche è assolutamente uguale a comeappare nei suoi video. Non c’è reci-tazione, tecnicalità, esagerazione: èesattamente lo stesso. Un fiume im-petuoso di parole, profferite velocis-sime e senza esitazioni, che non ti

concedono distrazione alcuna. È dif-ficile perfino interromperlo per far-gli una domanda. Ma si capiscementre parla che questo incontenibi-le fiume di parole origina da unagioia e uno stupore che gli motiva-no l’intera esistenza. Ti fa subitopensare alla gioia e stupore dellaperla scoperta della pericope evan-gelica. Il primo a rimanere stupitodi don Alberto è don Alberto stesso.Stupito, non certo per la notorietàraggiunta, ma per lo stravolgimentototale della sua vita che ha rappre-sentato il suo incontro con Gesù.Proviamo a farcelo raccontare.

«Sai, la mia fede non è nata incasa. Io sono nato a Milano ma imiei vengono dal Veneto e non èche fossero dei gran praticanti. Lamia fede nasce in una parola cheper me ha un sapore magico, che è

la cifra della mia vita: l’oratorio. Hocominciato ad andarci da bambino,poi in oratorio sono cresciuto e hofatto le mie prime amicizie in orato-rio; in oratorio ho scoperto cosa si-gnifichi veramente incontrare Gesù,vi sono diventato formatore e ora daprete ci vivo il grosso della mia vo-cazione. L’oratorio è il mio ambien-te naturale, io sono dentro l’oratorioe l’oratorio è dentro di me. Ero unragazzo come tanti — prosegue donAlberto —, un po’ introverso. Anco-ra oggi, sebbene abbia scoperto di

avere questo aspetto comunicativocosì spiccato, nella relazione indivi-duale, nel “tu-a-tu”, non ci crederai,sono abbastanza timido. Ho fatto illiceo classico. Ero molto bravo ascuola. Non propriamente un sec-chione, mi piaceva proprio studiare.Mi è sempre piaciuto, la curiositàintellettuale mi ha sempre divorato.Dai classici poi ho imparato tanto.Insomma, studio, introversione e vi-deogiochi: un n e rd perfetto», sottoli-nea ridendo.

«Non avevo molti amici — confi-da — nel senso vero, intimo, del ter-mine. C’era sempre in me un alonedi malinconia, se non proprio di tri-stezza. Non mi sentivo amato. Al-meno non quanto avrei voluto. An-che in famiglia. Non potevo lamen-tare certo nulla dei miei genitori, marimaneva in me qualcosa di incom-piuto, di insoddisfacente sul pianoaffettivo. Questo almeno fino aquando, a 16 anni, partecipai ad uncampo vacanze con i ragazzidell’oratorio. Fu la prima vera svoltadella mia vita. Niente di straordina-rio, ma per la prima volta sperimen-tai da un lato la consapevolezza deimiei limiti e dall’altro l’afflato amo-revole degli amici. L’amicizia, quellavera: “Vi chiamo amici, non servi…perché vi ho rivelato tutto…”. Lavo-rai molto su me stesso dopo quellavacanza, feci lo psicologo di mestesso. E questo permise il secondoevento straordinario: l’incontro conDio. Sentirsi finalmente amato miconsentì di aprire finalmente il cuo-re e lasciarvi entrare Dio».

A questo punto il racconto si faancora più appassionato e le paroletradiscono un’emozione «Da quelmomento tutto cambiò. Era statoveramente un incontro con una per-sona, non con un’idea. Una personache mi amava, come nessuno miaveva prima amato. Da allora Dioiniziò a pervadere ogni istante dellamia vita, ogni cosa che facevo luiera lì accanto a me, in dialogo conme. Non pensavo ad altro. Mi senti-vo un’altra persona, leggero, conten-to. E pieno di gratitudine. Sì la vo-cazione è proprio questo: un incon-tro. Che non scegliamo, ci capita. Ea noi sta solo di scegliere se accet-tarlo o meno quest’incontro. Ma lanostra è sempre e solo una rispo-sta».

Sì, tanta felicità, ma al tempostesso anche tanta inquietudine «Eora, pensavo, dopo questo sconvol-gimento, cosa debbo fare della miavita? Per giunta ci si era messo pureil fatto che mi ero preso una bellacotta per una ragazza, molto carina,intelligente e un po’ più grande dime. Poi una notte, che non riuscivoa dormire, mi balenò all’i m p ro v v i s ol’idea: “E se mi faccio prete”? Misembrava al tempo stesso assurda eaffascinante. Ma più la scacciavo epiù tornava. La mattina dopo neparlai subito con il mio don. Il qua-le, saggiamente, usò la tecnica di ve-rifica della dissuasione. Cominciai apregarci sopra, e pian piano ogni re-

mora cadde, sia a me che al miodon. Prese il via una stagione di vitatra le più felici: la scoperta di questonuovo orizzonte mi rendeva vera-mente leggero e contento. Cammi-navo per strada cantando e fischiet-tando. Scrivevo poesie. Entrai nelseminario diocesano di Venegono.Un tempo bellissimo: non solo for-mazione, ma amicizie vere e gustodella preghiera. Ci stavo proprio be-ne lì. Lo sai che mi manca?...».

Poi l’ordinazione un paio di annifa e l’assegnazione come viceparrocoad occuparsi di giovani. Il ritornoall’oratorio, «il mio humus. In semi-nario avevo fatto, così per scherzo,qualche video. I. miei compagni mispinsero a pubblicarli. E così è co-minciata quest’avventura che hadell’incredibile: oggi solo su YouTu-be ci sono 64 mila iscritti al mio ca-nale. Il grosso è venuto con l’epide-mia. Quando abbiamo chiuso l’ora-torio io pensavo che sarebbe duratosolo un paio di settimane, per cuiho creato qualche video di consigliai ragazzi su come non sprecare iltempo mentre si era costretti a casa.Uno di questi video, intitolato “Acosa serve pregare?”, è diventato su-bito virale e da lì è nato tutto il re-sto. Io sono anche insegnante di re-ligione in un liceo scientifico, un la-voro, come ti dicevo, che adoro, eora con la didattica a distanza i mieistudenti sono molto orgogliosi di es-sere i primi destinatari dei video del“prete youtuber”».

Ci sono anche reazioni che lo fan-no sorridere. «C’è chi sostiene chein realtà io non sia un prete ma unattore, oppure che dietro di me cisia qualcuno che scrive i testi. Tuora parlando con me ne sei testimo-ne, io sono veramente così, è tuttonaturale. Ci metto la faccia in que-sta avventura, è un terreno di evan-gelizzazione che funziona. Io cercodi mettermi nei panni dei ragazziche mi ascoltano e di immaginare leloro domande, che sono semplici edessenziali, a cui provo a risponderesulla stessa linea di linguaggio, conla stessa essenzialità. Perché la Chie-sa ci detta tutte queste regole? MaGesù quanto era uomo e quantoDio? Come si trova una vocazionenella vita? Scienza e fede, chi preva-le? Sei felice? Io conosco le loro do-domande, perché sono state le mie.E le risposte sono quelle che mihanno portato qui». Te la faccio ioallora una domanda. «Sei ancoracosì giovane: che ti piacerebbe fareda grande don Alberto?». «Dagrande?», accoglie la domanda conuna gran risata. «Guarda dovunquemi porterà il buon Dio andrà bene,perché so che mi ama e vuole solo ilmio bene. Per ora non cambiereiuna virgola: bellissimo essere prete,insegnare religione, vivere l’oratorio.Come ti dicevo all’inizio, non c’ènulla di straordinario in questa buf-fa notorietà che mi trovo immerita-tamente a vivere, io non dico nientedi nuovo. Dico solo in maniera nuo-va le cose di sempre: il Vangelo».

Iniziativa dell’Istituto Don Bosco per i ragazzi di Napoli

La rete dei sogniNAPOLI, 24. Il difficile periodo dilockdown imposto dal coronavirusnon ha frenato neanche in Campa-nia l’entusiasmo e il lavoro di tantieducatori e volontari che, durantequesti mesi di distanziamento so-ciale, hanno seguito soprattutto iragazzi che spesso vivono in conte-sti familiari difficili. E, tramite i ca-nali social e le piattaforme digitali,non li hanno mai abbandonaticontinuando costantemente la loroazione educativa. Come i formatoridell’Istituto salesiano Don Boscodi Napoli che, in occasione dellarecente riapertura, ha avviatoun’azione educativa diretta e rivol-ta ai ragazzi del quartiere conil progetto estivo «La Rete Dei So-gni — #ognunoalsuoposto», pre-sentato con una cerimonia svoltasinella struttura alla presenza di donAngelo Santorsola, ispettore deisalesiani del sud Italia, e del di-rettore dell’Istituto, don Fabio Bel-lino.

Lo scopo dell’iniziativa è quellodi mettere in relazione la rete inter-net, l’unico strumento che in questimesi ha permesso ai giovani di es-sere collegati tra loro, con la retedi relazioni che prenderà forma at-traverso una serie di attività ricrea-tive e formative. L’hashtag #ognu-noalsuoposto, rispettando le normesul distanziamento sociale, permet-terà ai giovani di ristabilire le rela-zioni quotidiane che sono venute amancare in tempo di pandemia.Un programma, frutto di un lavoroaccurato, che permetterà di svolge-re le attività estive in completa si-curezza senza perdere la gioia e la

passione educativa che è propriadello stile salesiano di don Bosco.

Nello specifico, il progetto si ar-ticolerà in quattro settimane di im-pegni di vario genere, divise in trefasce orarie, dal lunedì al venerdì,nelle quali saranno coinvolti i gio-vani iscritti in oratorio, per un to-tale di circa trecento minori dai 6ai 17 anni. Le attività si svolgeran-no nel grande cortile dell’istitutoottemperando a tutte le regole diprevenzione sanitaria ancora in vi-gore. Saranno infatti disposte duepostazioni per il triage all’i n g re s s odella struttura dove verrà misuratala temperatura attraverso i termo-scanner e successivamente verràgarantita l’igienizzazione delle ma-ni per tutti i giovani e gli operatoricoinvolti.

Tutti i partecipanti, inoltre, sa-ranno muniti di mascherine, pro-gettate ed acquistate grazie a Sale-siani per il sociale aps, organizza-zione non profit dell’istituto reli-gioso in Italia costituita nel 1993 eche promuove e sostiene progetti afavore dei minori e dei giovani, inparticolare di coloro che si trovanoin condizioni di emarginazione, di-sagio ed esclusione sociale. L’asso-ciazione è composta da ottantottoorganizzazioni, diversificate in entiecclesiastici, organismi di volonta-riato, associazioni e cooperative so-ciali presenti su tutto il territorionazionale. A portare avanti l’azio-ne di Don Bosco non ci sono soloi salesiani consacrati ma anchemolti laici che si riconoscono nelcarisma del santo torinese e delsuo ideale educativo, il “sistemap re v e n t i v o ”.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 25 giugno 2020 pagina 7

Lutti nell’episcopato

L’arcivescovo lazzarista Jesús Armamento Dosado, emerito di Ozamiz, nel-le Filippine, è morto martedì 23 giugno, all’età di 80 anni. Il compiantopresule era infatti nato il 1° settembre 1939 a Sogod ed era stato ordinatosacerdote per la Congregazione della missione il 28 maggio 1966. Eletto al-la Chiesa titolare di Nabala e al contempo nominato ausiliare di Cebu il 31ottobre 1977 aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 gennaio 1978. Il 4giugno 1979 era stato nominato ausiliare di Cagayan de Oro e il 29 luglio1981 era stato trasferito alla sede residenziale di Ozamiz. Il 24 gennaio 1983con l’elevazione della diocesi a sede metropolitana ne era stato promossoprimo arcivescovo. Il 4 ottobre 2016 aveva rinunciato al governo pastorale.Le esequie verranno celebrate, martedì prossimo, 30 giugno, nella cattedra-le dell’Immacolata Concezione a Ozamiz.

Il vescovo César Bosco Vivas Robelo, emerito di Léon in Nicaragua, èmorto nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 giugno a causa dell’infezioneda covid-19. Il compianto presule era nato a Masaya, in arcidiocesi di Ma-nagua, il 14 novembre 1941 ed era stato ordinato sacerdote il 17 maggio1970. Eletto alla Chiesa titolare di Mididi e al contempo ausiliare di Mana-gua l’8 ottobre 1981, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 21 novembresuccessivo. Il 2 aprile 1991 era stato trasferito alla Chiesa residenziale diLéon. Il 29 giugno 2019 aveva rinunciato al governo pastorale della dioce-si. Le esequie sono state celebrate in forma strettamente privata, martedì 23giugno, nella cattedrale di Léon.

Tradotte in italiano le «Reflexiones espirituales sobre la vida apostólica» scritte da Jorge Mario Bergoglio nel 1987

Esperienza interioree progetto di vita

È appena uscito in Italia il libro«Cambiamo!» che raccoglie scritti deglianni Ottanta di Jorge Mario Bergo-glio. Pubblichiamo stralci tratti dallaseconda parte, intitolata «Uomini didesideri» e dalla sesta, dedicata al te-ma «I gesuiti».

Q uando, nelle Costituzioni dellaCompagnia, sant’Ignazio par-la delle residenze e si dedica

a descrivere «in quali modi si possa-no in questi luoghi aiutare le ani-me», indica i desideri: «Così pure, siaiuta il prossimo con i desideri p re -sentati a Dio nostro Signore». Que-sto riferimento al valore del deside-rio non è casuale nella consuetudinespirituale di sant’Ignazio. Nella no-stra spiritualità il desiderio ha un

luogo specifico, e alcune riflessionisu questo punto possono aiutare ilprogresso interiore nel contesto dellenostre preoccupazioni apostoliche.Sant’Ignazio dice che si può aiutareil prossimo desiderando davanti a Dionostro Signore. Infatti i desideri, ol-tre che aspirazioni verso ciò che nonabbiamo, sono pre-sentimenti di ciòche avremo. I nostri desideri posso-no risultare illusioni, ma anche rive-lazioni. Rivelazioni su quanto Diovuole che gli chiediamo perché cel’ha già concesso. Allora il contenutodei nostri desideri si trasforma insimboli. I nostri desideri forgianosimboli, perché i simboli, così comei desideri, celano realtà mentre altempo stesso le promettono.

Alcune opere apostoliche hanno lacaratteristica di farci avvertire in unmodo particolare l’insondabile vasti-tà e profondità entro cui il piano diDio ci colloca, e l’insufficienza ditutti i nostri orientamenti e sforziper esserne all’altezza. La possibilitàdi desiderare nasce proprio là dovesentiamo di non farcela e di essere ailimiti delle nostre forze. È come se,mentre percepiamo i limiti della no-stra azione, tentassimo di andare unpoco oltre, proprio fin dove non sia-mo riusciti ad arrivare, con la buonavolontà dei nostri desideri.Sant’Ignazio spiega questa possibili-tà agli studenti di Coimbra, ma ap-plicandola al caso dei limiti che lavita degli studi impone all’ap ostola-to: «Il quarto modo di aiutare iprossimi, e il cui campo è immenso,consiste nei santi desideri e nellapreghiera. E sebbene lo studio nonvi lasci tempo per fare lunghe ora-zioni, pure si può compensare con idesideri».

Tuttavia i buoni desideri non sonosoltanto un modo per spingerci oltrei nostri limiti, dove «non ce la fac-ciamo»: essi possono anche precede-re il nostro sforzo e, in questo senso,ne costituiscono uno dei fondamen-ti: «Sarà compito del rettore, dopoquello di sostenere tutto il collegiocon le orazioni e i santi desideri[...]».

Desiderare e, a tal fine, sapere checosa si debba desiderare, costituisceil punto di partenza della nostra col-laborazione con il regno di Dio. Inquesto modo il desiderio si poneall’origine della nostra preghiera, delnostro aiuto al prossimo e della no-stra stessa vita di gesuiti. Della no-stra preghiera, rispetto alla quale no-stro Padre insiste sul fatto di a n d a rea chiedere quello che voglio, sicchéconsiglia determinati cambiamenti«quando la persona che si esercitanon trova ancora quello che desidera»(ES 89); delle nostre attività apostoli-che, circa le quali il primo modo dimanifestarsi consiste, come abbiamodetto, nella preghiera e nei santi de-sideri o, secondo una sintetica for-mula ignaziana, «in desiderose pre-ghiere»; infine, il desiderio affondale sue radici nell’origine stessa dellanostra vita gesuitica: è bene ricordarequella domanda che Ignazio intro-duce nell’Esame affinché s’i n t e r ro g h iil candidato riguardo alla sua deci-sione a vestire la stessa veste e divisadi Cristo, subire ingiurie, false testi-monianze, affronti, essere ritenutopazzo: «Pertanto si dovrà domanda-re a ciascuno se prova simili desidericosì salutari e fecondi per la perfe-zione della sua anima». Si può bendire che la nostra vocazione allaCompagnia sia nata nel preciso mo-mento in cui questo desiderio ci èsorto in cuore. Tant’è vero chesant’Ignazio riprende e continuaquanto appena detto senza concede-re tregua: «Chi, a causa della nostradebolezza umana e della propria mi-seria, non possedesse tali desideri cosìinfiammati nel Signor nostro, deveessere interrogato se desidera in qual-che modo di possederli». E siamogiunti ai «desideri di desideri».

Il desiderio appare dunque defini-tivamente radicato nell’origine più

intima del nostro essere e operare.Se si è compreso il desiderio di «to-talità verso il fine» che caratterizzasant’Ignazio — e una versione di essaè la sua devozione per il magis —,ciò non stupirà. La direzione dei no-stri desideri esprime l’orientamentoprofondo del nostro essere. Chi rie-sce ad addentrarsi nell’intimità deidesideri di un uomo potrà sviscerareciò che quell’uomo vuole ed è nellavita, cioè la chiave segreta del suodestino. Il desiderio umano, soprat-tutto quanto più è intimo e profon-do, racchiude la chiave segreta diogni esistenza. E dunque in esso ri-siede il tesoro del cuore. PerciòIgnazio, in definitiva, mira a trasfor-mare «fino ai nostri più intimi desi-deri», poiché nella misura in cui essiarriveranno ad ambire soltanto ciòche è di Dio, allora l’uomo sarà, concertezza, anch’egli di Dio. Solo inquel momento sarà possibile speri-mentare come l’amore che ci muovee ci induce a scegliere discendadall’alto, dall’amore di Dio (cfr. ES184). Per lo stesso motivo sant’Igna-zio, per ricavare da un uomo un au-tentico gesuita, un compagno di Ge-sù, non si accontenta della promessache questi accetterà le umiliazioniche l’assimilano a Gesù quando esseverranno, bensì pretende da lui chele desideri, o, almeno, che «desideridesiderarle», come misura preventivaper collocarlo nel punto iniziale diquel movimento profondo del cuoreche conosce una sola direzione e sucui non è possibile tergiversare.

Sebbene sia vero che il desideriocaratterizza e contrassegna l’intimitàdell’uomo, non è soltanto questa laragione per cui sant’Ignazio lo collo-ca al fondamento e all’origine stessadella nostra vita. Lo fa perché è Diostesso a concedere i desideri originalie fecondi: «Dalla sua divina maestà,da cui procede ciò che desidera».Ciò significa che nello stesso deside-rio che ci caratterizza in quanto uo-mini già è contenuto il segno indele-bile dell’amore divino e della suachiamata. Chi è capace di desiderareumiliazioni per assomigliare a Gesù,così come chi è capace di desiderarequalsiasi bene per il suo prossimo, èstato toccato dal Signore, perché èstato il Signore stesso a concedergliquel desiderio. Ecco che cosa dicesant’Ignazio a suor Teresa Rejadellnel suo tipico stile scarno: «Se riflet-te, potrà capir bene che quel deside-rio di servire Cristo nostro Signorenon proviene da lei, ma è donatodal Signore. Dicendo quindi: “Il Si-gnore mi dà crescente desiderio diservirlo”, lei lo loda, perché procla-ma il suo dono, gloriandosi in lui,

non in se stessa, perché non attribui-sce a se stessa quella grazia».

* * *Sant’Ignazio è un uomo che, en-

trando in contatto con il divino, ri-scrive la propria vita e quella deisuoi compagni secondo norme cheegli credeva volute da Dio. Nei tren-tacinque anni che fanno seguito allasua conversione c’è una coerenza in-terna che si mantiene sempre: è lacoerenza del suo progetto. Il suo pro-getto non è una pianificazione difunzioni, non è un assortimento dipossibilità. Il suo progetto consistenel rendere esplicito e concreto ciòche egli aveva vissuto nella sua espe-rienza interiore.

Per questo è notevole leggere, nel-le Costituzioni e nelle lettere che egliscrive, il continuo riferimento a«tempi, luoghi e persone». Ciò si-gnifica, da una parte, che la sua vi-sione interiore è nitida, ha lineamen-ti definiti e ha raggiunto la densitàdi una configurazione capace diesplicitarsi. E, d’altra parte, significache quella visione interiore non siimporrà sulle circostanze storichecercando di riordinare la storia sullabase delle proprie coordinate. Se co-sì fosse stato, essa si sarebbe cristal-lizzata in un «situazionismo» ridu-zionista, riconducendo tutto alle for-me di quella situazione. La visioneinteriore di sant’Ignazio non si im-pone alla storia; dialoga con la sto-ria degli uomini, che è storia di gra-zia e di peccato; cerca di riscattare lavolontà di Dio dall’ambiguità dellavita: realizzare la volontà di Dio è,per Ignazio, cercare la maggior glo-ria di quel Dio che si è fatto uomo esi inserisce nella storia degli uomini.

La storia di sant’Ignazio e dei ge-suiti è una storia tragica nel sensoetimologico della parola. Lo sannotutti: gesuita nel dizionario è sinoni-mo di ipocrita. Problemi ce ne sonostati, e gravi; ci sono stati successi, enotevoli; ci sono stati persecuzioni efallimenti. E non sono mancate leg-

gende che hanno creato attorno asant’Ignazio e alla Compagnia diGesù un’aura carica di tutte le sfu-mature immaginabili. Addentrarcinella storia della Compagnia ci por-terebbe a riflessioni che trascendonoil contesto di queste pagine. Pertan-to ho preferito concentrarmi fonda-mentalmente sul dialogo chesant’Ignazio e la primitiva Compagniaebbero con la cultura e con i problemidel loro tempo: sono le loro origini e,inoltre, è un dialogo che risultaesemplare, tipologico, per tempi suc-cessivi.

Il Papa Paolo VI, rivolgendosi nel1974 ai gesuiti, in uno dei discorsipiù belli che un Pontefice abbia ri-volto alla Compagnia, diceva: «Ilpensiero va a quel complesso secoloXVI, nel quale si ponevano le fonda-zioni della civiltà e della cultura mo-derna, e la Chiesa, minacciata dallascissione, dava inizio a una nuovaera di rinnovamento religioso e so-ciale, fondato sulla preghiera esull’amore di Dio e dei fratelli, cioèsulla ricerca della più genuina santi-tà. Era un momento affascinato dauna nuova concezione dell’uomo edel mondo, che spesso — anche senon è stato questo l’umanesimo piùgenuino — stava per relegare Dio aldi fuori dell’orizzonte della vita edella storia; era un mondo che pren-deva dimensioni nuove dalle recentiscoperte geografiche; e perciò, pertanti aspetti — sconvolgimenti, rifles-sioni, analisi, ricostruzioni, slanci,aspirazioni ecc. — non poco simile alnostro». Nella cornice di quell’ep o cacosì ricca, la Chiesa affrontava il fe-nomeno della Riforma. Molte voltesant’Ignazio è stato definito il ba-stione della Controriforma. In que-sto c’è qualcosa di vero, ma l’affer-mazione non è così pacifica comepotrebbe sembrare a prima vista.D’altra parte, quel fenomeno cultu-rale religioso (la Riforma) incentivòla fedeltà del servizio di sant’Ignazioe lo condusse a lottare per l’unitàcattolica.

Il gesuita guarda sempre l’orizzonte

Uno strumento che, alla luce dellaformazione ignaziana di JorgeMario Bergoglio, aiuta acomprendere più profondamentel’intero pontificato di Francesco e achiarire il forte appello alcambiamento interiore e di stili divita da lui lanciato in questotempo di pandemia da covid-19. Èil libro Cambiamo! (Milano,Solferino, 2020, pagine 352, euro17) nel quale viene per la primavolta tradotto integralmente initaliano un volume pubblicato nel1987 con il titolo Reflexionesespirituales sobre la vida apostólica.Come spiega il gesuita AntonioSpadaro nell’ampia prefazione cheapre questa nuova edizione, ilvolume accoglie articoli scritti daBergoglio nel corso della propriaattività di rettore del ColegioMáximo e delle sue Facoltà difilosofia e teologia tra il 1980 e il1986, anno in cui fu inviato inGermania per proseguire gli studiteologici, dopo i quali cominciò ilservizio di confessore a Córdoba.Fu questo, scrive il direttore di «LaCiviltà cattolica», un periodo «diprova e di purificazione» e questiscritti sono «espressione di untempo di passaggio» nel qualeBergoglio «ha maturato capacità didiscernimento e di scelta.Seguendo il ritmo delle pagine sientra nello sguardo del Pontefice esi comprende meglio il suo mododi giudicare e di agire».Il volume si apre con dellemeditazioni sulla prima settimanadegli Esercizi spirituali e,soprattutto, con alcuneconsiderazioni sull’importanza di«aprirsi a un desiderio di Dio cheallarga il cuore». Perché «bisognacercare Dio per trovarlo, e trovarloper cercarlo ancora e sempre. Soloquesta inquietudine dà pace alcuore di un gesuita».Reflexiones, chiarisce Spadaro, «èun invito alla ricerca, al cammino,al vivere un’inquietudine che cilibera dalle “reti e catene” — comescrive sant’Ignazio — dell’ip o crisiae del peccato. La conversione nonè questione di “buona educazione”o di “bei modi”: l’amore, diceBergoglio, non è la cortesia, lapace non è la tranquillità.Convertirsi è l’impresa ardua discoprire il tesoro della nostra vita».In un cammino, dove compagnafedele è la misericordia.Il direttore della rivista dei gesuitiitaliani sottolinea come nellalettura di queste pagine si trovi lachiave per comprendere che cosaabbia significato per il Ponteficeessere membro della Compagnia diGesù: la sua visione del discepolodi Ignazio «in estrema sintesi, èquella di un uomo “svuotato” disé, che mette al centro Cristo e lasua missione; animato da grandidesideri, da una inquietudinegenerativa e da un pensieroincompleto aperto, guarda semprel’orizzonte, il Dio che è sempre piùgrande della nostra capacità dipensarlo e immaginarlo».Confrontandosi con il santo diLoyola, Bergoglio fa propria lafondamentale importanza di unprogetto di vita che sia coerente. Ilprogetto, spiega Spadarorileggendo le Reflexiones, deve

«rendere esplicito e concreto» ciòche si vive nella «esperienzainteriore», esso è «un’esp erienzaspirituale vissuta, che prende formaper gradi e che si traduce intermini concreti, azione», «dialogacon la realtà», «si inserisce nellastoria degli uomini». Il Papa,prosegue, «avanza sulla base diun’esperienza spirituale e dipreghiera che condivide neldialogo e nella consultazione. Vivela stessa esperienza di Ignazio, cheillumina il modo di procedere diBergoglio come Pontefice». Equesto modo di procedere «sichiama “discernimento”».Infatti — si legge ancora nellaPrefazione — «le azioni e ledecisioni vanno radicate nelprofondo e devono essereaccompagnate da una letturaattenta, meditativa, orante, deisegni dei tempi. Per Bergoglio, ilmondo è sempre in movimento: laprospettiva ordinaria, con i suoimetri di giudizio per classificareciò che è importante e ciò che nonlo è, non funziona. La vita dellospirito ha altri criteri».

Dialogo tra Celam e due istituzioni vaticane

La salute come bene pubblico

Tra Bogotá e la Città del Vaticano un dialogo virtualein diretta streaming si è svolto martedì 23 giugno coin-volgendo il Dicastero per il servizio dello sviluppoumano integrale (Dssui) — cui Papa Francesco ha affi-dato il coordinamento della Commissione della SantaSede per il contrasto al covid-19 — la Pontificia accade-mia per la vita (Pav) e il Consiglio episcopale latino-americano (Celam).

Durante l’incontro i rappresentanti delle due istitu-zioni romane e quelli dei vescovi di Colombia, Americacentrale, Cuba e Messico si sono confrontati sui conte-nuti del documento della Pav Pandemia e Fraternitàu n i v e rs a l e . «Siamo interessati — hanno spiegato fontidel Celam — a dialogare sui problemi di salute e sulbene comune e questo è un primo passo per salvare vi-te umane: la salute come bene pubblico».

L’arcivescovo presidente della Pav, Vincenzo Paglia,ha presentato il lavoro svolto finora sottolineando l’im-portanza della sfida attuale. «L’Accademia ha pubbli-cato una prima Nota, intitolata Pandemia e Fraternitàuniversale il 30 marzo scorso. Nei prossimi giorni usciràun secondo documento, dedicato specificatamente altema della Salute pubblica, L’“Humana communitas”nell’era della pandemia: riflessioni sulla rinascita della vi-ta. Stiamo inoltre lavorando a un testo sugli anziani,che sono stati e continuano ad essere le vittime più nu-merose della pandemia. Sono testi consegnati alla ri-flessione di tutti, per aiutarci a comprendere il senso diquanto sta accadendo nel mondo, oggi». Del resto, co-me ha detto Papa Francesco: «Non siamo in un’ep o cadi cambiamento, ma di cambiamento d’ep o ca».

Secondo monsignor Paglia «deve essere ripensatol’intero orizzonte della sanità sia a livello regionale siainternazionale». E in proposito il testo del 30 marzosottolinea due conclusioni decisive: «La prima riguarda

l’accesso universale alle migliori opportunità di preven-zione, diagnosi e trattamento, che non deve essere ri-servato solo a pochi fortunati. La distribuzione di unvaccino, non appena sarà disponibile in futuro, sarà unimportante banco di prova. La seconda concerne la de-finizione di ricerca scientifica responsabile. La posta ingioco è complessa e riguarda diversi ambiti, dalla inte-grità della ricerca scientifica alla sua libertà rispetto al-le questioni relative al profitto economico. In tale con-testo si richiede un ripensamento delle istituzioni inter-nazionali relative alla salute di tutti i membri della fa-miglia umana che abitano nella casa comune, che è ilpianeta», ha concluso il presidente.

Nel dibattito che ne è seguito, il sociologo GianniTognoni ha messo in evidenza le risposte frammentatedei governi e degli scienziati di fronte alla crisi; monsi-gnor Héctor Fabio Henao Gaviria, di Caritas Colom-bia, ha sottolineato la gravità della crisi ambientale inatto e l’impatto sulla salute; l’arcivescovo messicanoCarlos Garfias Merlos ha insistito sulla solidarietà esulle risposte che la Chiesa può fornire a popolazionismarrite; generare speranza e risposte concrete sono leindicazioni del vescovo suo connazionale Alfonso Mi-randa Guardiola, di fronte alla crisi lavorativa e socialeprovocata dalla pandemia. Ancora dalla Colombia ilvescovo Elkin Fernando Álvarez Botero ha sottolineatola grave «disarticolazione delle istituzioni» e la man-canza di risposte di fronte ai bisogni delle popolazioni.

Alla Pontificia accademia per la vita è stato chiestodi accompagnare la riflessione della Chiesa in Americalatina per fare in modo che la Chiesa stessa sia capacedi generare speranza e solidarietà. «Servono riformedel sistema della salute» ha auspicato l’arcivescovo Pa-glia «ma soprattutto un deciso cambiamento verso unaciviltà dell’amore, della solidarietà, della fraternità».

Page 8: Se a una persona manca la poesia la sua anima zoppica ... · Se a una persona manca la poesia la sua anima zoppica Test di massa a San Paolo Crescita esponenziale delle vittime in

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 25 giugno 2020

Nei saluti ai fedeli il Papa prega per le vittime del terremoto in Messico e parla delle vacanze estive al tempo del coronavirus

Godere la bellezza del creato e rafforzare i legami umani

All’udienza generale il Pontefice si sofferma sulla preghiera di Davide

Se a una persona manca la poesiala sua anima zoppica

Toccante lettera di Francesco al campione in coma da venerdì scorso dopo un grave incidente

Con Alex Zanardi nel segno dell’inclusione

«Quando a una persona manca quella dimensione poetica, diciamo, quandomanca la poesia, la sua anima zoppica». Lo ha sottolineato il Papa mercoledìmattina, 24 giugno, all’udienza generale — l’ultima prima della pausa estiva —svoltasi ancora nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico Vaticano, senzala presenza di fedeli, a causa della pandemia. Proseguendo nel ciclo di catechesiiniziate il 6 maggio, il Pontefice ha commentato il Salmo 18, 2-3.29.33,soffermandosi sulla preghiera di Davide.

scola il gregge del padre, Iesse. Èancora un ragazzo, ultimo di moltifratelli. Tanto che quando il profetaSamuele, per ordine di Dio, si mettein cerca del nuovo re, sembra quasiche suo padre si sia dimenticato diquel figlio più giovane (cfr. 1 Sam16, 1-13). Lavorava all’aria aperta: lopensiamo amico del vento, dei suonidella natura, dei raggi del sole. Hauna sola compagnia per confortarela sua anima: la cetra; e nelle lunghegiornate in solitudine ama suonare ecantare al suo Dio. Giocava anchecon la fionda.

Davide, dunque, è prima di tuttoun pastore: un uomo che si prendecura degli animali, che li difende alsopraggiungere del pericolo, cheprovvede al loro sostentamento.Quando Davide, per volere di Dio,dovrà preoccuparsi del popolo, noncompirà azioni molto diverse rispet-to a queste. È perciò che nella Bib-bia l’immagine del pastore ricorrespesso. Anche Gesù si definisce “ilbuon pastore”, il suo comportamen-to è diverso da quello del mercena-rio; Lui offre la sua vita in favoredelle pecore, le guida, conosce il no-me di ciascuna di esse (cfr. Gv 10, 11-18).

Dal suo primo mestiere, Davideha imparato molto. Così, quando ilprofeta Natan gli rinfaccerà il suogravissimo peccato (cfr. 2 Sam 12, 1-15), Davide capirà subito di esserestato un cattivo pastore, di aver de-predato un altro uomo dell’unica pe-cora che lui amava, di non esserepiù un umile servitore, ma un am-malato di potere, un bracconiere cheuccide e depreda.

Un secondo tratto caratteristicopresente nella vocazione di Davide èil suo animo di poeta. Da questa pic-cola osservazione deduciamo cheDavide non è stato un uomo volga-re, come spesso può capitare a indi-vidui costretti a vivere a lungo isolatidalla società. È invece una personasensibile, che ama la musica e il can-to. La cetra lo accompagnerà sem-pre: a volte per innalzare a Dio uninno di gioia (cfr. 2 Sam 6, 16), altrevolte per esprimere un lamento, oper confessare il proprio peccato(cfr. Sal 51, 3).

Il mondo che si presenta ai suoiocchi non è una scena muta: il suosguardo coglie, dietro il dipanarsidelle cose, un mistero più grande.La preghiera nasce proprio da lì:dalla convinzione che la vita non èqualcosa che ci scivola addosso, maun mistero stupefacente, che in noiprovoca la poesia, la musica, la gra-titudine, la lode, oppure il lamento,la supplica. Quando a una personamanca quella dimensione poetica,

diciamo, quando manca la poesia, lasua anima zoppica. La tradizionevuole perciò che Davide sia il gran-de artefice della composizione deisalmi. Essi recano spesso, all’inizio,un riferimento esplicito al re d’Israe-le, e ad alcune delle vicende più omeno nobili della sua vita.

Davide ha dunque un sogno:quello di essere un buon pastore.Qualche volta riuscirà ad essereall’altezza di questo compito, altrevolte meno; ciò che però importa,nel contesto della storia della salvez-za, è il suo essere profezia di un al-tro Re, di cui lui è solo annuncio ep re f i g u r a z i o n e .

Guardiamo Davide, pensiamo aDavide. Santo e peccatore, persegui-tato e persecutore, vittima e carnefi-ce, che è una contraddizione. Davi-de è stato tutto questo, insieme. Eanche noi registriamo nella nostravita tratti spesso opposti; nella tramadel vivere, tutti gli uomini peccanospesso di incoerenza. C’è un solo fi-lo rosso, nella vita di Davide, che dàunità a tutto ciò che accade: la suapreghiera. Quella è la voce che nonsi spegne mai. Davide santo, prega;Davide peccatore, prega; Davideperseguitato, prega; Davide persecu-tore, prega; Davide vittima, prega.Anche Davide carnefice, prega. Que-sto è il filo rosso della sua vita. Unuomo di preghiera. Quella è la voceche non si spegne mai: che assuma itoni del giubilo, o quelli del lamen-to, è sempre la stessa preghiera, solola melodia cambia. E così facendoDavide ci insegna a far entrare tuttonel dialogo con Dio: la gioia comela colpa, l’amore come la sofferenza,l’amicizia quanto una malattia. Tuttopuò diventare parola rivolta al “Tu ”che sempre ci ascolta.

Davide, che ha conosciuto la soli-tudine, in realtà, solo non lo è statomai! E in fondo questa è la potenzadella preghiera, in tutti coloro che ledanno spazio nella loro vita. La pre-ghiera ti dà nobiltà, e Davide è no-bile perché prega. Ma è un carneficeche prega, si pente e la nobiltà ritor-na grazie alla preghiera. La preghie-ra ci dà nobiltà: essa è in grado diassicurare la relazione con Dio, cheè il vero Compagno di camminodell’uomo, in mezzo alle mille tra-versie della vita, buone o cattive: masempre la preghiera. Grazie, Signo-re. Ho paura, Signore. Aiutami, Si-gnore. Perdonami, Signore. È tantala fiducia di Davide che, quando eraperseguitato ed è dovuto fuggire,non lasciò che alcuno lo difendesse:«Se il mio Dio mi umilia così, Luisa», perché la nobiltà della preghieraci lascia nelle mani di Dio. Quellemani piagate di amore: le unichemani sicure che noi abbiamo.

«Stiamo entrando nel periodo delle vacanze. Malgrado tutte le misuredi sicurezza legate alla minaccia del contagio da coronavirus, sia questoun sereno tempo di riposo, di godimento della bellezza del creato edi rafforzamento dei legami con gli uomini e con Dio». Lo ha detto il Paparivolgendosi ai fedeli polacchi al termine della catechesi. Di seguito i salutidel Papa ai vari gruppi — con una particolare preghiera per le vittimedel terremoto di Oaxaca in Messico — che attraverso i media hanno seguitol’udienza, conclusasi con la recita del Padre nostro e la Benedizione apostolica.

tando e lodando sempre il Signorenei vostri cuori, ringraziando di tut-to Dio Padre. Così Dio vi benedica!

Saluto i fedeli di lingua arabache seguono questa udienza attra-verso i mezzi di comunicazione so-ciale. La preghiera è la chiave delcielo e la scala per salire a Dio. Da-vide ci insegna a trasformare in pre-ghiera le nostre gioie e i nostri do-lori, le nostre preoccupazioni e lenostre speranze, le nostre paure e lenostre vittorie, così la nostra vita di-venta preghiera e la nostra preghie-ra diventa vita. Il Signore vi bene-dica tutti e vi protegga sempre daogni male!

Saluto cordialmente tutti i polac-chi. Cari fratelli e sorelle, stiamoentrando nel periodo di vacanze.Malgrado tutte le misure di sicurez-za legate alla minaccia del contagiodi coronavirus, sia questo un serenotempo di riposo, di godimento del-la bellezza del creato e di rafforza-

mento dei legami con gli uomini econ Dio. Seguendo l’esempio diDavide, preghiamo il Signore nelbene e nel male, e lodiamolo perogni grazia che riceviamo dal suocuore pieno dell’amore per noi. Lasua benedizione vi accompagnis e m p re !

Saluto i fedeli di lingua italiana.Auguro che il periodo estivo possaessere tempo di serenità e una bellaoccasione per contemplare Dio nelcapolavoro del Suo creato.

Rivolgo il mio pensiero agli an-ziani, ai giovani, ai malati e aglisposi novelli. Oggi è la festa dellaNatività di San Giovanni Battista.Impariamo da Colui che fu il pre-cursore di Gesù la capacità di testi-moniare con coraggio il Vangelo, aldi là delle proprie differenze, con-servando la concordia e l’amiciziache fondano la credibilità di qual-siasi annuncio di fede.

A tutti la mia benedizione!

Saluto cordialmente i pellegrini dilingua francese. Come il re David,restiamo sempre alla presenza diDio, e in un dialogo fiducioso par-liamogli delle nostre gioie e dolori,dei nostri difetti e delle nostre soffe-renze. Il Signore è il nostro compa-gno di viaggio in tutte le circostan-ze della nostra vita. A tutti la miab enedizione!

Saluto i fedeli di lingua inglesecollegati attraverso i mezzi di comu-nicazione sociale. Invoco su di voi esulle vostre famiglie la gioia e la pa-ce del Signore.

Dio vi benedica!

Saluto con affetto i fedeli di lin-gua tedesca. Affidiamoci interamen-te, anche con i nostri peccati e lenostre debolezze, a Cristo, BuonPastore, che con il suo cuore mite eumile ci offre sempre perdono econforto nelle nostre vite per con-durci alla gioia e alla gloria del Pa-d re .

Saludo cordialmente a los fielesde lengua española, que siguen esta

catequesis a través de los medios decomunicación social.

Ayer un violento terremoto azotóel sur de México, causando algunasvíctimas, heridos y enormes daños.Rezamos por todos ellos. Que laayuda de Dios y de los hermanosles dé fuerza y apoyo. Hermanos yhermanas les estoy muy cercano.

Hoy celebramos la memoria desan Juan Bautista, profeta precursordel Mesías. Que su ejemplo, comotambién el del rey David — doshombres totalmente diferentes quevivieron la profecía y que supieronindicar dónde estaba el verdaderoDios —, sean estímulo para nuestravida, para que busquemos la amis-tad de Dios a través de la oración, ynuestro ejemplo pueda ayudar a lle-var a Dios a los hombres y loshombres a Dios.

Que el Señor los bendiga.

Di cuore saluto tutti voi, cariascoltatori di lingua portoghese, evi auguro che eventuali nuvole sulvostro cammino non vi impediscanomai d’irradiare ed esaltare la gloriae la speranza depositate in voi, can-

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel nostro itinerario di catechesi sul-la preghiera, oggi incontriamo il reDavide. Prediletto da Dio fin da ra-gazzo, viene scelto per una missioneunica, che rivestirà un ruolo centralenella storia del popolo di Dio e del-la nostra stessa fede. Nei Vangeli,Gesù è chiamato più volte “figlio diD avide”; infatti, come lui, nasce a

Betlemme. Dalla discendenza di Da-vide, secondo le promesse, viene ilMessia: un Re totalmente secondo ilcuore di Dio, in perfetta obbedienzaal Padre, la cui azione realizza fedel-mente il suo piano di salvezza (cfr.Catechismo della Chiesa Cattolica,2579).

La vicenda di Davide comincia suicolli intorno a Betlemme, dove pa-

La nascita di san #GiovanniBattistada genitori già anziani ci insegna che Dio non dipende

dalle nostre logiche e dalle nostre limitate capacità umaneBisogna imparare a fidarsi e a tacere di fronte al misterodi Dio e a contemplare in umiltà e silenzio la sua opera.

(@Pontifex_it)

di GI A M PA O L O MAT T E I

È proprio nello stile di Alex Zanardi —rilanciato da Papa Francesco in unatoccante lettera al campione in coma

da venerdì dopo un grave incidente — l’astasolidale We Run Together. L’iniziativa(www.charitystars.com/WeRunTogether), so-stenuta dal Pontefice anche con doni perso-nali e che sta coinvolgendo sempre più atletie squadre, non è infatti “solo” una raccoltadi fondi per il personale degli ospedali diBergamo e Brescia, in prima linea contro ilc o ro n a v i ru s .

In realtà “Noi corriamo insieme”, come hafatto presente il Pontefice ricevendo Athleti-ca Vaticana il 20 maggio scorso, è “un mot-to” che esprime bene l’idea di sport, e anchedi società, oggi urgente più che mai: testi-moniare quella “b ellezza” capace di andare“al passo del più debole”, dando realmente atutti “la stessa dignità”: sia un campioneolimpico, un carcerato, un migrante, unapersona con disabilità mentale o fisica.

Una visione dello sport che il Papa hariaffermato nella lettera a Zanardi, pubblica-ta dalla «Gazzetta dello sport» nell’edizionedi mercoledì 24 giugno: «Carissimo Alessan-dro, la sua storia è un esempio di come riu-scire a ripartire dopo uno stop improvviso.Attraverso lo sport hai insegnato a vivere lavita da protagonisti, facendo della disabilitàuna lezione di umanità. Grazie per aver datoforza a chi l’aveva perduta». Francesco nonha mancato di assicurare la propria preghie-ra a Zanardi e ai suoi familiari.

E in questi giorni, dall’8 giugno fino all’8agosto, We Run Together sta riaffermandoche sì, lo sport “secondo Papa Francesco” —e anche secondo Zanardi — è possibile. ConAthletica Vaticana lo stanno ripetendo gran-di campioni ma anche donne e uomini — enon mancano, in pole position, bambini eanziani — che nello sport riconoscono un’op-portunità di inclusione, di educazione, diamicizia, di crescita umana e spirituale con ifatti e non a chiacchiere.

Valga per tutte, appunto, proprio la testi-monianza di Alex Zanardi, tra i primissimiad aderire con entusiasmo a We Run Toge-ther donando il body indossato per vincerela medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Riode Janeiro. E proprio a due rappresentantidi Athletica Vaticana — Massimiliano Coluc-cio ed Emiliano Morbidelli, insieme a Tizia-no Monti e alla sua handbike — Z a n a rd iavrebbe consegnato il testimone della staffet-ta Obiettivo Tricolore da lui pensata perunire l’Italia attraverso il coraggio di oltre 50atleti con disabilità che, dal nord al sud,stanno portando la loro voglia di vivere trala gente.

Ma il testimone che Zanardi stava portan-do verso Montalcino e, poi, Tarquinia non èrimasto a terra nell’incidente della sera del19 giugno. Quel testimone, anche attraversoAthletica Vaticana, sta ancora “c o r re n d o ” inhandbike sulle strade d’Italia. Con arrivo il28 giugno a Santa Maria di Leuca.

Così come sta continuando l’asta We RunTogether, giunta al terzo “lotto”. Per chi lodesidera è ora a disposizione la storica ca-

nottiera che i mitici Harlem Globetrottershanno donato al Papa, nominandolo “onora-rio” del team, in occasione dei 90 anni dellaloro attività. È, appunto, uno degli oggettisportivi che Francesco ha voluto personal-mente donare per la raccolta fondi.

Fino al 3 luglio — poi saranno presentatialtri “p ezzi” — all’asta ci sarà anche un alle-namento con Yeman Crippa, star del mezzo-fondo mondiale: nato in Etiopia, era in unorfanotrofio ad Addis Abeba quando è statoadottato, con i suoi 8 fratelli, da una fami-glia milanese. Primatista italiano dei 10.000metri, è testimone di inclusione concreta at-traverso lo sport. Così come lo sono MonicaContrafatto e Nicole Orlando. La prima haperso una gamba in un attentato in Afghani-stan dove era in servizio come militare nellamissione di pace: in ospedale ha visto in tvle Paralmpiadi di Londra e ha deciso di ri-mettersi in gioco, tanto che nell’edizionesuccessiva, a Rio de Janiero, era sul podiodei 100 metri con la sua protesi.

Nicole Orlando, invece, ha trovato pro-prio nella sindrome di Down l’opp ortunitàdi vincere chili di medaglie sportive ma so-prattutto di primeggiare nella “corsa dellavita”, come le ha riconosciuto anche il presi-dente della Repubblica, Sergio Mattarella,indicandola agli italiani come donna da imi-t a re .

Sono, inoltre, ora a disposizione il petto-rale e la tuta da gara di Dorothea Wierer:tre volte campionessa mondiale di biathlon,due volte vincitrice della coppa del mondo,due bronzi olimpici. Insomma, una delle più

forti atlete di tutti i tempi nella sua speciali-tà.

Presenti nell’asta anche due fenomeni delpugilato di ieri e di oggi con “oggetti” a lorocari: Nino Benvenuti e Clemente Russo.Inoltre la campionessa olimpica GiuliaQuintavalle ha donato il suo “judogi” auto-grafato. La nazionale italiana di volley, ma-schile e femminile, è scesa in campo con lemagliette autografate dei due capitani: IvanZaytsev e Cristina Chirichella.

E c’è poi l’idea della “cultura dell’incon-t ro ” nella possibilità di condividere un alle-namento a Cortina e a San Vigilio di Ma-rebbe con tre campioni dello sci mondiale:Kristian Ghedina e i fratelli Manfred e Ma-nuela Mölgg.

Fino all’8 agosto gli atleti si alterneranno,ogni dieci giorni. Già pronti Alessandro DelPiero, Javier Zanetti, Carolina Kostner eMassimiliano Rosolino insieme alle squadredi calcio Juve, Milan, Roma, Lazio e Fioren-tina.

Intanto nei primi due “lotti” — oltre allabicicletta di Peter Sagan donata dal Papa —avevano preso parte all’asta, tra gli altri, lostesso Alex Zanardi e anche Francesco Totti,la scuderia Ferrari, Federica Pellegrini, TaniaCagnotto, l’equipaggio di Luna Rossa, Filip-po Tortu, Sofia Goggia, i fratelli Abbagnale,Gianmarco Tamberi, Antonio Rossi, BebeVio, Arianna Fontana. Mentre Pietro Men-nea è stato ricordato con un suggestivoamarcord. Per ogni informazione:w w w. a t h l e t i c a v a t i c a n a . o rg.