SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI · CHE COS’È IL MULTICULTURALISMO? 40 III.2....
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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
DIVERSITÁ CULTURALE E MULTICULTURALISMO: LA FIGURA DEL
MEDIATORE LINGUISTICO, CULTURALE E INTERCULTURALE
RELATORI: CORRELATORI:
prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Marilyn Scopes prof.ssa Tiziana Moni
prof.ssa Claudia Piemonte
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Martina Fratoni
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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Alla mia famiglia,
che mi ha sempre sostenuto
rendendo possibile
questo importante traguardo;
ai miei amici e alla persona che,
da quasi un anno,
condivide con me vittorie e delusioni.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Versione Italiana
PREFAZIONE 9
I. LA GLOBALIZZAZIONE E LA DIVERSITÁ CULTURALE 11
I.1. ORIGINI DELLA GLOBALIZZAZIONE 11
I.2. LA GLOBALIZZAZIONE E IL FENOMENO MIGRATORIO 13
I.3. INTEGRAZIONE E OMOLOGAZIONE CULTURALE: I LATI POSITIVI E NEGATIVI DELLA
GLOBALIZZAZIONE 14
II. ELEMENTI CHIAVE PER LO SVILUPPO DELLA DIVERSITÁ
CULTURALE 19
INTRODUZIONE 19
II.1. ALLE ORIGINI DELLA DIVERSITÀ CULTURALE 21
II.2. PLURALISMO, TOLLERANZA E DIALOGO INTERCULTURALE 22
II.3. IL MEDIATORE LINGUISTICO, CULTURALE E INTERCULTURALE 25
II.4. LE LINGUE: MULTILINGUISMO E TRADUZIONE 28
II.5. EDUCAZIONE MULTICULTURALE 32
II.6. LIBERTÀ D’ESPRESSIONE 36
III. IL MULTICULTURALISMO: ANALISI DELLA SITUAZIONE
AUSTRALIANA 38
INTRODUZIONE 38
III.1. CHE COS’È IL MULTICULTURALISMO? 40
III.2. EVOLUZIONE DELLA POLITICA MULTICULTURALE AUSTRALIANA 44
III.3. UN ESEMPIO DELLA POLITICA MULTICULTURALE AUSTRALIANA: LO STATO DEL
VICTORIA 47
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III.4. MELBOURNE: ARCOBALENO MULTICULTURALE 49
III.4.1. Profili multiculturali di Melbourne 51
III.5. MULTICULTURAL AUSTRALIA: UNITI NELLA DIVERSITÀ 53
IV. LA FIGURA PROFESSIONALE DEL MEDIATORE ALL’INTERNO DELLA
SOCIETÁ MULTICULTURALE E GLOBALIZZATA 57
INTRODUZIONE 58
IV.1. IL LINGUAGGIO DEL MEDIATORE: LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE 59
IV.2. RICONOSCIMENTO DELLA FIGURA PROFESSIONALE DEL MEDIATORE INTERCULTURALE
NEI VARI SETTORI 62
IV.3. LA FORMAZIONE DEL MEDIATORE INTERCULTURALE 65
IV.4. IL MEDIATORE INTERCULTURALE: COMPETENZE SPECIFICHE 66
CONCLUSIONI 68
English version
INTRODUCTION 72
I. GLOBALIZATION AND CULTURAL DIVERSITY 73
I.1. THE ORIGIN OF GLOBALIZATION AND THE MIGRATORY PROBLEM 73
I.2. CULTURAL INTEGRATION AND HOMOLOGATION: THE POSITIVE AND NEGATIVE EFFECTS
OF GLOBALIZATION 74
II. THE KEY ELEMENTS TO PROMOTE CULTURAL DIVERSITY 77
INTRODUCTION 77
II.2. THE LINGUISTIC, CULTURAL AND CROSS-CULTURAL MEDIATOR 79
II.3. LANGUAGES: MULTILINGUALISM AND TRANSLATION 80
II.4. MULTICULTURAL EDUCATION 82
II.6. FREEDOM OF SPEECH AND EXPRESSION 86
III. MULTICULTURALISM: ANALYSIS OF THE AUSTRALIAN SITUATION 87
INTRODUCTION 87
III.1. AUSTRALIAN MULTICULTURAL POLICY 88
III.2. MELBOURNE: RAINBOW OF CULTURES 91
IV. THE MEDIATOR IN A MULTICULTURAL SOCIETY 95
INTRODUCTION 95
IV.1. THE CROSS-CULTURAL MEDIATOR: COMMUNICATION, ABILITIES, LEGISLATIVE
ACKNOWLEDGEMENT AND SPECIFIC TASKS 96
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
6
CONCLUSIONS 102
Version française
INTRODUCTION 105
I. LA MONDIALISATION ET LA DIVERSITÉ CULTURELLE 106
II. LES ÉLÉMENTS CLEF POUR LE DÉVELOPPEMENT DE LA DIVERSITÉ
CULTURELLE 110
III. LE MULTICULTURALISME : ANALYSE DE LA SITUATION
AUSTRALIENNE 115
III.1. MELBOURNE : ARC-EN-CIEL MULTICULTUREL 118
IV. LE MÉDIATEUR DANS LA SOCIÉTÉ MULTICULTURELLE 121
CONCLUSIONS 125
SITO DEL BLOG 127
BIBLIOGRAFIA 127
SITOGRAFIA ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
RINGRAZIAMENTI 132
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Versione Italiana
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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a cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo
spazio. Questa diversità s’incarna nell’unicità e nella
pluralità delle identità dei gruppi e delle società che costituiscono
l’umanità. Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità
culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura.
In questo senso, è il patrimonio comune dell’umanità e dovrebbe essere
riconosciuta e affermata per il bene delle generazioni presenti e future”.1
1 articolo 1 della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, UNESCO, 2001.
“L
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Prefazione
Se è vero che da un lato la globalizzazione costituisce una sfida per le
diversità culturali, dall’altro essa facilita un dialogo costruttivo tra le
differenti culture e civiltà.
Si vengono così a creare due correnti di pensiero ben diverse: una,
identifica le differenze culturali come smarrimento del senso della
propria identità culturale; l’altra, attribuisce loro la custodia di ricchezze
offerte dalle varie culture nel mondo.
Il presente lavoro verterà sul secondo punto di vista, poiché si
considera necessario investire nella diversità culturale e nel dialogo
interculturale, al fine di raggiungere un alto livello di coesione sociale e
di considerare il sostantivo diversità sinonimo di ricchezza.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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L’obiettivo di questa tesi è dunque sensibilizzare tutti per
comprendere l’importanza della tutela della diversità culturale e del
multiculturalismo, al fine di non sfumare le specificità culturali e di non
universalizzare le appartenenze.
Questa tesi è stata scritta con la convinzione che la condivisione di
alcuni principi inalienabili come la tutela dei diritti umani, la libertà
d’opinione, l’autonomia dell’individuo e la parità tra i sessi, costituisce la
strada giusta da intraprendere per tutelare le diversità culturali e
impedire il sopravvento della xenofobia e del razzismo.
Incoraggiando la diversità culturale e il multiculturalismo, e
analizzando i prerequisiti necessari affinché essi si sviluppino, questi
possono essere considerati parametri fondamentali per la crescita e la
coesione sociale piuttosto che una minaccia alla propria identità
culturale.
Fautori di questo pensiero sono sicuramente i mediatori
interculturali, uno degli argomenti specifici di questa tesi, che si
soffermerà sul ruolo importante della loro figura professionale.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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I. LA GLOBALIZZAZIONE E LA DIVERSITÁ
CULTURALE
I.1. Origini della globalizzazione
Il concetto di globalizzazione che oggi sembra essere tanto
innovativo e moderno, è in realtà il risultato di un processo che ha
preso piede nel corso dei secoli.
Un processo di globalizzazione primaria già esisteva moltissimi anni
fa, basti pensare all’espansione araba e all’Età dell’Oro dell’Islam,
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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quando conquistatori e colonizzatori determinarono l’unione dei
mercati e della conoscenza grazie a un’economia globale tra il Vecchio
Mondo e il Nuovo Mondo.
Come vero e proprio fenomeno economico, già esisteva nel XVII
secolo, quando fu stabilita la Compagnia Olandese delle Indie Orientali.2 Essa,
infatti, permise la realizzazione di una proprietà congiunta tramite
l’emissione di azioni, che costituiscono un’importante base per la
globalizzazione economica.
Ma il termine globalizzazione sembra essere stato coniato nel 1944,
anche se è entrato a far parte del linguaggio comune negli anni
Novanta.3
Nel 1944 fu sancita la fine dell’isolamento economico degli USA,
con la conseguente affermazione del predominio del dollaro sulle altre
valute. In un primo momento tutti mettevano in luce gli aspetti positivi
della globalizzazione, considerandola portatrice di soli benefici.
Tuttavia, con il passare del tempo si è arrivati ad analizzare anche i suoi
aspetti negativi tramite riflessioni più approfondite.
L’economista e saggista statunitense Joseph Eugene Stiglitz4 definisce
così la globalizzazione: “Sostanzialmente, si tratta di una maggiore
integrazione tra i paesi e i popoli del mondo, determinata dall’enorme
riduzione dei costi, dei trasporti e delle comunicazioni e
dall’abbattimento delle barriere artificiali alla circolazione internazionale
di beni, servizi, capitali, conoscenza e (in minore misura) delle persone”.
2 Una delle compagnie più grandi che mai siano esistite nella storia, la più grande in tutta la storia dell’Olanda. 3 Dati rielaborati dal sito internet del Dipartimento delle Scienze Economiche, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, www.dse.unibo.it 4 Economista statunitense, professore in prestigiose università e capo del dipartimento di ricerca economica della Banca Mondiale (1996-99), dove ha ricoperto anche la carica di vicepresidente (1997-2000). Nel 2001 ha ricevuto il premio Nobel per l’economia. Treccani.it, l’enciclopedia italiana.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Essa quindi, conduce all’idea di un unico mercato, risultato dalla
fusione di tutti i mercati ispirati a un unico modello dominante.
I.2. La globalizzazione e il fenomeno migratorio
Il processo di globalizzazione, come abbiamo visto, avendo favorito
l’inglobamento di molti mercati in un unico modello dominante, ha
sicuramente accresciuto il divario tra paesi più industrializzati e paesi
meno abbienti.
Il tasso demografico nei paesi più ricchi è andato mano a mano
diminuendo in seguito all’allungamento della vita media degli individui,
contrariamente a quanto accaduto nei paesi del Terzo Mondo e in via di
sviluppo, il cui tasso di natalità costituiva il 90-95% dell’incremento
demografico annuale globale.5
Così, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche di
alcuni paesi, alle soglie del 2000, il tasso di povertà nel mondo era
aumentato, così come la disparità di reddito e consumi tra i paesi più
avanzati e quelli più arretrati.
Da qui, è iniziato il grandissimo movimento migratorio che ancora
oggi influenza le interrelazioni del mondo intero.
5 Annunziata L., Carpanelli F., De Aglio E., Emiliani M., Foa L., Gubellini M., Gurioli C.,
Sofri F., Sofri G., Tripodi E., a cura di Sofri G. e Sofri F., Geografia dei continenti extraeuropei,
quinta edizione, Zanichelli.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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L’ondata d’immigrati ha causato, soprattutto in Europa, oltre ai
classici problemi di ricezione (la necessità di più abitazioni e una
maggiore disponibilità dei servizi pubblici tra cui sanità, istruzione e
assistenza sociale), i timori di fronte all’arrivo di nuove culture e modi di
vita differenti. Questa situazione ha sviluppato gli inutili stereotipi
discriminatori e ai pregiudizi.
Ma la soluzione dei problemi legati all’immigrazione, comporta
prima di tutto l’accettazione reciproca da parte del paese ospitato e
quello ospitante, come si sottolineerà più volte nel corso della tesi.
I.3. Integrazione e omologazione culturale: i lati
positivi e negativi della globalizzazione
La diffusione delle nuove tecnologie ebbe tra i suoi principali effetti
una crescente interconnessione tra le diverse economie nazionali.
L’espansione degli scambi, la standardizzazione dei consumi sul
modello dominante dei paesi più ricchi, svilupparono una vastissima
rete d’interrelazioni, caratterizzata da una pluralità di soggetti e da rapidi
processi di trasformazione in tutti i settori.
Questa maggiore interdipendenza abbracciava a mano a mano paesi
diversissimi e lontanissimi tra loro. Tuttavia, cominciavano a sorgere i
primi interrogativi, tra cui il mancato coinvolgimento dei paesi più
poveri e marginali nei processi decisionali. Iniziava così a diffondersi
l’idea che i paesi più industrializzati gestissero il nuovo sistema,
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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stabilendo un modello dominante che offuscava le diversità e le
peculiarità delle minoranze comunitarie.
Se da una parte la globalizzazione dei consumi ha portato il mondo
ad uno stato di interdipendenza totale, dall’altro ha scatenato
l’opposizione all’omologazione culturale, rivendicando il diritto di
opporsi a questo livellamento della società. Un’opposizione che va
contro l’eliminazione delle diversità e l’omogeneizzazione di tutto,
comunicazione inclusa.
La trasmissione dell’informazione diviene, infatti, ogni giorno più
rapida, superando gli ostacoli che esistevano anni fa.
Con lo sviluppo dei mass-media si sta assistendo a un progressivo
diffondersi della cultura, ma nello stesso tempo, anch’essa sta
diventando sempre più omologata e manipolata dai grandi mezzi di
comunicazione.
È necessario quindi attingere informazioni da varie fonti per avere
una differenziazione, unire le diverse parti e farsi un’idea propria. È
evidente dunque che la differenziazione e la varietà sono elementi di
ricchezza, tramite i quali si giunge ad un contenuto finale solido ed
affidabile.
La mancanza di differenziazione, vale a dire la prevaricazione di
un’omogeneizzazione egoistica, porta al collasso dei legami culturali e
sociali, interferendo con il significato stesso di cultura. Questo termine,
infatti, simboleggia il “complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti
tecnici, tipi di comportamento, trasmessi e usati sistematicamente,
caratteristico di un dato gruppo sociale”.6 Si parla per l’appunto di
complesso, ovvero un insieme, non inteso come blocco di informazioni
unitario, ma come raggruppamento di concetti eterogenei.
6 N. Zingarelli, Lo Zingarelli 2006. Vocabolario della lingua italiana, p. 488, Zanichelli, 2006
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La globalizzazione appare come il processo per cui una cultura locale
si è allargata fino ad inglobare le altre.
Si corre il rischio che il legame obbligato tra i paesi determini una
perdita d’identità delle diverse culture e l’annullamento delle diversità tra
gli individui e le civiltà.
L’unica maniera per ostacolare e annullare questo rischio è prendere
coscienza del proprio bagaglio culturale, preservarlo quando si entra in
contatto con altre culture e rendere così l’interconnessione globale
moderna un fattore positivo e di arricchimento, sul piano sociale, etico
e morale.
Dall’analisi fatta nei paragrafi precedenti, è chiaro che
l’omologazione culturale sembra essere il risultato più diretto del
processo di globalizzazione, con conseguente assottigliamento della
diversità locale e dominio globale dei prodotti non locali.
Anche la cultura, proprio come i prodotti, rischia di divenire una
cultura di massa. Questa compressione spazio-temporale rischia così di
determinare un appiattimento culturale, piuttosto che un arricchimento,
se non sono adottate misure educative cautelari.
Analizzando il processo di globalizzazione, Massimo L. Salvadori7 ha
rilevato l’incapacità degli Stati di mantenere sotto il proprio controllo,
l’organizzazione e la distribuzione delle forze produttive, conferendo
enormi poteri nelle mani di ristrette oligarchie finanziarie internazionali
che, tramite potenti mezzi d’informazione, orientano l’opinione
pubblica a favore dei loro interessi, favorendo il processo di
omologazione culturale.8
7 Professore emerito dell’Università di Torino, ha insegnato Storia delle dottrine politiche. Autorevole commentatore del quotidiano la Repubblica, è autore di numerosi volumi. 8 Massimo L. Salvadori, Democrazie senza democrazia, Laterza, Roma-Bari 2009
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Fino ad ora sono stati analizzati principalmente gli effetti negativi
della globalizzazione e, dunque, tutto ciò che andrebbe a discapito delle
differenze culturali.
Tuttavia, è sbagliato associare la globalizzazione solamente al
processo di omologazione culturale, poiché essa può e deve anche
favorire l’integrazione degli scambi interculturali, tramite la creatività,
l’innovazione e un’educazione alla diversità e alla tolleranza. I fattori
chiave per lo sviluppo della diversità culturale saranno proprio
argomento del capitolo successivo.
La globalizzazione costituisce sicuramente un canale per il passaggio
di culture, tradizioni e pensieri differenti uno dall’altro. Questo è dovuto
in gran parte ai flussi migratori che non sono certamente una
caratteristica solo della nostra epoca. Tuttavia, pur non essendo la
questione migratoria una novità assoluta, c’è da dire che il migrante di
oggi non intende più rinunciare alla propria identità culturale, ma
preferisce essere un cittadino di due mondi, integrandosi con l’elemento
nuovo, senza ledere o eliminare quello originario.
Ma l’integrazione culturale è spesso ostacolata dalla bramosia
economica, dalla paura del diverso e da un rapido processo di
globalizzazione che invece di incoraggiare creatività e innovazione,9
tende ad appiattire le differenze e a universalizzare tutto secondo un
modello dominante. Di questo si è già parlato nei paragrafi precedenti
tramite l’analisi degli aspetti negativi del processo di globalizzazione.
9 Secondo il rapporto mondiale dell’UNESCO Investire nella diversità culturale e nel dialogo interculturale, 2001, la politica più giusta per adattarsi al processo di globalizzazione favorendo la diversità culturale, è basata sul fatto che la diversità culturale è una questione di innovazione, creatività e apertura a influenze nuove. Bisognerebbe dunque riflettere su nuove strategie che permettano di prendere in considerazione i cambiamenti dovuti al rapido sviluppo dei contatti interculturali.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Non conoscere o non convivere con altre culture diverse dalla
propria vuol dire abituarsi ad una prospettiva monoculturale. Molto
spesso, come la storia insegna, questa prospettiva è la base di forme di
governo fondate sull’intolleranza e sull’esclusione. Così, non trovano
spazio il pluralismo culturale e vengono meno anche i diritti individuali,
legittimati dal fatto che ogni essere umano è uguale all’altro,
indipendentemente dalla sua appartenenza ad una classe sociale, razza o
religione.
Tenendo conto di quanto affermato fino ad ora, è evidente che la
globalizzazione, facilitando la comunicazione e il contatto interculturale,
sarebbe un ottimo incentivo per lo sviluppo del pluralismo culturale.
Senza dubbio, per non arrivare a un processo di omologazione
culturale, e dunque a una prevaricazione di una cultura sull’altra, c’è
bisogno di un’assimilazione equilibrata per preservare la diversità
culturale di ognuno.
È necessario accettare senza discriminazioni un altro soggetto con
tradizioni e pensiero diversi ma con gli stessi diritti umani, facendolo
adeguare alle norme della cultura di accoglienza ma permettendogli di
conservare i propri tratti culturali specifici.
Solamente in questo modo, la globalizzazione può costituire la base
di una solida integrazione culturale, favorire la coesione sociale ed
essere un importante elemento di arricchimento.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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II. ELEMENTI CHIAVE PER LO SVILUPPO DELLA
DIVERSITÁ CULTURALE
Introduzione
In un mondo globalizzato come quello in cui viviamo oggi, la
diversità culturale è un concetto all’ordine del giorno.
Molte associazioni lavorano affinché essa possa essere considerata
una preziosa risorsa da promuovere. È importante, infatti, fornire gli
strumenti per gestire i rapporti umani interculturali, diversi per quanto
riguarda comportamento e pensiero, ma identici in termini di diritti e
dignità umana.
Per favorire le relazioni in un ambiente multiculturale c’è bisogno di
una notevole apertura mentale, frutto
di un’educazione sana e solida, di una
buona capacità di ascolto e di
un’ottima consapevolezza della
propria cultura.
La diversità culturale ed il dialogo
interculturale sono elementi
importantissimi per adattarsi socialmente e culturalmente ad una società
in rapida evoluzione. È fondamentale permettere a tutti coloro che
vivono in realtà culturalmente diverse, in un contesto di diversità
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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culturale crescente, di godere dei diritti umani e delle libertà
fondamentali.10
In questo capitolo si analizzeranno e studieranno i diversi fattori
chiave che permettono alla diversità culturale di essere alla base della
coesione sociale e della crescita costruttiva.
10 Ministri degli Affari Esteri del Consiglio d’Europa, Vivere insieme in pari dignità, 118° sessione ministeriale nel Libro Bianco sul dialogo interculturale, Strasburgo, 7 maggio 2008).
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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II.1. Alle origini della diversità culturale
Nel corso degli ultimi secoli, l’Europa centrale e orientale hanno
assistito alla convivenza pacifica di culture e religioni diverse.
Ma quali sono i presupposti per un contesto di tolleranza e rispetto?
Tra il 1870 e il 1945, al culmine dello “Stato-Nazione”,11 l’idea
europea era che coloro che vivevano all’interno delle frontiere di uno
stato dovevano adeguarsi al modello di vita dominante, per facilitare la
socializzazione delle generazioni future. Questo fenomeno è conosciuto
con il nome di “assimilazione”.
Diverso dal modello di assimilazione appena descritto, è il
comunitarismo, che si è sviluppato nell’Europa occidentale del
dopoguerra. Secondo questo modello, il sistema di valori minoritario era
considerato allo stesso livello di quello dominante della comunità
maggioritaria. Dunque, due modelli differenti coesistevano, mentre con
il modello di assimilazione il sistema minoritario era inglobato dal
modello dominante.
Nonostante l’apparente differenza che intercorre tra assimilazione e
comunitarismo, essi hanno un comune denominatore, ovvero
un’opposizione tra maggioranza e minoranza.
Per giungere a una situazione ottimale di convivenza pacifica sulla
base del pieno rispetto delle diversità culturali in un sistema
interculturale come quello moderno, è necessario integrare i principi
migliori di entrambi i modelli: la considerazione prioritaria
11 Lo Stato è un’entità politica e geopolitica; la nazione è un’entità culturale e/o etnica. Il termine Stato-nazione o Stato nazionale implica quindi la loro coincidenza geografica, rendendola distinta da altri tipi di Stati che storicamente l’hanno preceduta. Quando si realizza, allora i cittadini di uno stato condividono linguaggio, cultura e valori diversamente da quanto può avvenire in altri stati storici.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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dell’individuo tipica dell’assimilazione e il riconoscimento della diversità
culturale come nel comunitarismo.
Questi sono i presupposti per lo sviluppo dell’integrazione e della
coesione sociale sulla base di un dialogo culturale nel rispetto della
dignità e dei diritti umani.
Nei paragrafi qui di seguito si analizzeranno gli elementi
indispensabili per lo sviluppo e la tutela della diversità culturale.
II.2. Pluralismo, tolleranza e dialogo interculturale
Da qualche decennio il processo di diversificazione culturale ha
subito un’accelerazione dovuta a una compressione dello spazio e del
tempo senza precedenti. Le rivoluzioni informatiche e tecnologiche
hanno reso il patrimonio culturale di ogni stato più accessibile, e lo
sviluppo del turismo e dei trasporti ha permesso a un numero
inimmaginabile di persone di stabilire un contatto diretto.
Questa convivenza di persone, prodotti e valori ha come risultato
più diretto lo sviluppo di un pluralismo culturale non indifferente. Per
convivere con questa moderna situazione è necessario essere educati ad
una politica di tolleranza ed essere fautori del dialogo interculturale.
Quest’ultimo permette di superare le differenze culturali tramite un
gioco d’interazione e un conseguente rafforzamento dell’autonomia
individuale.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Un elemento che ostacola la stabilizzazione di un dialogo
interculturale è lo stereotipo. Esso, infatti, limita e rende statica una
cultura, e comporta il rischio che il dialogo non abbia successo davanti
alla differenza tra un modello culturale e un altro, generando
intolleranza e quindi discriminazione.
Il dialogo assume l’importante compito di fungere da soluzione agli
antagonismi radicati da ideologie differenti, rispettando le peculiarità
culturali e promuovendo al contempo i valori e i diritti universalmente
condivisi. Procedendo in questa direzione si arriva a una condizione di
forte coesione sociale in grado di includere le diversità culturali.
Spesso però il dialogo interculturale è associato alla perdita
dell’identità personale. Ma non è assolutamente così. Esso, infatti, non è
correlato alla perdita del sé, bensì a un rafforzamento dell’autonomia e
delle capacità di tutti, al fine di promuovere progetti che favoriscano le
intersezioni tra varie culture senza ledere l’identità personale e collettiva.
Il dialogo interculturale quindi, non è altro che uno scambio di punti
di vista, tradizioni e pensieri che avviene rispettosamente tra gruppi di
persone di etnia, religione e cultura differenti.
Tutto ciò deve avvenire sulla base di uno spirito di comprensione
reciproco garantendo la massima libertà di espressione ed una grande
capacità di ascolto.
Senza il dialogo interculturale non conosceremmo le differenti
abitudini di paesi lontani dal nostro, né saremmo fautori della coesione
tra società culturalmente distanti l’una dall’altra.
È uno strumento importante per rafforzare la cooperazione e, di
conseguenza, il miglioramento degli individui e delle comunità e la
promozione della tolleranza e del rispetto verso gli altri.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Solo entrando in contatto con un elemento a noi sconosciuto, è
possibile studiarlo, scoprire i punti in comune e accettare bonariamente
le differenze che lo contraddistinguono dal nostro modello tradizionale.
L’assenza di dialogo favorisce lo sviluppo di un’immagine
stereotipata dell’altro, causando una sfiducia reciproca che costituisce
un pericolo soprattutto per le minoranze, offrendo terreno fertile per la
discriminazione.
Alzare un muro con un ambiente che presenta delle diversità, non
genera sicurezza, ma solo un clima apparentemente confortevole che,
col procedere, porta a un conformismo pericoloso.
L’assenza del dialogo interculturale e della diversità culturale non
favorisce lo sviluppo di un rispetto reciproco, e ci priva di tutti gli
aspetti positivi di cui dispongono culture diverse dalla nostra.
L’apertura mentale è fondamentale in un ambiente sociale
globalizzato come quello odierno. L’individualismo, l’intolleranza e la
mancanza di dialogo sminuiscono il processo di globalizzazione poiché
favoriscono l’appiattimento culturale, risultato di una chiusura mentale e
di una scarsissima capacità d’integrazione.
Sicuramente il dialogo interculturale non costituisce la soluzione di
tutti i problemi, ma è un importante incentivo per la preservazione delle
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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diversità culturali, che favoriscono la coesione sociale e lottano contro i
pregiudizi e gli stereotipi, costituendo così uno strumento di
prevenzione per eventuali situazioni di conflitto.
II.3. Il mediatore linguistico, culturale e interculturale
La diversità culturale è strettamente legata alle lingue, ad una buona
istruzione, ad una comunicazione efficace e ad una figura professionale
importantissima, il mediatore.
Il fenomeno delle migrazioni sta trasformando il nostro paese in uno
stato multiculturale, in cui convivono persone con culture, lingue e
religioni differenti.
Il mediatore culturale è indispensabile per facilitare l’integrazione
culturale attraverso lo scambio reciproco, rispettando le pari
opportunità, i diritti fondamentali e le diversità di ognuno. È la figura
più utile per favorire la comunicazione linguistica (tenendo conto del
contesto socio-culturale) tra due o più figure, assumendo un
atteggiamento totalmente neutrale tra le parti interessate.
L’obiettivo di questa figura professionale è creare un contesto
comunicativo in cui le persone di culture diverse possano comunicare e
scoprire elementi caratteristici di culture estranee dalla propria.
Il termine mediazione deriva dal latino mediare, ovvero risolvere una
situazione di conflitto, giungendo ad un’ intesa condivisa attraverso la
negoziazione.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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Stefano Castelli elabora questa definizione di mediazione:
“La mediazione è un processo attraverso il quale due o più parti si
rivolgono liberamente a un terzo neutrale, il mediatore, per ridurre gli
effetti indesiderabili di un grave conflitto. La mediazione mira a
ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo
concreto: la realizzazione di un progetto di riorganizzazione delle
relazioni che risulti il più possibile soddisfacente per tutti”.
L’autore fa riferimento al concetto di dialogo, elemento tramite il
quale i due interlocutori, seppur provenienti da ambienti socio-culturali
diversi, si devono relazionare tramite un rapporto equilibrato, non
sbilanciato né da una né dall’altra parte. Il dialogo e la comprensione
reciproca aiutano, infatti, a creare le basi per questo rapporto alla pari
tra due o più parti, facilitando l’attitudine interpretativa nei confronti del
diverso, per far coesistere pacificamente punti di vista differenti.
La figura del mediatore linguistico si è inserita in Italia all’inizio degli
anni Novanta con lo scopo di facilitare l’integrazione con i nuovi
immigrati. Ovviamente, il processo migratorio non è una questione che
ha riguardato solamente l’Italia e, a questo proposito, analizzando le
esperienze d’integrazione dell’Inghilterra e della Francia, ci troviamo di
fronte a due situazioni molto diverse: quella inglese caratterizzata dalla
presenza di differenti gruppi etnici separati; quella francese, in cui la
società ha assorbito completamente gli immigrati delle ex-colonie,
emarginandoli per lo più a livelli piuttosto bassi.
La figura del mediatore in Italia cerca di distanziarsi da questi due
modelli, al fine di agevolare l’integrazione totale nella nostra società.
Inizialmente, poiché il tessuto socio-culturale italiano non era
preparato a una politica di accoglienza vera e propria, al mediatore era
attribuito il solo ruolo di interprete linguistico, tralasciando la sua
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
27
importante opera sociale che è quella di facilitare il contatto tra due parti
non solo dal punto di vista linguistico, ma soprattutto tenendo conto
del contesto culturale differente che spesso provoca abissi
d’incomprensione.
Ovviamente , lo scopo principale della mediazione in un paese in cui
il tasso migratorio è elevato, è permettere una migliore integrazione tra
immigrati e popolo ospitante, garantendo la possibilità per i migranti di
accedere alle risorse di cui dispongono gli autoctoni e, nello stesso
tempo, riconoscendo i diritti e le diversità culturali degli immigrati da
parte del paese ospitante.
Infatti, riconoscendo i propri limiti conoscitivi e la sicurezza che
l’immigrato acquisisce tramite la mediazione culturale, egli/ella riesce a
interagire e collaborare meglio con i servizi del paese ospitante.
Stando a quanto detto fino ad ora, è doveroso considerare le figure
dell’interprete e del traduttore veri e propri mediatori interculturali.
Essi, attenuano, infatti, le incomprensioni che avvengono per una
diversità culturale nei codici di comunicazione, appiattiscono pregiudizi
e stereotipi discriminatori e rendono il sostantivo “diversità” sinonimo
di ricchezza. Rendono lo sconosciuto conosciuto e hanno un ruolo
fondamentale in un paese in cui si registrano più di un milione d’ingressi
stranieri l’anno.
Il mediatore linguistico non favorisce un’integrazione in cui si chiede
di annullare la propria specificità culturale, bensì lavora affinché in una
società multiculturale le varie culture possano convivere pacificamente.
Opera in tutti gli ambiti (sociale, sanitario, educativo, finanziario)
laddove si presenti la necessità di mediare, tradurre, interpretare e
quindi informare.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
28
Senza dubbio, il lavoro di questa figura professionale è ostacolato da
diversi fattori, primo fra tutti la naturale difficoltà di tradurre tenendo
conto dello spostamento da un contesto culturale all’altro. Inoltre,
molte volte i mediatori sono costretti a trattare con soggetti ostili e poco
collaborativi, con l’obbligo di assumere un atteggiamento assolutamente
neutrale, senza farsi influenzare emotivamente, né lasciar trasparire la
propria opinione in merito alle diverse situazioni.
È come se il mediatore fosse trasparente, lasciando il ruolo da
protagonista alle parti interlocutrici e restando fedelissimo al contenuto
dei loro discorsi.
Il mediatore linguistico non ha quindi il solo compito di tradurre
letteralmente ciò che ascolta, ma deve conoscere perfettamente la
situazione in cui è chiamato a intervenire, contestualizzarla, e far sì che
l’incontro tra diversità culturali generi comprensione e non conflitto.
II.4. Le lingue: multilinguismo e traduzione
Le lingue sono lo strumento con cui ci relazioniamo, diamo voce al
nostro codice culturale e costituiscono un modo d’incontro con altri
esseri umani.
La lingua è l’espressione più diretta della cultura di un popolo, sia
essa scritta o orale, è la chiave d’accesso ad altri paesi e culture e
promuove la comprensione reciproca.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
29
Il 26 Settembre di ogni anno il Consiglio d’Europa 12e la Commissione
Europea 13celebrano la Giornata Europea delle lingue,14 dopo il successo
dell’Anno europeo delle lingue 2001. È un momento in cui si mira a
valorizzare il patrimonio culturale e sono organizzati eventi affini allo
scopo della Giornata. L’obiettivo prioritario è sensibilizzare tutti
sull’importanza dell’apprendimento delle lingue per potenziare il
plurilinguismo e il dialogo interculturale.
Promuovere la ricchezza della diversità linguistica vuol dire
rafforzare la comprensione interculturale e migliorare le prospettive di
comunicazione globale.
Il multilinguismo è uno dei principi fondamentali dell’Unione
Europea, poiché il Trattato di Lisbona15 riconosce come valore
inestimabile la coesistenza politica di molte lingue.
Le diversità culturali e linguistiche sono, infatti, elementi di ricchezza
per lo sviluppo del patrimonio culturale europeo, secondo quanto
stabilito dall’articolo 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
Europea. 16
Secondo le previsioni, nel corso di questo secolo scompariranno
molte lingue nel mondo. Attualmente, esistono tra le seimila e le
12 Organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. La sua fondazione risale al 5 Maggio 1949 con il Trattato di Londra e conta oggi 47 membri. 13 La Commissione Europea è una delle principali istituzioni dell’Unione Europea, suo organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. 14 Dal 2001 il 26 settembre è dedicato alla celebrazione delle lingue europee. Proprio per attirare l’attenzione sulla ricchezza linguistica insita in Europa, l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa avevano proclamato il 2001 Anno europeo delle lingue. 15 Il trattato di Lisbona, entrato in vigore nel dicembre del 2009, concretizza l’obiettivo di quelle riforme istituzionali necessarie per un’Europa composta da 27 membri. Prevede la creazione di un presidente stabile del Consiglio Europeo, un ministro degli Esteri e il sistema di voto a doppia maggioranza. 16 L’articolo 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea recita che: “L’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica”.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
30
ottomila lingue, e circa la metà di queste sono parlate da meno di
diecimila persone.
Sicuramente lo sviluppo delle lingue veicolari (in particolar modo
l’inglese) dovuto al processo di globalizzazione, ha influito molto sulle
lingue parlate nel mondo, ma gli effetti della globalizzazione sulla
diversità linguistica sono piuttosto complessi. Molte volte le lingue
minoritarie si orientano più verso i dialetti regionali, che l’inglese vero e
proprio, e ciò fa pensare che la lingua veicolare in questione sia
maggiormente utilizzata per scopi specifici. In altri casi, la
globalizzazione ha fatto sì che gli approcci verso l’inglese fossero molto
diversi, rendendo l’interazione piuttosto difficoltosa.
Gli schemi di comunicazione, in seguito ai processi migratori e
all’espansione coloniale sono vastissimi e caratterizzati dal
multilinguismo e da capacità di comprensione differenti.
Multilinguismo significa saper parlare più lingue e quindi facilitare la
comunicazione tra individui e, al tempo stesso, rivitalizzare le lingue in
pericolo di estinzione.
Colmare i numerosi divari linguistici e le incomprensioni scaturite
dalla non conoscenza di una lingua, è compito della traduzione,
elemento fondamentale di una società multiculturale.
Tradurre, infatti, non significa riportare parola per parola un testo in
un’altra lingua. Per traduzione s’intende la comprensione e
l’interpretazione di un testo in una lingua e la sua espressione in un’altra
lingua, creando una relazione di equivalenza tra testo originale e testo
finale. Inevitabilmente, traduzione e cultura sono imprescindibili l’una
dall’altra, poiché l’attività traduttiva presuppone necessariamente la
conoscenza di due o più culture messe a confronto. A questo proposito
è necessario ricordare però, che le diversità che intercorrono tra due
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
31
culture non omologhe, possono costituire un ostacolo per quanto
riguarda la traduzione di locuzioni tipiche di una cultura, intraducibili e
vincolanti ai fini della traduzione corretta nella lingua d’arrivo.
Vermeer, uno studioso della traduzione, ha assegnato alla traduzione
un approccio bi-cultural,17 poiché essa richiede il trasferimento del
contesto culturale di entrambe le culture. Egli ha così definito il
processo traduttivo:
“[Translation] is not the trans coding of words or sentences from one language
into another, but a complex action in which someone provides information about a
text under new functional, cultural and linguistic conditions and in a new situation”.
“La traduzione non è la traslitterazione di parole o frasi da una
lingua all’altra, ma un procedimento complesso in cui qualcuno fornisce
informazioni su un testo sotto nuove condizioni funzionali, culturali e
linguistiche, e in una nuova situazione”.18
Molto spesso, come questa formulazione teorica lascia intendere e
come accennato in precedenza, nella traduzione si riscontrano parole o
termini che richiamano la dimensione culturale. Un esempio evidente è
costituito dalle parole nelle varie lingue moderne che sono spesso
lasciate invariate linguisticamente nella loro lingua d’arrivo. In caso
contrario, si creerebbe un vuoto semantico poiché sarebbero unità
linguistiche indipendenti dal contesto in cui si traduce. Ad esempio,
prendendo in considerazione il termine italiano pasta (nell’accezione di
pastasciutta, il cibo italiano più famoso al mondo) si nota come la
traduzione nella lingua inglese resta invariata. Su un sito internet non
17 Bi-culturale. 18 Traduzione non ufficiale, eseguita dalla sottoscritta Martina Fratoni, autrice della tesi.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
32
italiano,19 in cui tutte le informazioni sono scritte in inglese, l’unica
parola che risalta perché scritta in italiano è proprio pasta, e la frase
“Now that you’ve followed Chef Cesare Casella’s expert tips and tricks
for preparing perfect pasta every time, what do you do to make sure
they taste just as great the next day?” ne costituisce la prova. Prendendo
un dizionario italiano-inglese qualsiasi, si nota come alla voce pasta siano
disponibili varie traduzioni inglesi tra cui dough, pastry, character,
temperament, ma nessuna di esse si riferisce al significato pastasciutta che in
questo caso è oggetto della traduzione. Per tradurre correttamente un
termine che, in questa situazione appartiene pienamente alla cultura
italiana, anche il dizionario suggerisce di lasciarlo invariato e scriverlo
esattamente nello stesso modo in cui è scritto in italiano, al fine di non
compromettere la coerenza e il significato del testo.
Dunque, è di primaria importanza tutelare la diversità linguistica
come prerequisito necessario della diversità culturale, e promuovere la
traduzione e il multilinguismo per incoraggiare il dialogo interculturale.
II.5. Educazione multiculturale
Sicuramente, uno degli elementi
indispensabili ai fini dello sviluppo della
diversità culturale è una buona educazione
multiculturale. Educazione multiculturale
19 http://www.eatpasta.org/
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
33
significa soprattutto educazione ai diritti umani e alla tolleranza. Essa
non è una singola materia, ma è un principio che riguarda piuttosto
tutte le discipline educative. Si pone come obiettivo il confronto con le
diversità culturali e sociali, tramite la comunicazione interculturale e il
lavoro in una società multietnica, appropriandosi innanzitutto dei propri
valori culturali e delle proprie idee.
Tutto ciò non sarebbe possibile senza promuovere valori come il
rispetto e l’apertura verso individui provenienti da contesti diversi.
Ma da dove cominciare?
In passato, in nome della presunta superiorità della razza bianca si
giustificò il dominio degli europei sui popoli di altri continenti e, i
nazisti definiti ariani, sterminarono ebrei, slavi e zingari.
Oggi il razzismo è un fenomeno ancora troppo presente nel mondo
ed è ben radicato anche nelle società che si considerano tra le più
civilizzate ed evolute. Esso è la più ripugnante manifestazione
d’ignoranza e chiusura mentale che sviluppano un insensato spirito di
sopraffazione.
Dopo la fine della guerra fredda,20 c’è stata una crescita della
conflittualità diffusa, non più legata agli interessi delle potenze
dominanti. Ci sono state guerriglie nel Caucaso, nell’ex Iugoslavia, in
Asia Centrale, Medio Oriente, Iraq, Pakistan e in molti altri paesi. In
queste situazioni a giocare un ruolo importantissimo, sono state proprio
le diversità etniche e religiose, con la rinascita d’interpretazioni
estremiste e intolleranti delle fedi religiose.
20 Confronto mondiale tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziato nel secondo dopoguerra.. Tale lotta per il controllo del mondo conobbe diverse fasi. Il bipolarismo, ossia questo sistema fondato sulla contrapposizione dei due blocchi, paesi occidentali da un lato e paesi orientali dominati dai regimi comunisti dall'altro, si concluse simbolicamente con la caduta del muro di Berlino (1989) e lo scioglimento dell'URSS (1991).
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
34
Spesso, ad aggravare questi conflitti sono le proteste contro
un’occidentalizzazione dei costumi, vista come un’aggressione alla
propria identità culturale.
Il mondo in cui stiamo vivendo è in cerca di nuovi assetti e nuove
forme di convivenza pacifica tra individui e comunità culturalmente e
ideologicamente distanti. Per raggiungere questi obiettivi e arrivare al
trionfo della tolleranza, il primo passo da compiere è conoscere e far
conoscere le diversità globali e i fattori che in passato hanno reso queste
diversità, causa di situazioni conflittuali.
Si illustrerà ora un fattore storico complementare al discorso della
tolleranza e del rispetto. Si compie un salto indietro nel tempo e si
analizza un fenomeno di un passato recente che ci riguarda molto da
vicino, poiché dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno, per
capire l’importanza della battaglia per l’accettazione delle diversità.
La lotta per i diritti civili, su cui si basa la politica antirazzista,
fautrice della tolleranza e del rispetto verso ogni tipo di diversità, investì
negli anni Sessanta e Settanta, paesi (tra cui gli USA) in cui la piaga del
razzismo si era radicata in maniera considerevole. A un secolo di
distanza dal termine della Guerra di Secessione,21 che sancì la fine della
schiavitù dei neri americani, ancora persistevano importanti
diseguaglianze economiche e sociali tra la comunità bianca e quella nera
americana. I neri non potevano frequentare le stesse scuole dei bianchi,
né ricevere gli stessi trattamenti, poiché in molti stati americani
meridionali vigeva un sistema di segregazione razziale, molto simile a
21 Conosciuta anche come guerra civile americana (1861-65), scoppiò negli USA dopo il tentativo di secessione degli Stati meridionali, riuniti in Confederazione contro il governo federale dell'Unione. Le origini sono legate ai diversi sistemi economici e doganali.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
35
quello del Sudafrica dell’Apartheid.22 Queste forme di discriminazione
andavano contro le libertà fondamentali e i diritti civili e scatenarono la
protesta dei neri, guidata da un leader carismatico, divenuto un’icona
mondiale: Martin Luther King.23 Il suo era un metodo di lotta pacifico,
estraneo ad ogni forma di violenza e, sulla base di questo principio,
guidò il movimento per i diritti dei
neri. Memorabile è stato il discorso
I have a dream, da lui tenuto in
occasione della marcia pacifica a
Washington ricevuto da Kennedy.24 Il
discorso è basato sulla fraternità, la
tolleranza, il rispetto e il desiderio
di vedere un giorno abolita ogni
forma di discriminazione nel mondo.
Oggi, sulla base di questa politica pacifista, moltissime organizzazioni
internazionali, tra cui l’UNESCO,25 si occupano della tematica del
dialogo interculturale, per sottolineare l’importanza di esso e del rispetto
delle diversità, al fine di scongiurare situazioni conflittuali.
22 Termine coniato nell’Unione Sudafricana (dal 1961 Repubblica Sudafricana) per designare la politica di segregazione razziale e il sistema istituzionale e sociale in cui tale politica si è tradotta. 23 Ecclesiastico battista e uomo politico statunitense (Atlanta, Georgia, 1929 - Memphis, Tennessee, 1968). Una delle figure più carismatiche della lotta contro la segregazione razziale, premio Nobel per la pace (1964), il suo ruolo fu decisivo per l 'approvazione negli Stati Uniti della legge sui diritti civili (1964). 24 Sul finire degli anni Cinquanta l’ondata reazionaria conobbe una battuta d’arresto con l’elezione a presidente del democratico John Fitzgerald Kennedy (1960), il quale si fece propugnatore di un programma che prevedeva il raggiungimento della Nuova Frontiera, ossia la costruzione di una società più giusta ed egualitaria sul piano interno e il conseguimento della pace e dello sviluppo nel mondo. 25Dall’acronimo inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
36
Far conoscere valori negativi come il razzismo, tramite lo studio di
fenomeni storico-sociali come quello appena descritto, è sicuramente un
intervento didattico volto all’integrazione culturale.
Tuttavia, una comunicazione centrata solamente sui contenuti storici
potrebbe irrigidire l’interscambio tra gli interlocutori e classificare il
tutto come un fatto storico lontano dalla quotidianità odierna. Al
contrario, la contestualizzazione del discorso in una realtà tangibile e più
vicina, facilita la comprensione. A tal proposito, la scuola assume un
ruolo fondamentale, costituendo essa stessa il sito educativo, nonché la
zona di mediazione tra culture differenti. È proprio da quest’ambiente
multiculturale che deve cominciare la formazione interculturale,
riconoscendo l’altro con le sue diversità, accettando lo scambio d’idee e
le naturali incomprensioni, all’insegna del rispetto reciproco.
Rispettando le diversità culturali e le differenti sfumature ideologiche
che esse comportano, in un ambiente piccolo quale la scuola, sarà senza
alcun dubbio più semplice istruire una società sulla base di valori nobili
quali la tolleranza ed il rispetto.
II.6. Libertà d’espressione
La libera circolazione delle idee favorisce gli scambi costanti e
rafforza la diversità culturale. La libertà di pensiero e d’informazione,
infatti, permette alle società di elaborare le proprie espressioni culturali,
ed alle comunità di esprimere e scambiare liberamente le proprie idee.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
37
Tornando all’argomento illustrato all’inizio della tesi, si constata che
la globalizzazione, con la conseguente evoluzione delle tecnologie
comunicative, ha contribuito a consolidare l’interazione culturale, pur
rappresentando una sfida per la diversità culturale.
Lo scambio reciproco d’informazioni, idee e valori, non sarebbe
sicuramente possibile in assenza della libertà d’espressione.
In passato, la manipolazione dei pensieri e l’omogeneizzazione delle
masse, tipiche dei regimi totalitari, hanno costituito i mezzi per il
soffocamento di qualunque tipo di diversità, che andava contro il
modello di pensiero dominante.
Il totalitarismo è stato una caratteristica triste di un periodo storico
arido e buio, poiché vietando la libera circolazione di valori e idee e
impedendo la diffusione di ogni tipo di diversità, è difficilissimo
giungere ad un avanzamento culturale e ad un arricchimento individuale
e collettivo.
Oggi più che mai, tenendo conto degli errori commessi in passato,
come il fatto storico appena descritto, è necessario incoraggiare la
libertà d’espressione e d’informazione, sfruttando al meglio il canale
comunicativo costituito dalla globalizzazione, per garantire lo sviluppo e
la tutela delle diversità.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
38
III. IL MULTICULTURALISMO: ANALISI DELLA
SITUAZIONE AUSTRALIANA
Introduzione
Prima di parlare nello specifico della figura professionale del
mediatore linguistico e culturale, a cui si è già accennato nel capitolo
precedente, si analizzerà una caratteristica che, insieme alla diversità
culturale, costituisce la base dell’ambiente in cui il mediatore è chiamato
ad intervenire: il multiculturalismo.
Nello specifico si analizzerà come un paese multiculturale per
eccellenza, l’Australia, si comporta in relazione ad un fenomeno che,
nella società globalizzata di oggi, è all’ordine del giorno.
Si è deciso di approfondire la situazione multiculturale di questa
nazione in base all’esperienza l’ho vissuta in prima persona dall’autrice
della tesi, nel periodo compreso da luglio a settembre 2010, durante un
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
39
soggiorno studio in Australia. Sin dal primo giorno si è notata la
vastissima mescolanza di etnie che popolano il paese, soprattutto
Melbourne, una delle città principali.
Si parlerà inoltre del percorso e delle tappe storiche che questo
grande paese ha intrapreso e intraprende ancora oggi per giungere a una
giusta politica d’integrazione.
Verranno mostrate quante e quali etnie convivono e rendono i
quartieri di Melbourne dei veri e propri arcobaleni multietnici.
Per dimostrare l’elevato tasso di multiculturalità australiano, si
riportano qui di seguito alcuni dati Ocse:26
l’Australia è un paese con una forte tradizione di accoglienza.
Secondo alcuni dati Ocse, il 23% della popolazione australiana è nata
all’estero mentre, a titolo d’esempio, in Francia si arriva al 10% e in
Polonia appena al 2%.
Nel 2005 il numero totale d’ingressi in Australia è stato di 123,400
persone. Regno Unito, Nuova Zelanda, Cina e Filippine sono i
tradizionali paesi di provenienza degli immigrati.
Certamente, le mete preferite dai nuovi arrivati sono le grandi città: il
33,5% della popolazione di Sydney è di origine straniera, di cui il 10,4%
proveniente dall’Asia.
Di conseguenza, i dati riportano che il 6% della popolazione di
Sydney non parla inglese in maniera fluente.
Sicuramente, è bene ricordare che il fattore immigrazione aggiunge
ulteriori differenziazioni a quelle già esistenti in ogni società e
contribuisce a renderle più visibili.
26 Organisation for Economic Co-operation and Development (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), è un ente internazionale che aiuta i governi ad affrontare le sfide economiche, sociali e governamentali poste da un’economia globalizzata.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
40
III.1. Che cos’è il multiculturalismo?
I contenuti estrapolati dai capitoli precedenti, fanno ben capire che
oggi viviamo una forte fase di globalizzazione, in cui da una parte
prevale il modello occidentale sia sul piano economico che culturale, e
dall’altra le rivendicazioni identitarie.
Ma che cos’è il multiculturalismo?
Non è né corretto né sufficiente fornire una definizione statica e
rigida per descrivere un fenomeno in continua evoluzione come il
multiculturalismo. In primo luogo è bene ricordare che ogni cultura è
multiculturale, così come ogni società, poiché in essa si riscontrano
sedimenti provenienti da luoghi e popoli diversi.
Generalmente con il termine multiculturalismo s’indica la coabitazione
tra diversi gruppi linguistici, culturali e religiosi, nello stesso spazio
territoriale. Questa
pluralità è più evidente
nelle zone di confine, in
cui il bilinguismo è molto
diffuso, ma è ben radicata
anche altrove.
Ma entriamo nello
specifico:
Il termine multiculturalismo è utilizzato per la prima volta negli Stati
Uniti e nel Canada, altri importanti capisaldi della società multiculturale,
per arrivare a investire più tardi l’Europa e il resto del mondo.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
41
La matrice da cui è partito il dibattito nell’America del Nord è stata
la lotta per i diritti civili degli afroamericani negli anni Sessanta, che in
seguito ha coinvolto le minoranze svantaggiate di ogni tipo: donne,
omosessuali, disabili, gruppi religiosi ecc …
In Europa invece, il discorso sul multiculturalismo affonda le sue
radici dopo i flussi migratori provenienti dalle ex colonie prima, dai
paesi più poveri poi.
Anche un paese come l’Australia, che può essere considerato la culla
dell’integrazione etnica e culturale per la mescolanza di etnie che lo
popolano, ha dovuto combattere contro la violenza culturale per
giungere a una convivenza pacifica tra le varie etnie.
In Australia, per arrivare a una politica tesa al multiculturalismo,
dobbiamo attendere gli anni Settanta del Novecento e, per quanto
riguarda gli aborigeni, addirittura il 2008, anno a cui risalgono le scuse
ufficiali da parte del governo australiano nei confronti del popolo
aborigeno.
Tuttavia il termine, pur essendo entrato a far parte dell’atmosfera
australiana negli anni Settanta, non risultava registrato nel VII volume
dell’Australian Encyclopedia (1983).27
Il tema del multiculturalismo è divenuto centrale nel dibattito
internazionale, poiché la convivenza di culture differenti nell’epoca della
globalizzazione pone molte sfide e interrogativi.
La multicultura si esprime all’interno delle grandi città in cui i modi
di vivere della parte benestante e istruita della popolazione, vengono
modificati da elementi provenienti dalle culture di immigrati o altre
subculture presenti.
27Enciclopedia basata sull’Australia che comprende notizie biografiche, geologiche, informazioni su fauna e flora, e sulla storia del continente.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
42
Prendendo come esempio la città australiana di Melbourne, notiamo
come il quartiere italiano, i ristoranti cinesi e tailandesi e la musica hip-
hop, siano solo alcuni degli esempi della multicultura urbana. Questi
fenomeni esprimono il bisogno di realizzazione personale degli
individui che, riconoscendosi in un certo tipo di cosmopolitismo,
coltivano la loro identità multipla.
Il fascino che una simile varietà umana evoca è enorme, poiché reca
in sé una vastissima molteplicità di usanze, cibi e costumi.
Altrettanto grande però, è la difficoltà di mantenere alto il livello di
coesione per evitare l’insorgere di conflitti tra etnie diverse. Il problema
linguistico, e la conseguente formazione di incomprensioni, è causa di
malintesi profondi. Ed è qui che interviene il mediatore che assume
anche il ruolo di pacifista, ma questo lo vedremo nel capitolo
successivo.
Molti hanno affermato che il multiculturalismo fosse un fenomeno
da evitare, poiché accentuava le diffidenze che scaturiscono dal contatto
di paesi e culture differenti l’una dall’altra. Ma la causa di queste
diffidenze non è individuabile nella convivenza tra elementi
culturalmente distanti, bensì va cercata più a fondo. La ragione dei
cosiddetti misunderstandings28 è molto più radicata del concetto di
multiculturalismo, perché essa è rintracciabile nella mancanza di rispetto
verso ciò che ai nostri occhi appare “diverso”.
Quindi non è il multiculturalismo a essere pericoloso, ma lo
scetticismo e la mancanza di rispetto per una cultura che,
apparentemente è distante dalla nostra. Si è utilizzato l’avverbio
“apparentemente” per la convinzione che le differenze esistano, ma che
siano in qualche modo neutre, o per lo meno, tollerabilissime.
28 Malintesi
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
43
Se cambiasse il punto di vista nei confronti del nuovo elemento,
cercando di comunicare bonariamente con esso, la convivenza, e di
conseguenza il fattore multiculturale sarebbe considerato positivo, o
almeno innocuo.
Per fare ciò, è necessario intraprendere un cammino alla cui base ci
sia un’educazione multiculturale solida, come già scritto ampiamente nei
capitoli precedenti.
A tal proposito si può affermare che il multiculturalismo non è tanto
la presenza di diverse culture in una società, poiché quello è un dato
acquisito. Esso indica piuttosto la relazione che queste culture e le
persone che ci vivono dentro, devono istaurare tra loro.
Il modello multiculturale in sé per sé, non costituisce un elemento
d’integrazione, ma lo ostacola, poiché le diverse società che lo
compongono ricreano i loro distinti ecosistemi in piccolo. Il vero
elemento che permette al modello multiculturale di favorire
integrazione ed evitare situazioni conflittuali è la comunicazione, il
dialogo tra culture diverse che genera collaborazione e nuovi punti
d’incontro.
Ogni politica multiculturale si concentra su iniziative pubbliche che
mirano a riconoscere le diversità culturali all’interno della società,
tollerandole e, la maggior parte delle volte incoraggiandole.
Ed è di queste politiche che si parlerà qui di seguito.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
44
III.2. Evoluzione della politica multiculturale
australiana
Il multiculturalismo è divenuto una politica ufficialmente
riconosciuta in Australia negli anni Settanta. All’epoca, circa il 20% della
popolazione era di origine straniera e la svolta verso il multiculturalismo
rientrava nell’ambito di un importante cambiamento nei modelli
d’immigrazione.
Ma com’è stato gestito il
fenomeno immigratorio nel
primo dopoguerra?
Nel 1945, il governo Curtin29
stabilì il primo Dipartimento di
Immigrazione Australiano per
gestire le immigrazioni del dopoguerra.
In questo periodo, ci si aspettava che migranti e rifugiati si
assimilassero all’interno della popolazione il prima possibile. Le
politiche di assimilazione governamentali supponevano che ciò non
sarebbe stato difficile per i nuovi arrivati, e l’assistenza si limitava a
provvedere ostelli per i migranti e l’insegnamento di alcune lingue.
Tale politica dell’assimilazione, cercò di integrare totalmente i gruppi
di immigrati, cancellando le loro tradizioni, la loro lingua e religione, per
fare spazio alla cultura australiana.
29 Statista australiano (Creswick, Victoria, 1885 - Canberra 1945); Deputato, nel 1935 assunse la presidenza del partito laburista australiano. Il 3 nov. 1941, assunse il potere formando un gabinetto laburista di cui tenne la presidenza anche dopo la vittoria elettorale del 1943. Durante la seconda guerra mondiale, organizzò vigorosamente la difesa del paese e ne potenziò le possibilità offensive, ponendo le premesse di un attivo intervento
dell'Australia nella politica del Pacifico e dell'Estremo Oriente.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
45
Ma negli anni Sessanta e Settanta, l’assimilazione fu rimpiazzata
dall’integrazione, per poi lasciare spazio al multiculturalismo,
riconoscendo le sfide affrontate dai migranti per integrarsi all’interno
della società australiana e, accettando il fatto che i nuovi arrivati non
volessero perdere la propria identità culturale.
Tuttavia, per molto tempo, alla base della politica immigratoria
australiana, vi fu l’esplicito imperativo di preservare il carattere di
“nazione bianca” del paese e, fino al secondo dopoguerra, gli immigrati
furono prevalentemente britannici. In seguito, ci fu un consistente
afflusso d’italiani e greci a cui si aggiunse una forte immigrazione
asiatica negli anni Sessanta.
Il rapporto tra colonizzatori e immigrati fu spesso caratterizzato dal
razzismo e dalla xenofobia, soprattutto nei confronti degli asiatici e
degli italiani.
Nel frattempo, cominciò la
mobilitazione delle minoranze
indigene marginalizzate e
discriminate. Agli aborigeni
australiani fu riconosciuta la
cittadinanza a pieno titolo
solamente nel 1967, con un
referendum in cui il 90,8% dei
voti furono favorevoli.30
Una politica orientata in senso multiculturale fu avviata tra il 1972 ed
il 1975 e prevedeva l’adozione di misure contro la discriminazione, il
riconoscimento dei diritti alla terra degli aborigeni e il sostegno alle etnie
più svantaggiate da parte dello Stato.
30 www.aiatsis.gov.au
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
46
La fine dell’Australia Bianca fu annunciata nel 1973. Questo grande
passo acquisì peso legislativo nel 1975, con l’attuazione del Racial
Discrimination Act, 31che mirava a rendere effettivi gli obblighi di proibire
qualsiasi tipo di discriminazione.
Da una parte il multiculturalismo ha trovato dei sostenitori, ma
dall’altra è stato fortemente criticato per timore di un aumento
dell’immigrazione in periodi di crisi economica. Secondo alcuni, esso
rappresenterebbe una minaccia per l’unità nazionale e i valori
tradizionali del paese.
Ma, il multiculturalismo fu presentato come la base per la politica
socio-culturale, il benessere e l’insediamento dei migranti in Australia,
nel discorso del 1973 intitolato A multicultural society for the future, 32tenuto
dal ministro per l’Immigrazione Al Grassby,33 sotto il governo Whitlam.
Questa fu la prima volta che i termini società multiculturale vennero
utilizzato in una dichiarazione politica ufficiale del governo australiano.
Dal punto di vista dell’integrazione, è quindi chiaro che l’Australia ha
intrapreso un lungo percorso, che non si è ancora concluso, ma che è in
continua evoluzione.
31 Atto sulla Discriminazione Razziale 32 Una società multiculturale per il futuro 33 Albert Jaime Grassby, (1926 – 2005), politico australiano, fu Ministro dell’Immigrazione sotto il governo laburista di Whitlam.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
47
III.3. Un esempio della politica multiculturale
australiana: lo stato del Victoria
Qui di seguito si elencheranno alcune delle tappe e degli atti più
importanti volti al raggiungimento di una politica multiculturale in
Australia, prendendo in considerazione lo stato del Victoria, la cui
capitale è Melbourne.
La politica multiculturale del Victoria è amministrata dalla
Commissione Multiculturale Victoriana (Victorian Multicultural
Commission), in precedenza conosciuta come la Commissione per gli
Affari Etnici Victoriani (Victorian Ethnic Affairs Commission). La prima
Commissione di questo tipo fu stabilita come un’autorità statutaria
indipendente nel 1983, a seguito della pubblicazione, nello stesso anno,
del rapporto Access and Equity34 sullo sviluppo delle politiche per gli
Affari Etnici del Vittoria.
Tra le principali
raccomandazioni del
rapporto c’era quella di
assistere le organizzazioni
governamentali e
comunitarie, al fine di
raggiungere un livello di
maggiore equità e
partecipazione nella
consegna dei servizi
tradizionali e nella distribuzione delle risorse.
34 Accesso e Parità
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
48
I principi del multiculturalismo nel Victoria, sono custoditi nel
Multicultural Victoria Act 2004.35
Ma il quadro legislativo dello Stato a sostegno del multiculturalismo
include anche l’Equal Opportunity Act 1995,36 il Racial and Religious Act,37 e
l’importantissima Charter of Human Rights and Responsabilities Act 2006.38
Il 14 marzo 2009, il governo del Victoria ha lanciato una nuova
dichiarazione della politica multiculturale, All of us: Victoria’s multicultural
policy, dopo un processo di consultazione basato sui temi del
miglioramento delle parità, tramite il sostegno dei diritti dell’uomo di
tutti i cittadini dello Stato, incentivando la diversità culturale, linguistica
e religiosa, rafforzando l’unità e promuovendo l’armonia comunitaria e
il consolidamento del vantaggio economico.
La politica delle comunicazioni multiculturali impegna i dipartimenti
del governo vittoriano a sviluppare un’appropriata strategia
comunicativa per le comunità diverse culturalmente e linguisticamente,
mentre l’atto politico A Fairer Victoria: progress and next steps chiede ai
dipartimenti di sviluppare piani per la diversità culturale al fine di
incrementare la disposizione di servizi sensibili alla cultura, per tutte le
comunità victoriane.
Dai paragrafi precedenti si evince che lo stato del Victoria ha sempre
agito in funzione dell’integrazione culturale tra le diversità che abitano
l’Australia.
Una tappa importantissima per l’evoluzione della politica
multiculturale australiana, e di conseguenza Victoriana, risale a pochi
anni fa ed è la stesura del rapporto Multicultural Australia: uniti nella
35Atto Multiculturale del Victoria 36 Atto delle Pari Opportunità 37 Atto per la tolleranza razziale e religiosa 38 Carta dei diritti umani e delle responsabilità
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
49
diversità, ovvero una dichiarazione della politica multiculturale
australiana che conferma nuovamente l’impegno preso dal governo
nella Nuova Agenda per l’Australia Multiculturale (1999). Esso descrive i
percorsi da intraprendere negli anni successivi alla stesura del rapporto,
dando enfasi all’armonia della comunità e ai benefici di cui possono
godere tutti gli Australiani grazie alla diversità culturale.
Si parlerà nello specifico di questo rapporto dopo aver approfondito
l’analisi dell’ambiente multiculturale di Melbourne.
III.4. Melbourne: arcobaleno multiculturale
La caratteristica dello stato australiano del Victoria è la diversità, così
come per la sua capitale Melbourne.
John Batman, figlio di un galeotto di Sydney, incontrò nel 1835 le
tribù aborigene del Kulin,39 da cui entrò in possesso della terra intorno a
Port Phillip. Dopo soli 20 anni, Melbourne si trasformò da
accampamento di tende ad un’enorme metropoli.40 Oggi è la seconda
città australiana per estensione.
La rapida crescita di Melbourne ebbe lo stimolo decisivo nel 1850,
da un forte afflusso d’immigrati che cercavano fortuna nelle ricche
miniere d’oro del Victoria, provocando un’esplosione demografica di
proporzioni inedite quando i cercatori decisero di stabilirsi in città.
39 L’alleanza Kulin è una delle tribù aborigene che vivono nel centro dello stato del Vittoria, vicino Port Phillip e Western Port. 40 Le Guide Mondadori, Australia, p.381, Mondadori.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
50
Il periodo post-bellico vide una nuova ondata d’immigrati che
cercavano qui una vita migliore. Spinti dalla voglia di realizzarsi,
avvicinarono gli abitanti di Melbourne a una grande varietà di culture,
trasformando così le tradizioni britanniche della città. Questa
trasformazione continua ancor oggi con l’arrivo di immigrati da ogni
paese dell’Asia.
La città di Melbourne è la casa, il posto di lavoro e di svago delle
comunità più variegate dal punto di vista culturale. Persone provenienti
da centoquaranta nazioni diverse vivono qui, arrivate da quattro
principali ondate migratorie.
La prima ondata risale all’insediamento europeo nel 1830. La
seconda, era costituita da gente speranzosa da tutto il mondo, che
cercava fortuna nella corsa all’oro degli anni Cinquanta. 41
La terza ondata comprendeva i rifugiati e gli sfollati europei del
periodo dopo la seconda guerra mondiale.
Questa situazione determinò l’aumento della varietà nella
popolazione della città: nel 1976, il 20% degli abitanti di Melbourne non
erano madrelingua inglese.
Il quarto flusso migratorio arrivò dopo gli anni Settanta, dal Vietnam
e dalla Cambodia.
Negli ultimi
anni, un grande
numero di
studenti
provenienti da
41 Nel 1851 furono scoperti dei giacimenti d’oro in varie zone dell’Australia. Le città, fondate da poco, si spopolarono perché gli uomini partirono tutti alla ricerca dell’oro, insieme a immigrati europei e cinesi.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
51
tutto il mondo, ha contribuito a incrementare il tessuto multiculturale di
Melbourne.
Oggi, è una città ospitante ed estroversa, che riflette l’esclusivo
spirito delle persone che lo abitano. Uno spirito che accoglie i
cambiamenti, ma rispetta il patrimonio storico, che celebra la diversità,
ma condivide il senso comune della tradizione, aspirando a un avvenire
ricco e pacifico.
III.4.1. Profili multiculturali di Melbourne
La città di Melbourne è una comunità diversificata, composta da
differenti gruppi di persone, che risiedono, studiano e lavorano nelle sue
periferie.
La sua popolazione nasce da un’enorme varietà di paesi. All’incirca
centoquaranta culture s’intrecciano e convivono, dagli originari abitanti
indigeni del Victoria, ai più recenti migranti asiatici e africani.
La comunità include persone provenienti da Somalia, Corea del Sud,
Nuova Zelanda, Malesia, Indonesia, Cina, Regno Unito, Vietnam, Italia,
India, Grecia, Giappone e molti altri paesi.
I cinesi arrivarono sul suolo victoriano negli anni Cinquanta
dell’Ottocento e l’impatto è oggi evidente in tutta Melbourne, in
particolar modo per le strade e i vicoli intorno a Little Bourke Street. La
Chinatown di Melbourne (la più antica di tutta l’Australia) cominciò a
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
52
prendere forma negli anni 1854 e 1855 come un insieme di negozi e
case confinanti in Celestial Avenue.
Oggi, è un’area movimentata, colorata e molto frequentata, in cui
trovano spazio numerosi ristoranti e negozi.
Tra il 1920 ed il 1950, Carlton è stata la principale destinazione per gli
immigrati italiani. Oggi, la percentuale
d’italiani residenti nelle periferie è circa il
4%, notevolmente inferiore al 30% del
periodo d’oro. Comunque, Lygon Street
rimane una celebrazione gioiosa dell’elemento italiano. Questo quartiere
ospita decine di negozi, caffè e ristoranti italiani. Qui, negli anni
Cinquanta del Novecento fu introdotta la prima macchina di espresso,
sviluppando la passione della città per il caffè.
Tutti gli anni a Ottobre, la festa di Lygon Street, celebra il
patrimonio italiano della città.
Si dice che Melbourne sia la città con più alto numero di
popolazione che parla la lingua greca fuori dall’Europa, dopo Atene e
Thessaloniki. La migrazione greca in Australiana risale al 1827, ma un
numero più rilevante arrivò tra il 1945 e il 1982.
La zona greca della città (nei pressi di Lonsdale Street, tra Swanston e
Russell Street) cominciò ad affermarsi agli inizi degli anni Trenta, ed oggi
è la base di ristoranti, caffè, pasticcerie, agenzie di viaggio e negozi di
musica greci. La zona è anche il punto focale del Festival degli Antipodi
organizzato tutti gli anni a Marzo.
Un’altra cultura ben radicata sul suolo australiano è quella vietnamita.
Al momento della caduta di Saigon nel 1975,42 c’erano solo mille
42 Le truppe nord vietnamite occuparono Saigon e l’esercito statunitense si ritirò dalla capitale vietnamita. In seguito alla decisione del Congresso americano di annullare per l’anno 1975-1976 qualsiasi forma di aiuto al Vietnam del Sud, il Vietnam del Nord ha
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
53
vietnamiti in Australia. Oggi, il cognome vietnamita Nguyen è il secondo
più diffuso negli elenchi telefonici di Melbourne.
L’ondata migratoria vietnamita a Melbourne si concentrò
inizialmente intorno a Victoria Street. Qui si stanziò la movimentata
comunità vietnamita, in cui è possibile trovare oggi cibo buonissimo a
un prezzo esiguo.
È interessante notare come una così grande molteplicità di tradizioni,
origini e costumi possano convivere nello stesso territorio, dando vita
ad una metropoli caratterizzata da mille profumi, colori che
attribuiscono alla città di Melbourne la nomea di indiscusso centro
culturale internazionale.
III.5. Multicultural Australia: uniti nella diversità
Che cosa significa essere una società multiculturale?
“One of the greatest strengths of our nation is our cultural diversity. The
government is committed to Multicultural Australia, with policies and programs that
unite us as Australians working to advance Australia fair.
[…]
invaso nel 1975 il Sud. Così, quella che gli americani definiscono la caduta di Saigon, per i vietnamiti fu la liberazione della loro capitale.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
54
Every Australian benefits from our diversity and all Australians have right to be
active and equal participants in Australian society, free to live their lives and
maintain their cultural traditions”.43
“Uno dei punti di forza della nostra nazione è la nostra diversità
culturale. Il governo è impegnato verso un’Australia Multiculturale, con
politiche e programmi che ci uniscono in quanto australiani, lavorando
per far progredire l’Australia.
[…]
Ogni australiano trae beneficio dalla nostra diversità e tutti gli
australiani hanno diritto a essere partecipanti attivi ed uguali nella
società australiana, liberi di vivere le proprie vite e mantenere le proprie
tradizioni culturali”.44
Queste sono solo alcune delle righe che compongono il rapporto
Multicultural Australia: uniti nella diversità, di cui si è parlato
sommariamente in precedenza, ma che merita sicuramente un discorso
a parte per la sua importanza nella storia evolutiva della politica
australiana. L’analisi dei punti
fondamentali della sua politica è la chiave
di ogni società multiculturale.
La politica multiculturale australiana
promuove e accetta la diversità culturale,
che è il tratto specifico del paese,
rispettandola. Abbraccia sia l’antichissimo
patrimonio delle popolazioni indigene e dei primi coloni, sia quelle delle
43 MULTICULTURAL AUSTRALIA: UNITED IN DIVERSITY Aggiornamento della Nuova Agenda per l’Australia multiculturale del 1999: indicazioni strategiche per il 2003-2006 44 Traduzione non ufficiale, eseguita dalla sottoscritta Martina Fratoni, autrice della tesi.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
55
popolazioni stanziate recentemente. Sostiene il diritto di ogni cittadino
australiano a praticare la propria cultura, lingua o religione, nel rispetto
della legge.
Tutti gli australiani devono essere fedeli all’Australia e al suo popolo
rispettando la Costituzione, la libertà di parola e religione e
l’uguaglianza.
Alla base di questa politica ci sono quattro principi inalienabili che
dovrebbero costituire la base della multiculturalità in ogni società:
Responsabilità di tutti: tutti gli australiani hanno il diritto
civico di supportare le strutture di base della società
australiana che garantiscono libertà e parità, permettendo
alla diversità di trovare terreno fertile all’interno della
società.
Rispetto per ognuno: tutti gli australiani hanno diritto di
esprimere la loro cultura e il loro credo, rispettando il diritto
degli altri a fare altrettanto.
Equità per ognuno: tutti gli australiani hanno diritto alla
parità di trattamento e di opportunità. L’equità sociale
consente di contribuire alla vita politica ed economica
dell’Australia, senza discriminazioni per motivi di razza,
cultura, religione, lingua o sesso.
Vantaggi per tutti: tutti gli australiani possono beneficiare
della diversità produttiva, che è il fattore culturale, sociale ed
economico, risultato della diversità della nostra popolazione.
La diversità lavora per tutti gli australiani.45
45 Commonwealth of Australia. (2003). Multicultural Australia: united in diversity
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
56
In sintesi, i punti sopra elencati rilevano l’obiettivo primario del
governo australiano, ovvero costruire una società unita da un futuro
condiviso, sulla base della diversità culturale, tramite l’impegno delle
istituzioni democratiche della nazione.
Si offre così un background in grado di esaltare i benefici culturali,
sociali ed economici che la diversità porta agli australiani, promuovendo
più di ogni altra cosa la promozione attiva delle relazioni comunitarie e
l’armonia sociale per tutti.
Dopo aver analizzato specificamente cosa significa essere una società
multiculturale, grazie alla ricchezza offerta dalla diversità culturale,
prendendo come esempio la politica australiana, vediamo nel prossimo
capitolo cosa significa essere mediatore linguistico, il cui ambiente
lavorativo è costituito proprio dalla multiculturalità e dalla diversità
culturale.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
57
IV. LA FIGURA PROFESSIONALE DEL
MEDIATORE ALL’INTERNO DELLA SOCIETÁ
MULTICULTURALE E GLOBALIZZATA
“La mediazione è un atto intenzionale che consente di creare o
rendere evidenti i legami che sussistono tra due soggetti
apparentemente lontani. È collocarsi negli spazi interpersonali per
favorire collegamenti … È un prisma che trasforma raggi di luce
invisibili nei sette colori dell’arcobaleno”46
46 Tarozzi M., La mediazione educativa, CLUEB, Bologna, 1998.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
58
Introduzione
<<La comunicazione interculturale è un oggetto labile, in continua
evoluzione, perché le culture si contagiano continuamente>>, 47ed è per
questo motivo che anche la ricerca di un valido ponte tra di esse per
facilitarne l’integrazione pacifica, non cessa mai.
Il tramite più diretto per rendere la comunicazione interculturale più
efficace, è sicuramente costituito dalla figura del mediatore, in tutte le
sue sfaccettature.
La diversità culturale e il multiculturalismo, sono due concetti
fortemente connessi all’ambiente in cui opera la figura professionale del
mediatore, fautore dell’interazione e dell’interscambio tra culture e modi
di agire differenti.
Il contesto in cui è chiamato a intervenire, comprende molti settori,
tra cui rientrano quello linguistico, culturale, sanitario ed educativo,
ognuno dei quali presenta caratteristiche proprie e prerequisiti
d’intervento specifici.
Nel corso di quest’ultimo capitolo della tesi, sarà data attenzione al
profilo professionale del mediatore, analizzando la sua formazione, le
sue funzioni, le sue competenze nei diversi settori in cui lavora, e le
norme legislative che riconoscono il suo operato.
47 Paolo E. Balboni, La comunicazione interculturale, cit., p. 10, Marsilio
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
59
IV.1. Il linguaggio del mediatore: la comunicazione
interculturale
La globalizzazione ha condotto alla tendenza ad utilizzare una lingua
standard, in particolar modo l’inglese, illudendo che la conoscenza di
quest’ultimo sia l’unico prerequisito necessario per poter comunicare
con qualcuno culturalmente distante da noi.
Tuttavia, oltre alla lingua, figurano altri problemi comunicativi dovuti
a diversi fattori che il più delle volte diamo per scontati, come la
cinesica, la prossemica e gli status symbol,48 tutti valori culturali
indispensabili per poter
comprendere un’altra
cultura e comunicare con
essa.
Senza dubbio, per fare
in modo che la
comunicazione tra due o
più elementi culturalmente
distanti risulti efficace,
<<non ci interessano tutti
i fattori culturali, ma solo
quei fattori che influenzano la comunicazione, cioè lo scambio di
messaggi tra due o più persone che perseguono dei fini particolari e
cercano di realizzarli comunicando con altri>>.49
48 Lo status symbol è costituito da ogni segno esteriore che denota la condizione economica, sociale e cultural di una persona, cit., Dizionario di italiano online Corriere della sera. 49 Paolo E. Balboni, cit., pp. 19-20.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
60
Il mezzo tramite il quale il mediatore costituisce il ponte tra le parti,
è la comunicazione interculturale. Ciò significa che, quest’importante
figura professionale, non si concentra solamente sui linguaggi verbali, la
scelta delle parole e la grammatica, ma pone l’accento anche sul
linguaggio del corpo e degli oggetti intorno ad esso, non ritenendoli
universali.
Spesso, ad essere considerati universali, quindi naturali e innati, non
sono solo i software mentali altrui, ma anche determinati valori di base
della nostra cultura, che ci sembrano indiscutibili poiché considerati
parte di noi, e che non mettiamo mai realmente in discussione.
Il mediatore diviene competente nell’esercizio di una buona
comunicazione culturale, tramite tre fasi: la consapevolezza, la
conoscenza e l’abilità.50
Tutto comincia con la consapevolezza, ovvero il riconoscimento del
fatto che ogni essere umano porta con sé un particolare modello
mentale, risultato del modo in cui è cresciuto, e che per le medesime
ragioni, coloro cresciuti in altre condizioni, presentano uno standard
mentale differente.
Il gradino successivo è rappresentato dalla conoscenza, poiché per
interagire con altre persone, è assolutamente necessario imparare quali e
come sono queste culture, conoscendo i loro simboli e i loro particolari
modi.
Tutto ciò è reso possibile dall’esperienza personale, che permette di
sviluppare l’abilità di comunicazione tra culture, basata sulla
consapevolezza e la conoscenza.
Il mediatore è consapevole di quanto il mondo sia vario e di come
questa varietà influenzi l’interscambio tra persone che appartengono a
50 Linea di riflessione offerta da Hofstede (1991, pp. 230-231).
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
61
culture differenti; trae vantaggio dalla propria conoscenza di
comunicazione interculturale imparando continuamente dalla propria
interazione con membri di altre culture, e costruisce quotidianamente la
propria abilità.
È chiaro che entrare in una prospettiva interculturale non vuol dire
abbandonare i propri valori, ma conoscere meglio gli altri, tollerare le
differenze, e rispettare quelle che, secondo i nostri standard, non
riteniamo immorali.
L’interculturalità porta ad accettare il fatto che alcuni modelli
culturali diversi, possano essere migliori dei nostri, e a mettere in
discussione i modelli culturali con cui siamo cresciuti, determinando una
crescita significativa a livello personale.
Educare alla comunicazione interculturale, significa formare persone
in grado di scegliere con consapevolezza i modelli culturali da accettare,
tollerare o respingere; capaci di evitare i conflitti dovuti alle divergenze
culturali e aperte a valori come il rispetto, la tolleranza, la curiosità e
l’interesse per soluzioni diverse dalle proprie.
La figura del mediatore, qualsiasi sia il suo settore d’intervento,
risponde perfettamente al profilo appena descritto, e, mirando a
un’interazione fluida tra le diverse culture, scongiura
l’omogeneizzazione e prende atto della ricchezza insita nella varietà.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
62
IV.2. Riconoscimento della figura professionale del
mediatore interculturale nei vari settori
I moderni flussi migratori hanno contribuito all’aumento
inarrestabile dei legami inter-culturali e inter-linguistici in tutto il
mondo. Per garantire coesione sociale e, di conseguenza, un sano
sviluppo dell’economia globale, è necessario favorire il dialogo e
l’interazione tra le varie culture. Le persone che, tramite la non
discriminazione e il sostegno delle pari opportunità adempiono a questo
incarico, sono i mediatori interculturali.
In Italia, la figura del mediatore è stata supportata e promossa da
varie normative regionali e nazionali, da una parte connesse alle norme
generali per l’immigrazione, dall’altra in riferimento alla definizione delle
figure professionali del sociale.
I dati riportati qui di seguito sono tratti dalla Conferenza delle
Regioni e delle Province autonome (09/030/CR/C9) di Roma dell’8
aprile 2009, intitolata “Riconoscimento della figura professionale del
Mediatore interculturale”.
La dicitura mediatore interculturale si è affermata negli ultimi anni, in
seguito alle varie proposte disomogenee per definire lo stesso profilo
professionale da parte di Enti territoriali e locali. Indica una persona o
un gruppo istituzionale che incentiva l’integrazione su diversi livelli -
sanitario, educativo, giuridico- all’interno di una prospettiva
interculturale, promuovendo il dialogo e il confronto tra le diverse
culture, secondo quanto indicato dall’UNESCO fin dal 1980.51
51 UNESCO, Introduction aux études interculturelles, Paris, 1980.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
63
Il CNEL52 definisce questa figura professionale un agente attivo nel
processo di integrazione fra gli stranieri e le istituzioni, i servizi pubblici e le
strutture private, senza sostituirsi né agli uni né alle altre, per favorire invece il
rapporto fra soggetti di culture diverse.
La tematica della mediazione interculturale, volta all’integrazione e
alla promozione delle diversità, è comparsa per la prima volta nella
normativa internazionale nell’art. 36 e nell’art. 40 della legge 40 del 6
marzo 1998, “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero”.
Nell’ambito delle disposizioni ministeriali, il tema della mediazione
interculturale è stato largamente trattato dalla normativa scolastica, non
solo per quanto riguarda l’accoglienza degli alunni stranieri e del
conseguente rapporto scuola-famiglia, ma anche come incentivo per
l’educazione interculturale.
Nel Disegno di legge delega 2976 C della XV legislatura “Disciplina
dell’immigrazione”, art. 1 lettera o) del 2007, viene sottolineato il rapporto
tra mediazione e integrazione, potenziando la figura professionale del
mediatore culturale.
Per quanto riguarda l’ambito sanitario, vi sono importanti linee guida
riferite ai mediatori culturali su prevenzione, assistenza e riabilitazione.
Inoltre, l’istituzione della Commissione Salute e Immigrazione ha come
obiettivo la Valorizzazione dell’utilizzo dei mediatori culturali.53
Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 (punto5.7) sottolinea il
compito dei mediatori linguistico - culturali di rimuovere le barriere
culturali che precludono l’assistenza sanitaria e di reinserire l’offerta
sanitaria nell’ottica interculturale.
52 CNEL - Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione degli stranieri. www.portalecnel.it 53 Decreto del Ministero della Salute del 12 dicembre 2006.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
64
Le disposizioni sanitarie non si riferiscono solo al ruolo del
mediatore ai fini della prevenzione sanitaria, ma anche alla loro stessa
formazione.
A livello giudiziario, secondo il Decreto del Presidente della
Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000, si sottolinea la necessità
dell’intervento di operatori di Mediazione culturale nel sistema
carcerario, a favore dei detenuti stranieri, anche tramite convenzioni con
enti locali e organizzazioni di volontariato.
Per disposizione del Dipartimento di Giustizia Minorile, figurano
anche linee guida sull’attività dei mediatori culturali nell’ambito sei
servizi minorili di Giustizia.
Moltissimi enti si sono impegnati al fine di delineare al meglio la
figura professionale del mediatore interculturale, per conferirle valore
legislativo a livello regionale e nazionale. Lo stesso CNEL stabilisce che
la mediazione culturale è una dimensione da valorizzare in diversi
contesti, ritenendo necessaria la definizione da parte delle Regioni della
figura del mediatore culturale in termini di profilo professionale.
Da quanto emerge dalle disposizioni sopra elencate, è evidente che,
negli ultimi tempi, la figura professionale del mediatore interculturale,
ha preso piede in svariati campi, da quello scolastico a quello giudiziario,
acquisendo un’importanza fondamentale in termini di prevenzione e
scongiura di conflitti involontari.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
65
IV.3. La formazione del mediatore interculturale
A livello regionale, sono state realizzate numerosissime tipologie di
corsi ai fini della formazione professionale dei mediatori interculturali,
da parte degli enti locali e territoriali. Tuttavia, questa assoluta
diversificazione delle proposte formative, ha delineato un alto livello di
disomogeneità e di scarsa attenzione per quanto riguarda gli standard
formativi, poiché alcuni corsi comprendono 150 ore di formazione,
mentre altri arrivano fino a 1200 ore.
La seduta congiunta delle Commissioni Affari Comunitari e Internazionali,
del 28 febbraio 2007, in merito alla necessità di riconoscere la figura
professionale del mediatore, ha accolto positivamente la richiesta di
facilitare tale riconoscimento, prevedendo, a seguito di un’intesa tra le
Regioni, una regolamentazione omogenea di tale figura.54
Ai riguardi dello sviluppo delle professioni affini a quella del
mediatore interculturale, è importante fare riferimento ai regolamenti
del Ministro dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica e
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sull’autonomia
didattica degli atenei, che prevedono l’istituzione di classi di laurea
compresa quella della Mediazione linguistica (L-12). Secondo questa
linea, si formano operatori capaci di lavorare in vari settori in tema di
mediazione interculturale.
54 CONFERENZA DELLE REGIONI, “Documento sulle politiche migratorie”, approvato in sede congiunta dalla Commissione Affari Comunitari e Internazionali – “Flussi Migratori” e dalla Commissione Politiche Sociali nella seduta del 28 febbraio 2007.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
66
IV.4. Il mediatore interculturale: competenze
specifiche
Il mediatore interculturale ha come obiettivo l’integrazione sociale
dei cittadini immigrati, mediando tra essi e la società locale, sostenendo
e accompagnando entrambe le parti.
Abbattendo le barriere linguistiche e culturali, si pone come priorità
assoluta la valorizzazione della cultura di appartenenza dell’immigrato e
di accoglienza della società, senza ledere i valori e i diritti di nessuno. È
chiamato a intervenire in collaborazione con enti e operatori pubblici o
privati, qualora si verificassero situazioni di difficoltà dovute alla scarsa
o mancata comprensione tra persone di culture diverse, al fine di evitare
malintesi scaturiti da un diverso sistema di codici culturali.
Per questo motivo, il mediatore interculturale deve necessariamente
conoscere in maniera piuttosto approfondita i codici culturali ed etici
delle culture a cui fa riferimento, avere spiccate capacità comunicative
sia verbali che non verbali. È suo dovere collaborare per trovare
soluzioni risolutive e favorire condizioni di pari opportunità a fruizione
dei servizi, mediando nei conflitti discriminatori.
Rientra nelle sue competenze l’analisi e la valorizzazione dei bisogni
e delle risorse dell’immigrato esaminando il contesto d’intervento e,
affiancando le istituzioni per dar vita ad un clima collaborativo alla cui
base figura il dialogo interculturale.
Nell’ambito scolastico, il mediatore interculturale interviene al fine di
verificare il livello educativo degli alunni e l’integrazione di studenti di
origine straniera che hanno vissuto un’esperienza migratoria. Allo stesso
tempo, stimolano l’apprendimento e l’insegnamento interculturale,
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
67
supportando anche gli insegnanti. Aiutano inoltre lo studente straniero
ad orientarsi meglio per quanto riguarda la scelta dei loro percorsi
scolastici e promuovono iniziative interculturali tra scuola e territorio.
Il loro approccio a livello medico è differente, in quanto i mediatori
operando per rendere i servizi sanitari accessibili e fruibili, favorendo
l’accoglienza nelle strutture adibite. Traducono inoltre i significati
culturali di malattie per rendere i pazienti consapevoli, tramite le
informazioni su prevenzione e servizi. I maggiori campi di intervento
sono ginecologia, primo soccorso, reparti, consulenza e centri di salute
mentale.
A livello giuridico, i mediatori culturali agevolano il dialogo tra
famiglie e autorità, non dimenticando l’intervento nelle attività ricreative
ed educative. Per quanto riguarda i programmi specifici per i minori, si
occupano della gestione dei contatti con gli educatori, gli insegnanti, gli
psicologi e le famiglie, incentivando i programmi di riabilitazione
tramite le attività lavorative. 55
In vista dei molteplici compiti a cui deve adempiere il mediatore
interculturale, egli/ella deve necessariamente sviluppare, durante il
proprio iter formativo, un alto livello di autonomia e responsabilità.
Il contesto in cui opera è molto vasto ed è caratterizzato solitamente
da servizi pubblici o privati di primo contatto già nominati in
precedenza, tra cui rientrano ufficio straniero, anagrafe, centri per
l’impiego, tribunali, carceri, istituzioni formative e servizi socio –
sanitari.
55 Le informazioni riguardo gli ambiti lavorativi del mediatore interculturale, nello specifico quello scolastico, medico e giuridico, sono state estrapolate e rielaborate dal sito online www.mondinsieme.org .
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
68
CONCLUSIONI
Il presente lavoro di tesi ha cercato di mettere in luce l’importanza
della diversità culturale e del multiculturalismo, in relazione alla società
globalizzata moderna e all’analisi del modello politico multiculturale
specifico dell’Australia.
Tale analisi ha voluto costituire lo spunto e lo sfondo per presentare
l’ ambiente in cui opera la figura professionale del mediatore
interculturale, considerata fondamentale nei processi sociali e
d’integrazi
one di una
comunità.
Questa
trattazione
si è posta
come
obiettivo
quello di
creare uno
spunto di riflessione sulla possibilità di risoluzione pacifica, nel rispetto
delle libertà e dei diritti fondamentali, in situazioni di controversia,
tramite l’educazione al rispetto, alla tolleranza, e il ricorso a operatori
specializzati nel settore.
All’inizio della ricerca, i pensieri principali vertevano sul fatto che la
globalizzazione potesse costituire, solo se ben sfruttata sulla base del
buon senso, un ottimo incentivo per la convivenza sana di qualsivoglia
tipo di diversità.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
69
Nello svolgersi della ricerca, si è andata inoltre delineando l’analisi di
un background culturale in cui la diversità è un elemento
caratterizzante, partendo dallo studio di atti giuridici e dal profilo di una
città in particolare.
Il capitolo conclusivo della tesi ha dato importanza all’attore
principale del teatro costituito dagli elementi descritti nei capitoli
precedenti.
La crescente richiesta di operatori per la mediazione interculturale, in
tutti i settori lavorativi, pone l’accento sulla necessità di trovare
soluzioni pacifiche e punti d’incontro in qualsivoglia situazione
difficoltosa, cercando di evitare il manifestarsi di episodi in cui razzismo
e xenofobia fanno da protagonisti.
Tutti i fattori presi in esame in ogni singolo capitolo della trattazione,
quali diversità culturale, multiculturalismo, globalizzazione e mediazione
culturale, sono tasselli di un unico puzzle, elementi moderni
imprescindibili l’ uno dall’altro che, analizzati secondo quanto esposto
nella suddetta tesi, possono costituire un forte strumento per lo
sviluppo, la coesione sociale e il benessere di tutti.
Concludendo, tramite il
presente lavoro, spero di aver
dato un piccolo contributo nel
rispondere agli interrogativi
frequenti sull’utilità della
diversità e sulla presentazione di
una figura professionale in
maggior diffusione, ma ancora
poco chiaramente delineata anche dal punto di vista legislativo.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
70
English version
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
71
ulture takes diverse forms across time and space.
This diversity is embodied in the uniqueness and
plurality of the identities of the groups and societies making up
humankind. As a source of exchange, innovation and creativity, cultural
diversity is as necessary for humankind as biodiversity is for nature. In
this sense, it is the common heritage of humanity and should be
recognized and affirmed for the benefit of present and future
generations.”56
56 Article 1 of the Universal Declaration on Cultural Diversity-Cultural diversity: the common heritage of humanity-UNESCO, 2001.
“C
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
72
Introduction
Although it is true that on one hand globalization is a challenge for
cultural diversities, on the other it enables a positive dialogue between
different cultures and civilizations.
I am absolutely convinced that it is necessary to invest in cultural
diversity and cross-cultural dialogue in order to reach a high level of
social cohesion and consider the words diversity and richness synonyms.
The aim of this graduation dissertation is to make people aware of
the importance of protecting cultural diversity so cultural specificities
are not lost.
This dissertation was written in the firm belief that the sharing of
inalienable principles such as the protection of human rights, freedom
of speech and expression and equal opportunities, is the best way to
protect cultural diversities and combat xenophobia and racism.
Linguistic and cultural mediators share this thought and in this
dissertation I am going to analyze their important profession.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
73
I. GLOBALIZATION AND CULTURAL DIVERSITY
I.1. The origin of globalization and the migratory
problem
The concept of globalization seems to be very innovative and
modern but in reality it is the result of a process that developed many
years ago. One only has to think of the Arab expansion, when
conquerors and colonists determined the union of markets and
knowledge thanks to a global economy between the Old World and the
New World.
As a real economic phenomenon it already existed as long ago as the
XVII century when the Dutch Eastern India Company 57was
established, although the word globalization appears to have been coined
in 1944 and did not became part of everyday language until the 1990s.
57 Trading company founded by the Dutch in 1602 to protect their trade in the Indian Ocean and to assist in their war of indipendence from Spain.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
74
Globalization made it possible to embed many markets in a single
dominant model, increasing the gap between rich and poor countries.
The demographic rate decreased in the well-to-do countries, while it
was 90-95% of the yearly global population increase in the developing
ones. So, even if the economic conditions of some countries improved,
the general global poverty rate was higher. A huge migratory wave
ensued in the hope of bridging the gap between the poor countries and
the rich ones, but this situation, especially in Europe, led to problems
linked to the reception of the newcomers and to the arrival of new
cultures and lifestyles. The fear of cohabitation with unknown traditions
coming from other countries gave birth to discriminatory stereotypes
and prejudice. But the solution to the problems caused by immigration
entails the mutual acceptance between the hosted and the hosting
countries, as I am going to underline several times in my dissertation.
I.2. Cultural integration and homologation: the positive
and negative effects of globalization
The main effect of the spread of new technologies was a growing
interconnection between the different national economies,
characterized by a plurality of subjects and a quick transformation
process in every field. But it was at this point that the first problems
started to arise, such as the lack of involvement of the poorest countries
in the decision-making process. The idea that the industrialized
countries managed the entire system spread and this allowed them to
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
75
establish a dominant model which overshadowed the minority groups’
diversities.
It is clear that on one hand globalization brought the world to a
condition of total interdependence, while on the other it led to the
opposition to cultural homologation, uniformity and the suppression of
any kind of diversity.
With the development of mass media we are seeing a progressive
spread of culture, but at the same time, it is increasingly homologated
and manipulated by modern communication media.
The lack of differentiation, that is to say the misuse of egoistic
homogenization, leads to the collapse of cultural and social bonds. If
suitable educational measures are not taken, there is the risk that this
consequential unavoidable bond between countries will cause the loss
of identity of different cultures and the abolition of individual and
collective diversities. There is the risk that this process will result in
cultural regression instead of enrichment.
If we analyze the previous paragraphs, it may appear that cultural
homologation is the only direct result of the globalization process, but it
would be unfair to associate it with negative qualities alone. In fact, it
also encourages cross-cultural exchange through creativity, innovation,
advocating tolerance and welcoming diversity. The key elements for the
development of cultural diversity will be the main topic of the following
chapter. So, globalization constitutes a passage for cultures, traditions
and different ways of thinking, promoted by the aforementioned
widespread migratory process. It provides the opportunity to live with
other cultures rather than getting used to a mono-cultural perspective.
Often, as history has taught us, this perspective generates governments
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
76
based on negative values such as intolerance and exclusion, which do
not leave space for cultural pluralism and individual rights, according to
which everyone is equal regardless of their social class, race, belief or
religion.
Considering what I have said so far, it is clear that globalization
should be an excellent incentive for the development of cultural
pluralism and consequently cultural enrichment.
Without any doubt, in order to avoid cultural homologation, it is
necessary to promote a balanced assimilation based on respect for
different traditions and beliefs to preserve everyone’s cultural diversity
and to booster social cohesion.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
77
II. THE KEY ELEMENTS TO PROMOTE
CULTURAL DIVERSITY
Introduction
The work of many associations is dedicated to making people realize
that cultural diversity is a precious resource to be fostered. It is
important to provide the right tools to manage cross-cultural human
relationships which are different as far as behavior and mentality are
concerned, but identical in terms of human rights and dignity. To
encourage relationships in a
multicultural society one has to
be very open-minded and
aware of one’s own culture.
I am absolutely convinced
that cultural diversity and
cross-cultural dialogue are very
important elements to help us
get used to living in a
constantly evolving society.
In this chapter, I am going to analyze several key factors which
enable cultural diversity to form the basis for social cohesion and
positive growth.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
78
II.1. Tolerance and cross-cultural dialogue
For several decades now the cultural diversification process has been
accelerated by an unprecedented compression of time and space. The
technological revolution has made the cultural heritage of each country
more accessible and enabled people to come into direct contact with
each other thanks to the evolution of transportation and development
of tourism.
In order to live with this modern situation, it is necessary to be
educated on the concept of tolerance.
Cross-cultural dialogue helps to surmount cultural differences
through interaction and the subsequent strengthening of individual
autonomy. Stereotypes are an obstacle to dialogue because they are
limiting and make a culture static, thus generating intolerance and
discrimination. Often, cross-cultural dialogue is associated with the loss
of personal identities due to contact with people from different
backgrounds with different habits and ways of thinking, but this is not
true at all. Indeed, it reinforces everyone’s capacities by promoting
projects which encourage cultural intersection. It is a crucial tool to
foster cooperation, improve both individuals and communities and
promote mutual respect. The lack of
cross-cultural dialogue results in mutual
mistrust and jeopardizes minority groups.
Being open-minded is very important
in a globalized society such as the one we
live in. Individualism, intolerance and the
lack of communication belittle the process
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
79
of globalization and lead to the flattening of cultural diversity.
Obviously, cross-cultural dialogue is not the solution to all the
existing problems, but it helps to curb the spread of discriminatory
stereotypes and it is a very useful instrument for the prevention of
conflicts.
II.2. The linguistic, cultural and cross-cultural
mediator
Cultural diversity is closely linked to languages and to an important
professional figure: the mediator.
He/she is indispensable to encourage cultural integration through
exchange, respecting equal opportunities, fundamental rights and
everyone’s diversity. The task of this professional figure is to create a
communicative context in which different people can interact
peacefully.
This job started to be common in Italy at the beginning of the 1990s
to facilitate integration with the new immigrants.
Interpreters and translators are real cross-cultural mediators because
their task is to eliminate misunderstandings that can arise due to cultural
diversities in communication codes. They do not promote an
integration based on the suppression of specificities, but one that allows
differences to coexist. They often have to face difficulties when carrying
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
80
out their job including, naturally, the problems entailed in all forms of
translation which imply a transcription or oral transference from one
cultural reality into another. In addition, even when working with
hostile subjects, they must always remember to assume a neutral
attitude and not to be influenced emotionally.
The linguistic mediator has to have in-depth knowledge of the
situations they are dealing with. They have to contextualize it and
ensure that the encounter between cultural diversities leads to
comprehension and not conflict.
II.3. Languages: multilingualism and translation
Language is the highest expression of every population’s culture and
it promotes mutual understanding.
Following the success of the 2001 European Year of Languages,
every year on 26th September, the Council of Europe58 and the
European Commission59 celebrate the European Day of Languages.
The aim is to make people aware of the importance of learning new
languages to strengthen multilingualism and cross-cultural dialogue.
Promoting linguistic diversity means improving global communication.
58 International organization promoting co-operation between all countries of Europe in the areas of legal standards, human rights, democratic development, the rule of law and cultural co-operation. 59 It is the executive body of the European Union responsible for proposing legislation, implementing decisions, upholding the Union’s treaties and day-to-day running of the EU.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
81
Multilingualism is one of the EU’s fundamental principles and the
Lisbon Treaty60 considers the coexistence of many languages an
inestimable value. According to Article 22 of the EU Charter of
Fundamental Rights,61 cultural and linguistic diversities are elements of
richness for the development of the whole European cultural heritage.
In the experts’ opinion, during this century many languages all over
the world will disappear, among other things because of the spread of
vehicle languages (especially English). After the migratory wave and
colonial expansion, communication patterns increased and were made
up of different comprehension capacities. So, how is it possible to
communicate with someone who speaks a different language?
Translation has the task of bridging the gaps caused by linguistic
misunderstandings. For this reason it is considered a very useful
instrument in a multicultural society. Translating means understanding
and interpreting a text in one language and expressing it in another one,
creating an equivalence between the source and target text. Obviously,
translating implies knowing both the cultures involved. Sometimes, the
differences between two cultures can hamper the translation of certain
typical idiomatic expressions, which are binding for a correct translation
in the target language.
Vermeer, a scholar of the matter in question assigned to translation a
bi-cultural approach, because it imposes the cultural context transfer of
both cultures.
He gave this definition:
60 International agreement that amends the two treaties which form the constitutional basis of the European Union. It was signed by the EU member states on 13 December 2007, and entered into force on 1 December 2009. 61 It enshrines certain political, social and economic rights for EU citizens and residents into EU law.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
82
“[Translation] is not the trans-coding of words or sentences from one language
into another, but a complex action in which someone provides information about a
text under new functional, cultural and linguistic conditions and in a new situation”.
A text often contains words that refer specifically to the culture the
text was written in. In the case of certain modern languages they are not
translated as being a typical expression of a culture because they would
lose their sense once translated into another language. For example, in
English the Italian word pasta pinpointing the main Italian food, is not
translated and it keeps the same spelling of the Italian language. The
following sentence, coming from an English website, is the perfect
example of it: “Now that you’ve followed Chef Cesare Casella’s expert
tips and tricks for preparing perfect pasta every time, what do you do
to make sure they taste just as great the next day?”62
It is therefore evident that translation and culture are closely linked.
It is very important to protect linguistic diversity as a necessary
prerequisite of cultural diversity and to promote translation and
multilingualism to encourage cross-cultural dialogue.
II.4. Multicultural education
Certainly, one of the fundamental elements to encourage the
development of cultural diversity is a solid multicultural education. It
means especially to be educated to human rights and tolerance and it is
62 This sentence is in the website www.eatpasta.org
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
83
a principle regarding all the educational disciplines, not one in
particular.
Some years ago, in the name of the supposed superiority of the
white race, Europe’s supremacy on other continents’ populations was
deemed justified and caused the extermination of many people.
Nowadays, racism is still deep-rooted all over the world, even in
societies considered among the most civilized and developed ones. It is
the most nauseating manifestation of ignorance and narrow-mindedness
that gives birth to a senseless spirit of domination.
Once the Cold War63 ended, there was an increase of conflicts not
due to the dominant powers’ interests. Guerrilla warfare broke out in
the Former Yugoslavia, Caucasus, Central Asia, the Middle East, Iraq,
Pakistan and many other countries caused by ethnic and religious
diversities.
The world we live in is striving to find new arrangements and forms
of peaceful cohabitation between individuals and communities with
different cultures and mentalities, to avoid further conflicts. In order to
reach a general condition of tolerance the first thing to do is familiarize
ourselves and others with global diversities and the factors which led to
these diversities becoming the cause of conflicts in the past.
I would like to write about a historical factor regarding tolerance and
respect and to do so we must go back in time to analyze a phenomenon
of the recent past which we need to have knowledge of to better
understand the battle for the acceptance of diversities.
63 The Cold War (1947-1991), was a sustained state of political and military tension between powers in the Western Bloc, dominated by the United States with NATO among its allies, and powers in the Eastern Bloc, dominated by the Soviet Union along with the Warsaw Pact.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
84
In the 1960s and 70s, the fight for human rights, on which antiracial
policies are founded, exploded in
a number of countries – including
the USA - where racism was
particularly deep-rooted. A
century after the end of the
American Civil War, which
sanctioned the end of black
slavery, there were still substantial
economic and social inequalities
between the white and black communities in the USA. Black people
could not attend the same schools as white people, nor did they enjoy
the same treatment, because in many of the southern states in America
there existed a racial segregation system similar to the South African
Apartheid.64 These forms of discrimination went against fundamental
civil rights and freedom and triggered the black people’s protest led by a
charismatic figure who became a global icon: Martin Luther King.65 His
form of protesting was based on non-violence and for more than a
decade he was the driving force in the push for racial equality. In 1963,
he delivered his famous “I have a dream” speech at the end of the
massive March on Washington in the presence of president Kennedy.66
The address was based on noble values such as brotherhood, tolerance,
64 Apartheid was a system of racial segregation enforced through legislation by the National Party governments, who were the ruling party from 1948 to 1994, of South Africa, under which the rights of the majority black inhabitants of South Africa were curtailed and white supremacy was maintained. 65 Martin Luther King, Jr. (1929-1968) was an American clergyman, activist, and leader in the African-American Civil Rights Movement. 66 At the end of the Fifties, the liberal democrat John Fitzgerald Kennedy was elected president (1960). Kennedy’s New Frontier program aimed at the establishment of a more equal society and the achievement of world peace and development.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
85
respect and the wish to see all forms of discrimination abolished one
day.
Today, applying this peaceful policy, many international
organizations, among which UNESCO,67 are firm believers in the
importance of cross-cultural dialogue and promoters of respect for
diversity to avoid conflicts.
The study of historical phenomena such as that described above
undoubtedly helps us to understand the importance of cultural
integration. However, communication based on historical events alone
tends to make exchange between interlocutors inflexible as it classifies
everything as a past event far from our daily life. On the contrary,
contextualizing communication in a tangible reality makes it easier to
understand.
For this reason schools play a
fundamental role, because they
themselves become the educational
sites and mediation zones between
different cultures. It is from this
multicultural environment that
cross-cultural training has to start by accepting the concept of mutual
exchange and the natural misunderstandings that ensue.
Respecting cultural diversities and their ideological nuances in a
small environment such as a school, without any doubt will make it
easier to educate an entire society to embrace noble values like tolerance
and respect.
67 The United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. Its purpose is to contribute to peace and security by promoting international collaboration through education, science and culture in order to further universal respect for justice, the rule of law and human rights along with fundamental freedom proclaimed in the UN Charter.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
86
II.6. Freedom of speech and expression
Freedom of speech and expression encourages ongoing exchange
and boosters cultural diversity. It enables societies to express their
cultural values and communicate their ideas.
In the past, the manipulation of thoughts and mass homologation
repressed any kind of diversity that went against the dominant model
imposed by society. If the free circulation of ideas and diversity is
impeded, cultural progress and both individual or collective
development is difficult to achieve.
Today more than ever, taking into account the errors made in the
past, it is absolutely necessary to advocate freedom of speech and
expression, exploiting as best we can the communicative channel
offered by globalization to ensure the development and protection of
diversity.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
87
III. MULTICULTURALISM: ANALYSIS OF THE
AUSTRALIAN SITUATION
Introduction
Before talking about the linguistic mediator, I am going to analyze a
fundamental element of the environment where the mediator works:
multiculturalism.
In particular, I am going to write about the Australian situation.
I have decided to talk about the multiculturalism in this country
because I experienced it personally in 2010. Even on the day I arrived
there, I noticed the multitude of cultures present in Melbourne, one of
Australia’s main cities.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
88
Every multicultural policy focuses on public initiatives aimed at
acknowledging and tolerating cultural diversities within society. For this
reason I am going to show you these differences and the historical steps
made by Australia to achieve a fair integration policy with particular
reference to the State of Victoria.
III.1. Australian multicultural policy
The word multiculturalism was used for the first time in Canada and
the USA and only later spread to Europe and the rest of the world. A
country such as Australia, which can be considered the cradle of
cultural and ethnic integration due to the huge variety of people living
in it, had to combat xenophobia and racism before introducing a policy
aimed at multiculturalism in the Seventies, when 20% of the entire
population came from abroad.
Prior to that period, the
relationship between colonists
and migrants was often hostile, as
it was with the native Australians,
the first inhabitants of this vast
country.
At that time the immigration
policy was based on the myth of a
White Australia, and was introduced in a bid to ensure Australia
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
89
remained a “white nation”. For this reason, until the second post-war
period, the immigrants were mainly from Britain.
Then, there was a consistent flux of Italians, Greeks and Asians in
the Seventies.
Finally, between 1972 and 1975, the government adopted a policy
aimed at multiculturalism that included the introduction of anti-
discrimination measures, the acknowledgement of the right of native
Australians to own land and State aid for the most disadvantaged ethnic
groups. This important objective became law in 1975, when the Racial
Discrimination Act forbidding any kind of discrimination came into
effect.
But the very first time the words multicultural society were used was in
an official political statement of the Australian government in 1973, in
the A Multicultural Society for the Future speech given by the country’s first
Minister for Immigration, Al Grassby.
On one hand, multiculturalism found some supporters, but on the
other, it was criticized because people were afraid of an increase in the
immigration rate during periods of economic crisis. Some thought it
might have been a threat to national unity and traditional values, but, as
I said in the previous chapters, it is sufficient to promote cross-cultural
dialogue and respect
everyone to ensure that
multiculturalism fosters
integration and helps to
prevent conflicts.
The State of Victoria is
proof of the evolution of
Australia’s multicultural
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
90
policy because it passed very important acts aimed at creating an
integrative multicultural system.
The Multicultural Victoria Act 2004 contains the State of Victoria’s
principles of multiculturalism, but the state legislative framework
supporting multiculturalism includes many others, including the Equal
Opportunity Act, the Racial and Religious Act and the Charter of Human
Rights and Responsibilities.68
On 14th March 2009, the Victorian government issued a new
multicultural policy statement after a series of talks dealing with themes
such as the improvement of equal opportunities through respect for
human rights, promoting cultural linguistic and religious diversity,
fostering unity and promoting community harmony.
A very important step for the evolution of Australia’s multicultural
policy evolution dates back to only a few years ago and was the
Multicultural Australia: United in Diversity statement which reaffirms the
Governments’ commitment to and updates the New Agenda for
Multicultural Australia 1999. The four main points are the principles that
underpin every multicultural policy - responsibility, respect, equality and
benefits for everyone - and reflect the Australian government’s main
goal which is to create a united society thanks to a shared future
founded on cultural diversity and through democratic institutions and
citizens’ commitment.
68 Information contained in the Australian Parliament official website.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
91
III.2. Melbourne: rainbow of cultures
Diversity is the main feature of the State of Victoria and that of its
capital Melbourne, which is the second largest city in Australia today.
In 1835, John Batman69 met the native Australian Kulin tribes70 and he
took possession of the land around Port Phillip. After twenty years,
Melbourne had turned into a huge metropolis.
Its quick growth was mainly due to a huge wave of immigrants
seeking their fortune in Victoria’s gold mines in 1850. They gave birth
to an unprecedented demographic explosion when they decided to
settle in the town.
69 John Batman was an Australian grazier, businessman and explorer who is best known for his role in the founding of a settlement which became Melbourne and the colony of Victoria. 70 The Kulin nation was an alliance of five Indigenous Australian nations in Central Victoria prior to European settlement. Their collective territory extended to around Port Phillip and Western Port, up into the Great Dividing Range and the Loddon and Goulburn River valleys.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
92
During the post-war period, immigrants from all over the world
brought their different cultures to Melbourne which up until that time
had had strong British traditions.
Today Melbourne is home to people from 140 different countries
that came to Australia in four main migratory waves.
The first one dates back to the European settlement in 1830.
The second was mainly made up of people from all over the world
who were hoping to become rich thanks to the Australian gold mines in
1850.
The third wave included refugees and European displaced persons in
the period after the Second World War. This situation increased the
variety of Melbourne’s inhabitants; in fact, in 1976, 20% of them were
not English native speakers.
The fourth migratory wave arrived after the Seventies, especially
from Vietnam and Cambodia.
Recently, a number of students from all over the world have
contributed to increasing Melbourne’s multicultural nature.
It is a town which welcomes changes while respecting its historical
heritage, and which celebrates diversity by sharing people’s sense of
tradition while aiming at a rich and peaceful future.
Its variegated community includes people from Somalia, South
Korea, New Zealand, Malaysia, China, the United Kingdom, Vietnam,
Italy India, Greece, Japan and many other countries.
The Chinese arrived in Victoria in 1850 and this impact is evident
still today, especially on the streets of its capital Melbourne, around
Little Bourke Street. Melbourne’s Chinatown was founded between 1854
and 1855 and initially was just a cluster of shops and boarding houses
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
93
on Celestial Avenue. Today it is a colorful and lively area with many
restaurants and shops of every kind.
Between 1920 and 1950, Carlton was the main destination for Italian
immigrants. Today Lygon Street is the most important place in
Melbourne as far as Italian traditions are concerned. There are many
Italian restaurants and cafés in the district and the Lygon Street Festival
held annually celebrates the city’s Italian heritage.
The Greek zone of Melbourne was born at the beginning of the
Thirties close to Lonsdale Street, between Swanston and Russell Street. Here,
every year in March, the Antipodes Festival is celebrated.
Another deep-rooted culture in Melbourne is the Vietnamese one. In
1975, very differently from today, there were only one thousand
Vietnamese people living in Australia and at the beginning they settled
around Victoria Street where today their community is found.
Melbourne’s “Little Italy”, Lygon Street, and the older Australian
Chinatown are only two of the areas where it is possible to find typical
features of a specific culture brought to Melbourne by immigrants
during the years. Thanks to this situation the city is recognized as an
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
94
undisputed international cultural center where a multitude of traditions,
origins and customs coexist in harmony.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
95
IV. THE MEDIATOR IN A MULTICULTURAL
SOCIETY
Introduction
Cross-cultural communication is in constant evolution and for this
reason the search for a solid bridge to foster dialogue between different
cultures never ends.
The most direct vehicle to make cross-cultural communication
effective is the cross-cultural mediator.
In the previous chapters of my graduation dissertation, I have
written about cultural diversity and multiculturalism because they are
important elements strongly linked to the environment where the
mediator works.
In this fourth and final chapter, I am going to discuss the cross-
cultural mediator’s professional role by analyzing his/her training
process, tasks, areas of intervention and the Italian law that
acknowledges his/her job.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
96
IV.1. The cross-cultural mediator: communication,
abilities, legislative acknowledgement and specific tasks
Speaking English is not the only prerequisite to communicate with
someone culturally different from us. Besides the language, there are
many other problems due to different factors such as kinesics and status
symbols.71 Knowledge of these cultural values is indispensable to
understand another culture and communicate with it.
The means through which the mediator creates the bridge between
the two parts in question, is cross-cultural communication and this
important professional figure does not focus only on verbal language –
words, grammar etc. - but also on body language, which is all too often
considered universal.
Sometimes, also certain values of our own culture are considered
universal, because to us they are indisputable and we never question
them.
The mediator becomes skilled in good cross-cultural communication
through three steps: awareness, knowledge and ability.72
Everything starts with the awareness that every human being has a
specific mental outlook due to where and the way in which he/she
grows up and that, for the same reasons, those who grow up in
different conditions also have a different way of living and thinking.
The following step is based on knowledge, because it is necessary to
become familiar with other cultures before interacting with them.
71 A status symbol is a perceived visible, external denotation of one’s social position and perceived indicator of economic or social status. 72 Hofstede (1991, pp. 230-231).
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
97
Everything is made possible thanks to personal experience which
enables us to learn new things through interacting with members of
other cultures which in turn increases our ability day by day.
Being part of a cross-cultural perspective does not mean abandoning
one’s own values, it means knowing other people and cultures and
accepting and respecting the differences which are not immoral
according to our standards.
A cross-cultural context leads to growth and development at
personal level and the modern migratory wave has contributed to
increasing cross-cultural and linguistic bonds all over the world. The
mediators are the main actors in this multiethnic setting and their
profession has been supported and promoted by several national and
regional laws in Italy.
The data I am going to talk about refer to Italy, taking into account
the Regions and Autonomous Provinces Conference held in Rome in
2009. They are proof of how the mediator’s role is required in more
than one working sector:
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
98
At ministerial level, decrees have been passed on the theme of cross-
cultural mediation in schools, not only regarding the reception of
foreign students and the ensuing relationship between schools and
families, but also as an incentive for cross-cultural education.
As far as the Italian national health service is concerned, there are
some important guidelines for cross-cultural mediators in the fields of
prevention, health care and rehabilitation. The intention is that of
promoting the role of mediators and highlighting their task of removing
the cultural barriers that impede health care and the reinsertion of the
health offer from a cross-cultural viewpoint.
For legal matters the intervention of cross-cultural mediators in the
detention system is required. It is absolutely indispensable for foreign
prisoners and it is made possible, among other things, through
agreements with local authorities or voluntary associations.
Also Juvenile Justice Department provisions include important
guidelines on the activity of cross-cultural mediators in juvenile justice
services.
As can be seen from the previous paragraphs, recently the figure of
the cross-cultural mediator has developed a lot and is now of
paramount importance in many fields in terms of prevention, to avert
involuntary conflicts, to promote non-discriminatory attitudes and
advocate equal opportunities.
But how does a person become a cross-cultural mediator?
In Italy, at regional level, many different kinds of training courses to
become cross-cultural mediators were set up by local authorities.
However, the diversification of the training offered underlined a high
level of patchy training standards; some courses included 150 hours of
training, while others 1200 hours.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
99
The need for a specific definition of the figure of the cross-cultural
mediator so it could be acknowledged at professional level was more
than evident.
To this end, on 28th February 2007 the Italian Community and
International Affairs Commission in joint session, voted in favor of the
acknowledgment of the mediator as a professional figure and to the
introduction of regulations concerning their role at national level.
The most recent definition of cross-cultural mediator is an
institutional group or a person who incentivizes integration at different
levels -
health,
educati
on,
adminis
tration
and
justice -
in a
cross-
cultural
context
by promoting dialogue between different cultures.
In Italian law, the theme of cross-cultural mediation with the
objective of integration and the promotion of diversity was introduced
for the first time on 6th March 1998.
As far as the cross-cultural profession is concerned, it is worth
mentioning the regulations which provide for a number of university
courses, among which a degree in Linguistic Mediation. Thanks to this
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
100
special course, people can study to embark on a career in several sectors
in the field of cross-cultural mediation.
More specifically, the cross-cultural mediator’s task is to foster the
integration of immigrants in the society of the host country by
mediating between them and country in question and providing support
for both. His/her priority is to give importance to the immigrant’s
culture of origin and foster their reception in the new society without
disregarding the values or rights of anyone concerned.
This important professional figure has to collaborate with public or
private authorities and workers in the event of difficult situations arising
due to the lack of comprehension between people from different
countries. Their intervention aims at avoiding any kind of
misunderstanding due to a different system of cultural codes.
For this reason, cross-cultural mediators have to have a wide
knowledge of the different cultural and ethical codes of the cultures
with which they come into contact with, as well as excellent verbal and
non-verbal communication skills. They have to analyze and satisfy
immigrants’ needs and foster their resources by deciding on where and
how to intervene and working with the authorities to create a
collaborative atmosphere based on cross-cultural dialogue.
Considering mediators’ numerous tasks, it is clear that during their
training process they have to develop a high level of autonomy and
responsibility.
Mediators work in close contact with employees generally in the
public or private services sectors such as employment agencies,
immigration offices, courthouses, jails, educational institutions and
health services.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
101
The growing demand for cross-cultural mediators in all sectors,
underlines the need to find peaceful solutions to any kind of difficult
situation and to avoid episodes in which racism and xenophobia are the
protagonists.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
102
Conclusions
With this graduation dissertation an attempt has been made to
highlight the importance of cultural diversity and multiculturalism in
today’s globalized society.
The purpose of this analysis was to familiarize the reader with the
working environments where cross-cultural mediators - considered a
very important professional figure in terms of social integration - work.
The beginning of this dissertation focused on the fact that
globalization, only if exploited wisely, can be an excellent incentive for
the peaceful cohabitation of any kind of diversity.
While conducting my research, I analyzed a specific cultural setting
of which diversity is the main feature through the study of several
legislative acts and the cultural profile of one city in particular.
The ending chapter of my graduation dissertation was dedicated to
the main actor in the theatre made up of the elements described in the
previous chapters.
The factors examined in each chapter, that is to say cultural diversity,
multiculturalism, globalization and cross-cultural mediation, are all
pieces of a single puzzle that depend on each other and which, based on
what emerged from the in-depth analysis presented in this dissertation,
are beyond doubt a very important tool to foster development, social
cohesion and everyone’s wellbeing.
Last but not least, I sincerely hope that, by answering the most
frequently asked questions, this dissertation has made a small
contribution to raising awareness of the benefits diversity brings to
society and to introducing an important professional role.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
103
Version française
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
104
a culture prend des formes diverses à travers le
temps et l’espace. Cette diversité s’incarne dans
l’originalité et la pluralité des identités qui caractérisent les groupes et
les sociétés composant l’humanité. Source d’ échanges, d’innovation
et de créativité, la diversité culturelle est, pour le genre humain, aussi
nécessaire qu’est la biodiversité dans l’ordre du vivant. En ce sens,
elle constitue le patrimoine commun de l’humanité et elle doit être
reconnue et affirmée aux bénéfices des générations présentes et des
générations futures ».73
73 article 1 de la Déclaration Universelle de l’UNESCO sur la Diversité Culturelle – La diversité
culturelle, patrimoine commun de l’humanité)
« L
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
105
Introduction
S’il est vrai que d’un côté la mondialisation constitue un défi pour
les diversités culturelles, d’autre côté elle favorise un dialogue
constructif parmi les différentes cultures et civilisations.
On pense qu’il est nécessaire d’investir dans la diversité culturelle
et le dialogue interculturel pour atteindre un haut niveau de cohésion
sociale e pour considérer le mot diversité synonyme de richesse.
L’objectif de cette thèse est celui de sensibiliser tout le monde à
mieux comprendre l’importance de la diversité culturelle pour ne pas
éliminer les particularités de chaque culture et ne pas universaliser
les appartenances.
Cette thèse a eté écrite avec la conviction que le partage des
principes inaliénables comme la protection des droits de l’homme, la
liberté d’opinion, l’autonomie des individus et l’égalité des chances,
est le juste chemin à entreprendre pour aller contre la xénophobie et
le racisme.
Les médiateurs linguistiques et culturels partagent cette opinion et
leur figure professionnelle sera analysée spécifiquement au cours de
cette thèse.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
106
I. LA MONDIALISATION ET LA DIVERSITÉ
CULTURELLE
Le concept de mondialisation qui aujourd’hui semble être si
innovateur, est en réalité le résultat d’un processus développé au
cours des siècles.
En fait, une mondialisation primaire existait déjà il y a très
longtemps, pendant l’Âge d’Or de l’Islam, quand les conquérants
avaient déterminé l’union des marchés et de la connaissance grâce à
une économie mondiale.
Le mot mondialisation a été forgé en 1944, même s’il est entré à
faire partie du langage quotidien pendant les années 1990. Ce
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
107
processus a favorisé l’inclusion de beaucoup de marchés dans un
seul modèle dominant, en augmentant les divergences entre les pays
les plus industrialisés et les pays les plus pauvres.
Le taux démographique dans les pays riches avait baissé, tandis
que dans les pays du Tiers Monde, le taux de naissance représentait
90-95% de la croissance démographique annuelle du monde entier.
D’ici, le mouvement migratoire a commencé, et la vague
d’immigrés, surtout en Europe, a causé des problèmes d’accueil et
d’intégration, face à de nouvelles cultures et traditions. Cette
situation a donné naissance aux inutiles stéréotypes discriminatoires
et aux préjugés. Mais la solution à ces problèmes liés à l’immigration,
auxquels on assiste aussi aujourd’hui, comporte avant tout
l’acceptation mutuelle des différences, entre la population qui
héberge et cela qui est hébergée, comme on soulignera plusieurs fois
au cours de cette thèse.
L’expansion des nouvelles technologies avait eu comme un des
effets principaux, une dépendance croissante parmi les économies
nationales, caractérisées par une pluralité de sujets et des processus
de transformation très rapides dans tous les secteurs. Cette situation
embrassait des pays très lointains et différents, mais les premiers
problèmes commençaient à se diffuser, comme le manque de
participation des pays pauvres aux prises de décisions. Il y avait l’idée
que les pays les plus aisés géraient le nouveau système en établissant
un modèle dominant qui éclipsait les diversités et les particularités
des minorités communautaires.
Donc, si la mondialisation a conduit le monde à un état
d’interdépendance total, elle a aussi causé l’opposition à
l’homologation culturelle qui va contre l’élimination des diversités.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
108
Avec le développement des moyens de communication de masse,
on est en train d’assister à une diffusion progressive de la culture
mais au même temps elle est aussi en train de devenir toujours plus
homologuée et manipulée par le grands moyens de communication.
Le manque de différentiation, c’est-à-dire l’abus d’une
homogénéisation égoïste, cause l’effondrement des liaisons
culturelles et sociales. Donc, on met en danger les diversités parmi
les individus et les civilisations, et la mondialisation apparait comme
le processus par lequel une culture locale à grandi jusqu’à annuler et
dévorer les autres. La seule façon pour entraver ce risque est de
prendre conscience de son propre bagage culturel, le préserver
quand on entre en contact avec d’autres cultures et rendre
l’interdépendance mondiale moderne un facteur positif et
d’enrichissement.
En analysant les paragraphes précédents, l’homologation
culturelle semble être le résultat le plus direct du processus de
mondialisation, mais ce n’est pas juste d’associer à la mondialisation
seulement des qualités négatives.
En fait, elle peut et doit constituer un élément d’intégration, à
travers la créativité, l’innovation et une éducation à la diversité et à la
tolérance.74 Elle nous donne la chance de vivre avec d’autres
cultures, et donc de ne pas nous habituer à une prospective mono-
culturelle, qui très souvent est à la base des gouvernements focalisés
sur l’intolérance et l’exclusion.
Sans mondialisation il n’y aurait pas de pluralisme culturel, ni de
droits individuels, légitimés par le fait que tout le monde se
ressemble, indépendamment de l’appartenance à une classe sociale,
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
109
une race ou une religion. Sans contestation, on a besoin d’une
intégration équilibrée pour ne pas arriver à l’homologation culturelle
et protéger la diversité de chacun.
Il est nécessaire qu’on accepte sans discriminations un autre sujet
avec des traditions et opinions différentes, mais avec les mêmes
droits humains, en le faisant intégrer avec les règles de la culture
d’accueil, mais lui permettant de préserver ses traits culturels
spécifiques.
Seulement de cette façon, la mondialisation peut être la base
d’une forte intégration culturelle, une motivation pour la cohésion
sociale et un important élément d’enrichissement.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
110
II. LES ÉLÉMENTS CLEF POUR LE
DÉVELOPPEMENT DE LA DIVERSITÉ
CULTURELLE
Beaucoup d’associations travaillent pour promouvoir la diversité
culturelle comme élément précieux pour son potentiel créatif. Il est
important de fournir les instruments pour gérer les rapports humains
interculturels, différents en ce qui concerne l’opinion et le
comportement, mais identiques en termes de droits et dignité
humaine.
Au cours de ce chapitre, on analysera les facteurs clef qui
permettent à la diversité culturelle d’être à la base de la cohésion
sociale et de la croissance constructive.
Depuis quelques décennies le processus de diversification
culturelle a subit une accélération due à une compression de l’espace
e du temps jamais vue. Pour cohabiter avec cette situation moderne,
il est nécessaire d’être élevé à une politique de tolérance et être
partisans du dialogue interculturel. Ce dernier permet de combattre
contre les différences culturelles à travers un jeu d’interaction et un
successif renforcement de l’autonomie individuelle.
Le stéréotype est un élément qui entrave la mise en place du
dialogue parce qu’il limite la culture et la rend statique, en générant
l’intolérance et donc, la discrimination.
Souvent, le dialogue interculturel est associé à la perte de l’identité
personnelle, mais ce n’est pas ainsi parce qu’il renforce l’autonomie
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
111
et les capacités afin de promouvoir des projets qui favorisent les
interactions parmi des cultures différentes sans endommager
l’identité personnelle et collective. Il est possible d’étudier un
élément que nous ne connaissons pas, comme une culture étrangère,
en entrant en contact avec lui, en découvrant ainsi les points en
commun et en acceptant de bon gré les diversités par rapport à notre
modèle traditionnel.
L’individualisme, l’intolérance et le manque de dialogue,
diminuent le processus de mondialisation parce qu’ils favorisent
l’appauvrissement culturel.
Sans aucune doute, le dialogue interculturel n’est pas la solution à
tous les problèmes, mais, en allant contre les stéréotypes
discriminatoires, c’ est un important instrument de prévention pour
d’éventuelles situations de conflits et une motivation fondamentale
pour la préservation des diversités.
En plus du dialogue interculturel, la diversité culturelle est aussi
très liée à d’autres facteurs qui lui permettent de se développer,
comme par exemple les langues, l’ éducation multiculturelle, la
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
112
liberté d’expression et une figure professionnelle fondamentale, le
médiateur. Ce dernier est indispensable pour favoriser l’intégration
culturelle à travers l’échange mutuel, en respectant l’égalité des
chances, les droits fondamentaux et les diversités existantes. Son
objectif est de créer un contexte communicatif dans lequel les
personnes de cultures différentes peuvent mieux communiquer et se
comprendre. Il travaille pour permettre la cohabitation des diversités
dans le même environnement. Cette importante figure
professionnelle est souvent entravée par différents facteurs, en
premier lieu, la difficulté naturelle de traduire en tenant compte du
déplacement d’un contexte culturel à un autre. Beaucoup de fois, les
médiateurs sont obligés à travailler avec des sujets hostiles et peu
collaboratifs, et ils ne doivent pas oublier d’avoir toujours la même
attitude neutre, sans se faire influencer. Le médiateur linguistique ne
doit pas se limiter a traduire ce qu’il écoute, mais il doit connaître
parfaitement la situation où il intervient, la conceptualiser, et
permettre que la rencontre entre les diversités génère la
compréhension et pas de conflits.
Sans aucune doute, le médiateur connaît plusieurs langues. Les
langues, écrites ou orales, sont l’expression la plus directe de la
culture d’un peuple et de la compréhension mutuelle. Promouvoir la
richesse de la diversité linguistique veut dire améliorer les
prospectives de communication mondiale. A ce propos, chaque
année le Conseil d’Europe75 et la Commission Européenne76 sensibilisent
tout le monde sur l’importance de la connaissance des langues pour 75 Le Conseil de l’Europe est une organisation gouvernementale instituée le 5 mai 1949 par le traité de Londres. Elle est la doyenne des organisations européennes, par le biais des normes juridiques dans les domaines de la protection des droits de l’homme, du renforcement de la démocratie et de la prééminence du droit en Europe. 76 La Commission européenne est, avec le Conseil de l'Union européenne et le Parlement européen, l'une des principales institutions de l'Union européenne.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
113
renforcer le plurilinguisme et le dialogue interculturel. En fait, le
multilinguisme est un des principes fondamentaux de l’Union
Européenne et, selon l’article 22 de sa Charte des Droits
Fondamentaux,77 les diversités culturelles et linguistiques sont des
éléments de richesse pour le
développement du patrimoine
culturel européen.
Après la grande vague
migratoire et l’expansion coloniale,
les schémas de communication
sont devenus plus vastes et ils sont
caractérisés par le multilinguisme et des capacités de compréhension
différentes. Alors comment est-il possible de communiquer avec
quelqu’un qui parle une langue différente ?
C’est à la traduction de combler les divergences linguistiques et
les incompréhensions dans une société multiculturelle. Pour traduction
on veut dire la compréhension et l’interprétation d’un texte dans une
langue et son expression dans une autre langue, en créant une
relation d’équivalence entre texte d’origine et texte final.
Tout cela ne serait pas possible sans une bonne éducation
multiculturelle à la base. Le premier pas à faire est celui de connaître
et de faire connaître les diversités mondiales et les facteurs qui les
ont rendues les causes de situations conflictuelles dans le passé. Il est
important de faire connaître les épisodes historiques pour mieux
77 La Charte des droits fondamentaux est une déclaration des droits adoptée le 7 décembre 2000 par l'Union européenne.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
114
comprendre l’importance de la bataille pour l’acceptation des
diversités. L’étude des phénomènes passés est certainement une
intervention visée à l’intégration culturelle. Toutefois, une
communication basée seulement sur les contenus historiques
pourrait tout classer comme un évènement lointain du quotidien. Au
contraire, contextualiser le discours dans une réalité plus tangible et
proche, favorise la compréhension. A ce propos, l’école a un rôle
important, parce qu’elle est le site éducatif par excellence, ainsi que
zone de médiation entre des cultures différentes. C’est exactement
de cet environnement que la formation interculturelle doit
commencer, en acceptant l’échange des idées et les
incompréhensions naturelles. En respectant les diversités culturelles
dans un environnement petit comme l’école, il sera plus simple
d’instruire une société entière sur la base des valeurs nobles comme
la tolérance et le respect.
Aussi la libre circulation des idées renforce la diversité culturelle.
En fait, l’échange d’informations, opinions et valeurs, ne serait pas
possible sans la liberté d’expression. L’histoire nous enseigne que la
manipulation des pensées a étouffé n’importe quel type de diversité
qui allait contre le modèle dominant imposé. Aujourd’hui, en tenant
compte des fautes du passé, on doit encourager la liberté
d’expression et d’opinion, exploitant le canal communicatif offert
par la mondialisation, pour garantir le développement et la
sauvegarde des diversités.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
115
III. LE MULTICULTURALISME : ANALYSE DE LA
SITUATION AUSTRALIENNE
Avant de parler de la figure professionnelle du médiateur,
j’analyserai un facteur qui est à la base de l’environnement où le
médiateur travail : le multiculturalisme.
On parlera spécifiquement de la situation en Australie sur la base
d’une expérience vécue en première personne en 2010.
On vous montrera les différentes cultures qui habitent Melbourne
et les étapes historiques que l’Australie a entrepris et entreprend
encore pour atteindre une juste politique d’intégration.
Le mot multiculturalisme a eté utilisé pour la première fois au
Canada et aux États-Unis, pour se diffuser successivement en
Europe et dans le reste du monde. Un pays comme l’Australie, qui
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
116
peut être considéré le berceau de l’intégration ethnique et culturelle
pour la variété d’ethnies qui l’habitent, a dû combattre contre la
xénophobie et le racisme pour atteindre, dans les années 1990, une
politique encline au multiculturalisme, quand environ 20% de la
population était d’origine étrangère. Auparavant, le rapport entre
colonisateurs et migrants fut souvent hostile, ainsi que celui avec les
aborigènes, les premiers
habitants australiens.
Finalement,
entre 1972 et 1975, on
arriva à une politique
multiculturelle
qui prévoyait l’adoption de
mesures contre la
discrimination,
la reconnaissance
des droits à la terre des aborigènes, et le soutien aux ethnies les plus
défavorisées par l’État. Ce but important gagne du poids législatif en
1975 avec la mise en place du Racial Discrimination Act qui interdit
n’importe quel type de discrimination.
La première fois que les mots société multiculturelle furent utilisés
dans une déclaration politique officielle du gouvernement australien,
fut à l’ occasion du discours de 1973 intitulé A multicultural society for
the future , prononcé par le ministre pour l’Immigration All Grassby.
D’un coté le multiculturalisme a trouvé des partisans, mais, de
l’autre coté il avait eté critiqué pour crainte d’une augmentation de
l’immigration pendant des périodes de crise économique. Selon
quelqu’un il représenterait une menace pour l’unité nationale et les
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
117
valeurs traditionnelles, mais comme on a dit dans les chapitres
précédents, il est suffisant d’encourager le dialogue interculturel sur
la base du respect mutuel entre des éléments différents, pour
permettre que le multiculturalisme favorise des intégrations et
empêche des situations conflictuelles.
L’état du Victoria est l’exemple parfait de l’évolution de la
politique multiculturelle australienne, parce qu’il a accompli des
actes très importants
visant à atteindre un
système multiculturel
intégratif.
Les principes du
multiculturalisme dans
le Victoria sont gardés
dans le Multicultural
Victorian Act 2004,
mais le cadre législatif
de l’État à l’appui du
multiculturalisme comprend aussi d’autres actes parmi lesquels Equal
Opportunity Act , Racial and Religious Act, et Charter of Human Rights and
Responsabilities.
Le 14 mars 2009, le gouvernement du Victoria a lancé une
nouvelle déclaration de la politique multiculturelle, après un procès
de consultation basé sur les thèmes de l’amélioration des parités, à
travers le soutien des droits de l’homme, en favorisant la diversité
culturelle, religieuse et linguistique, en renforçant l’unité et
l’harmonie communautaire.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
118
Une étape très importante pour l’évolution de la politique
multiculturelle australienne, et donc aussi victorienne, remonte à il y
a peu d’années et c’est la rédaction du rapport Multicultural
Australia :united in diversity , qui confirme une nouvelle fois
l’engagement du gouvernement dans
la New Agenda for Multicultural
Australia du 1999 . L’analyse des
quatre points principaux de cette
politique, constitue la clef de chaque
société multiculturelle, parce qu’ à
travers la responsabilité, le respect, la
parité et les avantages pour tout le monde, on souligne l’objectif
primaire du gouvernement australien, c’est-à-dire construire une
société unie par un avenir partagé, sur la base de la diversité
culturelle, à travers l’engagement des institutions démocratiques et
des citoyens.
III.1. Melbourne : arc-en-ciel multiculturel
La caractéristique de l’Etat australien du Victoria est la diversité,
ainsi que pour sa capitale Melbourne qui aujourd’hui est la deuxième
ville du pays pour extension.
Sa croissance rapide eut l’impulsion fondamentale en 1850, grâce
à un fort afflux d’immigrés qui cherchaient leur chance dans le
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
119
minières d’or du Victoria, en causant une explosion démographique
énorme lorsque les chercheurs décidèrent de s’établir dans la ville.
Aujourd’hui Melbourne est l’accueille des personnes qui
viennent de 140 pays différents, arrivées par quatre vagues
migratoires principales. Pendant les dernières années, un grande
nombre d’étudiants du monde entier a contribué à augmenter le tissu
multiculturel de Melbourne. C’est une ville qui accueille les
changements, mais respecte le patrimoine historique, qui célèbre la
diversité, mais partage le sens commun de la tradition, en aspirant à
un avenir riche et pacifique. Sa communauté, très diversifiée,
comprend des personnes qui viennent de la Somalie, Corée du Sud,
Chine, Royaume Unis, Vietnam, Italie, Inde, Grèce, Japon et
beaucoup d’autres pays.
Le quartier de Lygon Street et la Chinatown de Melbourne, la plus
ancienne de l’Australie, ne sont que quelques unes des zones dans
lesquelles il y a les traits typiques d’une culture spécifique émigrée à
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
120
Melbourne, en lui donnant le juste surnom d’indiscutable centre
culturel international, où une très grande variété de traditions,
origines et coutumes cohabitent dans le même territoire.
Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale
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IV. LE MÉDIATEUR DANS LA SOCIÉTÉ
MULTICULTURELLE
Pour comprendre et communiquer avec quelqu’un culturellement
différent par rapport à nous, on a besoin de prendre en
considération les éléments verbaux et non verbaux de la
communication. Le moyen à travers lequel le médiateur établit un
pont entre les différences est la communication interculturelle, qui
ne se focalise pas seulement sur le langage verbaux, mais aussi sur le
langage du corps, qui souvent est considéré universel et cause des
malentendus.
Faire partie
de la
dimension
interculturelle,
comme le
médiateur,
veut dire
croître au
niveau
personnel. Cela en fait ne signifie pas oublier ses propres valeurs,
mais ça veut dire connaître d’autres personnes et cultures, en
respectant les diversités qui ne sont pas immorales selon nos
standards.
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Comme on a eu l’occasion de dire plusieurs fois dans cette thèse,
la vague migratoire moderne a contribué à l’augmentation des
liaisons interculturelles et linguistiques dans le monde entier. Les
médiateurs sont les acteurs principaux dans cet environnement
multiethnique, et leur profession a eté aidé par des lois nationales et
régionales en Italie.
Les données dont on parlera se réfèrent à l’Italie, spécifiquement
à une Conférence qui a eu lieu à Rome en 2009, et ils sont une
preuve de l’importance des médiateurs dans beaucoup de secteurs.
Selon les règles ministérielles italiennes, la législation de l’école a à
faire avec la médiation interculturelle, non seulement pour l’accueil
des étudiants étrangers et le rapport entre eux et leur famille, mais
aussi en ce qui concerne la motivation pour une éducation
multiculturelle.
Dans le secteur sanitaire, il y a d’ importantes directives pour les
médiateurs interculturels sur la prévention, l’assistance sanitaire et la
rééducation. On veut donner à ce rôle beaucoup de valeur, en
soulignant son importance dans l’élimination des barrières culturelles
qui empêchent l’assistance sanitaire et la réinsertion de l’offre
sanitaire dans la sphère interculturelle.
Au niveau judiciaire, l’intervention des médiateurs dans les
systèmes de détention est très requise, en faveur des prisonniers
étrangers, aussi à travers des conventions avec les autorités locales
ou des associations de bénévolat.
À partir des paragraphes précédents, il est évident que la figure
professionnelle du médiateur interculturel s’est développé beaucoup
dans tous les secteurs pendant les dernières années, en acquérant une
importance remarquable en termes de prévention, lutte contre les
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conflits, promotion des attitudes non discriminatoires et soutien de
l’égalité des chances.
Mais comment peut-on devenir médiateur ?
En Italie, au niveau régional, beaucoup de cours pour devenir
médiateur interculturel sont organisés. Mais l’haute diversification
concernant ces cours, souligne le manque d’homogénéisation dans
les standards formatifs, parce que certains comprennent 150 heures
de formation, tandis que d’autres arrivent jusqu’à 1200 heures, avant
de donner le titre de médiateur aux étudiants.
Donc, on comprend l’importance de donner une définition
spécifique à la profession du médiateur interculturel pour
reconnaitre son importance aussi au niveau professionnel.
La plus récente définition de médiateur interculturel indique une
personne ou un groupe institutionnel en faveur de l’intégration à des
niveaux différents (santé, éducation, administration, justice) dans une
perspective interculturelle, promouvant le dialogue parmi des
cultures différentes.
En Italie, le thème de la médiation interculturelle visée à
l’intégration et à la promotion de la diversité dans une loi nationale, a
eté introduit pour la première fois le 6 mars 1998.
En ce qui concerne le développement de cette profession
interculturelle, il est important de faire référence aux règles qui
permettent l’institution de certaines classes de licence, qui
comprennent aussi celle de la Médiation Linguistique, grâce à
laquelle des personnes étudient pour travailler dans des secteurs
différents en termes de médiation interculturelle.
Mais quelles sont les compétences du médiateur interculturel ?
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Le médiateur interculturel doit promouvoir l’intégration dans la
société du citoyen immigré, en aidant le pays local et l’immigré. Sa
priorité est cela de mettre en valeur la culture d’origine du citoyen et
cela de la société qui l’héberge, sans endommager leurs droits.
Cette importante figure professionnelle doit collaborer avec les
autorités ou les travailleurs publics et privés, dans le cas où une
situation difficile due au manque de compréhension a lieu. En fait,
son intervention vise à éviter n’importe quel type de malentendu
causé par des codes culturels différents.
Pour cette raison le médiateur doit bien connaître les codes
culturels et éthiques des cultures avec lesquelles il travaille, en
utilisant ses excellentes capacités communicatives.
En considérant les nombreuses taches auxquels il doit faire face,
le médiateur doit développer un grand sens de responsabilité et
autonomie pendant sa période de formation professionnelle.
Le contexte où il/elle travaille est généralement constitué par les
services publics et privés en contact direct avec les personnes, c’est-
à-dire les bureaux d’immigrations, les tribunaux, les prisons, les
services sanitaires, les écoles etc. …
La demande croissante des médiateurs culturels dans chaque lieu
de travail, souligne la nécessité de trouver des solutions pacifiques en
cas de difficulté, en évitant des épisodes marqués par le racisme et la
xénophobie.
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CONCLUSIONS
Cette thèse universitaire a cherché à souligner l’importance de la
diversité culturelle et du multiculturalisme, en relation à la société
moderne mondialisée.
Cette analyse vise à présenter l’environnement où le médiateur
interculturel travaille, étant considéré une importante figure
professionnelle en termes d’intégration sociale.
Au début de la thèse, on a dit que la mondialisation, seulement si
elle est bien exploitée, pourrait être un excellent stimulant pour la
cohabitation de n’importe quel type de diversité.
Pendant la recherche, on a analysé un environnement culturel
spécifique où la diversité est la caractéristique principale, en étudiant
des actes législatifs et le profil culturel d’une ville en particulier.
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Le chapitre final du travail a donné de l’importance à l’acteur
principal du théâtre constitué par les éléments décrits dans les
chapitres précédents.
Tous les facteurs examinés dans les chapitres, c’est-à-dire
diversité culturelle, multiculturalisme, mondialisation et médiation
interculturelle, sont les pièces d’un puzzle unique qui dépendent l’un
de l’autre. En les analysant selon ce qui a été dit au cours de cette
thèse, ils peuvent constituer un instrument important pour le
développement, la cohésion sociale et le bien-être de tout le monde.
En conclusion, on espère que cette thèse sera une petite
contribution pour répondre aux questions fréquentes sur la diversité
et sur l’importance d’une figure professionnelle toujours plus
requise.
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SITO DEL BLOG
http://martinafratoni.wordpress.com
BIBLIOGRAFIA
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RINGRAZIAMENTI
Dopo tre anni in cui le parole d’ordine sono state impegno, studio,
lavoro e puntualità, ho con grande gioia raggiunto questo traguardo
importante.
Ringrazio di cuore la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e non
ha mai smesso di credere in me e che, da sempre, mi ha educato al
rispetto delle diversità, facendo nascere in me la passione per le lingue
straniere.
Un ringraziamento grande va a mia sorella Federica, pronta ad
aiutarmi e sopportarmi nei momenti in cui ho più bisogno.
Grazie a tutti i miei professori che, nel corso del mio cammino
universitario, hanno fatto in modo che la mia curiosità per le lingue
aumentasse ancor di più.
Ringrazio in particolar modo la professoressa Bisirri, nonché
direttrice dell’Istituto e mia relatrice per la lingua italiana, perché mi ha
seguito passo dopo passo nella stesura della tesi, consigliandomi al
meglio. La ringrazio per la versatilità, molteplicità e validità dei suoi
insegnamenti, che mi hanno fatto crescere a livello scolastico e
professionale.
Un altrettanto sentito ringraziamento va ai miei correlatori per la
lingua inglese e francese, la professoressa Marilyn Scopes e la
professoressa Tiziana Moni, che mi hanno supportato sia nella stesura
della tesi, sia nel mio percorso universitario, insegnandomi le tecniche
d’interpretariato e traduzione e trasmettendomi la passione per questi
settori.
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Ringrazio la professoressa Claudia Piemonte, che mi ha assistito
nella realizzazione della parte multimediale della tesi e mi ha fatto capire
l’importanza di programmi informatici utilissimi, che prima non ero in
grado di utilizzare.
Grazie ai miei piccoli allievi in piscina, perché il contatto con loro è
l’insegnamento di vita più grande. Grazie ai loro capricci, abbracci e alle
soddisfazioni che mi regalano, sono cresciute la mia personalità e la mia
capacità organizzativa in ogni ambito.
Ringrazio i miei amici universitari, alcuni dei quali sono entrati a far
parte della mia vita quotidiana. Con loro ho condiviso momenti di
studio e di divertimento che porterò sempre con me. Grazie per
l’esperienza in Australia che, per merito vostro, non dimenticherò mai.
Un ringraziamento speciale va ai miei amici di sempre, con i quali
sono cresciuta e non ho mai smesso di ridere, anche nei momenti più
difficili.
Un particolare ringraziamento va all’amica che più di tutti mi ha
insegnato a non aver paura di mostrarmi per come sono, senza mai
reprimere le mie emozioni, e che, con la sua forza e determinazione
anche nei momenti più tristi, ha fatto in modo che anche la mia
determinazione aumentasse. Non faccio nomi ma sono certa che lei
capirà.
Un ringraziamento pieno d’amore va alla persona che da quasi un
anno mi è vicina, in ogni momento e luogo, sopportandomi e
apprezzandomi per come sono. Grazie dei bei momenti che mi regali e
grazie per essermi vicino e farmi da spalla sempre.
Infine, un ringraziamento va a tutti voi che leggerete o darete
semplicemente un’occhiata alla mia tesi, carpendo l’importanza che ho
cercato di dare alle mie parole. Grazie!