SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI · CHE COS’È IL MULTICULTURALISMO? 40 III.2....

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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale 1 SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA DIVERSITÁ CULTURALE E MULTICULTURALISMO: LA FIGURA DEL MEDIATORE LINGUISTICO, CULTURALE E INTERCULTURALE RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Marilyn Scopes prof.ssa Tiziana Moni prof.ssa Claudia Piemonte C C A A N N D D I I D DA A T T A A : : Martina Fratoni A A N N N N O O A A C C C C A A D D E E M MI I C C O O 2 2 0 0 1 1 1 1 / / 1 1 2 2

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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

1

SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

DIVERSITÁ CULTURALE E MULTICULTURALISMO: LA FIGURA DEL

MEDIATORE LINGUISTICO, CULTURALE E INTERCULTURALE

RELATORI: CORRELATORI:

prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Marilyn Scopes prof.ssa Tiziana Moni

prof.ssa Claudia Piemonte

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Martina Fratoni

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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

3

Alla mia famiglia,

che mi ha sempre sostenuto

rendendo possibile

questo importante traguardo;

ai miei amici e alla persona che,

da quasi un anno,

condivide con me vittorie e delusioni.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Versione Italiana

PREFAZIONE 9

I. LA GLOBALIZZAZIONE E LA DIVERSITÁ CULTURALE 11

I.1. ORIGINI DELLA GLOBALIZZAZIONE 11

I.2. LA GLOBALIZZAZIONE E IL FENOMENO MIGRATORIO 13

I.3. INTEGRAZIONE E OMOLOGAZIONE CULTURALE: I LATI POSITIVI E NEGATIVI DELLA

GLOBALIZZAZIONE 14

II. ELEMENTI CHIAVE PER LO SVILUPPO DELLA DIVERSITÁ

CULTURALE 19

INTRODUZIONE 19

II.1. ALLE ORIGINI DELLA DIVERSITÀ CULTURALE 21

II.2. PLURALISMO, TOLLERANZA E DIALOGO INTERCULTURALE 22

II.3. IL MEDIATORE LINGUISTICO, CULTURALE E INTERCULTURALE 25

II.4. LE LINGUE: MULTILINGUISMO E TRADUZIONE 28

II.5. EDUCAZIONE MULTICULTURALE 32

II.6. LIBERTÀ D’ESPRESSIONE 36

III. IL MULTICULTURALISMO: ANALISI DELLA SITUAZIONE

AUSTRALIANA 38

INTRODUZIONE 38

III.1. CHE COS’È IL MULTICULTURALISMO? 40

III.2. EVOLUZIONE DELLA POLITICA MULTICULTURALE AUSTRALIANA 44

III.3. UN ESEMPIO DELLA POLITICA MULTICULTURALE AUSTRALIANA: LO STATO DEL

VICTORIA 47

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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III.4. MELBOURNE: ARCOBALENO MULTICULTURALE 49

III.4.1. Profili multiculturali di Melbourne 51

III.5. MULTICULTURAL AUSTRALIA: UNITI NELLA DIVERSITÀ 53

IV. LA FIGURA PROFESSIONALE DEL MEDIATORE ALL’INTERNO DELLA

SOCIETÁ MULTICULTURALE E GLOBALIZZATA 57

INTRODUZIONE 58

IV.1. IL LINGUAGGIO DEL MEDIATORE: LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE 59

IV.2. RICONOSCIMENTO DELLA FIGURA PROFESSIONALE DEL MEDIATORE INTERCULTURALE

NEI VARI SETTORI 62

IV.3. LA FORMAZIONE DEL MEDIATORE INTERCULTURALE 65

IV.4. IL MEDIATORE INTERCULTURALE: COMPETENZE SPECIFICHE 66

CONCLUSIONI 68

English version

INTRODUCTION 72

I. GLOBALIZATION AND CULTURAL DIVERSITY 73

I.1. THE ORIGIN OF GLOBALIZATION AND THE MIGRATORY PROBLEM 73

I.2. CULTURAL INTEGRATION AND HOMOLOGATION: THE POSITIVE AND NEGATIVE EFFECTS

OF GLOBALIZATION 74

II. THE KEY ELEMENTS TO PROMOTE CULTURAL DIVERSITY 77

INTRODUCTION 77

II.2. THE LINGUISTIC, CULTURAL AND CROSS-CULTURAL MEDIATOR 79

II.3. LANGUAGES: MULTILINGUALISM AND TRANSLATION 80

II.4. MULTICULTURAL EDUCATION 82

II.6. FREEDOM OF SPEECH AND EXPRESSION 86

III. MULTICULTURALISM: ANALYSIS OF THE AUSTRALIAN SITUATION 87

INTRODUCTION 87

III.1. AUSTRALIAN MULTICULTURAL POLICY 88

III.2. MELBOURNE: RAINBOW OF CULTURES 91

IV. THE MEDIATOR IN A MULTICULTURAL SOCIETY 95

INTRODUCTION 95

IV.1. THE CROSS-CULTURAL MEDIATOR: COMMUNICATION, ABILITIES, LEGISLATIVE

ACKNOWLEDGEMENT AND SPECIFIC TASKS 96

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

6

CONCLUSIONS 102

Version française

INTRODUCTION 105

I. LA MONDIALISATION ET LA DIVERSITÉ CULTURELLE 106

II. LES ÉLÉMENTS CLEF POUR LE DÉVELOPPEMENT DE LA DIVERSITÉ

CULTURELLE 110

III. LE MULTICULTURALISME : ANALYSE DE LA SITUATION

AUSTRALIENNE 115

III.1. MELBOURNE : ARC-EN-CIEL MULTICULTUREL 118

IV. LE MÉDIATEUR DANS LA SOCIÉTÉ MULTICULTURELLE 121

CONCLUSIONS 125

SITO DEL BLOG 127

BIBLIOGRAFIA 127

SITOGRAFIA ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

RINGRAZIAMENTI 132

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

7

Versione Italiana

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

8

a cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo

spazio. Questa diversità s’incarna nell’unicità e nella

pluralità delle identità dei gruppi e delle società che costituiscono

l’umanità. Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità

culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura.

In questo senso, è il patrimonio comune dell’umanità e dovrebbe essere

riconosciuta e affermata per il bene delle generazioni presenti e future”.1

1 articolo 1 della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, UNESCO, 2001.

“L

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Prefazione

Se è vero che da un lato la globalizzazione costituisce una sfida per le

diversità culturali, dall’altro essa facilita un dialogo costruttivo tra le

differenti culture e civiltà.

Si vengono così a creare due correnti di pensiero ben diverse: una,

identifica le differenze culturali come smarrimento del senso della

propria identità culturale; l’altra, attribuisce loro la custodia di ricchezze

offerte dalle varie culture nel mondo.

Il presente lavoro verterà sul secondo punto di vista, poiché si

considera necessario investire nella diversità culturale e nel dialogo

interculturale, al fine di raggiungere un alto livello di coesione sociale e

di considerare il sostantivo diversità sinonimo di ricchezza.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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L’obiettivo di questa tesi è dunque sensibilizzare tutti per

comprendere l’importanza della tutela della diversità culturale e del

multiculturalismo, al fine di non sfumare le specificità culturali e di non

universalizzare le appartenenze.

Questa tesi è stata scritta con la convinzione che la condivisione di

alcuni principi inalienabili come la tutela dei diritti umani, la libertà

d’opinione, l’autonomia dell’individuo e la parità tra i sessi, costituisce la

strada giusta da intraprendere per tutelare le diversità culturali e

impedire il sopravvento della xenofobia e del razzismo.

Incoraggiando la diversità culturale e il multiculturalismo, e

analizzando i prerequisiti necessari affinché essi si sviluppino, questi

possono essere considerati parametri fondamentali per la crescita e la

coesione sociale piuttosto che una minaccia alla propria identità

culturale.

Fautori di questo pensiero sono sicuramente i mediatori

interculturali, uno degli argomenti specifici di questa tesi, che si

soffermerà sul ruolo importante della loro figura professionale.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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I. LA GLOBALIZZAZIONE E LA DIVERSITÁ

CULTURALE

I.1. Origini della globalizzazione

Il concetto di globalizzazione che oggi sembra essere tanto

innovativo e moderno, è in realtà il risultato di un processo che ha

preso piede nel corso dei secoli.

Un processo di globalizzazione primaria già esisteva moltissimi anni

fa, basti pensare all’espansione araba e all’Età dell’Oro dell’Islam,

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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quando conquistatori e colonizzatori determinarono l’unione dei

mercati e della conoscenza grazie a un’economia globale tra il Vecchio

Mondo e il Nuovo Mondo.

Come vero e proprio fenomeno economico, già esisteva nel XVII

secolo, quando fu stabilita la Compagnia Olandese delle Indie Orientali.2 Essa,

infatti, permise la realizzazione di una proprietà congiunta tramite

l’emissione di azioni, che costituiscono un’importante base per la

globalizzazione economica.

Ma il termine globalizzazione sembra essere stato coniato nel 1944,

anche se è entrato a far parte del linguaggio comune negli anni

Novanta.3

Nel 1944 fu sancita la fine dell’isolamento economico degli USA,

con la conseguente affermazione del predominio del dollaro sulle altre

valute. In un primo momento tutti mettevano in luce gli aspetti positivi

della globalizzazione, considerandola portatrice di soli benefici.

Tuttavia, con il passare del tempo si è arrivati ad analizzare anche i suoi

aspetti negativi tramite riflessioni più approfondite.

L’economista e saggista statunitense Joseph Eugene Stiglitz4 definisce

così la globalizzazione: “Sostanzialmente, si tratta di una maggiore

integrazione tra i paesi e i popoli del mondo, determinata dall’enorme

riduzione dei costi, dei trasporti e delle comunicazioni e

dall’abbattimento delle barriere artificiali alla circolazione internazionale

di beni, servizi, capitali, conoscenza e (in minore misura) delle persone”.

2 Una delle compagnie più grandi che mai siano esistite nella storia, la più grande in tutta la storia dell’Olanda. 3 Dati rielaborati dal sito internet del Dipartimento delle Scienze Economiche, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, www.dse.unibo.it 4 Economista statunitense, professore in prestigiose università e capo del dipartimento di ricerca economica della Banca Mondiale (1996-99), dove ha ricoperto anche la carica di vicepresidente (1997-2000). Nel 2001 ha ricevuto il premio Nobel per l’economia. Treccani.it, l’enciclopedia italiana.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Essa quindi, conduce all’idea di un unico mercato, risultato dalla

fusione di tutti i mercati ispirati a un unico modello dominante.

I.2. La globalizzazione e il fenomeno migratorio

Il processo di globalizzazione, come abbiamo visto, avendo favorito

l’inglobamento di molti mercati in un unico modello dominante, ha

sicuramente accresciuto il divario tra paesi più industrializzati e paesi

meno abbienti.

Il tasso demografico nei paesi più ricchi è andato mano a mano

diminuendo in seguito all’allungamento della vita media degli individui,

contrariamente a quanto accaduto nei paesi del Terzo Mondo e in via di

sviluppo, il cui tasso di natalità costituiva il 90-95% dell’incremento

demografico annuale globale.5

Così, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche di

alcuni paesi, alle soglie del 2000, il tasso di povertà nel mondo era

aumentato, così come la disparità di reddito e consumi tra i paesi più

avanzati e quelli più arretrati.

Da qui, è iniziato il grandissimo movimento migratorio che ancora

oggi influenza le interrelazioni del mondo intero.

5 Annunziata L., Carpanelli F., De Aglio E., Emiliani M., Foa L., Gubellini M., Gurioli C.,

Sofri F., Sofri G., Tripodi E., a cura di Sofri G. e Sofri F., Geografia dei continenti extraeuropei,

quinta edizione, Zanichelli.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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L’ondata d’immigrati ha causato, soprattutto in Europa, oltre ai

classici problemi di ricezione (la necessità di più abitazioni e una

maggiore disponibilità dei servizi pubblici tra cui sanità, istruzione e

assistenza sociale), i timori di fronte all’arrivo di nuove culture e modi di

vita differenti. Questa situazione ha sviluppato gli inutili stereotipi

discriminatori e ai pregiudizi.

Ma la soluzione dei problemi legati all’immigrazione, comporta

prima di tutto l’accettazione reciproca da parte del paese ospitato e

quello ospitante, come si sottolineerà più volte nel corso della tesi.

I.3. Integrazione e omologazione culturale: i lati

positivi e negativi della globalizzazione

La diffusione delle nuove tecnologie ebbe tra i suoi principali effetti

una crescente interconnessione tra le diverse economie nazionali.

L’espansione degli scambi, la standardizzazione dei consumi sul

modello dominante dei paesi più ricchi, svilupparono una vastissima

rete d’interrelazioni, caratterizzata da una pluralità di soggetti e da rapidi

processi di trasformazione in tutti i settori.

Questa maggiore interdipendenza abbracciava a mano a mano paesi

diversissimi e lontanissimi tra loro. Tuttavia, cominciavano a sorgere i

primi interrogativi, tra cui il mancato coinvolgimento dei paesi più

poveri e marginali nei processi decisionali. Iniziava così a diffondersi

l’idea che i paesi più industrializzati gestissero il nuovo sistema,

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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stabilendo un modello dominante che offuscava le diversità e le

peculiarità delle minoranze comunitarie.

Se da una parte la globalizzazione dei consumi ha portato il mondo

ad uno stato di interdipendenza totale, dall’altro ha scatenato

l’opposizione all’omologazione culturale, rivendicando il diritto di

opporsi a questo livellamento della società. Un’opposizione che va

contro l’eliminazione delle diversità e l’omogeneizzazione di tutto,

comunicazione inclusa.

La trasmissione dell’informazione diviene, infatti, ogni giorno più

rapida, superando gli ostacoli che esistevano anni fa.

Con lo sviluppo dei mass-media si sta assistendo a un progressivo

diffondersi della cultura, ma nello stesso tempo, anch’essa sta

diventando sempre più omologata e manipolata dai grandi mezzi di

comunicazione.

È necessario quindi attingere informazioni da varie fonti per avere

una differenziazione, unire le diverse parti e farsi un’idea propria. È

evidente dunque che la differenziazione e la varietà sono elementi di

ricchezza, tramite i quali si giunge ad un contenuto finale solido ed

affidabile.

La mancanza di differenziazione, vale a dire la prevaricazione di

un’omogeneizzazione egoistica, porta al collasso dei legami culturali e

sociali, interferendo con il significato stesso di cultura. Questo termine,

infatti, simboleggia il “complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti

tecnici, tipi di comportamento, trasmessi e usati sistematicamente,

caratteristico di un dato gruppo sociale”.6 Si parla per l’appunto di

complesso, ovvero un insieme, non inteso come blocco di informazioni

unitario, ma come raggruppamento di concetti eterogenei.

6 N. Zingarelli, Lo Zingarelli 2006. Vocabolario della lingua italiana, p. 488, Zanichelli, 2006

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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La globalizzazione appare come il processo per cui una cultura locale

si è allargata fino ad inglobare le altre.

Si corre il rischio che il legame obbligato tra i paesi determini una

perdita d’identità delle diverse culture e l’annullamento delle diversità tra

gli individui e le civiltà.

L’unica maniera per ostacolare e annullare questo rischio è prendere

coscienza del proprio bagaglio culturale, preservarlo quando si entra in

contatto con altre culture e rendere così l’interconnessione globale

moderna un fattore positivo e di arricchimento, sul piano sociale, etico

e morale.

Dall’analisi fatta nei paragrafi precedenti, è chiaro che

l’omologazione culturale sembra essere il risultato più diretto del

processo di globalizzazione, con conseguente assottigliamento della

diversità locale e dominio globale dei prodotti non locali.

Anche la cultura, proprio come i prodotti, rischia di divenire una

cultura di massa. Questa compressione spazio-temporale rischia così di

determinare un appiattimento culturale, piuttosto che un arricchimento,

se non sono adottate misure educative cautelari.

Analizzando il processo di globalizzazione, Massimo L. Salvadori7 ha

rilevato l’incapacità degli Stati di mantenere sotto il proprio controllo,

l’organizzazione e la distribuzione delle forze produttive, conferendo

enormi poteri nelle mani di ristrette oligarchie finanziarie internazionali

che, tramite potenti mezzi d’informazione, orientano l’opinione

pubblica a favore dei loro interessi, favorendo il processo di

omologazione culturale.8

7 Professore emerito dell’Università di Torino, ha insegnato Storia delle dottrine politiche. Autorevole commentatore del quotidiano la Repubblica, è autore di numerosi volumi. 8 Massimo L. Salvadori, Democrazie senza democrazia, Laterza, Roma-Bari 2009

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Fino ad ora sono stati analizzati principalmente gli effetti negativi

della globalizzazione e, dunque, tutto ciò che andrebbe a discapito delle

differenze culturali.

Tuttavia, è sbagliato associare la globalizzazione solamente al

processo di omologazione culturale, poiché essa può e deve anche

favorire l’integrazione degli scambi interculturali, tramite la creatività,

l’innovazione e un’educazione alla diversità e alla tolleranza. I fattori

chiave per lo sviluppo della diversità culturale saranno proprio

argomento del capitolo successivo.

La globalizzazione costituisce sicuramente un canale per il passaggio

di culture, tradizioni e pensieri differenti uno dall’altro. Questo è dovuto

in gran parte ai flussi migratori che non sono certamente una

caratteristica solo della nostra epoca. Tuttavia, pur non essendo la

questione migratoria una novità assoluta, c’è da dire che il migrante di

oggi non intende più rinunciare alla propria identità culturale, ma

preferisce essere un cittadino di due mondi, integrandosi con l’elemento

nuovo, senza ledere o eliminare quello originario.

Ma l’integrazione culturale è spesso ostacolata dalla bramosia

economica, dalla paura del diverso e da un rapido processo di

globalizzazione che invece di incoraggiare creatività e innovazione,9

tende ad appiattire le differenze e a universalizzare tutto secondo un

modello dominante. Di questo si è già parlato nei paragrafi precedenti

tramite l’analisi degli aspetti negativi del processo di globalizzazione.

9 Secondo il rapporto mondiale dell’UNESCO Investire nella diversità culturale e nel dialogo interculturale, 2001, la politica più giusta per adattarsi al processo di globalizzazione favorendo la diversità culturale, è basata sul fatto che la diversità culturale è una questione di innovazione, creatività e apertura a influenze nuove. Bisognerebbe dunque riflettere su nuove strategie che permettano di prendere in considerazione i cambiamenti dovuti al rapido sviluppo dei contatti interculturali.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Non conoscere o non convivere con altre culture diverse dalla

propria vuol dire abituarsi ad una prospettiva monoculturale. Molto

spesso, come la storia insegna, questa prospettiva è la base di forme di

governo fondate sull’intolleranza e sull’esclusione. Così, non trovano

spazio il pluralismo culturale e vengono meno anche i diritti individuali,

legittimati dal fatto che ogni essere umano è uguale all’altro,

indipendentemente dalla sua appartenenza ad una classe sociale, razza o

religione.

Tenendo conto di quanto affermato fino ad ora, è evidente che la

globalizzazione, facilitando la comunicazione e il contatto interculturale,

sarebbe un ottimo incentivo per lo sviluppo del pluralismo culturale.

Senza dubbio, per non arrivare a un processo di omologazione

culturale, e dunque a una prevaricazione di una cultura sull’altra, c’è

bisogno di un’assimilazione equilibrata per preservare la diversità

culturale di ognuno.

È necessario accettare senza discriminazioni un altro soggetto con

tradizioni e pensiero diversi ma con gli stessi diritti umani, facendolo

adeguare alle norme della cultura di accoglienza ma permettendogli di

conservare i propri tratti culturali specifici.

Solamente in questo modo, la globalizzazione può costituire la base

di una solida integrazione culturale, favorire la coesione sociale ed

essere un importante elemento di arricchimento.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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II. ELEMENTI CHIAVE PER LO SVILUPPO DELLA

DIVERSITÁ CULTURALE

Introduzione

In un mondo globalizzato come quello in cui viviamo oggi, la

diversità culturale è un concetto all’ordine del giorno.

Molte associazioni lavorano affinché essa possa essere considerata

una preziosa risorsa da promuovere. È importante, infatti, fornire gli

strumenti per gestire i rapporti umani interculturali, diversi per quanto

riguarda comportamento e pensiero, ma identici in termini di diritti e

dignità umana.

Per favorire le relazioni in un ambiente multiculturale c’è bisogno di

una notevole apertura mentale, frutto

di un’educazione sana e solida, di una

buona capacità di ascolto e di

un’ottima consapevolezza della

propria cultura.

La diversità culturale ed il dialogo

interculturale sono elementi

importantissimi per adattarsi socialmente e culturalmente ad una società

in rapida evoluzione. È fondamentale permettere a tutti coloro che

vivono in realtà culturalmente diverse, in un contesto di diversità

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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culturale crescente, di godere dei diritti umani e delle libertà

fondamentali.10

In questo capitolo si analizzeranno e studieranno i diversi fattori

chiave che permettono alla diversità culturale di essere alla base della

coesione sociale e della crescita costruttiva.

10 Ministri degli Affari Esteri del Consiglio d’Europa, Vivere insieme in pari dignità, 118° sessione ministeriale nel Libro Bianco sul dialogo interculturale, Strasburgo, 7 maggio 2008).

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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II.1. Alle origini della diversità culturale

Nel corso degli ultimi secoli, l’Europa centrale e orientale hanno

assistito alla convivenza pacifica di culture e religioni diverse.

Ma quali sono i presupposti per un contesto di tolleranza e rispetto?

Tra il 1870 e il 1945, al culmine dello “Stato-Nazione”,11 l’idea

europea era che coloro che vivevano all’interno delle frontiere di uno

stato dovevano adeguarsi al modello di vita dominante, per facilitare la

socializzazione delle generazioni future. Questo fenomeno è conosciuto

con il nome di “assimilazione”.

Diverso dal modello di assimilazione appena descritto, è il

comunitarismo, che si è sviluppato nell’Europa occidentale del

dopoguerra. Secondo questo modello, il sistema di valori minoritario era

considerato allo stesso livello di quello dominante della comunità

maggioritaria. Dunque, due modelli differenti coesistevano, mentre con

il modello di assimilazione il sistema minoritario era inglobato dal

modello dominante.

Nonostante l’apparente differenza che intercorre tra assimilazione e

comunitarismo, essi hanno un comune denominatore, ovvero

un’opposizione tra maggioranza e minoranza.

Per giungere a una situazione ottimale di convivenza pacifica sulla

base del pieno rispetto delle diversità culturali in un sistema

interculturale come quello moderno, è necessario integrare i principi

migliori di entrambi i modelli: la considerazione prioritaria

11 Lo Stato è un’entità politica e geopolitica; la nazione è un’entità culturale e/o etnica. Il termine Stato-nazione o Stato nazionale implica quindi la loro coincidenza geografica, rendendola distinta da altri tipi di Stati che storicamente l’hanno preceduta. Quando si realizza, allora i cittadini di uno stato condividono linguaggio, cultura e valori diversamente da quanto può avvenire in altri stati storici.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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dell’individuo tipica dell’assimilazione e il riconoscimento della diversità

culturale come nel comunitarismo.

Questi sono i presupposti per lo sviluppo dell’integrazione e della

coesione sociale sulla base di un dialogo culturale nel rispetto della

dignità e dei diritti umani.

Nei paragrafi qui di seguito si analizzeranno gli elementi

indispensabili per lo sviluppo e la tutela della diversità culturale.

II.2. Pluralismo, tolleranza e dialogo interculturale

Da qualche decennio il processo di diversificazione culturale ha

subito un’accelerazione dovuta a una compressione dello spazio e del

tempo senza precedenti. Le rivoluzioni informatiche e tecnologiche

hanno reso il patrimonio culturale di ogni stato più accessibile, e lo

sviluppo del turismo e dei trasporti ha permesso a un numero

inimmaginabile di persone di stabilire un contatto diretto.

Questa convivenza di persone, prodotti e valori ha come risultato

più diretto lo sviluppo di un pluralismo culturale non indifferente. Per

convivere con questa moderna situazione è necessario essere educati ad

una politica di tolleranza ed essere fautori del dialogo interculturale.

Quest’ultimo permette di superare le differenze culturali tramite un

gioco d’interazione e un conseguente rafforzamento dell’autonomia

individuale.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Un elemento che ostacola la stabilizzazione di un dialogo

interculturale è lo stereotipo. Esso, infatti, limita e rende statica una

cultura, e comporta il rischio che il dialogo non abbia successo davanti

alla differenza tra un modello culturale e un altro, generando

intolleranza e quindi discriminazione.

Il dialogo assume l’importante compito di fungere da soluzione agli

antagonismi radicati da ideologie differenti, rispettando le peculiarità

culturali e promuovendo al contempo i valori e i diritti universalmente

condivisi. Procedendo in questa direzione si arriva a una condizione di

forte coesione sociale in grado di includere le diversità culturali.

Spesso però il dialogo interculturale è associato alla perdita

dell’identità personale. Ma non è assolutamente così. Esso, infatti, non è

correlato alla perdita del sé, bensì a un rafforzamento dell’autonomia e

delle capacità di tutti, al fine di promuovere progetti che favoriscano le

intersezioni tra varie culture senza ledere l’identità personale e collettiva.

Il dialogo interculturale quindi, non è altro che uno scambio di punti

di vista, tradizioni e pensieri che avviene rispettosamente tra gruppi di

persone di etnia, religione e cultura differenti.

Tutto ciò deve avvenire sulla base di uno spirito di comprensione

reciproco garantendo la massima libertà di espressione ed una grande

capacità di ascolto.

Senza il dialogo interculturale non conosceremmo le differenti

abitudini di paesi lontani dal nostro, né saremmo fautori della coesione

tra società culturalmente distanti l’una dall’altra.

È uno strumento importante per rafforzare la cooperazione e, di

conseguenza, il miglioramento degli individui e delle comunità e la

promozione della tolleranza e del rispetto verso gli altri.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Solo entrando in contatto con un elemento a noi sconosciuto, è

possibile studiarlo, scoprire i punti in comune e accettare bonariamente

le differenze che lo contraddistinguono dal nostro modello tradizionale.

L’assenza di dialogo favorisce lo sviluppo di un’immagine

stereotipata dell’altro, causando una sfiducia reciproca che costituisce

un pericolo soprattutto per le minoranze, offrendo terreno fertile per la

discriminazione.

Alzare un muro con un ambiente che presenta delle diversità, non

genera sicurezza, ma solo un clima apparentemente confortevole che,

col procedere, porta a un conformismo pericoloso.

L’assenza del dialogo interculturale e della diversità culturale non

favorisce lo sviluppo di un rispetto reciproco, e ci priva di tutti gli

aspetti positivi di cui dispongono culture diverse dalla nostra.

L’apertura mentale è fondamentale in un ambiente sociale

globalizzato come quello odierno. L’individualismo, l’intolleranza e la

mancanza di dialogo sminuiscono il processo di globalizzazione poiché

favoriscono l’appiattimento culturale, risultato di una chiusura mentale e

di una scarsissima capacità d’integrazione.

Sicuramente il dialogo interculturale non costituisce la soluzione di

tutti i problemi, ma è un importante incentivo per la preservazione delle

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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diversità culturali, che favoriscono la coesione sociale e lottano contro i

pregiudizi e gli stereotipi, costituendo così uno strumento di

prevenzione per eventuali situazioni di conflitto.

II.3. Il mediatore linguistico, culturale e interculturale

La diversità culturale è strettamente legata alle lingue, ad una buona

istruzione, ad una comunicazione efficace e ad una figura professionale

importantissima, il mediatore.

Il fenomeno delle migrazioni sta trasformando il nostro paese in uno

stato multiculturale, in cui convivono persone con culture, lingue e

religioni differenti.

Il mediatore culturale è indispensabile per facilitare l’integrazione

culturale attraverso lo scambio reciproco, rispettando le pari

opportunità, i diritti fondamentali e le diversità di ognuno. È la figura

più utile per favorire la comunicazione linguistica (tenendo conto del

contesto socio-culturale) tra due o più figure, assumendo un

atteggiamento totalmente neutrale tra le parti interessate.

L’obiettivo di questa figura professionale è creare un contesto

comunicativo in cui le persone di culture diverse possano comunicare e

scoprire elementi caratteristici di culture estranee dalla propria.

Il termine mediazione deriva dal latino mediare, ovvero risolvere una

situazione di conflitto, giungendo ad un’ intesa condivisa attraverso la

negoziazione.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

26

Stefano Castelli elabora questa definizione di mediazione:

“La mediazione è un processo attraverso il quale due o più parti si

rivolgono liberamente a un terzo neutrale, il mediatore, per ridurre gli

effetti indesiderabili di un grave conflitto. La mediazione mira a

ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo

concreto: la realizzazione di un progetto di riorganizzazione delle

relazioni che risulti il più possibile soddisfacente per tutti”.

L’autore fa riferimento al concetto di dialogo, elemento tramite il

quale i due interlocutori, seppur provenienti da ambienti socio-culturali

diversi, si devono relazionare tramite un rapporto equilibrato, non

sbilanciato né da una né dall’altra parte. Il dialogo e la comprensione

reciproca aiutano, infatti, a creare le basi per questo rapporto alla pari

tra due o più parti, facilitando l’attitudine interpretativa nei confronti del

diverso, per far coesistere pacificamente punti di vista differenti.

La figura del mediatore linguistico si è inserita in Italia all’inizio degli

anni Novanta con lo scopo di facilitare l’integrazione con i nuovi

immigrati. Ovviamente, il processo migratorio non è una questione che

ha riguardato solamente l’Italia e, a questo proposito, analizzando le

esperienze d’integrazione dell’Inghilterra e della Francia, ci troviamo di

fronte a due situazioni molto diverse: quella inglese caratterizzata dalla

presenza di differenti gruppi etnici separati; quella francese, in cui la

società ha assorbito completamente gli immigrati delle ex-colonie,

emarginandoli per lo più a livelli piuttosto bassi.

La figura del mediatore in Italia cerca di distanziarsi da questi due

modelli, al fine di agevolare l’integrazione totale nella nostra società.

Inizialmente, poiché il tessuto socio-culturale italiano non era

preparato a una politica di accoglienza vera e propria, al mediatore era

attribuito il solo ruolo di interprete linguistico, tralasciando la sua

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

27

importante opera sociale che è quella di facilitare il contatto tra due parti

non solo dal punto di vista linguistico, ma soprattutto tenendo conto

del contesto culturale differente che spesso provoca abissi

d’incomprensione.

Ovviamente , lo scopo principale della mediazione in un paese in cui

il tasso migratorio è elevato, è permettere una migliore integrazione tra

immigrati e popolo ospitante, garantendo la possibilità per i migranti di

accedere alle risorse di cui dispongono gli autoctoni e, nello stesso

tempo, riconoscendo i diritti e le diversità culturali degli immigrati da

parte del paese ospitante.

Infatti, riconoscendo i propri limiti conoscitivi e la sicurezza che

l’immigrato acquisisce tramite la mediazione culturale, egli/ella riesce a

interagire e collaborare meglio con i servizi del paese ospitante.

Stando a quanto detto fino ad ora, è doveroso considerare le figure

dell’interprete e del traduttore veri e propri mediatori interculturali.

Essi, attenuano, infatti, le incomprensioni che avvengono per una

diversità culturale nei codici di comunicazione, appiattiscono pregiudizi

e stereotipi discriminatori e rendono il sostantivo “diversità” sinonimo

di ricchezza. Rendono lo sconosciuto conosciuto e hanno un ruolo

fondamentale in un paese in cui si registrano più di un milione d’ingressi

stranieri l’anno.

Il mediatore linguistico non favorisce un’integrazione in cui si chiede

di annullare la propria specificità culturale, bensì lavora affinché in una

società multiculturale le varie culture possano convivere pacificamente.

Opera in tutti gli ambiti (sociale, sanitario, educativo, finanziario)

laddove si presenti la necessità di mediare, tradurre, interpretare e

quindi informare.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

28

Senza dubbio, il lavoro di questa figura professionale è ostacolato da

diversi fattori, primo fra tutti la naturale difficoltà di tradurre tenendo

conto dello spostamento da un contesto culturale all’altro. Inoltre,

molte volte i mediatori sono costretti a trattare con soggetti ostili e poco

collaborativi, con l’obbligo di assumere un atteggiamento assolutamente

neutrale, senza farsi influenzare emotivamente, né lasciar trasparire la

propria opinione in merito alle diverse situazioni.

È come se il mediatore fosse trasparente, lasciando il ruolo da

protagonista alle parti interlocutrici e restando fedelissimo al contenuto

dei loro discorsi.

Il mediatore linguistico non ha quindi il solo compito di tradurre

letteralmente ciò che ascolta, ma deve conoscere perfettamente la

situazione in cui è chiamato a intervenire, contestualizzarla, e far sì che

l’incontro tra diversità culturali generi comprensione e non conflitto.

II.4. Le lingue: multilinguismo e traduzione

Le lingue sono lo strumento con cui ci relazioniamo, diamo voce al

nostro codice culturale e costituiscono un modo d’incontro con altri

esseri umani.

La lingua è l’espressione più diretta della cultura di un popolo, sia

essa scritta o orale, è la chiave d’accesso ad altri paesi e culture e

promuove la comprensione reciproca.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

29

Il 26 Settembre di ogni anno il Consiglio d’Europa 12e la Commissione

Europea 13celebrano la Giornata Europea delle lingue,14 dopo il successo

dell’Anno europeo delle lingue 2001. È un momento in cui si mira a

valorizzare il patrimonio culturale e sono organizzati eventi affini allo

scopo della Giornata. L’obiettivo prioritario è sensibilizzare tutti

sull’importanza dell’apprendimento delle lingue per potenziare il

plurilinguismo e il dialogo interculturale.

Promuovere la ricchezza della diversità linguistica vuol dire

rafforzare la comprensione interculturale e migliorare le prospettive di

comunicazione globale.

Il multilinguismo è uno dei principi fondamentali dell’Unione

Europea, poiché il Trattato di Lisbona15 riconosce come valore

inestimabile la coesistenza politica di molte lingue.

Le diversità culturali e linguistiche sono, infatti, elementi di ricchezza

per lo sviluppo del patrimonio culturale europeo, secondo quanto

stabilito dall’articolo 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione

Europea. 16

Secondo le previsioni, nel corso di questo secolo scompariranno

molte lingue nel mondo. Attualmente, esistono tra le seimila e le

12 Organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. La sua fondazione risale al 5 Maggio 1949 con il Trattato di Londra e conta oggi 47 membri. 13 La Commissione Europea è una delle principali istituzioni dell’Unione Europea, suo organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. 14 Dal 2001 il 26 settembre è dedicato alla celebrazione delle lingue europee. Proprio per attirare l’attenzione sulla ricchezza linguistica insita in Europa, l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa avevano proclamato il 2001 Anno europeo delle lingue. 15 Il trattato di Lisbona, entrato in vigore nel dicembre del 2009, concretizza l’obiettivo di quelle riforme istituzionali necessarie per un’Europa composta da 27 membri. Prevede la creazione di un presidente stabile del Consiglio Europeo, un ministro degli Esteri e il sistema di voto a doppia maggioranza. 16 L’articolo 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea recita che: “L’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica”.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

30

ottomila lingue, e circa la metà di queste sono parlate da meno di

diecimila persone.

Sicuramente lo sviluppo delle lingue veicolari (in particolar modo

l’inglese) dovuto al processo di globalizzazione, ha influito molto sulle

lingue parlate nel mondo, ma gli effetti della globalizzazione sulla

diversità linguistica sono piuttosto complessi. Molte volte le lingue

minoritarie si orientano più verso i dialetti regionali, che l’inglese vero e

proprio, e ciò fa pensare che la lingua veicolare in questione sia

maggiormente utilizzata per scopi specifici. In altri casi, la

globalizzazione ha fatto sì che gli approcci verso l’inglese fossero molto

diversi, rendendo l’interazione piuttosto difficoltosa.

Gli schemi di comunicazione, in seguito ai processi migratori e

all’espansione coloniale sono vastissimi e caratterizzati dal

multilinguismo e da capacità di comprensione differenti.

Multilinguismo significa saper parlare più lingue e quindi facilitare la

comunicazione tra individui e, al tempo stesso, rivitalizzare le lingue in

pericolo di estinzione.

Colmare i numerosi divari linguistici e le incomprensioni scaturite

dalla non conoscenza di una lingua, è compito della traduzione,

elemento fondamentale di una società multiculturale.

Tradurre, infatti, non significa riportare parola per parola un testo in

un’altra lingua. Per traduzione s’intende la comprensione e

l’interpretazione di un testo in una lingua e la sua espressione in un’altra

lingua, creando una relazione di equivalenza tra testo originale e testo

finale. Inevitabilmente, traduzione e cultura sono imprescindibili l’una

dall’altra, poiché l’attività traduttiva presuppone necessariamente la

conoscenza di due o più culture messe a confronto. A questo proposito

è necessario ricordare però, che le diversità che intercorrono tra due

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

31

culture non omologhe, possono costituire un ostacolo per quanto

riguarda la traduzione di locuzioni tipiche di una cultura, intraducibili e

vincolanti ai fini della traduzione corretta nella lingua d’arrivo.

Vermeer, uno studioso della traduzione, ha assegnato alla traduzione

un approccio bi-cultural,17 poiché essa richiede il trasferimento del

contesto culturale di entrambe le culture. Egli ha così definito il

processo traduttivo:

“[Translation] is not the trans coding of words or sentences from one language

into another, but a complex action in which someone provides information about a

text under new functional, cultural and linguistic conditions and in a new situation”.

“La traduzione non è la traslitterazione di parole o frasi da una

lingua all’altra, ma un procedimento complesso in cui qualcuno fornisce

informazioni su un testo sotto nuove condizioni funzionali, culturali e

linguistiche, e in una nuova situazione”.18

Molto spesso, come questa formulazione teorica lascia intendere e

come accennato in precedenza, nella traduzione si riscontrano parole o

termini che richiamano la dimensione culturale. Un esempio evidente è

costituito dalle parole nelle varie lingue moderne che sono spesso

lasciate invariate linguisticamente nella loro lingua d’arrivo. In caso

contrario, si creerebbe un vuoto semantico poiché sarebbero unità

linguistiche indipendenti dal contesto in cui si traduce. Ad esempio,

prendendo in considerazione il termine italiano pasta (nell’accezione di

pastasciutta, il cibo italiano più famoso al mondo) si nota come la

traduzione nella lingua inglese resta invariata. Su un sito internet non

17 Bi-culturale. 18 Traduzione non ufficiale, eseguita dalla sottoscritta Martina Fratoni, autrice della tesi.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

32

italiano,19 in cui tutte le informazioni sono scritte in inglese, l’unica

parola che risalta perché scritta in italiano è proprio pasta, e la frase

“Now that you’ve followed Chef Cesare Casella’s expert tips and tricks

for preparing perfect pasta every time, what do you do to make sure

they taste just as great the next day?” ne costituisce la prova. Prendendo

un dizionario italiano-inglese qualsiasi, si nota come alla voce pasta siano

disponibili varie traduzioni inglesi tra cui dough, pastry, character,

temperament, ma nessuna di esse si riferisce al significato pastasciutta che in

questo caso è oggetto della traduzione. Per tradurre correttamente un

termine che, in questa situazione appartiene pienamente alla cultura

italiana, anche il dizionario suggerisce di lasciarlo invariato e scriverlo

esattamente nello stesso modo in cui è scritto in italiano, al fine di non

compromettere la coerenza e il significato del testo.

Dunque, è di primaria importanza tutelare la diversità linguistica

come prerequisito necessario della diversità culturale, e promuovere la

traduzione e il multilinguismo per incoraggiare il dialogo interculturale.

II.5. Educazione multiculturale

Sicuramente, uno degli elementi

indispensabili ai fini dello sviluppo della

diversità culturale è una buona educazione

multiculturale. Educazione multiculturale

19 http://www.eatpasta.org/

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

33

significa soprattutto educazione ai diritti umani e alla tolleranza. Essa

non è una singola materia, ma è un principio che riguarda piuttosto

tutte le discipline educative. Si pone come obiettivo il confronto con le

diversità culturali e sociali, tramite la comunicazione interculturale e il

lavoro in una società multietnica, appropriandosi innanzitutto dei propri

valori culturali e delle proprie idee.

Tutto ciò non sarebbe possibile senza promuovere valori come il

rispetto e l’apertura verso individui provenienti da contesti diversi.

Ma da dove cominciare?

In passato, in nome della presunta superiorità della razza bianca si

giustificò il dominio degli europei sui popoli di altri continenti e, i

nazisti definiti ariani, sterminarono ebrei, slavi e zingari.

Oggi il razzismo è un fenomeno ancora troppo presente nel mondo

ed è ben radicato anche nelle società che si considerano tra le più

civilizzate ed evolute. Esso è la più ripugnante manifestazione

d’ignoranza e chiusura mentale che sviluppano un insensato spirito di

sopraffazione.

Dopo la fine della guerra fredda,20 c’è stata una crescita della

conflittualità diffusa, non più legata agli interessi delle potenze

dominanti. Ci sono state guerriglie nel Caucaso, nell’ex Iugoslavia, in

Asia Centrale, Medio Oriente, Iraq, Pakistan e in molti altri paesi. In

queste situazioni a giocare un ruolo importantissimo, sono state proprio

le diversità etniche e religiose, con la rinascita d’interpretazioni

estremiste e intolleranti delle fedi religiose.

20 Confronto mondiale tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziato nel secondo dopoguerra.. Tale lotta per il controllo del mondo conobbe diverse fasi. Il bipolarismo, ossia questo sistema fondato sulla contrapposizione dei due blocchi, paesi occidentali da un lato e paesi orientali dominati dai regimi comunisti dall'altro, si concluse simbolicamente con la caduta del muro di Berlino (1989) e lo scioglimento dell'URSS (1991).

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

34

Spesso, ad aggravare questi conflitti sono le proteste contro

un’occidentalizzazione dei costumi, vista come un’aggressione alla

propria identità culturale.

Il mondo in cui stiamo vivendo è in cerca di nuovi assetti e nuove

forme di convivenza pacifica tra individui e comunità culturalmente e

ideologicamente distanti. Per raggiungere questi obiettivi e arrivare al

trionfo della tolleranza, il primo passo da compiere è conoscere e far

conoscere le diversità globali e i fattori che in passato hanno reso queste

diversità, causa di situazioni conflittuali.

Si illustrerà ora un fattore storico complementare al discorso della

tolleranza e del rispetto. Si compie un salto indietro nel tempo e si

analizza un fenomeno di un passato recente che ci riguarda molto da

vicino, poiché dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno, per

capire l’importanza della battaglia per l’accettazione delle diversità.

La lotta per i diritti civili, su cui si basa la politica antirazzista,

fautrice della tolleranza e del rispetto verso ogni tipo di diversità, investì

negli anni Sessanta e Settanta, paesi (tra cui gli USA) in cui la piaga del

razzismo si era radicata in maniera considerevole. A un secolo di

distanza dal termine della Guerra di Secessione,21 che sancì la fine della

schiavitù dei neri americani, ancora persistevano importanti

diseguaglianze economiche e sociali tra la comunità bianca e quella nera

americana. I neri non potevano frequentare le stesse scuole dei bianchi,

né ricevere gli stessi trattamenti, poiché in molti stati americani

meridionali vigeva un sistema di segregazione razziale, molto simile a

21 Conosciuta anche come guerra civile americana (1861-65), scoppiò negli USA dopo il tentativo di secessione degli Stati meridionali, riuniti in Confederazione contro il governo federale dell'Unione. Le origini sono legate ai diversi sistemi economici e doganali.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

35

quello del Sudafrica dell’Apartheid.22 Queste forme di discriminazione

andavano contro le libertà fondamentali e i diritti civili e scatenarono la

protesta dei neri, guidata da un leader carismatico, divenuto un’icona

mondiale: Martin Luther King.23 Il suo era un metodo di lotta pacifico,

estraneo ad ogni forma di violenza e, sulla base di questo principio,

guidò il movimento per i diritti dei

neri. Memorabile è stato il discorso

I have a dream, da lui tenuto in

occasione della marcia pacifica a

Washington ricevuto da Kennedy.24 Il

discorso è basato sulla fraternità, la

tolleranza, il rispetto e il desiderio

di vedere un giorno abolita ogni

forma di discriminazione nel mondo.

Oggi, sulla base di questa politica pacifista, moltissime organizzazioni

internazionali, tra cui l’UNESCO,25 si occupano della tematica del

dialogo interculturale, per sottolineare l’importanza di esso e del rispetto

delle diversità, al fine di scongiurare situazioni conflittuali.

22 Termine coniato nell’Unione Sudafricana (dal 1961 Repubblica Sudafricana) per designare la politica di segregazione razziale e il sistema istituzionale e sociale in cui tale politica si è tradotta. 23 Ecclesiastico battista e uomo politico statunitense (Atlanta, Georgia, 1929 - Memphis, Tennessee, 1968). Una delle figure più carismatiche della lotta contro la segregazione razziale, premio Nobel per la pace (1964), il suo ruolo fu decisivo per l 'approvazione negli Stati Uniti della legge sui diritti civili (1964). 24 Sul finire degli anni Cinquanta l’ondata reazionaria conobbe una battuta d’arresto con l’elezione a presidente del democratico John Fitzgerald Kennedy (1960), il quale si fece propugnatore di un programma che prevedeva il raggiungimento della Nuova Frontiera, ossia la costruzione di una società più giusta ed egualitaria sul piano interno e il conseguimento della pace e dello sviluppo nel mondo. 25Dall’acronimo inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

36

Far conoscere valori negativi come il razzismo, tramite lo studio di

fenomeni storico-sociali come quello appena descritto, è sicuramente un

intervento didattico volto all’integrazione culturale.

Tuttavia, una comunicazione centrata solamente sui contenuti storici

potrebbe irrigidire l’interscambio tra gli interlocutori e classificare il

tutto come un fatto storico lontano dalla quotidianità odierna. Al

contrario, la contestualizzazione del discorso in una realtà tangibile e più

vicina, facilita la comprensione. A tal proposito, la scuola assume un

ruolo fondamentale, costituendo essa stessa il sito educativo, nonché la

zona di mediazione tra culture differenti. È proprio da quest’ambiente

multiculturale che deve cominciare la formazione interculturale,

riconoscendo l’altro con le sue diversità, accettando lo scambio d’idee e

le naturali incomprensioni, all’insegna del rispetto reciproco.

Rispettando le diversità culturali e le differenti sfumature ideologiche

che esse comportano, in un ambiente piccolo quale la scuola, sarà senza

alcun dubbio più semplice istruire una società sulla base di valori nobili

quali la tolleranza ed il rispetto.

II.6. Libertà d’espressione

La libera circolazione delle idee favorisce gli scambi costanti e

rafforza la diversità culturale. La libertà di pensiero e d’informazione,

infatti, permette alle società di elaborare le proprie espressioni culturali,

ed alle comunità di esprimere e scambiare liberamente le proprie idee.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

37

Tornando all’argomento illustrato all’inizio della tesi, si constata che

la globalizzazione, con la conseguente evoluzione delle tecnologie

comunicative, ha contribuito a consolidare l’interazione culturale, pur

rappresentando una sfida per la diversità culturale.

Lo scambio reciproco d’informazioni, idee e valori, non sarebbe

sicuramente possibile in assenza della libertà d’espressione.

In passato, la manipolazione dei pensieri e l’omogeneizzazione delle

masse, tipiche dei regimi totalitari, hanno costituito i mezzi per il

soffocamento di qualunque tipo di diversità, che andava contro il

modello di pensiero dominante.

Il totalitarismo è stato una caratteristica triste di un periodo storico

arido e buio, poiché vietando la libera circolazione di valori e idee e

impedendo la diffusione di ogni tipo di diversità, è difficilissimo

giungere ad un avanzamento culturale e ad un arricchimento individuale

e collettivo.

Oggi più che mai, tenendo conto degli errori commessi in passato,

come il fatto storico appena descritto, è necessario incoraggiare la

libertà d’espressione e d’informazione, sfruttando al meglio il canale

comunicativo costituito dalla globalizzazione, per garantire lo sviluppo e

la tutela delle diversità.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

38

III. IL MULTICULTURALISMO: ANALISI DELLA

SITUAZIONE AUSTRALIANA

Introduzione

Prima di parlare nello specifico della figura professionale del

mediatore linguistico e culturale, a cui si è già accennato nel capitolo

precedente, si analizzerà una caratteristica che, insieme alla diversità

culturale, costituisce la base dell’ambiente in cui il mediatore è chiamato

ad intervenire: il multiculturalismo.

Nello specifico si analizzerà come un paese multiculturale per

eccellenza, l’Australia, si comporta in relazione ad un fenomeno che,

nella società globalizzata di oggi, è all’ordine del giorno.

Si è deciso di approfondire la situazione multiculturale di questa

nazione in base all’esperienza l’ho vissuta in prima persona dall’autrice

della tesi, nel periodo compreso da luglio a settembre 2010, durante un

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

39

soggiorno studio in Australia. Sin dal primo giorno si è notata la

vastissima mescolanza di etnie che popolano il paese, soprattutto

Melbourne, una delle città principali.

Si parlerà inoltre del percorso e delle tappe storiche che questo

grande paese ha intrapreso e intraprende ancora oggi per giungere a una

giusta politica d’integrazione.

Verranno mostrate quante e quali etnie convivono e rendono i

quartieri di Melbourne dei veri e propri arcobaleni multietnici.

Per dimostrare l’elevato tasso di multiculturalità australiano, si

riportano qui di seguito alcuni dati Ocse:26

l’Australia è un paese con una forte tradizione di accoglienza.

Secondo alcuni dati Ocse, il 23% della popolazione australiana è nata

all’estero mentre, a titolo d’esempio, in Francia si arriva al 10% e in

Polonia appena al 2%.

Nel 2005 il numero totale d’ingressi in Australia è stato di 123,400

persone. Regno Unito, Nuova Zelanda, Cina e Filippine sono i

tradizionali paesi di provenienza degli immigrati.

Certamente, le mete preferite dai nuovi arrivati sono le grandi città: il

33,5% della popolazione di Sydney è di origine straniera, di cui il 10,4%

proveniente dall’Asia.

Di conseguenza, i dati riportano che il 6% della popolazione di

Sydney non parla inglese in maniera fluente.

Sicuramente, è bene ricordare che il fattore immigrazione aggiunge

ulteriori differenziazioni a quelle già esistenti in ogni società e

contribuisce a renderle più visibili.

26 Organisation for Economic Co-operation and Development (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), è un ente internazionale che aiuta i governi ad affrontare le sfide economiche, sociali e governamentali poste da un’economia globalizzata.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

40

III.1. Che cos’è il multiculturalismo?

I contenuti estrapolati dai capitoli precedenti, fanno ben capire che

oggi viviamo una forte fase di globalizzazione, in cui da una parte

prevale il modello occidentale sia sul piano economico che culturale, e

dall’altra le rivendicazioni identitarie.

Ma che cos’è il multiculturalismo?

Non è né corretto né sufficiente fornire una definizione statica e

rigida per descrivere un fenomeno in continua evoluzione come il

multiculturalismo. In primo luogo è bene ricordare che ogni cultura è

multiculturale, così come ogni società, poiché in essa si riscontrano

sedimenti provenienti da luoghi e popoli diversi.

Generalmente con il termine multiculturalismo s’indica la coabitazione

tra diversi gruppi linguistici, culturali e religiosi, nello stesso spazio

territoriale. Questa

pluralità è più evidente

nelle zone di confine, in

cui il bilinguismo è molto

diffuso, ma è ben radicata

anche altrove.

Ma entriamo nello

specifico:

Il termine multiculturalismo è utilizzato per la prima volta negli Stati

Uniti e nel Canada, altri importanti capisaldi della società multiculturale,

per arrivare a investire più tardi l’Europa e il resto del mondo.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

41

La matrice da cui è partito il dibattito nell’America del Nord è stata

la lotta per i diritti civili degli afroamericani negli anni Sessanta, che in

seguito ha coinvolto le minoranze svantaggiate di ogni tipo: donne,

omosessuali, disabili, gruppi religiosi ecc …

In Europa invece, il discorso sul multiculturalismo affonda le sue

radici dopo i flussi migratori provenienti dalle ex colonie prima, dai

paesi più poveri poi.

Anche un paese come l’Australia, che può essere considerato la culla

dell’integrazione etnica e culturale per la mescolanza di etnie che lo

popolano, ha dovuto combattere contro la violenza culturale per

giungere a una convivenza pacifica tra le varie etnie.

In Australia, per arrivare a una politica tesa al multiculturalismo,

dobbiamo attendere gli anni Settanta del Novecento e, per quanto

riguarda gli aborigeni, addirittura il 2008, anno a cui risalgono le scuse

ufficiali da parte del governo australiano nei confronti del popolo

aborigeno.

Tuttavia il termine, pur essendo entrato a far parte dell’atmosfera

australiana negli anni Settanta, non risultava registrato nel VII volume

dell’Australian Encyclopedia (1983).27

Il tema del multiculturalismo è divenuto centrale nel dibattito

internazionale, poiché la convivenza di culture differenti nell’epoca della

globalizzazione pone molte sfide e interrogativi.

La multicultura si esprime all’interno delle grandi città in cui i modi

di vivere della parte benestante e istruita della popolazione, vengono

modificati da elementi provenienti dalle culture di immigrati o altre

subculture presenti.

27Enciclopedia basata sull’Australia che comprende notizie biografiche, geologiche, informazioni su fauna e flora, e sulla storia del continente.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

42

Prendendo come esempio la città australiana di Melbourne, notiamo

come il quartiere italiano, i ristoranti cinesi e tailandesi e la musica hip-

hop, siano solo alcuni degli esempi della multicultura urbana. Questi

fenomeni esprimono il bisogno di realizzazione personale degli

individui che, riconoscendosi in un certo tipo di cosmopolitismo,

coltivano la loro identità multipla.

Il fascino che una simile varietà umana evoca è enorme, poiché reca

in sé una vastissima molteplicità di usanze, cibi e costumi.

Altrettanto grande però, è la difficoltà di mantenere alto il livello di

coesione per evitare l’insorgere di conflitti tra etnie diverse. Il problema

linguistico, e la conseguente formazione di incomprensioni, è causa di

malintesi profondi. Ed è qui che interviene il mediatore che assume

anche il ruolo di pacifista, ma questo lo vedremo nel capitolo

successivo.

Molti hanno affermato che il multiculturalismo fosse un fenomeno

da evitare, poiché accentuava le diffidenze che scaturiscono dal contatto

di paesi e culture differenti l’una dall’altra. Ma la causa di queste

diffidenze non è individuabile nella convivenza tra elementi

culturalmente distanti, bensì va cercata più a fondo. La ragione dei

cosiddetti misunderstandings28 è molto più radicata del concetto di

multiculturalismo, perché essa è rintracciabile nella mancanza di rispetto

verso ciò che ai nostri occhi appare “diverso”.

Quindi non è il multiculturalismo a essere pericoloso, ma lo

scetticismo e la mancanza di rispetto per una cultura che,

apparentemente è distante dalla nostra. Si è utilizzato l’avverbio

“apparentemente” per la convinzione che le differenze esistano, ma che

siano in qualche modo neutre, o per lo meno, tollerabilissime.

28 Malintesi

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

43

Se cambiasse il punto di vista nei confronti del nuovo elemento,

cercando di comunicare bonariamente con esso, la convivenza, e di

conseguenza il fattore multiculturale sarebbe considerato positivo, o

almeno innocuo.

Per fare ciò, è necessario intraprendere un cammino alla cui base ci

sia un’educazione multiculturale solida, come già scritto ampiamente nei

capitoli precedenti.

A tal proposito si può affermare che il multiculturalismo non è tanto

la presenza di diverse culture in una società, poiché quello è un dato

acquisito. Esso indica piuttosto la relazione che queste culture e le

persone che ci vivono dentro, devono istaurare tra loro.

Il modello multiculturale in sé per sé, non costituisce un elemento

d’integrazione, ma lo ostacola, poiché le diverse società che lo

compongono ricreano i loro distinti ecosistemi in piccolo. Il vero

elemento che permette al modello multiculturale di favorire

integrazione ed evitare situazioni conflittuali è la comunicazione, il

dialogo tra culture diverse che genera collaborazione e nuovi punti

d’incontro.

Ogni politica multiculturale si concentra su iniziative pubbliche che

mirano a riconoscere le diversità culturali all’interno della società,

tollerandole e, la maggior parte delle volte incoraggiandole.

Ed è di queste politiche che si parlerà qui di seguito.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

44

III.2. Evoluzione della politica multiculturale

australiana

Il multiculturalismo è divenuto una politica ufficialmente

riconosciuta in Australia negli anni Settanta. All’epoca, circa il 20% della

popolazione era di origine straniera e la svolta verso il multiculturalismo

rientrava nell’ambito di un importante cambiamento nei modelli

d’immigrazione.

Ma com’è stato gestito il

fenomeno immigratorio nel

primo dopoguerra?

Nel 1945, il governo Curtin29

stabilì il primo Dipartimento di

Immigrazione Australiano per

gestire le immigrazioni del dopoguerra.

In questo periodo, ci si aspettava che migranti e rifugiati si

assimilassero all’interno della popolazione il prima possibile. Le

politiche di assimilazione governamentali supponevano che ciò non

sarebbe stato difficile per i nuovi arrivati, e l’assistenza si limitava a

provvedere ostelli per i migranti e l’insegnamento di alcune lingue.

Tale politica dell’assimilazione, cercò di integrare totalmente i gruppi

di immigrati, cancellando le loro tradizioni, la loro lingua e religione, per

fare spazio alla cultura australiana.

29 Statista australiano (Creswick, Victoria, 1885 - Canberra 1945); Deputato, nel 1935 assunse la presidenza del partito laburista australiano. Il 3 nov. 1941, assunse il potere formando un gabinetto laburista di cui tenne la presidenza anche dopo la vittoria elettorale del 1943. Durante la seconda guerra mondiale, organizzò vigorosamente la difesa del paese e ne potenziò le possibilità offensive, ponendo le premesse di un attivo intervento

dell'Australia nella politica del Pacifico e dell'Estremo Oriente.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

45

Ma negli anni Sessanta e Settanta, l’assimilazione fu rimpiazzata

dall’integrazione, per poi lasciare spazio al multiculturalismo,

riconoscendo le sfide affrontate dai migranti per integrarsi all’interno

della società australiana e, accettando il fatto che i nuovi arrivati non

volessero perdere la propria identità culturale.

Tuttavia, per molto tempo, alla base della politica immigratoria

australiana, vi fu l’esplicito imperativo di preservare il carattere di

“nazione bianca” del paese e, fino al secondo dopoguerra, gli immigrati

furono prevalentemente britannici. In seguito, ci fu un consistente

afflusso d’italiani e greci a cui si aggiunse una forte immigrazione

asiatica negli anni Sessanta.

Il rapporto tra colonizzatori e immigrati fu spesso caratterizzato dal

razzismo e dalla xenofobia, soprattutto nei confronti degli asiatici e

degli italiani.

Nel frattempo, cominciò la

mobilitazione delle minoranze

indigene marginalizzate e

discriminate. Agli aborigeni

australiani fu riconosciuta la

cittadinanza a pieno titolo

solamente nel 1967, con un

referendum in cui il 90,8% dei

voti furono favorevoli.30

Una politica orientata in senso multiculturale fu avviata tra il 1972 ed

il 1975 e prevedeva l’adozione di misure contro la discriminazione, il

riconoscimento dei diritti alla terra degli aborigeni e il sostegno alle etnie

più svantaggiate da parte dello Stato.

30 www.aiatsis.gov.au

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

46

La fine dell’Australia Bianca fu annunciata nel 1973. Questo grande

passo acquisì peso legislativo nel 1975, con l’attuazione del Racial

Discrimination Act, 31che mirava a rendere effettivi gli obblighi di proibire

qualsiasi tipo di discriminazione.

Da una parte il multiculturalismo ha trovato dei sostenitori, ma

dall’altra è stato fortemente criticato per timore di un aumento

dell’immigrazione in periodi di crisi economica. Secondo alcuni, esso

rappresenterebbe una minaccia per l’unità nazionale e i valori

tradizionali del paese.

Ma, il multiculturalismo fu presentato come la base per la politica

socio-culturale, il benessere e l’insediamento dei migranti in Australia,

nel discorso del 1973 intitolato A multicultural society for the future, 32tenuto

dal ministro per l’Immigrazione Al Grassby,33 sotto il governo Whitlam.

Questa fu la prima volta che i termini società multiculturale vennero

utilizzato in una dichiarazione politica ufficiale del governo australiano.

Dal punto di vista dell’integrazione, è quindi chiaro che l’Australia ha

intrapreso un lungo percorso, che non si è ancora concluso, ma che è in

continua evoluzione.

31 Atto sulla Discriminazione Razziale 32 Una società multiculturale per il futuro 33 Albert Jaime Grassby, (1926 – 2005), politico australiano, fu Ministro dell’Immigrazione sotto il governo laburista di Whitlam.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

47

III.3. Un esempio della politica multiculturale

australiana: lo stato del Victoria

Qui di seguito si elencheranno alcune delle tappe e degli atti più

importanti volti al raggiungimento di una politica multiculturale in

Australia, prendendo in considerazione lo stato del Victoria, la cui

capitale è Melbourne.

La politica multiculturale del Victoria è amministrata dalla

Commissione Multiculturale Victoriana (Victorian Multicultural

Commission), in precedenza conosciuta come la Commissione per gli

Affari Etnici Victoriani (Victorian Ethnic Affairs Commission). La prima

Commissione di questo tipo fu stabilita come un’autorità statutaria

indipendente nel 1983, a seguito della pubblicazione, nello stesso anno,

del rapporto Access and Equity34 sullo sviluppo delle politiche per gli

Affari Etnici del Vittoria.

Tra le principali

raccomandazioni del

rapporto c’era quella di

assistere le organizzazioni

governamentali e

comunitarie, al fine di

raggiungere un livello di

maggiore equità e

partecipazione nella

consegna dei servizi

tradizionali e nella distribuzione delle risorse.

34 Accesso e Parità

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

48

I principi del multiculturalismo nel Victoria, sono custoditi nel

Multicultural Victoria Act 2004.35

Ma il quadro legislativo dello Stato a sostegno del multiculturalismo

include anche l’Equal Opportunity Act 1995,36 il Racial and Religious Act,37 e

l’importantissima Charter of Human Rights and Responsabilities Act 2006.38

Il 14 marzo 2009, il governo del Victoria ha lanciato una nuova

dichiarazione della politica multiculturale, All of us: Victoria’s multicultural

policy, dopo un processo di consultazione basato sui temi del

miglioramento delle parità, tramite il sostegno dei diritti dell’uomo di

tutti i cittadini dello Stato, incentivando la diversità culturale, linguistica

e religiosa, rafforzando l’unità e promuovendo l’armonia comunitaria e

il consolidamento del vantaggio economico.

La politica delle comunicazioni multiculturali impegna i dipartimenti

del governo vittoriano a sviluppare un’appropriata strategia

comunicativa per le comunità diverse culturalmente e linguisticamente,

mentre l’atto politico A Fairer Victoria: progress and next steps chiede ai

dipartimenti di sviluppare piani per la diversità culturale al fine di

incrementare la disposizione di servizi sensibili alla cultura, per tutte le

comunità victoriane.

Dai paragrafi precedenti si evince che lo stato del Victoria ha sempre

agito in funzione dell’integrazione culturale tra le diversità che abitano

l’Australia.

Una tappa importantissima per l’evoluzione della politica

multiculturale australiana, e di conseguenza Victoriana, risale a pochi

anni fa ed è la stesura del rapporto Multicultural Australia: uniti nella

35Atto Multiculturale del Victoria 36 Atto delle Pari Opportunità 37 Atto per la tolleranza razziale e religiosa 38 Carta dei diritti umani e delle responsabilità

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

49

diversità, ovvero una dichiarazione della politica multiculturale

australiana che conferma nuovamente l’impegno preso dal governo

nella Nuova Agenda per l’Australia Multiculturale (1999). Esso descrive i

percorsi da intraprendere negli anni successivi alla stesura del rapporto,

dando enfasi all’armonia della comunità e ai benefici di cui possono

godere tutti gli Australiani grazie alla diversità culturale.

Si parlerà nello specifico di questo rapporto dopo aver approfondito

l’analisi dell’ambiente multiculturale di Melbourne.

III.4. Melbourne: arcobaleno multiculturale

La caratteristica dello stato australiano del Victoria è la diversità, così

come per la sua capitale Melbourne.

John Batman, figlio di un galeotto di Sydney, incontrò nel 1835 le

tribù aborigene del Kulin,39 da cui entrò in possesso della terra intorno a

Port Phillip. Dopo soli 20 anni, Melbourne si trasformò da

accampamento di tende ad un’enorme metropoli.40 Oggi è la seconda

città australiana per estensione.

La rapida crescita di Melbourne ebbe lo stimolo decisivo nel 1850,

da un forte afflusso d’immigrati che cercavano fortuna nelle ricche

miniere d’oro del Victoria, provocando un’esplosione demografica di

proporzioni inedite quando i cercatori decisero di stabilirsi in città.

39 L’alleanza Kulin è una delle tribù aborigene che vivono nel centro dello stato del Vittoria, vicino Port Phillip e Western Port. 40 Le Guide Mondadori, Australia, p.381, Mondadori.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

50

Il periodo post-bellico vide una nuova ondata d’immigrati che

cercavano qui una vita migliore. Spinti dalla voglia di realizzarsi,

avvicinarono gli abitanti di Melbourne a una grande varietà di culture,

trasformando così le tradizioni britanniche della città. Questa

trasformazione continua ancor oggi con l’arrivo di immigrati da ogni

paese dell’Asia.

La città di Melbourne è la casa, il posto di lavoro e di svago delle

comunità più variegate dal punto di vista culturale. Persone provenienti

da centoquaranta nazioni diverse vivono qui, arrivate da quattro

principali ondate migratorie.

La prima ondata risale all’insediamento europeo nel 1830. La

seconda, era costituita da gente speranzosa da tutto il mondo, che

cercava fortuna nella corsa all’oro degli anni Cinquanta. 41

La terza ondata comprendeva i rifugiati e gli sfollati europei del

periodo dopo la seconda guerra mondiale.

Questa situazione determinò l’aumento della varietà nella

popolazione della città: nel 1976, il 20% degli abitanti di Melbourne non

erano madrelingua inglese.

Il quarto flusso migratorio arrivò dopo gli anni Settanta, dal Vietnam

e dalla Cambodia.

Negli ultimi

anni, un grande

numero di

studenti

provenienti da

41 Nel 1851 furono scoperti dei giacimenti d’oro in varie zone dell’Australia. Le città, fondate da poco, si spopolarono perché gli uomini partirono tutti alla ricerca dell’oro, insieme a immigrati europei e cinesi.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

51

tutto il mondo, ha contribuito a incrementare il tessuto multiculturale di

Melbourne.

Oggi, è una città ospitante ed estroversa, che riflette l’esclusivo

spirito delle persone che lo abitano. Uno spirito che accoglie i

cambiamenti, ma rispetta il patrimonio storico, che celebra la diversità,

ma condivide il senso comune della tradizione, aspirando a un avvenire

ricco e pacifico.

III.4.1. Profili multiculturali di Melbourne

La città di Melbourne è una comunità diversificata, composta da

differenti gruppi di persone, che risiedono, studiano e lavorano nelle sue

periferie.

La sua popolazione nasce da un’enorme varietà di paesi. All’incirca

centoquaranta culture s’intrecciano e convivono, dagli originari abitanti

indigeni del Victoria, ai più recenti migranti asiatici e africani.

La comunità include persone provenienti da Somalia, Corea del Sud,

Nuova Zelanda, Malesia, Indonesia, Cina, Regno Unito, Vietnam, Italia,

India, Grecia, Giappone e molti altri paesi.

I cinesi arrivarono sul suolo victoriano negli anni Cinquanta

dell’Ottocento e l’impatto è oggi evidente in tutta Melbourne, in

particolar modo per le strade e i vicoli intorno a Little Bourke Street. La

Chinatown di Melbourne (la più antica di tutta l’Australia) cominciò a

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

52

prendere forma negli anni 1854 e 1855 come un insieme di negozi e

case confinanti in Celestial Avenue.

Oggi, è un’area movimentata, colorata e molto frequentata, in cui

trovano spazio numerosi ristoranti e negozi.

Tra il 1920 ed il 1950, Carlton è stata la principale destinazione per gli

immigrati italiani. Oggi, la percentuale

d’italiani residenti nelle periferie è circa il

4%, notevolmente inferiore al 30% del

periodo d’oro. Comunque, Lygon Street

rimane una celebrazione gioiosa dell’elemento italiano. Questo quartiere

ospita decine di negozi, caffè e ristoranti italiani. Qui, negli anni

Cinquanta del Novecento fu introdotta la prima macchina di espresso,

sviluppando la passione della città per il caffè.

Tutti gli anni a Ottobre, la festa di Lygon Street, celebra il

patrimonio italiano della città.

Si dice che Melbourne sia la città con più alto numero di

popolazione che parla la lingua greca fuori dall’Europa, dopo Atene e

Thessaloniki. La migrazione greca in Australiana risale al 1827, ma un

numero più rilevante arrivò tra il 1945 e il 1982.

La zona greca della città (nei pressi di Lonsdale Street, tra Swanston e

Russell Street) cominciò ad affermarsi agli inizi degli anni Trenta, ed oggi

è la base di ristoranti, caffè, pasticcerie, agenzie di viaggio e negozi di

musica greci. La zona è anche il punto focale del Festival degli Antipodi

organizzato tutti gli anni a Marzo.

Un’altra cultura ben radicata sul suolo australiano è quella vietnamita.

Al momento della caduta di Saigon nel 1975,42 c’erano solo mille

42 Le truppe nord vietnamite occuparono Saigon e l’esercito statunitense si ritirò dalla capitale vietnamita. In seguito alla decisione del Congresso americano di annullare per l’anno 1975-1976 qualsiasi forma di aiuto al Vietnam del Sud, il Vietnam del Nord ha

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

53

vietnamiti in Australia. Oggi, il cognome vietnamita Nguyen è il secondo

più diffuso negli elenchi telefonici di Melbourne.

L’ondata migratoria vietnamita a Melbourne si concentrò

inizialmente intorno a Victoria Street. Qui si stanziò la movimentata

comunità vietnamita, in cui è possibile trovare oggi cibo buonissimo a

un prezzo esiguo.

È interessante notare come una così grande molteplicità di tradizioni,

origini e costumi possano convivere nello stesso territorio, dando vita

ad una metropoli caratterizzata da mille profumi, colori che

attribuiscono alla città di Melbourne la nomea di indiscusso centro

culturale internazionale.

III.5. Multicultural Australia: uniti nella diversità

Che cosa significa essere una società multiculturale?

“One of the greatest strengths of our nation is our cultural diversity. The

government is committed to Multicultural Australia, with policies and programs that

unite us as Australians working to advance Australia fair.

[…]

invaso nel 1975 il Sud. Così, quella che gli americani definiscono la caduta di Saigon, per i vietnamiti fu la liberazione della loro capitale.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

54

Every Australian benefits from our diversity and all Australians have right to be

active and equal participants in Australian society, free to live their lives and

maintain their cultural traditions”.43

“Uno dei punti di forza della nostra nazione è la nostra diversità

culturale. Il governo è impegnato verso un’Australia Multiculturale, con

politiche e programmi che ci uniscono in quanto australiani, lavorando

per far progredire l’Australia.

[…]

Ogni australiano trae beneficio dalla nostra diversità e tutti gli

australiani hanno diritto a essere partecipanti attivi ed uguali nella

società australiana, liberi di vivere le proprie vite e mantenere le proprie

tradizioni culturali”.44

Queste sono solo alcune delle righe che compongono il rapporto

Multicultural Australia: uniti nella diversità, di cui si è parlato

sommariamente in precedenza, ma che merita sicuramente un discorso

a parte per la sua importanza nella storia evolutiva della politica

australiana. L’analisi dei punti

fondamentali della sua politica è la chiave

di ogni società multiculturale.

La politica multiculturale australiana

promuove e accetta la diversità culturale,

che è il tratto specifico del paese,

rispettandola. Abbraccia sia l’antichissimo

patrimonio delle popolazioni indigene e dei primi coloni, sia quelle delle

43 MULTICULTURAL AUSTRALIA: UNITED IN DIVERSITY Aggiornamento della Nuova Agenda per l’Australia multiculturale del 1999: indicazioni strategiche per il 2003-2006 44 Traduzione non ufficiale, eseguita dalla sottoscritta Martina Fratoni, autrice della tesi.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

55

popolazioni stanziate recentemente. Sostiene il diritto di ogni cittadino

australiano a praticare la propria cultura, lingua o religione, nel rispetto

della legge.

Tutti gli australiani devono essere fedeli all’Australia e al suo popolo

rispettando la Costituzione, la libertà di parola e religione e

l’uguaglianza.

Alla base di questa politica ci sono quattro principi inalienabili che

dovrebbero costituire la base della multiculturalità in ogni società:

Responsabilità di tutti: tutti gli australiani hanno il diritto

civico di supportare le strutture di base della società

australiana che garantiscono libertà e parità, permettendo

alla diversità di trovare terreno fertile all’interno della

società.

Rispetto per ognuno: tutti gli australiani hanno diritto di

esprimere la loro cultura e il loro credo, rispettando il diritto

degli altri a fare altrettanto.

Equità per ognuno: tutti gli australiani hanno diritto alla

parità di trattamento e di opportunità. L’equità sociale

consente di contribuire alla vita politica ed economica

dell’Australia, senza discriminazioni per motivi di razza,

cultura, religione, lingua o sesso.

Vantaggi per tutti: tutti gli australiani possono beneficiare

della diversità produttiva, che è il fattore culturale, sociale ed

economico, risultato della diversità della nostra popolazione.

La diversità lavora per tutti gli australiani.45

45 Commonwealth of Australia. (2003). Multicultural Australia: united in diversity

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

56

In sintesi, i punti sopra elencati rilevano l’obiettivo primario del

governo australiano, ovvero costruire una società unita da un futuro

condiviso, sulla base della diversità culturale, tramite l’impegno delle

istituzioni democratiche della nazione.

Si offre così un background in grado di esaltare i benefici culturali,

sociali ed economici che la diversità porta agli australiani, promuovendo

più di ogni altra cosa la promozione attiva delle relazioni comunitarie e

l’armonia sociale per tutti.

Dopo aver analizzato specificamente cosa significa essere una società

multiculturale, grazie alla ricchezza offerta dalla diversità culturale,

prendendo come esempio la politica australiana, vediamo nel prossimo

capitolo cosa significa essere mediatore linguistico, il cui ambiente

lavorativo è costituito proprio dalla multiculturalità e dalla diversità

culturale.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

57

IV. LA FIGURA PROFESSIONALE DEL

MEDIATORE ALL’INTERNO DELLA SOCIETÁ

MULTICULTURALE E GLOBALIZZATA

“La mediazione è un atto intenzionale che consente di creare o

rendere evidenti i legami che sussistono tra due soggetti

apparentemente lontani. È collocarsi negli spazi interpersonali per

favorire collegamenti … È un prisma che trasforma raggi di luce

invisibili nei sette colori dell’arcobaleno”46

46 Tarozzi M., La mediazione educativa, CLUEB, Bologna, 1998.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

58

Introduzione

<<La comunicazione interculturale è un oggetto labile, in continua

evoluzione, perché le culture si contagiano continuamente>>, 47ed è per

questo motivo che anche la ricerca di un valido ponte tra di esse per

facilitarne l’integrazione pacifica, non cessa mai.

Il tramite più diretto per rendere la comunicazione interculturale più

efficace, è sicuramente costituito dalla figura del mediatore, in tutte le

sue sfaccettature.

La diversità culturale e il multiculturalismo, sono due concetti

fortemente connessi all’ambiente in cui opera la figura professionale del

mediatore, fautore dell’interazione e dell’interscambio tra culture e modi

di agire differenti.

Il contesto in cui è chiamato a intervenire, comprende molti settori,

tra cui rientrano quello linguistico, culturale, sanitario ed educativo,

ognuno dei quali presenta caratteristiche proprie e prerequisiti

d’intervento specifici.

Nel corso di quest’ultimo capitolo della tesi, sarà data attenzione al

profilo professionale del mediatore, analizzando la sua formazione, le

sue funzioni, le sue competenze nei diversi settori in cui lavora, e le

norme legislative che riconoscono il suo operato.

47 Paolo E. Balboni, La comunicazione interculturale, cit., p. 10, Marsilio

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

59

IV.1. Il linguaggio del mediatore: la comunicazione

interculturale

La globalizzazione ha condotto alla tendenza ad utilizzare una lingua

standard, in particolar modo l’inglese, illudendo che la conoscenza di

quest’ultimo sia l’unico prerequisito necessario per poter comunicare

con qualcuno culturalmente distante da noi.

Tuttavia, oltre alla lingua, figurano altri problemi comunicativi dovuti

a diversi fattori che il più delle volte diamo per scontati, come la

cinesica, la prossemica e gli status symbol,48 tutti valori culturali

indispensabili per poter

comprendere un’altra

cultura e comunicare con

essa.

Senza dubbio, per fare

in modo che la

comunicazione tra due o

più elementi culturalmente

distanti risulti efficace,

<<non ci interessano tutti

i fattori culturali, ma solo

quei fattori che influenzano la comunicazione, cioè lo scambio di

messaggi tra due o più persone che perseguono dei fini particolari e

cercano di realizzarli comunicando con altri>>.49

48 Lo status symbol è costituito da ogni segno esteriore che denota la condizione economica, sociale e cultural di una persona, cit., Dizionario di italiano online Corriere della sera. 49 Paolo E. Balboni, cit., pp. 19-20.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

60

Il mezzo tramite il quale il mediatore costituisce il ponte tra le parti,

è la comunicazione interculturale. Ciò significa che, quest’importante

figura professionale, non si concentra solamente sui linguaggi verbali, la

scelta delle parole e la grammatica, ma pone l’accento anche sul

linguaggio del corpo e degli oggetti intorno ad esso, non ritenendoli

universali.

Spesso, ad essere considerati universali, quindi naturali e innati, non

sono solo i software mentali altrui, ma anche determinati valori di base

della nostra cultura, che ci sembrano indiscutibili poiché considerati

parte di noi, e che non mettiamo mai realmente in discussione.

Il mediatore diviene competente nell’esercizio di una buona

comunicazione culturale, tramite tre fasi: la consapevolezza, la

conoscenza e l’abilità.50

Tutto comincia con la consapevolezza, ovvero il riconoscimento del

fatto che ogni essere umano porta con sé un particolare modello

mentale, risultato del modo in cui è cresciuto, e che per le medesime

ragioni, coloro cresciuti in altre condizioni, presentano uno standard

mentale differente.

Il gradino successivo è rappresentato dalla conoscenza, poiché per

interagire con altre persone, è assolutamente necessario imparare quali e

come sono queste culture, conoscendo i loro simboli e i loro particolari

modi.

Tutto ciò è reso possibile dall’esperienza personale, che permette di

sviluppare l’abilità di comunicazione tra culture, basata sulla

consapevolezza e la conoscenza.

Il mediatore è consapevole di quanto il mondo sia vario e di come

questa varietà influenzi l’interscambio tra persone che appartengono a

50 Linea di riflessione offerta da Hofstede (1991, pp. 230-231).

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

61

culture differenti; trae vantaggio dalla propria conoscenza di

comunicazione interculturale imparando continuamente dalla propria

interazione con membri di altre culture, e costruisce quotidianamente la

propria abilità.

È chiaro che entrare in una prospettiva interculturale non vuol dire

abbandonare i propri valori, ma conoscere meglio gli altri, tollerare le

differenze, e rispettare quelle che, secondo i nostri standard, non

riteniamo immorali.

L’interculturalità porta ad accettare il fatto che alcuni modelli

culturali diversi, possano essere migliori dei nostri, e a mettere in

discussione i modelli culturali con cui siamo cresciuti, determinando una

crescita significativa a livello personale.

Educare alla comunicazione interculturale, significa formare persone

in grado di scegliere con consapevolezza i modelli culturali da accettare,

tollerare o respingere; capaci di evitare i conflitti dovuti alle divergenze

culturali e aperte a valori come il rispetto, la tolleranza, la curiosità e

l’interesse per soluzioni diverse dalle proprie.

La figura del mediatore, qualsiasi sia il suo settore d’intervento,

risponde perfettamente al profilo appena descritto, e, mirando a

un’interazione fluida tra le diverse culture, scongiura

l’omogeneizzazione e prende atto della ricchezza insita nella varietà.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

62

IV.2. Riconoscimento della figura professionale del

mediatore interculturale nei vari settori

I moderni flussi migratori hanno contribuito all’aumento

inarrestabile dei legami inter-culturali e inter-linguistici in tutto il

mondo. Per garantire coesione sociale e, di conseguenza, un sano

sviluppo dell’economia globale, è necessario favorire il dialogo e

l’interazione tra le varie culture. Le persone che, tramite la non

discriminazione e il sostegno delle pari opportunità adempiono a questo

incarico, sono i mediatori interculturali.

In Italia, la figura del mediatore è stata supportata e promossa da

varie normative regionali e nazionali, da una parte connesse alle norme

generali per l’immigrazione, dall’altra in riferimento alla definizione delle

figure professionali del sociale.

I dati riportati qui di seguito sono tratti dalla Conferenza delle

Regioni e delle Province autonome (09/030/CR/C9) di Roma dell’8

aprile 2009, intitolata “Riconoscimento della figura professionale del

Mediatore interculturale”.

La dicitura mediatore interculturale si è affermata negli ultimi anni, in

seguito alle varie proposte disomogenee per definire lo stesso profilo

professionale da parte di Enti territoriali e locali. Indica una persona o

un gruppo istituzionale che incentiva l’integrazione su diversi livelli -

sanitario, educativo, giuridico- all’interno di una prospettiva

interculturale, promuovendo il dialogo e il confronto tra le diverse

culture, secondo quanto indicato dall’UNESCO fin dal 1980.51

51 UNESCO, Introduction aux études interculturelles, Paris, 1980.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

63

Il CNEL52 definisce questa figura professionale un agente attivo nel

processo di integrazione fra gli stranieri e le istituzioni, i servizi pubblici e le

strutture private, senza sostituirsi né agli uni né alle altre, per favorire invece il

rapporto fra soggetti di culture diverse.

La tematica della mediazione interculturale, volta all’integrazione e

alla promozione delle diversità, è comparsa per la prima volta nella

normativa internazionale nell’art. 36 e nell’art. 40 della legge 40 del 6

marzo 1998, “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello

straniero”.

Nell’ambito delle disposizioni ministeriali, il tema della mediazione

interculturale è stato largamente trattato dalla normativa scolastica, non

solo per quanto riguarda l’accoglienza degli alunni stranieri e del

conseguente rapporto scuola-famiglia, ma anche come incentivo per

l’educazione interculturale.

Nel Disegno di legge delega 2976 C della XV legislatura “Disciplina

dell’immigrazione”, art. 1 lettera o) del 2007, viene sottolineato il rapporto

tra mediazione e integrazione, potenziando la figura professionale del

mediatore culturale.

Per quanto riguarda l’ambito sanitario, vi sono importanti linee guida

riferite ai mediatori culturali su prevenzione, assistenza e riabilitazione.

Inoltre, l’istituzione della Commissione Salute e Immigrazione ha come

obiettivo la Valorizzazione dell’utilizzo dei mediatori culturali.53

Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 (punto5.7) sottolinea il

compito dei mediatori linguistico - culturali di rimuovere le barriere

culturali che precludono l’assistenza sanitaria e di reinserire l’offerta

sanitaria nell’ottica interculturale.

52 CNEL - Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione degli stranieri. www.portalecnel.it 53 Decreto del Ministero della Salute del 12 dicembre 2006.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

64

Le disposizioni sanitarie non si riferiscono solo al ruolo del

mediatore ai fini della prevenzione sanitaria, ma anche alla loro stessa

formazione.

A livello giudiziario, secondo il Decreto del Presidente della

Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000, si sottolinea la necessità

dell’intervento di operatori di Mediazione culturale nel sistema

carcerario, a favore dei detenuti stranieri, anche tramite convenzioni con

enti locali e organizzazioni di volontariato.

Per disposizione del Dipartimento di Giustizia Minorile, figurano

anche linee guida sull’attività dei mediatori culturali nell’ambito sei

servizi minorili di Giustizia.

Moltissimi enti si sono impegnati al fine di delineare al meglio la

figura professionale del mediatore interculturale, per conferirle valore

legislativo a livello regionale e nazionale. Lo stesso CNEL stabilisce che

la mediazione culturale è una dimensione da valorizzare in diversi

contesti, ritenendo necessaria la definizione da parte delle Regioni della

figura del mediatore culturale in termini di profilo professionale.

Da quanto emerge dalle disposizioni sopra elencate, è evidente che,

negli ultimi tempi, la figura professionale del mediatore interculturale,

ha preso piede in svariati campi, da quello scolastico a quello giudiziario,

acquisendo un’importanza fondamentale in termini di prevenzione e

scongiura di conflitti involontari.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

65

IV.3. La formazione del mediatore interculturale

A livello regionale, sono state realizzate numerosissime tipologie di

corsi ai fini della formazione professionale dei mediatori interculturali,

da parte degli enti locali e territoriali. Tuttavia, questa assoluta

diversificazione delle proposte formative, ha delineato un alto livello di

disomogeneità e di scarsa attenzione per quanto riguarda gli standard

formativi, poiché alcuni corsi comprendono 150 ore di formazione,

mentre altri arrivano fino a 1200 ore.

La seduta congiunta delle Commissioni Affari Comunitari e Internazionali,

del 28 febbraio 2007, in merito alla necessità di riconoscere la figura

professionale del mediatore, ha accolto positivamente la richiesta di

facilitare tale riconoscimento, prevedendo, a seguito di un’intesa tra le

Regioni, una regolamentazione omogenea di tale figura.54

Ai riguardi dello sviluppo delle professioni affini a quella del

mediatore interculturale, è importante fare riferimento ai regolamenti

del Ministro dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica e

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sull’autonomia

didattica degli atenei, che prevedono l’istituzione di classi di laurea

compresa quella della Mediazione linguistica (L-12). Secondo questa

linea, si formano operatori capaci di lavorare in vari settori in tema di

mediazione interculturale.

54 CONFERENZA DELLE REGIONI, “Documento sulle politiche migratorie”, approvato in sede congiunta dalla Commissione Affari Comunitari e Internazionali – “Flussi Migratori” e dalla Commissione Politiche Sociali nella seduta del 28 febbraio 2007.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

66

IV.4. Il mediatore interculturale: competenze

specifiche

Il mediatore interculturale ha come obiettivo l’integrazione sociale

dei cittadini immigrati, mediando tra essi e la società locale, sostenendo

e accompagnando entrambe le parti.

Abbattendo le barriere linguistiche e culturali, si pone come priorità

assoluta la valorizzazione della cultura di appartenenza dell’immigrato e

di accoglienza della società, senza ledere i valori e i diritti di nessuno. È

chiamato a intervenire in collaborazione con enti e operatori pubblici o

privati, qualora si verificassero situazioni di difficoltà dovute alla scarsa

o mancata comprensione tra persone di culture diverse, al fine di evitare

malintesi scaturiti da un diverso sistema di codici culturali.

Per questo motivo, il mediatore interculturale deve necessariamente

conoscere in maniera piuttosto approfondita i codici culturali ed etici

delle culture a cui fa riferimento, avere spiccate capacità comunicative

sia verbali che non verbali. È suo dovere collaborare per trovare

soluzioni risolutive e favorire condizioni di pari opportunità a fruizione

dei servizi, mediando nei conflitti discriminatori.

Rientra nelle sue competenze l’analisi e la valorizzazione dei bisogni

e delle risorse dell’immigrato esaminando il contesto d’intervento e,

affiancando le istituzioni per dar vita ad un clima collaborativo alla cui

base figura il dialogo interculturale.

Nell’ambito scolastico, il mediatore interculturale interviene al fine di

verificare il livello educativo degli alunni e l’integrazione di studenti di

origine straniera che hanno vissuto un’esperienza migratoria. Allo stesso

tempo, stimolano l’apprendimento e l’insegnamento interculturale,

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

67

supportando anche gli insegnanti. Aiutano inoltre lo studente straniero

ad orientarsi meglio per quanto riguarda la scelta dei loro percorsi

scolastici e promuovono iniziative interculturali tra scuola e territorio.

Il loro approccio a livello medico è differente, in quanto i mediatori

operando per rendere i servizi sanitari accessibili e fruibili, favorendo

l’accoglienza nelle strutture adibite. Traducono inoltre i significati

culturali di malattie per rendere i pazienti consapevoli, tramite le

informazioni su prevenzione e servizi. I maggiori campi di intervento

sono ginecologia, primo soccorso, reparti, consulenza e centri di salute

mentale.

A livello giuridico, i mediatori culturali agevolano il dialogo tra

famiglie e autorità, non dimenticando l’intervento nelle attività ricreative

ed educative. Per quanto riguarda i programmi specifici per i minori, si

occupano della gestione dei contatti con gli educatori, gli insegnanti, gli

psicologi e le famiglie, incentivando i programmi di riabilitazione

tramite le attività lavorative. 55

In vista dei molteplici compiti a cui deve adempiere il mediatore

interculturale, egli/ella deve necessariamente sviluppare, durante il

proprio iter formativo, un alto livello di autonomia e responsabilità.

Il contesto in cui opera è molto vasto ed è caratterizzato solitamente

da servizi pubblici o privati di primo contatto già nominati in

precedenza, tra cui rientrano ufficio straniero, anagrafe, centri per

l’impiego, tribunali, carceri, istituzioni formative e servizi socio –

sanitari.

55 Le informazioni riguardo gli ambiti lavorativi del mediatore interculturale, nello specifico quello scolastico, medico e giuridico, sono state estrapolate e rielaborate dal sito online www.mondinsieme.org .

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

68

CONCLUSIONI

Il presente lavoro di tesi ha cercato di mettere in luce l’importanza

della diversità culturale e del multiculturalismo, in relazione alla società

globalizzata moderna e all’analisi del modello politico multiculturale

specifico dell’Australia.

Tale analisi ha voluto costituire lo spunto e lo sfondo per presentare

l’ ambiente in cui opera la figura professionale del mediatore

interculturale, considerata fondamentale nei processi sociali e

d’integrazi

one di una

comunità.

Questa

trattazione

si è posta

come

obiettivo

quello di

creare uno

spunto di riflessione sulla possibilità di risoluzione pacifica, nel rispetto

delle libertà e dei diritti fondamentali, in situazioni di controversia,

tramite l’educazione al rispetto, alla tolleranza, e il ricorso a operatori

specializzati nel settore.

All’inizio della ricerca, i pensieri principali vertevano sul fatto che la

globalizzazione potesse costituire, solo se ben sfruttata sulla base del

buon senso, un ottimo incentivo per la convivenza sana di qualsivoglia

tipo di diversità.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

69

Nello svolgersi della ricerca, si è andata inoltre delineando l’analisi di

un background culturale in cui la diversità è un elemento

caratterizzante, partendo dallo studio di atti giuridici e dal profilo di una

città in particolare.

Il capitolo conclusivo della tesi ha dato importanza all’attore

principale del teatro costituito dagli elementi descritti nei capitoli

precedenti.

La crescente richiesta di operatori per la mediazione interculturale, in

tutti i settori lavorativi, pone l’accento sulla necessità di trovare

soluzioni pacifiche e punti d’incontro in qualsivoglia situazione

difficoltosa, cercando di evitare il manifestarsi di episodi in cui razzismo

e xenofobia fanno da protagonisti.

Tutti i fattori presi in esame in ogni singolo capitolo della trattazione,

quali diversità culturale, multiculturalismo, globalizzazione e mediazione

culturale, sono tasselli di un unico puzzle, elementi moderni

imprescindibili l’ uno dall’altro che, analizzati secondo quanto esposto

nella suddetta tesi, possono costituire un forte strumento per lo

sviluppo, la coesione sociale e il benessere di tutti.

Concludendo, tramite il

presente lavoro, spero di aver

dato un piccolo contributo nel

rispondere agli interrogativi

frequenti sull’utilità della

diversità e sulla presentazione di

una figura professionale in

maggior diffusione, ma ancora

poco chiaramente delineata anche dal punto di vista legislativo.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

70

English version

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

71

ulture takes diverse forms across time and space.

This diversity is embodied in the uniqueness and

plurality of the identities of the groups and societies making up

humankind. As a source of exchange, innovation and creativity, cultural

diversity is as necessary for humankind as biodiversity is for nature. In

this sense, it is the common heritage of humanity and should be

recognized and affirmed for the benefit of present and future

generations.”56

56 Article 1 of the Universal Declaration on Cultural Diversity-Cultural diversity: the common heritage of humanity-UNESCO, 2001.

“C

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

72

Introduction

Although it is true that on one hand globalization is a challenge for

cultural diversities, on the other it enables a positive dialogue between

different cultures and civilizations.

I am absolutely convinced that it is necessary to invest in cultural

diversity and cross-cultural dialogue in order to reach a high level of

social cohesion and consider the words diversity and richness synonyms.

The aim of this graduation dissertation is to make people aware of

the importance of protecting cultural diversity so cultural specificities

are not lost.

This dissertation was written in the firm belief that the sharing of

inalienable principles such as the protection of human rights, freedom

of speech and expression and equal opportunities, is the best way to

protect cultural diversities and combat xenophobia and racism.

Linguistic and cultural mediators share this thought and in this

dissertation I am going to analyze their important profession.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

73

I. GLOBALIZATION AND CULTURAL DIVERSITY

I.1. The origin of globalization and the migratory

problem

The concept of globalization seems to be very innovative and

modern but in reality it is the result of a process that developed many

years ago. One only has to think of the Arab expansion, when

conquerors and colonists determined the union of markets and

knowledge thanks to a global economy between the Old World and the

New World.

As a real economic phenomenon it already existed as long ago as the

XVII century when the Dutch Eastern India Company 57was

established, although the word globalization appears to have been coined

in 1944 and did not became part of everyday language until the 1990s.

57 Trading company founded by the Dutch in 1602 to protect their trade in the Indian Ocean and to assist in their war of indipendence from Spain.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

74

Globalization made it possible to embed many markets in a single

dominant model, increasing the gap between rich and poor countries.

The demographic rate decreased in the well-to-do countries, while it

was 90-95% of the yearly global population increase in the developing

ones. So, even if the economic conditions of some countries improved,

the general global poverty rate was higher. A huge migratory wave

ensued in the hope of bridging the gap between the poor countries and

the rich ones, but this situation, especially in Europe, led to problems

linked to the reception of the newcomers and to the arrival of new

cultures and lifestyles. The fear of cohabitation with unknown traditions

coming from other countries gave birth to discriminatory stereotypes

and prejudice. But the solution to the problems caused by immigration

entails the mutual acceptance between the hosted and the hosting

countries, as I am going to underline several times in my dissertation.

I.2. Cultural integration and homologation: the positive

and negative effects of globalization

The main effect of the spread of new technologies was a growing

interconnection between the different national economies,

characterized by a plurality of subjects and a quick transformation

process in every field. But it was at this point that the first problems

started to arise, such as the lack of involvement of the poorest countries

in the decision-making process. The idea that the industrialized

countries managed the entire system spread and this allowed them to

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

75

establish a dominant model which overshadowed the minority groups’

diversities.

It is clear that on one hand globalization brought the world to a

condition of total interdependence, while on the other it led to the

opposition to cultural homologation, uniformity and the suppression of

any kind of diversity.

With the development of mass media we are seeing a progressive

spread of culture, but at the same time, it is increasingly homologated

and manipulated by modern communication media.

The lack of differentiation, that is to say the misuse of egoistic

homogenization, leads to the collapse of cultural and social bonds. If

suitable educational measures are not taken, there is the risk that this

consequential unavoidable bond between countries will cause the loss

of identity of different cultures and the abolition of individual and

collective diversities. There is the risk that this process will result in

cultural regression instead of enrichment.

If we analyze the previous paragraphs, it may appear that cultural

homologation is the only direct result of the globalization process, but it

would be unfair to associate it with negative qualities alone. In fact, it

also encourages cross-cultural exchange through creativity, innovation,

advocating tolerance and welcoming diversity. The key elements for the

development of cultural diversity will be the main topic of the following

chapter. So, globalization constitutes a passage for cultures, traditions

and different ways of thinking, promoted by the aforementioned

widespread migratory process. It provides the opportunity to live with

other cultures rather than getting used to a mono-cultural perspective.

Often, as history has taught us, this perspective generates governments

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

76

based on negative values such as intolerance and exclusion, which do

not leave space for cultural pluralism and individual rights, according to

which everyone is equal regardless of their social class, race, belief or

religion.

Considering what I have said so far, it is clear that globalization

should be an excellent incentive for the development of cultural

pluralism and consequently cultural enrichment.

Without any doubt, in order to avoid cultural homologation, it is

necessary to promote a balanced assimilation based on respect for

different traditions and beliefs to preserve everyone’s cultural diversity

and to booster social cohesion.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

77

II. THE KEY ELEMENTS TO PROMOTE

CULTURAL DIVERSITY

Introduction

The work of many associations is dedicated to making people realize

that cultural diversity is a precious resource to be fostered. It is

important to provide the right tools to manage cross-cultural human

relationships which are different as far as behavior and mentality are

concerned, but identical in terms of human rights and dignity. To

encourage relationships in a

multicultural society one has to

be very open-minded and

aware of one’s own culture.

I am absolutely convinced

that cultural diversity and

cross-cultural dialogue are very

important elements to help us

get used to living in a

constantly evolving society.

In this chapter, I am going to analyze several key factors which

enable cultural diversity to form the basis for social cohesion and

positive growth.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

78

II.1. Tolerance and cross-cultural dialogue

For several decades now the cultural diversification process has been

accelerated by an unprecedented compression of time and space. The

technological revolution has made the cultural heritage of each country

more accessible and enabled people to come into direct contact with

each other thanks to the evolution of transportation and development

of tourism.

In order to live with this modern situation, it is necessary to be

educated on the concept of tolerance.

Cross-cultural dialogue helps to surmount cultural differences

through interaction and the subsequent strengthening of individual

autonomy. Stereotypes are an obstacle to dialogue because they are

limiting and make a culture static, thus generating intolerance and

discrimination. Often, cross-cultural dialogue is associated with the loss

of personal identities due to contact with people from different

backgrounds with different habits and ways of thinking, but this is not

true at all. Indeed, it reinforces everyone’s capacities by promoting

projects which encourage cultural intersection. It is a crucial tool to

foster cooperation, improve both individuals and communities and

promote mutual respect. The lack of

cross-cultural dialogue results in mutual

mistrust and jeopardizes minority groups.

Being open-minded is very important

in a globalized society such as the one we

live in. Individualism, intolerance and the

lack of communication belittle the process

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

79

of globalization and lead to the flattening of cultural diversity.

Obviously, cross-cultural dialogue is not the solution to all the

existing problems, but it helps to curb the spread of discriminatory

stereotypes and it is a very useful instrument for the prevention of

conflicts.

II.2. The linguistic, cultural and cross-cultural

mediator

Cultural diversity is closely linked to languages and to an important

professional figure: the mediator.

He/she is indispensable to encourage cultural integration through

exchange, respecting equal opportunities, fundamental rights and

everyone’s diversity. The task of this professional figure is to create a

communicative context in which different people can interact

peacefully.

This job started to be common in Italy at the beginning of the 1990s

to facilitate integration with the new immigrants.

Interpreters and translators are real cross-cultural mediators because

their task is to eliminate misunderstandings that can arise due to cultural

diversities in communication codes. They do not promote an

integration based on the suppression of specificities, but one that allows

differences to coexist. They often have to face difficulties when carrying

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

80

out their job including, naturally, the problems entailed in all forms of

translation which imply a transcription or oral transference from one

cultural reality into another. In addition, even when working with

hostile subjects, they must always remember to assume a neutral

attitude and not to be influenced emotionally.

The linguistic mediator has to have in-depth knowledge of the

situations they are dealing with. They have to contextualize it and

ensure that the encounter between cultural diversities leads to

comprehension and not conflict.

II.3. Languages: multilingualism and translation

Language is the highest expression of every population’s culture and

it promotes mutual understanding.

Following the success of the 2001 European Year of Languages,

every year on 26th September, the Council of Europe58 and the

European Commission59 celebrate the European Day of Languages.

The aim is to make people aware of the importance of learning new

languages to strengthen multilingualism and cross-cultural dialogue.

Promoting linguistic diversity means improving global communication.

58 International organization promoting co-operation between all countries of Europe in the areas of legal standards, human rights, democratic development, the rule of law and cultural co-operation. 59 It is the executive body of the European Union responsible for proposing legislation, implementing decisions, upholding the Union’s treaties and day-to-day running of the EU.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

81

Multilingualism is one of the EU’s fundamental principles and the

Lisbon Treaty60 considers the coexistence of many languages an

inestimable value. According to Article 22 of the EU Charter of

Fundamental Rights,61 cultural and linguistic diversities are elements of

richness for the development of the whole European cultural heritage.

In the experts’ opinion, during this century many languages all over

the world will disappear, among other things because of the spread of

vehicle languages (especially English). After the migratory wave and

colonial expansion, communication patterns increased and were made

up of different comprehension capacities. So, how is it possible to

communicate with someone who speaks a different language?

Translation has the task of bridging the gaps caused by linguistic

misunderstandings. For this reason it is considered a very useful

instrument in a multicultural society. Translating means understanding

and interpreting a text in one language and expressing it in another one,

creating an equivalence between the source and target text. Obviously,

translating implies knowing both the cultures involved. Sometimes, the

differences between two cultures can hamper the translation of certain

typical idiomatic expressions, which are binding for a correct translation

in the target language.

Vermeer, a scholar of the matter in question assigned to translation a

bi-cultural approach, because it imposes the cultural context transfer of

both cultures.

He gave this definition:

60 International agreement that amends the two treaties which form the constitutional basis of the European Union. It was signed by the EU member states on 13 December 2007, and entered into force on 1 December 2009. 61 It enshrines certain political, social and economic rights for EU citizens and residents into EU law.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

82

“[Translation] is not the trans-coding of words or sentences from one language

into another, but a complex action in which someone provides information about a

text under new functional, cultural and linguistic conditions and in a new situation”.

A text often contains words that refer specifically to the culture the

text was written in. In the case of certain modern languages they are not

translated as being a typical expression of a culture because they would

lose their sense once translated into another language. For example, in

English the Italian word pasta pinpointing the main Italian food, is not

translated and it keeps the same spelling of the Italian language. The

following sentence, coming from an English website, is the perfect

example of it: “Now that you’ve followed Chef Cesare Casella’s expert

tips and tricks for preparing perfect pasta every time, what do you do

to make sure they taste just as great the next day?”62

It is therefore evident that translation and culture are closely linked.

It is very important to protect linguistic diversity as a necessary

prerequisite of cultural diversity and to promote translation and

multilingualism to encourage cross-cultural dialogue.

II.4. Multicultural education

Certainly, one of the fundamental elements to encourage the

development of cultural diversity is a solid multicultural education. It

means especially to be educated to human rights and tolerance and it is

62 This sentence is in the website www.eatpasta.org

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

83

a principle regarding all the educational disciplines, not one in

particular.

Some years ago, in the name of the supposed superiority of the

white race, Europe’s supremacy on other continents’ populations was

deemed justified and caused the extermination of many people.

Nowadays, racism is still deep-rooted all over the world, even in

societies considered among the most civilized and developed ones. It is

the most nauseating manifestation of ignorance and narrow-mindedness

that gives birth to a senseless spirit of domination.

Once the Cold War63 ended, there was an increase of conflicts not

due to the dominant powers’ interests. Guerrilla warfare broke out in

the Former Yugoslavia, Caucasus, Central Asia, the Middle East, Iraq,

Pakistan and many other countries caused by ethnic and religious

diversities.

The world we live in is striving to find new arrangements and forms

of peaceful cohabitation between individuals and communities with

different cultures and mentalities, to avoid further conflicts. In order to

reach a general condition of tolerance the first thing to do is familiarize

ourselves and others with global diversities and the factors which led to

these diversities becoming the cause of conflicts in the past.

I would like to write about a historical factor regarding tolerance and

respect and to do so we must go back in time to analyze a phenomenon

of the recent past which we need to have knowledge of to better

understand the battle for the acceptance of diversities.

63 The Cold War (1947-1991), was a sustained state of political and military tension between powers in the Western Bloc, dominated by the United States with NATO among its allies, and powers in the Eastern Bloc, dominated by the Soviet Union along with the Warsaw Pact.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

84

In the 1960s and 70s, the fight for human rights, on which antiracial

policies are founded, exploded in

a number of countries – including

the USA - where racism was

particularly deep-rooted. A

century after the end of the

American Civil War, which

sanctioned the end of black

slavery, there were still substantial

economic and social inequalities

between the white and black communities in the USA. Black people

could not attend the same schools as white people, nor did they enjoy

the same treatment, because in many of the southern states in America

there existed a racial segregation system similar to the South African

Apartheid.64 These forms of discrimination went against fundamental

civil rights and freedom and triggered the black people’s protest led by a

charismatic figure who became a global icon: Martin Luther King.65 His

form of protesting was based on non-violence and for more than a

decade he was the driving force in the push for racial equality. In 1963,

he delivered his famous “I have a dream” speech at the end of the

massive March on Washington in the presence of president Kennedy.66

The address was based on noble values such as brotherhood, tolerance,

64 Apartheid was a system of racial segregation enforced through legislation by the National Party governments, who were the ruling party from 1948 to 1994, of South Africa, under which the rights of the majority black inhabitants of South Africa were curtailed and white supremacy was maintained. 65 Martin Luther King, Jr. (1929-1968) was an American clergyman, activist, and leader in the African-American Civil Rights Movement. 66 At the end of the Fifties, the liberal democrat John Fitzgerald Kennedy was elected president (1960). Kennedy’s New Frontier program aimed at the establishment of a more equal society and the achievement of world peace and development.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

85

respect and the wish to see all forms of discrimination abolished one

day.

Today, applying this peaceful policy, many international

organizations, among which UNESCO,67 are firm believers in the

importance of cross-cultural dialogue and promoters of respect for

diversity to avoid conflicts.

The study of historical phenomena such as that described above

undoubtedly helps us to understand the importance of cultural

integration. However, communication based on historical events alone

tends to make exchange between interlocutors inflexible as it classifies

everything as a past event far from our daily life. On the contrary,

contextualizing communication in a tangible reality makes it easier to

understand.

For this reason schools play a

fundamental role, because they

themselves become the educational

sites and mediation zones between

different cultures. It is from this

multicultural environment that

cross-cultural training has to start by accepting the concept of mutual

exchange and the natural misunderstandings that ensue.

Respecting cultural diversities and their ideological nuances in a

small environment such as a school, without any doubt will make it

easier to educate an entire society to embrace noble values like tolerance

and respect.

67 The United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. Its purpose is to contribute to peace and security by promoting international collaboration through education, science and culture in order to further universal respect for justice, the rule of law and human rights along with fundamental freedom proclaimed in the UN Charter.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

86

II.6. Freedom of speech and expression

Freedom of speech and expression encourages ongoing exchange

and boosters cultural diversity. It enables societies to express their

cultural values and communicate their ideas.

In the past, the manipulation of thoughts and mass homologation

repressed any kind of diversity that went against the dominant model

imposed by society. If the free circulation of ideas and diversity is

impeded, cultural progress and both individual or collective

development is difficult to achieve.

Today more than ever, taking into account the errors made in the

past, it is absolutely necessary to advocate freedom of speech and

expression, exploiting as best we can the communicative channel

offered by globalization to ensure the development and protection of

diversity.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

87

III. MULTICULTURALISM: ANALYSIS OF THE

AUSTRALIAN SITUATION

Introduction

Before talking about the linguistic mediator, I am going to analyze a

fundamental element of the environment where the mediator works:

multiculturalism.

In particular, I am going to write about the Australian situation.

I have decided to talk about the multiculturalism in this country

because I experienced it personally in 2010. Even on the day I arrived

there, I noticed the multitude of cultures present in Melbourne, one of

Australia’s main cities.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

88

Every multicultural policy focuses on public initiatives aimed at

acknowledging and tolerating cultural diversities within society. For this

reason I am going to show you these differences and the historical steps

made by Australia to achieve a fair integration policy with particular

reference to the State of Victoria.

III.1. Australian multicultural policy

The word multiculturalism was used for the first time in Canada and

the USA and only later spread to Europe and the rest of the world. A

country such as Australia, which can be considered the cradle of

cultural and ethnic integration due to the huge variety of people living

in it, had to combat xenophobia and racism before introducing a policy

aimed at multiculturalism in the Seventies, when 20% of the entire

population came from abroad.

Prior to that period, the

relationship between colonists

and migrants was often hostile, as

it was with the native Australians,

the first inhabitants of this vast

country.

At that time the immigration

policy was based on the myth of a

White Australia, and was introduced in a bid to ensure Australia

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

89

remained a “white nation”. For this reason, until the second post-war

period, the immigrants were mainly from Britain.

Then, there was a consistent flux of Italians, Greeks and Asians in

the Seventies.

Finally, between 1972 and 1975, the government adopted a policy

aimed at multiculturalism that included the introduction of anti-

discrimination measures, the acknowledgement of the right of native

Australians to own land and State aid for the most disadvantaged ethnic

groups. This important objective became law in 1975, when the Racial

Discrimination Act forbidding any kind of discrimination came into

effect.

But the very first time the words multicultural society were used was in

an official political statement of the Australian government in 1973, in

the A Multicultural Society for the Future speech given by the country’s first

Minister for Immigration, Al Grassby.

On one hand, multiculturalism found some supporters, but on the

other, it was criticized because people were afraid of an increase in the

immigration rate during periods of economic crisis. Some thought it

might have been a threat to national unity and traditional values, but, as

I said in the previous chapters, it is sufficient to promote cross-cultural

dialogue and respect

everyone to ensure that

multiculturalism fosters

integration and helps to

prevent conflicts.

The State of Victoria is

proof of the evolution of

Australia’s multicultural

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

90

policy because it passed very important acts aimed at creating an

integrative multicultural system.

The Multicultural Victoria Act 2004 contains the State of Victoria’s

principles of multiculturalism, but the state legislative framework

supporting multiculturalism includes many others, including the Equal

Opportunity Act, the Racial and Religious Act and the Charter of Human

Rights and Responsibilities.68

On 14th March 2009, the Victorian government issued a new

multicultural policy statement after a series of talks dealing with themes

such as the improvement of equal opportunities through respect for

human rights, promoting cultural linguistic and religious diversity,

fostering unity and promoting community harmony.

A very important step for the evolution of Australia’s multicultural

policy evolution dates back to only a few years ago and was the

Multicultural Australia: United in Diversity statement which reaffirms the

Governments’ commitment to and updates the New Agenda for

Multicultural Australia 1999. The four main points are the principles that

underpin every multicultural policy - responsibility, respect, equality and

benefits for everyone - and reflect the Australian government’s main

goal which is to create a united society thanks to a shared future

founded on cultural diversity and through democratic institutions and

citizens’ commitment.

68 Information contained in the Australian Parliament official website.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

91

III.2. Melbourne: rainbow of cultures

Diversity is the main feature of the State of Victoria and that of its

capital Melbourne, which is the second largest city in Australia today.

In 1835, John Batman69 met the native Australian Kulin tribes70 and he

took possession of the land around Port Phillip. After twenty years,

Melbourne had turned into a huge metropolis.

Its quick growth was mainly due to a huge wave of immigrants

seeking their fortune in Victoria’s gold mines in 1850. They gave birth

to an unprecedented demographic explosion when they decided to

settle in the town.

69 John Batman was an Australian grazier, businessman and explorer who is best known for his role in the founding of a settlement which became Melbourne and the colony of Victoria. 70 The Kulin nation was an alliance of five Indigenous Australian nations in Central Victoria prior to European settlement. Their collective territory extended to around Port Phillip and Western Port, up into the Great Dividing Range and the Loddon and Goulburn River valleys.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

92

During the post-war period, immigrants from all over the world

brought their different cultures to Melbourne which up until that time

had had strong British traditions.

Today Melbourne is home to people from 140 different countries

that came to Australia in four main migratory waves.

The first one dates back to the European settlement in 1830.

The second was mainly made up of people from all over the world

who were hoping to become rich thanks to the Australian gold mines in

1850.

The third wave included refugees and European displaced persons in

the period after the Second World War. This situation increased the

variety of Melbourne’s inhabitants; in fact, in 1976, 20% of them were

not English native speakers.

The fourth migratory wave arrived after the Seventies, especially

from Vietnam and Cambodia.

Recently, a number of students from all over the world have

contributed to increasing Melbourne’s multicultural nature.

It is a town which welcomes changes while respecting its historical

heritage, and which celebrates diversity by sharing people’s sense of

tradition while aiming at a rich and peaceful future.

Its variegated community includes people from Somalia, South

Korea, New Zealand, Malaysia, China, the United Kingdom, Vietnam,

Italy India, Greece, Japan and many other countries.

The Chinese arrived in Victoria in 1850 and this impact is evident

still today, especially on the streets of its capital Melbourne, around

Little Bourke Street. Melbourne’s Chinatown was founded between 1854

and 1855 and initially was just a cluster of shops and boarding houses

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

93

on Celestial Avenue. Today it is a colorful and lively area with many

restaurants and shops of every kind.

Between 1920 and 1950, Carlton was the main destination for Italian

immigrants. Today Lygon Street is the most important place in

Melbourne as far as Italian traditions are concerned. There are many

Italian restaurants and cafés in the district and the Lygon Street Festival

held annually celebrates the city’s Italian heritage.

The Greek zone of Melbourne was born at the beginning of the

Thirties close to Lonsdale Street, between Swanston and Russell Street. Here,

every year in March, the Antipodes Festival is celebrated.

Another deep-rooted culture in Melbourne is the Vietnamese one. In

1975, very differently from today, there were only one thousand

Vietnamese people living in Australia and at the beginning they settled

around Victoria Street where today their community is found.

Melbourne’s “Little Italy”, Lygon Street, and the older Australian

Chinatown are only two of the areas where it is possible to find typical

features of a specific culture brought to Melbourne by immigrants

during the years. Thanks to this situation the city is recognized as an

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

94

undisputed international cultural center where a multitude of traditions,

origins and customs coexist in harmony.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

95

IV. THE MEDIATOR IN A MULTICULTURAL

SOCIETY

Introduction

Cross-cultural communication is in constant evolution and for this

reason the search for a solid bridge to foster dialogue between different

cultures never ends.

The most direct vehicle to make cross-cultural communication

effective is the cross-cultural mediator.

In the previous chapters of my graduation dissertation, I have

written about cultural diversity and multiculturalism because they are

important elements strongly linked to the environment where the

mediator works.

In this fourth and final chapter, I am going to discuss the cross-

cultural mediator’s professional role by analyzing his/her training

process, tasks, areas of intervention and the Italian law that

acknowledges his/her job.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

96

IV.1. The cross-cultural mediator: communication,

abilities, legislative acknowledgement and specific tasks

Speaking English is not the only prerequisite to communicate with

someone culturally different from us. Besides the language, there are

many other problems due to different factors such as kinesics and status

symbols.71 Knowledge of these cultural values is indispensable to

understand another culture and communicate with it.

The means through which the mediator creates the bridge between

the two parts in question, is cross-cultural communication and this

important professional figure does not focus only on verbal language –

words, grammar etc. - but also on body language, which is all too often

considered universal.

Sometimes, also certain values of our own culture are considered

universal, because to us they are indisputable and we never question

them.

The mediator becomes skilled in good cross-cultural communication

through three steps: awareness, knowledge and ability.72

Everything starts with the awareness that every human being has a

specific mental outlook due to where and the way in which he/she

grows up and that, for the same reasons, those who grow up in

different conditions also have a different way of living and thinking.

The following step is based on knowledge, because it is necessary to

become familiar with other cultures before interacting with them.

71 A status symbol is a perceived visible, external denotation of one’s social position and perceived indicator of economic or social status. 72 Hofstede (1991, pp. 230-231).

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

97

Everything is made possible thanks to personal experience which

enables us to learn new things through interacting with members of

other cultures which in turn increases our ability day by day.

Being part of a cross-cultural perspective does not mean abandoning

one’s own values, it means knowing other people and cultures and

accepting and respecting the differences which are not immoral

according to our standards.

A cross-cultural context leads to growth and development at

personal level and the modern migratory wave has contributed to

increasing cross-cultural and linguistic bonds all over the world. The

mediators are the main actors in this multiethnic setting and their

profession has been supported and promoted by several national and

regional laws in Italy.

The data I am going to talk about refer to Italy, taking into account

the Regions and Autonomous Provinces Conference held in Rome in

2009. They are proof of how the mediator’s role is required in more

than one working sector:

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

98

At ministerial level, decrees have been passed on the theme of cross-

cultural mediation in schools, not only regarding the reception of

foreign students and the ensuing relationship between schools and

families, but also as an incentive for cross-cultural education.

As far as the Italian national health service is concerned, there are

some important guidelines for cross-cultural mediators in the fields of

prevention, health care and rehabilitation. The intention is that of

promoting the role of mediators and highlighting their task of removing

the cultural barriers that impede health care and the reinsertion of the

health offer from a cross-cultural viewpoint.

For legal matters the intervention of cross-cultural mediators in the

detention system is required. It is absolutely indispensable for foreign

prisoners and it is made possible, among other things, through

agreements with local authorities or voluntary associations.

Also Juvenile Justice Department provisions include important

guidelines on the activity of cross-cultural mediators in juvenile justice

services.

As can be seen from the previous paragraphs, recently the figure of

the cross-cultural mediator has developed a lot and is now of

paramount importance in many fields in terms of prevention, to avert

involuntary conflicts, to promote non-discriminatory attitudes and

advocate equal opportunities.

But how does a person become a cross-cultural mediator?

In Italy, at regional level, many different kinds of training courses to

become cross-cultural mediators were set up by local authorities.

However, the diversification of the training offered underlined a high

level of patchy training standards; some courses included 150 hours of

training, while others 1200 hours.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

99

The need for a specific definition of the figure of the cross-cultural

mediator so it could be acknowledged at professional level was more

than evident.

To this end, on 28th February 2007 the Italian Community and

International Affairs Commission in joint session, voted in favor of the

acknowledgment of the mediator as a professional figure and to the

introduction of regulations concerning their role at national level.

The most recent definition of cross-cultural mediator is an

institutional group or a person who incentivizes integration at different

levels -

health,

educati

on,

adminis

tration

and

justice -

in a

cross-

cultural

context

by promoting dialogue between different cultures.

In Italian law, the theme of cross-cultural mediation with the

objective of integration and the promotion of diversity was introduced

for the first time on 6th March 1998.

As far as the cross-cultural profession is concerned, it is worth

mentioning the regulations which provide for a number of university

courses, among which a degree in Linguistic Mediation. Thanks to this

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

100

special course, people can study to embark on a career in several sectors

in the field of cross-cultural mediation.

More specifically, the cross-cultural mediator’s task is to foster the

integration of immigrants in the society of the host country by

mediating between them and country in question and providing support

for both. His/her priority is to give importance to the immigrant’s

culture of origin and foster their reception in the new society without

disregarding the values or rights of anyone concerned.

This important professional figure has to collaborate with public or

private authorities and workers in the event of difficult situations arising

due to the lack of comprehension between people from different

countries. Their intervention aims at avoiding any kind of

misunderstanding due to a different system of cultural codes.

For this reason, cross-cultural mediators have to have a wide

knowledge of the different cultural and ethical codes of the cultures

with which they come into contact with, as well as excellent verbal and

non-verbal communication skills. They have to analyze and satisfy

immigrants’ needs and foster their resources by deciding on where and

how to intervene and working with the authorities to create a

collaborative atmosphere based on cross-cultural dialogue.

Considering mediators’ numerous tasks, it is clear that during their

training process they have to develop a high level of autonomy and

responsibility.

Mediators work in close contact with employees generally in the

public or private services sectors such as employment agencies,

immigration offices, courthouses, jails, educational institutions and

health services.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

101

The growing demand for cross-cultural mediators in all sectors,

underlines the need to find peaceful solutions to any kind of difficult

situation and to avoid episodes in which racism and xenophobia are the

protagonists.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

102

Conclusions

With this graduation dissertation an attempt has been made to

highlight the importance of cultural diversity and multiculturalism in

today’s globalized society.

The purpose of this analysis was to familiarize the reader with the

working environments where cross-cultural mediators - considered a

very important professional figure in terms of social integration - work.

The beginning of this dissertation focused on the fact that

globalization, only if exploited wisely, can be an excellent incentive for

the peaceful cohabitation of any kind of diversity.

While conducting my research, I analyzed a specific cultural setting

of which diversity is the main feature through the study of several

legislative acts and the cultural profile of one city in particular.

The ending chapter of my graduation dissertation was dedicated to

the main actor in the theatre made up of the elements described in the

previous chapters.

The factors examined in each chapter, that is to say cultural diversity,

multiculturalism, globalization and cross-cultural mediation, are all

pieces of a single puzzle that depend on each other and which, based on

what emerged from the in-depth analysis presented in this dissertation,

are beyond doubt a very important tool to foster development, social

cohesion and everyone’s wellbeing.

Last but not least, I sincerely hope that, by answering the most

frequently asked questions, this dissertation has made a small

contribution to raising awareness of the benefits diversity brings to

society and to introducing an important professional role.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

103

Version française

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

104

a culture prend des formes diverses à travers le

temps et l’espace. Cette diversité s’incarne dans

l’originalité et la pluralité des identités qui caractérisent les groupes et

les sociétés composant l’humanité. Source d’ échanges, d’innovation

et de créativité, la diversité culturelle est, pour le genre humain, aussi

nécessaire qu’est la biodiversité dans l’ordre du vivant. En ce sens,

elle constitue le patrimoine commun de l’humanité et elle doit être

reconnue et affirmée aux bénéfices des générations présentes et des

générations futures ».73

73 article 1 de la Déclaration Universelle de l’UNESCO sur la Diversité Culturelle – La diversité

culturelle, patrimoine commun de l’humanité)

« L

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

105

Introduction

S’il est vrai que d’un côté la mondialisation constitue un défi pour

les diversités culturelles, d’autre côté elle favorise un dialogue

constructif parmi les différentes cultures et civilisations.

On pense qu’il est nécessaire d’investir dans la diversité culturelle

et le dialogue interculturel pour atteindre un haut niveau de cohésion

sociale e pour considérer le mot diversité synonyme de richesse.

L’objectif de cette thèse est celui de sensibiliser tout le monde à

mieux comprendre l’importance de la diversité culturelle pour ne pas

éliminer les particularités de chaque culture et ne pas universaliser

les appartenances.

Cette thèse a eté écrite avec la conviction que le partage des

principes inaliénables comme la protection des droits de l’homme, la

liberté d’opinion, l’autonomie des individus et l’égalité des chances,

est le juste chemin à entreprendre pour aller contre la xénophobie et

le racisme.

Les médiateurs linguistiques et culturels partagent cette opinion et

leur figure professionnelle sera analysée spécifiquement au cours de

cette thèse.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

106

I. LA MONDIALISATION ET LA DIVERSITÉ

CULTURELLE

Le concept de mondialisation qui aujourd’hui semble être si

innovateur, est en réalité le résultat d’un processus développé au

cours des siècles.

En fait, une mondialisation primaire existait déjà il y a très

longtemps, pendant l’Âge d’Or de l’Islam, quand les conquérants

avaient déterminé l’union des marchés et de la connaissance grâce à

une économie mondiale.

Le mot mondialisation a été forgé en 1944, même s’il est entré à

faire partie du langage quotidien pendant les années 1990. Ce

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

107

processus a favorisé l’inclusion de beaucoup de marchés dans un

seul modèle dominant, en augmentant les divergences entre les pays

les plus industrialisés et les pays les plus pauvres.

Le taux démographique dans les pays riches avait baissé, tandis

que dans les pays du Tiers Monde, le taux de naissance représentait

90-95% de la croissance démographique annuelle du monde entier.

D’ici, le mouvement migratoire a commencé, et la vague

d’immigrés, surtout en Europe, a causé des problèmes d’accueil et

d’intégration, face à de nouvelles cultures et traditions. Cette

situation a donné naissance aux inutiles stéréotypes discriminatoires

et aux préjugés. Mais la solution à ces problèmes liés à l’immigration,

auxquels on assiste aussi aujourd’hui, comporte avant tout

l’acceptation mutuelle des différences, entre la population qui

héberge et cela qui est hébergée, comme on soulignera plusieurs fois

au cours de cette thèse.

L’expansion des nouvelles technologies avait eu comme un des

effets principaux, une dépendance croissante parmi les économies

nationales, caractérisées par une pluralité de sujets et des processus

de transformation très rapides dans tous les secteurs. Cette situation

embrassait des pays très lointains et différents, mais les premiers

problèmes commençaient à se diffuser, comme le manque de

participation des pays pauvres aux prises de décisions. Il y avait l’idée

que les pays les plus aisés géraient le nouveau système en établissant

un modèle dominant qui éclipsait les diversités et les particularités

des minorités communautaires.

Donc, si la mondialisation a conduit le monde à un état

d’interdépendance total, elle a aussi causé l’opposition à

l’homologation culturelle qui va contre l’élimination des diversités.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

108

Avec le développement des moyens de communication de masse,

on est en train d’assister à une diffusion progressive de la culture

mais au même temps elle est aussi en train de devenir toujours plus

homologuée et manipulée par le grands moyens de communication.

Le manque de différentiation, c’est-à-dire l’abus d’une

homogénéisation égoïste, cause l’effondrement des liaisons

culturelles et sociales. Donc, on met en danger les diversités parmi

les individus et les civilisations, et la mondialisation apparait comme

le processus par lequel une culture locale à grandi jusqu’à annuler et

dévorer les autres. La seule façon pour entraver ce risque est de

prendre conscience de son propre bagage culturel, le préserver

quand on entre en contact avec d’autres cultures et rendre

l’interdépendance mondiale moderne un facteur positif et

d’enrichissement.

En analysant les paragraphes précédents, l’homologation

culturelle semble être le résultat le plus direct du processus de

mondialisation, mais ce n’est pas juste d’associer à la mondialisation

seulement des qualités négatives.

En fait, elle peut et doit constituer un élément d’intégration, à

travers la créativité, l’innovation et une éducation à la diversité et à la

tolérance.74 Elle nous donne la chance de vivre avec d’autres

cultures, et donc de ne pas nous habituer à une prospective mono-

culturelle, qui très souvent est à la base des gouvernements focalisés

sur l’intolérance et l’exclusion.

Sans mondialisation il n’y aurait pas de pluralisme culturel, ni de

droits individuels, légitimés par le fait que tout le monde se

ressemble, indépendamment de l’appartenance à une classe sociale,

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

109

une race ou une religion. Sans contestation, on a besoin d’une

intégration équilibrée pour ne pas arriver à l’homologation culturelle

et protéger la diversité de chacun.

Il est nécessaire qu’on accepte sans discriminations un autre sujet

avec des traditions et opinions différentes, mais avec les mêmes

droits humains, en le faisant intégrer avec les règles de la culture

d’accueil, mais lui permettant de préserver ses traits culturels

spécifiques.

Seulement de cette façon, la mondialisation peut être la base

d’une forte intégration culturelle, une motivation pour la cohésion

sociale et un important élément d’enrichissement.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

110

II. LES ÉLÉMENTS CLEF POUR LE

DÉVELOPPEMENT DE LA DIVERSITÉ

CULTURELLE

Beaucoup d’associations travaillent pour promouvoir la diversité

culturelle comme élément précieux pour son potentiel créatif. Il est

important de fournir les instruments pour gérer les rapports humains

interculturels, différents en ce qui concerne l’opinion et le

comportement, mais identiques en termes de droits et dignité

humaine.

Au cours de ce chapitre, on analysera les facteurs clef qui

permettent à la diversité culturelle d’être à la base de la cohésion

sociale et de la croissance constructive.

Depuis quelques décennies le processus de diversification

culturelle a subit une accélération due à une compression de l’espace

e du temps jamais vue. Pour cohabiter avec cette situation moderne,

il est nécessaire d’être élevé à une politique de tolérance et être

partisans du dialogue interculturel. Ce dernier permet de combattre

contre les différences culturelles à travers un jeu d’interaction et un

successif renforcement de l’autonomie individuelle.

Le stéréotype est un élément qui entrave la mise en place du

dialogue parce qu’il limite la culture et la rend statique, en générant

l’intolérance et donc, la discrimination.

Souvent, le dialogue interculturel est associé à la perte de l’identité

personnelle, mais ce n’est pas ainsi parce qu’il renforce l’autonomie

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

111

et les capacités afin de promouvoir des projets qui favorisent les

interactions parmi des cultures différentes sans endommager

l’identité personnelle et collective. Il est possible d’étudier un

élément que nous ne connaissons pas, comme une culture étrangère,

en entrant en contact avec lui, en découvrant ainsi les points en

commun et en acceptant de bon gré les diversités par rapport à notre

modèle traditionnel.

L’individualisme, l’intolérance et le manque de dialogue,

diminuent le processus de mondialisation parce qu’ils favorisent

l’appauvrissement culturel.

Sans aucune doute, le dialogue interculturel n’est pas la solution à

tous les problèmes, mais, en allant contre les stéréotypes

discriminatoires, c’ est un important instrument de prévention pour

d’éventuelles situations de conflits et une motivation fondamentale

pour la préservation des diversités.

En plus du dialogue interculturel, la diversité culturelle est aussi

très liée à d’autres facteurs qui lui permettent de se développer,

comme par exemple les langues, l’ éducation multiculturelle, la

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

112

liberté d’expression et une figure professionnelle fondamentale, le

médiateur. Ce dernier est indispensable pour favoriser l’intégration

culturelle à travers l’échange mutuel, en respectant l’égalité des

chances, les droits fondamentaux et les diversités existantes. Son

objectif est de créer un contexte communicatif dans lequel les

personnes de cultures différentes peuvent mieux communiquer et se

comprendre. Il travaille pour permettre la cohabitation des diversités

dans le même environnement. Cette importante figure

professionnelle est souvent entravée par différents facteurs, en

premier lieu, la difficulté naturelle de traduire en tenant compte du

déplacement d’un contexte culturel à un autre. Beaucoup de fois, les

médiateurs sont obligés à travailler avec des sujets hostiles et peu

collaboratifs, et ils ne doivent pas oublier d’avoir toujours la même

attitude neutre, sans se faire influencer. Le médiateur linguistique ne

doit pas se limiter a traduire ce qu’il écoute, mais il doit connaître

parfaitement la situation où il intervient, la conceptualiser, et

permettre que la rencontre entre les diversités génère la

compréhension et pas de conflits.

Sans aucune doute, le médiateur connaît plusieurs langues. Les

langues, écrites ou orales, sont l’expression la plus directe de la

culture d’un peuple et de la compréhension mutuelle. Promouvoir la

richesse de la diversité linguistique veut dire améliorer les

prospectives de communication mondiale. A ce propos, chaque

année le Conseil d’Europe75 et la Commission Européenne76 sensibilisent

tout le monde sur l’importance de la connaissance des langues pour 75 Le Conseil de l’Europe est une organisation gouvernementale instituée le 5 mai 1949 par le traité de Londres. Elle est la doyenne des organisations européennes, par le biais des normes juridiques dans les domaines de la protection des droits de l’homme, du renforcement de la démocratie et de la prééminence du droit en Europe. 76 La Commission européenne est, avec le Conseil de l'Union européenne et le Parlement européen, l'une des principales institutions de l'Union européenne.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

113

renforcer le plurilinguisme et le dialogue interculturel. En fait, le

multilinguisme est un des principes fondamentaux de l’Union

Européenne et, selon l’article 22 de sa Charte des Droits

Fondamentaux,77 les diversités culturelles et linguistiques sont des

éléments de richesse pour le

développement du patrimoine

culturel européen.

Après la grande vague

migratoire et l’expansion coloniale,

les schémas de communication

sont devenus plus vastes et ils sont

caractérisés par le multilinguisme et des capacités de compréhension

différentes. Alors comment est-il possible de communiquer avec

quelqu’un qui parle une langue différente ?

C’est à la traduction de combler les divergences linguistiques et

les incompréhensions dans une société multiculturelle. Pour traduction

on veut dire la compréhension et l’interprétation d’un texte dans une

langue et son expression dans une autre langue, en créant une

relation d’équivalence entre texte d’origine et texte final.

Tout cela ne serait pas possible sans une bonne éducation

multiculturelle à la base. Le premier pas à faire est celui de connaître

et de faire connaître les diversités mondiales et les facteurs qui les

ont rendues les causes de situations conflictuelles dans le passé. Il est

important de faire connaître les épisodes historiques pour mieux

77 La Charte des droits fondamentaux est une déclaration des droits adoptée le 7 décembre 2000 par l'Union européenne.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

114

comprendre l’importance de la bataille pour l’acceptation des

diversités. L’étude des phénomènes passés est certainement une

intervention visée à l’intégration culturelle. Toutefois, une

communication basée seulement sur les contenus historiques

pourrait tout classer comme un évènement lointain du quotidien. Au

contraire, contextualiser le discours dans une réalité plus tangible et

proche, favorise la compréhension. A ce propos, l’école a un rôle

important, parce qu’elle est le site éducatif par excellence, ainsi que

zone de médiation entre des cultures différentes. C’est exactement

de cet environnement que la formation interculturelle doit

commencer, en acceptant l’échange des idées et les

incompréhensions naturelles. En respectant les diversités culturelles

dans un environnement petit comme l’école, il sera plus simple

d’instruire une société entière sur la base des valeurs nobles comme

la tolérance et le respect.

Aussi la libre circulation des idées renforce la diversité culturelle.

En fait, l’échange d’informations, opinions et valeurs, ne serait pas

possible sans la liberté d’expression. L’histoire nous enseigne que la

manipulation des pensées a étouffé n’importe quel type de diversité

qui allait contre le modèle dominant imposé. Aujourd’hui, en tenant

compte des fautes du passé, on doit encourager la liberté

d’expression et d’opinion, exploitant le canal communicatif offert

par la mondialisation, pour garantir le développement et la

sauvegarde des diversités.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

115

III. LE MULTICULTURALISME : ANALYSE DE LA

SITUATION AUSTRALIENNE

Avant de parler de la figure professionnelle du médiateur,

j’analyserai un facteur qui est à la base de l’environnement où le

médiateur travail : le multiculturalisme.

On parlera spécifiquement de la situation en Australie sur la base

d’une expérience vécue en première personne en 2010.

On vous montrera les différentes cultures qui habitent Melbourne

et les étapes historiques que l’Australie a entrepris et entreprend

encore pour atteindre une juste politique d’intégration.

Le mot multiculturalisme a eté utilisé pour la première fois au

Canada et aux États-Unis, pour se diffuser successivement en

Europe et dans le reste du monde. Un pays comme l’Australie, qui

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

116

peut être considéré le berceau de l’intégration ethnique et culturelle

pour la variété d’ethnies qui l’habitent, a dû combattre contre la

xénophobie et le racisme pour atteindre, dans les années 1990, une

politique encline au multiculturalisme, quand environ 20% de la

population était d’origine étrangère. Auparavant, le rapport entre

colonisateurs et migrants fut souvent hostile, ainsi que celui avec les

aborigènes, les premiers

habitants australiens.

Finalement,

entre 1972 et 1975, on

arriva à une politique

multiculturelle

qui prévoyait l’adoption de

mesures contre la

discrimination,

la reconnaissance

des droits à la terre des aborigènes, et le soutien aux ethnies les plus

défavorisées par l’État. Ce but important gagne du poids législatif en

1975 avec la mise en place du Racial Discrimination Act qui interdit

n’importe quel type de discrimination.

La première fois que les mots société multiculturelle furent utilisés

dans une déclaration politique officielle du gouvernement australien,

fut à l’ occasion du discours de 1973 intitulé A multicultural society for

the future , prononcé par le ministre pour l’Immigration All Grassby.

D’un coté le multiculturalisme a trouvé des partisans, mais, de

l’autre coté il avait eté critiqué pour crainte d’une augmentation de

l’immigration pendant des périodes de crise économique. Selon

quelqu’un il représenterait une menace pour l’unité nationale et les

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

117

valeurs traditionnelles, mais comme on a dit dans les chapitres

précédents, il est suffisant d’encourager le dialogue interculturel sur

la base du respect mutuel entre des éléments différents, pour

permettre que le multiculturalisme favorise des intégrations et

empêche des situations conflictuelles.

L’état du Victoria est l’exemple parfait de l’évolution de la

politique multiculturelle australienne, parce qu’il a accompli des

actes très importants

visant à atteindre un

système multiculturel

intégratif.

Les principes du

multiculturalisme dans

le Victoria sont gardés

dans le Multicultural

Victorian Act 2004,

mais le cadre législatif

de l’État à l’appui du

multiculturalisme comprend aussi d’autres actes parmi lesquels Equal

Opportunity Act , Racial and Religious Act, et Charter of Human Rights and

Responsabilities.

Le 14 mars 2009, le gouvernement du Victoria a lancé une

nouvelle déclaration de la politique multiculturelle, après un procès

de consultation basé sur les thèmes de l’amélioration des parités, à

travers le soutien des droits de l’homme, en favorisant la diversité

culturelle, religieuse et linguistique, en renforçant l’unité et

l’harmonie communautaire.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

118

Une étape très importante pour l’évolution de la politique

multiculturelle australienne, et donc aussi victorienne, remonte à il y

a peu d’années et c’est la rédaction du rapport Multicultural

Australia :united in diversity , qui confirme une nouvelle fois

l’engagement du gouvernement dans

la New Agenda for Multicultural

Australia du 1999 . L’analyse des

quatre points principaux de cette

politique, constitue la clef de chaque

société multiculturelle, parce qu’ à

travers la responsabilité, le respect, la

parité et les avantages pour tout le monde, on souligne l’objectif

primaire du gouvernement australien, c’est-à-dire construire une

société unie par un avenir partagé, sur la base de la diversité

culturelle, à travers l’engagement des institutions démocratiques et

des citoyens.

III.1. Melbourne : arc-en-ciel multiculturel

La caractéristique de l’Etat australien du Victoria est la diversité,

ainsi que pour sa capitale Melbourne qui aujourd’hui est la deuxième

ville du pays pour extension.

Sa croissance rapide eut l’impulsion fondamentale en 1850, grâce

à un fort afflux d’immigrés qui cherchaient leur chance dans le

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

119

minières d’or du Victoria, en causant une explosion démographique

énorme lorsque les chercheurs décidèrent de s’établir dans la ville.

Aujourd’hui Melbourne est l’accueille des personnes qui

viennent de 140 pays différents, arrivées par quatre vagues

migratoires principales. Pendant les dernières années, un grande

nombre d’étudiants du monde entier a contribué à augmenter le tissu

multiculturel de Melbourne. C’est une ville qui accueille les

changements, mais respecte le patrimoine historique, qui célèbre la

diversité, mais partage le sens commun de la tradition, en aspirant à

un avenir riche et pacifique. Sa communauté, très diversifiée,

comprend des personnes qui viennent de la Somalie, Corée du Sud,

Chine, Royaume Unis, Vietnam, Italie, Inde, Grèce, Japon et

beaucoup d’autres pays.

Le quartier de Lygon Street et la Chinatown de Melbourne, la plus

ancienne de l’Australie, ne sont que quelques unes des zones dans

lesquelles il y a les traits typiques d’une culture spécifique émigrée à

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Melbourne, en lui donnant le juste surnom d’indiscutable centre

culturel international, où une très grande variété de traditions,

origines et coutumes cohabitent dans le même territoire.

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IV. LE MÉDIATEUR DANS LA SOCIÉTÉ

MULTICULTURELLE

Pour comprendre et communiquer avec quelqu’un culturellement

différent par rapport à nous, on a besoin de prendre en

considération les éléments verbaux et non verbaux de la

communication. Le moyen à travers lequel le médiateur établit un

pont entre les différences est la communication interculturelle, qui

ne se focalise pas seulement sur le langage verbaux, mais aussi sur le

langage du corps, qui souvent est considéré universel et cause des

malentendus.

Faire partie

de la

dimension

interculturelle,

comme le

médiateur,

veut dire

croître au

niveau

personnel. Cela en fait ne signifie pas oublier ses propres valeurs,

mais ça veut dire connaître d’autres personnes et cultures, en

respectant les diversités qui ne sont pas immorales selon nos

standards.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Comme on a eu l’occasion de dire plusieurs fois dans cette thèse,

la vague migratoire moderne a contribué à l’augmentation des

liaisons interculturelles et linguistiques dans le monde entier. Les

médiateurs sont les acteurs principaux dans cet environnement

multiethnique, et leur profession a eté aidé par des lois nationales et

régionales en Italie.

Les données dont on parlera se réfèrent à l’Italie, spécifiquement

à une Conférence qui a eu lieu à Rome en 2009, et ils sont une

preuve de l’importance des médiateurs dans beaucoup de secteurs.

Selon les règles ministérielles italiennes, la législation de l’école a à

faire avec la médiation interculturelle, non seulement pour l’accueil

des étudiants étrangers et le rapport entre eux et leur famille, mais

aussi en ce qui concerne la motivation pour une éducation

multiculturelle.

Dans le secteur sanitaire, il y a d’ importantes directives pour les

médiateurs interculturels sur la prévention, l’assistance sanitaire et la

rééducation. On veut donner à ce rôle beaucoup de valeur, en

soulignant son importance dans l’élimination des barrières culturelles

qui empêchent l’assistance sanitaire et la réinsertion de l’offre

sanitaire dans la sphère interculturelle.

Au niveau judiciaire, l’intervention des médiateurs dans les

systèmes de détention est très requise, en faveur des prisonniers

étrangers, aussi à travers des conventions avec les autorités locales

ou des associations de bénévolat.

À partir des paragraphes précédents, il est évident que la figure

professionnelle du médiateur interculturel s’est développé beaucoup

dans tous les secteurs pendant les dernières années, en acquérant une

importance remarquable en termes de prévention, lutte contre les

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

123

conflits, promotion des attitudes non discriminatoires et soutien de

l’égalité des chances.

Mais comment peut-on devenir médiateur ?

En Italie, au niveau régional, beaucoup de cours pour devenir

médiateur interculturel sont organisés. Mais l’haute diversification

concernant ces cours, souligne le manque d’homogénéisation dans

les standards formatifs, parce que certains comprennent 150 heures

de formation, tandis que d’autres arrivent jusqu’à 1200 heures, avant

de donner le titre de médiateur aux étudiants.

Donc, on comprend l’importance de donner une définition

spécifique à la profession du médiateur interculturel pour

reconnaitre son importance aussi au niveau professionnel.

La plus récente définition de médiateur interculturel indique une

personne ou un groupe institutionnel en faveur de l’intégration à des

niveaux différents (santé, éducation, administration, justice) dans une

perspective interculturelle, promouvant le dialogue parmi des

cultures différentes.

En Italie, le thème de la médiation interculturelle visée à

l’intégration et à la promotion de la diversité dans une loi nationale, a

eté introduit pour la première fois le 6 mars 1998.

En ce qui concerne le développement de cette profession

interculturelle, il est important de faire référence aux règles qui

permettent l’institution de certaines classes de licence, qui

comprennent aussi celle de la Médiation Linguistique, grâce à

laquelle des personnes étudient pour travailler dans des secteurs

différents en termes de médiation interculturelle.

Mais quelles sont les compétences du médiateur interculturel ?

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Le médiateur interculturel doit promouvoir l’intégration dans la

société du citoyen immigré, en aidant le pays local et l’immigré. Sa

priorité est cela de mettre en valeur la culture d’origine du citoyen et

cela de la société qui l’héberge, sans endommager leurs droits.

Cette importante figure professionnelle doit collaborer avec les

autorités ou les travailleurs publics et privés, dans le cas où une

situation difficile due au manque de compréhension a lieu. En fait,

son intervention vise à éviter n’importe quel type de malentendu

causé par des codes culturels différents.

Pour cette raison le médiateur doit bien connaître les codes

culturels et éthiques des cultures avec lesquelles il travaille, en

utilisant ses excellentes capacités communicatives.

En considérant les nombreuses taches auxquels il doit faire face,

le médiateur doit développer un grand sens de responsabilité et

autonomie pendant sa période de formation professionnelle.

Le contexte où il/elle travaille est généralement constitué par les

services publics et privés en contact direct avec les personnes, c’est-

à-dire les bureaux d’immigrations, les tribunaux, les prisons, les

services sanitaires, les écoles etc. …

La demande croissante des médiateurs culturels dans chaque lieu

de travail, souligne la nécessité de trouver des solutions pacifiques en

cas de difficulté, en évitant des épisodes marqués par le racisme et la

xénophobie.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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CONCLUSIONS

Cette thèse universitaire a cherché à souligner l’importance de la

diversité culturelle et du multiculturalisme, en relation à la société

moderne mondialisée.

Cette analyse vise à présenter l’environnement où le médiateur

interculturel travaille, étant considéré une importante figure

professionnelle en termes d’intégration sociale.

Au début de la thèse, on a dit que la mondialisation, seulement si

elle est bien exploitée, pourrait être un excellent stimulant pour la

cohabitation de n’importe quel type de diversité.

Pendant la recherche, on a analysé un environnement culturel

spécifique où la diversité est la caractéristique principale, en étudiant

des actes législatifs et le profil culturel d’une ville en particulier.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

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Le chapitre final du travail a donné de l’importance à l’acteur

principal du théâtre constitué par les éléments décrits dans les

chapitres précédents.

Tous les facteurs examinés dans les chapitres, c’est-à-dire

diversité culturelle, multiculturalisme, mondialisation et médiation

interculturelle, sont les pièces d’un puzzle unique qui dépendent l’un

de l’autre. En les analysant selon ce qui a été dit au cours de cette

thèse, ils peuvent constituer un instrument important pour le

développement, la cohésion sociale et le bien-être de tout le monde.

En conclusion, on espère que cette thèse sera une petite

contribution pour répondre aux questions fréquentes sur la diversité

et sur l’importance d’une figure professionnelle toujours plus

requise.

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SITO DEL BLOG

http://martinafratoni.wordpress.com

BIBLIOGRAFIA

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inglese/inglese/italiano.

Diversità culturale e multiculturalismo: la figura del mediatore linguistico, culturale e interculturale

132

RINGRAZIAMENTI

Dopo tre anni in cui le parole d’ordine sono state impegno, studio,

lavoro e puntualità, ho con grande gioia raggiunto questo traguardo

importante.

Ringrazio di cuore la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e non

ha mai smesso di credere in me e che, da sempre, mi ha educato al

rispetto delle diversità, facendo nascere in me la passione per le lingue

straniere.

Un ringraziamento grande va a mia sorella Federica, pronta ad

aiutarmi e sopportarmi nei momenti in cui ho più bisogno.

Grazie a tutti i miei professori che, nel corso del mio cammino

universitario, hanno fatto in modo che la mia curiosità per le lingue

aumentasse ancor di più.

Ringrazio in particolar modo la professoressa Bisirri, nonché

direttrice dell’Istituto e mia relatrice per la lingua italiana, perché mi ha

seguito passo dopo passo nella stesura della tesi, consigliandomi al

meglio. La ringrazio per la versatilità, molteplicità e validità dei suoi

insegnamenti, che mi hanno fatto crescere a livello scolastico e

professionale.

Un altrettanto sentito ringraziamento va ai miei correlatori per la

lingua inglese e francese, la professoressa Marilyn Scopes e la

professoressa Tiziana Moni, che mi hanno supportato sia nella stesura

della tesi, sia nel mio percorso universitario, insegnandomi le tecniche

d’interpretariato e traduzione e trasmettendomi la passione per questi

settori.

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Ringrazio la professoressa Claudia Piemonte, che mi ha assistito

nella realizzazione della parte multimediale della tesi e mi ha fatto capire

l’importanza di programmi informatici utilissimi, che prima non ero in

grado di utilizzare.

Grazie ai miei piccoli allievi in piscina, perché il contatto con loro è

l’insegnamento di vita più grande. Grazie ai loro capricci, abbracci e alle

soddisfazioni che mi regalano, sono cresciute la mia personalità e la mia

capacità organizzativa in ogni ambito.

Ringrazio i miei amici universitari, alcuni dei quali sono entrati a far

parte della mia vita quotidiana. Con loro ho condiviso momenti di

studio e di divertimento che porterò sempre con me. Grazie per

l’esperienza in Australia che, per merito vostro, non dimenticherò mai.

Un ringraziamento speciale va ai miei amici di sempre, con i quali

sono cresciuta e non ho mai smesso di ridere, anche nei momenti più

difficili.

Un particolare ringraziamento va all’amica che più di tutti mi ha

insegnato a non aver paura di mostrarmi per come sono, senza mai

reprimere le mie emozioni, e che, con la sua forza e determinazione

anche nei momenti più tristi, ha fatto in modo che anche la mia

determinazione aumentasse. Non faccio nomi ma sono certa che lei

capirà.

Un ringraziamento pieno d’amore va alla persona che da quasi un

anno mi è vicina, in ogni momento e luogo, sopportandomi e

apprezzandomi per come sono. Grazie dei bei momenti che mi regali e

grazie per essermi vicino e farmi da spalla sempre.

Infine, un ringraziamento va a tutti voi che leggerete o darete

semplicemente un’occhiata alla mia tesi, carpendo l’importanza che ho

cercato di dare alle mie parole. Grazie!

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