Scuola secondaria di I grado D. Scinà Classe I A Percorso multimediale LIM Palermo Arabo –...

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Scuola secondaria di I grado “D. Scinà” Scuola secondaria di I grado “D. Scinà” Classe I A Classe I A Percorso multimediale LIM Percorso multimediale LIM Palermo Arabo – Normanna Anno Scolastico 2009-2010 Prof.ssa Lo Presti Vincenza Prof.ssa Vernaci Maria Concetta

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Scuola secondaria di I grado “D. Scuola secondaria di I grado “D. Scinà”Scinà”

Classe I AClasse I A Percorso multimediale LIMPercorso multimediale LIM

Palermo Arabo – Normanna

Anno Scolastico 2009-2010Prof.ssa Lo Presti Vincenza

Prof.ssa Vernaci Maria Concetta

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Il percorso è stato svolto nella classe I sez. A nell'A.S. 2008/2009

dalle docenti Lo Presti Vincenza e Vernaci Maria Concetta.

L'obiettivo principale era quello di promuovere negli alunni la conoscenza, attraverso l'uso delle

nuove tecnologie (computer, LIM), del patrimonio culturale della Palermo arabo-normanna.

Gli alunni, divisi in gruppo e posti in assetto laboratoriale, guidati dalle insegnanti, hanno lavorato

su testi sia cartacei sia in formato digitale e, con l'ausilio della Lim, hanno confrontato i risultati

delle loro ricerche sulla storia della città di Palermo e, in particolare, sul periodo arabo- normanno,

sui monumenti, sulla cucina, sulle parole di uso quotidiano di chiara derivazione araba.

I lavori dei singoli gruppi di alunni, costituiti da brevi testi e immagini, sono confluiti in un unico

documento multimediale. Il percorso è stato svolto da tutti gli alunni, perché l'assetto laboratoriale

e la distribuzione dei diversi ruoli nei gruppi di lavoro ha permesso ad ogni alunno di dare il suo

contributo. Fondamentale è stato il supporto multimediale offerto dalla Lim che, commessa alla

rete Internet, ha permesso l'immediatezza delle ricerche, il salvataggio dei dati e la produzione

degli elaborati finali.

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STORIA DI PALERMOSTORIA DI PALERMO

• La città di Palermo è il capoluogo della Sicilia, Regione autonoma istituita nel 1947, ed è adagiata tra il mare e il promontorio di monte Pellegrino, sulle cui pendici l’uomo comparve sin dal Paleolitico; infatti essa è stata da sempre culla delle più antiche civiltà e crocevia di culture fra Oriente e Occidente. Il primo popolo ad apprezzare la Palermo naturale fu quello dei Fenici, nell’VIII sec. a.C. che si stanziarono nella parte più antica della città,tra i fiumi Kemonia e Papireto. Le origini di Palermo si fanno infatti risalire tra l’VIII e il VI secolo a.C., proprio all’epoca della colonizzazione. Nel 254 a.C. arrivarono i Romani e nei secoli successivi la città, chiamata “ziz” (splendida), assunse un ruolo di grande prestigio in tutto il Mediterraneo: sviluppa industrie, commerci e diventa un importante centro culturale. La città vide sempre l’avvicendarsi di popoli diversi: i Vandali, gli Ostrogoti, i Longobardi e i Bizantini, finché non arrivarono gli Arabi che la abbellirono: nasceranno infatti capolavori come la Cappella Palatina e il duomo di Monreale, la Zisa, la Cuba, il Castello di Maredolce, nonché bellissime moschee, splendidi palazzi e i popolosi mercatini. Palermo nel 948 fu eretta capitale di uno Stato autonomo.

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L’area occupata dalla città era quella della Paleopoli, la città fortificata, che oggi è il cuore antico di Palermo. Dopo la dominazione araba, nel 1072, Roberto II il Guiscardo otteneva l’Isola e, nel 1130, Ruggero II il Normanno, veniva incoronato re di Sicilia, con lui tutti i suoi successori fino ad arrivare al magnifico Guglielmo II. Sotto il dominio Normanno, fino a Federico II, figlio di Enrico e Costanza, raggiunse il suo massimo splendore: egli diede vita alla scuola poetica siciliana dalla quale nascerà la lingua italiana. Nel 1266 sull’isola arrivarono gli Angiò: il loro prepotente mal governo sfociò nel 1282 nella rivolta del Vespro che agevolò il passaggio del potere agli Aragonesi. Fu allora che delle potenti famiglie feudatarie furono capaci di innalzare degli splendidi palazzi (ad esempio palazzo Chiaramonte). Nel 1734 i Borboni, riuscirono a fortificarne i confini e ad ampliarla fino al porto. Nel XX secolo l’espansione di Palermo proseguì fino a nord raggiungendo Mondello. Molto importante è, anche, il centro storico, che conserva ancora oggi i bei palazzi dell’epoca.

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• Quando gli Arabi si impadronirono della Sicilia dovettero scegliere una capitale e scelsero Palermo. Sotto di loro la città conobbe uno dei suoi tanti periodi di splendore. Gli Arabi, pur rispettando la viabilità precedente, che ruotava attorno al Cardo Maximus (corso Vittorio Emanuele) e al Decumanus Maximus (via Maqueda), divisero la città in 5 quartieri:

• 1: Il Cassaro (Al Qars) che i Normanni chiamarono Ballarm (oggi Ballarò).• 2: La Kalsa (al-Khalisà), oggi piazza Marina. • 3: Il rione degli Schiavoni (Harat- as-Saqaliba), dal porto verso via Cavour. • 4: Il rione della Moschea (Harat -al-Masgid). • 5: Il quartiere Nuovo (Harat –al-Gradide) o degli Ebrei, era la zona commerciale

della città con botteghe, macellai, droghieri, sarti, cambiavalute ecc…• Racconta Idrisi, un importante viaggiatore musulmano, che nel centro cittadino,

corrispondente al Cassaro, ci fossero trecento moschee, come a Cordoba in Spagna; che Palermo avesse una splendida riviera, un territorio urbano ricco di vigne e frutteti e che le abitazioni fossero immerse nel verde lussureggiante di un’infinità di meravigliosi giardini.

• Il limite settentrionale della città era segnato dal fiume Papireto, che sfociava in mare nel porto cittadino, la Cala; a sud scorreva il fiume Kemonia, il cui nome deriva da quello di un mercato che gli arabi chiamavano al-Kammunnyà, cioè “cumino”, una spezia molto usata nella cucina araba. L’area oggi corrisponde a Casa Professa.

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• I Normanni si sostituirono agli arabi nel 1091, quando Ruggero I d’Altavilla li sconfisse dopo una lunghissima guerra. Ma gli Arabi non furono scacciati bensì convissero e collaborarono con i Normanni dando vita ad un periodo di splendore, visibile ancora oggi nelle architetture di quell’epoca.

• Nasceranno così il Ponte dell’Ammiraglio, voluto da Giorgio di Antiochia, capo della flotta del re, che serviva a superare il fiume Oreto, successivamente deviato per conservarne la struttura.

• Il più grande monumento costruito da Ruggero è il Palazzo dei Normanni, il castello arabo che il re non volle distruggere ma che trasformò nella sua reggia. Qui si può vedere la meravigliosa cappella privata della famiglia reale: la Cappella Palatina ricoperta da bellissimi mosaici e con un soffitto ligneo dipinto. Tantissimi furono i “giardini paradiso”, il Genoardo (Jannat-al-ard), in cui fiorirono splendidi edifici come la Cuba o la Zisa, in cui il re amava trascorrere le calde giornate estive.

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“El Aziz” in arabo vuol dire nobile, splendida, così doveva apparire l’imponente edificio della Zisa. La Zisa fu iniziata nel 1165 da Guglielmo I il Malo, figlio del grande Ruggero II, il fondatore della dinastia normanna in Sicilia, e ultimata (1167) da Guglielmo II il Buono. Essa è non solo il luogo di riposo del re ma rappresenta anche la sua forza. Ampi spazi erano adibiti all’harem del sovrano. I magnifici giardini, detti anticamente il “Genoardo” (il Paradiso sulla terra) che circondavano l’edificio, sono ora popolati da edifici più alti del palazzo stesso. •Al piano terra del palazzo si apre la grande Sala della Fontana, nella quale il sovrano riceveva la sua corte, decorata con al centro da una particolare fontana di marmo e in alto con semicupole decorate da muqarnas.•Celebre il dipinto della volta che i popolani chiamavano “I diavoli della Zisa” .

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E’ un grandioso complesso, incontro di vari stili. Eretta nel 1185, fu rimaneggiata nei secoli XIV, XVI e soprattutto dal 1781 al 1801, quando Ferdinando Fuga aggiunse la discordante cupola e trasformò l’interno. Sulla piazza, si apre un grande portico, eretto nella seconda metà del 400, a tre arcate ogivali e con frontone intagliato a minuti arabeschi, che precede un ricco portale gotico (ingresso abituale) del 1426, sormontato da un mosaico (Madonna) della fine del 200. All’interno si trovano le famose tombe imperiali e reali, maestose e semplici urne di porfido; sono le tombe di Enrico IV, Federico II, l’imperatrice Costanza e Ruggero II. Nella Cappella, la famosa urna argentea (1631) che racchiude le reliquie di S. Rosalia, patrona della città. All’interno è possibile visitare il tesoro che raccoglie oreficerie, smalti, paramenti sacri e, particolarmente importante, la tiara d’oro di Costanza D’Aragona, moglie di Federico II.

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Il Palazzo dei Normanni, o Palazzo reale, è uno dei più importanti monumenti di Palermo. Esso fu costruito dagli Arabi nel IX secolo nel luogo in cui, probabilmente, vi era una fortezza trasformata in un sontuoso palazzo, fino a quando Federico II ne fece il centro, non solo politico, ma anche artistico dell’impero. A metà del XIII secolo, col declino della dinastia Sveva, anche Palermo iniziò il suo declino e il palazzo fu abbandonato. Solo nel 1555 i Vicerè spagnoli decisero di farne, ancora una volta, sede del governo. Nel 1921 iniziarono studi e lavori volti a ritrovare la struttura originaria che, ad eccezione della Cappella Palatina, della Torre Pisana e della sala di Ruggero, si persero con le molteplici sovrapposizioni.

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La Cappella Palatina

• La Cappella Palatina, nel Palazzo dei Normanni, riassume sia nell’architettura che nella decorazione musiva le differenti tendenze religiose presenti nell’Isola e mantenute da Ruggero II. Le componenti arabe sono presenti nel famoso soffitto in legno formato da mille alveoli intagliati nell’ anno 1131 da maestranze orientali e costituiscono l’esempio più antico di muqarnas. Essi alleggeriscono le nicchie scavate nel soffitto decorate con pitture in cui la figura umana si fonde con quella simbolica degli animali e di motivi astratti. L’unione di riti diversi è data dalla rappresentazione di due Cristi, quello nella cupola benedice tenendo le dita in basso secondo la simbologia greca; il Cristo Pantocratore dell’ abside ha le dita rivolte verso l’alto secondo il rituale latino. La figura del Cristo dietro il trono è legata al culto divino del re, visto anche come sacerdote.

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S. Giovanni degli Eremiti

• Uno dei monumenti più pittoreschi e caratteristici della Palermo normanna, fatto erigere da Ruggero II nel 1132. Prima di entrare nella chiesa nella chiesa si deve percorrere il piccolo giardino, dall’atmosfera “magica”. L’edificio è semplice e squadrato , è accompagnato da un campanile a monofore con cinque cupolette colorate di rosso che sovrastano un’ architettura muraria semplice e compatta, dall’aspetto orientale. Nell’interno non vi sono decorazioni ma soltanto un suggestivo intreccio di ombre e luci creato dal raccordo tra le cupole e i muri perimetrali che avviene mediante archetti digradanti e nicchie angolari. Usciti dalla chiesa, si entra nel grazioso chiostro, del ‘200, su colonne binate.

• Del periodo arabo è la cisterna di raccolta delle acque antistante il chiostro.

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La cucina Araba• Una parola, un oggetto, un nome, un cibo che compare

sulla nostra tavola, sono le spie di popoli che hanno lasciato delle tracce profonde nella cultura di un popolo. Così accade per la nostra cucina dal “profumo arabo”.

• Basta mangiare un carciofo, spremere un limone o un’arancia, addolcire con lo zucchero una pietanza, preparare una buonissima parmigiana con le melanzane, insaporire la carne o il pesce con lo zafferano, ed ecco che il tempo non è mai trascorso!

• Queste e tante altre cose comparvero in Occidente grazie all’improvvisa espansione di un popolo che, avrà un ruolo importante nella storia: gli Arabi.

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Panelle e CrocchéIngredienti per 4 persone 500 gr di farina di ceci , 1 kg di patate, 2

mazzetti di prezzemolo tritato, 150 gr di parmigiano grattugiato, 1 litro d’olio per friggere, sale q.b.

Procedimento Per le Panelle: Prendete una pentola, versate

un litro d’acqua circa e ponetela sul fuoco lento. Unite a pioggia la farina di ceci, salate e mescolate continuamene fino ad ottenere un composto denso. Aggiungete il prezzemolo, quindi versate il composto su un piano di marmo, allargatelo in modo da ottenere una superficie di 3 mm di spessore. Fatelo raffreddare e tagliate a rettangoli. Friggete in abbondante olio di semi.

Per le Crocché: fate bollire le patate in abbondante acqua salata per circa 40 minuti scolatele, pelatele e passatele al setaccio unendo il parmigiano e il prezzemolo tritato. Friggete in abbondante olio di semi.

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Sarde alla PalermitanaIngredienti 800 gr. di sarde, olio, 120 gr. di pangrattato,

3 acciughe sott’olio, 40 gr. di uva passa e pinoli, prezzemolo, alloro, succo d’arancia

ProcedimentoDiliscate le acciughe. Tritatele con il

prezzemolo. Pulite bene le sarde lasciandole unite sul dorso. Accendete il forno a 180°. Rosolate il pangrattato in una padella con 3-4 cucchiai di olio, trasferitene circa due terzi in una terrina, aggiungete l’uva passa, i pinoli e il trito di prezzemolo e le acciughe; amalgamate bene, regolate di sale e farcite con questo composto le sarde. Disponetele sul fondo di una teglia, una accanto all’altra, intercalandole con mezze foglie di alloro. Infornate per 10/15 minuti e servite.

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Pasta coi BroccoliIngredienti½ chilo di pasta tipo “lungo”, 1 chilo di

broccoli (cavolfiore) puliti e tagliati a grossi pezzi, 1 cipolla, 4 acciughe, 2 cucchiai di pinoli, 1 cucchiaio di uva passa, 1 bustina di zafferano, 1 spicchio d’aglio schiacciato, 100 grammi di caciocavallo grattugiato, olio d’oliva extravergine. Sale e pepe q.b.

ProcedimentoLessate i broccoli in una pentola con

acqua bollente salata ed aggiungete lo zafferano. In un tegame fate imbiondire la cipolla tritata con un poco d’olio e aglio schiacciato. Scolatevi i broccoli, tagliatati a pezzi e rosolateli aggiungendo poi l’uva passa, i pinoli e le acciughe. Lessate la pasta e mescolatela ai broccoli. Servite a tavola spolverando il tutto con caciocavallo.

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Involtini SicilianiINGREDIENTI 50gr di sugna, 180gr di pan grattato, 200gr di

pecorino, 400gr di carne magra di vitello tagliata a fette sottili tutte uguali, 1 spicchio d’aglio, 2 cipolle bianche, 1 cucchiaio di pinoli, 1cucchiaio d’uva passa, olio d’oliva extravergine, sale e pepe q.b, alcune foglie di alloro.

PROCEDIMENTOSulla carne già tagliata e battuta spalmate la

sugna. Preparate l’impasto con la maggior parte del pan grattato, che avrete abbrustolito in padella, il pecorino, una cipolla tritata, l’ uva passa, i pinoli, sale e pepe. Adagiate sulla carne l’impasto, avvolgete le fettine su se stesse avendo cura di chiudere le estremità per evitare che il ripieno fuoriesca. Con uno spiedino infilzate gli involtini mettendo tra ognuno una foglia di alloro e una di cipolla. Oliateli e passateli nel rimanente pan grattato che avevate messo da parte. Gli involtini vanno cotti alla brace, ma se ciò non è possibile, si possono fare in forno o alla piastra.

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CaponataIngredienti• 8 melanzane Siciliane lunghe 400g, di salsa

di pomodoro, 250g di olive bianche di Castelvetrano in salamoia, 1 mazzetto di sedano, 150g di capperi salati, sottaceto , due cipolle, un mazzetto di basilico 40g zucchero ½ bicchiere d’aceto, sale olio d’oliva extra vergine q.b.

• Procedimento• Tagliate le melanzane a dadi senza

eliminare la buccia e lasciatele in acqua salata un’ora. Scolatele, asciugatele e friggetele in un tegame con olio abbondante tanto da coprile. A parte sbollentate il sedano, tagliato a pezzetti in acqua salata. Snocciolate le olive e mettetele per una decina di minuti in acqua calda. Nel frattempo avrete cucinato la salsa con i pomodori, le cipolle e il basilico. Fate rosolare in un tegame con poco olio le olive snocciolate, i capperi ed il sedano. Poi aggiungete la salsa di pomodoro e condite con l’aceto e lo zucchero. Versate nel tegame anche le melanzane e lasciatele insaporire per qualche minuto nel sugo a fuoco bassissimo. Servite la caponata fredda.

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Cannoli sicilianiIngredienti e dosi per 4 Persone.

150 gr farina, 15 gr. cacao in polvere, 20 gr burro, 1 uovo, 270 gr zucchero, 1 cucchiaio di Marsala, 1 cucchiaio di amido, 1 bicchiere di latte, 500 gr di ricotta fresca, zuccata, pezzettini di cioccolato, pistacchi, scorzette di arancia, zucchero a velo, olio d’oliva.

ProcedimentoPer la pasta: impastare la farina, il cacao, il

burro, l’uovo, lo zucchero ed aggiungete il marsala. Fate un impasto omogeneo e lasciatelo riposare per un’ora . Dopo di che spianatelo e ricavate dei quadrati di 12 cm di lato che avvolgerete diagonalmente attorno a tubi di latta e friggerete in olio abbondante. Appena le scorze saranno dorate staccatele dai tubi e riempitele con la ricotta passata al setaccio ed unita all’amido, al latte, allo zucchero, al pistacchio, alla zuccata e al cioccolato. Decorate ogni singolo cannolo con scorzette d’arancia candite e spolverate con zucchero a velo.

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Cassata sicilianaIngredienti400grammi di pan di Spagna, 500g r di ricotta,

300 gr zucchero, 50 g r di zuccata, 100 gr di cioccolato fondente, ½ bustina di vaniglia, 250 gr di pasta reale (per gli ingredienti vedi pasta di mandorla), colorante verde per alimenti.

ProcedimentoProcuratevi uno stampo a forma di cilindro

svasato di 6 cm. circa di altezza, 28/30 cm di diametro. Preparate il pan di Spagna e a parte preparate la ricotta, passatela al setaccio aggiungete lo zucchero, la vaniglia, il cioccolato, la frutta candita e mescolate bene. Spianate col matterello la pasta reale e tagliatela a piccoli rettangoli. Foderate lo stampo alternando la pasta reale al pan di Spagna, riempite con la ricotta e infine coprite con la glassa di zucchero. Decorate a piacere.

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La Lingua ArabaLa presenza degli arabi in Sicilia è visibile anche nella lingua. Molte, infatti, sono le parole siciliane di origine araba come anche i nomi dei luoghi (toponimi), per esempio: Racalmuto deriva dall’arabo Rahal-maùt, cioè “villaggio morto” , ma poi ci sono Gibilrossa, Gibilmanna, Mazara, Salemi, Marsala, e tanti altri. Anche il monte Etna (Mongibello), dato il suo aspetto imponente e la sua origine, veniva chiamata “el Gebel” cioè “la Montagna”. Nella lingua i prefissi qasr diventano cal in molte parole composte, ma anche qal’a, che significano entrambi “castello” o “rocca” e hanno dato origine ai toponimi Caltanissetta “Rocca delle donne”, Caltabellotta “Rocca delle Querce”, Calatafimi “rocca di Phimis o Eufemio” e, ancora, Caltagirone, Caltavuturo, Catalfaro, Calatasudemi, Calatubo, Calatrasi….Il lessico dialettale siciliano ricorda ancora la lingua araba, soprattutto molti termini legati alla vita della coltivazione dei campi, dell’irrigazione, della tecnica agricola che gli arabi insegnavano ai siciliani. Ricordiamo, fra i tanti vocaboli:

Siciliano Arabo

Favara Fawwara = getto d’acqua

Zzotta Sawat = pozza, avvallamento

Ain Ain = sorgente

Catusu Qadùs = fosso per lo scolo delle acque

Bbunaca Manaqi = giacca

Gebbia Gabìja = serbatoio per l’acqua

Saia Saquiyya = canale artificiale per irrigare

Uadi Wadi = fiume

Garraffu Garaf = ricco d’acqua