SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA -...

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a cura di Maria Ida P. Gulletta Erice 12-16 ottobre 2006 SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA Laboratorio di Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico LA SICILIA DELLE “IMMAGINI” NELLA CARTOGRAFIA STORICA (VI) CUORE E CONCHIGLIA, ROMBO E TRISCELE Il primo disegno conosciuto della Sicilia come elemento autonomo risale all‛Isolario di Cristoforo Buondelmonte (1420). Ma già l‛alto Medioevo rappresentava l‛isola nella sua centralità mediterranea, attraverso un molteplice immaginario cartografico. All‛VIII secolo appartiene la più antica carta dell‛Occidente latino, la mappa mundi di Albi, classificabile secondo la tipologia delle c.d. piante del Beatus: rettangolari, orientate ad Est, con l‛Oceano che circondava l‛ecumene a forma di ferro di cavallo ed il Mediterraneo al centro (fig. 1). Scopo di queste mappe era quello didattico ed illustrativo di testi storico-teologici, con perdita di finalità scientifica dal punto di vista cartografico: macroscopiche le incongruenze della mappa di Albi, con la Sardegna a Nord della Corsica, Creta a Nord dell‛isola di Cipro e la Sicilia di forma quadrata, forse indicativa di una quarta rotta marittima, insieme a quelle verso Africa, Grecia e Italia: la rotta verso l‛Oceano oltre le Colonne d‛Eracle. La Sicilia a forma di cuore rivela, invece, il fine teologico-filosofico della perduta mappa mundi di Ebstorf (Sassonia, 1223-1224), la più grande e completa mappa del mondo di età medievale il cui originale andò distrutto durante la seconda guerra mondiale (fig. 2). Caratteristica di questi mappamondi era la forma circolare orientata con l‛Est in alto, dominato da una iconografia sacra. Lo schema, detto a T-O, ripartiva il mondo nei tre continenti (Asia, Africa, Europa) secondo i due assi (T) formati dal Mediterraneo (verticale) con Mar Nero e Fiume Nilo (orizzontale). La Sicilia cuoriforme è collocata tra l‛Adriatico e la Sardegna a forma di piede, mentre Gerusalemme ed il Cristo risorto dominano al centro del mondo. Sempre circolare ed orientata ad Est verso un Giudizio Universale è l‛altra famosa mappa mundi, detta di Hereford (Inghilterra, fig. 3) con la Sicilia triangolare al centro del Mediterraneo, rivolta a Creta, riconoscibile per il Labirinto, e Naxos, “Sirena” dell‛Egeo. L‛orientamento della sagoma triangolare individua chiaramente l‛apertura dei tre promontori verso i tre principali itinerari marittimi. La cartografia postmedievale ha una storia diversa e diversa è la finalità delle mappe. L‛isola rivela la sua variegata identità attraverso cartigli che uniscono il gusto del pubblico, le richieste del committente, la personalità del cartografo. Un chiaro riferimento ad Afrodite, dea che segna le tappe del mito e della mitostoria della Sicilia, dalla lotta fra Eracle ed Erice, al passaggio di Enea, sino alla funzione propagandistica del santuario ericino è la Sicilia presentata come conchiglia nella carta di Pierre Duval (fig. 4); mentre l‛Europa di S. Muenster, rappresentata come regina (tiene in mano la Sicilia in forma di un globo sormontato da una croce, fig. 5) porta in sé un antico retaggio: la melothesia egiziana, assimilata dai Greci che classificavano il mondo secondo elementi appartenenti al corpo umano ed alle parti di questo facevano corrispondere costellazioni e segni zodiacali. Raffigurare i continenti tramite il richiamo a forme geometrico- anatomiche che consentissero la visione mentale del mondo a chi non poteva visitarlo diventa un classico della tradizione geografica greca e latina (Strabone e Plinio): la mappa di Muenster ha tuttavia un precedente diretto e molto vicino, l‛Europa di Opicino de Canistris, cartografo pavese (XIV secolo) autore di carte antropomorfe ispirate a finalità teologiche. La sua Europa ha le sembianze di una donna volta all‛Africa, dalla fisionomia maschile, ed è morsa al capo da un mostro, l‛Oceano Atlantico (fig. 6). Tra Europa ed Africa, il Mediterraneo raffigurato come un satiro (fig. 7). Poco frequente è infine nella cartografia “moderna” della Sicilia la presenza dell‛immagine che più fortuna ebbe in età antica (fig. 8): la triskeles. Il termine greco è poco attestato sia nella funzione aggettivale (a tre gambe) sia come sostantivo indicante un supporto di legno per poggiare gli scudi. Il simbolo delle tre gambe riunite intorno ad un nucleo centrale, spesso rappresentato come gorgone, venne assunto come tipo monetale dal basileus siracusano Agatocle per esprimere il possesso dell‛intera isola ed esportato in Magna Grecia nel suo disegno di unificazione, modellato ai grandi regni ellenistici (IV sec. a.C.); sarà però l‛età romana a sancire, attraverso iconografie parlanti della Sicilia-triscele, l‛identificazione geografica dell‛isola a tre punte. “Sicilia, natura et nomine Triquetra prima dicta ...” recita ancora il cartiglio della splendida mappa dell‛isola di modello gastaldiano, ma “vista da Roma” e capovolta, realizzata da Egnatio Danti per il ciclo geografico voluto da Papa Gregorio XIII nella Galleria del Belvedere in Vaticano (fig. 9). Se nessun dubbio sorge circa l‛identificazione geografica della Sicilia con il simbolo a tre gambe a partire da età romana, resta, invece, aperto il dibattito sulla presenza del simbolo su due vasi di produzione locale, databili al VII e VI secolo a.C. e rinvenuti in area geloo-agrigentina: Sicilia- triskeles perché già percepita tale in età arcaica, oppure Sicilia isola del Sole secondo la mitologia più antica e quindi - probabilmente - rappresentata con il simbolo del Sole, frequentissima iconografia mediterranea, presente specialmente a Creta e nell‛isola di Rodi, da dove venivano i colonizzatori dell‛area geloo-agrigentina? 4. Pierre Duval, Paris 1661. 5. Sebastian Muenster, 1544. 2. Mappamundi di Ebstorf, 1235 ca. 3. Mappamundi di Hereford, 1300 c. 6-7. Opicino De Canistris, 1330-135. 8. Anonimo, XVIII secolo. 1. Mappamundi di Albi, VIII sec. d.C. 9. Egnatio Danti, Roma 1581.

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a cura diMaria Ida P. Gulletta

Erice 12-16 ottobre 2006

SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA

Laboratorio di Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico

LA SICILIA DELLE “IMMAGINI” NELLA CARTOGRAFIA STORICA

(VI) CUORE E CONCHIGLIA, ROMBO E TRISCELEIl primo disegno conosciuto della Sicilia come elemento autonomo risale all‛Isolario di Cristoforo Buondelmonte (1420). Ma già l‛alto Medioevo rappresentava l‛isola nella sua centralità mediterranea, attraverso un molteplice immaginario cartografico.

All‛VIII secolo appartiene la più antica carta dell‛Occidente latino, la mappa mundi di Albi, classificabile secondo la tipologia delle c.d. piante del Beatus: rettangolari, orientate ad Est, con l‛Oceano che circondava l‛ecumene a forma di ferro di cavallo ed il Mediterraneo al centro (fig. 1). Scopo di queste mappe era quello didattico ed illustrativo di testi storico-teologici, con perdita di finalità scientifica dal punto di vista cartografico: macroscopiche le incongruenze della mappa di Albi, con la Sardegna a Nord della Corsica, Creta a Nord dell‛isola di Cipro e la Sicilia di forma quadrata, forse indicativa di una quarta rotta marittima, insieme a quelle verso Africa, Grecia e Italia: la rotta verso l‛Oceano oltre le Colonne d‛Eracle.

La Sicilia a forma di cuore rivela, invece, il fine teologico-filosofico della perduta mappa mundi di Ebstorf (Sassonia, 1223-1224), la più grande e completa mappa del mondo di età medievale il cui originale andò distrutto durante la seconda guerra mondiale (fig. 2).

Caratteristica di questi mappamondi era la forma circolare orientata con l‛Est in alto, dominato da una iconografia sacra. Lo schema, detto a T-O, ripartiva il mondo nei tre continenti (Asia, Africa, Europa) secondo i due assi (T) formati dal Mediterraneo (verticale) con Mar Nero e Fiume Nilo (orizzontale). La Sicilia cuoriforme è collocata tra l‛Adriatico e la Sardegna a forma di piede, mentre Gerusalemme ed il Cristo risorto dominano al centro del mondo. Sempre circolare ed orientata ad Est verso un Giudizio Universale è l‛altra famosa

mappa mundi, detta di Hereford (Inghilterra, fig. 3) con la Sicilia triangolare al centro del Mediterraneo, rivolta a Creta, riconoscibile per il Labirinto, e Naxos, “Sirena” dell‛Egeo. L‛orientamento della sagoma triangolare individua chiaramente l‛apertura dei tre promontori verso i tre principali itinerari marittimi.

La cartografia postmedievale ha una storia diversa e diversa è la finalità delle mappe. L‛isola rivela la sua variegata identità attraverso cartigli che uniscono il gusto del pubblico, le richieste del committente, la personalità del cartografo. Un chiaro riferimento ad Afrodite, dea che segna le tappe del mito e della mitostoria della Sicilia, dalla lotta fra Eracle ed Erice, al passaggio di Enea, sino alla funzione propagandistica del santuario ericino è la Sicilia presentata come conchiglia nella carta di Pierre Duval (fig. 4); mentre l‛Europa di S. Muenster, rappresentata come regina (tiene in mano la Sicilia in forma di un globo sormontato da una croce, fig. 5) porta in sé un antico retaggio: la melothesia egiziana, assimilata dai Greci che classificavano il mondo secondo elementi appartenenti al corpo umano ed alle parti di questo facevano corrispondere costellazioni e segni zodiacali. Raffigurare i continenti tramite il richiamo a forme geometrico-anatomiche che consentissero la visione mentale del mondo a chi non poteva visitarlo diventa un classico della tradizione geografica greca e latina (Strabone e Plinio): la mappa di Muenster ha tuttavia un precedente diretto e molto vicino, l‛Europa di Opicino de Canistris, cartografo pavese (XIV secolo) autore di carte antropomorfe ispirate a finalità teologiche. La sua Europa ha le sembianze di una donna volta all‛Africa, dalla fisionomia maschile, ed è morsa al capo da un mostro, l‛Oceano Atlantico (fig. 6). Tra Europa ed Africa, il Mediterraneo raffigurato come un satiro (fig. 7).

Poco frequente è infine nella cartografia “moderna” della Sicilia la presenza dell‛immagine che più fortuna ebbe in età antica (fig. 8): la triskeles. Il termine greco è poco attestato sia nella funzione aggettivale (a tre gambe) sia come sostantivo indicante un supporto di legno per poggiare gli scudi. Il simbolo delle tre gambe riunite intorno ad un nucleo centrale, spesso rappresentato come gorgone, venne assunto come tipo monetale dal basileus siracusano Agatocle per esprimere il possesso dell‛intera isola ed esportato in Magna Grecia nel suo disegno di unificazione, modellato ai grandi regni ellenistici (IV sec. a.C.); sarà però l‛età romana a sancire, attraverso iconografie parlanti della Sicilia-triscele, l‛identificazione geografica dell‛isola a tre punte. “Sicilia, natura et nomine Triquetra prima dicta ...” recita ancora il cartiglio della splendida mappa dell‛isola di modello

gastaldiano, ma “vista da Roma” e capovolta, realizzata da Egnatio Danti per il ciclo geografico voluto da Papa Gregorio XIII nella Galleria del Belvedere in Vaticano (fig. 9).

Se nessun dubbio sorge circa l‛identificazione geografica della Sicilia con il simbolo a tre gambe a partire da età romana, resta, invece, aperto il dibattito sulla presenza del simbolo su due vasi di produzione locale, databili al VII e VI secolo a.C. e rinvenuti in area geloo-agrigentina: Sicilia-triskeles perché già percepita tale in età arcaica, oppure Sicilia isola del Sole secondo la mitologia più antica e quindi - probabilmente - rappresentata con il simbolo del Sole, frequentissima iconografia mediterranea, presente specialmente a Creta e nell‛isola di Rodi, da dove venivano i colonizzatori dell‛area geloo-agrigentina?

4. Pierre Duval, Paris 1661.

5. Sebastian Muenster, 1544.

2. Mappamundi di Ebstorf, 1235 ca.

3. Mappamundi di Hereford, 1300 c.

6-7. Opicino De Canistris, 1330-135.

8. Anonimo, XVIII secolo.

1. Mappamundi di Albi, VIII sec. d.C.

9. Egnatio Danti, Roma 1581.