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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina CESDAE Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima - Gibellina - SECONDE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Gibellina, 22-26 ottobre 1994) ATTI I Pisa - Gibellina 1997

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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina

CESDAE

Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima

- Gibellina -

SECONDEGIORNATE INTERNAZIONALI DI

STUDI SULL’AREA ELIMA

(Gibellina, 22-26 ottobre 1994)

ATTI

I

Pisa - Gibellina 1997

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ISBN 88-7642-071-1

Volume realizzato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche

I

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LA CERAMICA ISLAMICA

(SECONDA METÀ X - PRIMA METÀ XI SECOLO)

DELLO SCAVO DEL CASTELLO DELLA PIETRA

(COMUNE DI CASTELVETRANO)

FRANCO D’ANGELO

Premessa

Prima di parlare delle ceramiche islamiche dello scavo delCastello della Pietra è indispensabile descrivere il sito su cui loscavo archeologico ha avuto luogo; ricercare le fonti storicherelative alle condizioni del sito nel Medioevo e nell’età moderna,e accennare alla realizzazione dei saggi di scavo. La descrizionedel sito e del materiale rinvenuto sono entrambi molto importantiperché l’attuale identificazione delle ceramiche islamiche dimostra che in realtà non è stato messo in evidenza soltanto unvillaggio protostorico con ceramica preellenica dell’Vili-VI sec.a. C. denominata “tipo elimo”, ma inconsapevolmente è statorealizzato anche uno scavo di archeologia islamica. Ciò si evidenziadal fatto che le ceramiche più recenti si presentano omogeneenella forma, eterogenee nelle decorazioni e assimilabili concertezza alle note ceramiche islamiche eseguite nella secondametà X - prima metà XI secolo, periodo in cui la Sicilia eragovernata dalla dinastia emirale kalbita a nome dei califfi Fatimitidell’Africa nordoccidentale.

i. La ricognizione del sito

Il primo argomento di questa comunicazione è quindi laricognizione che il sig. Giovanni Mannino, assistente principale

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della Soprintendenza Archeologica di Palermo, ha eseguito nel1971 sul luogo denominato Castello della Pietra, ricognizionecosì esauriente nel suo contenuto che si ritiene di poterla trascrivere nelle sue parti essenziali.

Il Castello della Pietra si trova nel comune di Castelvetrano(provincia di Trapani) al limite con la provincia di Agrigento.Domina a monte una stretta ansa del fiume Belice dalla cui focedista una decina di chilometri1.E una piccola roccaforte naturalecostituita da una spianata di calcare tenero, orlata da ogni parte daalte pareti precipiti assolutamente inaccessibili (tav. LXXVIII,1). Soltanto nel versante settentrionale, ove la parete è molto piùbassa, vi è ricavato un passaggio che è l’unico accesso alla rocca.La spianata ha forma romboidale con gli spigoli orientati neipunti cardinali (tav. LXXVII). Da N a S si allunga per m 250 ca.,e da E a O per m 150 ca. La superficie è di ca. rn2 4000. La partepiù alta è a N. culmina a m 114 s.l.nt: la palle più bassa è versoSO con un dislivello di m 25 ca. L’interramento sulla rocca è dirn 2 ca. verso SO. decrescente via via verso il bordo orientale ove.per una fascia di m 10-15 ca. affiora la roccia. Altra rocciaaffiorante è nella cuspide settentrionale2.

Nella parte più alta della rocca giacciono, sepolti dallavegetazione, cumuli di pietre e brevi tratti di muri appartenenti aduna costruzione probabilmente araba (tav. LXXIX, 1). Poco piùin basso, verso O, al limite con la parete precipite. vi sono dueampi vani scavati nella roccia, uno di m2 25 ca., l’altro con unasuperficie doppia, divisi da uno scalino di cm 90 (tav. LXXVIII,2). Entrambi i vani, lungo il lato orientale, hanno due scalini cheimmettono in altri ambienti dei quali si osservano tracce sotto lafitta vegetazione e forse si allungano fin sotto la costruzione di etàaraba (tav. LXXIX, 2). L’ambiente più grande presenta al centroun grande blocco risparmiato nello scavo, alto un metro ca. e conla superficie di m 1,10 x 1,30. L’alzata degli ambienti è un metroca. lungo il lato prospiciente il precipizio e di poco meno nel latoopposto. Intorno all’ambiente più piccolo vi sono sette grossebuche per pali di forma conica del diametro di cm 25-40. enell’angolo N una vasca, ricavata nella roccia. di ca. m2 I di

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superficie e cm 30 di profondità. Nel lato opposto del cocuzzolo,

ove è ricavato l’accesso alla rocca, vi sono parti di piccolecisterne scavate nel calcare con intonacatura a cocciopesto.

A S del cocuzzolo un profondo e largo fossato sbarra quasiinteramente l’accesso alla spianata. La spianata in questo punto èlunga soltanto una trentina di metri ed il fossato li occupa quasiinteramente per una larghezza massima di m 7-8 ca., lasciando unostretto passaggio. Nelle pareti del fossato vi sono diverse nicchie edipogei in uno dei quali sono incise delle palme. Nella parete piùbassa è visibile il fondo di una cisterna del diametro di m 6-7 ca.

Oltrepassato il fossato, sia verso sinistra che verso destra,nella roccia affiorante si osservano diverse buche per pali, unpozzetto del diametro di ca. m I parzialmente interrato e diversitagli. Altri tagli, praticati sempre nella roccia affiorante e che fannopensare ad angoli di ambienti, si trovano presso l’orlo orientale.Nella zona interrata, che è la più vasta (tav. LXXX, 1), si apronocinque cisterne di forma piuttosto globulare del diametro massimodi ca. m 4, profonde ca. m 5-6 e con bocca circolare di poco

superiore al metro. Nella stessa area si osservano gruppi di pietre,

veri e propri cumuli, fra le quali molte di natura esterna alla rocca3.Dunque sin dalla ricognizione del 1971 è abbastanza chiaro

che il sig. Mannino aveva individuato un sito con resti di ambienti

già ritenuti di età araba.

2. Le fonti in età medievale e moderna

Le fonti storiche di età medievale nel castello di Belice

sembrano avere inizio con una menzione nel libro di carattere

geografico denominato Le divisioni della terra redatto da ‘al

Muqaddasi prima del 988, anno della sua morte. In questo libro

l’autore dapprima annovera Belice tra le più importanti città e

castelli della Sicilia, successivamente afferma che Belice giace in

pianura4. Tuttavia, non è certo che il luogo indicato da ‘al

Muqaddasi riguardi realmente il castello di Belice in quanto la

lettura del toponimo è ritenuta incerta dallo stesso Amari.Un documento redatto nel 1093 in occasione della fondazio

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ne della diocesi di Mazara elenca alcune città e numerosi centriminori, con i territori a loro pertinenti, assegnate a quella diocesi,tra cui la località e le pertinenze di Belice5senza indicare tuttaviail numero effettivo dei residenti.

Il geografo arabo Idrisi, che scrisse la sua Geografia intornoagli anni 1140-1150, dapprima indica Belice come luogo notevole e punto di riferimento per le distanze tra Castelvetrano (Qasribn ManktTd) ed il Manzil Sindi; poi lo chiama forte castello(rocca) ben munito, e aggiunge infine che la rocca è afforzata didifensori6.Ma le notizie di Idrisi non sono mai di prima manopoiché gli erano suggerite da altri viaggiatori di età precedenteper cui a volte le sue descrizioni risultano poco attendibili.Tuttavia una cosa è certa: che ancora al tempo della descrizionedella Geografia di Idrisi si riteneva il castello di Belice un luogofortificato e di notevole interesse.

Pochi decenni dopo, durante la verifica dei confini del territorio della chiesa di Santa Maria Nuova di Monreale eseguita nel1182, nell’elencazione dei casali e dei castelli della magna divisalati, Belice è indicato come limite di confine e specificatamentesegnalato come luogo definitivamente disabitato7.

In conclusione: 1)la descrizione dei luoghi abitati dell’isolaredatta prima del 988 è incerta sulla lettura del toponimo Belice;2) il documento redatto nel 1093 non indica i residenti di Belice;3) la descrizione di Idrisi del 1140-1150 è poco attendibile suiluoghi a quel tempo ancora abitati; 4) il documento del 11 82 è ilsolo ad indicare il centro di Belice ormai deserto. Ciò induce aduna certa cautela nell’accertare il momento in cui la rocca diBelice venne definitivamente abbandonata perché solo l’ultimodocumento, quello del 1182, è esplicito in tal senso.

Come ultima e più recente notizia, desunta dalle pagine dellaPlatea della città di Castelvetrano compilata nel sec. XVIII, sitrascrive la descrizione del sito nella prosa settecentesca raccoltadal prof. V. Titone: «Pietrabelice è compresa nel feudo di Zangaradi lavorative salme 14, e di pascolo e sbalze salme 18. Vicino lariviera di Belice vi è il castello fabbricato nel piano isolato di un ertoe scosceso balzo, composto tal castello di un dammoso reale oggi

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chiamato Castello della Pietra. Ha tal castello l’ascenso e la salitad’un strettissimo e ben penoso calle, e vi sono anche cisterneincavate nelle dette balze8».Quest’ultima notizia fuga ogni dubbiosulla esatta denominazione del sito, negli anni progressivamentedenominato Belice. Pietrabelice e, infine. Castello della Pietra.

3. I saggi di scavo degli anni 1973 e 1974

È venuto il momento di parlare dei saggi di scavo sullasommità del luogo che furono eseguiti negli anni 1973 e 1974dalla dott.ssa E. Tomasello, dirigente archeologa, con l’aiutodell’assistente sig. C. Belluardo, in due aree distinte, una dica. m2120, l’altra di ca. m2 150.

Furono rinvenuti avanzi di abitazioni da attribuire all’insediamento dei colonizzatori greci e di un anteriore edificio indigenosemicircolare. Gli scavi rivelarono inoltre una continuità di vitadalla preistoria fino al Medioevo. L’archeologa lamenta che dagliArabi furono eseguite una serie di cavità circolari, che interessarono tutti gli strati, dal terreno superficiale fino alla roccia, poste ameno di cm 50 l’una dall’altra. Aggiunge infine che nelle cavitàfurono molto frequenti i rinvenimenti di brocche col filtro, di bacinie di scodelle invetriate e smaltate decorati con motivi policromi9.

L’archeologa pubblica alcuni esemplari di ceramica “tipoelimo” e una scodella medievale della metà del XIV sec.10.Quest’ultima ceramica suggerisce una temporanea occupazionedel Castello della Pietra tra il 1355 e il 1377 durante il periododelle lotte tra le fazioni dei nobili che sostenevano la causaaragonese e, dalla parte opposta, di altri nobili che chiedevanoun’autonomia politica e amministrativa, quest’ultima fazionechiamata “latina”. Questo periodo viene ora definito dei “QuattroVicàri” perché costoro avevano spartito l’isola in quattro zoned’influenza, in ognuna delle quali si producevano scodelle decorate con le tipiche armi delle più prestigiose famiglie dell’isola.

Una ricognizione al Castello della Pietra è stata effettuata nelmese di ottobre 1993 insieme con la dott.ssa G. Accardo e con laguida del dott. P. Ltissenheide per constatare lo stato dei luoghi

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e compiere una ricerca di superficie. Principalmente essa haindicato quanto fossero esaurienti le descrizioni della ricognizione fatta da G. Mannino nel lontano 1971.

La rocca è divisa in due distinte zone, divisione costituita daun profondo fossato, ora in parte riempito di pietre, che separa unazona minore a Ne una zona maggiore a S. Nella parte minore sonoi resti del castello dalle spesse pareti crollate e costituite dapietrame uniforme legato con abbondante malta bianca; poco piùin basso del Castello sono le camere scavate nella roccia e lebuche per pali ai loro bordi. Oltre il fossato invece si estende lagrande spianata meridionale punteggiata dalle grandi cisternecircolari e la superficie del pianoro è piena di frammenti diceramiche di epoche diverse:

1) frammenti di notevole spessore decorati con incisioni acerchi concentrici e linee tremolanti tipici dell’epoca cosiddettaelima;

2) sottili frammenti di pareti di forme aperte verniciate innero su entrambi i lati, di età greca;

3) sottili frammenti di pareti di forme aperte dipinte di rossonelle superfici esterne e di colore rosa nelle superfici interne, dietà romana;

4) grossi frammenti di tegole con incisioni perpendicolari, diepoca bizantina;

5) frammenti di tegole foggiate con argilla frammista apaglia e frammenti di forme aperte invetriate verdi su entrambi ilati, di epoca medievale;

6) un fondo di ciotola con rivestimento a lustro su entrambii lati, tipico della Spagna tardomedievale;

7) un orlo di piatto smaltato di bianco su entrambi i lati difattura seicentesca.

4. La ceramica islamica

Nel 1992 ho avuto il permesso, da parte della dott.ssa E.Tomasello dirigente archeologa a Catania, e da parte della dott.ssaC. A. Di Stefano in qualità di direttrice del Museo Archeologico di

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Palermo, di osservare le ceramiche del Castello della Pietra in questo

Museo conservate; per tale permesso sono a entrambe particolar

mente grato e pubblicamente ringrazio. In quella occasione ho

potuto constatare che, oltre alle eccezionali e interessanti ceramiche

“tipo elimo”, i saggi di scavo avevano restituito delle ceramiche

islamiche talmente significative da poter, coi pezzi più integri,

costituire una tipologia rappresentativa per forme e per decorazioni.

Le forme sono principalmente costituite da bacini o catini

cilindrici con orlo scanalato nel senso della circonferenza, pareti

cilindriche e cavità troncoconica; e da bacini emisferici con

bordo sottile leggermente piegato verso l’esterno.

La decorazione si suddivide in tre fondamentali gruppi:

1) con pennellate brune e verdi dello stesso spessore;

2) con tratti sottili in bruno e larghe pennellate in verde e in

giallo;3) con invetriatura monocroma verde.Quanto alla datazione di queste ceramiche, mancando rife

rimenti stratigrafici certi, mi sono riferito alla più attendibile

suddivisione cronologica che le studiose pisane G. Berti e L.

Tongiorgi hanno elaborato in seguito all’osservazione dei bacini

murati nelle facciate esterne delle più antiche chiese di Pisa

edificate tra la fine del X ed i primi dell’XI sec.11.

4.1. Ceramica decorata con pennellate brune e verdi dello

stesso spessoreTra le ceramiche del primo raggruppamento rientrano quei

bacini cilindrici decorati con motivi geometrici formati da cerchi,

triangoli, ovali, tracciati con tratti paralleli sulla superficie inter

na ed anche su quella esterna con pennellate dello stesso spessore,

disposte alternativamente con colore verde e con colore bruno,

infine uniformemente coperti di vetrina piombifera.La maggior parte del materiale prettamente islamico del

Castello della Pietra proviene da una serie di cavità non meglio

specificate. Da una di queste cavità, e precisamente la seconda,

proviene un frammento di bacino con orlo scanalato nel senso

della circonferenza, pareti cilindriche, cavità troncoconica, piede

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ad anello. L’impasto si presenta di colorito giallo grigio chiaro.La decorazione è espressa in verde e in bruno: le pareti cilindrichesono decorate con gruppi di barrette verticali espresse a colorialterni in bruno e in verde; lungo i fianchi troncoconici sonotracciati dei cerchi in colore bruno e anche in colore verde. Anchele pareti esterne sono invetriate e decorate con gruppi di barretteverticali in bruno e verde (tav. LXXXI, 1).

Per maggiore chiarezza del gruppo in argomento si richiamaalmeno un esemplare del bacino islamico rinvenuto nel sitoscavato da parecchi anni dall’ Istituto di Archeologia dell’ Università di Zurigo, ubicato sul Monte lato nel comune di Sancipirelloin provincia di Palermo. Durante la nona campagna di scavonell’agora greco-ellenistica fu messo in luce un muro del V sec.a.C. riusato da una casa medievale poggiante su di esso. Con lacasa era associato del materiale tra cui un bacino a pareti cilindriche,orlo segnato da scanalatura, fondo decorato con motivi ovaliconcentrici dipinti in bruno e sulle pareti dei motivi spiraliformiespressi col colore verde. Le pareti cilindriche esterne di questobacino sono dipinte invece con tratti verticali in bruno e in verde.Tutta la decorazione è dipinta sotto una vetrina incolore impura12.

Quanto all’esatta datazione di questo gruppo si richiama unbacino cilindrico posto sul fianco N della navata laterale della chiesadi San Piero a Grado in Pisa, che sull’orlo presenta una scanalaturaa metà, un ingrossamento all’esterno e fianco verticale. E decoratoin verde e bruno sotto vetrina incolore impura con motivi a triangolie spirali stesi a tratti a colori alterni. L’esterno è ricoperto della stessavetrina e decorato con segni a virgola e volute sul fondo13.

4.2. Ceramica decorata con tratti sottili in bruno e larghepennellate in verde

Il secondo gruppo di bacini cilindrici si distingue per unadecorazione eseguita non più a tratti uniformi come nel raggruppamento precedente, ma con dei sottili tratti tracciati in bruno acui sono aggiunte delle larghe pennellate di colore verde o giallo.

Dalla cavità diciannovesima dello scavo del castello dellaPietra proviene un bacino con il caratteristico orlo scanalato nel

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senso della circonferenza, fianco verticale e piede ad anello.

L’impasto è di colore giallo grigio chiaro con schiarimento super

ficiale; la decorazione sotto vetrina incolore con delle mezzelune

dipinte in bruno e in verde lungo il fianco, subito sotto il bordo; con

quattro grandi forme ovali allungate che convergono al centro

tracciate in bruno e dipinte con larghe pennellate in verde sul fondo;

con palmette tracciate in bruno e dipinte in giallo nei vuoti tra le

forme ovali. Dei brevi tratti sottili in bruno riempiono le zone

ancora rimaste vuote. L’esterno è completamente ricoperto della

stessa vetrina e decorato in bruno sui fianchi con delle linee

ondulate fin dentro l’anello del piede (tav. LXXXII).

Sempre per una datazione attendibile del gruppo in argo

mento si richiama un bacino simile a questo del Castello della

Pietra che si trova inserito sul fianco S della navata laterale della

chiesa di San Sisto a Pisa ritenuto dell’ultimo quarto dell’XI sec.

ed indicato come prodotto nordafricano’4.Durante la prosecuzione della ventunesima campagna di

scavo a Monte lato, nel complesso N dell’agora, si sono scoperti

dei bacini policromi, tra cui uno di forma cilindrica, orlo biforcato

e con decorazione con elementi ovali contornati in bruno e

riempiti in verde; il bacino è databile, per comparazione ad

analogo bacino della chiesa di San Piero a Grado a Pisa, alla prima

metà dell’XI sec.15.

4.3. Ceramica invetriata monocromaUn bacino cilindrico frammentato che merita di essere segna

lato per la sua decorazione monocroma verde lucida, presenta le

stesse affinità coi bacini precedenti, soprattutto nella sua forma

caratterizzata dall’orlo scanalato nel senso della circonferenza,

fianco verticale, piccoli gradini all’interno dell’anello del piede;

proviene dalla cavità diciassettesima dello scavo del Castello della

Pietra e presenta numerosi fori di sutura lungo la parete e il fondo.

L’impasto è di colore rosso mattone chiaro. L’esterno è completa

mente ricoperto della stessa vetrina verde (tav. LXXX, 2).

Pur non trovando diretto riscontro comparativo con le cera

miche delle chiese pisane, un bacino del tutto simile a questo

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monocromo rinvenuto al Castello della Pietra è posto nellamuratura absidale della chiesa di San Paragono a Noli in Liguria’6, chiesa e ceramica ritenute entrambe della metà dell’XI sec.

5. Considerazioni sulle ceramiche

L’osservazione di questi gruppi di bacini rinvenuti al castello della Pietra e soprattutto lo studio dei bacini delle chiese pisaneha ampiamente dimostrato che i bacini più antichi della fine delX - primi dell’XI sec. sono stati prodotti nell’area nordafricana,nella quale area viene compresa anche la Sicilia. La distinzionetra la produzione nordafnicana e quella siciliana è stata a volteevidenziata dall’argilla utilizzata che, nei prodotti siciliani, leanalisi mineralogiche o chimiche individuano in un impastocostituito da argille ferriche, rosso mattone, macroporoso, congrumi calcarei e assenza di mica’7.

Le ceramiche islamiche in argomento, come quelle del periodo successivo l’età islamica, presentano uno sbiancamento dellepareti superficiali simile ad un rivestimento d’ingobbio. In realtàanalisi di laboratorio hanno accertato che questa non èun’ingobbiatura esterna ma uno schiarimento più o meno pronunciato in superficie ottenuto mediante un processo di alimentazionedel forno con un’ azione riducente. Successivamente al processo inargomento la decorazione policroma era tracciata direttamentesulla superficie schiarita e sottoposta ad una seconda cottura18.

Alcune ceramiche islamiche qui esaminate sono rivestitecon vetrina bianca a base di silicato di piombo nella quale sonosospesi dei grani di quarzo macinato; sopra questa invetriaturabianca sono applicate le decorazioni anch’esse a base di silicatodi piombo ma prive di inclusioni di quarzo’9.

6. Cera,nica decorata con boli in giallo

Resta fuori dai raggruppamenti proposti un bacino a calottasferica con piccola tesa piana a sezione triangolare inclinataall’ esterno verso il basso proveniente dalla cavità trentaquattresima

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LA CERAMICA DEL CASTELLO DELLA PiETRA 461

dello scavo del Castello della Pietra. L’impasto è di colore giallo

grigio; la decorazione in verde e giallo su invetriatura al piombo

con grani di quarzo. Sulla tesa una serie di barrette in verde; sulla

parete in alto barre radiali ed angoli dipinti in verde e colorati con

boli in giallo; sul fondo un cerchio verde macchiato da boli in

giallo più consistente degli altri. L’esterno è ricoperto dalla stessa

invetriatura bianca (tav. LXXXI, 2). Come epoca dovrebbe

appartenere anch’esso alla seconda metà del X - prima metà

dell’XI sec.; come luogo di produzione dovrebbe essere stato

eseguito in una regione dell’Africa nordoccidentale.

Un esemplare di bacino integro, smaltato e decorato an

ch’esso con boli in giallo si trova a Pisa nella fiancata N della

navata laterale della chiesa di San Piero a Grado e rimane attestato

in esso un impasto nordafricano20.Un frammento di orlo di bacino decorato con un cerchio verde

punteggiato di boli in giallo proviene dagli strati superiori dello

scavo di Entella e precisamente dagli ambienti dell’area i del

pianoro della Rocca d’Entella nel comune di Contessa Entellina,

scavati dalla missione della Scuola Normale Superiore di Pisa21.

Conclusioni

Poiché non sono un archeologo professionista manifesto

l’invito a far riprendere due distinti tipi di ricerca: scavi sulla

sommità del castello della Pietra affiancando contemporaneamen

te specialisti diversi: uno classico che applichi la metodologia della

ricerca delle strutture antiche, ed uno islamico che sappia interpre

tare le strutture emergenti secondo le esperienze acquisite in questo

particolare settore medievale. L’altra ricerca andrebbe continuata

nei depositi del Museo Archeologico di Palermo dove le ceramiche

del Castello della Pietra sono conservate, ricostituendo tutte le

ceramiche islamiche del castello, sia quelle finemente decorate che

quelle di uso comune, per ottenere una migliore conoscenza degli

oggetti della prima metà dell’Xl secolo.

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Nom

G. MANNIN0, Appunti di ricognizioni archeologiche, SicA, IV, 16,1971,41-46,44 fig. 5; IGM 1:25.000, F. 265 1 NE. Valle Belice; long. 00, 26’,23”; Lat. 370, 39 49

2 Ibid.,43-44.lbid., 44-45.M. AMARI (a cura di), Biblioteca Arabo-Sicula, Torino-Roma 1881, lI.

670, 673.R. PIRRO, Sicilia Sacra, Palermo 1723, 11, 842-843.

6 AMARI, O. c., 1, 93 e 94.S. Cus.. I diplomi greci ed arabi di Sicilia, Palermo 1882, Il, 181.

8 v, TIT0NE. Riveli eplatee del regno di Sicilia, Milano 1961, 129-130.E. T0MAsELL0, L’antico centro abitato presso Castello della Pietra,

Magna Graecia, XIII, 1-2, 1978, 5-6.IO lbid., 6.

G. BERTI - L. TONGI0RGI, Gruppo di bacilli islamici di Chiese pisane,in «Atti IV Convegno Internaz. della Ceramica, Albisola 1971», Albisola s. d.,297-304.

12 H.P. ISLER, Monte lato, la nona campagna di scavi, SicA, XII, 41,1979, 41-70, 49 fig. 13; S. RrrrER LUTZ, Monte lato. Die mittelalterlicheKeramik mit Bleigiasur. Funde der Grabungen 1971-1980, Studia letina, V,Zùrich 1991, 125 nr. A 30, K 4305, tav. a colori 1, tav. 3, fig. 2.

I3 G. BERTI - L. T0NGI0RGI, I bacini ceramici medievali delle Chiese diPisa, Roma 1981, 33 nr. 50; 170-173 figg. 53 e 54; tav. LXIV.

14 BERTI - T0NGI0RGI, I bacini... cit., 58 nr. 143; 182 fig. 71; tav. LXXXI.15 H.P. ISLER, Monte lato: la i’entunesima campagna di scavo, SicA,

XXV, 78-79, 1992, 7-43, 20. fig. 19.16 A. FR0ND0NI. 5. Paragono di Noli, scavi e restauri, Quaderni della

Soprintendenza Archeologica della Liguria, 3, Genova 1988, 102, fig. 70d.17 B. D’AMBRosIo - T. MNoNI - S. SFREc0LA, Stato delle ricerche

mineralogiche sulle ceramiche mediterranee, in «La ceramica medievale nelMediterraneo occidentale. Siena - Faenza 1984», Firenze 1986. 605. gruppo V.

18 C. ARIAs - G. BERTI - L. T0NGI0RGI, Caratteristiche tecniche di alcunitipi di ceramica. Ingobbiafura efenomeni di schiarimento negli impasti, in«Atti VIII Convegno Internaz. della Ceramica, Albisola 1975», 137-149.

19 Comunicazione del 14luglio 1993 nr. 4281 del dott. M. Verità della“Stazione Sperimentale del Vetro” di Venezia che ha eseguito le analisi su uncampione di Palermo. Presto un laboratorio universitario specializzato inricerche mineralogiche e petrochimiche analizzerà l’impasto argilloso di uncampione di ceramica ricoperto di vetrina al piombo addizionata a grani diquarzo per conoscere in questo modo se essa è di produzione locale o invece

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LA CERAMICA DEL CASTELLO DELLA PIETRA 463

è stata realizzata in qualche particolare regione del Nord Africa.20 BERTI - T0NGI0RGI, I bacini... cit., 30 nr. 36; 186 fig. 81; tav. LXXXVI.21 p Guizouo, Primi risultati dello studio della ceramica medievale di

Entella, in «Atti delle Giornate Internaz. di Studi sull’Area Elima, Gibellina1991», Pisa Gibellina 1992, 363-369, 364, tav. XXXIX, 3.

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TAv. LXXVII

Il Castello della Pietra nel Feudo Riserva. Carta Tecnica dell’Italia Meridionale, scala1:5000 (Cozzo La Guardia).

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TAV. LXXVITI

1. Castel]o della Pietra (Castelvetrano. TP). La rocca naturale del Castello della Pietra

vista da N. orlata da ogni parte da alte. ripide pareti.

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2. Castello della Pietra t Castelvetrano. TP).sommità.

Due ampi aoi scavati nella roccia sotto la

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TAv. LXXIX

l.Castello della Pietra) Castel etrano. TP). La parte più ele ata della roeeaeon le mura

appartenenti al Castello della Pietra.

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2. Castello della Pietra (Castelvetrano, TP). Ambienti scavati nel calcare lungo il lato N.

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TAV. LXXX

2. Castello della Pietra (Castelvetrano, TP). Bacino monocromo verde provenientedagli scavi (disegno Valeria Brunazzi).

Castello della Pietra (Castelvetrano, TP. La vasta spianata interrata nel lato S.

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Castello della Pietra (Castelvetrano. TP). i. Bacino decorato a tratti di uguale spessore rin enuto in una cavità artificiale durante gli sca i: 2. Bacinodecorato con boli in giallo proveniente dagli scavi (disegno Valeria Brunazii.

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TAv. LXXXII

Castello della Pietra (Castelvetrano, TP). Bacino decorato con quattro grandi forme

ovali tracciate con tratti sottili in bruno e dipinte in verde proveniente dagli scavi.