Scuol speciali: obiettivo integrazione - ti.ch · razione degli immigrati italiaIi.i perfettamente...
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Scuol speciali: obiettivo integrazione
di Giorgio Merzaghi
Il 26 gennaio scorso l'Unione Europea (UE) ha proclamato il 2003 Anno europeo delle persone disabili. Con questa dichiarazione l'UE sancisce il proprio impegno in favore della determinazione e della difesa dei diritti delle persone con handicap. Tra gli obiettivi indicati c'è il riconoscimento dei pari diritti per le persone disabili .che vogliono partecipare, di persona o attraverso le associazioni che li rappresentano, ai processi decisionali che li riguardano. Questi obiettivi riguardano circq 38 milioni di persone1.
In altre parole l'UE si mobilita per promuovere e facilitare l'autodeterminazione della persona disabile durante il processo di crescita e d'integrazione nel proprio ambiente sociale. Questa circostanza è una buona occasione per qualche riflessione, nella nostra piccola realtà, su un elemento importante dell'autodeterminazione delle persone con handicap: l'educazione e l' integrazione dei bambini e dei giovani disabili a scuola in vista della loro futura vita da adulti. In Ticino, come del resto in tutta la Svizzera, le fondamenta dell'educazione dell' allievo disabile sono ancorate nella Legge federale su l'Assicurazione per l'Invalidità (LAI) del 1959 che garantisce la copertura di una parte importante dei costi. La legge non contiene né normative di dettaglio per
l'organizzazione dell 'insegnamento speciale (demandate ai Cantoni) né direttive specifiche per favorire l'integrazione. Allo scopo di assicurare al minore invalido un insegnamento specializzato di qualità per favorire la sua autonomia, essa ha privilegiato la riunione delle conoscenze specialistiche in centri di competenza originando tendenzialmente un m odello educativo di tipo «segregativo»2. Nelle ordinanze emesse negli anni seguenti, la legge ha incoraggiato e riconosciuto modelli d'intervento maggiormente integrativi proposti e praticati da diversi cantoni. Durante la revisione della legge del 1968 viene stralciato il concetto di «bambino irrecuperabile» riservato al minorenne per il quale qualsiasi evoluzione era ritenuta irrimediabilmente compromessa a causa della gravità dei suoi deficit. Per la prima volta, grazie all'affermarsi di nuove tecniche e metodologie d'intervento con effetti positivi sui bambini molto gravi, veniva riconosciuto anche a loro il diritto di attenzioni abilitative ed educative. Questa apertura, che di fatto riconosceva l'effetto preventivo importante dell'intervento pedagogico-educativo sul deficit grave e sulle sue conseguenze (handicap), ha allargato, grazie alla presa a carico dei costi da parte dell'AI,
l'applicazione degli interventi educativi e di stimolazione ai bambini disabili fin dai primi mesi di vita. In Ticino, in quegli anni (1973), avevamo 338 minorenni con problemi evolutivi che frequentavano le scuole speciali: 118 erano nelle classi allora organizzate da alcuni comuni mentre 220 erano in quelle degli Istituti. Oltre a loro ce n'erano altri 79, gravemente handicappati, dei quali il Cantone non riusciva ad occuparsi direttamente per mancanza di strutture adeguate o di mezzi: 25 vivevano a domicilio ed erano curati dai famigliari; 15 erano collocati in Italia, mentre gli altri 39 erano accolti in Istituti della Svizzera interna. Le riflessioni fatte allora per colmare queste carenze del sistema scolastico e le proposte avanzate per risolverle, condivise dai genitori coscienti del loro ruolo e della loro forza associativa, hanno avuto un peso importante nel definire il progetto di riorganizzazione completa della scuola ticinese che, corretta e aggiustata negli anni, è ancora attuale oggi. All 'inizio di questo anno scolastico i minorenni disabili nelle scuole speciali sono 623. La maggior parte di loro (437) sono nelle classi cantonali (382 frequentano le classi speciali e 55 i gruppi dei centri psico-educativi) mentre gli altri 186 frequentano le
Riguardo al futuro del11italianità non abbiamo più tempo
Lo scmso 11 maggio la BibliOteca cantonale di Lugano ha organizzato un convegno su cd.a realtà dell'italianità 1n SVizzera,,-. Sono stati affrontati argomentispedalistid inerenti agli usi linguistid e aUe esprèssioni di itaUanità in Svizzera, e ~olnenti istitUzionali quali l'italiano nel conteste feQerale,la posizione deU~ lttSl nè1l'italicità, il ruolo del la Facolt di Scienze delle Ci:omurucazioni e le strategie del DECS. I diritti delle lingue nazion8li sono sanciti dalla Costituzione federale che autorizzala Confederazione ad aiutare n Ticino ei Grigioni nel sostegno dell'italiano e del romancio.n susSidio provèIlÌente da Berna serve ad aiutare l editoria della ~era italiana e molte altre istituzioni e iniziative in ambito wnanistiG::o. Nonostante una politica attiva di promozione (anche il nuovo progetto di Legge àulle lingue prevede incentivi in tale senso)t la salute del1'italianità -intesa come lingua. éultura e presenza italiCB - desta non poche preoccupazioni. Ne sono state individuate alQ\U1e: la pereentuale degli italofonboprattUttQ nei grandi centri è in fottecalo; l ina:egnamemo dell'italiano nelle scuolemeElie e nei licei svizzeri e in diminuzione; la. presenza di ita1oCOni nei quadri superiori dell'a.tmninistrazione fedetale è scarsa; la tendenza al ritUmeMionamentè di alcune cattedre
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classi o i gruppi presso gli Istituti che offrono la possibilità dell'internato settimanale durante l'anno scolastico. Per esigenze particolari, alcuni restano in Istituto durante il fine settimana, altri anche durante gran parte delle vacanze scolastiche. Il Servizio ortopedagogico itinerante (creato nel 1971) segue 198 bambini di cui 182 in età prescolastica. Infine, una cinquantina di allievi con deficit fisici o sensoriali (udito o vista) che possono seguire i programmi scolastici frequentano regolarmente le scuole comunali (scuola dell'infanzia e scuola elementare) e le scuole medie con l'aiuto di un sostegno individuale particolare. Non ci sono più minorenni disabili a casa non seguiti o collocati in Italia o in Svizzera interna (quest'ultima opzione rimane comunque tuttora possibile se i genitori lo desiderano o ne hanno bisogno). Questi pochi dati quantitativi ci permettono di tracciare l'evoluzione e valutare le differenze tra la situazione di trent'anni fa e quella attuale sia per quanto riguarda la presa a carico educativa e scolastica del minorenne disabile sia per quanto concerne gli obiettivi d'integrazione che il modello scolastico cantonale si prefiggeva. Il modello misto e decentrato adottato (classi cantonali integrate e classi
«Siamo tutti abili)) L'anno europeo per l'integrazione della persona disabile rappresenta un'occasione anche per il nostro paese per approfondire tematiche legate all'handicap. Il nostro Cantone intende quindi sottolineare questo avvenimento promuovendo una settimana di informazione e di sensibilìzzazione che si svolgerà dal 20 al 27 settembre 2003. «Siamo tutti abili» è lo slogan che promuoverà le varie manifestazioni (rappresentazioni teatrali, concerti, esposizioni, conferenze, porte aperte, workshops con gli istituti scolastici, ecc.) che si svolgeranno in tutto il Ticino. Il lancio della settimana di eventi sarà segnato da una giornata inaugurale che si terrà, sabato 20 settembre, a Bellinzona.
maggiormente protette negli Istituti) ha certamente favorito il mantenimento di un numero maggiore di minorenni disabili nel loro contesto sociale e ha permesso nel contempo di rispondere ai bisogni di quelli più gravemente toccati che necessitano di ambienti più protetti e protettivi, anche se le situazioni affrontate negli anni, hanno dimostrato che non esistono soluzioni facili o semplici né
Unendo gli sforzi tra settore privato ed ente pubblico si riuscirà senz'altro a promuovere presso la popolazione del nostro Cantone una maggior attenzione verso i problemi che ancora oggi sono di ostacolo ad una completa integrazione delle persone con handicap, ostacoli che non sono solo di natura fisica (barriere architettoniche che limitano la mobilità delle persone con handicap fisico), ma anche di natura psicologica (barriere mentali che spesso emarginano le persone con handicap, considerate "diverse»).
soluzioni definitive, e purtroppo, a volte, nemmeno soluzioni soddisfacenti. Così ci sono ancora i "Pierini»3 che non si trovano bene in classe, che soffrono per ogni giorno di scuola, a volte anche nelle classi speciali. Inoltre, se la "presenza fisica» delle classi speciali cantonali negli edifici scolastici pubblici ha favorito la conoscenza della diversità e la convivenza di ragazzi normodotati e disabili, que-
tmiversitarie per ragioni di rispannio incide su. quelle diita~ lianisticaj nel concèrto delle 211ingue presenti fra non molto a Bruxelles-. l 'italiano è destinato a soccombere· nel mon do dell'economia l'italiano conta poco ò nulla; 11 ruolo strategico che la Svizzera italiana ha nel mercato europeo liberalizzato è~ considerato. Èpurvero.checi sono dellé note ccmfortanti:la nostra lingua resiste bene nena Svizzera italiana, anzi cresce nonostante le presenze alloglotte. Cosi pute l'interesSe dei quotidiani sviZzero-tedeschi (non di quelliromancU) verso iincino può essere considerato soddisfacente; D'altra parte occorre anche prendere atto che la perdita di velocità dell'italiano è dovublpiù a motivi strutturali (siamo ormaialla terza~~ razione degli immigrati italiaIi.i perfettamente integrati nel nostro Paese), che a motivi contingenti o di cattiva volontà. Rfrriane tuttavia l'imperativo eategò1'ico di.reagire con forza a questa continua erosione Alcune propeste fomnilate meritano il dovutoapprofondimftnto:
- a livello cantonale occorre incomggiaré la fonnazi'one dei quadrisuperioride11IBmministraziC)lle federale; - le agenzie -ctùtutali importanti del nostro Pa6e devono aVére un ruolo ancor più incisivo nella promozione dell'italianità: la R1'SI deve poter entrare a pieno titolo nello spazw audiovisivo nazionale plUrllirtgue (ocCOl'l'e pero evitare che nel dibattito inerente alla nuova Legge sulla.l'a&oteleviSione prevalgano istanze regionalistiChe); l'US'i deve pOter offrire agU studenti dei corsi anche eli lettetat;ura itàliana, ma non in alternativa aJ1e. cattedre di llngua italiana degli Atenei svizZeri; l'Alta Scuola Pedagolica deve poter organizzare corsi di didattica dalI italiano per doçenti dene scuoie dell'obbligo degli altri canton • i progtarmìù della Radiotelevisione a~bber.o te~ lo spaziO rivolto ài giovani e a11 infanzia, svilUppando fanne di interattività e di coUegaméllto con lealtre~tàde11aSYizzem.
- a Ilvèllo parlamentare occorre fate di tutto petdl.è il progettò di nuova l.f:!gge sulle Utlgue non v~a affossato o annat quatoin nome !ti urta presunta autonomia cantonale inma~
E" nella scuola? n prol. 8. Moretti, ditettoredell'Oss.etvatorio linguistico della SVizZet:a ttaDana ha colto nel s~o il problema: occOlte npristinare il piacere dell'apprendimento cle11lj.taliano. della $llÈl grande tra~one tUlttirale e dèlla suaintrinsecaarmcmia. L'invi~o era.rlvolto agliamid COnfe:derati. lo lo estendo alla n-ostra scuola.
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