Scia in Trentino - dicembre 2010

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Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art 1, comma 1, DCB Trento NOTIZIARIO DEL COMITATO TRENTINO FISI - ANNO VIII - N. 2 DICEMBRE/GENNAIO 2011 SCI in Trentino mondiali sci alpino per Garmisch sperano in cinque tour de ski ancora un evento da 10 e lode fondo il comitato domina a tesero cover la seconda giovinezza di loris frasnelli

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Il magazine della Federazione Italiana Sport Invernali del Trentino (nr. 2, anno VIII)

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NOTIZIARIO DEL COMITATO TRENTINO FISI - ANNO VIII - N. 2 DICEMbRE/gENNAIO 2011

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In copertina: Loris Frasnelliprotagonista nella prima parte della stagione

Pubblicazione registrataPresso il Tribunale di TrentoIl 27/10/2003 – n° 1197Anno VIII - N° 2 - Gennaio 2011

n Editore:Litografica Editrice SaturniaVia Caneppele, 46Tel. 0461 82263638100 Trento

n Direttore Responsabile:Mauro [email protected]

n Redazione:PegasoMediaVia Kofler 58 - Cognola (Tn)

n Pubblicità:Renzo Chistè[email protected]

n Comitato di Redazione:Roberto BrigadoiRenzo ChistèAngelo DalpezMarco Zoller

n Hanno collaborato:Daniele BernardiRalf BrunelMaddalena ColliniLuca FranchiniSara MaistriFederico ModicaUgo MerloElvis G.P. PiazziLuca PerenzoniFranco SandriFabia SartoriLuca Tomarelli

n Grafica: Mauro [email protected]

n Stampa:Litografica Editrice Saturnia (TN)

L’editoriale

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Impiantisti svegliaQuanto era bella la tessera Fisi negli anni Settanta. Chi si tesserava con la

Federazione Italiana Sport Invernali aveva una serie di sconti, ma soprattutto poteva disporre di un prezzo agevolato nell’acquisto di skipass e stagionali.

Qualcosa un po’ alla volta si sta muovendo, però si potrebbe fare di più. Siccome gli sciatori agonisti sono considerati dei clienti acquisiti su di loro non si investe. Punto e basta. Piuttosto si preferisce creare pacchetti turistici al limite della sostenibilità economica con turisti polacchi, ceki o dei Paesi dell’Est. Personalmente investirei di più su chi da certezze di continuità, anche nel tempo, come i tesserati Fisi, che sicuramente dalla frenetica passione per lo sci garantiscono una presenza costante nella stagione e negli anni, tramandandola pure a figli, nipoti e parenti. Pure a livello promozionale nelle loro campagne pubblicitarie potrebbero approfittare di testimonial campioni dello sci, come quelli che esprime la Fisi. Anche se non sempre sono personaggi. Però noi non siamo strateghi del marketing. Quindi cerchiamo in qualche modo, con i pochi mezzi che abbiamo a disposizione, di far passare questo messaggio.Qualcosa, come premesso si è mosso. Il fatto che due stagioni fa si sia trovato un accordo con i due principali caroselli Dolomiti Superski e Skirama con l’ottenimento di 5 giornate di interscambio, che fondamentalmente compensano le trasferte per gare dei ragazzi da una all’altra zona, è sicuramente un ottimo risultato, rivolto alle categorie minori (dai baby sino agli allievi).Il problema comunque esiste anche in Alto Adige, che solitamente guardiamo su que-sti aspetti con un po’ di invidia per la loro intraprendenza. Per questa nuova stagione agonistica il Comitato nordista, grazie al lavoro di tessitura di Siegfried Pichler del comprensorio Obereggen, è riuscito ad ottenere lo skipass giornaliero gratuito per gli atleti che partecipano alle gare giovanili in altro comprensorio purché dotati di una tessera stagionale. Dunque se uno sciatore con stagionale Dolomiti Superski va a gareggiare nell’Ortler Skiarena, e viceversa, ha un giornaliero gratis. Anche loro però non hanno risolto completamente la questione con le piccole stazioni, come noi con Panarotta, Brocon, Polsa, Ruffrè e Malcesine per intenderci.Segnali ce ne sono ma noi sciatori e, soprattutto appassionati del mondo giovanile, vogliamo di più, anche perché con i costi complessivi che lievitano e con la crisi economica rischiamo seriamente di subire negli anni una drastica diminuzione di giovani sciatori.Pur essendo consci che anche le società impiantistiche hanno i loro problemi di bilancio, esigiamo una maggiore attenzione. La certezza è che la Fisi del Trentino proseguirà in questa mission, sperando di ottenere qualche risultato maggiore. Lo skipass unico provinciale resta un sogno probabilmente irrealizzabile, se invece ve-nisse creata una Fondazione di tutte le Skiarea del Trentino, con un budget autonomo che si ponesse come obiettivo anche la valorizzazione della gioventù dello sci, con delle risorse libere dal vincolo dei passaggi? Non sarebbe una brutta idea. Che dite?

Mauro Bonvecchio

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l’Arringa di Angelo Dalpez

I n questa finestra riservata al presidente di Comi-tato si è sempre dato spazio alle varie realtà del nostro mondo, alle aspettative, alle problematiche

ma anche alle iniziative, alla vita delle oltre 100 società che portano avanti il nostro meraviglioso sport con l’attività agonistica nelle centinaia di gare che nella stagione della neve invadono le piste, i percorsi gli anelli delle principali stazioni invernali, ma anche con la promozione delle nostre discipline attraverso l’avvicinamento dei più piccoli alla pratica dello sci.Non da meno l’organizzazione dei grandi eventi che hanno fatto e fanno grande il Trentino. Tutto questo è il nostro mondo che se pur mutato nel tempo vuole mantenere vivo lo spirito dei precursori. Gli appassio-nati della storia dello sci, più numerosi di quanto si possa immaginare, sanno bene che ad introdurre lo “ski” in Italia fu l’ingegnere svizzero Adolfo King. I suoi lunghi legni, forgiati alla fine dell’800 dalla ditta svizzera Jakober di Glarus, nel lontano 1896 accarez-zarono per la priva volta le nevi del regno Sabaudo.Due anni dopo in Trentino, quando l’alpinismo di-venta terreno di scontro per rivendicazioni naziona-li, il tenente degli alpini Tullio Marchetti di Arco, in un’operazione di spionaggio a favore dell’esercito ita-liano con un paio di sci fatti giungere dalla Norvegia giungerà al passo Gavia. Era il 1898. Poi cambiarono i tempi e lo sci è diventato uno de-gli sport più praticati con un nuovo sviluppo turistico della montagna e per i giovani anche scuola di vita.Vogliosi di provare l’ebbrezza della discesa, i prati-canti inventano lo sci alpino: validi sportivi e giovani montanari che percepiscono le grandi potenzialità per valorizzare il proprio territorio. Poi l’avvento della tecnica. La discesa acquisisce il valore di una sfida, per lo sport e la kermesse del divertimento, al punto da eclissare la montagna dove la tecnica cancella le antiche interpretazioni della fatica e delle difficoltà. Spesso bisognerebbe ripercorre le pagine dello sci per capire se anche ai giorni nostri, pur con l’evolversi della vita, lo spirito è rimasto quello di un tempo al-meno nel desiderio della pratica sportiva, nel confron-to sportivo della competizione. Il barone De Coubertin rifiutava l’Idea di Giochi inver-nali alternativi agli appuntamenti nordici sulla neve, ma Francia Italia e Svizzera hanno lottato aspramente per i diritti degli sport alpini. Lo sci di discesa ha vinto la sua battaglia solo nell’inverno del 1924 sulle storiche nevi di Chamonix. Poi vennero le Olimpiadi invernali e i campionati mondiali, le coppe del mon-do, le federazioni e gli sci club…. E la storia continua.Queste pagine di storia sportiva, al di la della remini-scenza romantica, dovrebbero portarci ad una rifles-sione collettiva, a capire se siamo ancora sulla strada giusta nell’interpretazione dello sci, se la stessa Fede-razione italiana guarda ancora allo spirito agonistico, alla vita delle società, allo sport giovanile fucina di futuri campioni.In un momento in cui si cerca solo di salvare le am-bizioni personali di qualcuno, di anticipare minacce e paure catastrofiche sul futuro del nostro sport, di voler trasformare il naturale dialettico confronto in esibi-zioni ed estemporanee interpretazioni narcisistiche di vertice, c’è poco da sperare. La lealtà, la trasparenza deve essere alla base di ogni azione comune, nel rispetto delle idee di tutti per il bene dello sci e di tutto il nostro mondo. In alternativa siamo avviati a sprofondare in un tunnel senza uno spiraglio di luce.

n lo spirito

Lo sci non deve essere solo ricerca esasperata

del risultato.È necessario,

federazione compresa, fare un passo indietro

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L’attacco di Luca Perenzoni

Mancano ormai solamente due settimane all’appuntamento iri-dato di Garmisch Partenkirchen

ed è giunto il momento di inoltrarsi nel-le classiche considerazioni della vigiglia, tra aspettative e bilanci, tra quanto è successo e quanto potrebbe avvenire sulle nevi bavaresi che hanno dato i na-tali alla leader di Coppa, Maria Riesch. Cosa ha offerto sin qui questa stagione di Coppa in chiave trentina?Sicuramente il personaggio più in evi-denza è stato quello di Cristian Deville, due volte a ridosso del podio e comple-tamente rinvigorito dopo le stagioni pas-sate ad inseguire una condizione ed uno stato di salute quanto meno accettabile. Inutile dire come il ventinovenne di Mo-ena sia stra-sicuro del posto in squadra. Di più, il tracciato di Garmisch ha già vi-sto il finanziere sfiorare il podio nel feb-braio del 2008 quando chiuse quarto.Restando tra i paletti snodati, non si può non parlare di Stefano Gross. Ad oggi (al-la vigilia dello slalom di Wengen), il fi-nanziere di Pozza non dispone di tutte le credenziali richieste in avvio di stagione da Claudio Ravetto che aveva indicato in un podio o quanto meno in un piaz-zamento nei 10 la condizione per poter ambire ad un pass iridato. Gross per ora può vantare il 13imo posto di Zagabria. Ma è il più giovane della squadra azzurra, con i suoi 24 anni; ed ha saputo anche qualificarsi nelle buche di Adelboden (un 17imo tempo che sa di

miracolo) nonostante un pettorale supe-riore al 50, prima di uscire nella seconda manche; ma è sicuramente in uno stato di forma ottimo e ha dimostrato di saper reggere il confronto con gli avversari. Riscossa che vorrebbe dare Chiara Co-stazza: la sua situazione, alla vigilia del-lo slalom di Maribor è piuttosto critica, potendo mettere a bilancio il solo 25imo posto di Semmering. Un po’ pochino, in verità: certo, in allenamento ha spesso

dimostrato di saper andare forte come e più di Manuela Moelgg, ma del valo-re assoluto della fassana non si è mai dubitato. Quella che manca è la fiducia, la si-curezza che solo un buon risultato può regalare: tra Maribor e la prova d’appel-lo di Zwiesel, alla vigilia della rassegna iridata, si attende un sussulto d’orgo-glio dalla parte della ventiseienne delle Fiamme Oro.

A due settimane dal via dei campionati mondiali di garmischecco le speranze di partecipazione trentina

e se fossero cinque?

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Stefano Gross

Cristian Deville

Chiara Costazza

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Esaurito il capitolo slalom, non resta che passare alle porte larghe del gigante. E qui, di discorsi se ne possono fare pochi: Davide Simoncelli ha il suo posto cuci-to su misura, sulla pista che lo scorso marzo lo vide ottimo secondo nel gigante delle Finali di Coppa.Certo, sin qui il lagarino non ha entusia-smato appieno, come dopotutto anche i compagni di squadra; la schiena è torna-ta a farsi sentire più di quanto fatto negli ultimi mesi e l’inizio di stagione è stato meno folgorante dei precedenti. Ma una pista amica e la possibilità di giocarsi tutte le proprie cartucce in una singo-la giornata potrebbero cambiare le pro-spettive del poliziotto roveretano rispet-to alle precedenti rassegne, alle quali si presentava con un importante carico di responsabilità dato dagli ottimi risultati conseguiti e con una pista tipicamente poco apprezzata. A chiudere il novero dei trentini che si presenteranno al cancelletto di parten-za iridato manca solo il nome di Mirko Deflorian: il ritorno nel Circo Bianco per il teserano è stato probabilmente più difficile del previsto, ma la Kandahar è pronta per ospitare anche l’azione del moldavo di Fiemme.

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Davide Simoncelli

Mirko Deflorian

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L’affondo di Luca Franchini

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La seconda giovinezza di Loris Fra-snelli, che, ormai all’alba dei 32 anni (li compirà il 22 febbraio,

alla vigilia dei campionati del mondo di Oslo), sta vivendo una delle sue mi-gliori stagioni. Un 2010 chiuso con una vittoria in Coppa Europa (nella 15 km classica di St. Ulrich) e l’oro tricolore della sprint al collo, seguito da un avvio di 2011 “condito” con la partecipazio-ne al prestigioso Tour de Ski, aperto col quinto posto nel prologo di Oberhof, ad un passo dal podio.L’appuntamento “clou” della stagione, però, sarà quello con i Mondiali di Hol-menkollen, l’uni-versità dello sci di fondo, in program-ma tra le fine di febbraio e l’inizio di marzo. Ed a ma-turità agonistica ac-quisita, il teserano non bada alle mez-za misure: obiettivo primario, andare i Norvegia, ma per tentare l’assalto ad una medaglia iridata nella sprint. «Sono veramente soddisfatto della mia prima parte di stagione – racconta Frasnelli -, anche perché ero partito male. Quest’estate sono andato in over training e mi sono dovuto fermare per tre settimane e que-sto non mi ha permesso di arrivare alle gare d’esordio al Nord come avrei voluto. Tornato a casa, poi, il lavoro fatto è usci-to e fortuna vuole che sia uscito proprio al momento più opportuno, ovvero in oc-casione degli italiani e del Tour de Ski».

Unico rammarico, finora, quello di non essere riuscito a sfruttare la forma per salire sul podio in Coppa del Mondo. «Si-curamente. Ho centrato tanti bei piaz-zamenti, ma, a ben vedere, è mancato il grande risultato. Sono rimasto sempre nel limbo della metà classifica. Ora ci vorrebbe l’acuto».E chissà che l’acuto non possa arrivare proprio ai Mondiali di Holmenkollen... «Innanzitutto bisognerà andarci – spie-ga Frasnelli -, ma sono convinto che tutti e quattro gli azzurri che verranno schierati nella sprint in skating iridata potranno puntare alla medaglia. Pertanto

sarà quello anche il mio obiettivo. Ho 32 anni e questa sarà una delle mie ultime chance, se non l’ultima. Spero davvero che sia arrivato il tempo della raccolta».Frasnelli sogna la medaglia, dunque, ma è bene fare un passo indietro e tornare al Tour de Ski, che tante soddisfazioni

ha regalato a Loris, o, quanto meno, la consapevolezza di poter dire la sua an-che nelle gare distance.«Io, a dire il vero, non mi sono mai rite-nuto uno sprinter puro ed anche al Tour ne ho avuto la conferma (22° e 16° nelle due gare pursuit). Certo, nelle distance penso di essere ancora molto lontano dai “big”, ma sono comunque competitivo. Per quanto riguarda il Tour de Ski, c’è il rammarico per non aver centrato il podio nel prologo di Oberhof: come lo scorso anno, sono rimasto in testa alla classifi-ca, a bagno maria, per un’ora buona, per poi chiudere quinto. L’altro rammarico

è quello della sprint di Dobbiaco: dopo il secondo posto nelle qualificazioni, potevo sicuramente raccogliere qualco-sa di più del 17° posto, ma me la sono giocata male e le scorrettezze altrui certo non mi hanno aiutato».Poi il ritiro forza-to, a causa dell’in-fluenza. «Nella Dobbiaco-Cortina ho dato tutto quello che avevo – conclu-de Frasnelli – e mi sono dovuto ferma-re. Ero stremato e infatti poi ho preso l’influenza. Ora sto meglio e mi concen-

trerò sulla 15 km classica dei campionati italiani e sulla tappa di Coppa del Mondo di Rybinsk, dove saranno in programma una sprint, una pursuit ed una staffetta».Col sogno di una medaglia iridata nel cassetto...

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Un dicembre da protagonista per il teserano: vittoria del titolo italiano sprint e in Coppa Europa, ma anche un buon Tour de Ski

la seconda giovinezza di frasnelli

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L’intervista di Luca Franchini

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schiavon da urloIn attesa che i colleghi di sci alpino

e nordico trovino l’acuto che vanno cercando, il Trentino dello sci può

festeggiare lo specialista dello snowbo-ardcross Alberto Schiavon.La prima vittoria in Coppa del Mondo trentina della stagione 2010/2011, in-fatti, arriva dallo snowboard e porta la firma del 32enne campigliano, in trionfo in Colorado nel team event di Telluride a fine 2010 e poi sesto il 18 gennaio scorso ai campionati del mondo di La Molina, in Spagna, ad un passo dal so-gno della medaglia iridata, fallito solo a causa dei capricci della dea bendata.Ma la grande impresa è arrivata nel team event di Telluride, con Schiavon capace di battere, oltre agli agguerriti avversari, anche il dolore e la sfortuna.Nonostante una clavicola lussata, Alber-to è riuscito a rendersi protagonista di una “run” che ha dato per lunghi trat-ti del “tu” alla perfezione, spinto dalla grande fame di vittoria e da un talento quanto mai cristallino.“Credo che basti guardare la mia faccia all’arrivo della gara vinta in Coppa del Mondo per capire quanta fosse la mia fame di vittoria” spiega Schiavon, che a Telluride ha condiviso il successo con l’altro azzurro Luca Matteotti. “Nell’ul-tima gara di Coppa del Mondo di Lech mi ero procurato una lussazione alla clavicola e non sapevo se sarei riuscito a correre al meglio. Tante fatiche, tanto allenamento e poi, ad inizio stagione, su-bito un infortunio. È dura, ma grazie al lavoro del nostro super fisioterapista Gigi Devizzi sono riuscito prima a conquistare un buon ottavo posto nella gara indivi-duale, penalizzato da una caduta, e poi a salire sul gradino più alto del podio”.Che va descritto e definito come un’au-tentica impresa sportiva. “La mattina del team event mi sono svegliato a pezzi, le botte del giorno prima si facevano sen-

tire. Ma ho stretto i denti e con il mio compagno Luca Matteotti ci siamo detti ‘proviamoci’. Nevicava forte, la pista era lenta, ma gli skimen hanno lavorato al-la grande. Matteotti è stato super nelle prime due batterie e in finale penso di aver fatto un piccolo capolavoro: par-tito quarto a 30 di metri dagli altri, li ho ripresi pian piano tutti, son passato secondo e poi ho aspettato il momento giusto per infilare anche il primo. Quan-do si dice che la fatica paga”.Alla faccia di chi spesso punta il dito su-gli snowboarder, considerati “festaioli” e quasi sportivi di serie B.“Abbiamo un nostro stile di vita ma sia

ben chiaro, nessuno di noi va in giro a perdere tempo: facciamo né più né meno quello che si fa nello sci alpino. Basti pensare che in un weekend di gara af-frontiamo allenamenti, qualificazioni e gara: in totale, quindici discese da un minuto e 15’ ciascuna. Se non sei alle-nato non arrivi al traguardo”.Unico rammarico, dopo il bel successo di Telluride, il sesto posto ai Mondiali di La Molina, dove Schiavon puntava dritto al podio. Che non era certo utopia.Dopo aver conquistato agevolmente il pass per le batterie ad eliminazione con l’ottavo tempo nelle qualificazioni, in-fatti, Schiavon ha spadroneggiato tanto negli ottavi quanto nei quarti di finale, vinti entrambi con grande autorità da-vanti all’americano Jonathan Cheever. Quell‚americano che, in semifinale, sa-rebbe poi stato la causa della sua estro-missione dalla corsa all’oro.“Mi sono toccato con l’avversario prima del salto, in questi casi o passi tu o pas-sa lui - spiega Schiavon -. È andata ma-le, anche perché se ci fossimo qualificati sia io che Luca Matteotti (poi quarto) per la finale, avremmo avuto la possibilità di utilizzare una strategia di squadra, che ci avrebbe sicuramente permesso di por-tare a casa un metallo pregiato. Ce lo saremmo meritato”.E che la medaglia fosse alla portata del forte atleta trentino lo dimostra il fatto che, nella finalina per il quinto posto, Schiavon è riuscito a tenere la scia del fuoriclasse francesse Pierre Vaultier (le-ader indiscusso in Coppa del Mondo), anch’egli estromesso dalla finalissima a causa di una caduta.Ma con i “se” e con i “ma” non si fa la storia, che parla comunque di un Alberto Schiavon da alta classifica. E la stagione è ancora lunga.

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Il campigliano vince in Coppa del mondodi snowbordcross la prova team event in coppia con Luca Matteotti. Al mondiale è sesto con qualche rammarico per una caduta

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l’evento di Luca Perenzoni

1. Il NUOVO CLARAIl Tour de Ski 2011 ha proposto un nuovo protagonista. Il viso di Ronald Clara fre-quenta da diverse stagioni il Circo Bianco, ma mai come nelle ultime settimane ha dato dimostrazione di poter combattere testa a testa con i big degli sci stretti mondiali. Il “nuovo Clara” va ricercato nel cuore di dicembre, nella scelta - forse azzardata - di cambiare i materiali nel corso della stagione. Da Madshus a Fischer: un passaggio che è servito anche per resettare gli schemi mentali e far ripartire da zero il ventottenne finanziere di Riscone. Che tra Oberhof e la Val di Fiemme ha davvero sorpreso, tanto in tecnica classica quanto a tecnica libera, per costanza, tenacia, qualità e attenzione.Il sesto posto nello sprint finale di Lago di Tesero è l’emblema del rigenerato Rollo che il giorno successivo si è preso il lusso di segnare il secondo miglior tempo nella Final Climb del Cermis per conquistare la quinta piazza nella generale: si può proprio dire che il fondo italiano ha trovato dentro di sè un nuovo protagonista.

2. LONGA MATURATre podi parziali ed il terzo gradino del podio finale del Tour de Ski. E’ stata una de-cade impegnativa ma ricca di soddisfazioni per Marianna Longa, capace di convincere come non mai anche a tecnica libera. E proprio con gli sci aperti ha dimostrato tutta la sua caparbietà, regalandosi uno dei momenti più importanti della sua carriera, chiudendo il Tour alle spalle di Kowalczyk e della scatenata Johaug. Anche dal punto di vista tattico la trentunenne valtellinese non ha sbagliato un colpo: sempre atten-ta e pronta a muoversi, ha sfruttato a dovere la scia di Follis e Kalla nella tappa di Dobbiaco per poi muoversi in prima persona nel sabato fiemmese con il ritorno alla tecnica classica. E nel giorno conclusivo ha saputo gestire con attenzione il vantaggio accumulato, pensando bene di non inseguire il “grillo” norvegese per non rischiare di scendere dal podio. Maturità raggiunta, verrebbe da dire. Ed è lei stessa a sottoli-nearlo: “Questo Tour de Ski mi ha dato tanta consapevolezza, credo che sia questo il traguardo più importante, anche in ottica futura”.

3. RAMPA DI SUCCESSOPoteva sembrare una sfida difficile, ostica per lo sciatore di tutti i giorni. Invece la Rampa con i Campioni si è trasformata in un autentico successo che sarà difficile non riproporre anche negli anni futuri. Ed ecco quindi che accanto ai big di oggi (vedi Cristian Zorzi) e di ieri (da Bubu Valbusa ad Ulvang, passando per l’ideatore del Tour de Ski Jurg Capol) hanno sfilato numerosi atleti di tutte le età. Dal trionfatore Bruno

Ecco dieci buoni motivi per promuovere la tappa del Tour de Ski della Val di Fiemme

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Debertolis fino ai sempreverdi delle categorie Master, capitanati da un eccellente Gianni Penasa e dall’immancabile Federico Redolf. Spazio per tutti insomma, per affrontare una sfida che fino a poco tempo fa sarebbe stato azzardato pensare o ipo-tizzare sugli sci stretti. Un altro bersaglio centrato in pieno dal comitato organizzatore.

4. TRENO POLACCOJustyna Kowalczyk, e chi se non lei. Sfruttando magari l’assenza di Marit Bjorgen la polacca ha interpretato sin dalle prime battute il ruolo di padrona del Tour de Ski. Solo qualche lieve appannamento nel corso dei dieci giorni in giro per l’Europa: troppo poco per permettere ad altre di avanzare pretese di successo. Appena sbarcata in Val di Fiemme, Justyna ha voluto riprendere le operazioni di comando, imponendo alla concorrenza la legge della più forte per il secondo anno consecutivo.

5. PRECISIONE SVIZZERAEra dato in forma strepitosa e Dario Cologna non ha mancato di confermarlo. Esatta-mente come in campo femminile, il nome del vincitore del quinto Tour de Ski non è mai stato in dubbio: è bastata la prima giornata di gare per capire che sarebbe toccato a Re Dario ricevere la corona finale.Un successo costruito e mantenuto tappa dopo tappa, senza lasciar spazio agli av-versari, sempre controllati in prima fila con l’eleganza tipica di chi sa di essere il più forte ma non vuole per questo sottovalutare gli avversari.

6. CERBIATTA SCANDINAVALa scalata irresistibile del 2009 era forse passata in secondo piano ed allora la giovane Therese Johaug ha voluto ribadire quanto gli piaccia la Final Climb del Cermis: miglior tempo con ampio distacco a tutte le altre, per salire sul podio e meritarsi l’argento alle spalle della Kowalczyk. Esile e graziosa, leggera e determinata: la biondina di Os si è ritagliata ancora una volta il ruolo della protagonista sull’ascesa mozzafiato a Doss dei Laresi e questa volta, sarà difficile dimenticare il suo viso d’angelo.

7. CERTEZZA FIEMMEVorrà pur dire qualcosa se la Fis si è affidata almeno fino al 2015 alla Val di Fiem-me per allestire le tappe conclusive del Tour de Ski. Il marchio è ormai sinonimo di garanzia e anche in avvio di 2011 la storia si è ripetuta: organizzazione impeccabile, senza il benchè minimo problema nonostante condizioni meteo non ottimali.Il gruppo capitanato da Piero Degodenz non sbaglia un colpo e già “vede” il terzo impegno iridato del 2013: la Fis sembra davvero essere in una botte di ferro ed i volontari in giacca gialla sono i guardiani più fidati del tesoro valligiano.

8. GUSTO PER TUTTIOrmai è una tradizione, ma il Tour del Gusto non passa mai di moda. Lungo il tragitto della Final Climb sono stati serviti oltre 500 piatti tipici con “polenta, luganega e for-mai”, ma il pubblico ha gradito proprio tutto il menu con più di 1.200 wurstel grigliati, accompagnati da oltre 500 panini, 200 porzioni di goulasch e oltre 1.200 tranci di pizza. Passando al dolce, sono stati impiattati 600 ambleti (la versione trentina delle crèpes), 400 fette di crostata e 100 strudel di mele. Per quanto concerne le bevande, infine, in pista si sono riversati – metaforicamente parlando, beninteso – oltre 2.000 litri di vin brulè, 1.000 litri di birra, 700 di tè, 150 litri di orzo e vino e 100 di caffè.Il tutto nell’edizione dedicata ai 900 anni della Magnifica Comunità di Fiemme, il tutto grazie all’impagabile contributo dell’associazionismo valligiano che si è messo a disposizione in toto per realizzare l’ennesimo trionfo.

9. PUBBLICO OKAncor più che nel 2010, il Tour de Ski 2011 ha fatto il pieno di pubblico. Numeroso il sabato a Lago, ricco la domenica sul Cermis. Inutile azzardarsi in conteggi piuttosto complessi, considerata l’apertura dei siti gara: l’importante è la sensazione visiva di tanta gente festante che ha allietato anche la Fiemme Arena costruita a margine del Centro del Fondo di Lago. Bambini festanti hanno partecipato col sorriso ai momenti di animazione, mentre anche i più “grandi” si sono sfidati nei giochi proposti dal comitato organizzatore, prima di ritrovarsi a sera sotto il tendone per bere qualcosa insieme sotto le note di Fiemme Folk e Fiemme Rock. Ah, ovviamente nel mezzo c’è stato anche il tempo per tifare i propri campioni....

10. IN ATTESA DI OSLOEd ora tutti a pensare ai Mondiali. Quanto si farà sentire questo Tour de Ski nelle gambe dei partecipanti? Avrà fatto bene la Bjorgen a starsene a casa? E Di Centa potrà sfruttare i chilometri del Tour per inseguire la giusta condizione? Clara, Johaug, Perl sono stati lampi del Tour o potranno fare la voce grossa anche ad Oslo? Quante domande che lascia questo Tour de Ski: non c’è dubbio, ne sentiremo ancora parlare.

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giovaniAlpino a cura della redazione

Certo che la dea bendata sembra essersi scagliata contro i gio-vani sciatori trentini. Gli infor-

tuni di Natalie Rizzoli, Andrea Chie-sa, Jessica Simoni, Marco Manfrini, Erika Lazzarini, ed Enrico Vicenzi proprio non ci volevano. Fatta questa premessa l’avventura delle squadre di sci alpino del Comitato Trentino, è parti-colarmente interessante. Un team giova-ne che deve fare esperienza, ma che ha già centrato i primi risultati importanti. Per quanto riguarda il circuito Fis gio-vani, quello che decreta la graduatoria nazionale assoluta e di specialità, ovvero il termometro per chi può passare a fine stagione in nazionale i giovani atleti del Comitato Trentino di sci alpino si sono ben comportati, considerando che la li-nea giovane impostata dalla commissio-ne discesa provinciale non può garantire risultati immediati, visto che gli sciatori trentini si confrontano con altri ragazzi di ben 2 anni di esperienza in più.Si è disputata finora la prima gara del Circuito Fis giovani, dove vi prendono parte anche gli atleti della nazionale C. A Solda è andato in scena sia uno sla-lom, sia un gigante. Quest’ultimo vinto dal fassano di Canazei Francesco Roma-no, azzurrino delle Fiamme Gialle. Pur partendo con pettorali alti si è ben com-portato anche Sebastiano Finazzer, che ha concluso 12°, ma stabilendo un 3° tempo di manche. Bene anche Matteo De Vettori, alla fine 21° ma pure lui fa-cendo registrare un eccellente seconda frazione.Nello slalom speciale il roveretano De

Vettori (Brentonico Ski Team) ha addi-rittura fatto meglio, chiudendo al decimo posto, con Matteo Battocchi (Campiglio Ski Team) 17° e Sebastiano Finazzer 23°. Da segnalare il quinto posto fra gli aspi-ranti in gigante per il solandro di Peio Andrea Chiesa.Dopo aver esordito discretamente nelle Fis junior di Livigno, gli alteti del Comi-tato, allenati da Enrico Vicenzi e Ales-sandro Finazzer, hanno poi partecipato a gare di velocità e supercombinata in Austria, con interessanti piazzamenti per De Vettori, Chiesa, Pasini e Finazzer. So-

prattutto quattro trentini sono stati con-vocati a rappresentare l’Italia alle gare Fis interalpine, che prevedono la presen-za dei migliori 10 juniores e i migliori 20 aspiranti di Italia, Francia, Svizzera e Austria. Convocati dunque Matteo De Vettori, Pietro Franceschetti, Sebastiano Finazzer e Andrea Chiesa, che si sono davvero ben comportati. L’ultima convocazione in ordine di tem-po è stata effettuata dalla Direzione Agonistica Fisi che ha scelto 6 giovani di tutta Italia per fare da apripista alla discesa di Coppa del Mondo di Bormio. Fra questi Matteo De Vettori, che su una

Giovanirampanti

Risultati positivi nella prima parte di stagione per le squadre agonistiche del Comitato Trentino

Matteo De Vettori

Sebastiano Finazzer

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pista difficilissima e molto ghiacciato, ha pure fatto registrare dei buoni inter-tempi e Sebastiano Finazzer.Per quanto riguarda invece le prime Fis Junior regionali, disputate a Madonna di Campiglio Matteo De Vettori ha vinto il gigante precedendo Sebastiano Finaz-zer. A Pozza di Fassa, nella gara vinta dall’azzurrino Francesco Romano ancora buon prestazioni per Finazzer e De Vetto-ri, con Liberatore miglior aspirante, così come nelle Fis di Folgaria. Dunque per il futuro della squadra maschile c’è da ben sperare, considerando appunto la giovane età del team.Per quanto riguarda la squadra femmi-nile, allenata da Andrea Sonda e Angelo Tavernaro, in questa prima parte di sta-

gione si sono ben comportate soprattutto Andrea Cailotto e Miriam Rasom, nelle prime posizioni nella Fis junior di aper-tura a Livigno.Nello slalom Fis junior dell’Abetone la Cailotto è giunta seconda, la Rasom ter-za, e Natalie Rizzoli quarta, mentre nel gigante si è fatta registrare una tripletta tutta trentina, con il podio segnato da Cailotto, Rizzoli e Rasom.Successivamente il team trentino ha preso parte in Valtournenche ad una Fis Race di gigante alla quale era presenta la squadra veloce della Francia e dove ha ottenuto un buon risultato (24°) Andrea Cailotto, mettendo in saccoccia ben 47 punti Fis, preziosi come l’oro.Le ragazze del Comitato hanno preso

parte anche alle Fis Junior Regionali, distinguendosi alle spalle del terzetto dell’Agonistica Campiglio composto da atlete con maggiore esperienza ed età. In fase di recupero invece le due juniores Giulia Mattielli e Sara Maistri, quest’ul-tima reduce da un brutto infortunio. È tornata a sciare ma per lei sarà un anno di transizione. Vittorie nelle Fis junior a Folgaria e Pozza ancora per Cailotto e per la Maisti.Fra le aspiranti le giovanissime trentine stanno fornendo segnali interessanti. In particolare Stefani Zanetti ed Asia Be-nedetti, ma anche le altre si stanno am-bientando bene in questo nuovo mondo semiprofessionistico.

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Andrea CailottoSotto:Jessica Simonie Pietro Franceschetti(fotoservizio Gianni Tomazzoni)

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giovaniFondo a cura della redazione

Il Comitato Trentino di fondo trionfa sulle nevi di casa nella due giorni riservata ai campionati italiani gio-

vanili di sci di fondo, centrando com-plessivamente ben 5 medaglie e aggiu-dicandosi ancora una volta la speciale graduatoria per Comitati.

Gli artefici di questo più che positivo week-end andato in scena sulle piste di Lago di Tesero grazie alla perfetta orga-nizzazione dell’US Cornacci sono Nevio Zeni del sodalizio organizzatore che ha vinto la gara sprint juniores, il primierot-to Ruben Bozzetta e il predazzano Mau-

ro Brigadoi, secondo e terzo nella stessa gara, e Giulia Sturz, pure lei della Cor-nacci, bronzo nella sprint aspiranti. Tanti piazzamenti invece ed una sola medaglia nella seconda giornata, per merito del solandro di Vermiglio Mario Roncador, secondo nella 10 km a skating.

a teseroancora i migliori

Il Comitato Trentino centra subito 5 medaglie ai campionati italiani aspiranti e juniores andati in scena in Val di Fiemme

L’arrivo e il podio tutto trentinodella gara sprint juoniores:Ruben Bozzetta (2°)Nevio Zeni (1°)Mauro Brigadoi (3°).A destra l’esultanza di Zeni(Fotoservizio Federico Modica)

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Proprio a seguito di questi risultati sono stati convocati gli atleti che partecipe-ranno ai mondiali juniores di Otepää, fra i quali ben 4 trentini: Pietro Valorz, Ne-vio Zeni, Stefania Zanon e Gaia Vuerich.Nelle prove sprint sono dunque risulta-ti vincitori del titolo tricolore il trentino Nevio Zeni e la veronese Lucia Scardoni fra gli junior, quindi i valdostani Fran-cesco De Fabiani e Francesca Baudin. A festeggiare sono dunque in particolar modo i Comitati Trentino e Val d’Aosta, che hanno fatto incetta di medaglie nella prima giornata. Infatti la categoria juniores maschile si è rivelata un vero e proprio monologo per la squadra trentina diretta da Marco Zol-ler. Alle spalle di Nevio Zeni, atleta della Cornacci di Tesero, dopo un esaltante ar-rivo allo sprint, si sono piazzati il primie-rotto Ruben Bozzetta e il predazzano in forza alle Fiamme Gialle Mauro Brigadoi, con addirittura un altro trentino in quarta piazza, ovvero Simone Bosin dell’Unio-ne sportiva Cermis. Per il Trentino la positiva giornata si è conclusa con una medaglia di bronzo centrata ancora una volta da una portacolori del sodalizio or-ganizzatore, ovvero Giulia Sturz, mentre l’attesa Stefania Zanon della Cauriol ha sfiorato il podio, chiudendo quarta fra le juniores.Non è cambiato molto rispetto a sabato neppure nella seconda giornata. Tre su quattro dominatori della gara sprint si sono ripetuti anche nella prova a tecnica libera. Seconda medaglia d’oro dunque per gli aspiranti valdostani Francesco De Fabiani e Francesca Baudin e per la ju-nior veronese Lucia Scardoni. La 10 km maschile juniores è invece stata vinta dal friulano della forestale Claudio Muller.Per il Trentino, assoluto protagonista della prima giornata, e comunque risul-tato ancora una volta il migliore nella

graduatoria per Comitati, solo una meda-glia nella gara a skating, per merito di un ritrovato Mario Roncador, che ha sfiorato il successo per soli 6 secondi. Sempre nella junior maschile il terzo gradino del podio è stato appannaggio del valtelline-se Mirco Bertolina, seguito dalla coppia trentina formata da Paolo Fanton della Cornacci e Pietro Valorz dello Sci club Rabbi, mentre il trionfatore della sprint Nevio Zeni ha concluso al settimo posto, Riccardo Mich all’ottavo.Nella 5 km juniores come anticipato la veronese di Boscochiesanuova Lucia Scardoni ha concesso il bis, pur vincen-do per un’inezia (solo 2 centesimi) su Debora Agreiter. Sesta Stefania Zanon, decima Jessica Brandstetter. Passando agli aspiranti Giulia Sturz della Cornacci è giunta settima, Matteo Piazzi della Do-lomitica undicesimo.

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Giulia Sturzbronzo nella sprintaspiranti

Mario Roncadorsecondo nella 10km skating

Marco Zoller solleva la coppa vinta per il primo posto ottenuto dal Comitato Trentino

Paolo Fanton

Matteo Piazzi

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Biathlon di Luca Perenzoni

I n attesa del poligono che verrà. O che dovrebbe arrivare, visto che nero su bianco non c’è ancora nulla: le

intenzioni ci sono, i buoni propositi e le promesse pure, ma la fatidica firma non c’è ancora per dare ufficialità ai lavori che potrebbero consegnare alla Val di Fi-emme un vero poligono da biathlon per il calibro 22 prima dell’inverno prossimo.Nel frattempo, l’attività del gruppo “pro-getto biathlon” prosegue a livello di aria compressa, cercando di promuovere al meglio la disciplina verso i più giovani e approfittando della vicina Sudtirol Cup per inseguire la giusta competitività.A descrivere la situazione del gruppo trentino, ci pensa il tecnico responsa-bile, Giancarlo Dellantonio. «Devo dire che la situazione generale è buona. Cer-to, non avere un poligono per la carabina è senza dubbio limitante, bloccando di fatto il tutto all’attività giovanile. Ma i nostri giovani si stanno comportando be-ne ed in queste prime 7-8 gare stagionali i buoni risultati non sono mancati, con qualche piazzamento sul podio o imme-diatamente a ridosso».

Insomma, un movimento in salute, no-nostante il biathlon in Italia non nutra di quel fascino che invece gode nei paesi mitteleuropei o scandinavi. «Sì, i giova-ni ci sono, anche se vanno formati. Non tanto per quanto riguarda il tiro, ma an-che sugli sci: i giovanissimi sono abituati alla tecnica classica e quindi dobbiamo insegnare loro a pattinare e così perdo-no il passo con i pari età. A livello di aria compressa, la differenza la fanno gli sci, non il tiro. Nonostante questo le cose vanno bene e la possibilità futura di disporre di un poligono spalancherebbe le porte anche all’attività assoluta. Per ora ci accontentiamo così: a metà feb-braio ci saranno i campionati italiani in Val Martello e successivamente il 22 i campionati regionali a Lago, organizzati dalla Polisportiva Molina. Nell’occasione verrà organizzata anche una gara revival che chiamerà in pista i vecchi campioni ed atleti del biathlon».Da anni in Val di Fiemme si lavora su un progetto, denominato “Two Sport One Passion”, che si pone come obiettivo quello di fare promozione cercando di far

avvicinare il più elevato numero possibi-le di atleti a questo meraviglioso sport, uno di quelli che nelle gare maggiori fa più audience in assoluto. Coordinatrice di questo progetto è Lucia Rocca, men-tre il direttore agonistico responsabile è Roberto Brigadoi. I ragazzi che fanno attività agonistica quest’anno sono una decina. Nel dettaglio Veronica Nones, Simone Daprà, Simone Degodenz, Lo-renzo Tomio, Alex Dellantonio, Mattia Felicetti, Martin Moser, Nicolò Nones e Josef Vinante.

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Biathlon,un gruppo in crescita

La squadra del Comitato fa la sua attività in Val di Fiemme, gareggiando in Alto Adige. La speranza è quella di veder nascere un poligono a Lago di Tesero

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sci alpinismo, passione tra famiglia, lavoro e studio

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neveFresca di Ugo Merlo

Lo spunto per affrontare l’argomento sacrificio nella pratica dello sci alpinismo ci viene da Carlo Zanon, presidente della Cauriol di Ziano. La problematica, che trattiamo in queste righe è senza dubbio comune a tante altre discipline

sportive, che richiedono una preparazione meticolosa ed attenta, con rigide tabelle e tanto tempo da dedicare ed esse. È proprio il tempo il “nemico” sia quando sei in gara, perché devi impiegarne il meno possibile, sia quando ti confronti con la vita quotidiana e sai ancora prima di alzarti al mattino, che la giornata ha solo e sempre 24 ore.“Debbo premettere - dice Carlo Zanon - che tutti gli sport hanno le loro problemati-che. Mi preme però analizzare le difficoltà che incontra uno sci alpinista, sia uomo, che donna, nella preparazione autunnale e poi nella stagione delle gare. La stagione delle gare si è allungata e le competizioni sci alpinistiche iniziano a dicembre per concludersi a fine aprile o addirittura a maggio. Sempre più atleti si affidano a prepa-ratori, provenienti con la loro esperienza da altre discipline di fatica, come dallo sci nordico, ciclismo e altro. I carichi di lavoro, sono quindi aumentati. Vi è da dire che fortunatamente il movimento dello sci alpinismo è in grande crescita e lo testimoniano la partecipazione alle gare, sempre maggiore, i numerosi appassionati che fanno le notturne, molti senza grandi ambizioni agonistiche, per puro sport. È aumentato il livello agonistico e tecnico, ne sono testimonianza i tempi delle compe-tizioni, che si abbassano. Anche il movimento giovanile cresce ed è un bene. Questo lo abbiamo visto domenica 12 dicembre nella prima gara italiana in assoluto, – apertura della 19. edizione della Coppa delle Dolomiti - il 17. Memorial Fabio Stedile - con ben 47 iscritti in una competizione nuova che con orgoglio abbiamo organizzato noi della Cauriol, in collaborazione con la Dolomiti. Abbiamo avuto anche l’appoggio della Scuola Alpina della Guardia di Finanza, che ci ha messo a disposizione la Caserma di Passo Rolle. Per tornare al nostro tema nello sci alpinismo osservo una sempre mag-giore concorrenza e da una decina d’anni la corsa alla ricerca di materiale sempre più leggero e innovativo, con costi sempre più alti. Va detto poi che il calendario delle sci alpinistiche si è fatto fitto e le giornate hanno solo e soltanto le fatidiche 24 ore”.

Sabrina Zanon, Thomas Trettel e gian Luca Vanzettaraccontano i loro sacrifici per allenarsi

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Sabrina è mamma di Sofia una splendi-da bimba di sei anni. Lavora nella riven-dita di giornali di Ziano e la sua sveglia suona tutte le mattine alle 6. “Per pre-parare e gareggiare – dice Sabrina – si deve trovare il giusto equilibrio tra lavo-ro, famiglia e sport. Questa non è un’im-presa facile. Ci vuole tanta passione. Si perché crescere una figlia non significa solo darle da mangiare, ma darle un’edu-cazione trasmetterle dei valori, valori che trovi anche nello sport. Il lavoro è per tutti un passaggio obbligato per vivere e quindi sappiamo che dobbiamo guada-gnarci quotidianamente diciamo così la pagnotta. Per tornare alla famiglia, posso gareggiare anche grazie alla disponibi-lità di mio marito, che mi aiuta e con il quale condividiamo tutto. Abbiamo delle dinamiche familiari complemen-tari. Un equilibrio che si crea solo con la comprensione di questa mia passione da parte delle persone che mi stanno vi-cino. Poi c’è l’aspetto degli allenamenti. Fatiche fisiche, che faccio nel mio caso o a metà giornata, oppure la sera, andan-do a correre in autunno e poi sugli sci quando arriva la neve. Si deve lavorare seguendo delle tabelle di allenamento e mediamente le ore quotidiane dedicate alla sport sono due o tre. Alle volte le ore sono anche di più se ci si deve spostare ed andare ad allenarsi magari al Lusia. Se hai la neve sull’uscio di casa, le co-se vanno meglio e torni prima nel tepore non solo in termini temperatura, ma di affetti. domestico”.E la domenica? “Ci sono le gare e si va a correre, se sono vicino a casa la piccola viene sul tardi e si fa festa, se il risultato è buono, altrimenti – dice Sabrina con il suo largo sorriso – si fa festa lo stesso”.

Thomas, 26 anni un atleta dalle ottime qualità e di anno in anno in crescita. Se avesse la possibilità, come molti atleti dei gruppi militari di fare solo l’atleta, a nostro avviso, che lo vediamo da anni gareggiare nello sci alpinismo potreb-be essere già in nazionale. Thomas la tua giornata. “Io lavoro otto o nove ore il giorno in segheria, ho a che fare con il legno, un materiale vivo delle nostre montagne. Termino di lavorare alla 17 e poi via ad allenarmi. Come per Sabrina, se la stagione è buona c’è la neve a Zia-no posso partire da casa ed andare ad allenarmi. Altrimenti ci si deve alzare di quota o fare solo corsa. Seguo delle ta-belle, che mi hanno permesso in questi anni di fare dei buoni progressi nello sci alpinismo ed ho avuto la soddisfazione di ottenere dei buoni risultati”. Tanta passione e tanti sacrifici? “Si pas-sione, perché non è uno sport che ti per-mette di guadagnare. Certo sarebbe bello avere la giornata da dedicare solo allo sport, ma lo sci alpinismo non è disci-plina ricca e quindi la giornata si chiude dopo l’allenamento, non puoi uscire e far tardi con gli amici e la domenica d’inver-no e inizio primavera in giro a fare gare”.

Gianluca studente di ragioneria a Pre-dazzo 16 anni dice: “Sono aiutato dalla mia famiglia che mi lascia molta libertà e non ha mai preteso grandi voti, pero le difficoltà e i sacrifici sono molti per-ché combinare sport e scuola lascia poco tempo per lo svago. Andando avanti con la scuola debbo studiare di più e an-che la stagione agonistica è ogni anno più dura. Per fortuna a scuola non vado male, altrimenti non avrei a disposizione il tempo per lo sci alpinismo agonistico. Sono fortunato abito a due passi dai miei luoghi di allenamento”.Quanto ti alleni? “Quattro cinque volte in settimana per conto mio, posso ge-stirmi molto liberamente gli impegni. Da quest’anno ho anche un allenatore che mi aiuta a migliorare” Come mai fai sci alpinismo? “Ho pratica-to molti sport, ma mai uno cosi faticoso e che richiedesse cosi tanto tempo co-me lo sci alpinismo. Nessuno degli sport precedenti mi ha però dato cosi tante soddisfazioni. Nello sci alpinismo non devo per forza vivere una gara per essere soddisfatto, a me basta anche arrivare in cima ad una montagna, o all’arrivo di un percorso faticoso ed impegnativo. Que-sto sport va di pari passo con un altra mia grande passione: la montagna”.Cosa farai da grande? “Crescendo spero di continuare a fare questo sport e poi il falegname, una passione che ho da quando ero piccolo, ma se lo sport diven-tasse un lavoro non mi dispiacerebbe”.

Ne abbiamo parlato con: Sabrina Zanon, atleta di Ziano di Fiemme della Cauriol, moglie, mamma, lavoratrice ed atletaThomas Trettel, pure lui di Ziano di Fiemme Cauriol, atleta e lavoratoreGian Luca Vanzetta studente e giovane promessa che sta crescendo nel vivaio di Carlo

Sabrina Thomas Gianluca

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12.12.2010 17° Memorial Fabio Stedile Gara Nazionale Giovani | Passo Rolle23.01.2011 3a Pitturina Ski Race | Val Comelico20.02.2011 3° Tour de Sas | Badia27.02.2011 7a Ski Alp Val Rendena | Pinzolo03.04.2011 3° Adamello Ski Raid | Ponte di Legno17.04.2011 3° PalaRonda Ski Alp | San Martino di Castrozza

XIX COPPA 19a edizione I 2011

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ConsiglioProvincia Autonoma Trento

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coppadelledolomiti a cura della redazione

L a Coppa delle Dolomiti ritorna adolescente, ritrovando energia ed entusiasmo. Dopo aver raggiunto

la maggiore età, l’edizione numero 19 del prestigioso circuito di sci alpinismo si ringiovanisce nella formula e nelle competizioni, riscoprendo lo spirito delle prime edizioni e ritarando anche il nu-mero di gare. Si tratta di un circuito più snello, ma decisamente interregionale, come mai lo era stato in passato, visto che coinvolge comitati organizzatori di Trentino, Alto Adige, Lombardia, Veneto e quest’ultima competizione addirittura con uno sconfinamento in Austria.Gare giovani ma con grandi ambi-zioni, come la Pit-turina Ski Race che quest’anno è os-servata Ismf, come spiega il presidente del Comitato orga-nizzatore Michele Festini Purlan: «La nostra è una ga-ra giovane ma ambiziosa e quest’anno avremmo il sopralluogo da parte della Federazione Internazionale con obiettivo dei prossimi inverni una gara di Coppa del Mondo. La novità riguarda l’abbina-mento di un raduno lo stesso giorno del-la gara e una serie di eventi collaterali che permettono anche di promuovere il nostro splendido territorio della Val Co-melico».Il secondo atto è rappresentato dal Tour de Sas della Val Badia. «Le iscri-zioni sono già aper-te – afferma Daniele Irsara, coordinatore del Comitato Orga-nizzatore – e spe-riamo finalmente di riuscire a proporre il percorso originale, con il passaggio nel

cuore del Parco Naturale di Fanes. L’al-tra news riguarda due iscrizioni gratuite alla Maratona dles Dolomites».La prima gara tren-tina del circuito è rappresentata inve-ce dalla Ski Alp Val-rendena. «Rispet-to alle precedenti edizioni – precisa il presidente dello Sci club Alpin Go Matteo Campigotto – abbiamo trovato una nuova collocazione nel calendario nazionale, l’ultimo fine settimana di febbraio. Una scelta che potrebbe con-sentirci anche di incrementare il già ele-vato numero di partecipanti, nelle ultime stagioni oltre 500 considerando anche il raduno Memorial Massimo Nella che è abbiniamo alla competizione, il nostro cavallo di battaglia. Per quanto riguarda il percorso vengono riproposte la salita alla Pala dei Mughi e al XII Apostoli».Delle 5 prove la più prestigiosa è senz’altro l’Ada-mello Ski Raid che parte da Passo del Tonale e si svilup-pa in gran parte sul versante trentino per poi concludersi a Ponte di Legno. «Abbiamo cambia-to formula – dice il patron Alessandro Mottinelli – e sarà una gara a squadre di due componenti, non più di tre. La no-vità più importante riguarda il fatto che la nostra competizione è poi inserita nel circuito La Grande Course, che racchiu-de le grandi classiche internazionali. Un motivo d’orgoglio per noi e uno stimolo per fare sempre meglio».La prova di chiusura per la prima volta sa-rà il Palaronda Ski Alp: «Per questioni di sicurezza – spiega il coordinatore Maria-

no Lott – finora non siamo mai riusciti a proporre il percorso originale sull’alto-piano delle Pale di San Martino. Per questo abbiamo de-ciso di posticipare la data a metà apri-le. Speriamo sia la volta buona, anche perché sarebbe uno spettacolo da non perdere. Quest’anno avremo poi l’onore di essere la gara di chiusura del circuito, un’occasione in più per non mancare». Infine per ultimo, seppure il primo per cronologia organiz-zativa, Carlo Zanon, presidente dell’As Cauriol: «A dicem-bre ho avuto l’onore di allestire la prima gara giovani in Ita-lia, il Memorial Fa-bio Stedile. Un suc-cesso di partecipazione e organizzativo. Una fantastica intuizione del direttivo di Coppa delle Dolomiti, che riproporrem-mo sicuramente anche l’anno prossimo».Passando ai protagonisti l’albo d’oro di Coppa delle Dolomiti in 18 edizioni rac-chiude nomi di assoluto rilievo, come Adriano Greco, Fabio Meraldi, Enrico Pe-drini, Omar Oprandi, Carlo Battel Mirko Mezzanotte, Franco Nicolini, Hansjorg Lunger, Martin Riz, Guido Giacomelli, Bice Bones, Orietta Calliari Maddalena Wegher. Chi sarà il trionfatore dell’edi-zione 2011? Bisognerà indubbiamente aspettare le prime gare, ma come è già successo in passato il circuito interregio-nale ha sempre un grande appeal anche per i big. Ad attrarre sicuramente la nuo-va formula più agile, ma anche alcune iniziative fidelizzatrici come il premio per gli stakanovisti e il montepremi fi-nale che è di oltre 12 mila euro. n

lineagiovaneSei le gare in calendario e tante novità come il premio stakanovisti e un montepremi da 12 mila euro

Guido Giacomellivincitore della

18a Coppa delle Dolomiti

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SCREENING di Maddalena Collini

CIRCOSCRIZIONE A

Per lo Sci Club Bolbeno si continua l’attività di baby e cuccioli con Antonio Beccari, Daniele Antolini, Moreno Marras, mentre con i ragazzi allievi c’è Maurizio Graziano. Il Val Rendena Ski Club porta a due gli allenatori del gruppo giovani, con Giovanni Catturani ed Enrico Povinelli, mentre i piccoli sono seguiti da Nicola Binelli, Marco Albertini, Mauro Masè, e i ragazzi allievi da Mauro Armani e Stefano Maturi. Per lo Sporting Club Cam-piglio, i b/c sono seguiti da Werner Maturi e Maffei Stefano, i rag/all da Federico Bresadola e Max Venturini, mentre i giovani da Michele Bulanti ed Enrico Stefani. Sempre a Campiglio, l’Agonistica ha sempre in prima linea Guido Paci e Fabio Pa-ganini per la categoria giovani, Rudj Redolfi ed Elisa Chesi per i rag/all, Andrea Vettori, Andrea Buselli e Franchini Thomas per i baby/cucc, Silvestro Franchini con i piccolini della pre-agonistica. Il Campiglio Ski Team, che conta quest’anno 150 iscritti, è guidato da Cornelio Gottardi ed Egidio Bonapace per quello che riguarda la categoria giovani, con la collaborazione dell’ex azzurra Annalisa Ceresa che si occupa anche dei rag/all insieme a Federico Checcucci Lisi; i bab/cucc sono seguiti da Massimo Peruzzo e Irene Maestri, i baby sprint da Arianna Forni, Ivan Maggi, la preagonistica da Anna Gottardi e Federica Masè. Sulle nevi campigliane, intanto, c’è chi sta lavorando per creare una società unica, una polisportiva che comprenda tutti gli sport, dalla discesa al fondo allo snowboard. Chi vivrà, vedrà. Per i colori dello Sci Club Anaune, i rag/all sono allenati da Massimo Menapace, i bab/cucc da Piercarlo Zini mentre

Barbara Battistello si dedica dallo scorso anno ad un numeroso gruppo di baby sprint. I giovani del Val di Sole Ski Team sono seguiti da Fabrizio Cavallari e Paolo Angeli, i rag/all da Stefano Pangrazzi e Claudio Graifenberg e i bab/cucc, in costante au-menti, sono seguiti da Mauro Dallavo e Franco Falcone. L’Us Ruffrè è seguito da Dario Seppi, che allena i rag/all, e da Ro-berto Daz, che si occupa dei bab/cucc.

CIRCOSCRIZIONE B

Nell’Agonistica Marmolada quest’anno ci sono solo le categorie dei rag/all, allenate da Luigi Rossi mentre gli aspiranti, con i colori del Comitato, sono seguiti da Alessandro Finazzer, che si divide tra tecnico di Comitato e allenatore dei suoi ragazzi. I piccoli dello Ski Team Fassa sono seguiti da Evelina Margo-ni, Giovanni Brunner, Paolo Costazza, Remo Detomas e Silvia Gross; ad occuparsi dei rag/all ci sono Agostino Rasom, Moreno Rizzi, Romina Zogmaister, Omar De Paoli e Ivo Rasom, mentre per i giovani Lorenzo Cemin, Stefano Vampa, Matteo Loss e Veronica Gandini. L’Us Primiero è guidato da Francesco De-bertolis e Davide Beccari per quanto riguarda i giovani, da Erik Fontanive e Daniele Roberto per rag/all e Simone Mott, Gia-cobbe Zortea, Luca Zannini e Luca Bonat seguono i bab/cucc, mentre aumentano i ragazzi per ogni categoria. I rag/all dell’Us Dolomitica sarannno divisi in due gruppi distinti, seguiti l’uno da Mauro Morandini e Daniele Croce, l’altro da Stefano Zorzi

sci club in movimento

Sono 38 i sodalizi

del Trentinoprotagonisti

in

questa stagione.

Andiamo a conoscernele novità

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È con dicembre che la maggior parte delle società trentine ricomincia la sua attività di allenamenti, apportando magari qualche modifica rispetto allo staff tecnico della scorsa stagione, trovando soluzioni per riuscire a portare avanti

le categorie dei più grandicelli, vedendo i numeri dei piccoli iscritti che continua ad aumentare. Per questa stagione invernale, sono ben 38 le società trentine al via. Abbiamo deciso di approfondire come i vari sci club si sono organizzati dal punto di vista tecnico per approntare al meglio la stagione.

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e Dario Dellantonio. I cuccioli faranno riferimento a Stefano Gabrielli, Sandro Guadagnini, Stefano Morandini e più piccoli a Sabrina Giacomelli. L’Us Latemar ha organizzato quest’anno un nuovo gruppo di superbaby, e le squadre dei bab/cucc sono seguite da Paolo Zeni e Davide Ventura, i rag/all da Francesco Togni e Stefano Brigadoi, il gruppo giovani da Graziano Dondio. Ad allenare l’Us Monti Pallidi ci sono Luca Vender e Daniele Steffe per le categorie bab/cucc, Mattia Giongo e Giampaolo Ghetta per i rag/all. L’Us Cornacci ha visto aumentare quest’an-no il numero di atleti iscritti, che si apprestano a cominciare la stagione con Riccardo Florian (bab/cucc) e con Andrea Dondio, Walter Delladio, Genesio Gilmozzi (rag/all). Per il Rujoch sono Lorenzo Rizzoli, Marcello Brigadoi e Adriano Varesco ad occu-parsi dei rag/all, e Luca Vaia, Andrea Buoninsegna e Alessandro Manfrin seguono i bab/cucc.

CIRCOSCRIZIONE C

Sc Città di Trento continua la sua attività con le categorie che vanno dai baby ai giovani, con la guida di Mirko Maistri e Simo-netta Da Villa. A seguire i bab/cucc dello Ski Team Altipiani ci sono Cristina Andrighettoni, Emiliano Marzari e Paolo Bertoldi; Arcadio Dalprà e Federica Marzari seguono i rag/all, mentre Fabrizio Bertoldi e Daniele Carbonari sono con i giovani. Per il Cai Sat Rovereto, Andrea Gini ed Elena Andrighettoni guidano le categorie bab/cucc, Matteo Zandonai e Walter Ballerin i rag/all. Per i colori dello Sci Club Levico ci sono Marco Vicen-zi, Michele Magnago e Renzo Gaiga per i bab/cucc, e Marco Grossardi per i rag/all. Lo Sci Club Panarotta è guidato da Igor Tessadri ed Emanuele Sansoni per le categorie bab/cucc, con Giuseppe Pasquali ed Emiliano Oss Papot che seguono i rag/all. Lo Ski Team Sopramonte vede Sergio Mazzalai occuparsi dei bab/cucc, ed Andrea Mazzalai dei rag/all. Nasce quest’anno una nuova collaborazione tra lo Sc Panarotta, lo ST Sopramonte e l’Agonistica Trentina, con il “progetto giovani” che vede i

ragazzi di questa categoria allenarsi insieme, sotto la guida di Alessandro Failo. Lo Sci Club Monte Baldo Malcesine quest’anno ha le squa-dre dei bab/cucc, con Alfredo Brighenti, e dei giovani, seguiti da Stefano Lucchi. I baby sprint dell’Agonistica del Baldo sono seguiti da Mari-ka Mazzurana, i bab/cucc da Monica Raffeiner, i rag/all da Alessandro Failo. Particolare il ca-so della categoria giovani che, in comune con il Brentonico Ski Team, è allenata da Luca De Toffol: è la seconda stagione che questa ottima collaborazione va avanti, con quasi una decina di giovani che si allenano insieme gareggiando però

ognuno per i propri colori. Il Brentonico Ski Team vede poi Antonio Bonafini e Mario Zenatti occuparsi dei baby sprint, Paolo Cheller, Camilla Girardelli e Massimo Righi seguire i bab/cucc, Moreno Zeni, Giacomo Poli, Enrico Antonelli e Giovan-ni Villa dedicarsi ai rag/all. Per la Società Sportiva Tremalzo, Luca Lorenzetti si occupa delle categorie dei bab/cucc, Jorge Soto dei rag/all e Francesco Rolfi della categoria giovani. Lo Ski Team Lagorai ha come responsabile Paolo Capra e come allenatori Floriano Berti e Ruggero Colme. Schiera un piccolo esercito lo Sci Club Città di Rovereto con ben 47 baby cuccio-

li, allenati da Walter Nave, Davide Marzadro, Tiziano Maffei, Camilla Cristoforetti, Paolo Cazzanelli, Ren-zo Alimonta, mentre i rag/all sono allenati da Alessandro Galli e i gio-vani da Alessandro Pavoni. C’è poi la nuova società Tezenis Ski Team che ha creato un nuovo gruppo di lavoro interessante, ma che ha preferito non rilasciare i nomi dei propri allenatori se non su richiesta scritta da parte del presidente del Comitato Trentino Fisi. Comunque anche loro hanno uno staff tecnico. n

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autoScatto di Sara Maistri

Un brutto infortunio nel momento migliore l’ha costretta ad un lungo stop. Ora lentamente sta riprendendo la condizione migliore, sia fisica sia nel moraleun

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L’invito di raccontarmi attraverso le pagine della rivista SciA in Trenti-no è stato per me una grande gioia,

solamente che in questo periodo, come capita a molti atleti, non sono in pie-na forma fisica e non sto attraversando un momento di grandi soddisfazioni. Mi presento. Sono Sara Maistri, ho 17 anni, abito a Trento, e faccio parte della squa-dra del Comitato Trentino di sci alpino.La mia avventura sugli sci è iniziata a 2 anni e mezzo con l’aiuto di mia madre che è una maestra di sci. A tre anni risa-livo da sola sullo skilift ,che ogni tanto mi alzava di qualche metro talmente ero piccola e leggera e, mentre la mamma faceva lezioni di sci, io giravo in pista tutta la giornata senza mai fermarmi, as-sieme a mio fratello. Sono cresciuta nello sci club “città di Trento” con mio padre Mirko Maistri che da molti anni è l’allenatore di questa so-cietà. Per me sciare era puro divertimen-to perché trascorrevo ore indimenticabili con i miei amici. Nelle categorie baby e cuccioli volevo solo partecipare alle gare e non amavo molto fare allenamen-to soprattutto perché odiavo il freddo. D’estate non volevo saperne di andare sui ghiacciai anche perché praticavo ci-clismo su strada, uno sport che mi ha dato grandi soddisfazioni, così come la

ginnastica artistica. I miei genitori non mi hanno mai spinto nello sport, anzi cercavano di frenarmi perché ero un ter-remoto. Ad un certo punto mi hanno con-sigliata di scegliere un solo sport a mio piacimento e ovviamente ho scelto lo sci. La vera pratica agonistica è cominciata nella categoria allievi perché mi sono prefissa l’obiettivo di entrare in Comita-to, sogno che si è avverato al primo anno della categoria aspiranti. Quando mi è arrivata la convocazione ero felicissima! Un’avventura splendida guidata dal “mi-tico” allenatore Nello Vincenzi che stimo tantissimo perché mi ha trasmesso una carica incredibile. Alla fine del primo an-no aspiranti, ma soprattutto all’inizio del secondo, cominciavano ad arrivare degli ottimi risultati quando... durante una ga-ra sono incorsa in un brutto infortunio al ginocchio destro che mi ha fermata per parecchio tempo. Questo episodio mi ha distrutto moralmente. Ero proprio a terra. Grazie però alla vicinanza dei miei familiari sono riuscita a superare i mo-menti più brutti e dolorosi. Così dopo un periodo di sconforto ho iniziato a pensare positivo e a lavorare sodo per il recupero perché volevo tornare in fretta nel “mio mondo”. Ho imparato ad apprezzare tan-te cose e ho constatato che lo sci è uno sport fantastico, del quale non posso far-

ne a meno per il momento. Non posso dimenticarmi di ringraziare un carissimo amico nonché “mago” dell’ortopedia, il dott. Giorgio Benigni e i fisioterapisti Omar e Laura Spagnolli.Il recupero fisico è stato compito del mio affezionatissimo preparatore atletico Matteo Lazzizzera, mentre il mio nuovo allenatore di sci Andrea Sonda con l’aiu-to di Angelo Tavernaro sta cercando con molta pazienza di farmi ritrovare l’asset-to sugli sci!La vita sportiva deve assolutamente es-sere conciliata anche con la vita scola-stica infatti oltre all’attività sportiva che mi occupa tantissimo tempo, frequento la quarta Liceo Scientifico Da Vinci, una scuola statale di Trento. Non nascondo che i sacrifici per riuscire da entrambe le parti sono notevoli, però sono ripagati da tante soddisfazioni sia a scuola che nello sport. Il mio profitto è discreto e quindi la scuola che frequento non mi ha mai impedito di assentarmi per motivi sportivi.Quest’inverno per me sarà di transizio-ne, non posso pretendere troppo, ma non rinuncio sicuramente ai miei obiettivi principali, cercherò di dare il massimo e farò l’impossibile per avverare i miei sogni.

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angoloGiro di Maddalena Collini

Si chiama Freestyle Academy ed è la nuova società campigliana che unisce snow-boarder e sciatori in un’esperienza fatta di acrobazie, salti e sano agonismo. I ragazzi dividono gli stessi allenamenti, lo stesso park e gli stessi salti, in un lavoro

diviso in tre allenamenti a settimana, in preparazione alle gare: solo queste sanno far spingere al massimo, con un sano spirito agonistico che aiuta a raggiungere gli obiettivi prefissati. Sono sette i ragazzi che si cimenteranno con gli sci, seguiti da Daniele Gi-rardi; più numerosi gli snowboarder, ben diciotto, che sono allenati da Davide Cecconi, Michele Spini e Mattia Cavalca. I ragazzi provengono da tutta la Val Rendena, vanno dagli otto ai diciannove anni e sono uniti dal desiderio di vivere il progetto di Davide Cecconi (presidente e direttore tecnico) e Daniele Girardi (vicepresidente), i due giovani maestri che hanno deciso di scommettere mettendo in campo la propria passione, gra-zie anche alla collaborazione della Scuola Sci Des Alpes e Professional Snowboarding.

Com’è nata l’idea della Freestyle Academy? “Daniele ed io ci siamo conosciuti per caso, stavano facendo lo stesso salto e confrontandoci è uscita la stessa passione per gli sport della neve e per il freestyle in particolare. Da lì è nata l’amicizia, ed ora ecco la Freestyle Academy”.Cosa significa insegnare il freestyle? “È dare la possibilità ai ragazzi di conoscere uno sport che non è solo tentativi e scemate, ma una vera e propria disciplina. E non ci vuole solo allenamento, ma anche fantasia e passione, supportate sempre dalla tecnica che è e rimane la base di ogni gesto atletico. Non è più un provare e riprovare affidandosi solo alla fortuna, ma diventa piuttosto una fusione tra tecnica e libertà di espressione”.Le quote rosa? “Ci sono ragazze sia nella squadra preagonistica che in quella agoni-stica, ma solo nello snowboard. Per quanto riguarda lo sci bisognerà aspettare un po’, in Italia è ancora allo stato embrionale ma speriamo che anche le ragazze vengano ad ingrossare le nostre fila!”.Per quanto riguarda la preparazione presciistica? “Già quest’estate abbiamo cominciato a fare atletica, anche con un’uscita particolare al palazzetto Massucchi a Mortara, una delle più grandi palestre di ginnastica artistica d’Italia. Per tre giorni ci ha seguiti Paolo Pedrotti, il direttore tecnico della squadra nazionale: sono stati giorni di full immersion, in cui Paolo ha messo in campo tutta la sua competenza analizzando e provando gli stessi gesti che andremo a fare sulla neve”.L’obiettivo? “Portare gli atleti a raggiungere un maggior controllo del proprio corpo nella fase aerea. Dopo esercizi di base a corpo libero abbiamo usato le strutture messe a disposizione, come le pedane, i trampolini, i tappeti elastici e una piscina di gomma-piuma: in palestra si riesce a provare ogni evoluzione, dello sci e dello snow, in totale sicurezza”.Coltiverete questa collaborazione in futuro? “Certo, è importantissimo. Ed è l’unico mo-do per far conoscere uno sport che oggi è erroneamente visto come tentativi e non altro: invece è necessario che la cultura della precisione entri nella cultura del freestyle”.Per finire, la filosofia dell’Academy? “Vivere la neve in mille modi diversi, essere poli-valenti. Lo sport non è una linea dritta, ma occorre guardare anche ai gesti degli altri sport per imparare ed integrare: occorrerà provare il telemark e fare pali e sciare in neve fresca. La filosofia è prendere il freestyle come vero sport e cercare di dare il massimo: ci sarà chi riuscirà e chi no, ma tutti ci proveremo!”.

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A Madonna di Campiglio è nata una scuola per far crescere gli appassionati di acrobazie ed evoluzioni

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di Daniele Bernardi ([email protected])

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Masterizzando

allenamento o gara?

Eugenio Traversa. Sopra, Daniele Bernardi

La domanda che pongo nel titolo è rivolta a noi attempati senior-ma-ster che bazzichiamo nei circuiti

Fisi, non praticando con troppa costan-za gli allenamenti sulla neve. Si presu-me, infatti, che per i giovani agonisti che si allenano con frequenza, nell’at-tesa delle prime gare, il problema non si ponga, salvo stati fisici imperfetti. Ho constatato fra gli amici che è comune l’atteggiamento di evitare i primi impe-gni agonistici di dicembre, adducendo di

non sentirsi pronti ed allenati, preferen-do così procrastinare l’esordio. Si badi bene che questo atteggiamento non si riscontra solo, come potrebbe sembrare logico, fra gli appassionati meno “tecni-ci” ma è spesso diffuso anche fra i più bravi. Ognuno ha le proprie ragioni per comportarsi come meglio crede, ovvia-mente: tutti siamo in fondo un po’ pavidi di fronte alle sfide ed è comprensibile che si possa preferire il rinvio della pro-va d’esordio al potenziale fallimento o,

comunque, alla delusione cocente di un brutto risultato. Arriviamo però a casi li-mite di alcuni che, nonostante un buon programma di avvicinamento alla stagio-ne invernale svolto in ghiacciaio e in pa-lestra, non se la sentono di approcciarsi al cancelletto, venendo ad assistere alla gara a bordo pista. Senza la presunzione di approfondimenti psicologici, che pure sarebbero necessa-ri in qualche caso, mi permetto di bia-simare questo comportamento dal punto

Alle prime competizioni della stagione non tutti i master erano al cancelletto di partenza. Probabilmente non erano in condizione. È meglio gareggiare solo se è al top?

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di vista prettamente tecnico, per due sostanziali ragioni. La prima è che quasi sicuramente tutti i partecipanti alle no-stre prime gare, non essendo professio-nisti, siano essi bravi e meno bravi, sono in forma approssimativa, comunque da affinare. E’ più facile quindi, statistica-mente, approfittare del momento met-tendo a segno performance di rilievo. Personalmente sono ormai alcuni anni che le migliori gare dell’anno, in termi-ni di punteggio, le realizzo ad inizio e a fine stagione. Mi sono dato la spie-gazione logica che all’inizio approfitto della scarsa verve di qualche mio forte avversario, riducendo il gap tecnico che ci separa, mentre alla fine sfrutto le con-dizioni ottimali di neve trasformata e di luce che tanto preferisco. Secondo me i più bravi, allenandosi, magari anche solo attraverso le gare, riescono a salire maggiormente nella scala della top per-formance rispetto ai meno forti, quindi è proprio l’inizio stagione il momento più proficuo da sfruttare!La seconda ragione che adduco a soste-gno della necessità di affrontare i primi

impegni agonistici è il fatto che, a mio avviso, vale molto, infinitamente di più una prova in gara rispetto a 10 analoghe prove svolte in allenamento. La compe-tizione è, difatti, il migliore allenamento possibile, svolto in condizioni di sicu-rezza, con il giusto abbigliamento, nel teatro più consono e con gli stimoli ap-propriati. La gara propone lunghezze e difficoltà non riproducibili nei campi di prova, con il massimo stato di attenzione rivolto al risultato. Lo strascico psico-fi-sico e muscolare di una gara è maggiore di una giornata di allenamento, come molti di voi avranno avuto occasione di provare sul proprio corpo, in quanto l’im-pegno profuso nel minuto di competizio-ne non è paragonabile con quello messo in atto nel training. E’ proprio nella gara che possiamo ritrovare e apprezzare quei tempi di esecuzione e quei meccanismi che abbiamo abbandonato alla fine del-la stagione precedente, ma che ancora albergano nel nostro subconscio. Spero proprio di avervi convinto… al prossimo dicembre voglio trovarvi compatti al can-celletto! n

master team in evidenzaPrime gare e Master Team Trentino sugli scudi. Ottime le mie prove nel-le prime RQS di Pampeago con 35 punti Fisi confermati e piazzamenti a ridosso dei primi posti, occupati da senior molto forti. Si rivedono gli amici Master giovani esclusi lo scorso anno dalla categoria, Marzio Mattioli e Moreno Rizzi, con prove convincenti. Bravo anche Willy Nardelli nelle RQS del 18 a Pampeago, su una pista che non ama troppo e in un momento lavorativo difficile per lui. Eugenio Traversa, dopo la trasferta austriaca del 18 a Innsbruck, 3° in slalom, impone la sua legge nella sua nuova categoria B a Pampeago il 19/12 con distacchi abissali. Be-ne i fratelli Marchi e anche Sergio Depaoli.

Brillano nella categoria femmini-le le nostre Daniela Vettorato, pri-ma assoluta, e Clara Iori staccata di pochissimo. Gian Luca Porta ha ottenuto buoni piazzamenti nella prima trasferta di Coppa del Mondo Master, all’Abetone, mentre è uscito nello slalom di Innsbruck. Giovanni Manfrini e Gigi Gandini in luce nel-le master N di Campiglio. Giovanni comanda in assoluto la categoria B in entrambe le giornate, mentre Gigi primo di categoria A5 in superg e se-condo in gigante. Gesumina Suster domina la categoria sul Patschker-kofl sia in slalom che in gigante. Mancano all’appello solo Paolo Feli-cetti e l’amico Antonio Angelini, alla prese con il recupero del ginocchio operato, e poi siamo davvero al com-pleto.

Paolo Felicetti

Marzio Mattioli

Sergio Depaoli

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Spigoli di Daniele Bernardi

Novità in arrivo nel bootfitting. Uno studio di ingegneria berga-masco, il cui nome mi è ancora

sconosciuto, con la collaborazione di al-cuni professionisti dello sci, ha messo a punto una nuova macchina a puntamen-to laser che rileva perfettamente il grado di divaricazione dei nostri arti inferiori, permettendo al boot fitter di inclinare il gambetto dello scarpone esattamente come madre natura richiede.“C’era già” qualche sprovveduto potrà argomentare, ma la verità è che fino ad oggi il tutto era impostato su tentativi empirici, dando per scontato che un sog-getto avesse necessità analoghe per entrambe le gambe e di conseguenza analoghe inclinazioni degli scarponi.Quello che appare chiaramente, invece, dai risultati conseguiti tramite il nuovo apparecchio, è che le nostre gambe, come altre parti del corpo, non sono eguali e che possono richiedere all’atto pratico impostazioni diverse per ottimizzare la presa di spigolo.I primi rilevamenti in casa Nardelli (il puntatore è già dispo-nibile da Nardelli Sport di Mezzolombardo) hanno permesso di accertare che Willy ha una gamba nettamente più diritta dell’altra. Guarda caso, quella “da concorso” è la destra, massacrata

nell’incidente sofferto dal proprietario tre anni fa, con piatto tibiale e altre ameni-tà coinvolte. Succede spesso, pare, che le gambe aggiustate siano più diritte di quelle “nature”, perché l’ortopedico ci mette del suo per sistemarti al meglio, che diamine!Quindi mi aspetto che anche la mia gam-ba destra, che sopporta un misero 15% di invalidità dal 1996, sia quasi perfetta (mi ha operato lo stesso bravissimo orto-pedico di Willy……), mentre l’altra sia fuori come un balcone. Un altro caposaldo messo in crisi dai tecnici che hanno creato il congegno, è

la prassi di limare le suole degli scarponi, disassandole, per creare maggior presa di spigolo. Pare che questa abitudine non sia suffragata da reali studi scientifici e che sia nata e cresciuta parallelamente alla barratura delle piste, fino a diventare un must per gli atleti.“Con il puntatore laser”, si dice “ogni atleta avrà il gambetto corretto per l’effettiva esigenza del suo arto, ottimizzando la presa di spigolo e le prestazioni, con ogni tipo di neve”. Non ci resta che provare, dunque, e sospetto che i risultati saranno sorprendenti per molti di noi e che dovremo correggere le abi-tuali impostazioni dei nostri gambetti!

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Bootfitting: puntatore laser

La nuova macchina innovativa rileva perfettamente

il grado di divaricazione degli arti inferiori,

permettendo di inclinare in relazione il gambaletto

dello scarpone

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Premi a cura della redazione

a Bozzettail lionstrentinoneve

Il fondista primierotto ha vinto la borsa di studio indetta dai gruppi Lions del Trentino, mentre Mario Roncador si è visto assegnare nuovamente la borsa di studio Predieri

Nel 2006 vinse la fondista Irene Cicolini, nel 2007 il gigantista Luca de Aliprandini, nel 2008

la snowbordoarder Rossella Monsorno e nel 2009 il fondista Mario Roncador. Quest’anno il Premio LionsTrentinoNeve va ancora una volta ad un atleta degli sci stretti: Ruben Bozzetta, portacolori dell’Us Primiero San Martino, ma anche atleta della squadra agonistica del Comi-tato Trentino.Si tratta di una borsa di studio del valore di 1500 euro che i tre gruppi Lions del Trentino (Fiemme e Fassa, Primiero e San Martino di Castrozza e Trento Host) propongono ogni anno in collaborazione con il Comitato Trentino Fisi. Un’ap-prezzata intuizione che era stata ideata dall’ingegner Alessandro Bleggi (presi-dente della sezione Lions Trento Host), che purtroppo il destino ci ha portato via qualche settimana fa.In seguito alla rotazione fra i tre gruppi Lions lo scorso anno e quest’anno i tito-lari del premio è il gruppo Lions Primiero e San Martino di Castrozza coordinato da Diego Zorzi.Ruben Bozzetta è nato a Feltre il 7 lu-glio 1992 ed è residente a Transacqua.

È iscritto allo Sci club Primiero San Mar-tino da 13 anni e stagione dopo stagione ha ottenuto sempre più risultati in cre-scendo, fra i quali alcune medaglie ai campionati italiani di categoria. Nell’ultima stagione ha ottenuto la medaglia d’ar-gento ai campionati italiani Gundersen di Boscochie-sanuova e una medaglia di bronzo sprint nella Fis junior di Forni di Sopra, piazzandosi secondo nel-la graduatoria del Circuito provinciale Melinda.Dietro ai banchi nell’ultima stagione ha frequentato la terza Liceo Economico per l’Impresa presso l’Istituto Comprensivo di Scuola Pri-maria e Secondaria di Pri-miero, con una media dei voti conseguiti nello scrutinio finale pari a 7,20. Le materie dove eccelle sono educazione fisica (dieci), matematica e informatica (otto) e Geografia Economi-ca (otto).Bozzetta non è stato comunque l’unico sciatore a vincere una borsa di studio in

seguito ai risultati sportivi e studenteschi dell’ultima stagione. Per il secondo anno consecutivo infatti Mario Roncador dello Sci Fondo Val di Sole è riuscito ad otte-nere la borsa di studio «Scuola – Sport

Giancarlo Predieri». Si trat-ta di un premio in denaro di 775 euro riservato a 3 atleti maschi e a 3 atlete femmi-ne della categoria aspiranti, che si siano particolarmen-te distinti per merito sia nell’attività agonistica (di-scipline dello Sci Alpino, Fondo e Biathlon) che nello studio. Un premio annuale che viene messo in palio dall’Associazione Amici di Giancarlo Predieri, ex vice-presidente della Federazio-ne Italiana Sport Invernali scomparso nel 1997. Un

altro riconoscimento dunque per Mario Roncador, vincitore lo scorso anno sia del Premio Predieri che della Borsa di Studio LionsTrentinoNeve, e quest’anno nuovamente del premio Predieri e pure arruolato nelle Fiamme Gialle.

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Mario Roncador

Ruben Bozzetta premiato dai responsabili dei gruppi Lions del Trentino durante la presentazione dell’Agenda FISI 2011 alla quale hanno presenziato anche gli assessori provinciali Marta Dalmaso e Tiziano Mellarini

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Piacere di guidare senza compromessi:nuova BmW X3Presso la concessionaria BMW Activa di Trento è stata presentata a novembre la nuova BMW X3 che si presenta con una veste completamente rin-novata. La nuova BMW X3 dispone di un comfort di guida fortemente migliorato, il design combina il tipico carattere dei modelli BMW della Serie X con un andamento delle linee sportivo e slanciato. La generosa abitabilità e l’elevata versatilità degli in-terni offrono un comfort di viaggio ed una capacità di trasporto su misura. La trazione integrale BMW xDrive non ottimizza solo la trazione, ma mette anche a disposizione una taratura che promuove la dinamica di guida. La nuova BMW X3 offre le qualità di un’auto-mobile moderna e non richiede che si scenda a compromessi, anzi combina il piacere di guida con l’efficienza, abbina il comfort alla funzionalità, la robustezza all’eleganza.

Il design: eleganza urbana, linee slanciate e dinamiche e gli stilemi di un modello BMW della Serie X

Il design della nuova BMW X3 trasmette un’im-magine di eleganza urbana abbinata a un’agilità robusta. Nella vista frontale, la nuova BMW X3 of-fre un’immagine sicura e presente, composta dal doppio rene inclinato leggermente in avanti, dai grandi proiettori, dalla robusta minigonna anteriore e dal cofano motore con sei nervature che conver-gono nella zona del doppio rene. In combinazione con i proiettori allo xeno, disponibili come optional, la luce diurna viene generata da anelli luminosi bianchi composti da unità LED.

Interni: ambiente di lusso, funzioni intelligenti

All’interno della nuova BMW X3 una generosa of-ferta di spazio e dei materiali pregiati creano un ambiente moderno e sofisticato, equipaggiato con numerose funzioni intelligenti. Il Control Display del sistema di comando BMW iDrive, disponibile come optional, è integrato armonicamente nella plancia. Lo schermo da 8,8 pollici ad alta definizione del sistema di navigazione Professional è il monitor di bordo più grande offerto nel segmento della nuova BMW X3. Rispetto al modello precedente, i tre po-sti posteriori offrono un eccellente comfort anche durante i viaggi lunghi e maggiore spazio per i go-miti e le gambe. Con un volume tra i 550 e i 1600 litri, il bagagliaio della nuova BMW X3 marca un primato nel segmento di appartenenza.

Motorizzazioni: motore quattro cilindri diesel e propulsore sei cilindri a benzina dell’ultima generazione

Attualmente sono disponibili due modernissime motorizzazioni: l’xDrive 20d e l’xDrive35i. Il motore xDrive20d a quattro cilindri turbodiesel

eroga una potenza massima di 135 kW/184 CV a 4000 g/min. La risultante elasticità consente di accelerare da 0 a 100 km/h in 8,5 secondi e di raggiungere una velocità massima di 210 km/h. Il nuovo parametro di riferimento di efficienza nel segmento viene definito dalla BMW X3 xDrive20d con un consumo medio nel ciclo di prova UE di 5,6 litri per 100 chilometri ed emissioni di 149 grammi di CO2 per chilometro. La nuova BMW X3 xDrive20d equipaggiata con cambio automatico raggiunge gli stessi valori di accelerazione, di ve-locità massima e di consumo; le sue emissioni di CO2 sono di 147 grammi per chilometro.Il propulsore della BMW X3 xDrive35i si distingue per un’ottima rapidità di risposta. Il propulsore da 3,0 litri eroga una potenza massima di 225 kW/306 CV a un regime di 5800 g/min. Equipag-giata con questo motore, la BMW X3 xDrive35i ac-celera da 0 a 100 km/h in 5,7 secondi. La velocità massima è di 245 km/h. La BMW X3 xDrive35i non offre solo le caratteristiche di guida più spor-tive, ma anche i valori di consumo di carburante e delle emissioni più bassi della propria categoria di potenza. Il consumo medio di carburante nel ciclo di prova UE è di 8,8 litri per 100 chilometri, il valore di CO2 è di 240 grammi per chilometro.

BMW EfficientDynamics nella nuova BMW X3: anteprima della funzione Start Stop automatico in combinazione con il cambio automatico.

Per la prima volta il cambio automatico è stato combinato con la funzione Start Stop automatico. All’arresto a un incrocio o quando si viaggia in coda, il motore si spegne automaticamente. Non appena il guidatore rilascia il pedale del freno, vie-ne avviato nuovamente il motore. La funzione Start Stop automatico è inclusa anche nell’equipaggia-mento di serie della BMW X3 xDrive20d con cam-bio manuale dove è stata completata dall’indicato-re del punto ottimale di cambiata. Inoltre, in tutte le varianti di modello la Brake Energy Regeneration,

il servosterzo elettromeccanico (EPS), il control-lo dei gruppi secondari in base al fabbisogno, il lightweight design intelligente e i pneumatici a resistenza ridotta al rotolamento contribuiscono a ridurre il consumo di carburante e le emissioni.

Assetto sviluppato ex novo, xDrive ottimizzato e optional esclusivi per dinamismo e comfort su misura

La nuova BMW X3 è dotata di serie della trazio-ne integrale permanente BMW xDrive. Il sistema a controllo elettronico provvede a una ripartizione variabile della coppia motrice tra asse anteriore e asse posteriore. Il sistema di controllo collegato alla regolazione della stabilità di guida DSC (Dy-namic Stability Control) compensa, attraverso il proprio intervento mirato, ogni tendenza di sovra-sterzo o di sottosterzo. Grazie alla taratura nuova che promuove ulteriormente la dinamica di guida, la trazione integrale intelligente ottimizza sia la trazione stessa che il comportamento della BMW X3 in curva. Già durante la guida stabile in cur-va la quota principale della coppia motrice viene trasmessa alle ruote posteriori. L’equipaggiamento di sicurezza comprende gli airbag frontali, per il bacino e il torace, gli airbag laterali a tendina per la testa, delle cinture automatiche a tre punti in tutti i sedili, dei limitatori di sforzo, davanti dei tendicin-tura e poggiatesta attivi anticrash e dietro dei punti di ancoraggio ISOFIX per i seggiolini dei bambini.Entrambe le motorizzazioni sono disponibili per la prova presso la Concessionaria Activa in Via Fersi-na 6 a Trento. Il personale Commerciale e di Ven-dita è disponibile per la prenotazione delle prove, per fornire istruzioni di guida e consulenze perso-nalizzate. BMW è consapevole che solo potendo sperimentare il piacere della guida si possa ap-prezzare completamente la dinamicità, l’efficienza e la comodità dei modelli BMW.

Activa S.p.A.Via Fersina, 6 - TRENTOTel. 0461 383240 [email protected]

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FOCUS a cura della redazione

Noi abbiamo invece deciso di approfondire esclusivamente l’aspetto tecnico, chieden-do un’analisi di fattibilità all’unico omologatore piste internazionale Fis del Trentino, Ernesto Rigoni. «Tecnicamente – sostiene Rigoni – la pista Aloch ha tutti i requisiti ed è già dotata di omologazione Fis per organizzare uno slalom internazionale, inclusa un’eventuale gara di Coppa del Mondo. Omologazione realizzata e approvata dal collega altoatesino Martin Wieser nel 2008, con validità sino al 2018. Si tratta di una pista che si svilup-pa dai 1620 metri di quota sino ai 1340 della zona arrivo,con 280 metri di dislivello e 840 di lunghezza. Quindi rispecchia i parametri Fis che prevedono un dislivello massimo di 220 metri per uno slalom di Coppa del Mondo maschile, 200 per quello femminile, dunque qui si possono disputare competizioni di slalom, potendo variare dislivelli e difficoltà tecniche con ampia flessibilità, cosa non sempre possibile in altre realtà, anche di grande tradizione e prestigio internazionale. In linea teorica ci stareb-be anche uno slalom gigante, ma siamo troppo vicini al dislivello minimo (250 metri), soprattutto se si pensa al maschile: Gran Risa e Adelboden sono intorno ai 400 metri».

È indubbio però che per ospitare un’eventuale gara del massimo circuito sarebbe necessario un intervento urbanistico di un certo rilievo. «La zona arrivo – prosegue Rigoni – dovrebbe essere leggermente prolungata e rimodu-lata, e bisognerebbe creare ulteriore spazio sui lati per TV compound, parterre, tribune, area mixed zone e cabine commentatori. Orograficamente c’è poi la possibilità di por-tare più in alto la partenza di 15 o 20 metri, il terreno lo consente. Infine l’impianto luci per l’eventuale gara in notturna necessiterebbe di un discreto potenziamento, per consentire le riprese della produzione televisiva. Questi sono gli interventi primari indispensabili».

Che punti di forza nei confronti della Fis potrebbe avere Pozza di Fassa?«Anzitutto l’arrivo in paese. Questo è un grosso punto di forza. La Federazione Inter-nazionale punta molto sul contatto diretto fra le competizioni e i centri urbani. L’altro aspetto interessante riguarda poi la possibilità di organizzare la gara in notturna, altra peculiarità che sta a cuore alla Fis».

E il pensiero finale di Rigoni?«Pozza di Fassa ha tutti i requisiti tecnici e organizzativi richiesti, ma questi, come si sa, non rappresentano, da soli, una garanzia di assegnazione dell’evento. Ci sono tanti altri parametri, fattori geopolitici della stessa Fis, il ruolo della Fisi, interessi commerciali, turistici e televisivi, le stesse strategie di lungo termine della Fis, che puntano a nuove nazioni e nuovi continenti, la già consolidata presenza, a pochi chilometri da Pozza di Fassa, di competizioni di livello mondiale nello sci nordico. Ritengo che in questo momento storico, nel quale la 3Tre di Campiglio con tanta fatica ha avuto l’opportunità di ri-entrare nel giro di Coppa del Mondo, pur non avendo ancora la certezza di un posto fisso nel calendario, un’altra candidatura possa innescare pericolose turbolenze. Si potrebbe verificare quello che è successo fra Venezia e Roma per le Olimpiadi del 2020, con il risultato finale che tutti conosciamo. Quando la 3 -Tre di Campiglio riuscirà ad ottenere un’assegnazione annuale, a quel punto il territorio e la politica po-

il dilemma

alochLa pista di Pozza di Fassa ha i requisiti tecnici per ospitare uno slalom di Coppa del Mondo, ma non sono sufficienti

Non si tratta di un’eco. La Val di Fassa proprio nel bel mez-zo delle vacanze natalizie ha

alzato la voce. «In autunno mentre stavamo approntando ragionamenti sul rinnovo della collaborazione con la Fisi per il progetto Piste Azzurre (ovvero la valle come centro federale di allenamento delle nazionali) si è deciso di riproporci per una gara di Coppa del Mondo di sci alpino. A differenza di alcuni anni fa, quando ci eravamo candidati per l’organiz-zazione di una gara femminile, è stato deciso di richiedere una gara maschile allo Ski stadium Val di Fassa, dove ormai da nove anni si disputa uno dei più apprezzati sla-lom maschili di Coppa Europa. Le capacità organizzative sono collau-date e apprezzate, la pista Aloch ha tutti i requisiti, perché allora non provarci?», queste sono state le di-chiarazioni del presidente dell’Apt della Val di Fassa Enzo Iori.

Poi i quotidiani locali hanno sentito i pareri degli organi sportivi federali e politici e non è mancata, inevitabil-mente, qualche polemica. Il sogno non è di facile realizzazione perché ci sono tanti tasselli da far quadrare, forse troppi.

Enzo Iori

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trebbero avviare altri ragionamenti, chiedendo ad esempio una seconda località di CdM di sci alpino (come in Alto Adige), da assegnare d’intesa con la Fisi all’interno del Trentino, secondo criteri legati alle esigenze promozionali e turistiche. In questo caso la Val di Fassa avrebbe tutti i requisiti per stare in primissima fila rispetto a tutti i competitor nazionali e internazionali. Un cenno, infine, alle opportunità offerte dai possibili recuperi di competizioni di CdM annullate altrove, l’esempio più recente è quello della croata Maribor: cogliere al volo queste occasioni non è semplice, dovendo anzitutto predisporre gli interventi strutturali appena accennati e tenere costantemen-te pronto un apparato organizzativo capace di attivarsi in poche ore. Ma non possiamo dimenticare che la storia della Coppa del Mondo in Val Badia e a Cortina è iniziata esattamente con fulminei recuperi di gare che il calendario FIS prevedeva in altre località».

La pista Aloch già sede degli allenamenti degli atleti azzurri e di gare con atleti di Coppa del Mondo.Sotto, Ernesto Rigoni

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l’evento di Fabia Sartori

M arcialonga, un evento sportivo con indubbie ripercus-sioni sul tessuto territoriale, sociale, economico e cul-turale, in grado di focalizzare l’attenzione del mondo

sulle Valli di Fiemme e Fassa. Notevoli i risultati riguardo la promozione turistica, accorto l’approccio culturale e tradiziona-lista. Alfredo Weiss, il presidente, valuta attentamente le mie parole ed esordisce con alcune considerazioni.

La riflessione

Accade che siano le idee di qualche comitato organizzatore a creare le condizioni di sviluppo economico e sociale di un determinato territorio. È il caso di Marcialonga: attualmente si registrano traguardi straordinari in termini di sviluppo economi-co e territoriale. La gara si è resa motore di cultura e tradizione, penetrate così a fondo nella comune mentalità da produrre nelle nostre Valli moltissimi altri avvenimenti, legati a diversi ambiti: sport, volontariato, cultura, per citarne alcuni. La regina delle granfondo rappresenta l’approccio alla vita tipico dell’uomo di montagna, solidale e sussidiario, la individuo come modello in virtù della sua grande visibilità, che nulla toglie alla miriade di eventi minori con i medesimi valori di base.

Iscrizioni: rispetto agli anni scorsiun iter fulmineo, quali i motivi?

Innanzitutto, le Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO, offrono pa-esaggi fantastici. Il 2013 si avvicina, ed i Mondiali fungono da potente volano, diffuso il desiderio di osservare da vicino la loro ambientazione. Inoltre, per quanto concerne le attività sportive nordiche, Fiemme e Fassa sono località più che blasonate, la loro ricchezza risiede anche nel proporre un ampio panorama territoriale, impreziosito da numerosi frazioni e comuni, appe-tibile l’offerta culturale, sportiva e culinaria. Siamo forti della presenza di 7200 fondisti, 3000 dei quali norvegesi. I nordici sono attratti in modo particolare dalla tipologia di pista, co-stellata da centri abitati e dal calore del pubblico, oltre che, questo vale per chiunque partecipi, dalla sfida con sé stessi nel misurarsi su un impegnativo percorso di 70 km.

A proposito di pista, come procede l’innevamento,alla luce delle alte temperature registrate in questo periodo?

Siamo organizzati per far fronte a condizioni meteo proibitive, con 18 centri di produzione neve dislocati lungo il percorso, in modo da ridurre al minimo i costi legati al trasporto. In merito, sottolineo il prezioso supporto delle amministrazioni comunali, proprietarie di parte delle attrezzature atte all’innevamento, con cui da anni collaboriamo per rendere agibile la pista, o me-glio parte della pista, in corrispondenza delle festività natalizie.

Per questa 38.a edizione,Marcialonga ha in serbo pregiate novità,quale importanza riveste la gara Young?

Marcialonga “senior” apre una finestra del tutto dedicata alle categorie Allievi, Aspiranti, Juniores, che potranno cimentarsi in una gara a tecnica classica, con epilogo sullo stesso tratto finale riservato agli adulti. Due le colonne portanti.La prima dettata dalla necessità di instaurare una continuità, di avvicinare le categorie giovanili di età più avanzata alla gran-fondo, nell’intento di formare i “marcialonghisti” del futuro. L’altra legata al nobile disegno di rilanciare e promuovere lo sport giovanile, in linea con la politica del Coni e della Fisi. Un’ulteriore e preziosa iniziativa coinvolge il mondo dei gio-vani, dei bambini della scuola d’infanzia, è quella sostenuta dalla Valle di Fiemme, addirittura il comune di Ziano ha in cantiere una baby rappresentazione teatrale con tema di fondo “La Marcialonga”.

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marcialongaapre ai giovani

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se ti muovi vivi meglioUna regolare attività fisicaè benefica per la salute:4 Riduce in maniera significativa il rischio di ipertensione, malattie cardiovascolari,

diabete, osteoporosi, traumi da caduta nell’anziano e alcuni tipi di cancro (al colon, al seno, alla prostata, al polmone, all’utero)

4 Aumenta il benessere psicologico

4 Insieme ad una corretta alimentazione combatte il sovrappeso e l’obesità

• Per i tragitti brevi riduci il “trasporto passivo” e aumenta il “trasporto attivo”: usa meno l’automobile e

l’ascensore ed usa di più la bicicletta e le scale

• Se cammini per almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni la settimana puoi considerarti una persona “attiva” e godere di molti effetti salutari oltre a salvaguardare l’ambiente

n Il 40% degli intervistati riferisce di essere ATTIVO (svolge un lavoro pesante o aderisce alle raccomandazioni sull’attività fisica); a livello nazionale il 33%n Il 43% degli intervistati riferisce di essere PARZIALMENTE ATTIVO (non svolge un lavoro pesante e pratica attività fisica in quantità inferiore a quanto raccomandato); a livello nazionale il 37%

n Il 17% degli intervistati riferisce di essere COMPLETAMENTE SEDENTARIO; a livello nazionale il 30%

La maggior parte dei trentini

pratica attività fisica

Foto

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Scorci a cura della Redazione

D al 18 al 20 febbraio sulle piste della Paganella torna la Slipega-da, il classico appuntamento ri-

servato a tutto il mondo della cooperazio-ne creditizia provinciale. Un evento che taglierà il prestigioso traguardo delle 30 edizioni. Abbiamo deciso di ripercorrere le origini con il presidente del Comitato Organizzatore Gianni Bezzi. «Nel marzo del 1981 – racconta il pre-sidente - durante la premiazione del “Trofeo Enti Trentini” alcuni dipenden-ti delle Casse Rurali si accorsero, con stupore, che erano tante le Casse che singolarmente avevano partecipato a quella bella manifestazione e, trovan-dosi tutti insieme, qualcuno uscì con la famosa frase “perché no fen na gara fra de noi?”. Detto e fatto. Due settimane dopo tutto era pronto: al Passo di La-vazè, con il patrocinio della Cassa Rurale di Cavalese, il prezioso aiuto dello Sci Club Varena ed il determinante appoggio di Cassa Centrale, circa 150 discesisti e fondisti provenienti da tante Cassa Rurali si davano battaglia per questa prima Slipegada. A proposito del nome, la storia racconta che mentre fervevano i preparativi, ma non era ancora stato trovato il nome, qualcuno del Comitato, affannato tra le carte, è sbottato “Ma el possibile che per ‘na Slipegada...” e così il nome è rimasto».Quali sono i numeri attuali della mani-festazione? «Dai 150 partecipanti alla prima edizione (gigante e fondo), dopo 30 anni di crescita costante possiamo contare circa 1500 iscritti. Si inizia il venerdì sera con la Ciaspolada e lo sci alpinismo con circa 1000 partecipanti, quindi il sabato mattina un altro miglia-io di sciatori prendono parte allo slalom gigante, per finire domenica mattina con le gare di fondo che vedono circa 500 iscritti. Non va dimenticato anche il “ce-none” del sabato sera, che è ormai un appuntamento fondamentale della mani-festazione, con una serata di allegria che serve tanto quanto le gare, per cementa-re l’amicizia tra tutti i partecipanti».Un grande successo, quale il segreto? «Se un segreto può esserci, credo che stia nella formula inventata trenta anni fa. Il trovarsi sulla neve con la voglia di gareggiare ma soprattutto divertirsi, misurarsi con i colleghi di ufficio (sono le sfide più combattute) e partecipare al successo della propria squadra. Infatti non va dimenticato che oltre alle clas-

sifiche individuali per le varie gare e le molte categorie d’età, i risultati di ognu-no vanno a creare una classifica “per Or-ganismi” cioè per le varie Casse Rurali o Enti Centrali (Cassa Centrale Banca, Federazione Trentina della Cooperazione e società di servizio) ed è sempre que-sta, alla fine, la classifica più attesa e “combattuta”».E la macchina organizzativa che unità muove? «Siamo nel campo del volonta-riato: un gruppo di una trentina di amici (dipendenti e pensionati delle Casse Ru-rali Trentine) raccolto nell’Associazione Sportiva “La Slipegada” ogni anno si dà da fare per organizzare il tutto. Va detto però che questo gruppo può conta-re sull’aiuto degli Enti Centrali del mo-vimento e, di volta in volta, una o più Casse Rurali che “ospitano” la manife-stazione nella loro zona. Quest’anno, per celebrare la trentesima edizione gli Enti Centrali (Cassa Centrale Banca, Federa-zione, Phoenix-Fondo Comune ed Infor-matica Bancaria Trentina), hanno voluto sponsorizzare la manifestazione».Il programma 2011? «L’appuntamento è per il prossimo venerdì 18 febbraio ad Andalo dove in serata partirà la nostra “Ciaspolada” (con possibilità di effettua-re la gara anche con sci da alpinismo); poi il mattino successivo tutti in pista per lo slalom su due piste parallele ed alla sera grande festa al Palazzetto dello sport. Alla domenica mattina gara di fon-do sull’anello attorno al lago di Andalo con alla fine pranzo per tutti con i Polen-teri di Roncone e, nel primo pomeriggio, cerimonia di premiazione e... tutti a ca-sa perchè il giorno dopo bisogna essere tutti al lavoro, magari commentando con i colleghi “imprese.. e cadute” dei tre giorni precedenti».

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compie 30 anni

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l’Aggancio di Luca Tomarelli

Con l’inizio della nuova stagione invernale il servizio di webcam in-terattive, presenti praticamente in

tutte le aree sciistiche trentine, si arric-chisce di ulteriori innovative offerte. Il progetto della Sezione Impianti a Fune di Confindustria Trento, in collaborazio-ne con Trentino Marketing spa è stato avviato nel 2004, ha riscosso negli anni l’approvazione di milioni di utenti ed ora si appresta ad utilizzare nuove soluzioni tecnologiche offerte da Skiinfo.it.Il progetto, già unico in Europa per quantità di webcam omogenee installa-te, cresce ancora, sia per il numero di postazioni, ma soprattutto per la qualità delle stesse. Sarà ampliata la copertura, prevedendo sia l’introduzione nel cir-cuito di nuove stazioni sciistiche sia il potenziamento di stazioni già connesse, ma soprattutto sarà migliorata la qualità delle immagini, che verranno riprodotte ad alta definizione (formato HD). Ben 23 webcam offriranno quindi una visione unitaria dei vari comprensori sciistici del territorio. Mediante le webcam verran-no proposti panorami ad alta risoluzione che permetteranno una prospettiva a tre-centosessanta gradi sulle zone sciistiche già famose in tutto il mondo.Inoltre all’interno dei filmati potranno essere inseriti dei box informativi (i co-siddetti “hot spot”) in grado di racchiu-dere contenuti multimediali informativi di vario genere, dalla fotografia dettaglia-ta all’orario con le tariffe dell’ufficio Ski-pass, dalle previsioni meteo ai bollettini neve, e così via. Per chi si collegherà alle webcam sarà inoltre garantita l’interatti-vità con i dispositivi stessi. Le immagini verranno proposte in tutto il mondo sul web e in applicazioni dedicate alla te-lefonia mobile, mentre per il futuro si prevede di trasmetterle anche via televi-sione digitale.

Diciassette le società ed i consorzi coinvolti: Funivie Pinzolo Spa, Funivie Madonna di Campiglio Spa, Funivie Fol-garida Marilleva Spa, Pejo Funivie Spa, Consorzio Skipass Paganella Dolomiti, Trento Funivie Spa, Consorzio Impian-ti a Fune Fiemme Obereggen, Sif Alpe Lusia Spa, Società Incremento Turistico Canazei Srl, Funivia Col Margherita Spa, Catinaccio Impianti a Fune Spa, Funi-vie Buffaure, Funivia Ciampac e Contrin Spa, Consorzio Impianti a Fune San Mar-tino di Castrozza e Passo Rolle, Funivie Lagorai Spa, Nuova Panarotta Spa, Asso-ciazione Skipass Folgaria Lavarone.

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trentino, montagne e social network

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Potenziata l’iniziativa ideata dalle Società Impianti, Confindustria Trento e Trentino Marketing spa, che offre agli utenti del web e della telefonia mobile le immagini delle aree sciistiche

Visittrentino.it per I-Phone e social networkNegli ultimi mesi ho avuto modo di collaborare e scambiare impressioni sul futuro indirizzo del portale turistico Trentino con Sergio Cagol, Responsabi-le Area Web di Trentino Marketing spa. “Non esiste un Trentino - spiega Cagol - in realtà abbiamo la fortuna di avere e quindi di offrire a nostri potenziali clienti molteplici opportunità di vacan-za: quella sportiva, culturale, enoga-stronomica, per le famiglie e così via. Il nostro gruppo di lavoro ha l’obiettivo di gestire tutti questi contenuti che vengono presentati in modo esaustivo all’interno del portale trentino.Diamo ampio risalto alle notizie e agli eventi principali che si svolgono sul territorio provinciale, lasciando sempre in primo piano le molteplici offerte e pacchetti vacanza. Da circa due anni portiamo il Trentino nei social network principali. Quest’esperienza ‘multitask’ è oggi obbligatoria e ci consente di rimanere sempre on-line con i milioni di utilizzatori di PC, telefoni 3G e prossimamente anche su I-Pad. La più recente innovazione riguarda invece la nuova applicazione SKI Trentino 2.0 per I-Phone, che permette agli utenti di accedere a servizi e informazioni sulle aree sciistiche del Trentino: meteo, webcam, mappe delle ski area e bollettini piste”.

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Tracce

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Un documento,una storiaC’è voluto arte e gran fatica per convin-cerlo a darmi la foto, intendo quella dove appare steso in una colata di gesso. È rara, è un documento, perché vi si può leggere molto del come Bruno Garzetti ha vissuto, vive e affronta le cose: “Sono stati 273 giorni di stop -spiega-, a letto, in quello scafandro, con ginocchio rot-to e frattura esposta del femore. Avevo 23 anni!”. Si dirà: “Per forza, l’era scar-menà…”. E invece no: travolto da una macchina in Via Pilati angolo Via Para-disi, a Trento; fermo sulla sua moto, la gloriosa ‘125 Sport Ducati’, stava chiac-chierando con un amico. E continua: “Restano i ricordi: questa foto, la moto che conservo ancora a casa come un gio-iello, e la parte destra del corpo dal baci-no in giù ‘tuta repezada’. Ma ce l’ho fat-ta!”. Finita la degenza, gli hanno imposto di seguire una incredibile serie di esercizi di rieducazione, dolorosi e lunghissimi: “Se vuoi tornare a muoverti -gli avevano detto con crudezza- questo devi fare; se no, resti sciancato per sempre”. Era una sfida e una scommessa: “No, non potevo mollare!”. Esercizi in ambulatorio, poi in palestra, poi da solo, per mesi. “Volevo riprendere gli sci, correre in bicicletta, arrampicare… Ho modificato la mia bici in modo da bloccare la gamba sinistra, quella sana, per dover ‘lavorare’ unica-mente con la destra, quella fatta a pezzi; prima con sbiciclettate brevi al ‘camp trentin’, poi verso Gardolo, Lavis, Matta-rello, Sardagna, Candriai, Vaneze. Quan-do, dopo un’eternità di fatiche, arrivai stringendo i denti fino in Vason, entrai al bar gridando ‘Albertina, dame na bira che prest torno a sciar!’. Era il 10 ottobre del 1966”.

In BondoneIl Bondone per Bruno Garzetti è una miniera di ricordi, di luoghi parlanti, di immagini della sua fanciullezza-gioven-tù-vita matura; è un pezzo importante di una storia zeppa delle vicende più fan-tasiose: “Pochi ricordano la ‘Busa de la

regina’, una fossa profondo e piena di neve, anche d’estate; al suo posto ora c’è un bar, sopra ‘el campet dei boci’. Allora era il frigorifero della carne del Ti-ta, quello della ‘Capanna Tita’, e, più an-ticamente, si dice fosse il deposito delle vivande per quando in Bondone andava non so quale regina”. Lassù ha una splendida villa. Là da molto e tuttora egli gode i panorami che si sa e i silenzi della notte o gli strani suoni dei selvatici; ma anche il festoso caos delle invasioni di sciatori: “Dal mio bal-cone ora vedo tante macchine. Anni fa vi poggiavo pezzi di lardo e veniva il gallo forcello a rubarlo; finchè un deficiente gli ha sparato di frodo. Credo de saver chi che l’è sta’. È rimasto un pizzico di piume e un po’ di sangue”. Racconta di quando sulle piste arrancava ‘el sliton’. Storie no-te. Ma non tutti sanno cos’era ‘el zenturon del Palon’: “Ci sono anco-ra due pini gemelli, in corrispondenza della ‘casota’ del vecchio acquedotto, appena sopra ‘el Prada’. Là partiva la sciovia”. Siamo agli inizi degli anni Cinquanta. Quella sciovia in realtà era un rudimentale skilift al quale ci si agganciava col ‘zenturon’: “In città si parlava di ‘quei dal zenturon’, come sciatori veri”. Si trattava di una cintura larga, di tessuto robusto simile a quello delle manichette dei pompieri, con tre anelli fissati nella parte anteriore; due anelli per infilarvi la coda della cintura e chiuderla, e uno per agganciarsi all’asta penzolante dal cordino dello skilift in mo-vimento; l’asta finiva con un congegno a forma di ago di sicurezza, l’ago veniva rapidamente infilato nell’anello e tenuto chiuso con le mani… e via. Bisognava saper sciare ed essere ben svegli. Certo che erano svegli, anche trop-po: “Avevamo 14-16 anni. Un gruppetto affiatatissimo. La furbata era quella di imbrogliare ‘el Bianchini’, il capo-uomini del Grafer e gestore dello skilift. Si do-

veva pagare ogni risalita e a noi pesava. Appena fuori dalla vista del Bianchini, incominciavamo a dondolare fino a far scarrucolare il cordino dello skilift. Fin-gendoci scocciati, scendevamo ad aiu-tare nella sistemazione dell’impianto. Il premio era sciare tutto il giorno gratis!”. Appunto, ‘scarmenadi’. Dove in seguito venne costruito il Pre-ventorio Degasperi, negli anni Cinquanta funzionava il Centro Ricreativo Michelin. Appena sotto il Centro c’era un altro im-pianto di risalita, molto artigianale. Lo chiamavano il ‘Ciuf-Ciuf’, perché aziona-to dal motore di camion, il ‘Lancia 3 Ro’: niente più che un cinquantina di metri

di pista, percorsa da un cordino girevole; ci si agganciava con il cosid-detto ‘martel’, un’asta lunga come un attuale bastoncino da sci, che aveva a un’estremità due piastre metalli-che; urtando contro il cordino le piastre, ‘el martel’, si chiudevano fissandosi al cordino per il traino. “Ora si ride, ma per noi erano

le nuove tecnologie. Quando ora salgo sugli impianti dal design elegantissimo, computerizzati, sicuri e comodi, tra me e me penso al ‘Ciuf-Ciuf’ con grande emo-zione”.

Dappertutto Vicende che è bello sentir racconta-re, perché Bruno Garzetti sa raccontare del Bondone da sciare, da superare in bici o in moto, da godere negli anfratti più romantici. Ma racconta anche del girovagare per l’Italia e fuori: “Eravamo forti e pieni di fantasia. Di anno in anno abbiamo percorso in bici tutte le regioni d’Italia, comprese le isole. Poi Francia, Grecia, Spagna e Portogallo, Corsica, Liechtenstein, Ostenda-Parigi-Rubè, Gi-ro del Mediterraneo, Amsterdam-Berlino-Budapest-Praga-Zagabria-Trento, tutte le capitali dell’Est…”. Lo fermo: “E lavora-re?”. “Mai rubato un’ora al lavoro. Tutto

“Tut repezà su...” a 23 anni

di Franco Sandri

L’è scarmenà

La casa in Bondone

BrunoGarzetti

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con le ferie”. Mostra uno dei cento fa-scicoli che preparava personalmente per ogni spedizione (percorsi, orari, attrezza-tura obbligatoria, note storiche e turisti-che, luoghi di pernottamento, ecc.); in calce il motto ‘Due ruote per riempir le ore vuote’. Bruno sa dettagliare episodi, incontri e amicizie indimenticabili, vecchi attrezzi sportivi, le appassionanti moto, quei mol-ti luoghi che richiamano altre storie… da non finire mai, mentre dai cassetti dei mobili d’ufficio tira fuori pacchi di foto-grafie e diari -“Ho documentato tutto”- di mille avventure sempre vissute in compa-gnia: “Perché lo sport di gruppo è soprat-tutto cameratismo. Anzi, c’è uno sport che lo è per essenza: lo scialpinismo!”. Oh, ci siamo. Quando Mauro Bonvecchio mi ha suggerito di parlare con Bruno Gar-zetti, subito ha aggiunto: “Sta’ attento a non farti intrappolare. Evita i suoi viaggi e le avventure per il mondo. Tiralo via dal Bondone e tienilo sullo scialpinismo!”. Facile a dirlo… Ma eccoci.

E in cima, lo scialpinismo È una malattia, un gran bella ma-lattia, come tutte quelle che ti pren-dono nel profondo dei visceri, perciò irrazionali, ti occupano i momenti migliori del tempo libero, fanno parte dell’esistenza e la riempiono coloran-dola anche nelle vicende più buie. Si pensi a chi arrampica in roccia, a chi ama il mare e la vela, al pescatore, al viaggiatore che va tanto per anda-re, allo sci estremo, al cacciatore, all’esploratore, al serfista, a chi va a cavallo… tutti quegli amori, dove cal-colo e interesse non c’entrano. Come appunto lo scialpinismo. Bruno Garzetti lo sa bene, lui che ha praticato gli sport più dispa-rati, dalla roccia all’atletica, allo sci alpino, allo sci di fondo, al ciclismo, al motociclismo, per agrapparsi allo scialpinismo “come sport sommo - dice - perche l’è ‘l mejo, dentro gh’è tut… lo fa anche me fiol”, e lo preci-sa come un suo successo. Poi parte il torrentaccio dei suoi pensieri: l’andar su al mattino presto, ancora al buio, nel freddo tipico di alta quota, in un silenzio cosmico disturbato solo dalla neve che scricchiola sotto le pelli di foca; gli occhi lacrimano rivoli gelati, il respi-ro fa brina al naso e attorno alle labbra; fermarsi qualche istante a contemplare gli orizzonti troppo belli quando si schia-riscono nel violetto-azzurro-rosa-rosso, e infine gettano fuori il sole come palla di fuoco, e poi riprendere. “È bello sì! Da soli. In compagnia è un bello diverso, perché impregnato di quel cameratismo che è caratteristica tipica dello scialpi-nismo: questo va detto forte, è fonda-mentale, è ciò che rende unica que-sta disciplina fatta di agonismo ruvido e nello stesso tempo di una straordinaria umanità capace di cancellare la stessa tensione agonistica. Non lascerai mai il

compagno che ha spaccato gli attacchi, per andar via e fregargli tempo”. Parla pieno di emotività e parla con competenza. Sciatore agonista, eccellen-te dirigente sportivo, grande organizza-tore. È il padre di Coppa delle Dolomiti, ideatore di un circuito di scialpinismo che il mondo della neve ci invidia a li-vello internazionale. È il caposcuola delle prime normative per regolare que-sta disciplina e tutelarne la sicurezza. Si trattava in particolare di superare la cosiddetta ‘Formula Lazzeri’: partenza dalla quota-base, primo arrivo in quota massima con primo cronometraggio e stop; ripartenza ‘individuale’ (singoli o in coppia) con secondo cronometraggio al traguardo; sommatoria dei tempi del primo arrivo e del traguardo; classifica finale. “C’era enorme difficoltà nei con-trolli e nei cronometraggi. Impossibilità di capire l’andamento dell’insieme della competizione e della performance dei singoli, e dunque uno spettacolo man-cato per chi assisteva e tifava. Tensioni tra gli agonisti. E a fine gara un conten-zioso continuo e irrisolvibile. Bisognava cambiare, bisognava reinventare un re-

golamento”. Bruno Garzetti si impuntò, insieme ad altri lavorò intensamente per una competizione come lui la sognava e creò la Coppa delle Dolomiti: “Era que-stione di dare alta dignità allo scialpini-smo. Anzi, la dignità che meritavano le nostre Dolomiti, le montagne più belle e più affascinati del mondo, patrimonio dell’umanità da sempre e dall’anno scor-so riconosciute come tali con l’ufficialità dell’Unesco”. Il periodo sul finire degli anni Novan-ta ha visto Bruno Garzetti presissimo dal progetto, in confronto talvolta logorante con altri appassionati, con gli organismi locali, nazionali, esteri. Si trattava anzi-tutto di creare rapporti vincenti all’inter-

no del Comitato Trentino Fisi, dove Bruno Garzetti era dirigente e dal 1984 respon-sabile proprio del settore scialpinismo: “Di notte ho sempre dormito pochissi-mo, qualche ora. Le notti erano e sono i momenti della mia massima creativi-tà in tutto, anche nello sport. Mi venne l’intuizione di creare un circuito a punti, aggregando le gare già esistenti: il Trofeo Pilati, la Pizolada, il Rolly del Brenta, il Cima d’Asta, il Trofeo Giorgio Corradini, lo Ski Tre di Rabbi, il Trofeo Bepi Loss, e in seguito il Trofeo Cemin e il Sellaronda. Una faticaccia. Troppe le opinioni e un campanilismo paralizzante. Prevalse la cocciutaggine delle nostre teste di gente di montagna. Finalmente nel 1992 è na-to la Coppa delle Dolomiti. Ne sono molto orgoglioso!”. Da subito la Coppa delle Dolomiti fu un successo. Tuttora resta la perla dello scialpinismo mondiale. In parallelo ve-niva elaborato un regolamento “dove le priorità fossero la sicurezza degli atleti e la logica più rigorosamente agonistica”. Per la sicurezza veniva imposto a tutti un’attrezzatura standard e un equipag-giamento-base; per il rilancio agonistico

veniva abbandonata la ‘Formula Laz-zeri’, adottando la partenza in linea con cronometraggio lungo tutto il percorso fino al traguardo, “e chi ar-riva per primo è il vincitore e basta”. Inoltre si imponeva un’altra idea fissa di Bruno Garzetti: “Lo scialpinismo è passione, ma va imparato. Niente di meglio che la partecipazione di ogni atleta ai raduni e alle competizioni: stando insieme si impara che la mon-tagna è stupenda ma crudele, e che il vero agonista è quello che in certe situazioni sa rinunciare e tornare a casa”.

La Stella Coni e quel buco Bruno Garzetti certo ‘scarmenà’, certo grande sportivo con le sue 26 Marcialonga, 23 Millegrobbe, 5 Obe-rammergau sulla distanza dei 90 km, 3 Vasaloppet, 1 Dolomitenlauf, 4 Engadin Skimarathon, 1 Finlandia Hiito, ma soprattutto grande organiz-zatore, ispirato sempre da quella che è sua filosofia di vita: “Creare in ogni occasione un clima di calda amici-

zia”. E così, l’11 maggio 2010 a Bruno Garzetti, classe 1940, è stata assegnata la prestigiosa Stella Coni, motivata per i suoi ‘alti meriti sportivi e organizzativi’. C’è un luogo segreto -ma non troppo- nei dintorni della sua villa sul Bondone, un buco fondo con scaletta di accesso: “Ho nascosto, per pochi intimi, due bottiglie di vino straordinario, con sopra quatto bicchieri rovesciati. Ogni tanto controllo che ci siano; e se qualcuno se le frega, le sostituisco. Quando ‘mi no che son pù’, vanno bevute in compagnia, ricordandomi”. Lo guardo con una faccia un po’ così e tiro via per distrarlo: “Ne hai ben combinate nella vita!”. Mi fissa per un attimo, poi: “E non è finita!”.

In gara alla Millegrobbe

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Ogni stagione è caratterizzata da luci, colori e profumi che le sono propri. Ma non solo. I buongustai sanno che ogni periodo dell’anno propone anche sapori ed aromi particolari,

quelli dei prodotti tradizionali. Se l’estate e l’autunno, in Trentino, sono le stagioni nelle quali si raccolgono i frutti del lavoro nei campi e si munge il prezioso latte delle mucche che pascolano serene nei prati in quota, l’inverno e la primavera sono consacrate alla degustazione di cibi prelibati.Dei formaggi di malga, in primo luogo, che nella stagione fredda hanno raggiunto la stagionatura ideale per dare il meglio di sé. Per regalare, a contatto con il palato e le papille gustative, quei sapori che raccontano di pascoli verdissimi, di malghe suggestive, di processi produttivi all’interno dei quali nulla viene lasciato al caso, unendo alta tecnologia a saperi antichi. Come avviene con i vini di qualità, anche le caratteristiche di ciascun prodotto caseario sono intrinsecamente legate al territorio, ovvero ai tipi di erba e fiori dei quali si nutrono le mucche. Mangimi di produzione industriale e ogm sono concetti estranei a questo mondo. Accanto ai formaggi e al burro, sulla nostra ideale tavola trentina, possiamo mettere anche i salumi, anch’essi frutto di una produzione rigorosamente artigianale, pronti ad essere degustati dopo qualche mese di ripo-so, e una bella polenta fumante.La stagione fredda è quella giusta per assaporare le mele trentine, la cui raccolta termina nel mese di ottobre. Sentire la loro pasta croccante sotto i denti è la migliore conclusione di un pasto, anche perché questo frutto prelibato presenta molte proprietà che ne fanno un vero e proprio toccasana. C’è chi lo preferisce all’interno di uno strudel caldo… come dargli torto? Spostandosi dalla montagna al lago, trote e salmerini, che hanno sguazzato nelle acque pulite dei fiumi e dei torrenti, a tavola si trasformano in un cibo di qualità. Quella, altissima, di cui si fregia anche l’Olio del Garda, fresco di spremitura. Il periodo nel quale i frantoi lavorano a pieno regime è infatti il mese di novembre.Tutti questi sapori e queste fragranze possono essere degustate anche nelle strutture ricettive della provincia, alberghi e ristoranti.

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I formaggi raggiungono il giusto tempo di stagionatura,le mele sono pronte per finire sotto i nostri denti. E poi, ancora, ci attendono l’olio fresco di spremitura, i salumi, le trote e i salmerini

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Con le motoslitte, le ciaspole ai piedi oppure a bordo dei gatti delle nevi. Ci sono diversi modi per raggiungere i rifugi, una cinquantina, che restano aperti anche nel periodo invernale. E ci sono diversi motivi per salire quando il sole

lascia spazio alla luna, perché di sera l’accoglienza e l’ospitalità di questi luoghi va di pari passo con la possibilità di gustare anche in quota una ottima cena a base di prodotti trentini.L’ambientazione unica che si viene a creare per-mette di rilassarsi e di godersi una serata, immer-gendosi in un ambiente ricco di storia e di fascino. In Trentino il grande rispetto per il territorio fanno sì che la montagna resti incontaminata, con i rifugi che diventano preziosi punti di appoggio per chi vuole godere di questi ambienti. Sia di giorno sia di notte. Quando il sole brilla una salutare passeggiata nella neve con le ciaspole è il modo migliore per immergersi in alcuni degli angoli più belli del Tren-tino. Tanti sono i sentieri e le stradine percorribili anche in inverno, a piedi, con gli sci oppure a bordo di motoslitte e gatti delle nevi che conducono fino ai rifugi, il posto giusto dove ricaricare le energie prima di ripartire. Di giorno e di notte. Basti pensare ad una serata a contatto con il si-lenzio della natura, con il fascino di un paesaggio immerso in un gioco di luci e ombre, che lo rendono indimenticabile. Dopo la cena si può tornare verso il fondovalle sempre a bordo di originali mezzi come le motoslitte e i gatti delle neve oppure camminando, su sentieri appositamente illuminati, con le racchette da neve o gli sci ai piedi. Un mondo variegato e molto ricco quello dei 140 rifugi distribuiti sul territorio provinciale, che non smette di sedurre gli ospiti del nostro territorio anche nella stagione fredda.Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito www.trentinorifugi.com.

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la magica atmosfera di un rifugio in quota

Con le motoslitte, i gatti delle nevi o le ciaspolesi possono raggiungere tanti locali caratteristiciposizionati in posti molto suggestivi e caratteristici, dove poter godere dei silenzi e delle bellezze dell’ambiente trentino

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