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La lombalgia (con questo termine si intende dolore alla parte bassa della schiena) è un disturbo molto comune, tant’è che viene considerata una “malattia sociale”, cioè una delle cause più comuni di assenza dal lavoro in tutto il mondo, con costi sociali molto alti. Studi internazionali hanno stimato che il mal di schiena affligge il 65-80% della popolazione, anche se per un breve periodo nell’arco della vita. In Italia, ogni anno quattro milioni di pazienti si rivolgono al medico per problemi correlati al mal di schiena. Sono state descritte più di mille cause di lombalgia ma, in una grande parte dei casi, non è impossibile individuare la causa che ha provocato la sintomatologia. Importante la distinzione fra lombalgia e lombosciatalgia o lombocruralgia (queste ultime vengono comunemente dette “sciatiche”). Nella lombosciatalgia e nella lombocruralgia il dolore lombare, al contrario della “semplice” lombalgia, è irradiato ad un arto inferiore. Anzi, prevale il dolore alla coscia e alla gamba sul dolore alla schiena. Tale dolore irradiato è conseguente ad una compressione di una radice o più radici nervose a livello della colonna vertebrale (per esempio nell’ernia del disco o nella stenosi del canale lombare). Alcune persone, anche giovani, soffrono di lombalgia perennemente o a periodi. Oltre ad una opportuna terapia farmacologica, un eventuale corsetto o una opportuna fisioterapia, questi soggetti devono conoscere quale debba essere il loro comportamento più corretto per salvaguardare la propria schiena e per non provocare un aumento della loro sintomatologia dolorosa. Allora ci si chiede (domande tipiche che vengono sottoposte all’ortopedico): “Devo stare a letto? Devo stare a riposo? Quali sforzi posso fare? Come mi devo muovere? Quale materasso è meglio che usi?”

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La lombalgia (con questo termine si intende dolore alla parte bassa della

schiena) è un disturbo molto comune, tant’è che viene considerata una “malattia

sociale”, cioè una delle cause più comuni di assenza dal lavoro in tutto il mondo, con

costi sociali molto alti. Studi internazionali hanno stimato che il mal di schiena

affligge il 65-80% della popolazione, anche se per un breve periodo nell’arco della

vita. In Italia, ogni anno quattro milioni di pazienti si rivolgono al medico per

problemi correlati al mal di schiena.

Sono state descritte più di mille cause di lombalgia ma, in una grande parte dei

casi, non è impossibile individuare la causa che ha provocato la sintomatologia.

Importante la distinzione fra lombalgia e lombosciatalgia o lombocruralgia (queste

ultime vengono comunemente dette “sciatiche”). Nella lombosciatalgia e nella

lombocruralgia il dolore lombare, al contrario della “semplice” lombalgia, è irradiato

ad un arto inferiore. Anzi, prevale il dolore alla coscia e alla gamba sul dolore alla

schiena. Tale dolore irradiato è conseguente ad una compressione di una radice o più

radici nervose a livello della colonna vertebrale (per esempio nell’ernia del disco o

nella stenosi del canale lombare).

Alcune persone, anche giovani, soffrono di lombalgia perennemente o a

periodi. Oltre ad una opportuna terapia farmacologica, un eventuale corsetto o una

opportuna fisioterapia, questi soggetti devono conoscere quale debba essere il loro

comportamento più corretto per salvaguardare la propria schiena e per non provocare

un aumento della loro sintomatologia dolorosa. Allora ci si chiede (domande tipiche

che vengono sottoposte all’ortopedico): “Devo stare a letto? Devo stare a riposo?

Quali sforzi posso fare? Come mi devo muovere? Quale materasso è meglio che

usi?”

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Innanzitutto l’attività fisica concessa è strettamente dipendente dalla causa del

dolore e dalla intensità di questo. I movimenti devono essere controllati dal paziente.

E’ ovvio che, nell’atto di raccogliere un oggetto per terra, è consigliabile che chi

soffre di mal di schiena si fletta sulle ginocchia e non sul tronco, o che sollevare

oggetti pesanti è controindicato.

Esistono delle dimostrazioni scientifiche che, in caso di lombalgia acuta, stare

in completo riposo (per esempio a letto), non faciliti il miglioramento, anzi, da una

revisione sistematica della Cochrane Collaboration, pubblicata nel 2009, in cui sono

stati selezionati 11 articoli scientifici per un totale di 1963 pazienti, si conclude che

rimanere attivi anziché rimanere a letto o in poltrona permette di recuperare più

rapidamente. In uno studio pubblicato da Rozenberg e collaboratori su “Spine” nel

2002 sono stati arruolati 281 pazienti ambulatoriali, di età compresa fra i 18 e i 65

anni, affetti da lombalgia in fase acuta (insorta da 72 ore o meno). Tali pazienti sono

stati divisi in due gruppi di trattamento, un primo gruppo a cui è stato consigliato di

continuare la normale attività di tutti i giorni (per quanto lo consentisse il dolore), un

secondo gruppo in cui è stato consigliato il riposo a letto per 4 giorni (i pazienti si

potevano alzare solo per mangiare e per espletare i bisogni fisiologici). Il numero di

pazienti che chiedevano giorni di malattia (assenza dal lavoro) nella fase iniziale

della sintomatologia, erano più numerosi nel gruppo del riposo a letto, in particolare

se si trattava di soggetti che svolgevano un lavoro sedentario.

Un’altra revisione sistematica Cochrane, intitolata “Esercizio fisico per il

trattamento della lombalgia non specifica” aveva l’obiettivo di valutare l’efficacia

dell’esercizio fisico nelle lombalgie acute, subacute e croniche dell’adulto a

confronto con altri trattamenti conservativi. Nella revisione sono inclusi 61 studi, per

un totale di 6390 pazienti affetti da lombalgia acuta, subacuta e cronica. Il commento

conclusivo degli autori della revisione è che l’esercizio fisico risulta essere

significativamente più efficace nel migliorare la sintomatologia dolorosa e la

funzione nei pazienti affetti da lombalgia cronica. Nelle forme subacute, l’evidenza

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scientifica mostra come un programma graduale causi un minor assenteismo dal

lavoro rispetto al risposo.

Per quanto riguarda il tipo di attività fisica più efficace, rimangono delle

controversie. Ma la conclusione è che stare a completo riposo non giova alla schiena.

Per quanto riguarda invece il materasso più consono a coloro che soffrono di mal

di schiena, non esistono molti studi scientifici degni di nota. Quello che si rileva

dall’esperienza quotidiana di ambulatorio ortopedico, l’unica conclusione che si può

trarre è che sono sconsigliabili materassi di cattiva qualità. Per quanto riguarda i

numerosissimi tipi di materassi prodotti dalle varie ditte, fra cui materassi in lattice, a

molle, ad acqua, in varie combinazioni di materiali sintetici, ortopedici, più o meno

rigidi, è difficile stabilire se uno sia migliore di un altro. Verosimilmente, ognuno

deve scegliersi il materasso a lui più consono, anche in base alla posizione da lui

assunta (per esempio, nella norma, chi dorme in posizione prona, cioè a pancia sotto,

tollera di meno i materassi rigidi).

In conclusione, chi soffre di mal di schiena deve seguire delle regole precise,

curarsi secondo le indicazioni del medico, ma non deve avere paura di muoversi, di

praticare attività fisica, sempre che lo consenta il dolore.