Backschool - Scuola Della Schiena

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7/21/2019 Backschool - Scuola Della Schiena http://slidepdf.com/reader/full/backschool-scuola-della-schiena 1/33 Back-School. La colonna vertebrale Impariamo ad amare la nostra colonna vertebrale I QUADERNI della Fondazione Don Gnocchi  A cura di: Sara Gilardi Barbara Conti Unità operativa di rieducazione funzionale del Centro S. Maria al Monte di Malnate - Responsabile Dott. Fabio Trecate -

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Back-School.

La colonnavertebraleImpariamo ad amare

la nostra colonna vertebrale

I QUADERNI della Fondazione Don Gnocchi

 A cura di:

Sara Gilardi Barbara ContiUnità operativa di rieducazione funzionaledel Centro S. Maria al Monte di Malnate

- Responsabile Dott. Fabio Trecate -

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«Condividere la sofferenzaè il primo passo terapeutico»

Don Carlo Gnocchi(da un discorso ai medici, 1954)

Dal curate al prendersi cura pag. 4

Prefazione pag. 6

Introduzione pag. 9

Indice pag. 7

Cenni di anatomia pag. 9

Il dolore vertebrale pag. 12

Come evitarel’instaurarsi di una lombalgia pag. 12

Come prevenire il mal di schiena pag. 13

Regole per l amovimentazione manuale dei carichi pag. 18

Esercizi per il rachide lombare pag. 21

Esercizi con la palla (softgym) pag. 39

Esercizi per il rachide cervicale pag. 53

Esercizi col bastone pag. 70

Indice

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Dal curareal prendersi cura«Non esistono malattie, ma malati, cioè un dato modo di am-malarsi proprio di ciascuno e corrispondente alla sua profondaindividualità somatica, umorale e psicologica. La grande abilitàdel medico è quella di riuscire a comprendere, o meglio a intu-ire, la personalità fisiologica di ciascun paziente».

Negli anni Cinquanta del secolo scorso don Carlo Gnocchi - oggi be-

ato - aveva intravisto e denunciato con queste parole la possibile de-riva della professione sanitaria. Un’affermazione che ben sottolinea lasua concezione antropologica, protesa a considerare ciascun pazientecome un “unicum” , “una parola detta da Dio una volta sola, per sem-

 pre” , che necessita perciò di una cura costante e sempre rinnovata, infunzione delle sue tappe di guarigione e di recupero.Un modo di considerare l’uomo e il servizio sociosanitario che esigeun impegno terapeutico a tutto campo e l’elaborazione di un saperenon univoco e non parcellizzato, messo a disposizione di tutti per ladifesa e la promozione della vita, sempre e comunque. Una solleci-tudine per il malato che investe anche le buone relazioni che devonointercorrere tra operatore sanitario e paziente, affinché la cura riescaefficace e l’unità della persona ne esca rafforzata.

Lo “stile don Gnocchi” passa attraverso questa modalità di cura edi compartecipazione con i mondi vitali dei pazienti, primo fra tuttiquello familiare.La famiglia infatti è il luogo costitutivo della nostra appartenenza, staal centro della vita sociale e fa consistere la nostra identità personale.Benessere e malessere del singolo sono spesso riconducibili al vissutofamiliare ed è altresì il contesto più appropriato per dire una parola

forte, decisiva sul senso del nostro vivere, gioire, soffrire.Intervenire su di essa costituisce il primo e fondamentale atto delprendersi cura delle persone, soprattutto se sofferenti o in condizionidi bisogno.

Da ciò questa piccola, ma pregevole, guida per le famiglie, finalizzataalla gestione di persone affette da gravi cerebrolesioni. Un opusco-lo che è un significativo e concreto segno di questo mandato etico-metodologico, che il beato don Gnocchi ha trasmesso alla sua Operacome lascito testamentario e come invito a rendere la prossimità ungesto concreto e quotidiano, dove la regola è il dono, l’eccedenza cheoltrepassa il merito.

Ringrazio gli operatori che hanno steso questo prezioso sussidio, cheha la ricchezza di un’informazione scientifica essenziale e il calore dichi si sente partecipe della sofferenza dei nostri malati, veri templi divita e nostre reliquie.

Mons. Angelo Bazzari

Presidente Fondazione Don Gnocchi 

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PrefazioneIl dolore lombare si configura sempre come una complessa esperienzapercettiva, che comporta disagio fisico ed emotivo: ciò si riflette sullaqualità di vita delle persone e sulla collettività in termini di spesa sani-taria e di mancata produttività per assenza dal lavoro.I dati di prevalenza sulle lombalgie fanno emergere un eccesso di in-cidenza e prevalenza nel personale di assistenza rispetto alla popola-

zione generale (17% vs 12%).Sebbene l’eziologia del mal di schiena sia multifattoriale, una percen-tuale variabile tra il 30 ed il 40% degli episodi lombalgici riscontrabilinel personale di assistenza è da attribuire a manovre di mobilizzazionedei pazienti.Il problema è poi particolarmente sentito nell’ambito delle RSA (Re-sidenze Sanitarie Assistenziali) strutture tipo “protetto”, destinate adanziani non autosufficienti, la cui comorbilità e dipendenza sia psi-chica che fisica, sono tali da non consentirne una facile gestione adomicilio.In queste strutture l’elevato carico assistenziale e la non sempre ade-guata preparazione del personale da un punto di vista “ergonomico”,rende indispensabili determinate iniziative indirizzate alla prevenzionedella lombalgia.La letteratura più recente sull’argomento raccomanda l’attuazioneprecoce di misure a carattere rieducativo ed ergonomiche, con lo sco-po proprio di evitare la cronicizzazione del problema.Sebbene stiano emergendo prove a sostegno di un modello di trat-tamento specifico per la lombalgia, ancora molto varia è la gamma

di pratiche terapeutiche ritenute “genericamente” valide per il mal dischiena ed applicate nel contesto delle cosiddette Back School.Questo dipende in parte da un iter diagnostico quasi mai omogeneoe dalle difficoltà nel realizzare studi controllati sulle diverse esperienzemesse in atto.

Pertanto, diffusa è la sensazione che molti degli esercizi proposti spes-so non abbiano un fondamento scientifico preciso ed esaustivo, chene giustifichino la scelta.E, d’altronde, la metodologia utile a valutare gli esercizi più idoneirimane l’ EMG, ma non è così semplice effettuare misurazioni elet-tromiografiche sui muscoli più profondi del rachide (psoas, quadratodei lombi).Inoltre occorre tener conto del fatto che all’origine dell’insufficienza o

della lesione di un tessuto ci può essere l’accumulo di lievi traumatismio l’effetto di un carico importante imposto per un certo periodo ditempo o la singola applicazione di un carico di rilievo.Altra notevole variabile che può condizionare tipologia ed entità dellalesione è la postura stessa del rachide al momento in cui viene attuatal’applicazione e l’aggravio del carico.

Appare evidente che la questione se chinarsi o accovacciarsi diventamolto più complessa se si considerano: il tipo di lesione, la distribu-zione del carico, l’effetto della postura sul rachide e la tolleranza delrachide al cedimento.In altri termini, la questione cruciale non è tanto se sia meglio chinarsio accovacciarsi per compiere il sollevamento, ma quanto il carico dasollevare sia stato avvicinato al corpo per evitare la flessione comple-ta del rachide (che rappresenta il fattore determinante il cedimentoanulare e la protrusione posteriore del materiale nucleare del disco).Dal momento che non esistono esercizi “ideali” per tutti i soggetti,in grado di sollecitare in modo efficace ed omogeneo muscoli flessoried estensori con il minor carico possibile per le articolazioni, nell’ela-borazione degli esercizi da proporre al personale, si è voluto porrel’accento sull’aspetto educativo e sulla “resistenza”.Sono stati proposti infatti esercizi selezionati, di durata maggiore ecomportanti poco sforzo perchè un sempre maggior numero di studidimostra un valore profilattico maggiore della resistenza rispetto allaforza proprio nel conferire “stabilità” al tronco.

La scelta degli esercizi nasce dall’esperienza ormai consolidata dei fi-sioterapisti che operano all’interno del Centro, fiore all’occhiello diuno dei numerosi Servizi di riabilitazione funzionale della FondazioneDon Gnocchi.Mi sia consentito di esprimere un grazie particolare alle autrici dellibretto, alle Dottoresse Sara Gilardi e Barbara Conti per la dedizione,la simpatia e l’ alta professionalità con cui hanno portato avanti l’im-pegno a loro affidato, esattamente come indicato da Don Carlo chedesiderava fare dei suoi Centri “Laboratori di ricerca, scuole protesead alimentare le potenzialità del mistero d’amore, che c’è nel pianodi Dio”.

Dott. Fabio Trecate

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IntroduzioneIl mal di schiena (rachialgia), a seconda di dove si manifesta, vienedefinito lombalgia a livello lombare (nella parte bassa della schiena),dorsalgia a livello dorsale (sotto o tra le scapole) e cervicalgia a livellocervicale (nella zona del collo).Prima di tutto è importante sapere che le cause di una rachialgiapossono essere molteplici. È molto difficile fare una diagnosi precisa;

sono poche, infatti, le volte in cui si riesce a diagnosticare la causa deldolore con certezza scientifica.Il mal di schiena può essere causato da fattori meccanici, fattori psico-sociali, fattori economici, posture e movimenti scorretti, forma fisicascadente, sovrappeso, obesità, fumo, stress e fattori psicologici.È molto importante consultare il medico e lo specialista quando ildolore persiste, ma è importante essere dei pazienti “attivi” perché laterapia deve iniziare dalla nostra intenzione di reagire.La nostra “Scuola della schiena” (o Back-School) è una scuola attiva eha come obiettivo l’insegnamento del corretto utilizzo della colonna.Si prefigge, infatti, di agire sui fattori di rischio in modo da essereefficace non solo nella cura del sintomo, ma anche nella prevenzio-ne delle ricadute, evitando di azionare il meccanismo che provoca ilmalessere.In linea con quanto espresso dalla Carta dei Valori della FondazioneDon Gnocchi, questo libretto intende essere un contributo nella dire-zione di una sempre maggiore attenzione ai bisogni degli Operatorinel loro ambito di lavoro.

L’équipe

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La colonna vertebrale

Cenni di anatomiaLa colonna vertebrale, detta anche rachide, è costruita dalla sovrap-posizione di piccole ossa, le vertebre.Il numero delle vertebre che costituiscono la colonna può essere 33o 34. (Fig. 1)

Le funzioni fondamentali del rachide sono:• sostenere come un vero pilastro il nostro organismo;• proteggere il midollo spinale (che passa nel canale vertebrale).

La sovrapposizione delle vertebre forma infatti un canale chiuso in cuiè contenuto il midollo spinale, un’importante struttura nervosa da cuipartono i nervi che raggiungono i diversi organi del nostro corpo tracui gli arti superiori ed inferiori.

Interposti tra una vertebra e l’altra ci sono i dischi intervertebrali, unastruttura composta da una sostanza fluido-elastica costituita da unaparte centrale detta nucleo polposo che è circondato da un anellofibroso che lo mantiene al suo interno (Fig. 3).

I dischi intervertebrali rendono possibili i movimenti tra le vertebree sono capaci di assorbire gli urti e le pressioni a cui è sottoposta lacolonna vertebrale.

Vista posteriormente la colonna appare DIRITTA mentre, vista di pro-filo, presenta 4 CURVE FISIOLOGICHE:• lordosi cervicale• cifosi dorsale• lordosi lombare• curva sacrale

Fig. 2 lordosi cervicale

cifosi dorsale

lordosi lombare

curva sacrale

Fig. 1 7 cervicali

12 dorsali

5 lombari

5 sacrali (che formano l’osso sacro)

4-5 coccigee (che formano il coccige)

la cui funzione è quella di sopportare ed ammortizzare le sollecita-zioni in compressione dovute alla forza di gravità ( Fig. 2).

Fig. 3nucleo polposo

anello fibroso

Col passare degli anni il disco comincia lentamente a degenerare:• diminuisce di spessore• aumenta in larghezza (caratteristica che porta ad una diminuzionedella statura dell’individuo).

Il nucleo polposo del disco si deforma e può penetrare nelle aperture(dette FISSURAZIONI) che si formano nell’anello fibroso.La degenerazione del disco è detta DISCOPATIA (Fig. 4) e può essereaccentuata da un uso scorretto della colonna (posizioni fisse mante-nute a lungo, eccessive flessioni o torsioni del rachide).

nervo spinalemidollo spinale

ernia discale

disco intervertebrale

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La colonna vertebrale

La massima espressione dell’usura del disco intervertebrale è la suarottura: l’ernia.L’ernia è la fuoriuscita di una parte del nucleo dalla sua sede e puòessere provocata da:• movimenti bruschi • modo scorretto di sollevare pesi.

Il frammento fuoriuscito dalla sua sede naturale può comprimere ed

irritare le radici del nervo sciatico provocando la classica sciatalgia (Fig. 5) in cui il dolore si irradia all’arto inferiore.

Le cause di dolore vertebrale sono numerose ma la più importante èsicuramente uno scorretto utilizzo della nostra colonna vertebrale e ilmantenimento di posture sbagliate.Una postura scorretta porta a:• un aumento della pressione sui dischi intervertebrali• di conseguenza ad una maggiore usura dei dischi• e quindi a dolore

La maggior parte delle volte il mal di schiena regredisce spontanea-mente, poiché le cause spesso non sono gravi, ma la sintomatologiadolorosa è dovuta al mantenimento di posture scorrette o a sforzieccessivi.Per evitare l’instaurarsi di una lombalgia è necessario:• mantenere le curve fisiologiche della colonna• scegliere posizioni e movimenti che provocano minore pressionesui dischi intervertebrali• muoverci in maniera corretta.

È consigliabile comunque rivolgersi al medico fisiatra nel caso in cui ildolore persista, si ripresenti con una certa frequenza e sia accompa-gnato da formicolii, perdita di forza, malessere generale, ecc…

Fig. 5

radici nervose

nucleo polposo erniato

meningi

corpi vertebrali

disco intervertebrale

Il dolore vertebrale

Come evitare l’instaurarsi di una lombalgia

CONSIGLI PRATICI

- Per alleviare il dolore è opportuno sdraiarsi supini con le ginoc-chia piegate, eventualmente sostenute da un cuscino.

- Il riposo a letto non deve essere prolungato, è anzi preferibile,compatibilmente con il dolore, riprendere le normali attività divita, compreso il lavoro.

- Utilizzare i corsetti solo in fase acuta e per breve tempo, perevitare l’indebolimento dei muscoli, rigidità e una dipendenzapsicologica.

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La colonna vertebrale

Consigli preventivi

Come prevenireil mal di schiena

Il riposo notturno

Le posizioni migliori da poter utilizzare a letto sono:• supina con un eventuale cuscino sotto le ginocchia• sul fianco con un eventuale cuscino tra le gambe e le ginocchiaflesse.

• prona ( posizione peggiore) con un cuscino sotto la pancia per di-minuire l’iperlordosi lombare che si crea in questa posizione (fig. 6).

Non esiste in realtà una posizione ideale per tutti. E’ il dolore a guidarela persona nella scelta della postura più adatta alle proprie esigenze.L’importante è utilizzare una rete sufficientemente rigida per consen-tire di mantenere le curve fisiologiche, un materasso che non si de-formi e che si accordi alla rete che lo sostiene (ideale è un materassoin lattice o ortopedico con molle insacchettate) e un cuscino checonsenta di mantenere il capo allineato al resto del corpo.

Quando siamo costretti a stare per lungo tempo in piedi fermi è im-portante per scaricare il peso sugli arti inferiori e non sulla colonna:• mantenere gli arti inferiori leggermente divaricati (il carico è uni-forme su entrambe le gambe)• flettere alternativamente una gamba appoggiandola su un sup-porto basso.

• Non bisogna stare con la schiena curva.• È necessario alzare il piano di lavoro in modo che i gomiti sianoflessi ad angolo retto.• Appoggiare alternativamente un piede su un rialzo.

Al momento del risveglio non alzatevi bruscamente ma ruotateprima sul fianco e passate alla posizione seduta appoggiandovisul gomito.

Fig. 6

Fig. 7

no

no

si

si

Quando siamo in piedi a lungo

Quando si deve lavorare in piedi (fig. 7)

no si

Quando si stira (Fig. 8)

• Evitare di tenere l’asse troppo basso ma regolarlo in modo da

tenere la schiena dritta.• Appoggiare in modo alternato un piede su un rialzo.• Eventualmente sedersi.• Evitare di stirare per più di un’ora di seguito.

Fig. 8 no si si

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La colonna vertebrale

La posizione seduta (Fig.9)

• Evitare di mantenere la posizione seduta troppo a lungo;• Evitare di stare seduti con la schiena piegata o curva;• Evitare di usare un tavolo senza spazio per le gambe che costringaad un’eccessiva rotazione del tronco;• Sedersi a fondo sedia appoggiando bene la schiena alloschienale;• Mantenere le gambe leggermente divaricate con i piedi ben appog-

giati al pavimento (no le gambe accavallate!)• Usare i braccioli per rilassare le spalle

Fig. 9

no no no

Quando si deve lavorare seduti (Fig. 11)

• Non lavorare a lungo con le braccia sollevate ma crearsi un appog-gio per gli avambracci.• Far sì che il piano d’appoggio sia ad un’altezza adeguata, a livellodei gomiti.• Se la sedia è troppo alta procurare un poggiapiedi in modo cheanche e ginocchia siano flesse a 90°.• Se c’è lo schienale appoggiarvi bene la parte bassa della schiena.

Fig. 11

no si

Fig. 10 Fig. 12

Quando si lavora al computer (Fig. 10)

La guida dell’automobile (Fig. 12)

• Posizionare il monitor di fronte alla persona, ad una distanza di50-70 cm.

• La tastiera non deve essere troppo vicina al bordo del tavolo perpermettere di appoggiare i gomiti.• La scrivania deve essere ad un’altezza adeguata.

• Se si deve viaggiare per lunghi periodi, interrompere la guida al-meno ogni 2 ore per fare quattro passi ed eseguire alcuni esercizi distretching;• Non inclinare troppo lo schienale;• Appoggiare bene la schiena e il collo al sedile;• Tenere i gomiti leggermente flessi evitando la guida “sportiva” abraccia tese che tende ad affaticare i muscoli delle spalle.

no si

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La colonna vertebrale

Se si deve lavorare in basso

• Evitare di ettere la schiena (Fig 13);• Flettere le ginocchia e mantenere la posizione accovacciata o inginocchio (es. per fare il letto, fare giardinaggio…) (Fig 14).

• Non tenere le gambe diritte e ettere la schiena;

• Tenere il peso il più vicino possibile al corpo;• Piegare le ginocchia e, sollevarsi utilizzando la forza della gambee scaricando il peso a livello degli arti inferiori.

• Evitare di spostare oggetti voluminosi da soli;• Ricorrere all’aiuto di un’altra persona;• Agire in modo coordinato;• Mantenere durante la manovra le ginocchia leggermente flesse ela normale curvatura della schiena.

Fig. 10

no

no si

si

Regole per la movimentazionemanuale dei carichiSe si deve sollevare un oggetto da terra (Fig 15)

Se si devono spostare oggetti voluminosi (Fig 16)

Fig. 15

Fig. 16

no si

Se si deve spostare lateralmente un oggetto (Fig 17)

• Evitare di fare un movimento di torsione del tronco;• Avvicinare l’oggetto al tronco;• Tenere il tronco ben diritto;• Ruotare su se stessi effettuando piccoli passi in senso circolare.

no si

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La colonna vertebrale

Se si deve porre in alto un oggetto (Fig 18)

• Evitare di inarcare la schiena;• Utilizzare una scaletta o uno sgabello stabile.

• Non sovraccaricare un solo lato tenendo il peso solo da una parteper non sollecitare in modo asimmetrico i dischi intervertebrali;• Distribuire i pesi in ugual misura su entrambi i lati.

Per trasportare pesi (Fig 19)

no si

no si

Fig. 18

Fig. 19

Esercizi per il rachidelombareGli esercizi da noi proposti hanno lo scopo di mantenere tonica lamuscolatura paravertebrale ed addominale (in modo da proteggerela colonna vertebrale), di mobilizzare il rachide lombare ed evitarerigidità.Gli esercizi non devono creare dolore e devono essere svolti lenta-mente. Se possibile, è importante associarli alla respirazione diafram-matica.

• Inspirare (tirare dentro) profondamente l’aria dal naso gonandola pancia• Espirare (sofare fuori) lentamente l’aria dalla bocca a labbra soc -chiuse sgonfiando l’addome.

Respirazione diaframmatica:

• Non sovraccaricare un solo lato tenendo il peso solo da una parteper non sollecitare in modo asimmetrico i dischi intervertebrali;• Distribuire i pesi in ugual misura su entrambi i lati.

1) POSIZIONE DI BASE

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La colonna vertebrale

• Inspirare col naso e inarcare la schiena (antiversione del bacino)• Espirare ed appiattire la schiena sul tappetino (retroversione del ba-cino)

• Inspirare• Espirando, ettere (avvicinare) una gamba al petto (tenendola conle due mani)• Contemporaneamente estendere la gamba controlaterale tenendoil piede a martello cercando di “schiacciare” il ginocchio verso il tap-petino• Trattenere la posizione per 4-5 secondi• Riportare la gamba a terra estesa

• Ripetere con l’altra gamba

• Inspirare• Espirando ettere una gamba e subito dopo l’altra al petto• Tenere entrambi gli arti con le mani per 4-5 secondi• Riportare le gambe piegate a terra sempre muovendole una dopol’altra per non inarcare la schiena• Inspirare

• Espirando, ettere (avvicinare) una gamba al petto (tenendola conle due mani)• Trattenere la posizione per 4-5 secondi• Riportare la gamba, sempre essa, a terra• Ripetere con l’altra

2) Dalla posizione di base 4) Dalla posizione di base

5) Dalla posizione di base

3) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Inspirare• Espirando sollevare il sedere dal tappetino senza inarcare la schiena(ponte)• Tenere la posizione per 4-5 secondi• Tornare alla posizione di partenza

• Posizionare le mani dietro la nuca• Inspirare• Espirando sollevare il busto (contraendo i muscoli addominali)• Mantenere lo sguardo verso il softto• Tornare lentamente alla posizione di partenza

• Eseguire la “bicicletta” lentamente mantenendo le gambe in cen -tro non troppo lontane da sé (ATTENZIONE A NON INARCARE LASCHIENA)

• Appoggiare le mani sulle cosce• Espirando sollevare il busto (contraendo i muscoli addominali) fa -cendo scivolare le mani verso le ginocchia• Tornare lentamente alla posizione di partenza

6) Dalla posizione di base 8) Dalla posizione di base

9) Dalla posizione di base7) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Eseguire la “bicicletta” spostando le gambe prima a destra e poi asinistra

• Estendere una gamba verso l’alto no a quando si avverte tensionenella parte posteriore• Mantenere la posizione per almeno 10 secondi• Riportare la gamba piegata al suolo• Ripetere con l’altra gamba

• Posizionare le mani all’altezza delle spalle• Raddrizzare i gomiti il più possibile estendendo la colonna senzasollevare il bacino• Mantenere per qualche secondo• Ripetere almeno 5- 10 volte

10) Dalla posizione di base

11) Dalla posizione di base

12) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Inspirando inarcare la schiena e sollevare il capo per guardare avanti• Espirando ettere il capo verso il basso e incurvare la colonna (gob-ba)

13) Posizione di partenza:• Estendere la gamba sinistra e contemporaneamente il braccio destrocercando di mantenere l’equilibrio e senza inclinare il bacino• Tenere per 5 secondi• Ripetere l’esercizio con gli arti opposti

14) Dalla posizione a 4 zampe

• espirare ettendo lentamente il tronco e allungando le braccia inavanti• non perdere il contatto del sedere coi talloni• mantenere la posizione per 4-5 secondi• risalire lentamente no alla posizione di partenza

15) POSIZIONE DI PARTENZA:

4 zampe con ginocchia leggermente aperte, braccia tese a livellodelle spalle (esercizio del “gatto”)

seduta sui talloni

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La colonna vertebrale

Questo esercizio di estensione della colonna vertebrale è molto utiledopo aver mantenuto una posizione fissa per lungo tempo (posizioneseduta o flessa in avanti).

• Posizionare le mani sui anchi• Estendere la colonna vertebrale il più possibile e mantenere solo perqualche secondo• Ripetere almeno 5-10 volte

• Sdraiato supino (pancia in su)• Testa in linea (lo sguardo deve essere rivolto verso il softto)• Gambe piegate• Piedi appoggiati al suolo• Braccia lungo i anchi• Palla tra le ginocchia

16) POSIZIONE DI PARTENZA:

16) POSIZIONE DI BASE:Esercizio di estenzione

Esercizi con la palla (softgym)

in piedi con gli arti inferiori leggermente divaricati

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La colonna vertebrale

• Inspirare• Espirando sollevare il sedere dal tappetino senza inarcare la schiena• Tenere la posizione per 4-5 secondi tenendo collo e spalle rilassati• Tornare alla posizione di partenza

• Effettuare la retroversione del bacino premendo la zona lombare sulpavimento e contrarre gli addominali• Flettere le gambe tenendole a 90° senza inarcare la schiena• Tenere la posizione 20-30 secondi• Tornare alla posizione di partenza

• Effettuare la retroversione del bacino premendo la zona lombare sulpavimento e contrarre i muscoli addominali• Inspirare e ettere le gambe a 90°• Distendere le gambe verso l’alto (non è necessario raddrizzare com-pletamente le ginocchia)• Mantenere la posizione per 5-10 secondi• Tornare alla posizione di partenza• Ripetere 5 volte

3) Dalla posizione di base

4) Dalla posizione di base

5) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Aprire le braccia in fuori a croce• Effettuare la retroversione del bacino premendo la zona lombare sultappetino• Flettere le gambe a 90°• Oscillare lentamente le gambe verso destra facendo attenzione atenere le spalle appoggiate al pavimento• Tornare al centro• Oscillare le gambe allo stesso modo a sinistra

• Effettuare 4 oscillazioni per almeno 4 volte senza mai appoggiare legambe a terra• Ripetere 3-5 volte

• Espirando, sollevare il busto (contraendo i muscoli addominali) por-tando le mani verso le ginocchia• Prendere la palla• Tornare lentamente alla posizione di partenza portando le bracciaindietro• Riportare la palla in mezzo alle gambe sollevando il busto• Ripetere 5-10 volte

6) Dalla posizione di base 7) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Mantenendo la schiena diritta allungare la gamba sinistra indietro• Estendere sollevando da terra la gamba cercando di mantenerel’equilibrio e senza inclinare il bacino• Tenere per 5 secondi• Ripetere l’esercizio con l’altra gamba

13) POSIZIONE DI PARTENZA:4 zampe con ginocchia leggermente aperte, braccia tese a livellodelle spalle, fissare l apalla con i pollici

• Flettere lentamente il tronco allungando la colonna in avanti facen-do rotolare la palla• Tenere il sedere appoggiato ai talloni• Mantenere la posizione per 5-10 secondi• Risalire lentamente no alla posizione di partenza

9) Posizione di partenza:seduto sui talloni, palla tra le mani

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La colonna vertebrale

Dopo aver eseguito gli esercizi a 4 zampe con la palla, è utile effet-tuare un esercizio di stretching dei muscoli estensori del polso chevengono molto sollecitati.

• Appoggiare il dorso delle mani sulle cosce• Flettere leggermente i polsi mettendo in tensione i muscoli del dorsodella mano (muscoli estensori)• Mantenere la posizione per 20-30 secondi

Esercizio di stretchingper i polsi

Annotazioni

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La colonna vertebrale

Esercizi per il rachidecervicaleGli esercizi da noi proposti hanno lo scopo di mantenere la mobili-tà del rachide cervicale e delle spalle e permettere una tonificazionemuscolare.Ripetere gli esercizi lentamente cercando di associarli alla respirazionediaframmatica, possibilmente davanti allo specchio per autocorreg-gersi.

• Inspirare (tirare dentro) profondamente l’aria dal naso gonandola pancia• Espirare (sofare fuori) lentamente l’aria dalla bocca a labbra soc-chiuse sgonfiando l’addome.

Ripetere ogni esercizio una decina di volte

Respirazione diaframmatica:

• Seduto su uno sgabello senza braccioli e senza schienale• Mantenere la schiena diritta• Appoggiare bene i piedi al pavimento leggermente divaricati• Testa diritta e sguardo rivolto in avanti

1) POSIZIONE DI BASE

• Inspirare• Espirando, ettere lentamente il capo avvicinando il mento al petto• Mantenere la posizione per 5 secondi• Ritornare alla posizione di partenza• Inspirare• Espirando, estendere il capo guardando verso il softto• Mantenere la posizione per 5 secondi

7) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Inspirare• Espirando, ruotare lentamente il capo a sinistra• Mantenere la posizione per 5 secondi• Ritornare alla posizione di partenza• Inspirare• Espirando, ruotare lentamente il capo a destra• Mantenere la posizione per 5 secondi• Ritornare alla posizione di partenza

3) Dalla posizione di base• Inspirare• Espirando, inclinare il capo a destra avvicinando l’orecchio alla spalla(conservare lo sguardo in avanti)• Mantenere la posizione per 5 secondi• Ritornare alla posizione di partenza• Inspirare• Espirando, inclinare il capo a sinistra allo stesso modo• Mantenere la posizione per 5 secondi

• Ritornare alla posizione di partenza

4) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Inspirare• Porre la mano destra sull’orecchio sinistro passando col braccio so-pra la testa• Espirando, inclinare il capo a destra avvicinando l’orecchio alla spalla(conservare lo sguardo in avanti) mettendo in tensione la muscolaturalaterale del collo• Mantenere la posizione per almeno 10 secondi• Ritornare alla posizione di partenza

• Ripetere l’esercizio dall’altra parte• Ritornare alla posizione di partenza

5) Dalla posizione di base• Immaginando di avere un piano sotto il mento, portare il capo inavanti mantenendo lo sguardo diritto•Allo stesso modo riportare il capo indietro rettilinizzando il trattocervicale (fare il DOPPIO MENTO)

6) Posizione di base (esercizio di Totò)

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La colonna vertebrale

• Posizionare le braccia lungo i anchi• Sollevare le spalle contemporaneamente verso le orecchie

7) Dalla posizione di base• Mani incrociate dietro la nuca• Portare indietro i gomiti avvicinando le scapole• Mantenere la posizione per qualche secondo• Portare avanti i gomiti avvicinandoli tra loro il più possibile• Ritornare alla posizione di partenza

8) Dalla posizione di base

• Mani incrociate dietro la nuca• Inspirando dal naso portare indietro i gomiti, avvicinando le scapole• Espirando dalla bocca avvicinare i gomiti avanti abbassando il capo

9) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Appoggiare le mani sulle spalle• Estendere il gomito destro all’esterno ruotando il capo a destra• Tornare in centro alla posizione di partenza• Ripetere dall’altra parte allo stesso modo• Alternare il movimento

10) Dalla posizione di base• Tenere la palla tra le mani con le braccia diritte• Portare le braccia in alto senza sollevare le spalle• Mantenendo l’allungamento verso l’alto, ettere in avanti la colon-na• Mantenere la posizione 30 secondi contraendo i muscoli addominalie tenendo le scapole basse

11) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

• Sdraiato supino (pancia in su)• Testa in linea (lo sguardo deve essere rivolto verso il softto)• Gambe piegate• Piedi appoggiati al suolo• Braccia lungo i anchi• Palla tra le ginocchia

• Impugnare il bastone orizzontale alla larghezza delle spalle• Portare il bastone verso l’alto, all’incirca no all’altezza delle spalle(90°)• Avvicinare il bastone al petto mantenendo i gomiti alti• Estendere nuovamente i gomiti• Riportare il bastone sulle gambe

1) Dalla posizione di base2) Dalla posizione di baseEsercizi col bastone

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La colonna vertebrale

• Impugnare il bastone orizzontale tenendolo dietro la schiena• Flettere i gomiti portando il bastone verso l’alto facendolo scivolarelungo la schiena (mantenere il polso in linea con l’avambraccio)• Tenere la posizione per qualche secondo• Riportare il bastone alla posiziona di partenza

3) Dalla posizione di base• Impugnare il bastone orizzontale tenendolo dietro la schiena• Mantenendo i gomiti estesi allontanare il bastone dal corpo• Tenere la posizione per qualche secondo• Riportare il bastone alla posizione di partenza

4) Dalla posizione di base

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La colonna vertebrale

AppendiceALCUNE SEMPLICI REGOLE

Informazioni e colloqui

• I medici di reparto ricevono quotidianamente i famigliari presso lo studio medico negli oraririportati negli avvisi affissi all’ingresso del reparto di degenza.

• Si consiglia di approttare degli orari di ricevimento messi a disposizione evitando di richiedereinformazioni sbrigative nell’incrociare i medici ed il personale di reparto nei corridoi o in altrispazi comuni.

• Si consiglia di favorire la diffusione delle informazioni mediche all’interno della famiglia e dellacerchia degli amici. Si evita in tal modo che vengano richieste da più parti le medesime infor-mazioni.

• Gli orari di visita sono afssi all’ingresso del reparti di degenza. Orari differenti possono essereconcordati, in casi selezionati, con la caposala.

• Negli orari di visita, evitare assolutamente di affollare le camere di degenza, alternandosi alcapezzale del proprio congiunto.

• Evitare di stazionare nei corridoi di reparto, arrecando disturbo ai pazienti ed intralciando illavoro degli operatori sanitari.

• Utilizzare, per la salutare socializzazione, gli spazi comuni esterni al reparto.

• La richiesta di certicati sanitari può essere inoltrata alla Segreteria Medica e/o al medico direparto. La richiesta, salvo condizioni di particolare urgenza, verrà evasa in seconda giornata.

Nursing del paziente

• Ogni giorno il personale OSA provvede alla toilette dei pazienti a letto o in bagno assistito.

• È buona norma che il famigliare partecipi ad attività di toilette come rasatura, taglio dei capelli,esecuzione di pedicure o manicure.

• Consegnare al personale OSA gli effetti personali del paziente (shampoo, deodoranti, asciuga-mani e biancheria ) in quantità sufficiente.

• Prediligere indumenti larghi, di taglia superiore a quella abituale del proprio caro. Capi di ab -bigliamento stretti possono facilitare lesioni da decubito e rendono l’operazione di vestizionepoco confortevole per paziente e operatori.

• I capi di abbigliamento richiesti sono: pigiami, magliette intime, tute da ginnastica, scarpe datennis o pantofole chiuse.

Annotazioni

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La rete tra i Centri della Fondazione Don Gnocchi

Torino, Milano, Rovato (BS), Salice Terme (PV), Sarzana (SP), Sant’Angelo dei Lombardi (AV).

Da tempo la Fondazione Don Gnocchi è in prima linea con numerose strutture attive sul fronte

dell’assistenza a pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite (GCA) o in stato vegetativo (SV), dalla

presa in carico riabilitativa fino alla fase degli esiti e del reinserimento sociale.

Un impegno quotidiano, con oltre 250 pazienti ricoverati ogni anno, una rete d’avanguardia

e un elevato numero di professionisti (medici specialisti, infermieri, operatori assistenziali, fisiote-rapisti, logopedisti, psicologi, terapisti occupazionali, assistenti sociali) impegnati e coinvolti nei

percorsi di cura.

In considerazione della complessità che comporta curare e riabilitare persone in tali condizioni,

dall’inizio del 2009, la Fondazione Don Gnocchi ha ritenuto opportuno creare un Coordina-

mento dei Centri per Gravi Cerebrolesioni Acquisite , affidato alla prof. Anna Mazzucchi,

neurologa con comprovata esperienza in questo settore della riabilitazione.

Nei primi due anni di attività il Coordinamento ha ottenuto importanti risultati: vengono svolte

con regolarità riunioni programmatiche a s eguito delle quali nei Centri vengono condivise varie

procedure organizzative e procedurali, strumenti di lavoro, specialisti per la formazione delle di-

verse figure professionali, competenze per la stesura di documenti, percorsi per l’aggiornamento

e per la ricerca (l’Istituto “Palazzolo” di Milano è inserito in alcuni studi multicentrici nazionali

sugli stati vegetativi; in altri Centri vengono condotte ricerche cliniche e di efficacia riabilitativa; il

Centro di Sarzana ha contribuito attivamente alla preparazione di uno dei documenti preliminari

della recente Consensus Conference sulla Riabilitazione Ospedaliera delle Gravi cerebrolesioni

acquisite; il Centro di S. Angelo dei Lombardi è impegnato in ricerche sulla efficacia riabilitativa).

Di seguito, le schede sintetiche di ciascuna struttura.

Tali realtà si differenziano da regione a regione in base alle diverse normative locali. L’iter di

ciascun paziente in stato vegetativo o in stato di minima coscienza al termine del percorso riabi-

litativo può essere pertanto diverso a seconda della zona di residenza.

POLO LOMBARDIA 2Direttore: dott. Maurizio RipamontiResponsabile attività sanitarie e assistenziali: dott. Roberto Caprioli

MILANOIstituto “Palazzolo-Don Gnocchi”Via Don Luigi Palazzolo 21

Nucleo di Accoglienza per Personein Stato VegetativoResponsabile medico: dott.ssa Guya DevalleLetti dedicati: 30

Tel. 02 3970.3605 - 02 3970.3618Fax 02 3970.3602Email: [email protected]

POLO LOMBARDIA 1Direttore: dott. Diego MaltagliatiResponsabile attività sanitarie, assistenzialie socioeducative: dott. Marco Triulzi

SALICE TERME (Pavia)Centro “S. Maria alle Fonti”Viale Luigi Mangiagalli 52

Nucleo di Accoglienza per Persone

in Stato VegetativoResponsabile medico: dott.ssa Ilaria FontanaLetti dedicati: 10

Tel. 0383 945.611Fax 0383 945.678Email: [email protected]

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POLO LOMBARDIA 3Direttore: dott. Tiberio BoldriniResponsabile attività sanitarie, assistenzialie socioeducative: dott. Mauro Ricca

ROVATO (Brescia)Centro “E. Spalenza - Don Gnocchi”Largo Paolo VI

Unità Operativaper Gravi Cerebrolesioni AcquisiteResponsabile medico: dott. Mauro RiccaRicovero ordinario e day hospital: • 8 posti letto per alta intensità di cura• 7 posti letto per media intensità di cura

Tel. 030 7245.400 - Fax 030 7245.350Email: [email protected]

POLO PIEMONTE-LIGURIADirettore: dott. Carlo SironiResponsabile attività sanitarie e assistenziali:dott. Giorgio Martiny

TORINOPresidio “Ausiliatrice-Don Gnocchi”Via Amedeo Peyron 42

Unità Operativaper Gravi Cerebrolesioni AcquisiteResponsabile medico: dott. Rocco RossiniLetti dedicati:• 25 in degenza ordinaria• 25 in day hospital

Tel. 011 630.3311Fax 011 4375.834Email: [email protected]

POLO PIEMONTE-LIGURIADirettore: dott. Carlo SironiResponsabile attività sanitarie e assistenziali:dott. Giorgio Martiny

SARZANA (La Spezia)Polo Riabilitativo del Levante LigureOspedale “San Bartolomeo”Via Variante Cisa 39

Unità Operativaper Gravi Cerebrolesioni AcquisiteDirettore medico: dott. Marco ForniResponsabile medico U.O.: dott.ssa Manuela DiverioLetti dedicati: • 16 di Alta Specialità Riabilitativa

Tel. 0187 604.807/40/44Fax 0187 604.826/20Email: [email protected] - [email protected]

POLO LAZIO-CAMPANIA NORDDirettore: dott. Mauro MattiacciResponsabile attività sanitarie, assistenzialie socioeducative: dott. Fabio De Santis

SANT’ANGELO DEI LOMBARDI (Avellino)Polo Specialistico Riabilitativo

Ospedale civile “G. Criscuoli”Via Quadrivio

Unità Operativaper Gravi Cerebrolesioni AcquisiteResponsabile medico:dott. Antonio Soccorso CapomollaLetti dedicati: 15

Tel. 0827 45.58.00Fax 0827 45.58.15Email: [email protected]

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IL FONDATORE

Nato a San Colombano al Lambro (Milano) il 25 ottobre 1902, CarloGnocchi viene ordinato sacerdote nel 1925.Assistente d’oratorio per alcuni anni, è poi nominato direttore spiritua-le dell’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane.Allo scoppiare della guerra si arruola come cappellano volontario eparte, prima per il fronte greco-albanese, e poi - con gli alpini della

Tridentina - per la campagna di Russia.

Nel gennaio del ’43, durante l’immane tragedia della ritirata del con-tingente italiano, si salva miracolosamente. Ed è in quei giorni che,assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà,matura in lui l’idea di realizzare una grande opera di carità, che troveràcompimento, a guerra finita, nella Fondazione Pro Juventute.Muore il 28 febbraio 1956. L’ultimo suo gesto profetico è la donazio-ne delle cornee a due ragazzi non vedenti quando ancora in Italia iltrapianto d’organi non era regolato da apposite leggi.

Il 25 ottobre 2009, in piazza Duomo a Milano, è stato solenne-mente proclamato Beato.

L’OPERA

Istituita per assicurare cura, riabilitazione e integrazione sociale ai mu-tilatini, vittime della barbarie della guerra, la Fondazione ha progressi-vamente ampliato nel tempo il proprio raggio d’azione.Oggi nei Centri della Fondazione sono accolti, curati, assistiti:

• pazienti con ogni forma di disabilità, per cause congenite

o per cause acquisite, dall’età evolutiva all’età adulta;

• pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitatividi carattere ortopedico, neurologico, cardiologico, respiratorio,oncologico;

• anziani non autosufcienti, in parte affetti da Alzheimere Parkinson

• malati oncologici in fase terminale;

• pazienti con esiti di coma e in stato vegetativo persistente Intensa, oltre a quella sanitario-riabilitativa, socio-assistenziale e socio-educativa, è l’attività di ricerca scientifica e di formazione ai più diversilivelli.

Riconosciuta Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,segnatamente per i Centri di Milano e Firenze, oggi la Fondazione Don

Gnocchi conta oltre 5400 operatori tra personale dipendente e colla-boratori professionali, per i quali sono approntati costanti programmidi formazione e aggiornamento.

Le prestazioni sono erogate in regime di accreditamento con il ServizioSanitario Nazionale in una trentina di Centri, raggruppati in ottoPoli territoriali in nove Regioni, con 3807 posti letto di degenzapiena e day hospital.

Ogni giorno accedono alle strutture della Fondazione DonGnocchi quasi diecimila persone.

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LE STRUTTURE DELLA FONDAZIONE DON GNOCCHI

• 2 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientico (IRCCS)

• 22 Unità di riabilitazione polifunzionale

• 9 Unità di riabilitazione ospedaliera

• 4 Unità per le gravi cerebrolesioni acquisite

• 7 Residenze per anziani non autosufcienti (RSA)

• 1 Hospice per malati oncologici terminali

• 2 Case di Cura

• 39 ambulatori territoriali di riabilitazione

• 2 Centri di Formazione, Orientamento e Sviluppo (CeFOS)

• 3 Centri Diurni Integrati per anziani (CDI)

• 6 Centri Diurni per Disabili (CDD)

• 3 Residenze Sanitarie per Disabili (RSD)

• 1 Casa-sollievo per disabili

• 3.807 posti letto di degenza piena e day hospital

• quasi 10.000 persone curate o assistite in media ogni giorno

POLI TERRITORIALI E CENTRI

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Sede legale - Presidenza: 20121 MilanoPiazzale R. Morandi, 6 (tel. 02 40308.900)

Direzione Generale: 20162 MilanoVia C. Girola, 30 (tel. 02 40308.703)

Direzione Scientifica: 20148 MilanoVia A. Capecelatro, 66 (tel. 02 40308.564)

Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne: 20121 Milano

Piazzale R. Morandi, 6 (tel. 02 40308.938)

Quaderno a cura