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(Allegato 2) 1 SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO ENTE 1) Ente proponente il progetto: FEDERAZIONE SCS/CNOS 2) Codice di accreditamento: 3) Classe di iscrizione all’albo: CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: 1. Cittadini del mondo 5) Settore e area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): F 03 6) Descrizione del contesto socio politico ed economico del paese dove si realizza il progetto: Il progetto si realizzerà nei seguenti paesi: Angola, Burundi, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Romania, Russia. ANGOLA Sotto il profilo socioeconomico l’Angola con un reddito pro-capite di 360 dollari USA, si colloca nella fascia dei paesi a basso reddito secondo dati UNDP, mentre, grazie alle ingenti ricchezze del sottosuolo, rappresentate soprattutto da petrolio e diamanti, è potenzialmente uno dei più ricchi dell’Africa Sub-sahariana. Le ricchezze petrolifere, con 780.000 barili al giorno, rappresentano circa il 60% del PIL e il 90% delle esportazioni del paese, mentre i diamanti, venduti per lo più in forma illegale, rappresentano il 2% del PIL. Gli indicatori economici mostrano un’inflazione al 415% (giugno 2000) e un tasso di crescita economica pari al 3.8% per il 2000; il PNL pro-capite è pari a 220 dollari USA. Secondo i dati dello Human Development Report del 1999, la sperequazione nella distribuzione dei redditi è aumentata tra il 1995 e il 1998, con il 10% più ricco della popolazione che ha visto aumentare il proprio reddito del 44%, mentre il 10% più povero ha NZ00762

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(Allegato 2)

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SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI INSERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO

ENTE

1) Ente proponente il progetto:

FEDERAZIONE SCS/CNOS

2) Codice di accreditamento:

3) Classe di iscrizione all’albo:

CARATTERISTICHE PROGETTO

4) Titolo del progetto:

1. Cittadini del mondo

5) Settore e area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):

F 03

6) Descrizione del contesto socio politico ed economico del paese dove si realizza il progetto:Il progetto si realizzerà nei seguenti paesi: Angola, Burundi, Etiopia, RepubblicaDemocratica del Congo, Romania, Russia.

ANGOLASotto il profilo socioeconomico l’Angola con un reddito pro-capite di 360 dollari USA, sicolloca nella fascia dei paesi a basso reddito secondo dati UNDP, mentre, grazie alle ingentiricchezze del sottosuolo, rappresentate soprattutto da petrolio e diamanti, è potenzialmenteuno dei più ricchi dell’Africa Sub-sahariana.Le ricchezze petrolifere, con 780.000 barili al giorno, rappresentano circa il 60% del PIL e il90% delle esportazioni del paese, mentre i diamanti, venduti per lo più in forma illegale,rappresentano il 2% del PIL.Gli indicatori economici mostrano un’inflazione al 415% (giugno 2000) e un tasso dicrescita economica pari al 3.8% per il 2000; il PNL pro-capite è pari a 220 dollari USA.Secondo i dati dello Human Development Report del 1999, la sperequazione nelladistribuzione dei redditi è aumentata tra il 1995 e il 1998, con il 10% più ricco dellapopolazione che ha visto aumentare il proprio reddito del 44%, mentre il 10% più povero ha

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sofferto una diminuzione del 59%. Il debito estero era pari a quasi 12.000 milioni di dollariUSA1.A causa della difficile situazione in cui versa la popolazione angolana, lo stato di salute delpaese è critico. La malnutrizione è diffusa nonostante il grande potenziale agricolo.Epidemie di malattie contratte da acque malsane scoppiano di frequente, acute diarree eacute infezioni delle vie respiratorie stanno raggiungendo livelli preoccupanti. Tubercolosi,meningite e soprattutto malaria sono diffuse in tutto il paese. La malattia del sonno, che erastata debellata nel 1987, è tornata e si sta diffondendo. Anche il numero di persone affetteda bilarziosi è cresciuto2.Colpiscono in particolare i dati relativi alla mortalità infantile forniti dall’UNICEF: 320bambini su 1.000 muoiono prima di aver compiuto 5 anni di età. Le conseguenze dellatrentennale guerra civile hanno avuto effetti devastanti sulle infrastrutture economiche esociali del paese: più del 50% della rete sanitaria dei posti e centri di salute è stata distrutta.I ventisette anni di guerra seguiti alla proclamazione d’indipendenza dal Portogallo (1975)hanno fatto dell’Angola uno dei paesi con più bassi indicatori sociali del mondo. Dei 12.4milioni di abitanti3 distribuiti su una superficie di 1.247.000 kmq, oltre il 60% vive sotto lasoglia di povertà. La speranza di vita alla nascita è di 47 anni; altissima è la mortalitàinfantile: su 1000 bambini nati vivi, 195 muoiono prima di aver compiuto un anno, mentre320 non arrivano a 5 anni, secondo l’Unicef.Con l’adeguata assistenza da parte della comunità internazionale, tuttavia, l’Angola haeccellenti prospettive di recupero economico e grazie alla ricchezza di risorse naturali,potrebbe divenire in breve tempo una delle più ricche nazioni africane. Oltre alle sueconsistenti riserve petrolifere, che ne fanno il secondo produttore dopo la Nigerianell’Africa subsahariana, ha anche importanti risorse minerarie che possono assicurare uncontinuo sviluppo economico ad alti livelli quali per esempio diamanti, oro e ferro. Ilpotenziale agricolo è notevole data l’estensione della nazione, che comprende differentizone ecologiche.

BURUNDIIl Burundi ha una popolazione di 6.221.000 abitanti (1996) e una superficie di 27.834 Kmq.Il territorio è un altopiano appena ondulato, che digrada dai 2000 ai 1000 metri verso est. Ilclima tropicale consente la crescita della foresta nelle zone più elevate; la savana dominanella zona centrale, più calda ed asciutta.L’economia è basata sull’agricoltura: si producono miglio, sorgo, patate, manioca, fagioli ebanane nelle aree pianeggianti; cotone, fagioli, caffè e tabacco sulle alture.Nelle tabelle stilate dal Programma di Sviluppo dell’ONU (UNDP) nel 1994, il Burundirisulta al 169° posto con un indice ISU (Indice dello Sviluppo Umano) pari a 0,247,ponendosi al di sotto della media dell’Africa subsahariana (0,380).La speranza media di vita è di 46 anni (1996), il tasso di alfabetizzazione è pari al 35%(1995) ed il PNL (Prodotto Nazionale Lordo) reale pro capite è di 170 dollari USA (1996).Il Burundi è uno dei paesi più poveri del mondo e più densamente popolati d’Africa (circa6.000.000 di abitanti). Inoltre, da cinque secoli vive un conflitto etnico ed economico tra glihutu – la maggioranza - e i tutsi. Dal secolo XV ci sono stati almeno cinque grandi genocidiche hanno colpito l’una e l’altra etnia. L’ultimo di questi avvenne nel 1994, in seguito allavittoria elettorale di Melchiorre Ndadaye del Fronte per la Democrazia in Burundi(FRODEBU), partito di opposizione, composto in maggioranza da hutu. Dopo il golpe,Kenya, Ruanda, Tanzania, Uganda, Etiopia e Zaire imposero sanzioni a Bujumbura. Allafine del 1997, l’osservatore speciale dell’ONU, Sergio Pinheiro, dichiarò che le sanzioniinternazionali avevano ottenuto effetti devastanti, peggiorando le condizioni di vita dellaparte più povera della popolazione, e sollecitò una revisione dell’embargo. Nel febbraio

1 The Economist Intelligence Unit, Country Report, Angola, june 20002 Republic of Angola, 1995: 753 World Bank, Group Countries, Angola, settembre 2000

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1998, si calcolava in oltre 150 mila morti il bilancio della guerra civile. Un governo ditransizione si è insediato a Bujumbura il 1 novembre 2001, frutto dell’accordo del 28agosto 2001 portato avanti dalla paziente negoziazione dapprima ad opera del defuntoJulius Nyerere, continuata poi da Nelson Mandela, con il compito di guidare il paese anuove elezioni con tutte le forze democratiche del paese, in un periodo fissato di 18 mesi.La guerra civile ha praticamente paralizzato il sistema educativo che era già vulnerabileprima dell’inizio del conflitto; il tasso di scolarizzazione è nettamente diminuito, leinfrastrutture sono state distrutte così come i sussidi didattici, i ragazzi sono stati costretti adabbandonare gli studi, alcuni sono scappati all’estero.Si calcolano in 800.000 i burundesi che in seguito al conflitto si sono spostati all’interno delpaese, cioè il 12% della popolazione. Fra questi 77.000 sono ragazzi in età scolare.A questi si aggiunge il numero di ragazzi orfani dell’AIDS stimato a 90.000 alla fine del1999 secondo il programma Nazionale di lotta contro l’AIDS.Su scala nazionale il numero delle famiglie monoparentali è raddoppiato dopo la crisi, moltibambini hanno perduto altri parenti stretti e sono sempre più numerose le famiglie che nonce la fanno ad alimentarsi e ad educare i figli, spesso abbandonati al proprio destino.Il numero di bambini che necessitano di una protezione speciale non è ancora stato stimato.Il numero di ragazzi di strada, in tutto il paese è stimato a 5.000 di cui il 60% a Bujumbura.

ETIOPIAL’Etiopia, priva di sbocchi sul mare, è situata nel cosidetto Corno d’Africa e confina a nordcon l’Eritrea, a est con il Gibuti e la Somalia, a sud con la Somalia e il Kenia, a ovest con ilSudan.Dal punto di vista amministrativo l’Etiopia è suddivisa in nove regioni organizzate su baseetnica. Addis Abeba è la capitale federale (che conta circa 7 milioni di abitanti). Le altreregioni sono Tigray (nord), Oromya (centro-sud), Afar (nord-est), Somali (sud-est), Amhara(centro), Southern Nations Nationalities and People (sud-ovest), Benshangul/Gumuz(centro-ovest), Gambela (sud-ovest).La popolazione etiope è suddivisa in più di 90 etnie 4; gli Oromo rappresentano il 40% dellapopolazione, gli Amara e i Tigrini il 32%, i Sidamo il 9%, gli Shankella il 6%, i Somali il6%, gli Afar il 4%.La maggioranza della popolazione (51%) pratica la religione ortodossa, circa il 40% èinvece musulmana, lo 0,7% è rappresentato dai cattolici. Il resto della popolazione praticaculti animisti.In Etiopia sono oltre 100 le lingue parlate: le piú diffuse sono l’amarico, il tigrino e l’oromo.

La situazione socio – economica

L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del mondo: nella graduatoria calcolata sulla basedell’indice di sviluppo umano si colloca al 168° posto su 174 paesi considerati.5

L’Etiopia conta oltre 70.000.000 abitanti. Il tasso di crescita della popolazione, che negliultimi 65 anni è quadruplicata, è assestato al 2,5%.Il 78% della popolazione vive attualmente in stato di povertà con meno di 2 dollari algiorno, in questa percentuale rientrno anche 25.000.000 di persone che vivono con meno diun dollaro al giorno, quindi in condizioni di povertà estrema.L’80% della popolazione non ha accesso all’acqua.

La situazione cronica di povertà della popolazione etiope è aggravata dalle carestie checiclicamente investono il Paese. L’ultima, che ha interessato il Paese nel 2002, si èverificata in seguito a un prolungato periodo di siccità che ha generato gravissime perditenei settori agricoli e della pastorizia, che rappresentano le principali fonti di sostentamento

4 Guida del Mondo 2001/2002, EMI.5 UNDP, Human Development Report, 2003.

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della popolazione locale.

Oggi più che mai in Etiopia è attuale il problema dell’AIDS che si sta diffondendo semprepiù velocemente: secondo recenti stime circa il 6% della popolazione sarebbe sieropositivo,questa percentuale comprende 1.100.000 donne e 230.000 bambini.A causa della diffusione del virus circa 1 milione di bambini hanno perso uno o entrambi igenitori.

Per quanto riguarda gli obiettivi di sviluppo economico di lungo termine, l’Etiopia è allaricerca di una via di progresso e di modernizzazione. Proprio per questa ragione le politichegovernative per lo sviluppo del paese considerano prioritari gli interventi che garantiscanola creazione di competenze nel settore tecnico, condizione indispensabile per la crescita delsettore industriale, che ora si trova ai minimi livelli (solo il 2% della popolazione è occupatonell’industria contro il 12% impiegato nel settore terziario).

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

La Repubblica Democratica del Congo è stata spesso considerato il paese strategicamentepiù importante di tutta l’Africa, sia perché è il quinto paese del continente per popolazione,sia perché ha nel suo territorio immensi depositi di oro, diamanti e altre preziose risorse,concentrate nella maggiore densità del mondo.Dal 1998 il paese è coinvolto in una guerra che vede contrapposti ben otto Stati africani ealmeno sette bande armate non governative. Il confitto in atto è determinato da moltepliciinteressi dominati da reti economiche internazionali, in cui in alterne vicende chi è alleatodiventa nemico e chi è nemico diventa alleato.Dall’inizio del 2001, circa 2,1 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case perfuggire agli scontri: 1,8 milioni sono rimasti in territorio congolese, mentre 350.000 si sonorifugiati in altri paesi. Allo stesso tempo, circa 270.000 rifugiati provenienti dai paesi vicinivivono in Congo nonostante questa guerra.Circa 2.300 militari osservatori delle Nazioni Unite a gruppi di interposizione sono stanziatiin più di 20 zone per monitorare il cessate il fuoco.Uno studio realizzato dal Comitato Internazionale per l’Aiuto ha concluso che dall’agosto98 al maggio 2001 circa 2,5 milioni di congolesi sono morti per cause legate alla guerra:l’85% delle persone è deceduto per malattie e denutrizione in seguito alla distruzione delsistema agricolo, commerciale locale e dei presidi sanitari presenti nel territorio.Attualmente si stima che circa 16 milioni di persone, un terzo della popolazione,necessitano di assistenza alimentare. Secondo dati del Programma Alimentare Mondiale, 11bambini al giorno muoiono per denutrizione. Anche al di fuori delle situazioni di strettaemergenza, la disoccupazione, l’assenza di reddito, la netta riduzione del mercato e delletransazioni commerciali, la penuria generalizzata di beni, ha portato gran parte dellapopolazione ad una condizione di drammatica povertà.Poche scuole sono in grado di garantire un insegnamento ad un livello accettabile e unadidattica a tempo pieno. Gli stipendi degli insegnanti sono di importo irrisorio e vengonopagati sistematicamente in ritardo, cosicché la maggior parte di loro sciopera per i tre quartidell’anno scolastico. Questi scioperi non hanno carattere rivendicativo, ma permettono agliinsegnanti di svolgere un altro lavoro per provvedere alla propria famiglia. I salari medisono talmente bassi che anche chi ha la fortuna di trovare ancora lavoro, deve utilizzaretutto il suo reddito per sopperire ai bisogni primari della famiglia: questa situazionefinanziaria si ripercuote gravemente sul livello di scolarizzazione dei bambini, poiché lastragrande maggioranza delle famiglie non può pagare gli studi ai propri figli.

ROMANIALa Romania si trova nell'Europa Sud-Orientale, con una estensione di circa 480 km da

Nord a Sud e di 640 km da Est a Ovest. Il Paese ha una superficie di 237.500 kmq ed unapopolazione di 22,4 milioni di abitanti di cui 89,7 % Romeni, 6,9 % Ungheresi e 1,8 %

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Rrom – tzigani. La presenza di tali minoranze ungheresi e tzigane incide assai sulla vitasociale e politica del Paese. Esistono anche altre piccole e sporadiche minoranze di atreetnie, ma non tali da essere significative.Il clima è temperato - continentale, (estati calde, inverni freddi, stagioni ben definite,abbondanti nevicate specie sui rilievi). Le zone più calde sono al Sud.Come tutti i paesi dell’Est Europa anche la Romania ha sofferto gli errori del comunismo.Dopo il collasso del Blocco Sovietico nel 1989-91, la Romania rimase con una baseindustriale obsoleta ed un paniere di capacità industriali totalmente inadatto ai suoi bisogni.Nel febbraio 1997, la Romania si imbarcò in un programma comprensivo di stabilizzazionemacroeconomica e riforma strutturale, ma questa riforma fu successivamente un frustranteprocesso a singhiozzo. I programmi di ristrutturazione includevano la liquidazione di grandiindustrie ad alta consumazione elettrica e maggiori riforme nel settore dell'agricoltura edella finanza.Con la caduta del regime comunista. l’economia industriale e agricola del paese si èbloccata per mancanza di organizzazione di capitali e di maestranze atte a condurre laproduzione e a commercializzarla, creando così una vastissima disoccupazione.Il 2002 e il 2003 sono stati degli anni di successo economico e la crescita economica èstimata essere del 4,5% per anno. Il salario netto medio mensile nel novembre 2003 erastimato attorno ai circa 100-120 Euro.La situazione politica della Romania, pur tra la molte incertezze, può essere definita oggipressoché stabile.La Romania e stata invitata a unirsi all'Unione europea nel dicembre 1999, data di iniziodelle negoziazioni. Dovrebbe unirsi alla UE nel 2007.

Assieme a questo aspetti positivi, non si possono nascondere gli altri (peraltroconosciutissimi) che necessitano interventi urgenti e investimenti adeguati.

- il flusso migratorio dovuto a motivi di ricerca di lavoro (con conseguente fenomenodi smembramento della famiglia, e ‘abbandono dei minori’, …)

- le difficili condizioni nel settore della sanità e della assistenza sociale- la precaria condizione nel settore della istruzione e della formazione professionale- il degradante fenomeno dell’alcoolismo nelle famiglie - con tutto quello che esso

comporta…- il triste fenomeno dei “bambini di strada” (ovvero dei minori che vivono sulle

strade delle grandi città per mendicare e rientrano la notte in una «dimora» (lecanalizzazioni dell’acqua calda o altro di improvvisato).

La Romania è la nazione europea dove il fenomeno dei «bambini di strada» èparticolarmente acuto. La crisi economica, politica e sociale di questi anni ha investitoanche le strutture che tradizionalmente si occupavano di minori in difficoltà: orfanotrofi ecentri di accoglienza sono inadeguati a fronteggiare l'emergenza e l'intervento dello Stato inquesto settore è molto limitato.

RUSSIALa Federazione Russa si estende su un territorio di oltre 17 milioni di chilometri quadratiche comprende la parte orientale del continente europeo e tutta la parte settentrionale diquello asiatico.La Federazione Russa, nata ufficialmente il 25 dicembre 1991, è uno dei risultati delladisgregazione dell’ex-Unione Sovietica.La Federazione Russa è composta di 89 soggetti giuridici: 21 repubbliche, 6 territori, 49regioni, 2 città di importanza federale (Mosca e San Pietroburgo), la circoscrizioneautonoma giudaica e 10 province autonome.In base al censimento del 2002 la popolazione della Federazione Russa è di 145,2 milioni dipersone: in sensibile calo rispetto al dato del censimento precedente del 1989 (147 milioni).In termini assoluti si è riscontrato un calo maggiore della popolazione urbana rispetto aquella rurale. Attualmente il 73,3% della popolazione vive in aree urbane, mentre il restante26,7% in zone rurali. Il calo demografico è stato attutito dal saldo dei flussi migratori.Mentre, infatti, solo 20,5 milioni di bambini sono nati a fronte di 27,9 milioni di decessi, 11

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milioni sono stati gli immigrati a fronte di 5,4 milioni di emigrati nell’ultimo decennio. Lestatistiche prevedono un’ulteriore diminuzione della popolazione di 10 milioni nel prossimodecennio, fino a raggiungere nel 2015 gli stessi livelli del 1975.Il censimento del 2002 ha rilevato nella Federazione Russa la presenza di 140 diversenazionalità e una quarantina di gruppi etnici. La maggioranza della popolazione è dinazionalità russa (79,8% contro l’81,5% del 1989). Al secondo posto i tartari, stabili al3,8%, al terzo gli ucraini, in diminuzione dal precedente 3% all’attuale 2%, conseguenzadella fine dell’Unione Sovietica. Più che dimezzata anche la presenza degli ebrei nellafederazione (da 537 a 230 mila) e in forte calo anche la comunità tedesca (da 842 a 597mila). Al contrario è raddoppiata la presenza degli armeni e degli azerbaigiani(rispettivamente da 532 mila a 1,13 milioni e da 336 a 622 mila), triplicata quella dei tagichi(da 38 a 120 mila) e di sette volte maggiore quella dei cinesi (da 5 a 35 mila). La linguaufficiale (russo) è conosciuta e parlata dal 98% della popolazione, seguita dall’inglese al7%.

Il censimento del 2002 ha rilevato un ulteriore incremento della popolazione femminilerispetto a quella maschile: 1147 donne in relazione a 1000 uomini, contro le 1140 del 1989.Questo fenomeno è dovuto alla prematura scomparsa degli uomini (legato sia a problemi disalute causati dal maggior consumo di alcool e tabacco, sia ai conflitti armati in corso),tanto che, se per una donna la speranza di vita alla nascita nel 2002 era di 73 anni, perl’uomo non raggiungeva i 61, e mentre per una donna lo probabilità di superare i 65 anni eradel 78%, per l’uomo solo del 48,4%. E’ interessante notare che la speranza di vita allanascita nel 2000-2005 è addirittura inferiore a quella registrata nel 1970-75 (66,8 annicontro i 68,7 di allora).Preoccupante è l’indice di diffusione dell’AIDS nella popolazione tra i 15 e i 49 anni (1,1%con un intervallo nelle diverse fasce d’età che va dallo 0,6 all’1,9%), molto vicino dunqueall’1,5%, soglia che gli esperti considerano ad elevato rischio sociale perché denota unadiffusione trasversale del virus tra la popolazione, non più circoscrivibile ad alcunespecifiche aree sociali maggiormente a rischio di contagio (prigioni, mondo dellatossicodipendenza, dell’omosessualità, della prostituzione, ecc.).Alla Federazione Russa spetta il primato per il consumo individuale di alcool in Europa, eun posto di riguardo occupa anche nella classifica dei fumatori, dato che a fronte del 10%delle donne in età adulta, ben il 63% degli uomini ha il vizio del fumo: uno dei tassi più altial mondo di maschi fumatori, quasi alla pari con il 67% della Cina e il 65% della Turchia.Lo stato della famiglia russa può essere fotografato dai seguenti indici: ben 4200 persone inetà inferiore ai 16 anni sono risultate di fatto sposate, di esse, però, solo 1900 ufficialmenteregistrate.Della popolazione adulta, il 17,5% delle donne dichiara di non essersi mai sposate, a frontedel 13,2% del 1989, mentre il 25,1% degli uomini è risultato mai sposato, a fronte del19,6% del censimento precedente. In sensibile aumento è risultato anche il numero delleseparazioni e dei divorzi: il 9,4% nel 2002 a fronte del 7,2% nel 1989, pari dunque a circa il40% in più di matrimoni falliti rispetto al censimento precedente. Nel 2002 sono statiregistrati poco più di un milione di matrimoni. Nel 25/28% dei casi, si è trattato di secondenozze. Ogni anno si registrano circa 800 mila casi di separazione e divorzio, a seguito deiquali circa 400 mila nuovi minori all’anno si ritrovano a vivere con un solo genitore. Più diun terzo delle separazione e dei divorzi, inoltre, si verifica in coppie sposatesi da meno dicinque anni. Infine, la diffusione della convivenza ha portato ad un incremento delle nascitefuori dal matrimonio (il 30% dei nati all’anno, e solo la metà di essi è riconosciuta daentrambi i genitori).Il rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano del 2002/2003 vede la FederazioneRussa al secondo posto tra i Paesi mediamente sviluppati, e al 57° nella graduatoriamondiale, con un indice di sviluppo umano (HDI) di 0,795: in sensibile miglioramentorispetto allo 0,771 del 1995, e non male se confrontato con lo 0,729 mondiale, lo 0,92dell’Italia che occupa il 21° posto, e lo 0,273 della Sierra Leone che chiude la classifica al177° posto. L’HDI è un indicatore complesso che considera la speranza di vita al momentodella nascita, il tasso e il grado di alfabetizzazione/istruzione di una nazione, lo standard di

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vita (PIL pro capite PPP, accesso alle risorse, ecc.) e la partecipazione alla vita dellacomunità (grado di occupazione/disoccupazione).Considerando il GDI (gender-related development index), ossia l’HDI in relazione ai duesessi, la Federazione Russa risulta al 49° posto, con un indice dello 0,794. La donna, infatti,nella Federazione Russa contribuisce per il 41% al reddito famigliare e, mentre deglioccupati nell’agricoltura, solo un terzo sono donne, nell’industria il 40%, nel settoreterziario esse rappresentano il 60% del totale.Dal punto di vista economico, il PIL pro-capite nella Federazione Russa è di 2405 USD,pari a 8230 a parità di potere d’acquisto (PPP), contro, ad esempio, i 26430 dell’Italia. Circala destinazione del PIL nella Federazione Russa, nel 2002 il 3,1% è stato destinato alsistema educativo, il 3,7% a quello sanitario, e il 4% alla spesa militare. Il dato interessanteda notare, tuttavia, è che, a sostanziale parità di destinazione delle risorse all’istruzione ealla sanità, si è assistito ad una drastica riduzione del peso della spesa militare che nel 1990incideva per il 12,3% del PIL.Un ultimo indice che merita di essere sottolineato è il GINI che misura la disuguaglianzaglobale della distribuzione della ricchezza e dei consumi. In una scala da 0 a 100, dove lo“0” rappresenta uno stato di perfetta equità e il “100” il massimo grado di disuguaglianzasociale, la Federazione Russa si posizione a quota 45,6, mentre l’Italia, ad esempio, si trovaa quota 36.Nell’introduzione al rapporto sullo sviluppo umano nella Federazione Russa del 2002/2003,i curatori fanno notare come il Paese abbia registrato un discreto miglioramento di moltiindicatori base di benessere umano, e come la crescita economica superiore alla mediamondiale per il terzo anno consecutivo dopo la crisi del decennio precedente, abbia sortitoun effetto positivo sull’opinione pubblica nazionale. Tuttavia essi non mancano dievidenziare come ci sia stato un rallentamento nella trasformazione/modernizzazione delleistituzioni statali, dopo il periodo iniziale di transizione dal comunismo alla democrazia eall’economia di mercato.Anche se la crescita economica sta contribuendo a migliorare il tenore di vita dei cittadinirussi, numerose sfide attendono il Paese dietro l’angolo, soprattutto nei settoridell’educazione e della sanità, nelle periferie e nelle zone più problematiche dellaFederazione. Profonde differenze esistono tra le diverse componenti della FederazioneRussa dovute sia a variazioni climatiche, sia a stili di vita e di progresso diversi da un capoall’altro dello Stato.Nonostante la crescita economica in atto, molti restano ancora i poveri nella FederazioneRussa a causa degli alti costi sociali che alcuni gruppi sono stati costretti a pagare negli anniNovanta. Un fattore che rischia di aggravare la situazione e di creare tensione nelle classisociali più deboli è l’aumento dei prezzi dei servizi comunali (acqua, gas, luce,riscaldamento, ecc.) e dei servizi pubblici.Il mercato nero resta una componente significativa nella formazione del PIL, e una fonte disopravvivenza per una consistente parte della popolazione. Si stima che circa un terzo deltotale dei salari sia ancora pagato in nero.Una fascia sociale particolarmente debole è rappresentata dagli occupati nel pubblicoimpiego (scuole, ospedali, trasporti, ecc.), dei pensionati e degli invalidi, dove i salari e lepensioni non si sono adeguati al costo della vita.I repentini cambiamenti a livello economico che hanno interessato la Federazione Russadopo il crollo dell’Unione Sovietica hanno generato verso la fine degli anni Novanta unanostalgia diffusa per un potere forte, a scapito, purtroppo, della giovane e vacillantedemocrazia sorta sulle ceneri del passato regime comunista.

7) Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimentoa situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili:

Si riporta di seguito la descrizione del contesto territoriale e settoriale entro cui, in ciascunodei Paesi coinvolti, si realizza il progetto di Servizio Civile.

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I volontari in servizio civile si inseriscono in alcune particolari fasi e ambiti dei più ampi estrutturati Progetti di Cooperazione realizzati dal VIS, l’ente co-promotore del progetto, chesono realizzati in collaborazione con le controparti, i missionari della CongregazioneReligiosa Salesiana.I progetti sono rivolti alle fasce più deboli della popolazione in particolare i minori e donne.Per ogni singolo paese specifichiamo il tipo di attività che il VIS realizza a favore deisuddetti beneficiari anche in collaborazione con altri enti o istituzioni.

ANGOLA

Contesto territoriale: Le città di Luanda e di Lwena

LuandaLa città di Luanda, situata sulla costa nordoccidentale della provincia omonima, continua acrescere rapidamente sia in estensione che in densità. Dati recenti sulla popolazione dellacittà rivelano che il numero di abitanti è superiore a 4,5 milioni (4.603.914)6, tra cui più diun milione si sono rifugiate nella capitale per sfuggire agli orrori della guerra. Si stima cheoggi un terzo della popolazione angolana viva concentrata nella capitale7. La capitaleLuanda è senza dubbio la città che più ha sentito l’evoluzione della crisi abbattutasi sullanazione angolana e vive una realtà quotidiana di grandissimo degrado (assenza di sistemi dirifornimento e di raccolta di acqua potabile, mancanza di un sistema di raccolta esmaltimento di rifiuti, carenza di assistenza medica e ospedaliera, diffusione di malattie edalta mortalità materno-infantile, mancanza di strutture scolastiche e sociali), soprattutto neiquartieri periferici sorti a seguito dell’esodo delle popolazioni rurali. La mortalità infantile èdel 300 per mille; quella materna di 1.500 per 100.000 parti vivi. A Luanda ogni 100decessi, 57 sono di bambini sotto i quattro anni d’età.

Il municipio di Sambizanga e il quartiere di Lixeira (Luanda)Nel quartiere di Sambizanga, più precisamente nella zona di Bairro Lixeira, la situazione dipovertà e di disagio sociale assume delle proporzioni ancora maggiori. Il nome stesso dellazona, appunto Lixeira, è indicativo, poiché significa “immondezzaio”: è, infatti, il luogotradizionale in cui da secoli vengono depositati i rifiuti della città. L’aria che si respira è,quindi, malsana e l’igiene è carente o del tutto assente. Ad aggravare ulteriormente lasituazione il fatto che circa 700.000 persone si sono rifugiate lì dopo essere scappate dallecampagne, a causa della guerra. Tra questi vi sono moltissimi i giovani, che hanno perso la famiglia, la casa, che hannosmesso di frequentare le lezioni scolastiche e che giungono nella periferia della città pertrovare degli espedienti per vivere, come ad esempio le attività del mercato informale:vengono, infatti, per lavorare nelle piazze e nelle strade della città. Quelli che hanno ancorala famiglia provvedono a mantenerla grazie ai proventi delle loro precarie attività.

Contesto settoriale: il sistema educativo e sanitarioIl sistema scolastico in Angola si divide in tre livelli: scuola “primaria”, “secondaria” e“superiore”, dove il primo corrisponde alle scuole elementari e medie inferiori italiane, ilsecondo alle scuole medie superiori e l’ultimo all’università. La scuola primaria èobbligatoria e gratuita. Vi è una versione breve della scuola primaria, 6 anni diinsegnamento organizzati in corsi serali, finalizzata all’educazione di persone adulte. Ilsistema scolastico angolano ha sempre avuto gravi limiti dovuti principalmente allamancanza di un numero sufficiente di insegnanti, alla loro scarsa preparazione,all’inesistenza di strutture adeguate ed alla grave insufficienza di risorse finanziarie, spessomal gestite. L’iperinflazione ha ridotto il salario degli insegnanti, in termini di potered’acquisto, al corrispondente di 6 dollari americani. Oggi l’educazione scolastica è offertasolo nelle capitali di provincia. Tutto ciò ha contribuito ad un peggioramento della già

6 Estimativa Populacional da provincia de Luanda, 2000 Ministerio de saude, Republica de Angola7 Repùblica de Angola, 1995: 5, 8.

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scarsa qualità d’insegnamento, ad un abbassamento dei livelli di preparazione raggiuntidagli alunni e ad una diminuzione di frequenza scolastica8.Il sistema educativo di Luanda e delle sue periferie vive gravissimi problemi. Molte scuolesono quasi distrutte,senza finestre, porte, luce elettrica, banchi e materiale didattico. Tutto ciò ha resol’insegnamento difficile e ha provocato un drastico abbassamento degli indici di frequenza edei livelli di preparazione scolastica. Nel 1993/94 il tasso di scolarizzazione dei bambini dai5 ai 14 anni era del 52,35%. La media di abbandono degli studi era del 13,2% del quale il55,2% erano maschi9. Una delle principali ragioni dietro il fenomeno dell’abbandonoscolastico è lo stato di povertà in cui la stragrande maggioranza della popolazione di Luandasi trova a vivere. Manca inoltre interesse da parte dei genitori ad istruire i figli con ilrisultato che la gioventù angolana è oggi una gioventù dalla pessima condotta, fra la qualedilaga il banditismo e la fecondità è sempre più precoce. Infine, non si può dimenticare chedall’insufficienza strutturale e fisica del sistema educativo, con scuole dove il materialedidattico è ridotto al minimo o inesistente e con insegnanti con un basso livello dipreparazione, scaturisce un’istruzione qualitativamente scarsa.La situazione sociale in cui versa la popolazione angolana è il risultato delle condizioni divita, di salute e dell’educazione di cui si è già parlato.Nella città di Luanda e nelle sue periferie, in particolare, il sovraffollamento, le carenticondizioni igieniche, la mancanza di strutture fisiche e di servizi e di mezzi di sussistenza,rendono ancora più difficile la sopravvivenza. Inoltre, i forti flussi migratori, la mancanza dicentri di aggregazione sociale, la forte disoccupazione e l’alto tasso di abbandono scolasticohanno provocato un aumento della delinquenza, della criminalità e del fenomeno dei ragazzidi strada.

In questo contesto le attività del VIS si concentrano nella formazione professionale con il“Centro Dom Bosco” a Lixeira, nella città di Luanda, attivo dal 1996, per 130 alunnisuddivisi nei corsi di falegnameria, carpenteria metallica, informatica, sartoria, dattilografia,confezioni tessili industriali, dattilografia.Molti giovani in età compresa tra i 18 e i 28 anni circa 1000 sono iscritti all’associazione“Amigos de Dom Bosco”, che fornisce loro assistenza umanitaria, sociale, sicurezza fisica,educazione morale e civica, formazione religiosa. Il VIS è inoltre presente in Angola con ungruppo di volontari che coordinano e gestiscono le varie attività, dal centro di formazioneprofessionale, alle attività di promozione sociale e alfabetizzazione a favore dei minori.

Per quanto riguarda le attività di alfabetizzazione e di educazione sanitaria si sonoconcentrate su questi punti:- potenziamento dei centri di alfabetizzazione e sanitari nati durante l'emergenza- realizzazione di nuovi centri di alfabetizzazione e per l'assistenza sanitaria- realizzazione di corsi di riqualificazione/formazione per infermieri e "promotori di salute"locali- creazione di un centro pedagogico per la formazione/riqualificazione degli insegnantilocali e realizzazione di corsi per insegnanti- creazione di un ufficio per il lavoro per il sostegno all'occupazione, l'avvio dimicroimprese, attività di microcredito, collegamento tra i centri di formazione professionalee il mercato del lavoro- realizzazione di corsi di formazione per il personale amministrativo e di gestione deiservizi sociali e di operatori esperti del mercato del lavoro- realizzazione di campagne di prevenzione ed educazione sanitaria Alfabetizzazione:

Lwena 8 Republic of Angola, 1995: 71.9 Repùblica de Angola, 1995: 9.10 “Base line survey on the nature, magnitude and causes of child streetism. The case of Wereda 23, Kebele 14, Addis Abeba.” FitsumKalayu, September 2000, Addis Abeba.

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Lwena, con circa 85.000 abitanti, è la capitale della provincia del Moxico – Angola; fiorentecittà per il commercio e le attività negoziali dai tempi della colonizzazione portoghese; cittàche soffre, ancora oggi, le conseguenze di una guerra che, durante gli ultimi 28 anni, hadistrutto la maggior parte delle costruzioni e delle opere realizzate prima dell'inizio delconflitto e compromesso la possibilità della maggior parte dei giovani e degli adulti diquesto paese di studiare e sviluppare le proprie capacità e le proprie aspirazioni.Terminata ufficialmente nell’Aprile 2002, la guerra in Angola ha lasciato il paeseimpoverito e bisognoso di qualsiasi aiuto, sia economico, sia alimentare, sia sanitario. Iprimi progetti di aiuti umanitari sono stati rivolti a eliminare o almeno a ridurre il problemadella fame (con la distribuzione di cibo e di beni di prima necessità) e della morte permancanza di assistenza sanitaria, ma, come tutti i progetti di emergenza, sono terminatilasciando il paese con la necessità di ricostruire quello che è stato distrutto dalla guerra perricominciare una vita normale. Facile a dirsi, difficilissimo da realizzare in un paese dove sivive in condizioni di povertà assoluta.La provincia di Moxico ha sofferto in maniera particolare per il conflitto, sia durante siadopo la fine della guerra. Durante gli anni di combattimento gli abitanti di questa provinciasono stati costretti, per sopravvivere agli attacchi dei militari, a lasciare la propria zonad'origine e a rifugiarsi nella capitale o nei paesi limitrofi, come il Congo e lo Zambia.Mentre le aree intorno a Lwena e ai villaggi nel resto della provincia si spopolavano, sia pergli attacchi, sia per la presenza di innumerevoli mine che le parti in conflitto spargevano intutta la superficie della provincia, la città di Lwena diveniva, malgrado la mancanza diqualsiasi mezzo di sussistenza, rifugio per molte famiglie dell’entroterra: questo è statol’inizio della tribolazione degli “sfollati”.

Le Agenzie delle Nazioni Unite, i missionari e le Ong presenti sul luogo sono intervenuteorganizzando le distribuzioni di beni alimentari predisposti dal WFP: ai primi momentidella lotta per ottenere un sacco di miglio che significava vita per molte persone, sonoseguite distribuzioni ben organizzate che hanno permesso di raggiungere tutte le personedelle aree accessibili.E’ stato aperto un Centro di Accoglienza e Registro, per accogliere gli sfollati e dare loro unindirizzo provvisorio e un permesso di residenza, un Centro Nutrizionale per i denutriti, unPosto di Salute per colmare le carenze sanitarie. A poco a poco, Lwena ha ricominciato avivere dignitosamente.Già dopo un anno si è firmato il trattato di pace, è già terminata la situazione di emergenza.Finita la paura di nuove guerre e con molte strade aperte dopo la rimozione delle mine, ilpopolo ha ricominciato a tornare nelle proprie zone d’origine e per un popolo che hasofferto tanti anni di guerra e dolore, è iniziata una nuova era: l’era della ricostruzione. Iprogetti di emergenza sono cambiati in progetti di ricostruzione e sviluppo. Missionari,Agenzie delle Nazioni Unite e Ong sono ancora impegnate insieme nel compito di dare alpopolo di Moxico la possibilità di ricominciare una vita dignitosa, assicurando i dirittiprincipali: il diritto alla salute e all’educazione.

Il VIS, in collaborazione con i Salesiani, è presente con numerosi posti di salute nellaregione che funzionano da laboratori e piccoli ambulatori per la popolazione locale e conattività educative e di animazione sociale per il territorio.

BURUNDI

Contesto territoriale: la capitale Bujmbura e il quartiere di Buterere

Il nostro progetto si svolgerà a Buterere (276.345 persone nel 1996), un quartiere perifericodella capitale, è avrà come beneficiari la popolazione di bambini e giovani. Diamo pertantouna descrizione del contesto geografico e socio-politico del quartiere, nonché dellasituazione dell’infanzia.La città di Bujumbura è sorta nel 1897, nel periodo di presenza dei colonizzatori tedeschi;

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alla fine della seconda guerra mondiale, con la ricostruzione dell’Europa e la ripresadell’economia mondiale, i Belgi, subentrati ai precedenti colonizzatori, hanno dato avvio, apartire dal 1950, ad un piano di sviluppo del territorio, che ha concentrato nella capitaleburundese diverse realtà imprenditoriali. Da un punto di vista amministrativo la città diBujumbura è suddivisa in 19 quartieri. Il quartiere di Buterere, con una estensione di 2.300ettari, è il più vasto della capitale ed uno fra i più popolati: secondo le stime del 1996, visono 26.000 abitanti.In questo contesto sono estremamente carenti le strutture socio-educative: non risultanoesserci scuole materne, ci sono 3 scuole elementari, nessuna scuola secondaria e nessuncentro di aggregazione giovanile.Contesto settoriale: la condizione dell’infanzia in BurundiLa disoccupazione e la sottoccupazione rappresentano il problema più grave che minaccia lapopolazione che vive a Buterere e nelle zone limitrofe, in particolare i giovani, soprattuttoquelli che non hanno avuto l'opportunità di completare la formazione scolastica e, quindi,non dispongono di un’adeguata preparazione culturale e professionale.La capacità ricettiva del mondo del lavoro cosiddetto “formale”, anche a causa dellasituazione di crisi economica che attraversa il Paese, si è ridotta enormemente ed è perquesto motivo che le attività del “settore informale” rispondono in parte ai problemi dellasopravvivenza della popolazione minorile e non.I giovani trovano una loro precaria collocazione, laddove si possono sviluppare questeattività “informali”, in particolare nelle zone del porto, del mercato centrale, dei diversimercati nei quartieri della città.In generale, essi svolgono piccoli mestieri (riparazioni, taglio di capelli, sartoria), o piccoliservizi (facchinaggio; lavaggio auto; ricerca di clienti per taxi, autobus, taxi-moto, taxi-bicicletta), oppure danno vita a precarie attività commerciali (botteghe domestiche oambulanti per la vendita di sigarette, caramelle, zucchero, pezzi di ricambio, bibite).Queste attività consentono a decine di migliaia di persone, soprattutto ragazzi e ragazze, disopravvivere.Le prime gravi ripercussioni di questa situazione ricadono sui bambini e sui giovani: sonosempre più numerose le famiglie che non riescono a provvedere al sostentamento edall’educazione dei figli, con l’ovvia conseguenza che questi si trovano sempre più spessoabbandonati al loro destino.Un altro fenomeno sociale estremamente grave, conseguente alla disoccupazione, allapovertà ed alla rapida urbanizzazione della capitale (di cui s’è fatto cenno ai puntiprecedenti) è quello della presenza crescente, a Bujumbura, di ragazzi e ragazze di strada.I bambini ed i ragazzi delle famiglie che vivono nei quartieri periferici come Buterere,quartieri che hanno visto aumentare a dismisura la propria popolazione per migrazioneinterna susseguente agli scontri bellici, vivono spesso in strada, dedicandosi – perlopiù - adattività di tipo informale, come precedentemente descritto.Dietro ciascuno di questi ragazzi vi sono spesso esperienze negative simili tra loro: precoceabbandono scolastico; famiglie disgregate; figura paterna molto spesso violenta; una madresola, che, non riuscendo a far fronte al mantenimento della famiglia, è spesso costretta aprostituirsi.Messi a confronto con queste difficoltà, i giovani, spesso lasciati a se stessi e privi deglistrumenti culturali e tecnico-professionali per inserirsi nel contesto socio-economico, nonsanno più cosa fare e, di conseguenza, molti vanno a ingrossare le schiere di coloro che siabbandonano al vagabondaggio, ad attività al limite della legalità o addirittura illegali, conla conseguenza che i flagelli della delinquenza giovanile, del banditismo e dellaprostituzione vanno via via aumentando.

Per rispondere a queste problematiche il VIS sta intervenendo, in collaborazione con isacerdoti salesiani, con la costruzione della Cité des Jeunes, un centro di formazioneprofessionale e avviamento al lavoro, un centro sociale e di animazione giovanile:

• Una scuola di formazione professionale per l’avviamento al lavoro, che oggi vedegià in essere le classi di falegnameria, sartoria, informatica, segretariato d’azienda,carpenteria metallica-saldatura, idraulica e muratura, al fine di raggiungere un

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numero di 500 allievi iscritti.• Una struttura di accoglienza (dormitorio, refettorio e cucina) per minori di strada tra

i 6 ed i 18 anni che al momento ospita 50 ragazzi, ma che nei prossimi annidovrebbe raggiungere il numero di 150.

• Attività di oratorio ed animazione giovanile: all’interno del centro si sono sviluppatigruppi musicali, sportivi, di acrobati e di tamburini che aggregano giovani di varieetà e permettono di far fronte al fenomeno di disgregazione sociale purtroppodiffuso nella capitale.

Il progetto prevede anche la creazione di un centro nutrizionale in grado di distribuire 500pasti giornalieri per i più bisognosi, di nuove aule scolastiche destinate all’educazioneprimaria ed all’alfabetizzazione di base e di un servizio per il collocamento al lavoro e perl’avvio di microimprese.

ETIOPIA

La situazione dell’infanzia e il fenomeno dei ragazzi di strada in Etiopia

I bambini, che rappresentano la parte più vulnerabile della società, risentonoparticolarmente della precaria situazione socio-economica del paese.La maggior parte dei minori non ha accesso ai beni primari come cibo e acqua: quasi lametà dei bambini sotto i 5 anni è denutrita e per ogni 1.000 bambini nati vivi, 174moriranno prima dei 5 anni.Si stima che sarebbero circa 5,5 milioni in tutto il paese i minori che vivono in circostanzeparticolarmente difficili: si tratta di orfani, profughi, bambini abbandonati o che hannosubito violenze. Tutte queste categorie sono interessate dal fenomeno dei ragazzi di strada: ibambini ed i ragazzi più svantaggiati trovano nella strada il luogo dove lavorare e, nei casipiù gravi, anche dove vivere e dormire.

Il fenomeno dei ragazzi di strada si è sviluppato in Etiopia a partire dai primi anni ’90 ed èaumentato in seguito all’incremento della popolazione urbana nelle principali città delpaese. Secondo recenti stime il fenomeno aumenta del 5% ogni anno.La vita di strada rappresenta lo stile di vita dei minori che per diversi motivi lavorano ovivono nella strada assumendo propri valori culturali e propri codici di comportamento. Sipossono individuare due tipologie, da una parte i bambini/ragazzi di strada, che non hannomantenuto nessun legame con la famiglia di origine, e trascorrono tutta la loro vita sullastrada vivendo di espedienti. La seconda tipologia è quella dei bambini nella strada, chedopo aver trascorso tutta la giornata sulla strada la sera fanno ritorno alle famiglie. Ci sonopoi i bambini a rischio che per le condizioni di estrema povertà in cui versano sono ad unpasso dal diventare bambini di strada10

Attualmente in tutto il paese sarebbero circa 200.000 gli street children, il 25% dei qualirientra nella tipologia dei bambini/ragazzi di strada, come definita sopra. Il fenomeno peròpotrebbe raggiungere dimensioni ben maggiori, dal momento che si stima che siano circa1.500.000 i minori che per le condizioni di disagio in cui versano rischiano di finire sullastrada.Nella sola città di Addis Abeba sono concentrati circa 100.000 street children. Il fenomenointeressa particolarmente la capitale dal momento che negli ultimi anni si è verificato unfenomeno di massiccio esodo dalle zone rurali.

Le cause del fenomeno dei ragazzi di strada sono diverse e interagiscono le une con le altre.La causa prima è sicuramente la povertà delle famiglie di origine a cui si aggiungono altrifattori, in particolare lo sfaldamento dei vincoli famigliari determinati principalmente dallamorte di uno o di entrambi i genitori (spesso a causa dell’AIDS).In situazioni come queste i ragazzi si trovano costretti a stare sulla strada per racimolarequotidianamente piccole somme di denaro, unico mezzo di sostentamento per loro o per leloro famiglie. I casi più gravi sono rappresentati dai bambini o ragazzi che, privi di famiglie

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di riferimento, sono costretti a vivere e dormire sulla strada.Le occupazioni dei ragazzi di strada sono principalmente la vendita ambulante o l’attività dicarico e scarico merci nei mercati locali.

La vita di strada espone i minori ad una serie di esperienze che li rendono dei soggetti adaltissimo rischio di esclusione sociale. Spesso sono oggetto di violenze da parte degli adultie, il più delle volte, fanno uso di droghe. Sovente ricorrono anche a piccoli furti perracimolare il denaro oppure si inseriscono nei circuiti della criminalità semiorganizzata.Tra i ragazzi di strada si registra un altissimo tasso di abbandono scolastico (84% circa). Il16% dei ragazzi di strada non ha accesso nemmeno all’educazione di base. Questo significache nel lungo periodo questi ragazzi sono destinati a vivere ai margini della società: nonavendo la possibilità di proseguire gli studi o di accedere a percorsi di formazioneprofessionale sono destinati all’esclusione dal mercato del lavoro.Comportamenti devianti, shock psicologici e impossibilità di lavorare sono le cause chepotrebbero trasformare i ragazzi di strada in adulti privi di prospettive per il futuro, destinatia vivere ai margini della società e incapaci di provvedere ai bisogni essenziali dei proprifigli.Si tratta di un circolo vizioso che contribuisce ad un incremento progressivo del fenomenodegli street children.

La situazione degli street children nella città di Addis Abeba

Come accennato sopra, il fenomeno degli street children è stato oggetto di una specificaricerca commissionata dalla controparte su raccomandazione delle autorità municipali localial ricercatore Fitsum Kalayu, che collabora con l’università di Addis Abeba.La popolazione di Addis Abeba nel 2000 raggiungeva i 2.493.000 persone. Oggi lapopolazione è praticamente duplicate.La situazione dei bambini e dei giovani è precaria. Il 50% della popolazione di Addis Abebaè al di sotto dei 25 anni e la maggior parte versa in condizioni socio-economiche precarie.I risultati della ricerca rivelano la presenza di circa 100.000 bambini e ragazzi di strada soloin Addis Abeba.Le cause principali del fenomeno, così come emergono dalla ricerca, sono le seguenti:problemi economici (40%),influenza degli amici (21%),rottura delle relazioni con la famiglia o morte dei genitori (15%),difficoltà nella scuola (11%).

Secondo i risultati emersi dalla ricerca i minori sono attratti dalla vita di strada per svariatimotivi. Spesso la strada offre loro il luogo ideale per svolgere piccoli lavori, da cui ricavanoil necessario per sostenere se stessi e la famiglia quando c’è. D’altro canto molti dei ragazziintervistati hanno giustificato la loro scelta con il desiderio di libertà, di sfuggire ad ognicontrollo e regola di vita (il che nella maggior parte dei casi significa fuggire da violenze eabusi famigliari) condividendo la vita di strada con gli amici.I luoghi maggiormente frequentati dagli street children sono le strade, le piazze, i mercati, lefermate dei mezzi pubblici, lo stadio.Secondo la ricerca le principali attività svolte dagli street children sono la vendita ambulantedi oggetti di giornali/bigiotteria/dolciumi, attività di carico e scarico merci al mercato esorveglianza di auto e negozi.

La vita di strada spesso avvicina gli street children all’uso di sostanze stupefacenti ebevande alcoliche e favorisce il loro inserimento nei circuiti della criminalitàsemiorganizzata. Gli street children sono inoltre particolamente esposti a fenomeni qualil’abuso sessuale e il traffico di esseri umani.Nella città di Addis Abeba, sempre da quanto emerso dalla ricerca, si registra unasostanziale assenza di strutture in grado di organizzare e gestire efficienti percorsi direcupero e reinserimento sociale in favore degli street children. Mancano inoltre operatori

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sociali qualificati in grado di seguire gli street children.A fronte di queste carenze molti dei ragazzi censiti durante la ricerca hanno palesementemanifestato il desiderio di intraprendere percorsi di recupero (92%), di riprendere la scuolase sostenuti economicamente (89%), di voler apprendere una professione per poi trovare unlavoro (91%).Il progetto “Per la tutela dei diritti dei minori: Programmi preventivi e riabilitativi per ibambini di strada di Addis Abeba” vuol essere una risposta concreta ed efficiente alfenomeno dei ragazzi di strada che nell’ultimo decennio ha visto un incrementosignificativo in Etiopia e in particolare nella città di Addis Abeba.

Alla luce di questa premessa l’obiettivo generale del progetto è quello di contribuire alrafforzamento della rete di protezione in favore dei minori in condizioni particolarmentedifficili e quindi alla riduzione del fenomeno dei ragazzi di strada. Si tratta di un interventodi particolare importanza dal momento che si riscontra nel Paese una sostanziale assenza distrutture di appoggio sociale articolate in favore dei ragazzi di strada.Per questo motivo l’obiettivo specifico del progetto è la promozione di un efficiente sistemadi riabilitazione e reinserimento sociale in favore dei ragazzi di strada della città di AddisAbeba.Questi obiettivi si raggiungeranno attraverso il coinvolgimento dei ragazzi di strada inpercorsi di recupero scolastico e orientamento alla formazione professionale in vista di unloro inserimento in percorsi di educazione formale. In questo modo i ragazzi non soloaumenteranno le loro conoscenze e competenze, ma saranno messi nella condizione di potercomprendere a pieno le loro potenzialità e di elaborare e sviluppare, nel lungo periodo, unprogetto di vita (es. scelta di una particolare professione o di un particolare percorso distudi).

Il fine ultimo del progetto è quindi il reinserimento sociale dei ragazzi di strada per garantireloro una prospettiva concreta di integrazione dignitosa nella società di appartenenzaattraverso la realizzazione di un intervento integrato che comprenda:la realizzazione di strutture da adibire all'accoglienza diurna e notturna degli street childrene all’avvio di corsi di scolarizzazione e formazione professionale.l’avvio di attività di recupero dei minori di strada e a rischio: accoglienza diurna e notturna,recupero scolastico, assistenza sanitaria di base, prevenzione malattie, attività di recuperopsico-pedagogico, formazione professionale.

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Contesto territoriale e settoriale: Goma, quartiere di NgangiIl presente intervento si sviluppa a Goma nel quartiere periferico di Ngangi, nella parte estdel Congo, dove sono presenti 9 villaggi per un totale di 32.000 abitanti.Goma si trova esattamente dove si incrociano le forze della guerra in corso, crocevia ditransito delle diverse etnie, al confine tra i vari stati, dove sono più frequenti le vendette tra igruppi di guerriglieri.A causa delle continue razzie della bande armate, la gente dei villaggi riesce a procurarsiappena il necessario per vivere delle attività agricole e dalla solidarietà tra villaggi. Nellazona di Goma ci sono tre centri scolastici: solo 400 bambini possono andare a scuola,nonostante le rette siano solo di 4 dollari a trimestre.Uno di essi è il Centre don Bosco, un’opera avviata da anni per i ragazzi più poveri nata inorigine come oratorio soprattutto festivo e con corsi di alfabetizzazione durante lasettimana.Attualmente il Centro si rivolge soprattutto ai bambini e agli adolescenti che vivono nellestrade e che, fuggiti dalle foreste durante gi attacchi delle vari bande di soldati, vengono incittà in cerca di aiuto o rifugio. Basti pensare che i minori costituiscono circa il 70% dellaattuale popolazione perché adulti e giovani sono stati deportati, o uccisi, o sono fuggitialtrove.

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Sono infatti per lo più bambini che hanno perduto i genitori in guerra, bambini soldatofuggiti dagli eserciti o abbandonati perché malati, figli di famiglie povere o destabilizzate,costretti a vivere di espedienti e che necessitano di una immediata assistenza. Le ragazzesono le più in difficoltà, sia per il rischio di violenza, sia perché spesso sono costrette adiventare capofamiglia già a dodici, tredici anni e ad accudire fratelli e sorelle minorilavorando in condizioni di estremo disagio.

Contesto territoriale: l'area urbana di Lubumbashi

Lubumbashi è il capoluogo dello Shaba, la regione dello Zaire più ricca di giacimentiminerari.L'esplosione dello sviluppo urbano della città è dovuto proprio allo sfruttamento delsottosuolo (in particolare delle miniere di rame), che ha attirato molte persone da diversearee dello Zaire, creando così una grande bidonville alla periferia della città.Gli ultimi dati ufficiali sul censimento della popolazione risalgono al 1984 ed indicano aLubumbashi poco più di 500.000 abitanti, mentre da una valutazione realistica, che tieneconto anche della bidonville, si stima una popolazione complessiva di 1.500.000 persone.Il territorio della città di Lubumbashi conta sette zone amministrative, delle quali sei hannocarattere esclusivamente o principalmente urbano (Lubumbashi, Kamalondo, Kenya,Katuba, Kampemba, Ruashi), mentre la zona annessa è prevalentemente rurale.

La configurazione urbanistica e sociale di Lubumbashi si presenta come segue:- la "Città moderna" conta circa il 15% degli abitanti e si articola in cinque principalitipologie di quartieri: quartieri agiati (Città nord e Golf); quartieri tipo "bidonville" (BelAir); nuovi quartieri con habitat misti (Mpolo, estensione Golf); infine, quartiericommerciali e industriali, che includono habitat urbano (centro della città, quartiereindustriale nord) e settori esclusivamente funzionali (zona delle fabbriche Gécamines,quartiere industriale);- i "quartieri con habitat popolare" (40% degli abitanti) comprendono tre tipi principali: le"vecchie città" (Kamalondo, Kenya, Katuba), i campi dei lavoratori (Gécamines, SociétéNational Chemin du Zaire, Forces Armés Zairoise, ecc.) e i quartieri progettati per le classimedie (essenzialmente Shindaika - S.N.C.Z. e Ruashi - O.N.L.);- i "quartieri spontanei con habitat popolare" (42% degli abitanti) includono quartierispontanei stricto sensu, a volte semi-rurali (Kigoma, Luapula, Kasungami), rari quartierimalsani tipo bidonville (il "Tumbototo", quello del Kenya soprattutto) e quartieri che gliurbanisti qualificano come sub-spontanei, perché la loro nascita, inizialmente spontanea, èstata poi in parte guidata dall'autorità locale e la loro situazione si è progressivamenteregolarizzata secondo uno statuto fondiario e integrata da una qualche rete di infrastrutture(estensione da Katuba e Tabazaire);- i "quartieri rurali" (3% degli abitanti) sono di due tipi: uno è in parte pianificato (CitéKaravia); gli altri sono spontanei (Luano, Tshiamalale).

Come si vede, Lubumbashi ha una struttura relativamente complessa per una città che nonha ancora tre quarti di secolo, una struttura che traduce e rappresenta concretamente:- la crescente mobilità geografica e sociale della popolazione urbana nell'Africa tropicale,

e in particolare nello Zaire;- la diversità degli spazi e degli ambienti;- la complessità dei problemi da risolvere in campo urbanistico, sociale, economico.Inoltre, è necessario considerare che, sulla base delle tendenze rilevate in questi ultimi anni,Lubumbashi cresce annualmente di un'estensione pari a 200 ettari, con un corrispondenteforte incremento del numero di abitanti.

Contesto settoriale: i ragazzi di strada

Nel costume e nella mentalità africana tradizionali, il figlio è sempre stato concepito come

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segno di ricchezza e di felicità per la famiglia.Nell'attuale realtà socio-culturale profondamente degradata, a Lubumbashi come in altrearee urbane del Continente africano, si sta affermando un'attitudine diametralmenteopposta: sempre più spesso i genitori allontanano i figli da casa, dicendo loro di cavarselada soli, poiché non hanno i mezzi per provvedere alla loro cura ed al loro sostentamento.Si stima che attualmente a Lubumbashi siano oltre 5.000 i bambini e i ragazzi (sia maschiche femmine) che vivono nella strada, e questo numero non cessa di crescere.Le cause dell'espandersi di questo fenomeno sono diverse:- la più importante è la miseria: poiché mancano i mezzi per il loro sostentamento, i ragazzisono costretti ad arrangiarsi per sopravvivere, senza pesare (e senza contare) sulla famiglia;- c'è inoltre una drammatica recrudescenza delle credenze di stregoneria: molti bambinisono accusati di essere la causa del decesso di uno dei membri della famiglia e, pertanto,vengono violentemente allontanati da casa. Queste credenze sono così radicate nellamentalità comune, che spesso gli stessi bambini finiscono per convincersi di possedereveramente un potere malvagio;- la situazione di degrado sociale, l'abbandono della tradizionale scala di valori personali esociali e la disgregazione delle famiglie fanno sì che molti bambini siano cacciati di casa,spesse volte dalla matrigna o dal patrigno, semplicemente perchè hanno commesso qualchestupidaggine o perchè sono indesiderati;- infine, un'altra causa è da ricollegare alle tensioni etniche tra la popolazione autoctonadello Shaba e le altre tribù che risiedono qui da alcuni decenni, ma che non sono originariedella regione.Molte famiglie di queste tribù sono tornate nei loro villaggi o sono state espulse dallo Shabae, quindi, un grande numero di bambini è stato abbandonato o si è perduto nel corso dellefughe e dei disordini di carattere etnico.

Tutti questi ragazzi vivono nella strada in condizioni fisiche, igieniche e sanitarie terribili,tanto da essere frequentemente colpiti da molte malattie.Essi si trovano in situazioni di grande povertà, incontrando quotidianamente enormidifficoltà per reperire il necessario per vivere e per soddisfare i loro bisogni primari.Inoltre, sono spesso sottoposti a violenza da parte degli adulti (dei militari, in particolare); leragazze, anche in tenera età, sono frequentemente oggetto di abusi sessuali.Le condizioni di abbandono e la mancanza di ogni riferimento educativo hanno pesanticonseguenze sulla crescita umana e psicologica di questi ragazzi, che si trovano in molticasi coinvolti in episodi di delinquenza minorile, nella prostituzione e nell'uso di droghe.Per rispondere a questo fenomeno i salesiani, in collaborazione con il VIS, hanno messo inpiedi un servizio di accoglienza e ospitalità per ragazzi di strada che prevede:- 1 Centro di prima accoglienza (denominato Maison Bakanja);- 8 Centri per l'ospitalità e la formazione dei ragazzi (Maison Magone, Kasungami,Kinkalabwamba, Maison Carolina, Lwamabwe, Maison des jeunes - Ruashi, MaisonGarelli - Kipushi, Maison Laura Vicuna).

I Centri sopracitati sono collocati in diverse zone della città di Lubumbashi o nelle sueimmediate vicinanze.

ROMANIA

Contesto settoriale e territoriale: BacauIl progetto si realizza a Bacau, nel quartiere nord, in una zona popolare e popolosa, confamiglie numerose. Nel quartiere è evidente anche la presenza di palazzi creati dal regimecomunista offerti agli zingari e alle famiglie più povere della città.La città di Bacau conta 220.000 abitanti, ed è in continuo aumento per il fenomenodell’urbanesimo in quanto molti dai paesi circostanti vi giungono in cerca di lavoro.La città non è in grado di fornire una adeguata formazione professionale per i giovani inquanto carente di strutture e di attrezzature adatte alle richieste. La qualità di preparazioneprofessionale scolastica risulta quindi scadente e i tempi per una riqualificazione tecnica

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professionale sono lunghi e costosi in quanto il soggetto deve formarsi a spese propriepresso organizzazioni private a scopo di lucro.Lo status delle fasce sociali più vulnerabili risulta inevitabilmente influenzato siadall'evoluzione politica ed economica, sia dalle profonde trasformazioni sociali in atto nelpaese.Attualmente lo stipendio medio in Moldavia è inferiore a quello della nazione. Molti sonoquelli che vivono sotto la soglia della povertà.Effetti di essa, sono specialmente la perdita del senso della famiglia, dell’onestà, dellapropria dignità (esposizione alla prostituzione, alcoolismo, droga).L’inflazione è talmente alta e progressiva per cui l’aumento degli stipendi non riescenemmeno marginalmente a coprire l’aumento dei prezzi, creando così una povertà sempremaggiore.Molti giovani – e tra loro anche minori – per sopravvivere cercano lavoro all’estero,sradicandosi totalmente dall’ambiente culturale e sociale del proprio paese, diventando cosìdegli emarginati nei paesi in cui vanno a vivere.Risultano in netto aumento le sacche composte dai "nuovi poveri", specialmente per lepersone che restano nella aree rurali o comunque per coloro che non riescono a far frontealle spese quotidiane per assicurare un livello dignitoso di vita per sé e per la famiglia.Data la condizione economico-sociale precaria di molte famiglie, e l’impossibilità di trovaresoluzioni di lavoro e di inserimento nel tessuto sociale, si creano per i ragazzi e per igiovani, situazioni di forte disagio se non di abbandono a se stessi.

In questo contesto, il programma d’interventi dei salesiani attualmente ha dato vita a unCentro Giovanile frequentato da 300-400 ragazzi e giovani per la maggior parte delquartiere, con età dagli 8 ai 20 anni, e si occupa di animazione del tempo libero,alfabetizzazione, sostegno e recupero scolasticoI collaboratori del Centro di Formazione Professionale sono 5 SDB con presenza stabile, evari volontari che si alternano, dedicando tempo ed energie per la realizzazione del progetto.I salesiani sono presenti in Bacau dal giugno 2001. Sono stati chiamati dalle autoritàreligiose e civili locali per lo svolgimento di una attività di formazione e di educazione afavore soprattutto dei giovani più poveri e disagiati del quartiere nord della città.

Il centro sociale nel suo svolgimento di attività ricreative di alfabetizzazione per i piùpiccoli e di corsi di ripetizione scolastica per ragazzi in difficoltà ha avuto una buona eco intutta la città e già molti si rivolgono al Centro stesso per avere aiuti, idee e stimoli a crearequalche cosa di nuovo e di valido per i giovani.Le autorità religiose, sia della Chiesa cattolica come della Chiesa ortodossa, vedono congradimento l’opera di avvicinamento, di collaborazione e di aiuto per tutti i giovaniqualunque sia la loro estrazione sociale, culturale, religiosa o etnica. Il Centro ha giàorganizzato, oltre alla attività quotidiana del Centro Ricreativo, anche incontri specifici didialogo fra giovani di varie religioni o di diverse convinzioni.Le autorità civili si sono dimostrate interessate alla nuova attività di centro giovanile edhanno già iniziato una attiva collaborazione inviando dei tirocinanti per il sostegno dellaalfabetizzazione e del recupero scolastico dei più deboli. Hanno pure invitato e messo adisposizione alcune strutture pubbliche a servizio dei ragazzi frequentanti il Centro (piscinacomunale).Il programma di interventi si inserisce in un contesto generale che, pur avviato sulla viadella crescita economica e della modernizzazione, resta anche a Bacau comunquecomplesso e caratterizzato da nodi strutturali e squilibri.

Per cause specificate nei punti precedenti, di povertà diffusa e di esclusione sociale eemarginazione che colpisce le categorie più indifese delle popolazioni, in particolar modo iminori, si opera da alcuni anni per la promozione, l’educazione e la formazione dellecategorie più svantaggiate della popolazione, soprattutto giovani e bambini.

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RUSSIA

Contesto territoriale e settoriale: la città di Gatchina e situazione socialeGatchina è una città di 80.000 abitanti a circa 40 km da San Pietroburgo. Nella provincia diGatchina fa freddo d’inverno, ad iniziare da novembre fino ad aprile, con punte fino a –30°C tra dicembre e marzo, e fa abbastanza caldo durante la breve primavera-estate (maggio-settembre).

La realtà sociale della zona è alquanto variegata, ma in linea con lo sviluppo delle altregrandi città della Russia europea. Dalla caduta del comunismo, si possono notare deigenerali miglioramenti del tenore di vita della popolazione dovuti alla disponibilità di merciin quantità e qualità sufficienti a soddisfare la domanda, e ad un adeguamento dei redditifamigliari.

La realtà familiare di Gatchina è ancora profondamente disintegrata. Altissimo il tasso didivorzio dopo il primo matrimonio. Nonostante il considerevole sviluppo urbano, e lacostruzione di nuove abitazioni, molte giovani coppie di fatto vivono ancora assieme aifamiliari di uno degli sposi, per mancanza di mezzi finanziari necessari per pagare l’affitto.La figura del padre è piuttosto assente nel processo formativo dei figli. Altissimo è il tassodi aborti in relazione alle nascite. Dilaganti sono le piaghe dell’alcolismo e del fumo, sia trai maschi, sia tra le femmine. Preoccupante il livello di violenza domestica.

In questo contesto il Centro Salesiano “Don Bosco” collabora con la scuola professionalenr. 13 di Gatchina, nei cui locali svolge la propria attività. Il Centro è impegnato in piùfronti:la formazione professionale iniziale nel campo della grafica e dell’economia. Due corsitriennali per un totale di 160 allievi (ragazzi e ragazze) in età compresa tra i 15 e i 19 anni.oratorio pomeridiano quotidiano per bambini, preadolescenti e adolescenti;assistenza ed animazione nel convitto della scuola, in cui vivono circa 40 studenti (ragazzi eragazze in età adolescenziale);editrice specializzata nella pubblicazione opere di carattere educativo e salesiano, con uninteresse anche per pubblicazioni di carattere locale;parrocchia cattolica di rito romano;centri estivi diurni e residenziali nei mesi di luglio e agosto per ragazzi/e dagli 8 ai 15 anni,e per giovani dai 16 ai 19 anni.

Il progetto “Gatchina” si propone di contribuire all’educazione “integrale” della gioventùrussa attraverso una pluralità di interventi, di proposte e di soggetti coinvolti nel processo (ilragazzo, la famiglia e gli educatori del Centro Salesiano “Don Bosco”).

Il progetto educativo dell’opera mira a suscitare nei ragazzi delle domande di senso adattealla loro età, e, attraverso una relazione educativa improntata sul modello del “sistemapreventivo” elaborato da don Bosco, ad accompagnare i giovani nella ricerca dellenecessarie risposte ai loro interrogativi, nell’interiorizzazione dei valori umani enell’esercizio delle virtù morali.

Gli itinerari educativi sono elaborati in prospettiva pluriennale, e mirano a stimolare inmodi, gradi e tempi diversi varie aree dei soggetti coinvolti (cognitiva, volitiva, affettiva,artistico-immaginativa o creativa, ecc.), proponendo momenti di studio e di ricerca, disocializzazione, di servizio alla comunità civile locale e al territorio, e organizzando attivitàsportive e ludico-ricreative.

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8) Obiettivi del progetto:

OBIETTIVI GENERALI:

§ Proporre ai giovani italiani orientati verso la solidarietà internazionale un seria eprofonda occasione formativa che li coinvolga in prima persona in un progetto dicooperazione internazionale e che possa orientarli eventualmente ad una sceltaprofessionale in questo settore;

§ Educare i giovani alla Mondialità, allo Sviluppo, all’interculturalità e alla Pace;

§ Favorire l’incontro in contesti internazionali di giovani in servizio civile e giovanilocali, per promuovere la cultura della pace e del dialogo interculturale nella prospettivadel superamento delle cause strutturali della violenza e valorizzando le esperienze dibase dei costruttori di pace.

§ Favorire attraverso la crescita umana e professionale dei giovani all’estero, occasioni discambio e crescita reciproca tra comunità che inviano e comunità che accolgono,contribuendo alla sensibilizzazione delle comunità alle problematiche internazionalidello sviluppo e della mondialità e della cooperazione tra i popoli.

§ Contribuire alla promozione umana, sociale e culturale dei minori che vivono isituazioni di disagio sociale e dei giovani a rischio;

§ Sensibilizzare la società italiana sulle tematiche del volontariato e della solidarietàinternazionale.

OBIETTIVI SPECIFICI§ Inserimento dei volontari nel contesto più ampio di un progetto di cooperazione allo

sviluppo. I volontari si occuperanno di una parte delle attività previste dal progetto dicooperazione come descritto in dettaglio nel punto 8, attività rivolte in particolareall’infanzia e al mondo giovanile;

§ Sviluppare nei volontari le competenze del lavoro in équipe con il personale espatriatodell’organismo e con la controparte del progetto;

§ Inserimento dei volontari in attività specifiche a contatto con la popolazione locale chefavoriscano un reale incontro e comunicazione;

§ Offrire ai minori dei paesi esteri la possibilità di vivere esperienze positive disocializzazione e opportunità di aggregazione e di educazione;

§ Realizzazione di attività specifiche di formazione professionale, animazione sociale,attività sanitarie per lo sviluppo dell’area in cui si realizza l’intervento.

§ Inserimento dei volontari rientrati in attività di Educazione allo Sviluppo sul territorio.

In tutti questi paesi il volontario presterà il suo servizio in stretta collaborazione con glioperatori locali e il personale espatriato per contribuire alla promozione umana, socio–sanitaria e culturale e alla formazione professionale di giovani d’ambo i sessi.

9) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo chequantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo deivolontari in servizio civile:

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Il progetto prevede l’inserimento di 16 giovani in Servizio Civile Volontario in differentiiniziative di Cooperazione allo Sviluppo nei seguenti Paesi: Angola, Burundi, Etiopia,Repubblica Democratica del Congo, Romania, Russia.

Per cause dettagliatamente specificate nei punti precedenti, laddove è stata richiesta unadescrizione dei Paesi e del contesto settoriale di realizzazione dei progetti, i Paesi coinvoltisono interessati da situazioni post-conflitto, di stallo economico, di tensione sociale epotenzialmente generatrici di conflitto, di povertà diffusa e di esclusione sociale eemarginazione che colpisce le categorie più indifese delle popolazioni, in particolar modo iminori.

In tutti questi paesi il VIS opera da alcuni anni per la promozione, l’educazione e laformazione delle categorie più svantaggiate della popolazione, soprattutto donne e bambini,attraverso la collaborazione con i missionari salesiani che da un secolo lavorano in questosettore ed hanno acquisito una profonda conoscenza dei paesi.Il VIS è presente in questi paesi con progetti di cooperazione allo sviluppo e con personaleespatriato che per un periodo di due o tre anni mette a servizio del progetto la lorocompetenza e professionalità.

Il presente progetto si pone a supporto dei progetti o interventi più ampi di cooperazioneallo sviluppo con l’inserimento dei volontari in servizio civile in attività ed iniziativeeducative a stretto contatto con la popolazione locale e in stretta collaborazione con ilpersonale espatriato del VIS, il personale locale, la controparte salesiana dei nostri progetti.

Le attività in cui i volontari saranno coinvolti sono quindi orientate per tutti i paesiinteressati, al sostegno dei giovani dal punto di vista educativo e formativo, e dei minori arischio di emarginazione ed esclusione sociale.In concreto le attività specifiche in cui i volontari presteranno il loro servizio saranno leseguenti:

Angola (Luanda e Lwena): educazione socio-sanitaria e avviamento al lavoroI volontari si inseriranno nelle attività di cooperazione allo sviluppo della città di Luanda eLwena.A Luanda: la/il volontaria/o si inserirà come operatore sociale nelle attività educativepreviste dai progetti in corso, con particolare attenzione all’educazione e animazione deigiovani del quartiere di Lixeira.A Lwena: la/il volontaria/o si inserirà come educatrice/animatrice per attività' dipromozione della donna (formazione alla microimpresa, educazione, creazione associazioni,difesa diritti).

Burundi (Bujumbura): animazione e lavoro con i ragazzi di strada e avviamento al lavoroAll’interno della Cité des Jeunes i volontari si inseriranno nelle attività di animazionedell’oratorio e della casa di accoglienza per bambini di strada.Le attività previste per i volontari all’interno della casa di accoglienza sono le seguenti:1) guidare e supervisionare lo svolgimento delle attività giornaliere della comunità di

ragazzi di strada ospitati nella Cité des Jeunes2) monitorare il percorso di recupero, scolarizzazione e formazione professionale dei

giovani del Centro3) formazione di educatori locali che collaborino con i volontari alla programmazione e

allo sviluppo delle attività del CentroUn ulteriore campo di azione per i volontari è il coordinamento delle attività' dell'ufficio dellavoro e sostegno alle micro-imprese.

Etiopia (Addis Abeba): lavoro con i ragazzi di stradaLa sede del progetto è Addis Abeba, quartiere Mekanissa.

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I volontari in servizio civile avranno come punto di riferimento l’Ufficio VIS-Ethiopia diAddis Abeba gestito da personale VIS espatriato.

Si prevede di inserire i 2 volontari in servizio civile nel contesto del progetto sopradescritto, i due volontari verranno impiegati come educatori/operatori sociali e sioccuperanno di seguire i ragazzi accolti nel centro sia nel contesto di attività educative e diformazione professionale che in quelle ludico ricreative in stretta collaborazione con iresponsabili di progetto.

Repubblica Democratica del CongoGoma: lavoro con i ragazzi di stradaI volontari si inseriranno sia all’interno delle attività del Centre don Bosco Ngangi comeoperatori sociali/educatori per l’animazione e l’organizzazione delle attività dei ragazziospiti del centro che nell’attività di gestione di una casa-famiglia rivolta a bambine edadolescenti sempre nella città di Goma.

Goma: lavoro con i ragazzi di strada e formazione professionaleI volontari si inseriranno nelle attività di formazione professionale o artigianale e nei centri diaccoglienza e accompagnamento dei ragazzi a rischio.

Romania:

Bacau e Costanza: animazione sociale

Le attività in cui i volontari saranno coinvolti sono quindi orientate al sostegno delleiniziative poste in atto dai Salesiani in favore dei minori a rischio di emarginazione edesclusione sociale o della promozione degli stessi. In concreto le attività specifiche in cui ivolontari presteranno il loro servizio saranno le seguenti:

§ Recupero e educazione dei ragazzi poveri ed emarginati§ Animazione socio-culturale con particolare attenzione ala copertura positiva del tempo

libero§ Animazione sportiva e ludico-ricreativa – con organizzazione di iniziative adeguate§ Associazionismo e formazione nei gruppi formativi dei pari§ Attività di formazione professionale e formazione dei formatori localiCorsi di alfabetizzazione di base – o di sostegno scolastico

Russia (Gatchina): animazione sociale

I volontari in servizio civile saranno impegnati nell’animazione del convitto, dell’oratorio edei centri estivi.In convitto i volontari collaboreranno con il salesiano incaricato del settore e conl’educatrice russa.Si troveranno ad interagire con una quarantina di adolescenti, la maggior parte ragazze. I trequarti dei convittori sono allievi dei due corsi gestiti dal Centro Salesiano “Don Bosco”,l’altro quarto è rappresentato dagli allievi dei corsi organizzati dalla scuola statale al cuiinterno il Centro Salesiano “Don Bosco” opera. Per la maggior parte dei convittori, dunque,l’esperienza del convitto si presenta come un “modulo” dell’organico processo educativotriennale incentrato sui corsi professionali che frequentano. Per una minoranza, invece, iltempo trascorso in convitto rappresenta l’unica opportunità per venire in contatto conl’ambiente salesiano.

In oratorio e nei centri estivi i volontari si troveranno a collaborare con il salesianoincaricato del settore, altri salesiani, altri volontari italiani in servizio per uno o due mesi, econ alcuni animatori del posto.

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Durante l’anno i volontari si troveranno ad interagire con una cinquantina di ragazzi/e,prevalentemente pre-adolescenti e adolescenti, che frequentano liberamente l’oratorio(alcuni quotidianamente, altri solo nei week-end, alcuni solo per un breve momento, altriper tutto l’orario di apertura). Durante i centri estivi si troveranno invece ad interagire concirca 250 ragazzi/e dai 9 ai 19 anni, che frequentano sistematicamente l’oratorio per 15/20giorni, o con piccoli gruppi omogenei che trascorrono in una colonia cinque/dieci giorni.Nei giorni feriali, durante l’anno scolastico, a frequentare l’oratorio sono prevalentementegli alunni dei nostri corsi professionali. Nei fine settimana, invece, soprattutto nella stagionefredda, diventa punto d’incontro per i giovani del quartiere, e significativa è la presenza digiovani lavoratori. D’estate, invece, il target è rappresentato da ragazzi provenienti da tuttala città e dalle zone limitrofe. Mentre durante l’anno scolastico la partecipazione è libera egratuita, ai centri estivi partecipano solo i ragazzi che hanno preventivamente versato unaquota di iscrizione.Mentre per gli allievi del Centro Salesiano “Don Bosco” l’oratorio e i centri estivi sipresentano come parti integranti di un più ampio processo educativo che ha il proprio fulcronella formazione professionale, e si trova ad iniziare a lavorare con ragazzi già nell’etàadolescenziali, per gli altri l’oratorio si propone di accompagnarli nelle diverse fasi dellamaturazione umana, dall’infanzia fino alla giovinezza, con un progetto pluriennale a lungotermine.

10) Numero dei volontari da impiegare nel progetto:

11) Modalità di fruizione del vitto e alloggio:

12) Numero posti senza vitto e alloggio:

13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo:

14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6):

15) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio:

Totale: 16Suddivisi nelle seguenti aree geografiche:Africa: 10Europa dell’Est: 6

I volontari saranno accolti nelle case dei volontari in cui alloggia il personale espatriatonel nostro paese o direttamente nelle strutture presso cui presteranno il loro servizio.I volontari avranno una stanza a disposizione o da condividere con un altro volontario.Nei paesi in cui i volontari avranno una casa a disposizione, la stessa in cui alloggia ilpersonale locale, mangeranno presso queste case, altrimenti i pasti saranno forniti dallacomunità salesiana locale.

30 ore settimanali

6

0

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Ai volontari si richiede flessibilità oraria e disponibilità ad impegni durante i fine settimana.Si richiede anche la disponibilità a trasferimenti in altre città o paesi limitrofi per scambi diinformazione e esperienze con altri progetti simili a quello in cui si inseriranno.

CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE

16) Particolari condizioni di rischio connesse alla realizzazione del progetto:

Le condizioni di rischio sono legate alla situazione specifica dei paesi in cui i volontari sirecheranno poiché alcuni di questi paesi escono da una situazione di conflitto etnico(Burundi, Rep.Dem. Congo) di consolidamento della pace a seguito della guerra civile(Angola) o più in generale di condizioni socio-economiche molto difficili che a voltesfociano in tensioni sociali (Etiopia, Russia, Romania)Comunque in tutti i questi paesi il VIS è presente e lavora da anni con il proprio personalelocale e lavora in sinergia con le nostre controparti locali

17) Accorgimenti adottati per garantire i livelli minimi di sicurezza e di tutela dei volontari a fronte deirischi evidenziati al precedente punto 16):

Comunque in tutti i questi paesi il VIS è presente e lavora da anni con il proprio personalelocale e lavora in sinergia con le nostre controparti locali. La sicurezza è determinata dalcontatto costante con le nostre Rappresentanze Diplomatiche in loco che, in caso diemergenza o situazioni di rischio, contattano immediatamente le ONG e il personale italianopresente in loco e dalla presenza in loco dei missionari salesiani che da anni lavorano inquesti paesi.

18) Particolari condizioni di disagio per i volontari connesse alla realizzazione del progetto:

Per tutti questi paesi il disagio è rappresentato dalle particolari condizioni di vita in un paesein via di sviluppo, condizioni determinate dal clima (per i paesi tropicali), dalle condizionisocio-economiche del paese in cui si presterà il servizio volontario, dalle condizioniigienico-sanitarie.Il clima è particolare difficile nei paesi africani, con periodi di grande caldo uniti ad unaumidità elevata. La presenza della malaria nei paesi africani, ad esclusione dell’Etiopia, èelevata ed i volontari dovranno prendere le opportune precauzioni (eventuale profilassi,abbigliamento appropriato, zanzariere che sono già previste nelle abitazioni). Il più grandenemico della malaria è uno stile di vita corretto con opportuni momenti di riposo eun’alimentazione ricca e variata, cosa che è sempre assicurata ai volontari. La stagione dellepiogge nei paesi africani è tale che intere città possono allagarsi in breve tempo. In questecondizioni gli spostamenti non sono facili ma comunque garantiti da veicoli messi adisposizione dal VIS.Per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie nei paesi africani, i centri e le abitazioniriservate ai volontari sono tutti provvisti di acqua corrente ed elettricità, ma può succedereche in alcuni momenti queste vengano a mancare anche per alcuni giorni consecutivi. Leabitazioni dei volontari sono dotate di filtro per l’acqua potabile.Nei paesi dell’Europa dell’Est il clima è molto rigido durante l’inverno, in particolare inRussia

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19) Sede/i di attuazione del progetto di appoggio in Italia ed Operatori Locali di Progetto:

Nominativi degli Operatori Locali di Progetto

N.

Ente presso ilquale si

realizza ilprogetto ed acui indirizzare

le domande

Comune IndirizzoCod.ident.sede

N. vol.persede

Telefono sede Fax sedePersonale diriferimento

(cognome e nome)Cognome e nome

Data dinascita

1

FEDERAZIONE SCS/CNOS

Roma Via Marsala 4247238

16

064940522 064463614 Valentina Barbieri

Martino GiuseppeLasarte MartinVincent Gonçalves da SilvaCarpi CarlottaMario PerezKikonde Jean ClaudeBaracco TizianoMarchiori GiorgioBallan Andrea

08/02/7325/10/6226/12/3514/12/7823/08/5810/09/6306/05/5715/07/3919/11/74

23456

20) Sede/i di attuazione del progetto all’estero ed ente/i partners:

N.Ente che hapresentatoil progetto

Paese estero CittàCod.ident.sede

N. vol.per sede

Telefono sede Fax sede Ente partner paese estero Personale di riferimentosede estera (cognome e

nome)

1 FederazioneSCS/CNOS

Angola Luanda 25833 1 002442399879 002442391826 VIS Giuseppe Martino

2 FederazioneSCS/CNOS

Angola Lwena 48554 1 00871762945263 VIS Lasarte TopolanskyMartin

3 FederazioneSCS/CNOS

Burundi Bujumbura 3136 2 00257977203 VIS Gonçalves Da SilvaVicente

4 FederazioneSCS/CNOS

Etiopia Addis Abeba 47282 2 00251 1 664210 VIS Carpi Carlotta

5 Federazione Rep. Dem. Goma 47279 2 0025008510547 00250543127 VIS Perez Mario

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SCS/CNOS Congo

6 FederazioneSCS/CNOS

Rep. Dem.Congo

Lubumbashi 47277 2 0024397033900 VIS Kikonde Jean Claude

7 FederazioneSCS/CNOS

Romania Bacau 15733 2 0040234582330 0040234582330 FUNDATIA SFANTUL IOANBOSCO

Baracco Tiziano

8 FederazioneSCS/CNOS

Romania Costanza 48528 2 0040241516040 FUNDATIA SFANTUL IOANBOSCO

Marchiori Giorgio

9 FederazioneSCS/CNOS

Russia Gatchina 15734 2 00078137115373 00078137115379 CENTRO SALESIANO DONBOSCO

Ballan Andrea

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21) Modalità di comunicazione della presenza dei volontari all’autorità consolare o diplomatica italianapresso il paese in cui si realizza il progetto:

Tutto il nostro personale espatriato in servizio ha un rapporto consolidato con laRappresentanza Diplomatica Italiana ed è conosciuto e stimato. Ogni volontario, assistitodal tutor, si presenterà alla Rappresentanza Diplomatica italiana al suo arrivo nel paese didestinazione.L’ufficio nazionale del VIS inoltre si tiene in contatto con il Ministero Affari Esteri italianoper comunicare l’elenco del personale in servizio.

22) Modalità di collegamento e comunicazione con la sede italiana dell’ente proponente il progettoassicurata ai volontari:

Per ciascuna delle sedi previste dal presente progetto è prevista e garantita la possibilità peri giovani volontari di comunicare con la sede italiana attraverso le consuete vie dicomunicazione: telefono fisso e cellulare, fax, posta elettronica, telefono via internet.

23) Modalità e tempi di eventuali rientri in Italia dei volontari durante il periodo di permanenza all’estero:

E’ previsto un rientro dei volontari della durata di 15 – 20 giorni dopo un periodo dipermanenza di alcuni mesi nel Paese straniero di destinazione. Il rientro ha la finalità dimonitorare l’andamento del servizio, di effettuare una valutazione in itinere sulla crescitadei volontari, di realizzare incontri di sensibilizzazione sul territorio, di proseguire ilpercorso di formazione.

24) Eventuale assicurazione integrativa di quella stipulata dall’Ufficio a favore dei volontari:

I volontari in servizio civile avranno una copertura assicurativa integrativa a caricodell’organismo che copre il caso morte. Si tratta della Polizza Temporanea Caso Morte(TCM) INA n. 35012. La polizza prevede la copertura per morte per qualsiasi caricadurante il periodo di servizio.La garanzia è estesa anche agli eventi che si manifestino nei dodici mesi successivi altermine del servizio e comportino il decesso entro gli ulteriori sei mesi.

25) Strumenti e modalità di pubblicizzazione del progetto:

I principali strumenti di promozione sono costituiti da:- realizzazione di strumenti specifici di promozione del progetto: logo; manifesti;

depliants; locandine. Si tratta sia del materiale prodotto dall’UNSC, sia di materialeprodotto in proprio dai salesiani a livello nazionale;

- messa “on line” sul sito della Federazione SCS e del VIS di materiale informativo e deiprogetti (dopo l’approvazione). Inoltre verranno creati una serie di links a sitidell'associazionismo; siti delle Associazioni, dei Servizi Civili, delle Parrocchie, delleuniversità ed istituti scolastici; ecc.

Le principali modalità di pubblicizzazione del progetto saranno:- momenti di informazione presso i gruppi, movimenti, realtà parrocchiali e oratoriane

giovanili presenti nei centri salesiani;- attività di animazione e sensibilizzazione previste in ambito di pastorale giovanile

(stand, testimonianza di volontarie in servizio, …) nei momenti aggregativi rivolti aigiovani del territorio;

- distribuzione del materiale informativo sopra indicato negli ambienti salesiani (scuole,

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centri di formazione professionale, parrocchie e oratori);- realizzazione di convegni ad hoc sul tema, con l'interessamento della stampa locale ed

incontri all’interno degli Istituti Scolastici;- comunicazione tramite posta elettronica del progetto ai Comitati VIS nelle diverse

regioni italiane, ai soci, e ai vari contatti dell’organismo;- attraverso i Corsi di educazione alla Mondialità che il VIS organizza sul territorio

nazionale tramite i Comitati locali.

26) Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione dei volontari:

Si rimanda al sistema di selezione verificato dall’Ufficio in sede di accreditamento

27) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^classe dal quale è stato acquisito il servizio):

SI

28) Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto:

Si rimanda al sistema di monitoraggio verificato dall’Ufficio in sede di accreditamento

29) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Entedi 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

SI

30) Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dallalegge 6 marzo 2001, n. 64:

Requisiti generali­ Diploma di scuola superiore e/o laurea in qualsiasi disciplina.­ Capacità e predisposizione al lavoro in équipe­ Pregressa esperienza di lavoro e/o volontariato in ambito educativo a favore dei giovani,

in particolar modo quelli svantaggiati e in situazione di rischio;­ Condivisione dei principi e dei valori della religione cattolica;­ Ottime capacità di adattamento a lavorare e vivere in situazioni disagiate dal punto di

vista socio-politico e sanitario.

Requisiti specifici per ogni paese

Angola:­ Buona conoscenza della lingua portoghese;­ E’ preferibile il diploma di laurea in economia e commercio/Scienze politiche per le

attività di avviamento al lavoro;­ Esperienze di coordinamento attività e public relations per le attività di coordinamento

lavoro sanitario e avviamento al lavoro;­ E’ preferibile un diploma in scienze infermieristiche per il coordinamento di attività

sanitarie;

Burundi:­ Conoscenze specifiche in una delle seguenti discipline: Scienze della Formazione,

Scienze dell’Educazione, Servizio Sociale, Psicologia, Educatore Professionale diComunità, Scienze della Comunicazione interculturale.

­ Conoscenza parlata della lingua francese;

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­ Esperienze lavorative in ambito educativo e sociale;

Etiopia­ Conoscenze specifiche in una delle seguenti discipline: Scienze della Formazione,

Scienze dell’Educazione, Servizio Sociale, Psicologia, Educatore Professionale diComunità, Scienze della Comunicazione interculturale.

­ Conoscenza parlata della lingua inglese;­ Esperienze lavorative in ambito educativo e sociale;

Rep. Democratica del Congo­ Conoscenze specifiche in una delle seguenti discipline: Scienze della Formazione,

Scienze dell’Educazione, Servizio Sociale, Psicologia, Educatore Professionale diComunità, Scienze della Comunicazione interculturale.

­ Conoscenza parlata della lingua francese;­ Esperienze lavorative in ambito educativo e sociale;

Romania- conoscenza della lingua rumena- esperienze di animazione giovanile

Russia- Buona conoscenza della lingua parlata russa- Esperienza di animazione giovanile

Costituiscono titolo preferenziale per tutte le destinazioni:§ Pregressa esperienza di lavoro e/o volontariato in ambito salesiano§ Esperienza anche breve (1 mese) in un PVS e/o conoscenza della realtà dei PVS e dellacooperazione italiana§ Partecipazione a corsi di formazione sulle tematiche della cooperazione allo sviluppo edel volontariato internazionale.

31) Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto:

Il VIS investe nel progetto le risorse umane e materiali per la gestione dello stesso, per laselezione dei candidati, per la formazione e il monitoraggio dei volontari, quantificabile in10.000,00 euro.

32) Eventuali copromotori e partners del progetto con la specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessiall’interno del progetto:

Il progetto è svolto in collaborazione con il VIS, una ONG riconosciuta dal MinisteroItaliano degli Affari Esteri a realizzare progetti di cooperazione nei Paesi in Via di Sviluppoe ad inviare volontari a sostegno dei progetti.Il VIS si occuperà insieme all’SCS della selezione e formazione dei volontari e si occuperàdel monitoraggio del progetto

33) Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto:

Le risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione variano da Paese e da settorespecifico di intervento.L’ente co-promotore e le controparti nei Paesi di destinazione metteranno a disposizione dei

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volontari tutti gli strumenti necessari per la realizzazione delle attività previste dal progetto.

CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISITE

34) Eventuali crediti formativi riconosciuti:

La Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontifica Salesiana riconosce fino ad unmassimo di 15 crediti formativi universitari agli studenti che abbiano svolto, in modo regolare, l’annodi Servizio Civile nello specifico progetto “CITTADINI DEL MONDO” della FederazioneSCS/CNOS.

Il riconoscimento dei crediti avverrà da parte del Consiglio di Facoltà sulla base della valutazione delGruppo Gestore a cui il giovane avrà fatto richiesta di riconoscimento di crediti. Il candidato dovràprodurre idonea documentazione attestante lo svolgimento Servizio Civile, con l’indicazione deiseguenti elementi:

- obiettivi del progetto

- compiti assegnati

- sviluppo/acquisizione di conoscenze e competenze

- formazione realizzata e suoi contenuti

Cfr. ACCORDO ALLEGATO

35) Eventuali tirocini riconosciuti:

ANPE - Associazione Nazionale Pedagogisti: agli iscritti all’ANPE il periodo di Servizio Civilesvolto presso progetti della Federazione SCS/CNOS viene riconosciuto quale assolvimento deltirocinio richiesto per l'accesso a sostenere la prova di ammissione all'albo interno della professionePEDAGOGISTA. L’attestato viene rilasciato dalla Segreteria nazionale SCS ed è riconosciuto validodall’ANPE

Cfr. ACCORDO ALLEGATO

36) Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabilie validi ai fini del curriculum vitae:

Formazione generale dei volontari

37) Sede di realizzazione:

Sede del VIS a Roma, Via Appia Antica 126.

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38) Modalità di attuazione:

La formazione generale verrà realizzata nell’ambito di una settimana residenziale, presso lasede del VIS. I volontari saranno ospitati in una struttura residenziale presso la sede direalizzazione del corso e parteciperanno a tutte le fasi di realizzazione del corso.

39) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Entedi 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio:

SI

40) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

Si utilizzeranno le lezioni frontali, tecniche interattive di giochi di ruolo e di simulazione,lavori di gruppo, questionari di verifica.

41) Contenuti della formazione:

• Il Servizio Civile: Caratteristiche, ordinamento, principi ordinamenti e storiadell’obiezione di coscienza, difesa della Patria come diritto/dovere costituzionale conmezzi non violenti, diritti umani, carta etica del servizio civile nazionale, diverse formedi partecipazione attiva alla società civile;

• Il Servizio Civile nei salesiani: caratteristiche e ordinamento dell’SCS• Diritti e doveri dei volontari.• La cooperazione allo sviluppo e il lavoro delle ONG• Lo sviluppo umano e sostenibile• La progettualità di una ONG• Interdipendenza e globalizzazione• Educazione allo sviluppo e all’intercultura• Comunicazione interculturale• La risoluzione non violenta dei conflitti• Modalità di lavoro del VIS e dei suoi partner• I progetti specifici nei singoli paesi in cui i volontari saranno inseriti• Progettualità salesiana nella cooperazione allo sviluppo

42) Durata:

La settimana residenziale durerà dal lunedì al venerdì, per un totale di 40 ore.

Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari

43) Sede di realizzazione:

Le sedi di realizzazione del singolo progetto.

44) Modalità di attuazione:

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Si tratta di una formazione in loco che verrà realizzata durante il primo mese di servizio deivolontari e, se necessario, anche il secondo. I tutor accompagneranno i volontari in questoprimo mese, facendo conoscere loro il paese e la località in cui prestano servizio, il progettopiù ampio all’interno del quale sono inseriti, i partner locali con cui collaborare.

45) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i:

I formatori sono gli OLP di cui al punto 19 e 20 del presente progetto.

46) Competenze specifiche del/i formatore/i:

Si allegano i CV degli OLP

47) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

Dopo una prima fase di ambientamento i volontari sia affiancheranno al tutor per un periododi training on the job. Cominceranno quindi il loro servizio nel settore di interventoaffiancati dal tutor che li guiderà in questo percorso.

48) Contenuti della formazione:

Il paese e la località in cui si lavora – Problematiche socio-politiche, storia, indicatorieconomici.La progettualità per lo sviluppo: attuazione del progetto, obiettivi, risorse umane e tecniche.La controparte di un progetto di sviluppoI beneficiariIl rapporto con le istituzioni localiL’équipe incaricata della realizzazione del progettoIl rapporto interculturale: problematiche e sfide

49) Durata:

La parte esplicitamente destinata alla formazione si attuerà nei primi due mesi di servizio.80 ore

Altri elementi della formazione

50) Risorse finanziarie investite destinate in modo specifico alla formazione sia generale, che specifica:

- Federazione SCS/CNOS: personale: formazione, rapporti con l’ente co-promotore,rapporti con l’UNSC;

- VIS: personale VIS responsabile del progetto di Servizio Civile e della selezione eformazione volontari.

- Collaborazione degli esperti nei settori specifici di cui si occuperà la formazione(progetti, educazione allo sviluppo, formazione allo sviluppo, pedagogia salesiana)

Quantificabili in 5000,00 euro.

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Roma, 21 settembre 2005

Il Progettista

Il Responsabile legale dell’ente/Il Responsabile del Servizio civile

nazionale

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