Scheda 1 - Parrocchia S.Genesio Dairago Segno della croce... · sentirà come una comunicazione di...

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Per l’educazione religiosa dei bambini piccoli, un gesto che si può mettere in pratica fin dai pri- mi giorni di vita è il SEGNO DELLA CROCE. È il segno più familiare della vita cristiana, una sintesi del mistero di salvezza e della manifestazione di amore di Dio per noi. Nelle parole che lo accompagnano troviamo la figura del Padre, quella del Figlio e quella dello Spirito Santo che ci avvolgono con il loro amore (come emerge dal movimento che compiono le nostre mani). A llora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimprovera- rono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartie- ne il regno dei cieli». (Vangelo secondo MaƩeo 19, 13-15) Scheda 1

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Per l’educazione religiosa dei bambini piccoli, un gesto che si può mettere in pratica fin dai pri-mi giorni di vita è il SEGNO DELLA CROCE. È il segno più familiare della vita cristiana, una sintesi del mistero di salvezza e della manifestazione di amore di Dio per noi.

Nelle parole che lo accompagnano troviamo la figura del Padre, quella del Figlio e quella dello Spirito Santo che ci avvolgono con il loro amore (come emerge dal movimento che compiono le nostre mani).

A llora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimprovera-

rono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartie-ne il regno dei cieli».

(Vangelo secondo Ma eo 19, 13-15)

Scheda 1

Prendere l’abitudine di tracciare ogni gior-no (se possibile entrambi i genitori) il se-gno della croce sulla fronte di vostro figlio (lo si fa con il pollice: il dito capace di im-primere più forza). È il gesto di base dei rituali religiosi in famiglia, da fare soprat-tutto la mattina al risveglio e la sera prima di dormire.

Più avanti, dopo lo svezzamento, si può fare al momento della pappa. Ma anche altri momenti della giornata, di tanto in tanto, possono essere buoni, specie quando la mamma è a contatto diretto con il bambino (mentre lo allatta, lo accudisce…) e lui si mostra tranquillo e ricettivo.

Il segno sulla fronte può essere accompagnato da una piccola benedizione, come: «Dio ti bene-dica, amore della mamma!», oppure: «Dio ti benedica e ti protegga sempre». Pian piano il piccolo si accorgerà del gesto, lo sentirà come una comunicazione affettuosa e al tempo stesso particola-re.

Il segno della croce ha anche un signifi-cato cosmico, in quanto la croce indica i quattro punti cardinali (cioè l’intera real-tà) nei quali si diffondono la salvezza e l’amore di Dio attraverso Gesù. Si tratta, infine, dello stesso segno – il primo – con il quale il bambino è accolto nella Chiesa il giorno del suo battesimo.

La sera il segno della croce può diventare l’occasione per una piccola liturgia familiare, breve ma di grande intensità. Papà e mamma sono ormai a casa, il piccolo sta per addor-mentarsi. È fra loro due. Si fa un momento di silenzio, poi en-trambi tracciano il segno della croce sulla fronte del bambino (sarà avvertito da lui come una carezza diversa dalle altre), ac-compagnandola con una breve invocazione che può essere sempre la stessa oppure variare, così come suggerisce il cuo-re, la giornata trascorsa, il momento attraversato. Ecco alcuni possibili esempi, utili soltanto per orientarsi (inserendo il no-me del bambino):

LITURGIA DELLE ORE

LITURGIA DELLA SERA

Quando il bambino diventerà più grande (dopo i 3 anni), saranno i genitori a valutare se e quando sarà il caso di interrompere questa con-suetudine familiare (il segno della croce fatto sulla fronte). Essa però non deve essere abban-donata completamente, ma riservata almeno a certe occasioni: il compleanno, l’onomastico, alcune festività, altre circostanze della vita come il primo giorno di scuola o altri eventi importan-ti. Assumerà il significato di una benedizione particolare dei genitori che continuano ad assi-curare il loro amore ai figli anche quando cre-scono e acquistano autonomia.

L’esperienza dice che saranno poi gli stessi figli – anche nelle età successive, da grandi – a chie-dere in certi momenti (un esame o una prova da superare, un viaggio, un avvenimento che con-ta…) quel segno, di cui avranno colto tutta la ricchezza. Ma questo sarà il frutto di una tradizione familiare che ha le sue radici nell’infanzia.

Gesù ti sia sempre accanto, bambino mio.

Dormi tranquillo, piccolo, il Signore ti ama ed è sempre con te.

Piccolo della mamma, dormi sereno: l’amore di Gesù è con te an-che nel sonno.

Oggi abbiamo avuto una buona notizia… Siamo contenti e vo-gliamo trasmettere anche a te la nostra gioia: ti benediciamo e chiediamo al Signore di starti sempre vicino.

Stasera siamo un po’ tesi, un po’ nervosi. Anche tu te ne sarai ac-corto. Ma adesso mettiamo tutto da parte, torniamo calmi e sereni. Tu sei per noi una fonte di gioia e noi ti benediciamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Ripetuto quotidianamente, il gesto diverrà familiare al bambino. Lo aspetterà ogni sera da mamma e da papà come un segno d’amore. Lo sentirà come una comunicazione di affetto dif-ferente (per la particolarità del gesto, per il to-no sommesso ma intenso della voce), perché contenente un di più che pian piano imparerà a scoprire.

C’è da tener, infine, presente che se e quando nasce-rà un fratellino o una sorellina, anche lui parteciperà alla piccola liturgia familiare della sera, tracciando sulla fronte di lui (o di lei) il segno della croce.

Questo primo gesto, che dà inizio all’educazione religiosa dei bambi-ni, è semplice da attuare ma anche denso di significati. Non presenta dif-ficoltà, tranne una: la continuità, la sua pratica quotidiana. Pur essendo sufficienti pochi secondi, talvolta presi da molte incombenze, si finisce col dimenticarsene. Ma se si è intimamente convinti dell’importanza del segno, se non ci si scoraggia di fronte a qualche inadempienza, se si tro-veranno i modi giusti perché il gesto si trasformi in un’abitudine a cui si tiene, l’obiettivo della regolarità sarà raggiunto. Importante è evitare che il segno della croce diventi un gesto episodico, occasionale: rischierebbe di perdere gran parte del suo valore educativo, legato proprio alla ripeti-zione del gesto che lo trasformerà in un appuntamento della giornata im-portante e atteso.

Il segno della croce, come gesto essen-ziale della fede cristiana, offre un’ulterio-re opportunità, specie nel secondo anno di vita (tra i 12 e i 24 mesi, ma anche pri-ma), quando il bambino ha fatto grandi progressi nella comprensione delle paro-le, dei gesti, degli atteggiamenti degli adulti, con i quali interagisce ormai in maniera viva e intensa.

In certe occasioni della giornata, saranno loro stessi a fare il segno della croce tra-dizionale, in maniera visibile per i figli. Ad esempio, prima di cenare, o prima del pranzo della domenica…

In genere in questi momenti il bambino è sveglio e attento accanto ai suoi geni-tori.

Vedere mamma e papà fare quel gesto così diverso da tanti altri, e pronunciare le parole che lo accompagnano, lo aiute-

rà a entrare nella dimensione della trascendenza, a cogliere la presenza di un Dio che ci ama e che ci è accanto. E quando comincerà a dire le prime parole, anche lui potrà concludere la formula con l’Amen finale.

Luce e Vita, scritti in greco, su una crocetta

d’oro palestinese (VI sec. d.C.)

DIFFICOLTÀ

MAMMA E PAPÀ

FANNO IL SEGNO DELLA CROCE